What if autorizzato da @ronnybonny PREMESSA STORICA Dopo la vittoriosa Restauratio Imperii della Guerra Gotica e la Prammatica Sanzione di Giustiniano, che aveva restituito l’Italia unita all’Impero Romano, arrivarono i Longobardi nel 568. Nel corso dei due secoli successivi si assiste in Italia ad una crescente influenza dei Longobardi e del Papa che, grazie alla sua figura di rappresentante - sempre piú autonomo - dell’Imperatore si trasforma in dignitario non solo spirituale, ma soprattutto político. La debolezza imperiale comporta un vuoto di potere in Italia che viene colmato in modo crescente dalle autonomie locali. Inoltre le controversie religiose/politiche (iconoclastia) non aiutano a consolidare il potere centrale. Un esempio della deriva é quanto accade nel 653. Scrive G. Ravegnani nel libro “I Bizantini in Italia” L’arresto di Martino I aveva stroncato ogni opposizione del papato e con i suoi immediati Successori si ebbe una sostanziale sottomissione di Roma al volere imperiale. Ma quando si tentó di nuovo con Papa Sergio. Nel 691-692 si tenne nella capitale dell’Oriente un nuovo concilio, chiamato Quinisesto (perché stabilì canoni disciplinari a completamento del quinto e del sesto) o Trullano dal nome della sala del palazzo imperiale in cui ebbe luogo, le cui decisioni furono parzialmente in contrasto con le concezioni della chiesa romana e papa Sergio rifiutò di sottoscriverne i deliberati. Giustiniano II, sicuramente privo della duttilità del predecessore, non tollerò l’affronto e spedì subito a Roma un suo funzionario, il protospatario Zaccaria, Con il compito di arrestare il papa e tradurlo a Costantinopoli, usando le stesse maniere sbrigative messe in atto da suo nonno nei confronti di Martino I. La situazione generale era però notevolmente cambiata rispetto a quaranta anni prima e, quando l’inviato dell’imperatore arrivò a Roma, gli eserciti della regione ravennate, della Pentapoli e di altre circoscrizioni insorsero marciando sulla città. Si toccava così con mano, per la prima volta, il completo sfaldamento dell’autorità bizantina in Italia, con una caduta ampia, se non generale, della disciplina militare che rendeva ormai impossibile il raggiungimento di obiettivi politici attraverso l’uso della forza. Due parole sull’iconoclastia : É vero che si trattava principalmente di una discordia religioso/filosófica, in cui G. Ostrogoskj nel libro “Storia dell’Impero Bizantino” ravvisa delle influenze monofisite e arabe che sarebbero state portate avanti dagli imperatori Isaurici, ma ci sono notevoli aspetti politici da considerare. I termini politici della questione riguardavano l’accettazione o il rifiuto della riaffermazione dell’autorità imperiale sulla vita religiosa della Chiesa. Le icone erano diventate oggetto di culti locali e di frequenti pellegrinaggi popolari verso i monasteri in cui esse erano gelosamente custodite; pertanto il monachesimo orientale trasse innumerevoli benefici dallo sviluppo della venerazione delle immagini sacre, che consentì a molti abati di accumulare ingenti ricchezze e conseguire un prestigio senza precedenti, a cui si andò accompagnando l’acquisizione di un’autorità capace di influenzare il governo della stessa Chiesa costantinopolitana. I grandi monasteri detenevano ingenti quantità di beni fondiari esenti da tassazioni, sottraevano potenziali soldati e funzionari dai ranghi dell’esercito e della burocrazia statale, avevano assunto un’autorità religiosa assai influente presso larghi strati della popolazione locale e mantenevano un rapporto di intensa rivalità con il patriarcato e il clero secolare di Costantinopoli. A Roma la situazione era ancora piú evidente, visto che il Papa stava “assaporando” la libertá política. La nuova dottrina avrebbe costituito la base per la riaffermazione del potere imperiale in Italia, da anni messo in crisi dalle pressioni longobarde e dalle forze disgregatrici interne, e per l’estensione dell’autorità imperiale e patriarcale sopra la Chiesa romana, con l’intento di limitarne nuovamente le prerogative e le influenze presso gli episcopati d’Occidente. Il papato si mostrò perciò inflessibile di fronte a ogni tentativo di messa in discussione della propria autonomia politico-religiosa e rigettò l’iconoclastia fin dalla sua prima formulazione. Il Concilio del 753 dC, immediatamente precedente all’evento storico che vorrei commentare, confermava le tendenze iconoclastiche della corte bizantina. Perció riassumendo si arriva alla fatídica data del 754 con - Impero sotto attacco costante da parte di Arabi e Bulgari, impossibilitato a mandare rinforzi militari in Italia. - Italia quindi indifesa, il Papa cerca protezione contro i Longobardi che imperversano. Soprattutto dopo la conquista dell’Esarcato di Ravenna e del “corridoio umbro” - Il Papa é nominalmente suddito dell’Imperatore ma la lotta iconoclastica ed il vuoto di potere político spingono il Pontefice ad agire come un príncipe indipendente. PUNTO DI DIVERGENZA Nella nostra timeline, Papa Stefano II si reca in Francia e chiede aiuto ai Franchi contro le continue pressioni e richieste Longobarde. I franchi scesero in Italia tre volte (754, 756, 774) vincendo sempre ed infine annientando i Longobardi. Il Papa riottenne il territorio ex Imperiale ma non piú come suddito, bensi come príncipe indipendente. Era nato lo Stato della Chiesa, che impedirá l’unificazione italiana fino al 1870. La mia domanda sorge dalla seguente affermazione di I. Montanelli in "L’Italia dei secoli bui" «Così finì l'Italia longobarda, e nessuno può dire se fu, per il nostro Paese, una fortuna o una disgrazia. Alboino e i suoi successori erano stati degli scomodi padroni, più scomodi di Teodorico, finché erano rimasti dei barbari accampati su un territorio di conquista. Ma oramai si stavano assimilando all'Italia e avrebbero potuto trasformarla in una Nazione, come i Franchi stavano facendo in Francia. Ma in Francia non c’era il Papa. In Italia, sì.» Possiamo supporre ragionevolmente che Stefano II, constatata la lontananza política/militare/religiosa di Bisanzio cerchi di accordarsi con i Longobardi o che questi, sapendo che l’Impero non aveva la forza di opporsi, potessero prendere il ducato romano manu militari? In questo caso il Papato con un atto di realpolitik (o, forse con maggiore probabilitá, i Longobardi con un atto di forza) avrebbe potuto accettare la “protezione” longobarda e certificare una situazione di fatto, nella quale il Regno Longobardo era definito Regnum Totius Italiae. Italia nel 751dC dopo le conquiste di Astolfo FONTI I. Mondanelli – L’Italia dei Secoli Bui G. Ostrogoskj – Storia dell’Impero Bizantino G. Ravegnani – I bizantini in Italia http://www.tuttostoria.net/medio-evo.aspx?code=741 https://cronologia.leonardo.it/storia/anno743a.htm https://it.wikipedia.org/wiki/Regno_longobardo
Il problema è che coi Longobardi il Papa avrebbe scambiato un padrone con un altro, coi Franchi si sarebbe effettivamente liberato di ogni influenza diventando indipendente e anzi ponendosi in un qualche senso a protezione morale dell'autorità imperiale occidentale, invece di essere un vescovo come un altro di quella orientale Poi i longobardi erano ancora ariani o pienamente cattolici all'epoca?
Totalmente cattolici, una delle ragioni per cui non affondarono il colpo contro Roma Esatto, ma il Papa ha rischiato moltissimo. Se i franchi avessero perso contro i longobardi, il papa sarebbe stato totalmente isolato e alla mercé del vincitore. Ricordiamoci che i franchi avevano gli arabi a Narbona (liberata successivamente agli eventi di cui si parla, nel 759) e c'erano lotte continue contro i sassoni.