[CK] Contea di Savoia-Piemonte

Discussione in 'Altri Giochi Paradox' iniziata da Ryoga84, 21 Luglio 2007.

  1. Ryoga84

    Ryoga84

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    versione 2.0, visto che la prima campagna che stavo raccontando qualche tempo fa è andata persa grazie a un bug del (solo e unico) salvataggio :piango:


    Contea di Savoia-Piemonte
    Dinastia dei Savoia

    Difficoltà: Normale
    Belligeranza: Normale
    Campagna: 1066





    Pregate per me :cautious:

    PS: Aggiungerò (in blu) anche alcune notizie riguardanti quello che succede nel resto del mondo, tanto per gradire :D
     
  2. Ryoga84

    Ryoga84

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    Pietro di Savoia (1066-1111)


    Ricordo ancora, fu nel 1066 che il mio signore, Pietro di Savoia, un nobile pio ma non troppo dotato per ciò che esulava l'arte bellica [M 11, D 7, I 6, S 4], mi convocò alla sua corte in Savoia e con poche e semplici parole arrivò subito al nocciolo della questione: "i tempi stanno cambiando, amico mio, grandi poteri vengono rovesciati e nuovi ne sorgono. Desidero che in tutto questo vi sia spazio abbastanza per condurre alla grandezza anche la mia stirpe".
    Accettai l'incarico con semplicità, ma fare della contea di Savoia-Piemonte uno stato importante, anche solo a livello regionale, avrebbe dato seri grattacapi.

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    Cominciammo quindi con il potenziare le strutture dei nostri territori allo scopo di raccogliere più denaro dalle imposte, quando, nel 1169 arrivò un messaggero dalla corte dell'Imperatore di germania che ci chiamava alla guerra. Ascoltai quanto mi doveva dire, poi rivolgendomi al mio sovrano dissi "Ma che diavolo ci fanno delle tribù barbare praticamente entro i confini del Sacro Romano Impero?" però, volgendomi verso di lui, mi accorsi che non c'era già più; lo ritrovai nell'armeria, intento a farsi trovare un'armatura che gli stesse decentemente. Mentre qualche ora dopo partiva alla volta dei territori del Mecklemburg mi disse "Mi raccomando, pensa tu a mandare avanti le cose, in una maniera o nell'altra".
    E così feci, riducendo le spese destinate al supporto delle armate al servizio dell'imperatore, passando loro quello che bastava per mantenere circa 300 uomini, nonostante ne avessimo inviati più di 2000... "che saccheggino qualche campagna tedesca" pensai.

    Eravamo nel 1070 e la guerra non era ancora finita, quella che appariva una tribù di barbari pagani non voleva saperne di lasciarsi civilizzare, e come se ciò non bastasse in Piemonte era nata un'epidemia di dissenteria; fissavo una grande mappa ed ero assorto nei miei pensieri quando entrò un messaggero tutto trafilato "Il re di Leon ha ceduto la corona al re di Castiglia e i territori ai mori!"
    Con signorilità lo congedai, e alla donzella affianco a me che chiedeva dove esattamente fosse il regno di Leon indicai confusamente una zona a est del Mar Nero....

    La guerra terminò l'anno successivo, ma mentre il nostro obbiettivo primario era ancora quello di riportare a livelli decenti le ormai debilitate finanze statali, nel 1075 il Papa dichiarò una crociata contro i mori, al fine di riprendere loro Alessandria d'Egitto. Grazie al cielo fu ignorato da pressoché l'intera Europa e noi potemmo costruire una tanto sospirata corte di giustizia.

    Gli anni trascorsero poi tranquilli con alcuni svaghi qua e là... tra le tante cose...
    Nel 1078 il Magistrato della Repubblica di Pisa, da tempo indipendente, invitò la nostra famiglia reale per una vacanza alle Baleari, loro recente conquista.
    Nel 1081 un messo del nuovo Imperatore di Bisanzio ci venne ad informare che sua eminenza aveva ritenuto salutare spostare la capitale del suo regno a Tessalonica, visto che, per motivi dinastici, il Principe di Bisanzio aveva preferito giurare fedeltà a una tribù di turchi arrivata in zona da poco, di inviare percià nella sua lussuosa nuova capitale tutta la corrispondenza.
    Infine nel 1081 qualcuno risponde finalmente all'appello della crociata e così il potente regno di Danimarca, insieme a qualche duca inglese, comincia ad inviare via terra le sue armate, si spera arrivino prima della fine del secolo.

    Il mio signore preme per partire alla volta della crociata, ma con una certa fatica lo convinco a dare filo da torcere ai nemici della fede a noi più vicini: così nel 1083 dichiariamo guerra al vescovato di Trento, resosi ormai da tempo indipendente e il cui reggente era altresì stato da tempo scomunicato; la guerra è breve e così, entro la fine dell'anno una terza contea si aggiunge al nostro dominio, il perfetto regalo di matrimonio per il figlio primogenito del conte.
    E' così che, nel 1089 il giovane Doumenge trova finalmente una sposa nella figlia primogenita del Duca di Milano, il quale abbastanza avanti con l'età, manca di eredi maschi... se tutto va bene, quindi, entro poco avremo un duca in famiglia!

    Ma tempi tumultuosi si profilano all'orizzonte mentre ancora cercavamo una donzella adatta a sposare Malacresta, il secondo giovane figlio del conte: nel gennaio del 1088 lo Stato Papale rende onore a all'alleanza con il conte di Benevento, che lo trascina in guerra contro lo sceicco di Bari e di conseguenza, attraverso un complesso sistema di alleanze, con mezzo nordafrica. Mentre i beneventini ne escono solo malconci, perdendo quasi tutti i loro possedimenti, il potente esercito di stanza a Roma viene sbaragliato, e la città posta sotto assedio e conquistata.

    Nel 1090 l'Imperatore si ricorda del fatto che sia stata bandita una crociata (appena 25 anni prima) e così dichiara guerra al regno Fatimide e mette in allarme l'intero impero, facendo convergere tutte le truppe a disposizione in norditalia.

    Nel frattempo (1091) l'ultimo dominio papale, e con lui praticamente tutta l'italia dal lazio in giù, viene conquistato dai soldati dello Sceicco di Malta. Casualmente però, l'anno successivo, il regno papale risorge, occupando un'angusta provincia della Provenza.

    Infine, nel dicembre del 1092, la crociata sembre cominciare davvero, con l'arrivo delle prime truppe ad Alessandria d'Egitto, la guerra è lunga e sfiancante, ma grazie alla co-belligeranza dell'Impero Bizantino (che ancora non ha riconquistato Bisanzio ai Turchi, ma viene a perder tempo in medio oriente), non si incontra una pesante resistenza, riuscendo, entro il 1100, a conquistare tutto l'egitto al di sopra della Nubia e buona parte della zona a sud della Palestina, mettendo così termine alla I Crociata.
    Per conto nostro tra guerre minori con piccoli sovrani indipendenti, zone prese per diritto di conquista e vassallizzazioni varie, dalla crociata abbiamo ricavato tre vassalli, un territorio a ridosso di Alessandria e il titolo di Duca di Akaba (la zona del Sinai), è stata una guerra, seppur lunga, decisamente fruttuosa.

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    Ma nel resto d'europa le cose stanno prendendo strane pieghe: innanzitutto nel 1097 l'Arcivescovo d'Islanda riesce ad appropriarsi del neonato seggio pontificio trasferendo de facto la capitale pontificia in Islanda, mentre la Francia si frantuma in quattro o cinque regni minori, smettendo, in pratica, di essere una delle potenze d'europa.

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    Infine nel 1103 il nuovo Papa dichiara una crociata per riprendere Roma, ormai da una decina d'anni sotto il dominio tunisino. Prego che nessuno lo prenda in parola, anche perché tutte le armate del regno di Germania sono ancora in guerra con metà del Medio Oriente, e anche il mio signore non torna a casa ormai da anni.

    Nel 1107 il conte di Geneve (nella regione delle Savoie), già scomunicato e del quale esigiamo il titolo, dichiara indipendenza. Immediata la risposta del regno di Germania e del nostro Ducato, che dichiarano guerra al conte, sottomettendo la contea e facendola entrare nei nostri possedimenti ducali.

    Il nostro benevolo Duca, ormai da molti soprannominato "il Paladino", in virtù delle sue conquiste e della sua fedeltà alla chiesa, continua quindi per anni a combattere per la gloria del suo sovrano, fino a quando, esattamente dieci anni dopo la sua partenza alla testa dei crociati diretti in oriente, ci giunge la notizia della sua morte, in una pausa tra un combattimento e l'altro.

    Era il 13 Novembre dell'anno di nostro signore 1111 e terminano qui i 45 anni di regno di Pietro di Savoia [Prestigio 1476, Pietà 571].

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    Festa grande in suo onore in tutto il ducato e nei regni dei nostri vassalli, giungono dall'estero ambasciatori dei regni confinanti e anche dalla corte dell'Imperatore.
    Viene oggi designato Duca di Akaba, il giovane Jordan di Savoia, nipote di Pietro e figlio di quel Doumenge a cui anni prima era stato assegnata la contea di Trento e che era defunto prima del suo stesso padre; tutto è ora nelle mani del giovane Jordan, che giunge al ruolo di Duca già temprato e motivo d'orgoglio per la sua dinastia.
     
  3. Ryoga84

    Ryoga84

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    Jordan di Savoia (1111-1127)

    Il regno di Jordan di Savoia si apprestava ad essere un pacifico periodo di assestamento per i nostri dominii che si erano continuamente espansi durante tutti i quaranta e più anni del regno di Pietro. Tutto cominciò infatti nel migliore dei modi, raccoglievamo casse e casse di denaro, finanziando la crescita delle nostre provincie, sia le roccaforti europee che le recenti conquiste nel vicino oriente, i rapporti con tutti i nostri vicini erano ottimi e la Pietà e il Prestigio del giovane Duca crescevano velocemente.
    Nel 1113 il Re di Svezia poneva fine alla II Crociata, riconquistando Roma, mentre il sovrano d'Ungheria e il signore di Venezia cercavano, con alterni successi, di sloggiare definitivamente i precedenti occupanti dal suolo della penisola.
    Tutto sembrava andare per il meglio quando, inaspettatamente, il duca Jordan viene scomunicato! E' questione di pochi giorni scoprire che si tratta di un complotto totalmente ordito dal nostro vicino, il Duca di Milano, strettamente imparentato con il Papa e intenzionato a ridimensionare il nostro potere a costo di lasciar scomunicare il suo stesso nipote Jordan.
    E' così che cominciano i nostri problemi, ogni mese dobbiamo investire sacchi e sacchi di denaro per tenere sotto controllo i nostri vassalli, ma ancora non basta, tra il 1121 e il 1122 due tra i nostri quattro fedelissimi si rivoltano e vengono giustamente ridotti a malpartito, soprattutto grazie all'intervento dell'Imperatore, che non lascia in cattive acque chi, come il mio signore, continua a sostenerlo.

    A questo punto, però per evitare ulteriori ritorsioni verso la nostra famiglia ed affidare le nostre troppo numerose provincie a qualche individuo sicuramente fedele, lasciamo la nostra contea più importante, la Savoia, al giovane Oberto, figlio di Jordan e giovane promettente.
    Ma pochi mesi dopo, nel maggio del 1123, in concomitanza con l'inizio dei lavori per la costruzione del castello di Torino, il Duca di Milano muore di vecchiaia, e il giovane Oberto eredita i titoli e le contee ducali staccandosi, di fatto, dal nostro potere, silenziosamente mi auguro non faccia qualcosa di tremendamente stupido.

    Ma i guai del nostro regno non scembrano voler accennare a finire e così pochi anni dopo, nel 1125, lo Stato dei Cavalieri, in giordania, passa per un guazzabuglio dinastico sotto il controllo del fratello di un emiro turco. La prima cosa che questi fa è dichiarare guerra a noi. Per fortuna l'Imperatore continua a spalleggiarci e in tal modo, in circa un anno e mezzo lo Stato turco dei Cavalieri e un conte loro alleato che si trovava in zona vengono totalmente annessi ai nostri dominii, regalando al nostro signore Jordan, il titolo di Duca di Cisgiordania; il trionfo è tale che il conte di Saluces, da alcuni mesi indipendente, ci dichiara fedeltà.

    La guerra ha purtroppo avuto anche dei pessimi effetti, infatti il nostro sovrano nell'ultima grande battaglia sotto le mura di Hebron, è stato ferito in maniera grave, mentre combatteva coraggiosamente alla testa dei suoi uomini.
    Le ferite si aggravano e nessuno: medico, santo o stregone, sembra riuscire ad alleviare i suoi dolori, fino a che, il primo agosto del 1127, il mio signore, da tutti odiato per colpa degli interessi di altri, si spegne nel proprio letto.
    Gloria a Jordan di Savoia, Duca di Akaba e Cisgiordania e signore di Torino [Prestigio 696, Pietà 234].

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    Da suo padre, ormai da molti soprannominato Jordan "L'Indegno", eredita il potere il giovane Oberto, non ancora ventenne ormai da alcuni anni Duca di Milano e Petra, speriamo che questo nuovo regno possa essere più pacifico del precedente.

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