Reggenza, 1662 - 1666 Fu la regina madre ad assumersi il compito di prendere in mano le sorti del Consiglio di Reggenza in nome del giovane erede al trono. Il primo evento degno di note si verificò alla fine di novembre del 1662 quando un ondata di innovazione, da tempo attesa nel regno, attraversò la penisola portando novità in ogni settore della politica nazionale. Un anno dopo, nell' ottobre del 1663, la reggente dovette districarsi in una complessa situazione interna, causata dall' agitazione e dal malcontento diffuso tra i nobili che si lamentavano del fatto che la politica regia tollerante verso i servi. Un decreto reale fatto approvare nel 1659 infatti vietava ai nobili di punire i servi senza il consenso del re. Questo aveva provocato alcuni incidenti durante i banchetti e proprio in seguito a ciò i nobili avevano iniziato a lamentarsi. La reggente decise di revocare provvisoriamente il decreto del 1659 in modo da evitare l' acuirsi delle tensioni interne, oltre a cercare l' appoggio della nobiltà. Soddisfatti per la revoca i nobili assicurarono il loro appoggio non solo alla reggente ma anche al futuro sovrano e alla sua dinastia e la questione fu archiviata. Superata la questione coi nobili, la reggente dovette affrontare anche il problema del clero, irritato dalla politica troppo liberale del governo e da alcune leggi emanate in favore di protestanti, ebrei e valdesi. La reggente combattè per un anno contro le pretese del clero, resistendo fin dove possibile alle richieste dei vescovi di dare inizio a più serie dimostrazioni di ortodossia perseguitando gli " eretici ". Alla fine, nel 1665, la lotta si concluse con la vittoria dei preti che riuscirono a strappare alla reggente alcune concessioni locali, dando il potere ai vescovi e agli arcivescovi di aumentare le restrizioni contro i non cattolici nelle rispettive diocesi e vicarie. Due mesi più tardi, il primo gennaio 1666, la reggente consegnò il potere al nuovo sovrano, divenuto ufficialmente maggiorenne, e si ritirò a vita privata nel palazzo lasciatole in eredità dal marito. Morirà 12 anni dopo e il suo corpo verrà sepolto accanto al marito nella cripta reale.
Che ignobile cosa! La Regina che accetta le richieste di quei nobili boriosi e dell'odioso clero! Potere al popolo! Innovazione!
Tecnicamente non è una regina, ma una reggente. E quindi il suo potere è legato a doppio filo col sostegno che nobili e preti accordano al consiglio di reggenza. Per evitare guerre civili avrei accettato persino di introdurre l' Inquisizione .... ( salvo poi farla abrogare dal nuovo sovrano una volta assunto il potere si intende. )
Re GALEAZZO MARIA I, 1666 - 1670 Un re controverso ( ma per poco ), 1666 - 1670 Il primo gennaio 1666 Galeazzo Maria I, appartenente al ceppo originario dei Visconti, assunse ufficialmente il potere regio sull' Italia. Il giovanissimo sovrano, descritto dai suoi biografi come " alto, bello d' aspetto e di buon carattere, timido in pubblico ma affabile nel privato, amante più di garzoncelli che di nobili fanciulle " fu incoronato con grande solennità il 10 gennaio a Roma assieme alla moglie e subito dopo si trasferì con lei nella reggia fiorentina, dove fu raggiunto in primavera dai membri del governo. Le voci sulla sua omosessualità erano in effetti piuttosto diffuse e probabilmente veritiere anche se non vi furono mai prove certe in grado di confermarle. Resta un fatto che nei primi mesi di regno Galeazzo Maria fece passare una legge che vietava, pena il carcere a vita, ogni tipo di discriminazione, sessuale, religiosa e politica. Furono richiamati in patria alcuni artisti di fama cacciati negli anni precedenti a causa delle loro tendenze poco " ortodosse " e furono concessi loro ampi privilegi. Naturalmente non furono tutti d' accordo su questa presa di posizione e sopratutto il clero ebbe da ridire in merito. Ma il sovrano, giovane, spregiudicato e assolutamente convinto del proprio ruolo, fece orecchie da mercante e ignorò qualunque richiesta di modifica dell' ultima legge. Per quasi due anni il re governò mantenendo la più stretta neutralità in ogni campo, dedicandosi allo sviluppo economico, agricolo e artistico, finanziando opere d' arte di pregio commissionate ai migliori artisti in circolazione. Riempì i musei di quadri, di statue, fece decorare chiese e palazzi e pensò anche ai parchi, facendo erigere un acquedotto lungo 50 chilometri per portare l' acqua nel parco della reggia, arricchito da splendide fontane e giochi d' acqua. Nonostante le spese enormi sostenute per i divertissement della corte, il bilancio statale restò sempre in positivo e da ciò trassero grandi benefici anche i cittadini comuni e i poveri, che spesso ricevevano modesti sussidi economici. Era un amante della pace ma era altrettanto consapevole del fatto che era stata la guerra a forgiare il suo stato e che solo con la guerra sarebbe stato possibile difenderlo da attacchi esterni. Nonostante tutto, verso la fine del secondo anno di regno, in seguito all' acuirsi delle tensioni politiche e religiose con la repubblica di Colombia, il Consiglio della Corona cominciò a premere sul re perchè agisse con fermezza alle provocazioni dello spregiudicato governo protestante. All' inizio il re tentò di raffreddare gli animi e di appianare le divergenze diplomatiche, ma fu evidente che il governo colombiano non aveva alcuna intenzione di venire a patti e presto il sovrano capì che i colombiani non cercavano altro che un casus belli valido per dichiarare guerra all' Italia. E decise di anticipare le loro mosse, dichiarando guerra per primo, per mostrare la sua fermezza a chiunque fosse interessato a sfidarlo. La guerra, per quanto relativamente lunga ed estesa, fu poco più di una passeggiata per i valorosi italiani e per i loro alleati, tanto che nel giro di nemmeno un anno la Colombia era già sull' orlo della disfatta. I possedimenti coloniali ( Cuba, la Florida e le terre al confine con i possedimenti inglesi nel nord del continente americano ) furono occupati dagli italiani in pochi mesi con perdite minime e senza l' aiuto degli alleati europei ( che d' altronde non avevano interessi nella regione ) e all' inizio del 1669 i colombiani offrirono le loro condizioni di pace ai vincitori. Il 10 marzo le due parti si incontrarono a Caracas e firmarono la pace che sanciva il passaggio all' Italia di tutte le terre occupate manu militari e il pagamento di una forte somma di risarcimento da parte degli sconfitti. In questo modo, senza quasi averlo voluto, Galeazzo Maria si trovò padrone in un colpo solo di metà dei Caraibi e di grandi possedimenti sulle coste americane, minacciando sempre più gli interessi inglesi, spagnoli e francesi nella regione. Grandi conflitti si prospettavano per il futuro, ma al momento il re si godette il trionfo non cercato e inviò a Cuba, come governatore, il fratello Raniero. Pochi mesi dopo Galeazzo Maria si trovò nuovamente coinvolto in un conflitto non voluto. Era accaduto che, allora morte del duca del Palatinato, l' imperatore d' Austria aveva rivendicato il titolo per se, ma il duca di Wurttemberg sostenuto da quello del Baden si era opposto e il conflitto si era fatto inevitabile. Il re decise di seguire l' imperatore in guerra e anzi, fece in modo di anticiparne le mosse attaccando per primo il Wurttemberg già nell' agosto del 1669 e, con il contributo non esattamente cercato, delle truppe palatine e austriache, conquistò il ducato a fine ottobre. Firmando il 10 novembre la pace separata con l' Italia, il duca si pose al servizio di Galeazzo Maria prestando l' omaggio vassallatico. La guerra continuò ancora per qualche mese, ma l' Austria non ottenne altro che l' annessione del Baden e la cessione della regione del Wurttemberg, mentre il resto del ducato rimase libero, ma vassallo dell' Italia. Fu l' ultima impresa compiuta dal giovane sovrano. All' inizio del 1670 il re preparò un nuovo progetto di legge con il quale intendeva porre sullo stesso piano religioso cattolici, protestanti e riformati. L' opposizione fu subito violentissima sopratutto negli ambienti ecclesiastici e anche in vasti strati della popolazione, il Consiglio della Corona cercò di dissuadere il re dal proseguire nella sua politica tollerante e compiacente, ma Galeazzo era deciso una volta per tutte a ridurre il potere della Chiesa nel suo regno e proseguì sulla via dell' uguaglianza. Il Papa minacciò la scomunica e il re rispose che il Papa non aveva più alcun potere sull' Italia, alla fine di marzo Galeazzo Maria comunicò al Consiglio della Corona l' intenzione di estromettere dal regno gli ordini religiosi e, all' opposizione di alcuni dei membri, rispose con lo scioglimento di quest' ultimo. Un mese più tardi, a fine aprile, un gruppo di nobili contrari alla politica del sovrano, si incontrarono in un palazzo di Roma e prepararono un complotto per togliergli il trono e restaurare la repubblica nobiliare. Il 10 maggio, al termine di un banchetto in onore del genetliaco del fratello Raniero, il re fu aggredito nell' androne del palazzo del Laterano da due sicari e, ferito gravemente, riuscì a chiamare aiuto. Soccorso dalle guardie di palazzo fu trasportato nella sua camera da letto e li, resosi conto della fine imminente, dettò il testamento. Il trono sarebbe passato al fratello Raniero mentre governatore di Cuba e vicerè di Venezuela sarebbe stato nominato lo zio, Alberto Visconti. La regina avrebbe mantenuto il titolo di duchessa di Parma e le sarebbe stato concesso un vitalizio di 30.000 ducati annui. Il tempo di firmare il testamento e il sovrano perse conoscenza. Tre ore dopo, alle dieci di sera del 10 maggio, Galeazzo Maria I Visconti spirò a soli 22 anni. Il suo corpo fu tumulato nella cripta reale, nonostante i rapporti tesi con la chiesa, e le sue esequie furono celebrate solennemente dal vicario apostolico d' Italia.
un gran re! Secondo me come nome reale suonava meglio Galeazzo I e basta, senza Maria. Com'è Raniero?
i costumi sono cambiati dal '400 ad oggi... comunque è niente i confronto al "Gian Galeazzo Maria" trovato in una mia vecchia partita con Milano!
I costumi sono cambiati ... ma nel gioco siamo a fine 600 .... Comunque Gian Galeazzo Maria è esistito davvero. Ed era uno Sforza.
Re RANIERO I il forte, 1670 - 1678 Un regno di conquiste e annessioni, 1670 - 1678 Il primo atto del nuovo sovrano fu ristabilire rapporti cordiali con la Chiesa. Voleva essere incoronato secondo il rito stabilito da Carlo Emanuele I e siccome il Papa aveva minacciato il regno di scomunica era necessario impedire che la scomunica fosse lanciata. Raniero quindi acconsentì a cedere su alcune questioni relative alla sfera religiosa e ottenne dal pontefice il ristabilimento del concordato e la promessa che avrebbe incoronato lui stesso il nuovo sovrano. Raniero fu naturalmente lieto della promessa e sollecitò il Papa a scendere a Roma quanto prima per la cerimonia, ma il pontefice rimandò a data da destinarsi. L' incoronazione " ufficiale " avvenne comunque il 30 maggio 1670 e da quel momento, Papa o no, Raniero si considerò e fu considerato re d' Italia. In quanto re quindi Raniero diede inizio al suo governo improntato ad una politica schiettamente offensiva e nettamente antibritannica e spagnola. Da persona intelligente Raniero si era reso conto che i veri nemici da combattere nell' America del nord erano i britannici e gli spagnoli, ritornati ad essere una potenza di primo livello, e contro i due paesi il re impiegò tutte le sue forze. Prima di dare inizio ad una guerra vera e propria però bisognava portare a termine la duplice questione Svizzera e Salisburgo. I due vassalli non sembravano particolarmente entusiasti di rinunciare alle poche autonomie ancora in loro possesso e sopratutto gli svizzeri davano l' idea di non essere affatto lieti di entrare a far parte di un regno in qualità di provincia. Raniero prese di petto la questione, si recò di persona a Berna e Salisburgo e dopo settimane di colloqui molto intensi riuscì a convincere i duchi dei rispettivi paesi ad entrare nel regno, riconfermandoli nei loro ruoli e accordando loro vantaggi fiscali. L' 8 settembre 1671 i due ducati vassalli entravano ufficialmente nei confini del regno. Ora si poteva dedicare tempo e attenzione alle colonie americane, strette tra spagnoli, inglesi, scozzesi, francesi e tribù native. Raniero diede ordine ai governatori locali di incrementare il numero degli effettivi in vista di un grande conflitto nella regione, spostò truppe dalla Venezuela, inviò 20.000 soldati dall' Italia e diede ordine alle flotte di guerra di compiere esercitazioni navali al largo delle coste inglesi e spagnole. Il suo intento, farsi dichiarare guerra dagli inglesi o dagli spagnoli, tuttavia fallì e il re decise di cambiare strategia, passando ad un attendismo minaccioso. Fece in modo di mostrare agli inglesi la potenza delle sue truppe facendole esercitare proprio davanti ai forti di confine britannici e schierò le sue poderose navi da guerra davanti ai porti inglesi. Le descrizioni fatte trapelare a suo tempo di Venezia rasa al suolo dai 4000 cannoni navali italiani dovevano fare il resto. Ma gli inglesi, consci della forza delle loro navi, non si fecero intimidire e così Raniero decise che l' unico modo per piegare l' orgoglio dei britannici era mostrare sul campo di battaglia la sua potenza. Ma invece di attaccarli personalmente il re decise di aggredire i loro alleati nativi, che per altro occupavano una provincia che faceva molta gola agli italiani. Riposizionò le truppe in modo da poter attaccare contemporaneamente inglesi, spagnoli, colombiani e nativi, e il 7 febbraio 1675, invadendo i territori dei nativi, diede inizio alla grande guerra coloniale. ù Fin da subito fu chiaro che il conflitto sarebbe stato lungo e molto sanguinoso, anche perchè i due schieramenti contavano più o meno lo stesso numero di uomini. Il fronte europeo rimase quasi immobile per tutto il conflitto, anche perchè tutte le nazioni coinvolte avevano concentrato le loro forze nelle colonie, e fu proprio in America che la guerra portò distruzione, sangue e morte. Gli italiani attaccarono spietatamente i nativi alleati degli inglesi e contemporaneamente invasero i pochi territori colombiani a nord, mentre la maggior parte delle truppe fu spedita contro gli inglesi insediati a nord della penisola della Florida e ad ovest della Baia di Mobile. I nativi Shwanee, massacrati quasi del tutto, si arresero il 4 novembre del 1675 cedendo la loro unica provincia. Liberi quindi da un fronte, gli italiani intensificarono gli attacchi agli inglesi, che si stavano dimostrando un osso piuttosto duro. Si combattè aspramente per altri due anni sopratutto lungo le coste del Golfo del Messico e gli inglesi subirono una serie di gravi sconfitte e persero quasi metà delle loro truppe coloniali, mentre sul mare la superiorità navale italiana fu vanificata dalla maggiore esperienza dei marinai inglesi. Al termine della battaglia delle Bermuda, combattuta il 4 agosto 1677, l' intera flotta da guerra italiana dei Caraibi ( 33 vascelli pesanti ) fu affondata da 35 galeoni inglesi, che persero comunque 10 navi durante la battaglia. La sconfitta sul mare però non distrusse le ambizioni italiane, mentre le sconfitte terrestri distrussero la capacità bellica degli inglesi che alla lunga dovettero cedere terreno. Alla fine di maggio del 1678 gli italiani erano ormai padroni di tutta la costa inglese sul golfo del Messico. Il 7 luglio dello stesso anno fu firmata la pace del Mississipi. Con la cessione delle ricche provincie costiere inglesi, l' Italia si trovò padrona di tutta la costa americana dal Messico al Maryland. Era un successo ancora più clamoroso del previsto ma il re non potè goderselo a lungo. Il 6 ottobre 1678 istituì le scuole domenicale rette dagli ordini religiosi e questo fu il suo ultimo atto politico. Il 25 ottobre il re fu colto da apoplessia e per 5 giorni rimase praticamente in coma. Il suo testamento era già stato firmato l' anno precedente e quando Raniero spirò il 30 ottobre 1678 era già tutto pronto per la successione. Aveva 38 anni ed aveva regnato per 8. Il figlio Massimiliano, nato dalla sua unione con Anna Caterina di Lussemburgo, aveva solo 13 anni e avrebbe assunto il potere nel 1683 al compimento dei 18 anni. Fino ad allora avrebbe governato la madre assieme al consiglio di reggenza. Raniero fu sepolto accanto al fratello nella cripta reale.
Ottimo AAR, tuttavia è necessario che tu redima le terre irredente nelle mani dei francesi perché non si possono vedere.
lo so ... ma la Francia ha un esercito mostruoso ( oltre 200.000 uomini ) .... io arrivo a stento a 110.000. E non posso nemmeno più contare sull' Austria ( che, come vedrete più avanti ha subito un tracollo impressionante nel giro di qualche mese ). A questo punto l' unica è: comprare le due regioni francesi in Italia. E credo che farò così.
EPILOGO Trionfi, apogeo e crollo dell' impero Gli ultimi decenni del '600, caratterizzati dal lungo regno di Massimiliano I Visconti, videro nuovi trionfi per l' Italia assurta ormai da tempo al regno di potenzia globale di primo piano. Furono conquistate nuove terre sopratutto in Africa ( a scapito dei sultanati di Algeri e Marocco ) e la sfera d' influenza italiana si estese in questo modo anche all' Africa settentrionale, dove si scontrò con la zona politicamente dominata dalla Francia. Se in Europa l' Austria era divenuta ormai cuore dell' impero, in ambito coloniale le tre superpotenze dominatrici erano Inghilterra ( indebolita dopo l' ultima guerra condotta da Raniero I ma non certo distrutta ), Francia e Spagna, tornata più forte che mai grazie ai suoi vasti possedimenti nell' America Latina. L' Italia era probabilmente la quarta forza coloniale nella regione come estensione ( dal Maryland ai confini col Messico e dalla penisola di Yucatan fino alle foci dell' Orinoco comprendendo il 90 per cento delle isole caraibiche ) e prima come numero di militari dislocati in loco, pari al 55 per cento dell' intero esercito regio. Il regno di Massimiliano I ( 1683 - 1704 ) fu considerato già all' epoca come il periodo di maggiore floridezza e potenza dell' Italia e in molti aspettavano il giorno giorno in cui il sovrano italiano avrebbe cinto la Corona di Carlo Magno. Ma il passaggio del regno italiano nelle fila dei riformati voluto dal sovrano inficiò notevolmente le sue aspettative imperiali e per sua sfortuna l' Austria riuscì ad evitare la perdita del titolo imperiale nonostante il prestigio via via più scadente dei suoi monarchi mentre l' Italia non potè mai gloriarsi dell' onore di ospitare il Sacro Romano Imperatore, che pure avrebbe assolutamente meritato. Alla morte di Massimiliano I il suo trono passò nelle mani del figlio Cosimo II, il quale, più remissivo del padre e di vedute più ristrette, rallentò la corsa italiana nel mondo del XVIII° secolo pur ottenendo nuove vittorie e nuove conquiste a scapito sopratutto di Algeri ( che fino alla metà del secolo precedente era il sultanato più potente del Nord Africa ). Il suo breve regno ( 1704 - 1711 ) rimane noto anche per le leggi repressive contro i mendicanti e i ladri e per la moderazione dei costumi voluta dal sovrano, fervente seguace della riforma. Fu proprio a causa del repentino mutamento di credo religioso che i rapporti tra l' Italia e l' Austria, raffreddatisi sempre di più nel corso del decenni, divennero gelidi per poi spezzarsi del tutto. A partire dal 1710 i due grandi regnanti del' impero, prima alleati e parenti, divennero acerrimi avversari e feroci nemici. Fu però il figlio di Casimo II, Cosimo III a cogliere i frutti di tale improvviso e violento odio. Salito al trono nel 1711, nel momento di maggiore splendore dell' Italia, il sovrano giunse a sfidare apertamente l' autorità imperiale sobillando i principi elettori, di per se piuttosto freddi nei confronti del loro augusto sovrano, contro l' imperatore deciso ad ogni costo a cingere la corona più importante del mondo. Durante il suo lungo regno ( 1711 - 1739 ) l' Austria fu più volte sconfitta dall' Italia e privata poco a poco di tutto il suo potere. Costretta a rinunciare ai suoi domini balcanici prima, ad abbandonare poi i Paesi Bassi dove rinacquero tutti gli staterelli medioevali ( Brabante, Fiandre, Hainaut, Utrecht e Vallonia ) legati a stretto vincolo di alleanza con l' Italia, l' imperatore si trovò ben presto confinato nei domini aviti dell' Austria, ridotto nel prestigio e nell' autorità ma pur sempre imperatore. Mai Cosimo III riuscì ad impedire agli austriaci di farsi eleggere, nonostante fortune spese in doni ai principi elettori in cambio del voto. Nel 1728 l' Italia raggiunse il suo apogeo e il culmine della sua parabola storica. Un impero padrone di vasti domini americani, latini, africani oltre naturalmente i Balcani e l' Italia propriamente detta. La Francia divenne la prima potenzia mondiale scalzando gli inglesi e gli spagnoli nel dominio delle Americhe ( la Spagna sopratutto perse tra il 1725 e il 1732 in seguito a violente ribellioni nazionaliste il 90 per cento dei suoi possedimenti nell' America meridionale ) e i sovrani borbonici furono gli unici a poter contendere seriamente il primato in potenza e forza bellica all' Italia. Alla morte di Cosimo III la dinastia dei Visconti terminò e furono i Savoia a prenderne il posto. I domini sabaudi infatti, incorporati dall' Austria alla fine del '600 e liberati grazie alla vittoria italiana sugli austriaci nel corso delle grandi guerre per il primato in Europa combattute per quasi tutti i primi 30 anni del '700, erano stati annessi all' Italia al termine dell' ultima guerra imperiale ( 1735 ) e i Savoia, ridotti al rango di semplici rappresentanti dell' imperatore in quelle che erano stato le loro terre per seicento anni, furono eletti dal Consiglio di Stato ed assursero al rango regale dopo la morte senza eredi del vecchio Cosimo III. Il primo re d' Italia sabaudo, Emanuele Filiberto I ( 1739 - 1751 ) fu l' ultimo sovrano a potersi gloriare di domini tanto estesi da non poter essere nemmeno riportati tutti sulle carte geografiche dell' epoca. Durante il suo regno infatti l' Italia entrò nella fase discendente della parabola e ben presto iniziarono a venir fuori le prime crepe del sistema monarchico. Nel 1743, dopo la sollevazione delle popolazioni cattoliche del vicereame di Colombia, il re si vide costretto a concedere ampi privilegi alla regioni abbandonando a se stessi i suoi abitanti. Nel 1745 la Colombia proclamò la sua indipendenza ed Emanuele Filiberto, visti gli inutili tentativi di riconquista portati avanti per un lustro di sanguinose guerre, riconobbe il nuovo stato nel 1750. Sei mesi dopo moriva lasciando al figlio Carlo Emanuele ( 1751 - 1763 ) un regno indebolito e ormai infiacchito, attraversato da sempre più frequenti rivolte e lotte intestine. Debole e sostanzialmente pacifico, Carlo Emanuele non fece nulla per frenare la decadenza del regno tanto da rinunciare quasi senza combattere ai possedimenti africani resisi indipendenti nel 1760. L' anno dopo anche le colonie del nord America proclamarono l' indipendenza finendo per essere inglobate ben presto da inglesi, francesi e spagnoli. Carlo Emanuele lasciò il trono sempre più fragile nelle mani del fratello Vittorio Amedeo ( 1763 - 1790 ), ultimo vero re d' Italia. I Caraibi, ultima testa di ponte rimasta all' Italia nella regione americana furono persi nel 1779 in seguito ad una disastrosa guerra contro l' Inghilterra, che si annettè l' arcipelago e piegò definitivamente la tempra combattiva degli italiani. Al momento della rivoluzione francese ( 1789 ) il regno d' Italia si estendeva dalla Svizzera compresa a Malta e dalla Sardegna alla Grecia. L' ultimo atto dell' epopea italiana è racchiuso nel breve volgere di un decennio. Umberto I di Savoia ( 1790 - 1802 ), figlio unigenito di Vittorio Amedeo, non fu in grado di contrastare la superpotenza della Francia rivoluzionaria che in breve spazzò via non solo l' Italia ma gran parte degli stati europei. Prima la Svizzera, poi il Piemonte e Genova, poi i Balcani ( ceduti dall' Italia agli Ottomani su pressione francese nel 1799 ) e infine la Corsica furono annessi all' impero francese mentre l' Italia, ridotta al rango di grande ducato vassallo, terminava la sua epopea nel modo più inglorioso. Dopo la caduta di Napoleone e il Congresso di Vienna, la penisola italiana fu spartita negli staterelli che tre secoli prima avevano visto l' inizio di questa storia, sancendo l' inizio di un' altra epopea italica: il risorgimento. Scusate se ho terminato in modo così brusco questo AAR, ma ho pensato che fare ancora un secolo e mezzo di racconto sarebbe stato decisamente noioso per me e per voi. In questa pagina è riassunto in modo succinto il declino e il crollo del grande impero italiano nato da una repubblica marinara di secondo livello e divenuto prima potenza mondiale al pari di Francia, Inghilterra e Spagna. Presto comincerò un nuovo AAR e spero che possa andare bene come questo. Grazie a tutti voi che avete partecipato emotivamente alle vicende narrate, a voi che avete letto appassionatamente il mio racconto e a voi che mi avete dispensato consigli e suggerimenti. A presto, se Dio vuole.