Schlieffen agì sullo Stato Maggiore Tedesco nella direzione di una estrema specializzazione militare, con esclusione di qualsiasi considerazione politica: i problemi non militari erano deliberatamente esclusi dalle valutazioni. Taciturno per natura, Schlieffen produsse anche una fortissima enfasi sulla segretezza, persino verso l’alleata Austria. Ordinò espressamente di tenere gli austriaci all’oscuro dei suoi piani (pur cercando a sua volta di ottenere conoscenza dei progetti austriaci) al punto che nel 1896 Germania e Austria programmarono offensive contro la Russia ciascuna ignorando i piani dell’altra. I rapporti tra i due Stati Maggiori furono virtualmente interrotti dopo quella data. Alla base della scelta di Schlieffen erano naturalmente timori (giustificati) sulla capacità austriaca di mantenere i segreti, ma è anche verosimile che ritenesse l’alleanza un errore. In ogni caso la sua fiducia verso il valore dell’Austria come alleato era scarsa e immaginava, coerentemente alla sua prospettiva e secondo la nota frase, che “il destino della guerra e dell’Austria si sarebbe deciso sulla Senna e non sul Bug”. Per questo motivo non era pronto a impegnare truppe tedesche a difesa dei confini austriaci.
I rapporti con lo Stato Maggiore austriaco migliorarono con Moltke, ma l’alone di segretezza reciproca continuò a pesare sull’alleanza, al punto che la possibilità di un comando unificato non venne mai considerata e con il risultato che la collaborazione militare rimase sempre modesta.
Analoga segretezza venne mantenuta nei confronti del resto della struttura militare tedesca e, a maggior ragione, verso i civili. Questi, e quindi anche i vertici politici, erano guardati con sussiego (pratica che era diffusa tra tutti i militari e condivisa dallo stesso Kaiser) e non si riteneva che potessero esser coinvolti nelle questioni militari. Nonostante l’invasione del Belgio (e dell’Olanda) fosse una questione di indubbio valore politico e diplomatico, Schlieffen non aveva informato i politici della natura del suo piano e con Moltke la cosa migliorò solo di poco: i politici, compreso il ministero della Guerra, continuarono a rimanere all’oscuro dei dettagli sino alla vigilia della guerra.
La prospettiva tutta terrestre di Schlieffen lo portò a trascurare qualsiasi possibile contributo della marina alla guerra, compresa l’eventuale azione di disturbo al trasporto del Bef (il corpo di spedizione inglese destinato ad essere inviato a sostegno degli alleati sul continente) in Francia. Schlieffen considerava le navi uno spreco e gli ammiragli degli incapaci sul piano operativo. Con lo Stato Maggiore della Marina e lo Stato Maggiore Tedesco ciascuno operante deliberatamente all’insaputa dell’altro, la cooperazione era impossibile, e le due forze armate erano avviate a combattere indipendentemente l’una dall’altra due diverse guerre. La marina era così al di là dell’orizzonte di Schlieffen che egli non spese neanche una parola per contrastare la politica anti-inglese della marina e le spese militari per la flotta. Questo silenzio si spiega con il fatto che, realisticamente, Schlieffen riteneva Tirpiz troppo influente oppure con il fatto che, semplicemente, non riuscì mai a parlare da solo con il Kaiser. Anche se, in linea ideale, Schlieffen avrebbe certo preferito che la Gran Bretagna rimanesse neutrale, e pur ritenendo che il programma navale di Tirpiz stimolasse un non necessario antagonismo, Schlieffen era in ogni caso pronto ad affrontare l’ostilità dell’Inghilterra qualora fosse stato necessario. Riteneva infatti trascurabile, secondo un parere diffuso tra tutti i vertici militari tedeschi, il contributo militare di questo paese sulla terraferma e, poiché considerava che la guerra sarebbe stata breve, riteneva anche di poter trascurare del tutto il peso del potere navale inglese. Infine è anche possibile che ritenesse che la questione delle spese per la marina, come ogni altra questione politica, fosse al di là dei compiti del capo dello Stato Maggiore Tedesco: Schlieffen non intendeva in nessun modo occuparsi di politica.
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