Probabilmente fu un po’ la somma di tutti questi elementi a decidere per il cambio di comando in quest’ufficio. La questione divenne dunque quella di scegliere un successore. Quando nel 1904 fu per la prima volta avanzata dal Kaiser la sua candidatura eventuale alla successione a Schlieffen il risultato fu un coro di critiche. Scartato il candidato suggerito dallo stesso Schlieffen, poiché persona non gradita dal Kaiser, la lista dei papabili concorrenti di Moltke era ristretta a due nomi. Il primo era Karl von Bulow, che in dissidio con la manovra aggirante proposta da Schlieffen avrebbe desiderato un attacco frontale al centro della linea francese. Il dissidio con Schlieffen e, soprattutto, il carattere troppo autoritario per il Kaiser lo esclusero dalla rosa. Il secondo candidato era Goltz, grande organizzatore, intelligente innovatore. Goltz riteneva necessario un forte ampliamento numerico ma anche la riduzione della ferma a due anni e aveva criticato come inadeguate le fortificazioni tedesche. E’ chiaro che queste posizioni lo rendevano impopolare tra gli alti gradi dell’esercito. Inoltre la posizione di Goltz era probabilmente la più bellicosa: ritenendo troppo pericolosa la Gran Bretagna aveva chiesto una guerra preventiva contro questo paese. Tutto questo rendeva di fatto improponibile la sua nomina. Resta da dire che dopo la scelta di Moltke, Goltz non gli portò rancore per avergli “soffiato” il posto e i due rimasero, sino alla fine, legati da una profonda amicizia. Restava dunque solo Moltke, che lo stesso Schlieffen riteneva il meno peggio tra i candidati.
E’ chiaro, dunque, che non furono tanto le straordinarie qualità di Moltke a fargli meritare il posto, quanto l’assenza di altri possibili candidati, tutti troppo vecchi, o sostenitori di posizioni strategiche opposte a quelle di Schlieffen, oppure invisi al Kaiser. Soprattutto l’uomo che ricopriva questa carica doveva godere della fiducia e simpatia del Kaiser, e Moltke, che era era stato amico personale di Guglielmo, rispondeva pienamente a questa esigenza.
Il primo compito che Moltke si trovò ad affrontare fu la necessità di incrementare numericamente l’armata. Occorreva ottenere questo risultato contro il parere del ministero della Guerra, che non intendeva affatto chiedere aumenti di spesa al Reichstag, e contro la marina che, sino al 1911 ebbe sempre la priorità nella spesa. All’epoca non era prevedibile che ci sarebbe stata una svolta dopo 5 anni, cosicché il compito di Moltke appariva inizialmente improbo. Questo spiega le sue reiterate dichiarazioni nelle quali asseriva modestamente di non aver desiderato il posto e che non era felice della promozione. Almeno in parte questi dubbi erano probabilmente sinceri, anche perché si univano al timore di pesanti intrusioni nel suo lavoro da parte del Kaiser. D’altra parte Moltke era ambizioso e seppe utilizzare la sua influenza presso il Kaiser proprio per limitare le intromissioni dello stesso imperatore: in particolare seppe ridurre la partecipazione di Guglielmo alle manovre annuali, una partecipazione che rendeva le manovre più simili ad un gioco o a una parata che a un esercizio militare.
L’eredità di Schlieffen e il problema della guerra su due fronti
Moltke senior aveva previsto la prossima guerra con una difesa attiva su due fronti, cercando di bloccare i francesi ad ovest e assumendo come obiettivo prioritario l’indebolimento dei russi, da ottenersi mediante una serie di attacchi limitati il cui scopo era migliorare la situazione tedesca in Polonia e di infliggere gravi perdite, ma non di inseguire napoleoniche prospettive di invasione o di realizzare conquiste territoriali. Non era previsto nessun progetto di annichilimento dell’avversario e veniva lasciato ampio spazio alla manovra politica e diplomatica per risolvere la guerra. L’esperienza francese aveva dimostrato i costi di una guerra prolungata di conquista ed era esclusa a priori ogni possibile guerra in profondità verso la Russia. L’armata sarebbe pertanto stata schierata su due fronti di forza quasi pari, con lieve preponderanza ad est, per contrastare il nemico più potente.
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