Il ritorno del Kaiser dalla crociera aprì una fase di crisi per i militari: le prime reazioni di Guglielmo alla replica serba all’ultimatum fece temere ai generali che come nelle occasioni precedenti il Kaiser avrebbe optato per la pace. Il Cancelliere, dopo aver incontrato Guglielmo, rivelò ai vertici militari che il Kaiser aveva cambiato parere e riteneva che tutte le ragioni per una guerra fossero ormai superate. Queste parole dovettero certo avere un peso enorme su Moltke e unite al clima di incertezza, che si protrasse ancora per qualche giorno, influirono in modo devastante sull’equilibrio psicologico di Moltke, che in più di una occasione apparve vicino al crollo. Quando Falkenhayn, che era al corrente dei primi passi francesi per revocare le licenze, gli chiese di agire nella stessa direzione Moltke rifiutò. Falkenhayn, che non aveva grande simpatia per il capo di Stato Maggiore Tedesco, accusò privatamente Moltke di aver lui stesso cambiato opinione e di esser passato dalla parte delle colombe. In realtà pare difficile che Moltke avesse mutato parere, semmai è più probabile che la consapevolezza del rischio che la Germania correva e del massacro che in ogni caso sarebbe derivato da una guerra che avrebbe coinvolto numeri di uomini mai visti in precedenza, l’incertezza della vittoria e la necessità alla fine di prendere una decisione capitale gli impedissero una piena lucidità. Testimonianze (in verità tarde) suggeriscono che Moltke, ormai privo del sostengo morale e della sicurezza di Ludendorff, avesse perso la sua sicurezza, e che mentre in pubblico si dichiarava per la guerra, in privato era diventato assai cauto.
In ogni caso le possibilità di pace ormai erano zero: Bethmann-Hollweg si era deciso per la guerra, e deliberatamente ritardando e alterando le proposte di mediazione e di pace di Guglielmo a Vienna di fatto vanificò la possibilità di intervento del suo imperatore. Del resto, come dichiarò Falkenhayn al Kaiser: “Le cose erano ormai fuori del controllo del Kaiser”. Il 28, appresa la dichiarazione di guerra austriaca alla Serbia, il Kaiser cambiò ancora parere e tornò ad orientarsi per la guerra. Questo non cancellò però le incertezze nel vertice decisionale tedesco: Falkenhayn chiese l’immediata dichiarazione di “imminente stato di guerra”, una sorta di pre-mobilitazione, scontrandosi contro il parere di Bethmann-Hollweg, il quale riteneva essenziale che la Germania non operasse alcuna provocazione, al fine di apparire gratuitamente aggredita dagli avversari. Solo in questo modo il sostegno dell’opinione pubblica interna sarebbe stato totale, senza contare che Bethmann-Hollweg si illudeva che, in caso di aggressione russa all’Austria, l’opinione pubblica inglese avrebbe forse fatto pressione affinché l’Inghilterra non intervenisse nel conflitto. Moltke si schierò inizialmente con Bethmann-Hollweg, facendo infuriare Falkenhayn. La consapevolezza di Moltke relativamente ai vantaggi di avere l’opinione pubblica pienamente a sostegno della guerra può spiegare la sua scelta, così come è anche possibile che il capo dello Stato Maggiore Tedesco avesse avuto informazioni segrete che suggerivano come la mobilitazione russa fosse più lenta e macchinosa del previsto. Ma va anche considerata l’ipotesi che Molke abbia avuto un cedimento psicologico momentaneo. Il vero orientamento di Moltke era però a favore della guerra e il 29 inviò al Kaiser un memorandum, che certamente ebbe una grande influenza, nel quale sosteneva la necessità di subordinare tutte le scelte politiche a quelle di carattere militare, facendo dipendere la politica estera dalle esigenze dell’esercito. Prefigurando l’effetto domino delle mobilitazioni reciproche, e senza illudersi che una parziale mobilitazione russa, sui soli distretti verso l’Austria, avrebbe potuto limitare il conflitto, Moltke chiese la mobilitazione immediata: ogni giorno in più avrebbe peggiorato la situazione militare tedesca. Questa richiesta di mobilitazione immediata, prima ancora di quella russa, e prima della dichiarazione di guerra Austro-Russa, una richiesta che costituiva un cambio di orientamento rispetto alla posizione espressa il giorno prima, era chiaramente connessa con le esigenze del colpo di mano su Liegi, da cui dipendeva l’intero Piano offensivo tedesco. I pilastri del Piano erano costituiti dal rapido collasso belga e dalla lentezza della mobilitazione russa: i timori di una accelerazione russa (quali che siano state le notizie segrete ricevute) e quelli di un rafforzamento delle difese belghe a Liegi, timori prepotentemente tornati alla ribalta nella mente di Moltke, lo portarono a sostenere con forza che la Germania non poteva aspettare.
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