EU III COMPLETE AAR PERSIA

Discussione in 'Le vostre esperienze' iniziata da alberto90, 9 Giugno 2014.

  1. alberto90

    alberto90

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    IL RUGGITO DEL LEONE DI PERSIA

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    CAPITOLO I
    L' alba di una dinastia

    PARTE I

    Il ritorno della Persia: 1599 - 1501
    Isma'il I, 1472 - 1504

    Emiro di Ardabil, 1489 - 1501
    Ayatollah di Persia, 1501 - 1504

    Quando, nel 1499, Isma'il Safavi prese le armi contro il re di Aq Koyonlu, meglio noto come Montone Bianco, era solo l' emiro di Ardabil.
    Città relativamente piccola e periferica del vasto dominio mongolo, nella regione montuosa dell' Azerbajan, Ardabil non offriva all' uomo che la reggeva grandi possibilità di fama e notorietà e nemmeno prospettive di grandezza e ricchezza. Era tuttavia ai limiti delle regioni dominate dalle tribù che molto malvolentieri accettavano il giogo dei dominatori mongoli e che avrebbero offerto volentieri aiuto e sostegno a chiunque promettesse loro la libertà.
    Isma'il, giovane scià, ne condivideva le idee religiose e l' odio per la classe dominante, e non ebbe alcuna difficoltà nell' organizzare assieme ai capi tribù la sedizione. Essi, meravigliati dalla sagacia del giovane e dalla sua impressionante fermezza, gli affidarono il comando di tutti i loro uomini e ne fecero la guida spirituale e militare della nuova federazione.
    La rivolta contro il Montone Bianco, scoppiata nel 1499, durò per quasi due anni e fu solo alla fine del 1500 che Isma' il, dopo aver sconfitto in battaglia le truppe mongole, ottenne l' indipendenza.
    Il nuovo stato, che il vincitore volle chiamare Persia in ricordo del grande impero musulmano governato dalla dinastia Sasanide al tempo delle rapide e inarrestabili conquiste delle truppe fedeli ad Allah, divenne una teocrazia musulmana sciita ed Isma' il ne fu il primo Ayatollah.
    Era il primo gennaio 1501.

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    Lo stato di Persia alla sua nascita: I gennaio 1501

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    Il mondo nel 1501

    La prima guerra di Georgia: 1502 - 1503
    Dopo aver trascorso un anno ad Ardabil, divenuta capitale della Persia, consolidando il suo potere e costruendo le basi civili, religiose e militari dello stato, Isma' il ritenne fosse giunta l' ora di testare la forza del suo esercito, portato a 10.000 uomini dai 3.000 rimasti dopo la guerra di liberazione, e scelse come primo avversario il regno cristiano ortodosso di Georgia, il cui unico vantaggio era quello di avere uno sbocco al Mar Nero, fondamentale per dare inizio al commercio marittimo che tanta fortuna stava portando agli Ottomani.
    Il regno di Georgia era alleato con Venezia e con l' arcipelago di Naxos, principato indipendente ma sostanzialmente succube della potente marineria veneziana, mentre la Persia poteva vantare l' alleanza con le tribù del Kazakistan, alleanza puramente verbale tenuto conto delle distanze siderali che separavano le due nazioni.
    Isma' il era sicuro della forza dei suoi uomini e affatto intimorito dalle voci che davano i fanti veneziani come invincibili, e non esitò ad invadere la Georgia dopo aver reso noti al mondo i suoi intenti. Era l' 8 giugno 1502.
    I georgiani, che da sempre erano stati invasi, sconfitti, sottomessi, liberati e nuovamente vassalli delle varie potenze che da secoli si alternavano nella regione del Caucaso, non furono sorpresi dalla rapidità con cui le truppe persiane, varcati i confini, dilagarono tra i monti distruggendo villaggi e seminando ovunque morte e distruzione. Ne furono sorpresi quando, la mattina del 4 luglio, i diecimila diavoli persiani sbaragliarono i 3.000 georgiani che cercavano di proteggere la via della capitale.
    Senza più esercito e con il regno alla mercè degli invasori, il re Costantino III si limitò a trasferire la corte a Batumi, sulle coste del mar Nero e di li, una volta assediata la città, si imbarcò alla volta dell' arcipelago di Naxos dove sperava di sollecitare l' invio di rinforzi.
    Tblisi, la capitale, resistette eroicamente all' assedio persiano per 8 mesi e fu l' ultima città del regno ad essere occupata dagli invasori. Il 5 settembre 1503 la resistenza organizzata dentro le mura ebbe termine definitivamente.
    Costantino III, lasciata Naxos dopo l' uscita dell' arcipelago dal conflitto avvenuta in luglio, decise di rientrare in patria e trattare la resa con i vincitori. Sbarcato a Batumi alla fine di agosto seppe della caduta della capitale quando era ancora in viaggio verso la città e quando vi entrò, l' 8 settembre, fu accolto con evidente disprezzo da parte del popolo.

    Isma' il lo convocò subito nel palazzo dove aveva preso residenza per fargli sapere le condizioni di pace.
    - Se vuoi davvero la pace - gli disse - allora dovrai cedere alla Persia tutte le regioni del tuo regno ad eccezione della capitale. Se lo farai senza indugio risparmierò al tuo popolo grandi patimenti e lascerò che ciascuno possa professare il proprio credo liberamente. Ma se rifiuterai io farò della Georgia un deserto e del suo popolo non rimarrà che il nome -.
    Costantino III, sconvolto da quelle parole, non potè che accettare e firmò il trattato di pace che sanciva la fine del suo regno.
    - Sarei stato più clemente e avrei preteso solo la regione di Batumi - disse ancora Isma' il al sovrano sconfitto - se tu non fossi scappato davanti a me come un topo fugge davanti al gatto. Se tu avessi combattuto alla testa dei tuoi uomini e se avessi guidato la tua gente durante l' assedio della tua capitale avrei usato clemenza verso di te. Ma tu sei fuggito per non correre il rischio di morire e hai lasciato che la tua gente combattesse senza un capo. Ebbene sappi, o vile, che io stimo di più il ciabattino che ha scagliato una sola freccia dagli spalti contro di me rispetto a te che non hai nemmeno avuto la forza di imbracciare la spada e guidare il tuo esercito -
    Detto questo uscì dalla sala e diede le disposizioni per tornare a casa.
    La pace con Venezia fu siglata un mese dopo. La repubblica potè appropriarsi delle poche navi da guerra georgiane che dopo l' occupazione dei porti di Batumi e Suhumi da parte dei persiani avevano trovato rifugio a Naxos, e farne velieri degni del leone marciano.

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    Le condizioni di pace: 10 settembre 1503

    Una morte precoce: 15 febbraio 1504
    Rientrato ad Ardabil in novembre, Isma' il cominciò a soffrire di strani dolori al fianco destro e più i giorni passavano più i dolori si facevano acuti.
    Agli inizi del nuovo anno la sue condizioni si aggravarono di colpo ed in breve lo scià si trovò sul punto di morte. Consapevole che tutto quello che doveva fare era stato fatto, Isma' il convocò il giovanissimo figlio e gli trasmise tutto il potere che fino a quel momento aveva esercitato lui, nominandolo erede.
    Il 2 febbraio lo scià perse conoscenza e non di destò più. Morì così a soli 32 anni nel modo più banale, probabilmente in seguito ad una ferita di guerra mai curata a dovere che si era infettata, il primo signore del rinato stato persiano.
    Era il 15 febbraio 1504 e Isma' il aveva governato sulla Persia per 3 anni, un mese e 14 giorni appena.
    Gli successe il primogenito Tamashp, di soli 15 anni.



     
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    Il giovane leone si presenta: 1504 - 1506

    Tamashp I, 1489 - 1514

    Emiro di Ardabil, 1501 - 1504

    Ayatollah di Persia, 1504 - 1514
    Signore del Caucaso, 1510 - 1514
    Signore del Tauro, 1512 - 1514

    Se qualcuno temeva che la giovane età del nuovo ayatollah potesse risultare deleteria per lo stato persiano fu costretto a rimangiarsi i suoi timori sin da subito.
    Tamashp era si giovane ma affatto sprovveduto e anzi, dimostrava di essere assai più preparato del padre riguardo ad ogni aspetto del mantenimento dello stato. Aveva seguito le imprese paterne sin da piccolissimo e aveva memorizzato tutti gli insegnamenti appresi negli anni in cui Isma' il aveva retto lo stato.
    Non gli era sfuggito il genio militare del padre ne la sua misericordia, la tolleranza verso il credo dei popoli conquistati e il rigore con cui sveva schiacciato le rivolte, aveva imparato ad apprezzare le culture dei popoli sottomessi ma senza dimenticare la propria e rispettare le loro abitudini senza rinnegare la sua.
    In breve tempo il figlio era divenuto più carismatico del padre e alla morte di questi erano in tanti a dirsi certi che sotto il governo di Tamashp lo stato persiano sarebbe fiorito come mai prima.
    La storia diede loro ragione.
    Il giovane leone persiano sapeva bene che, se voleva portare il suo stato al livello culturale e militare dei potenti vicini ottomani, era necessario spazzare via il regno del Montone Bianco, sviluppato ancora in tribù.

    All' inizio dell' estate del 1505, circa un anno dopo la sua presa del potere, Tamashp disponeva già di un esercito forte di 15.000 uomini ben addestrati e ottimamente comandati e vantava le alleanze con il piccolo regno di Corasmia e con quello di Kazan. Sapeva che i suoi nemici del Montone Bianco avevano un esercito quasi pari al suo ma a differenza della Persia molte delle sua città erano prive di fortificazioni. Ai primi di luglio, nonostante le temperature proibitive, il signore di Persia dichiarò guerra al suo vicino e diede inizio all' invasione. Accanto al Montone Bianco scesero in guerra i suoi alleati, lo stato di Swahili e lo Yemen, mentre accanto alla Persia si schierarono Kazan e Corasmia.
    Nonostante le grandi distanze e l' estate torrida le truppe persiane avanzarono per decine di miglia senza trovare ostacoli, occupando città e villaggi praticamente senza nemmeno sguainare le spade e quando si imbatterono nell' esercito nemico, in settembre, ne fecero nel giro di poche ore pasto per gli avvoltoi. La sola città fortificata in grado di resistere per quattro mesi all' assedio persiano fu la capitale Hamadan e fu davanti alle mura della città conquistata che Tamashp e il re del Montone Bianco firmarono la pace con la quale il secondo cedeva al vincitore le città di Erserum, Sharizhor e Mosul. Era il 17 marzo 1506.

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    La pace di Hamadan, 17 marzo 1506

    L' annessione della Georgia: 1509-1510
    Dopo aver consolidato i confini meridionali e occidentali e fortificato tutte le città conquistate al nemico, Tamashp ritenne fosse giunta l' ora di completare il lavoro del padre e annettere ai confini dello stato quel che restava della Georgia.
    Odiava Costantino III e a differenza del padre detestava i georgiani, odio per altro ricambiato con altrettanto furore da questi ultimi che in sei anni di suo governo si erano già ribellati tre volte, nonostante ogni tentativo precedente si fosse rivelato sanguinosamente fallimentare.
    Il primo settembre 1509, dopo aver ricevuto da parte degli ambasciatori georgiani un atto d' accusa del re Costantino con il quale si addossava ad un ordine diretto di Tamashp l' assassinio degli uomini di un intero villaggio sulle coste del Mar Nero, lo scià rispondeva all' infame menzogna invadendo ciò che restava del regno georgiano.
    Ancora un volta Venezia e Naxos scesero in campo affianco all' aggredito pur sapendo che le speranze di salvarlo dalla distruzione erano minime. E infatti dopo nemmeno tre settimane di guerra il minuscolo drappello georgiano era stato annientato e la capitale nuovamente assediata. Costantino III questa volta fu il primo a salire sugli spalti e mostrarsi, rivestito della sua più bella armatura, pronto a difendere la sua città fino alla morte.
    L' assedio si fece subito sentire dentro le mura ma gli eroici abitanti di Tblisi resistettero per 7 mesi e mezzo ad ogni assalto persiano alla mura. Tamashp, pur nel suo odio, rimase colpito da quella resistenza sovrumana dei cittadini della capitale assediata e per qualche giorno rinunciò a sferrare l' assalto decisivo alle brecce che si erano aperte nel frattempo.
    Alla fine però il 10 aprile 1510 l' esercito persiano attaccò e in poche ore la città era caduta. Costantino III era già morto da 2 mesi colpito da crepacuore e il figlio che ne aveva ereditato il trono si rassegnò a firmare la resa il 16 aprile e partire per l' esilio veneziano.
    La Georgia aveva cessato di esistere come stato sovrano.

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    Lo stato persiano dopo l' annessione della Georgia: 16 aprile 1510

    L' alleanza con gli Ottomani e la guerra del Tauro: 1511 - 1512
    Il 1511 fu, probabilmente, l' anno decisivo della storia persiana. Il grande sultano degli Ottomani, padrone di gran parte dell' Anatolia, della Grecia, e vaste aree a nord del Mar d' Azov fin quasi nel cuore delle pianure della Russia, chiese ed ottenne di poter incontrare il signore di Persia nella sua capitale.
    L' incontro fu fissato per il 10 ottobre del 1511 e quando fu terminato, una settimana dopo, Persia e impero Ottomano erano alleati ufficialmente.
    Avendo ora il fianco destro sicuro, Tamashp potè pensare con calma alle mosse successive e agli obbiettivi per gli anni prossimi. Intanto il suo desiderio più grande era spazzare via il regno del Montone Bianco e aprirsi la via verso l' oriente, ma già da tempo coltivava il sogno di trovare uno sbocco sul Mar Mediterraneo e magari puntare alla Siria o all' Egitto.
    Ma, mentre lo sbocco verso il Mediterraneo era impedito dal piccolo sceiccato di Dulkadir, la strada della Siria e dell' Egitto era sbarrata dal potente sultanato dei Mamelucchi che, oltre al resto, era alleato con i forti mongoli timuridi.
    Dopo alcuni mesi di riflessione e dopo aver chiesto consiglio al nuovo alleato, Tamashp convenne che prima di tutto era fondamentale spazzare via Dulkadir, poi annientare il Montone Bianco e infine, dopo aver portato l' esercito ad almeno 30.000 uomini, tentare l' invasione della Siria.
    Detto fatto: all' inizio del 1512 il signore di Persia fece in modo che lo sceicco di Dulkadir si attirasse le ire non solo della Persia ma anche degli Ottomani e infine gli dichiarò guerra.

    Era il 21 marzo 1512.
    Accanto allo sceicco si schierarono i signori di Tripoli e di Algeri mentre gli ottomani, come promesso, fecero lo stesso accanto alla Persia.
    Fu una guerra lampo nel vero senso del termine: in soli 3 mesi Dulkadir era privo di esercito e con entrambe le provincie occupate mentre i suoi alleati, che pure avevano sottratto il controllo dell' Istria agli Ottomani, erano incapaci di compiere azioni più minacciose.
    Il 10 ottobre lo sceicco di Dulkadir si arrendeva alla Persia cedendo a Tamashp la provincia orientale di Mus e dichiarandosi vassallo del nuovo signore del Tauro.
    Gli Ottomani evitarono la perdita dell' Istria grazie a Tamashp che accettò di pagare una cifra non esattamente piccola ( 25.000 pezzi d' oro ) alla coalizione algerino-tripolitana per ottenere la pace.
    Il 25 novembre 1512 il trattato fu firmato e la guerra ebbe ufficialmente termine.

    Gli ultimi anni: 1513 - 1514
    Nella primavera del 1513 il giovane Tamashp, che aveva allora 24 anni, cominciò a patire di insistenti dolori al capo e agli occhi accompagnati da febbre altissima. Con l' arrivo dell' estate la situazione parve migliorare e il ragazzo riprese in mano i piani per l' invasione finale del Montone Bianco che intendeva effettuare al massimo entro un anno, elaborò il piano diplomatico per evitare di trovarsi contro anche i Timuridi e diede ordine ai generali di preparare l' addestramento delle truppe per i difficili terreni deserti dell' altopiano iranico.
    Ma d' improvviso, verso la fine dell' autunno, le sue condizioni precipitarono di colpo e in capo a un mese Tamashp era sul letto di morte.
    Non si era mai sposato ( le leggi dello stato impedivano il matrimonio degli ayatollah ) e non aveva avuto figli da nessuna delle concubine con cui era solito trascorrere le notti a palazzo. Si delineava il problema della successione ma per fortuna della Persia Tamashp non era figlio unico, anche se il fratello Nader non era stato mai preparato ad un ruolo di potere.
    Comunque i ministri riuscirono ad educarlo sommariamente nei 6 mesi che Tamashp trascorse tra vita e morte e, quando l' ayatollah spirò il 2 giugno 1514, Nader era sufficientemente preparato per governare.
    Il secondo signore di Persia aveva governato 10 anni, 3 mesi e 17 giorni.




     
  3. alberto90

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    La sfiga mi perseguita .... ho di nuovo perso gli ultimi salvataggi. Quindi AAR chiuso.
    Forse meglio così. Sono arrivato al 1530 con Timuridi e Ottomani in unione personale e alleati con Mamelucchi. Praticamente ero accerchiato e immobilizzato.
    Presto un nuovo AAR, forse più difficile ma sicuramente più entusiasmante.
     

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