Il giorno della Frattura

Discussione in 'Wargames da tavolo' iniziata da Luigi Varriale, 16 Dicembre 2017.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    12 maggio 2018

    Dopo lunghissimo tempo ( 2013) e una serie di governi imposti dalla classe dirigente al potere, si hanno in Italia le elezioni politiche che vedono il Movimento per il Rinnovamento vincitore con una percentuale schiacciante del 63%. La nuova forza politica si afferma con un plebiscito che non lascia dubbi sulla fiducia che ha ricevuto per il governo del paese, oramai ridotto allo stremo delle forze, economicamente e socialmente.

    13 maggio 2018

    Il governo uscente, di marca socialista, con l’appoggio dell’opposizione liberale, dichiara illegittime le elezioni accusando il Movimento per il Rinnovamento di brogli elettorali ed accusando non meglio identificate potenze straniere di avere interferito con l’esito elettorale italiano. Tramite un rimpaso di governo viene proposto il prolungamento della legislatura uscente allo scopo di preservare la sicurezza e l’unità nazionale, libera da ogni influenza esterna ed illegalità interna.

    14 maggio 2018

    Imponenti manifestazioni popolari nascono spontaneamente in tutti i più grandi centri urbani del paese; per la prima volta, si uniscono alla protesta anche una serie lunghissima di piccoli centri.

    16 maggio 2018

    Il Movimento per il Rinnovamento fa appello a tutte le forze amanti della democrazia per togliere di mezzo, se necessario con la forza, la cricca al potere che non ha oramai nessuna legittimazione se non quella delle sue stesse menzogne. Il leader del movimento Gianni Grazino si appella per la prima volta nella storia della Repubblica al senso di responsabilità delle forze armate ed al loro giuramento alla costituzione della Repubblica.

    20 maggio 2018

    Si notano i primi segni di nervosismo tra le forze armate italiane. Molte unità militari entrano in stato di massima allerta. Alla richiesta al ministero della difesa di appoggiare le forze di polizia nel controllo delle manifestazioni in tutto il paese, alcune delle unità dell’Esercito Italiano oppongono un rifiuto sic et sempliciter, in quanto la repressione della popolazione civile non fa parte dei compiti istituzionali.

    22 mggio 2018

    La confusione nella catena di comando si trasferisce alle altre forze armate. Alcune unità navali non rispondono agli ordini dello stato maggiore, quando gli viene ordinato di concentrarsi in basi predeterminate per le esigenze della crisi. Lo stesso avviene per alcuni ed importanti reparti dell’Aeronautica.

    23 maggio 2018

    In quello che verrà definito come il più grave episodio di diserzione di fronte al dovere, e che darà praticamente l’inizio alla frattura interna alle forze armate italiane, la brigata meccanizzata Sassari, rifiuta in blocco, comandante in testa di intervenire contro la popolazione civile in rivolta. Il generale che la comanda dichiara la Sardegna in stato d’assedio e comincia operazioni militari contro le forze di polizia e carabinieri dell’isola. Questo dà inizio ad una reazione a catena che si propaga velocemente tale e quale in Sicilia ed in Puglia, dove reparti militari non rispondono più alla catena di comando istituzionale.

    26 maggio 2018

    Il disfacimento delle forze armate continua con la dichiarazione del Generale Augusto Biglia, comandante del Corpo d’Armata Alpino, che dichiara ad un’emitente televisiva che impiegherà le sue forze per la difesa e la sicurezza dell’Italia Settentrionale contro il dispotismo della partitocrazia delegittimata.



    27 maggio 2018

    Il Comando nord dell’Esercito Italiano richiama all’ordine il Generale Biglia, accompagnando il monito con la minaccia di distruggere le sue forze e di sottoporre l’alto ufficiale al giudizio di una corte marziale per alto tradimento. Il generale degli alpini replica che il comando è confuso su chi dovrebbe essere sottoposto a tale giudizio e conferma che il suo corpo d’armata si opporrà a qualunque tentativo di usare la forza contro la popolazione dell’Italia settentrionale oramai in aperto stato di rivolta.

    30 maggio 2018

    L’ammiraglio di Squadra Andrea Sala, comandante in capo della Marina Militare, si dimette disgustato dalla piega che stanno prendendo gli eventi, dichiarando all’agenzia di stampa Cronos che non ha nessuna intenzione di partecipare ad una guerra civile. La mossa, se da una parte è comprensibile, dall’altra pregiudica ancor di più la già compromessa catena di comando della forza armata.

    2 giugno 2018

    Le forze che ancora rispondono agli ordini del ministero della difesa, dopo quella che sembra essere stata un’affrettata ma attenta pianificazione, danno inizio all’operazione “Reset”, per riprendere il controllo delle forze armate scissioniste ed assicurare la piena sovranità dello stato sulla penisola da una parte, e limitare il più possibile i danni che possono derivare dalla temporanea perdita di controllo su alcune aree del territorio nazionale.



    2 giugno 2018 riportiamo alcune notizie battute dalle maggiori agenzie di stampa italiane nel giorno della festa delle forze armate.

    · La fregata missilistica Bergamini ed il pattugliatore d’altura Fulgosi salpano da Messina prima di essere catturate da elementi della brigata meccanizzata Aosta che dirigevano sul porto.

    · La brigata bersaglieri Garibaldi abborda la portaerei Cavour nel porto di Napoli. Equipaggio e piloti vengono arrestati ed internati nelle carceri militari sparse per il territorio sotto controllo dei governativi.

    · Un flash di agenzia della CNN riporta che sono in corso combattimenti nel centro di Roma; Nocs della Polizia di Stato ed elementi del 17° stormo incursori dell’Aeronautica , accorsi dall’aeroporto di Pratica di Mare, rifutano la resa intimata dalle forze della Brigata granatieri di Sardegna e si ritirano combattendo verso Gaeta.

    · Presso Viterbo, militari del Gruppo elicotteri Antares, inducono alla resa i colleghi del Gruppo per opererazioni speciali Aldebaran. Gli UH-90 cadono nelle mani delle forze governative.

    · La 7^ squadriglia sperimentale di F-35 riesce a decollare alla volta dell’aeroporto di Pozzuoli, evitando la cattura presso la base di Pratica di Mare, che rimane nelle mani degli scissionisti.

    · Il pattugliatore Foscari ed il sottomarino Pelosi lasciano in tutta fretta la base navale di Ancona, abbandonando nelle mani degli scissionisti il pattugliatore Staffetta.

    · La corvetta Minerva riesce ad esfiltrare dal porto di Venezia non vista, e a riparare a sud nell’Adriatico

    · Un blitz del reggimento d’assalto Col Moschin sull’aeroporto di Pisa fallisce la cattura della squadriglia di Cisterne Volanti KC 767, che riescono a decollare alla volta di Ghedi, prima che gli operatori si impadroniscano della base.

    · La brigata aeromobile Friuli, con una marcia forzata da Bologna a Venezia, cattura la fregata Maestrale ed il Cacciamine Lerici, che non rispondevano agli appelli del comandante ad interim della Marina Militare.

    · Per la prima volta vengono segnalati combattimenti di una certa violenza; sembrerebbero localizzati tra i centri di Gorizia e Pordenone. La brigata di cavalleria Pozzuolo del Friuli dà corso alle minacce proferite dal capo di stato maggiore dell’Esercito contro il generale Biglia tentando di neutralizzare la brigata alpina Julia. Gli Alpini subiscono perdite rilevanti e ripiegano verso ovest, verso gli acquartieramenti del reggimento Montecervino e della brigata Taurinense. Si tratta delle prime perdite serie in questa terribile vicenda che limitano le possibilità di rientro rapido alla normalità.

    · Fallisce un blitz del Comsubin nel porto di La Spezia per catturare il cacciamine Termoli che riesce ad eclissarsi dalle forze governative prima dell’arrivo degli incursori



    Rimanete online che qua la situazione si complica
     
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    Ultima modifica: 17 Dicembre 2017
  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    4 giugno 2018, Altamura Puglia. Caserma del 7° reggimento bersaglieri ore 06:00

    Il Tenente Ludovico Postuma si stava preparando frettolosamente al Briefing reggimentale che si sarebbe tenuto da lì a poco presso l’autorimessa del battaglione, dove erano alloggiati i veicoli da combattimento Freccia, ed il resto dell’armamentario. L’atmosfera era di assoluta fretta, mista ad ansia per le novità dei due giorni passati che avevano fatto discendere una specie di incubo su tutti. Le notizie fino ad adesso erano tutt’altro che chiare, ma si sapeva con certezza che erano avvenuti scontri armati tra diversi reparti operativi a Roma ed al confine con la Slovenia. Il Colonnello Mario Zunino, comandante del reggimento aveva ordinato che tutti gli ufficiali pertecipassero a questo briefing mattutino in maniera da rendere tutti quanti edotti sulla situazione corrente. Il Postuma ed il sottotenente Relli dovevano partecipare in rappresentanza del 17° plotone bersaglieri della 40^ compagnia Tigri.

    L’atmosfera all’interno dell’autorimessa era greve, ed era tutto un vociare piuttosto rumoroso; erano presenti tutti gli ufficiali comandanti, escluso lo stato maggiore del battaglione e del reggimento. Al Postuma questo ordinamento di avere un reggimento con un solo un battaglione, non era mai stato veramente chiaro, fino a quando un compagno di corso all’accademia ben più intellettuale di lui, non gli aveva spiegato che era l’italico modo di mantenere in servizio tutti i colonnelli, ed i loro stati maggiori, pur riducendo il numero delle brigate dell’esercito. C’erano le brigate, c’erano i battaglioni, e di tutti i colonnelli ed altri burocrati d’ufficio cosa ce ne si poteva fare ? Soluzione mantenerli tutti a libro paga; mica si può interrompere con la tradizione tutta italiana di avere 5 colonnelli per ogni soldato semplice. Ora, al nostro Postuma tutto ciò non riguardava; lui aveva il suo; SUO plotone di bersaglieri e questo gli bastava. Quando e se fosse mai arrivato a grado di colonnello, come il suo bisnonno nella seconda guerra mondiale, si sarebbe visto. A lui bastava mantenere alto l’onore militare della famiglia, da secoli servitori nelle truppe pesanti della penisola, anche e ben prima dell’unità d’Italia.

    All’entrata degli stati maggiori di battaglione e reggimento, tutti si alzarono in piedi e si misero sugli attenti. Il Ten Col Giulio Mandrago, montò sulla pedana per iniziare il briefing.

    Sgnori, cominciava il tenente colonnello, per cortesia state comodi e sturatevi bene le orecchie; non abbiamo molto tempo e ho diverse cose da dirvi. Il neo costituito comando sud dell’Esercito Italiano ha preso il comando della nostra brigata, della brigata Sassari in Sardegna e della brigata Aosta in Sicilia. Non ci è ancora chiara la struttura del comando supremo così come è stato modificato, ma pare che il Generale Biglia, comandante del corpo d’armata alpino sia stato promosso a capo di stato maggiore di tutte le forze armate italiane. Ci sono alcuni reparti che non si sono conformati a questa nuova catena di comando, ed il compito nostro, così come quello di tutte le altre forze e quello di facilitare la transizione di queste forze, diciamo così; recalcitranti. Le operazioni in corso sono molteplici e nemmeno io sono a conoscenza del quadro generale, ma ho ricevuto i miei ordini dalla brigata ed intendo eseguirli senza alcuna esitazione.

    Il nostro compito è la neutralizzazione della base aerea di Gioia del Colle, dove pare che uno dei gruppi aerei di stanza nell’installazione non intenda conformarsi agli ordini dei comandi superiori dell’aeronautica. La brigata mi ha assegnato il compito di neutralizzare con qualuunque mezzo queste forze, e per me qualunque mezzo significa una sola cosa: se è possibile ragionare con questi dissidenti, tanto meglio; altrimenti li attaccheremo e li distruggeremo prima che possano far decollare i loro piccioni alla volta di chissà quale aeroporto. In questa operazione, la velocità e la decisione nell’esecuzione sono importanti più di ogni altro fattore.

    Ci risulta la presenza di un battaglione ridotto di forze terrestri dell’aeronautica sull’obiettivo. Queste forze devono essere messe in condizione di non nuocere e poi occorre catturare o neutralizzare in qualunque modo il personale pilota del gruppo aereo suddetto. Ammirate qui una fotografia degli aerei in dotazione al reparto da neutralizzare (proietta una foto di un Eurofighter fermo su una piazzola manutenzione). Ho fatto preparare una copia di quest'immagine da distribuire fino al livello di comando di squadra. Mi preme particolarmente che i vostri uomini si imprimano bene in mente quali sono i velivoli obiettivo, perché esiste un altro gruppo aereo presente sulla base (proietta una foto di un Tornado IDS) che però ha deciso di seguire gli ordini del comando. Pare, ma non è una notizia confermata, che questo personale sia stato messo in stato di arresto all’interno della base. Naturalmente nostro compito è anche quello di recuperare questo personale ed i suoi aerei.

    Ora tenete ben presente che l’intero reggimento partecipa a questa operazione. Il comando brigata l’ha scelto come reparto più idoneo alla configurazione ed agli obiettivi della missione. La 40^ compagnia si occuperà dell’azione dinamica vera e propria, la 38^ si occuperà del perimetro di sicurezza intorno all’installazione, mentre la 39^ costituirà la riserva di pronto intervento, nella malaugurata ipotesi in cui qualcosa vada storto, oppure che sia necessario avere più forze per l’assolvimento del compito assegnato.

    Prima di lasciarvi ai vostri comandanti di compagnia, voglio dirvi ancora un paio di parole: noi siamo soldati e non ci occupiamo di politica. Abbiamo una catena di comando ed abbiamo giurato di difendere la costituzione repubblicana contro chiunque la voglia calpestare illegittimamante. Il mio generale mi dice che c’è un tentativo in atto di sovvertire la costituzione repubblicana e che parte delle forze armate sono complici di questo progetto. Per quanto mi riguarda, non devo sentire altro. Il mio Generale comanda, ed io eseguo. Invito tutti voi a far capire bene questo concetto ai vostri dipendenti.

    Il Postuma era più confuso adesso di quando era entrato nell’autorimessa, puzzolente di pneumatici e carburante, una cosa però l’aveva chiara: la sua compagnia, la 40^ era destinata alla parte pruriginosa dell’operazione. Visto che Filzi era solito mettere il suo 17° in testa alla compagnia, questo significava che doveva ben drizzare le orecchie nel prosieguo del briefing. Il Capitano Giacinto Filzi, venticinquenne cazzutissimo ufficiale dei bersaglieri si rivolse ai suoi comandanti e vicecomandanti di plotone. Srotolò una fotografia aerea della base aerea di Gioia del Colle e guardò negli occhi tutti i suoi uomini come usava sempre fare per avere l’implicito consenso a cominciare. Il Tenente Grasso, comandante del 16° plotone bersaglieri non resistette oltre e chiese a bruciapelo al capitano cosa stesse succedendo, e qual’era la natura del complicato discorso del colonnello.

    Avete seguito tutti i telgiornali ragazzi; Il movimento per il rinnovamento ha stravinto le elezioni ed i politici vogliono metterli nell’illegalità. Ma non hanno nessun potere per farlo; non sono stati eletti. Hanno per una volta di troppo cercato di cincischiare con cavilli e burocrazie varie da corridoio di palazzo. Solo che stavolta il paese ha reagito. Molti dei papaveri alti hanno preso posizione ed hanno schierato le forze armate, tra cui noi. Altri papaveri pensano invece di rimanere dalla parte dei cincischiatori ed hanno schierato le loro forze armate di conseguenza. Non ci vuole un laureato per capire che questi due gruppi di forze sono adesso tra di loro...come dire...contrapposti? Il Leader del movimento, Grazino si è posto a capo del governo italiano voluto dai cittadini, mentre gli altri sono ancora a capo del governo italiano precedente.

    Cristo, interveniva il comandante del 18° Tenente Liguori, ma questa è la guerra civile!

    Non è detto, rispondeva Filzi. Se riusciamo a bloccare le forze “Rosse” prima che possano diventare ingenti e pericolose...

    Ma sappiamo quante sono le forze Rosse e quante le Blu, si intrometteva il Postuma.

    Non ancora, replicava Filzi, ma non ci vorrà molto per scoprirlo.

    E se dovessero essere molto più numerose di noi?

    Non credo proprio, Qua al sud abbiamo tre brigate, le due alpine a nord fanno cinque. Ho sentito dire che anche il reggimento S. Marco della Marina a Brindisi si è allineato con noi.

    Si ma se noi abbiamo cinque brigate, significa che gli altri ne hanno sei; l’esercito non ha undici brigate? Domandava perplesso il Postuma.

    Si, ma ci sono i reparti minori, e non sono neppure certo che tuttte le altre brigate siano dall’altra parte; vi ho solo detto quali sono dalla nostra, replicava il capitano.

    La cavalleria sicuramente è dall’altra parte, interveniva il Tenente Liguori, comandante del 18°; ha attaccato la Julia in Friuli e l’ha mezza sconquassata; da qui non ne viene fuori nulla di buono ragazzi, credete a me.

    Oh Signori!! Vediamo di finirla con le stronzate, tagliava corto il capitano Filzi, abbiamo la nostra missione ed i nostri ordini. Tutti si concentravano sulla foto dell’obiettivo.

    Il comandante ha detto che noi abbiamo l’attacco primario. Il mio piano è di avanzare con un plotone, il suo tenente Postuma, qui fino all’ingresso della base e di mantenere gli altri due a cuneo basso qui e qui. Io insieme al Freccia del Tenente Lauro sarò qui alle spalle del 17°. Vi presentate alla carraia ed ottenete la resa dell’opposizione. Date due minuti per conferire con il comando della base e poi fate irruzione. Obiettivi primari sono gli acquartieramenti del personale pilota qui, e qui. Una volta che siete dentro, il 18° Plotone trafilerà per la sinistra qui, e si porterà sulla pista della base per bloccarla. Da questa base non decolla nessuno sono stato chiaro? Se c’è resistenza, azione libera di tutte le armi a fuoco diretto di bordo ed appiedate, se dovete appiedare. Quando la missione è completata. Il 16° prende in consegna gli aeroplani e li trasferisce al personale pilota amico. Domande? Una serie di faccie inespressive.

    Mi raccomando la massima attenzione se c'è la presenza di traffico civile e mantenete la testa a posto. Ci muoviamo alle 11:00
     
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  3. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Vecchia Fabbrica del Lingotto, Torino , 4 giugno 2018, ore 08:00

    In una non troppo elegante sala riunioni del palazzo del Lingotto nella storica città di Torino, capitale provvisoria del governo italiano di unità nazionale, Gianni Grazino, il suo ministro degli esteri Massimo Cacciani, una graziosa interprete italiano-inglese, ed un paio di stenografi, attendevano i loro ospiti ridendo e scherzando, nel limite del possibile che la situazione consentiva. Il capo di stato maggiore delle forze Rosse, come erano state battezzate un po’ ironicamente dallo stesso Grazino le forze armate del governo di unità (anche questo nome scelto un po’ ironicamente), era pure presente, ma silente.

    Piuttosto puntuali, alle 08:15 gli ospiti venivano introdotti nella sala. Il negoziatore dipendente dal consolato americano di Milano Phillip Noare, accompagnato da una figa lunare dell’ambasciata americana a Roma e da uno striminzito staff di portaborse, salutò cordialmente i rappresentanti del governo di unità. Fuori dal palazzetto, ed intorno al recinto della vecchia sede della FIAT, una compagnia di alpini in assetto da guerra si occupava della sicurezza. Della protezione vicina delle personalità politiche, italiane ed americane, si occupava una squadra del reggimento Montecervino affluito in tutta fretta da Verona, e una sezione di tagliagole del secret service americano.

    Esauriti i convenevoli ed i cioccolatini, i leader prendevano posto nelle loro poltrone, assistiti da interpreti e portaborse, occorre dire, per una volta, più americani che italiani.

    Gianni Grizino prendeva la parola affabimente, nel suo consueto stile rilassato, assistito in tempo reale dagli interpreti.

    Quale buon vento vi porta a voler conferire con tanta urgenza, sorrise il nostro in maniera tutto sommato sincero all’indirizzo degli interlocutori.

    Ammetterà Mr. Grazino che la situazione nel suo paese è come minimo...come dire...complicata?

    Il vostro interesse è per così dire...consolare?

    No; è presidenziale.

    Non mi pare di avere avuto notizie da parte del vostro presidente, replicò Grazino, sempre con un credibile sorriso.

    Diciamo che il Presidente degli Stati Uniti di solito i contatti li ha con rappresentanti ufficiali dei governi stranieri.

    Mi sta dicendo che il mio governo non è ufficiale?

    Non si capisce ancora Mr. Grazino.

    Come mai ?

    Beh...non sono al corrente d tutte le vicende, ma il Presidente del Consiglio dice che le elezioni sono state viziate da gravi irregolarità e che c’è stata l’influenza nelle stesse elezioni di potenze straniere avverse all’alleanza NATO.

    Ammesso che questo sia vero, lo stesso si può dire delle elezioni nel vostro paese.

    La prego di ripetere!?, il negoziatore americano disse alla super figa interprete dopo aver ascoltato la traduzione. L’interprete ripetè la corta stringa di parole di Grazino.

    Ho letto bene tutte le informazioni in possesso del governo americano su di lei, Mr. Grazino; lei ha reputazione di parlare chiaro.

    Infatti; sono un pessimo diplomatico. Ora gradirei se lei potesse dirmi in tutta sincerità quali sono le preoccupazioni del suo governo. Io sono una persona pragmatica e sopratutto quando lavoro, l’ego lo lascio fuori dal cancello, ragion per cui farò finta di non vedere che al capo di un governo straniero, si presenta a negoziare un funzionario consolare, senza offesa. Ciò non di meno, e vista la massima attenzione che il mio governo dà all’atteggiamento del suo, sarebbe bene se potessimo parlarci con la massima franchezza e trasparenza fin da subito. Credo che così facendo potremo costruire una relazione di reciproca fiducia.

    Il diplomatico americano sorrise e si concesse una pausa di riflessione di qualche secondo. Poi riprese la parola.

    Il segretario di stato mi ha incaricato di sondare la situazione presso la sua rappresentanza politica. E’ naturale che il mio governo sia molto preoccupato per gli sviluppi della situazione nel suo paese. E inutile che le ricordi quanto vitali siano gli interessi degli Stati Uniti in Europa e soprattutto nel Sud Europa e nell’area mediterranea.

    Fu la volta di Grazino adesso di concedersi una pausa per raccogliere i suoi pensieri.

    Lei può informare il suo govverno che qui c’è stato un colpo di stato da parte delle forze politiche che hanno miseramente perso le elezioni. Non abbiamo ancora la vostra grazia di ammettere la sconfitta come ha fatto il partito democratico nel suo paese. Qui i politicanti rimangono attaccati alle poltrone con la colla superattack fino a che la morte naturale non li coglie. Questa volta però hanno esagerato e sono riusciti a far imbufalire (l’inteprete incespica in questa traduzione) anche i militari. E lei è un uomo di mondo e lo sa; quando si arrabbiano anche i militari...

    Abbiamo un quadro sommario e non preciso le confesso della situazione sul campo, ammise Mr. Noare, ma secondo la NSA non si prospetta nulla di buono.

    Posso dirle che noi siamo intenzionati questa volta ad andare fino in fondo. Abbiamo vinto legalmente il diritto a proporre un’alternativa a questo paese e lo faremo.

    Si rende conto che rischiamo una nuova Jugoslavia? Chiese allarmato il negoziatore USA

    Con tutto il rispetto Mr. Noare, la ex Jugoslavia era la ex Jugoslavia; questa è l’Italia. Lei ce li vede gli Italiani a tagliare le gole ai civili ed a fare pulizia etnica?

    Lei ce li vede? Incalzò Noare

    Io le dico che qua non c’è nessun problema etnico. C’è un problema di legittimità politica. Il paese è allo stremo dal punto di vista economico e sociale ed ha bisogno di rimboccarsi le maniche.

    Con una guerra ?

    Se necessario! E se gli sconfitti nelle urne non mollano le poltrone. Rsispose serio l'Italiano.

    Per quanto riguarda la scurezza delle forze militari americane in Italia?

    Deve farlo chiedere ai rappresentanti del governo illegittiomo. Per quanto riguarda me, tali forze sono sempre garantite dagli accordi NATO e dal trattato di pace del 1947, sempre che rimangano strettamente neutrali.

    E se il mio governo prendesse posizione per il campo avverso?

    Per quanto riguarda me, le forze americane rimarrebbero in sicurezza anche in questo caso, a meno che non partecipino direttamente ad eventuali scontri, nel qual caso, la loro sicurezza sarebbe nelle loro stesse mani, che mi risultano essere molto capaci dal punto di vista militare.

    Voglio essere estremamante franco anche qui con lei Mr. Noare, proseguiva Grazino; anche se voi decideste di appoggiare politicamente o militarmente il governo illegittimo, le garantisco che io no avrei nessuna animosità contro il governo americano. Certo preferirei che i governi stranieri stessero fuori dalle vicende interne del mio paese ma so che questo è impossibile. Noi rappresentiamo l’espressione democratica più alta inquesto momento che lei possa trovare in Italia. Non so più quanto agli Stati Uniti interessi la democrazia oggi giorno, ma se ancora gli interessa, noi siamo presenti ed in piedi.

    Poi il negoziatore americano, se ne partì a bruciapelo con una bomba:

    Voi avete ricevuto appoggio o aassistenza da parte del governo Russo?

    Per nulla impressionato Grazino aveva la risposta pronta.

    Diciamo che il governo russo simpatizza con noi.

    Questa è una questione della massima gravità rispose serio Noare.

    Lo immaginiamo, ma abbiamo avuto il sospetto dall’inizio che il suo governo ci avrebbe trovati antipatici.

    E lei quest’impressione da dove la ricava?

    Dal fatto che siamo un ennesimo elemento di disturbo all’ordine costituito, una specie di via di mezzo tra la Libia quando ha minacciato di creare un sistema monetario africano in ORO, e la Gran Bretagna, quando se n’è uscita dall’Unione Europea. Il punto è che io non darò a voi nessun appiglio per far fare la fine a noi che avete fatto fare alla Serbia o a tutti quelli che vi turbano l’ordine costituito.

    In guerra, caro Grazino, non si può mai sapere quello che succede.

    Vorrà dire che ce la vedremo sul campo mediatico. Sarà difficile far passare noi come dei semplici cattivi Mr. Noare. Non sottovaluto la capacità propagandistica dei suoi servizi di informazione e di stampa, ma la prego di non sottovalutare i nostri.

    Lei è in grado di assicurare l’incolumità dei cittadini americani residenti in Italia ?

    Non se vengono a trovarsi in zone a rischio. Posso garantire però ogni sforzo ed ogni collaborazione per evacuarli in caso di necessità o di richiesta del suo governo; abbiamo tutte le intenzoni e le forze adatte a farlo.

    Tornando ai suoi rapporti col governo russo.

    E mia opinione personale, e posso ovviamente sbagliarmi, che il governo russo abbia una visione più realistica ed equilibrata della situazione generale europea di quanta ne abbia il suo governo. Detto questo il Presidente Gulishenko si è impegnato a fornirci aiuti in materie prime e rifornimenti umanitari e militari in caso di bisogno. E come lei sa, soprattutto in tempi di tempesta gli aiuti non si rifiutano mai.

    Così facendo lei porta il suo paese sull’orlo dell’abisso.

    Puo essere. Ma è mia precisa responsabilità fare delle scelte, che sono ovviamente influenzate dagli stimoli esterni. Se mi permette credo che il suo governo sia troppo interessato alla conservazione dello status quo a qualunque prezzo. Noi rappresentiamo un futuro che se sopravive, non è detto sia così male per gli Stati Uniti d’America e per gli intressi che rappresentano.

    Di quali interessi sta parlando ?

    Questo lo sa meglio lei di me. La mia risposta su questo punto sarebbe necessariamente imprecisa.

    Conscio di aver raccolto le informazioni minime che i suoi capi gli avevano ordinato di raccogliere, il negoziatore consolare americano, si congedava dall’incontro promettendo che vi sarebbero stati ulteriori contatti e raccomandandosi di tenere aperti il più possibile i canali di comunicazione. In questo non poteva non trovare il massimo accordo di Gianni Grazino e del suo staff.

    This son of a bitch; will give us hell...commentò Noare ad uno dei suoi collaboratori sulla via alle limousine.
     
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  4. PPCT

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    Seguo con molta attenzione:ninja:
     
  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    E' proprio quello che voglio sentire !
     
  6. Prostetnico

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    "Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente"
     
  7. Rio

    Rio

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    E' quello che avevo pensato anch'io :)
    Mi aspetto una dura presa di posizione del presidente americano contro Giuseppe Cicala, vera guida del movimento, e un avvicnamento verso Vasijli Tinpu, presidente russo
     
  8. PPCT

    PPCT

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    Questo anagramma è stupendo:ROFLMAO:
     
  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    no, no; la vera guida del movimento è proprio Gianni Grazino.
     
  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    4 giugno 2018 rapporto sul combattimento sostenuto dal 1° plotone/4^ compagnia/10 battaglione/7° reggimento bersaglieri/Brigata Pinerolo.



    Attenzione comando del 10° battaglione Bezzecca/7° reggimento bersaglieri

    Relatore Ten Ludovico Postuma comandante del plotone

    Oggetto: missionne operativa conquista obiettivo sensibile nemico e cattura asset strategici Gioia del Colle.



    Nel primo pomeriggio del 4 giugno 2018, in località Gioia del Colle Puglia, il mio plotone veniva assegnato come unità di primo scaglione nell’attacco all’aeroporto Antonio Ramirez, base di un gruppo aereo che aveva abbracciato la causa dell’alleanza. Tempo sereno e soleggiato, visibilità ottima, temperatura 28 gradi al momento dell’inizio dell’azione. Il motivo della missione operativa era la presenza sulla stessa di un secondo gruppo di caccia che si era schierato dalla parte del governo di Roma.

    Il compito del plotone era chiaramente statuito nell’ordine di operazione:

    Penetrare con forze preponderanti all’interno dell’aerobase.

    Bloccare le piste di decollo con due veicoli Freccia, in maniera da impedire il decollo degli aerei nemici.

    Indurre alla resa il prima possibile la squadra (stimate tre o quattro sezioni e tre veicoli leggeri) di fucilieri dell’aeronautica che presidiava la base dal nostro lato di attacco.

    Catturare o distruggere gli aeroplani nemici in oggetto.

    Al mio plotone veniva assegnata in rinforzo una sezione di genieri ed un carro pioniere Leopard per la penetrazione attraverso il muro di cinta dell’obiettivo, con lo scopo di facilitare l’irruzione delle forze nell’aerobase. L’unità assegnata proveniva dall’ 11° reggimento guastatori della brigata Pinerolo.

    L’avvicinamento all’obiettivo si compiva senza particolarei problemi. Il comando di compagnia costituiva avanguardia del complesso d’attacco, la 1^, 2^ squadra, ed il comando di plotone costituivano il grosso, e la 3^ squadra, unitamente alla sezione genieri, costituivano la retroguardia del reparto.

    Immediatamente il capitano Filzi con il suo Freccia comando attraversava il campo di tiro della porta carraia della base con il duplice scopo, che mi segnalava via radio, di arrestare il traffico dei veicoli civili nel senso opposto di marcia della carreggiata, e quello di costituire una posizione di vigilanza nei confronti degli elementi nemici che si sarebbero presentati al combattimento lungo il muro di cinta appunto alla sinistra dell’ingresso della base. La mossa aveva naturalmente l’effetto di mettere in allarme il nemico che presidiava la porta carraia con almeno una sezione di fucilieri

    Il capitano, con mia notevole sorpresa, non si peritava di parlamentare con gli elementi nemici presenti alla carraia, come in fase di pianificazione ad Altamura era stato stabilito, bensì apriva senz’altro il fuoco con la mitrtagliatrice coassiale del suo freccia senza alcun avvertimento mentre attraversava lo specchio visivo della porta carraia. Dal mio mezzo che seguiva quello della 1^ squadra potei osservare due militari della difesa della base, abbandonare la carraia di gran corsa e rifugiarsi dall’altra parte del muro di cinta.

    Al contempo notavo un gruppo di civili transitanti a gran velocità, spaventati dal fuoco del veicolo del capitano Filzi, sul marciaiede opposto della strada provinciale. Il gruppo era costituito, da quanto potevo vedere io di sfuggita, da un certo numero di adolescenti, in maggioranza ragazze, alle quali segnalavo immediatamente di allontanarsi e/o di entrare negli edifici antistanti la provinciale.

    Vista la piega che prendevano gli avvenimenti, ordinavo di iniziativa le seguenti misure ai seguenti elementi da combattimento:

    Alla prima squadra di fare immediatamente irruzione attraverso la carraia rimasta momentaneamente incustodita e di lanciarsi sulla pista di atterraggio della base.

    Alla sezione genieri di demolire il muro di cinta ad una cinquantina di metri dalla carraia stessa

    Alla terza squadra ed alla seconda di disposrsi l’una a copertura della forza di irruzione e l’altra di mettersi sulla sua scia per la prosecuzione dello sforzo offensivo.

    Mentre questi ordini venivano eseguiti, vedevo la 1^ squadra scomparire all’interno del reticolato della base. Il Sergente Vaini, capocarro del freccia di testa mi comunicava via radio qualche minuto dopo di essere riuscito a trafilare fino alle pista senza incontrare alcuna resistenza. Parimenti ricevevo un rapporto da parte dei genieri che veicoli lince nemici abbandonavano il complesso principale dell’acquartieramento delle truppe nemiche, caricando con loro uomini ed armi per dirigersi al muro di cinta.

    Si accendeva quindi un conflitto a fuoco quando la terza squadra ingaggiava col cannone di bordo e con la coassaile un nucleo di fanteria nemica che si disponeva in posizione di tiro lungo il muro di cinta; queste forze venivano eliminate come sorgente di fuoco a diposizione del nemico.

    Nonostante i rapporti dell’ufficiale alle informazioni del reggimento che escludevano la presenza di armi anticarro a disposizione delle forze nemiche, le sezioni da combattimento dei fanti dell’aria potevano disporre di mitragliatici pesanti a bordo dei veicoli Lince, che mettevano senz’altro in azione una volta arrivati detti veicoli al muro perimetrale di cinta. Il nemico separava i nuclei di fucilieri dai veicoli, lasciando solamente un uomo a bordo di questi per azionare le Browning pesanti dei veicoli.

    La mossa si rivelava azzaccata, perché mentre il freccia della seconda squadra manovrava per entrare anche lui dalla porta carraia e prestare ausilio alla prima squadra che aveva si raggiunto gli obiettivi ma risultava pericolosamente isolata dal grosso delle nostre forze, veniva colto sul fianco dal fuoco calibro 12.5. dopo aver incassato un certo numero di colpi, il veicolo esplodeva davanti ai miei occhi avendo probabilemte alcuni proiettili penetrato il comparto portamunizioni del veicolo. Rimaneva ucciso il Bersagliere Luca Fregoni e gravemente ferito il caposezione caporale Andrea Relli. Il Cannoniere Giovani Giovale riportava ustioni leggere ma poteva, insieme alla maggioranza della squadra imbarcata abbandonare il veicolo con successo sotto il fuoco di copertura del mio veicolo e di quello del capitano Filzi. Era proprio il capitano che colpiva uno dei Lince con il cannone principale di bordo danneggiandolo ed interrompendo momentaneamente il suo fuoco.

    Decidevo a questo punto di prendere personalmente l’iniziativa, in quanto la battaglia era pericolosamente in bilico ed il freccia del Sergente Vaini era esposto, isolato com’era sulla pista di decollo della base, a pericoli tanto maggiori quanto noi avessimo ritardato nel portargli rinforzi. Decidevo quindi sotto la protezione del freccia della 3^ squadra di portarmi senz’altro avanti per assolvere al ricongiungimento con la 1^ squadra. Mentre ordinavo alla 3^ squadra di irrompere nella base attraverso il varco aperto dal Leopard dei genieri, mi risolvevo a manovrare il mio veicolo attraverso l’entrata principale per ricongiungermi a Vaini. Subito prima di abbandonare la sua postazione di tiro, il comandante della 3^ squadra mi comunicava di avere centrato con una raffica di cannone l’altro lince nemico, distruggendolo; mi comunicava pure il sergente Orlando, di aver visto il mitragliere abbandonare apparentemente illeso la carcassa del veicolo nemico. Rincuorato da queste notizie, mi accingevo senz’altro a far manovrare il mio freccia verso l’entrata principale. Disgraziatamente quello che credevamo essere un lince disattivato – quello che sparava dalla destra della carraia – aveva solo momentaneamente sospeso il tiro a causa del fuoco subito ad opera del veicolo del capitano Filzi. Decideva il nemico di ricominciare a sparare non appena il mio Freccia, in manovra gli presentò il fianco sinistro. Gli effetti di questo fuoco furono identici a quelli che avevano portato alla perdita del Freccia della 2^ squadra: la corazza laterale cedette e schegge incandescenti penetrarono nei vani interni, causando anche in questo caso la detonazione delle munizioni da 25mm stivate nel veicolo. Venivano feriti in maniera grave il mio pilota ed il sottotenente Mancuso, addetto al pronto soccorso del plotone. Insieme agli atri membri dell’equipaggio del mezzo, ed al Sergente Maggiore Arrigoni, riuscivamo fortunosamente ad abbandonare il veicolo che cominciava a bruciare, con pericolo di ulteriori esplosioni.

    A questo punto perdevo il controllo della battaglia, né potei informare di questo il Capitano Filzi, che per nostra fortuna poté rendersi conto da solo dell’accaduto, avendo in linea di visuale i due Freccia distrutti davanti alla porta di ingresso. La visibilità cominciava a farsi difficile col fumo dei veicoli distrutti da una parte e dall’altra e i capicarro dei mezzi superstiti nostri rientravano in torretta per avvalersi dei sensori infrarossi.

    Mentre cercavo di portare in salvo i miei feriti al di là della strada al riparo di alcuni edifici, dopo un paio di minuti di incedere incerto a causa delle difficoltà di trasporto date dalle condizioni di entrambi, venni raccolto dal Freccia del Capitano Filzi, che aperte le porte posteriori ospitava me ed il mio gruppo sul suo veicolo. Mi comunicava in quel momento che l’azione era stata interrotta ed il Freccia della prima squadra recuperato insieme al Leopard geniere. Il nostro attacco era stato respinto.



    Considerazioni:

    Occorre richiamare l’attenzione sulla fragilità del veicolo freccia al fuoco laterale delle MG pesanti, calibro contro il quale la casa costruttrice assicurava invece la resistenza.

    Buona d'altra parte la compartimentazione antiesplosione del veicolo che ha permesso di limtare le perdite una volta che esso è stato penetrato.

    Occorre migliorare l’addestramento del plotone alla manovra sincronizzata avanzamento/fuoco di copertura che non si é sempre rivelata a posto.

    Si fa notare anche che in questo combattimento, il veicolo Lince si è rivelato molto resistente al fuoco frontale da 25mm confermando le eccellenti doti antibalistiche di questo veicolo.
     
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    Ultima modifica: 23 Dicembre 2017
  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    11 giugno 2018 riepilogo delle oprazioni dell’Alleanza per l’Italia Libera

    · La brigata alpina Julia si ritira combattendo lungo la pianura padana per evitare l’accerchiamento ad opera dell’Ariete e della brigata aeromobile Friuli che la pressano rispetivamente da Trento e da Venezia.

    · Alla brigata Taurinense viene ordinato di assicurare in ogni caso il possesso di Torino e del suo aeroporto dove sono in procinto di trasferirsi i principali reparti dell’aeronautica dell’alleanza.; ed infatti nella giornata del 10 affluiscono all’aeroporto di Caselle Torinese la squadriglia delle cisterne volanti, il 6° stormo Tornado proveniente da Ghedi ed il gruppo squadroni Altair equipaggiato con elicotteri d’attacco Mangusta. L’aroporto di Ghedi era oramai intenibile e minacciato da vicino dai carri dell’Ariete.

    · Con il ripiegamento della Julia, il Generale Biglia si rassegna a lasciare al governo di Roma il ricco nord est. Il comando dell’alleanza annuncia che nuclei del reggimento Montecervino si sono lasciati superare dalle forze nemiche ed organizzeranno la resistenza della popolazione civile nel nord est, che è schiacciantemente a favore dell’alleanza.

    · Silurato il comandante dell’Aeronautica dell’Alleanza Vincenzo Grizzoni; il 4° stormo Eurofighter in volo di trasferimento da Pratica di Mare a Caselle, è stato decimato dai missili Hawk della base aerea di Pisa e dall’intervento dello Stormo gemello colà basato. Sembra che l’alleanza abbia perso tredici aviogetti contro i due del governo di Roma. Il disastro è stato dovuto alla scorretta pianificazione della missione, il che ha portato alla destituzione del generale Grizzoni. All’alleanza rimarrebbe una sola squadriglia operativa di Eurofighter.

    · Colpaccio gobbo della marina dell’alleanza; il Reggimento S.Marco organizza un’incursione su Taranto. Nonostante le forze navali governative erano pronte all’evacuazione, il Cacciatorpediniere De La Penne cade nelle mani dell’Alleanza, l’equipaggio arrestato ed internato. La nave da sbarco S.Marco ed il pattugliatore d’altura Bersagliere riescono a salpare prima di essere catturati, ma questo da origine alla:

    · Battaglia Navale di Capo Rizzuto, quando il modernissimo Cacciatorpediniere Andrea Doria viene fatto uscire da Messina per scovare ed intercettare le forze navali governative in fuga da Taranto. C’è uno scambio di missili terra terra Otomat, ma nessuno va a segno. In più, il Contrammiraglio Lazard, comandante del Doria è preoccupato per la presenza in mare della Task Force Bergamini, composto dall’omonima fregata e dal pattugliatore Cigala Fulgosi. Il contrammiraglio opera sotto stringenti ordini di conservazione delle sue forze, che devono essere risparmiate per la difesa dei convogli di aiuti che cominceranno presto ad affluire dai paesi che appoggiano l’alleanza.

    · L’alleanza termina la settimana con l’occupazione di Cagliari, della base aerea di Elmas e la cattura dei Pattugliatori ATR-72 della Marina e molto più importante del sottomarino Todaro, modernissima unità della classe 212. Con questo i l’alleanza rafforza la presa su tutta l’Italia meridionale ed insulare.

    · L’aviazione leggera dell’esercito dell’alleanza organizza un’operazione di ricerca e soccorso per gli operatori del 17° stormo incursori e del reparto antiterrorismo della Polizia di Stato, schieratisi con l’alleanza. L’obiettivo di questa operazione è portare queste forze sperdute negli appenini centrali dopo la loro rocambolesca fuga da Roma a territori controllati dall’alleanza.

    · Al largo di Pescara, si consuma l’abbordaggio del Pattugliatore Staffetta, che viene intercettato e costretto alla resa dopo breve cannoneggiamento dalla Corvetta Minerva. Il Pattugliatore ex allenaza tentava di sfuggire da Ancona, dove era dislocato, alle basi meridionali dell’alleanza.



    Rimanete in linea per il proseguio delle operazioni alleate e la situazione del plotone del Postuma. Il 7° Bersaglieri è stato dislocato in posizioni difensive tra Foggia e Bari, con alla sinistra la brigata meccanizzata aosta che ha attraversato lo stretto di Messina. L’alleanza cerca di creare un’enclave inespugnabile nell’Italia Meridionale, e di avviare nel contempo la guerriglia al nord. C’è preoccupazione per le brigate alpine, materiale umano preziosissimo per l’alleanza che mantengono l’ultimo baluardo dell’alleanza in Italia Settentrionale: Torino. La popolazione al nord è però molto ostile alle forze governative. Occorre vedere cosa succederà.
     
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  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Aeroporto di Gioia del Colle 12 giugno 2018 08:00

    Torre, Golf Leader richiede clearence per decollo, over
    Package Golf; qui torre; autorizzati al decollo pista 287, siete secondi in linea volo dopo DIO, over
    Roger torre procediamo.

    Il Package d’attacco, formato da sei Panavia Tornado IDS agli ordini del Maggiore Amanda Ardito, sibilava sulla taxiway di collegamento uno per la pista di decollo della base di gioia del Colle, ora saldamente nelle mani dell’alleanza, dopo che le forze governative erano riuscite ad evacuare la loro roba senza rimetterci nessuna penna. Dalla bretella opposta proveniva il Gulfstream 560 AEW - appellattivo DIO - assegnato al supporto, comando e controllo della missione .

    Golf Leader a tutti; attendiamo; tenersi pronti a rullaggio; siamo secondi in linea; la voce al di sopra del sibilo degli R-199, attutito dai caschi di volo e dai canopy già chiusi, giunse chiara a tutti i Tornado.

    Golf Leader; qui Torre Autorizzati al decollo, vento 4 nodi al traverso da est.

    Roger torre; ci muoviamo. Il sibilo dei turbofan, salì di due ottave mentre i Tornado del Maggiore Ardito, in fila per due, svoltavano a sinistra, dalla bretella alla testata della pista 289. Gli aviogetti si disponevano pronti per decollare, con l’aria tipica da miraggio dietro ad ognuno di essi, provocata dal deflusso dei gas di scarico. Tutti fecero un ultimo check airelons e timoni.

    Golf Leader a tutti, postocombustione; rilasciare al mio mark, 5, 4,3,2,1, rilasciare!

    Come un sol velivolo, i sei bombardieri si avventarono sulla pista, con un boato terrificante e con non meno impressionante acelerazione, nonostante fossero tutti al limite della loro capacità di carico. I Tornado erano tutti armati col pieno carico di 3 bombe da 1000 libbre Paveway, oltre a due AIM-9x per aeroplano ed i serbatoi supplementari grevi di carburante. Completava la dotazione un designatore laser TIALD per la guida delle bombe.

    Nella perfetta e soleggiata mattinata d’estate, a bordo del Gulfstream, il comandante in capo dell’Aeronautica dell’Alleanza, Generale di Divisione Aerea Giacomo Ponti, cominciava ad estrarre informazioni dal suo complemento di controllori radar.
    Il Generale parlava solamente con un colonnello coordinatore, perché gli addetti alle postazioni non potevano essere distratti.

    Il nostro amico è sempre in posizione? Chiese il generale al suo collaboratore.

    Semper Fidelis, rispondeva quello; l’amico in questione era uno degli Hawkeyes della 6^ Flotta americana, che aveva fatto affluire in tutta fretta una portaerei dall’Atlantico data la crisi profonda in cui il Mediterraneo si era venuto a trovare. L’E-2 era una costante sul cielo immediatamente a sud di Napoli da almeno due settimane ormai, tanto e vero che l’Aeronautica dell’alleanza lo aveva ribattezzato “Semper Fidelis”.

    Rileviamo qualcos’altro? Chiese il genrerale

    No, L’E-3 francese, stamattina non c’è o se c’è ha il radar spento; non rileviamo nessuna emissione da nord.

    Traffico civile?

    Negativo.

    Base Aerea di Sigonella 12 giugno 2018 ore 07:45

    You guys should stop this madness at once!
    Il Capitano Pilota Enzo Terrotti si stava godendo la colazione subito prima del decollo della sua cisterna volante Stratotanker, una delle 4 assegnate al suo gruppo di aero rifornitori. Il suo amico, Terry Bradshov, della US Navy e pilota di P-3 con questa storia della guerra proprio non ci andava daccordo e manifestava ad ogni occasione il suo disappunto. Non gli andava giù, che la Sicilia si fosse trasformata, da zona di figa e party illimitati, a zona di guerra, party tutti cancellati e licenze pure. E pensare che si era fatto assegnare in Italia proprio per evitare i casini di altri teatri.

    Invece io dico che voi americani dovreste farvi una sporta di cazzi vostri per una volta, gli rispose sorridendo il Capitano Terrotti. Qui le questioni sono serie. La linea dura mica l’abbiamo decisa noi, e poi può darsi che alla fine tutto rientri.

    Io non capito un cazzo, rispondeva l’Americano; tchu parli troppo diffic-ì-le.
    Dai; finiamo stà minchia di colazione che ho una missione operativa fissata per le 09:00
    Che missione è ?
    Si, lo vengo a dire a te, spione della Marina Yankee
    I due risero e sbaraccarono i vassoi della loro colazione dal tavolo, per gli equipaggi che li avrebbero seguiti.

    I Tornado del Maggiore Ardito ululavano raso terra tra la zona del Foggiano ed il Molise, diretti a nord.
    Amanda vuoi inserire il terrain following?
    Negativo, me lo porto in manuale, così rimango sveglia.
    Incredibile questa stronza, pensava tra sé nel senso buono il capitano Urbinati; non si scompone nemmeno davanti alla prima missione di guerra della carriera. Il Capitano adorava il suo comandante di squadriglia. Gran figa e gran pilota.

    Quanto manca al primo waypoint, chiedeva in cuffia il maggiore.
    340 chilometri; a sud di Ancona abbiamo la prima virata per 48, poi 60 chilometri initial point per la corsa all’obiettivo.
    Vox proveniente da quell’AWACS?
    Nominale, non credo ci abbia ancora beccato.
    Bene; velocità 400, teniamoci il Gulfstream sempre a sinistra. Se veniamo individuati da qualcosa, allora cominciamo a filare, come da ordini pre missione.
    Roger.

    Aeroporto Militare di Ghedi
    Il Colonnello Giovanni Grisoni osservava il montaggio dei dispenser MW-1 nel sottotrippa dei suoi Tornado.
    In un’ora e venti minuti, 18 dei suoi aerei sarebbero stati in volo per la loro prima missione di guerra compiuta sul suolo nazionale. Parte dei suoi era armata con Durandal, stivate nei dispenser, altri invece portavano missili antiradar ALARM, oltre al compendio base per l’autodifesa. Taniche niente, ché l’obiettivo era ad un tiro di schioppo.

    Spike di emissione da parte dell’E-2; gli Americani ci hanno quasi certamente beccati; comunicava Urbinati al maggiore Ardito.
    Merda!

    Il Maggiore decideva che valeva la pena inerrompere il silenzio radio.
    DIO; qui Golf Leader Abbiamo un picco di emissione da parte dell’AWACS americano, over
    Roger Golf Leader; mantenete quota e velocità mentre mi accerto delle conseguenze di questo fatto.

    Il Generale Ponti si rivolgeva al suo arcangelo coordinatore: abbiamo altro in cielo oltre all’E-2?
    Nulla Generale, tutto tranquillo come il 1° Gennaio alle 9 di mattina.
    Vuole dirmi che quello vola senza scorta?
    Si, a meno che la scorta non gli sia così attaccata da confondersi con la mamma; oppure può darsi che la Marina Yankee voglia segnalarci le sue intenzioni pacifiche non alzando aerei militari.
    A me basterebbe che non riportino la nostra posizione ai governativi. Per altro mi sa che oramai la posizione dei Tornado la conoscono.
    Ammesso che abbiano capito che si tratti di Tornado.
    Io lo avrei capito; non c’è molta roba che vola a 40 metri da terra dalla Puglia verso nord in questa stagione dell’anno.

    Poi arrivava concitata un’altra comunicazione dal Maggiore Ardito.
    DIO qui è Golf Leader; visualizziamo F-16, probabilmente gli Americani di Aviano; rilevamento 340, quota 2000 piedi, rotta 170; è certo che cercavano proprio noi. Attenzione!! MERGE; Adesso!! Il Maggiore Ardito strillava sulla frequenza radio quando i caccia americani incrociavano i Tornado diretti a nord.

    Il coordinatore tattico sobbalzava dalla sua sedia sul Gulfstream. Sugli schermi dell’AWACS italiano non appariva nulla.
    Che cazzo ci hanno venduto gli Israeliani, interveniva il Generale Ponti. Un reparto di caccia sui nostri Tornado, e devono individuarli a vista quelli che abbiamo l’incarico di proteggere?? Ci hanno forse venduto un dome radar senza radar?
    Sono Israeliani, Signor Generale, mica Napoletani! Sono sicuro che il radar c’è; non sono sicuro che funzioni così bene però; il colonnello coordinatore si dava da fare, tra i sedili, con operatori, schermi e bottoni.

    Golf Leader a Dio; a questo punto, chi siamo e dove siamo lo sanno pure i Cinesi, richiesta autorizzazione andare via a velocità militare fino a way point 1
    Negativo Golf, rispondeva Ponti, avrebbe brutta influenza sul carburante, e poi non è detto che gli Americani passino le informazioni ai governativi. Continuate secondo piano di volo previsto; noi ci predisponiamo alla virata di ritorno. In bocca al lupo e distruggetemi l’obiettivo passo.
    Roger DIO qui è Golf leader chiudo.

    Adesso i Tornado del Maggiore Ardito erano soli. Il capitano Urbinati chiese di attivare i radar dei Tornado per avere un’idea di quello che il volo Golf aveva di fronte.
    Negativo Massimo, non possiamo essere sicuri di essere stati scoperti dai governativi, ma solo dagli Americani: mantenere EMCON Alpha.
    12 miglia al waypoint uno, virata a destra per primo allineamento col bersaglio.

    Adesso! Adesso li vedo. Il colonnello coordinatore di missione comnunicava al Generale Ponti che gli F-16 Americani erano sotto tracciamento del radar del Gulfstream.
    Ah! Adesso li vede. Se fossero governativi sarebbe troppo tardi. Non appena portiamo a terra stà tinozza, voglio un check accurato e completo di tutta l’impiantistica, e gli ingegneri israeliani chiusi a chiave in una camera con me per un quarto d’ora.
    Il colonnello rispondeva implicitamente con uno sguardo dispiaciuto.

    Ok, preparati a virata per 340 initial point missione; Urbinati comunicava con il suo comandante. Initial point missione; al mio mark; 5,4,3,2,1, Committa !!
    Roger
    Check armamento, Paveway nominale, Sidewinder a posto, chaff e flares, nominali; andiamo!
    Roger velocità militare 550, nodi, inclinazione ali 45

    Golf Leader a tutti, committiamo su obiettivo; adesso; ricordate che abbiamo un solo passaggio. A tutti mi raccomando gli obiettivi assegnati. Cominciare salita per profilo d’attacco; quota 4000 metri, andiamo !

    Come un sol corpo, la formazione dei Tornado si apriva ed acquistava velocità e quota; all’altezza di Rimini, la protezione del terreno poteva pure essere abbandonata. Sul mare, sotto di loro appariva una superpetroliera di chissà qule paese, di ritorno dal Veneto verso il mare aperto.

    Ok, la voce di Urbinati si alzava di due ottave; siamo illuminati da cani e porci; due Skyguard, che sono in ricerca, ricerca, lock on!! CI hanno tracciato; contemporaneamente apparivano nuovi simboli sull RWR di Amanda.
    Aspide!! Due Aspide lockati su di noi!! Soggiungeva il Maggiore.
    Mantieni rotta, devo settare il TIALD sui bersagli, strillava Urbinati
    Lascia stare il TIALD e chaffa a manetta, o qui ci fanno arrosto. Il Capitano Urbinati si buttava sui comandi del dispenser Sky Shadow, per l’autoprotezione del velivolo. Il primo Aspide non si agganciava sul Tornado del Maggiore Ardito, ma il secondo sì. Il Capitano Urbinati torceva il collo come uno struzzo.
    Lo abbiamo al culoooo Amanda!!

    Il maggiore buttava al vento ogni cautela, si liberava del carico bellico, e gli dava di postbruciatore lanciandosi in un tonneau a botte discendente a quasi 8 G
    Chaffa cazzo che ci lasciamo la pelle!
    Urbinati, impietrito eeguiva, sempre con gli occhi fissi sull’Aspide.
    Alla fine il missile, per grazia di DIO, quello vero, perdeva l’aggancio dopo un’altra manovra da spaccare le ali all’aereo.

    Il Tornado si trovava ancora sulla verticale dell’obiettivo, l’aeroporto militare di Istrana, dove il Maggiore poteva osservare la sarabanda di velivoli sotto di lui. Da Ovest a Est, altri Tornado volavano a pelo terra; erano quelli del 36° che sganciavano sulle piste. Verso Milano si vedevano gli AAA delle forze terrestri governative aprire il fuoco a casaccio contro gli incursori. Era evidente che la sorpresa era stata conseguita.

    I suoi avevano sganciato per la maggior parte tutte le paveway sui ricoveri corazzati degli Eurofighter basati sull’aeroporto; uno di questi giaceva bruciato fuori dal suo hangar. La torre di controllo era in pezzi; i depositi di carburante avio in fiamme.

    Meglio di così..., pensò tra se Amanda, dimentica per un attimo che lei il suo carico lo aveva dovuto abbandonare.

    Golf Leader a tutti; grandissimo lavoro, mettiamoci in rotta per la base, 174 velocità militare; appuntamento con le cisterne sulla trasversale di Pescara.

    E fu davvero un grandissimo lavoro; il 10° stormo caccia governativo semiannientato al suolo e la base di Istrana chiusa fino a nuovo ordine per riparazioni; e ci sarebbe voluto molto tempo.

    Durante il volo di ritorno il Gulfstream del Generale Ponti si tenne vicino a Gioia del colle, in caso i governativi decidessero di far decollare gli F-35 da Pratica di Mare o gli AMX da Pozzuoli. Nel Sud Italia, l’alleanza non aveva praticamente nessuna copertura di caccia, essendo l’unica squadriglia di caccia Eurofighter disponibile tenuta a Caselle per la difesa della Capitale dell’Alleanza, Torino.

    Ma non avvenne nulla, a parte l'avvistamento di aerei civili: un Air France diretto a sud est ed un Meridiana diretto in Bosnia. Tutti i Tornado rientrarono alle loro basi, con solo tre aerei danneggiati dalla AAA.

    Atterrati a Gioia, il Maggiore Ardito ed il Generale Ponti camminando sulla pista si scambiavano le prime opinioni sulla missione:
    Gli Yankees stanno giocando onenstamente pare, affermò il maggiore
    Come fa ad esserne sicura.
    Qualcuno degli EFA è stato distrutto mentre cercava di scramblare dall’aeroporto; se gli Americani li avessero avvertiti del nostro arrivo, ce li saremmo trovati compatti e pronti a ricerverci in aria.

    Può darsi che lei abbia ragione Maggiore; per favore faccia i complimenti ai suoi uomini prima del debriefing.
     
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    Ultima modifica: 27 Dicembre 2017
  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Torino, Palazzo del Lingotto

    Mi pare quanto meno imprudente chiedere una cosa del genere agli Americani adesso, affermava il ministro degli esteri del governo dell’Alleanza.

    Può darsi, ma occorre dare un segnale. Rispondeva Grazino. La base aeronavale di Sigonella è l’unica che hanno sul territorio controllato da noi, ed io voglio gli Americani fuori dai coglioni. La nostra sudditanza ai loro interessi deve finire; è uno dei punti del nostro programma politico.

    Ma è favorevole ai nostri interessi il creare attriti con loro proprio adesso ? Rspondeva Cacciani. Voglio dire, ok, abbiamo registrato il successo di annichilire Istrana ed ridurre di parecchio la capacità aerea di Roma, ma la nostra situazione non è ancora molto solida; lei generale Biglia, cosa ne pensa?

    L’ex comandante del corpo d’armata alpino, ora capo di stato maggiore delle forze dell’alleanza e ministro della difesa, sollevò il volto dalle mani giunte in cui era racchiuso, e dopo una pausa di riflessione emise la sua opinione:

    gli Americani possono provocarci molti problemi. Che ci piaccia o no, rimangono la potenza con la più alta capacità militare nel Mediterraneo. Abbiamo la VI flotta ad un tiro di schioppo dalle nostre basi militari più importanti e la loro capacità offensiva e difensiva è enorme, comparata con le nostre forze. Anche se non intraprendono nessuna azione militre contro di noi, il semplice appoggio logistico ed il supporto militare che sono in grado di dare alla nostra controparte, potrebbe risultare decisivo per l’esito della campagna. Suggerisco di tenerceli buoni fino a quando non avremo la situazione più fermamente nelle nostre mani.

    Campagna, Campagna; questa non è una campagna militare. Rispondeva spazientito Grazino. Questa è una rivolta popolare dove partecipano anche i militari generale. Gli Americani e i parassiti di Roma devono rassegnarsi che la volontà popolare è quella di un cambio radicale di rotta in Italia, con o senza il loro benestare. Se gli Americani vogliono fare la guerra ad un intero popolo, che ci provino pure; andrà a finire come ogni altra volta che ci hanno provato. Qui in Italia, non troveranno nessuno con cui dialogare od accordarsi, se non gli Zombie a Roma che ancora siedono illegalmente sulle loro poltrone. La loro propaganda da quattro soldi, qui non funzionerà. Il governo di Roma ha perso quasi tutto il prelievo fiscale nei territori che occupa, specialmente nel nord est che oramai è una zona in piena ribellione, anche se per ora pacifica. Non appena i parassiti cercheranno di implementare qualche misura coercitiva, scatterà la rivolta armata. A proposto, come prosegue la cernita delle armi destinate al reclutamento della popolazione civile.

    Abbiamo svuotato tutti i depositi e raggrannellato un buon numero di vecchi fucili FAL e Garand; se ci serve più roba, dovremo produrla o comprarla all’estero.

    Balle, rispondeva grazino seccato, consegnate esemplari dei fucili d’assalto AR-70 alle fabbriche nel nord ovest, che li mettano subito in produzione. Abbiamo bisogno di più armi possibili per la popolazione del nord est e dell’Italia Centrale. Abbiamo bisogno dei disegni operativi del blindicide, e della massima produzione di bombe a mano. Lo stesso per le mitragliatrici leggere. Generale; avete definito quali sono i reparti destinati all’addestramento dei volontari ?

    Nelle zone occupate da noi, qualunque delle nostre unità militari è in grado di formare nuclei di istruttori per l’addestramento militare del personale che volesse arruolarsi. Nelle zone occupate dal nemico occorrerà infiltrare personale per le operazioni speciali. Abbiamo pensato al Reggimento alpini Monecervino per il nord est ed al 17° Stormo dell’Aeronautica per l’Italia Centrale occupata.

    Per quanto riguarda invece le forniture di materie prime dalla Russia?

    L’unico modo di farle arrivare qui è via mare; porti di scarico quelli della Puglia. Abbiamo già quattro armatori che hanno messo a disposizione gratuitamente le loro navi. Ho un incontro domani con l’Ammiraglio De Foulger per definire come scortarle fino a qui, dal Mar Nero.

    Procedete veloce; le nostre scorte sono in via di rapido esaurimento.
     
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  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Al Largo della Sardegna Orientale

    Una minuscola antenna ESM sbucava dalla superficie del mare, seguita dopo pochi minuti dal periscopio da osservazione del sottomarino Salvatore Todaro al comando del Capitano di Corvetta Massimo Fiore. In pochissimi secondi di ricezione dati e triangolazione ESM con il cacciatorpediniere Luigi Durand DE La Penne, in navigazione 160 miglia a sud del tacco della penisola rilevava la posizione dellìonnipresente E-2 della flotta americana più o meno nel Golfo della Sirte, di una corvetta spagnola classe Descubierta in uscita apparentemente dal porto di Tunisi, di un radar navale per gradi zero, non triangolato, e di un trasponder civile aereo 40 miglia a sud di Agrigento. In contemporanea, il Todaro si scaricava gli ordini di COMSUPMAR Taranto in maniera che il comandante Fiore potesse andare a leggerseli nella sua cabina, unico ambiente dotato di un minimo di privacy all’interno del modernissimo, ma pur sempre minuscolo sottomarino classe 212. Questi ordini parlavano molto chiaro: si trattava di andare a prendere agguato nel canale di Sicilia, dal momento che vi era una complessa operazione navale dell’alleanza in corso. Un convoglio partente da Sebastopoli, di petroliere e gassiere italiane, avrebbe incontrato la sua scorta, formata dal caccia De La Penne e dal pattugliatore Spica in un punto imprecisato dell’Egeo. La destinazione del convoglio erano vari porti pugliesi, terminal di gas e Petrolio, ed altre materie prime. L’importazione di questi materiali era vitale per la sicurezza nazionale e per il proseguio dello sforzo bellico dell’alleanza. Il Todaro avrebbe garantito che nessuna nave maggiore governativa transitasse per il canale di Sicilia per andare ad interferire con il convoglio in arrivo da est. L’ordine si chiudeva con le raccomandazioni per il traffico neutrale militare o civile, che il Todaro doveva scrupolosamente rispettare.



    Verticale della base aerea di Gioia del Colle

    I due gulfstream 560 dell’alleanza appena alzatisi in volo dalla base rilevavano quello che i radar della base non avevano rilevato: bersaglio aereo in movimento da est ad ovest a bassa quota ed elevata velocità, nel bel mezzo del golfo di Taranto. Nessuna risposta da trasponder e nessuna emissione radar; il contatto era quindi classificato come bogie. Errore madornale del comando della base, nessun Tornado era pronto al decollo in configurazione aria aria. Ora, il Tornado non era un velivolo da superiorità aerea, ma al sud, l’alleanza caccia non ne aveva; sarebbe quindi occorso fare buon viso a cattivo gioco, e tenere sempre un’aliquota di tornado armati con misssili sidewinder e pronti al decollo. Questo non fu fatto e di conseguenza i due AWACS dell’alleanza vennero abbattuti non si sa ancora bene esattamente da cosa. Ipotesi più accreditata, uno o più probabilemente due F-35 governativi partiti dall’aeropoero militare di Pratica di Mare, dove si sapeva che erano basati. Colpo durissimo per l’alleanza, che costava il posto al generale Ponti, che veniva silurato e messo sotto processo per negligenza di fronte al dovere. Una cosa diversa, rispetto ai regimi precedenti, l’alleanza ce l’aveva. Non esitava a spedire dritti di fronte alla corte marziale gli ufficiali incompetenti. Della sentenza vi diremo quando uscirà. Subito dopo l’abbattimento dei Gulfstream si ebbe la presenza di spirito di ordinare agli ATR-72 di riprendere terra a sigonella prima di incappare in guai peggiori, implicitamente ammettendo che l’aviazione governativa aveva il totale controllo dello spazio aereo meridionale. Questo inevitabilmente significava una serie di problemi gravi per l’operazione navale in corso, dato che l’aeronautica governativa disponeva pure di un gruppo da attacco dotato di Aeritalia/Embraer AMX in grado di portare il missile antinave Kormoran. Se questi fossero stati liberi di scorazzare nel cielo meridionale e del Mediterraneo Centrale, le conseguenze avrebbero potuto essere incalcolabili.
     
  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    18 giugno 2018 mattina
    Operazione Manta (Convoglio dell’alleanza proveniente dal Mar Nero e diretto in Puglia).

    Il capitano Fiore, pattuglia in immersione tra la Sicilia e la Tunisia a 3 nodi con il suo Todaro; scopre al sonar una nave mercantile rotta 270 velocità 6 nodi; riceve notizia da COMSUPMAR che dal porto di La Spezia hanno salpato la fregata Bergamini ed il Pattugliatore Bersagliere, diretti a sud.

    Il gruppo De La Penne si trova in questo momento all’imbocco tra il Peloponneso e Creta ed inizia il pendolamento in attesa del convoglio proveniente dall’Egeo.

    18 giugno 2018 pomeriggio

    In una missione armata di trasferimento da Caselle a Cagliari il 4° stormo Eurofighter dell’alleanza, si scontra ad ovest della corsica con la 7^ squadriglia F-35 governativa e la annienta. In un combattimento che ha del rocambolesco, tutti e quattro gli F-35 governativi sono abbattuti, contro la perdita di zero eurofighters. Gli aerei del 4° stormo erano decollati da Caselle per rinforzare la copertura aerea a sud dell’alleanza. Erano riusciti ad occultarsi ai radar liguri sono a che, sbucati dal bel mezzo delle alpi Marittime, avevano tentato di incollarsi alle onde per sfuggire alla scoperta. Nonostante ciò, un radar nelle vicinanze di La spezia intercettava la cinquina di EFA quasi subito, e gli F-35 di pratica di mare erano scramblati per l’intercettazione. In contatto visivo non si arrivò mai; non appena i piloti degli EFA ebbero segnale forte dal radar di La spezia, energizzavano a loro volta i radar che riuscivano ad individuare gli F-35 in volo a sud della Corsica, in barba al profilo stealth dei velivoli americani. Quando i guida caccia di La Spezia diedero il vettore finale di attaacco, gli F-35 illuminarono pure loro i bersagli, che coglievano quasi subito. Partivano le salve di AMRAAM da tutte e due le parti, ma mentre gli EFA riuscivano a manovrare e a chaffare, la cosa pare non sia riuscita ai caccia governativi, che venivano abbattuti tutti quanti. La notizia faceva rapidamente il giro di tutti gli utilizzatori e potenziali clienti dell’ F-35. Una dichiarazione di un portavoce della Lockeed dava la colpa del disastro allo scarso addestramento dei piloti italiani sul nuovo velivolo, sul quale non avevano ancora avuto il tempo di operare la transizione.

    Gli EFA atterravano a Cagliari con quattro abbattimenti all’attivo e colossale sbronza di champagne, a rischio di corte marziale per ubriachezza davanti al nemico.

    Il convoglio Manta prosegue la sua corsa nello stretto dei Dardanelli

    Sviluppi dell'operazione a seguire
     
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  16. Prostetnico

    Prostetnico

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    Domanda: l'AAR su cosa si basa?
     
  17. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Se intendi su quali wargames da tavolo, la risposta è
    VI fleeet della victory games e
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  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Situazione strategica generale

    Dal punto di vista militare, si è verificata una scissione in due parti delle forze armate italiane, causa l'eccessiva instabilità e la scarsa tenuta del sistema politico, collassato dopo le elezioni del 2018. Le due fazioni così formate, lottano attualmente per il controllo del territorio, specialmente la parte più rilevante di territorio; il triangolo industriale.

    Il fronte a nord si è momentaneamente stabilizzato all’altezza di Verona, che è compresa nel territorio governativo; ad est di questa località esercita il controllo la fazione governativa, ma la popolazione è ostile in larga misura al governo di Roma. Il resto della Pianura Padana è controllata dalla cosiddetta alleanza; un governo terrorista o di liberazione nazionale (a seconda dei punti di vista), le cui forze politiche hanno tecnicamente vinto le elezioni, ma si sono viste esautorate dal mancato abbandono del potere da parte dell’altra fazione. Nota a margine sulla definizione di governo terrorista; stiamo comunque parlando di una fazione che impiega in guerra mezzi militari e soldati in uniforme in conformità alle varie convenzioni sul diritto bellico, quindi potrà anche essere definito terrorista dall’avversario, ma non lo è nei fatti dal punto di vista giuridico.

    L’Italia centrale è nelle mani dei governativi. Questa situazione è stata determinata dalla scelta fatta da alcuni reperti chiave dell’EI, che stanziati istituzionalmente in quell’area, si sono schierati, in coscienza, dalla parte dei governativi; segnatamente la brigata paracadutisti e la brigata aeromobile, stanziate come noto nelle sedi prebelliche di Livorno, Pisa e Bologna. Mentre la Folgore è rimasta nelle basi come riserva strategica di teatro, la Friuli è finita sulle alpi a fronteggiare gli alpini a difesa della parte ovest della Pianura Padana nelle mani dell’alleanza, e dove è situata la capitale del governo dell’alleanza; Torino.

    Perché Torino e non Milano, è la domanda ricorrente che gli analisti si fanno quando si interrogano sulla scelta della capitale dell’alleanza. La risposta, come ha affermato in una conferenza stampa all’inizio delle ostilità, il leader dell’alleanza Gianni Grazino, è di carattere storico e di carattere simbolico. Per la seconda volta nella storia, ha affermato il leader politico, Torino assurge a base per l’indipendenza del popolo italiano.

    Il problema strategico principale per l’alleanza è che la parte nord del territorio italiano controllato, pur essendo rilevante quantitativamente, è nettamente isolato geograficamente dal resto del territorio dell’alleanza, vale a dire il mezzogiorno, che parte grossomodo dalla zona Pescara Vasto, per una linea che corre verso ovest fino a Cassino; linea tenuta dalle brigate Aosta e Pinerolo. Qui la popolazione non è ostile a nessuna delle due parti, ma è politicamente ed anche mentalmente frastornata da un decennio di sbando ed abbandono economico, che non risale solamente al 2008, ma affonda le sue radici in problemi precedenti.

    Il controllo dell’Italia Centrale da parte delle forze governative si estende a sud alla cosiddetta “enclave levantina”, come è stata definita in un famoso articolo di Le Monde Diplomatique. Quest’area è essenzialmente un saliente piantato nell’territorio sud dell’alleanza, costituito sulla costa sud occidentale italiana, comprendente il territorio a sud di Roma, fino a Napoli, tuttora nelle mani delle forze governative. Si tratta di una zona di importanza strategica cruciale, che ospita il comando sud della NATO ed è la base della VI flotta americana, che ha una portaerei in zona ed un altra in arrivo, dato lo stato di crisi. Qui, da Roma in giù, esercitano il controllo la brigata Granatieri di Sardegna e la brigata Garibaldi. Le isole sono controllate dall’alleanza. La brigata Sassari, presidia la Sardegna, mentre in Sicilia sono presenti solamente truppe minori dell’aeronautica e della marina dell’alleanza, ché è noto a tutti che i siciliani si presidiano da soli; era in verità presente in Sicilia la brigata Aosta, ma è stata spostata nella penisola.

    Il conflitto è scoppiato verso la fine del maggio 2018 ed ha registrato iniziali combattimenti a nord per lo stabilimento della linea dell’Adige, dove la brigata alpina Jiulia dell’alleanza ha condotto azioni ritardatrici contro l’Ariete e la Pozzuolo del Friuli in attesa del’arrivo della brigata gemella Taurinense. Queste due brigate alpine costituiscono l’ossatura della difesa nord dell’alleanza: la Julia abbarbicata al terreno pre alpino ed alpino, e la Taurinense in pianura, che tenta di tenere una linea che va da grossomodo da Verona a Mantova. Il dramma per queste forze è che hanno il fianco destro appeso per aria non avendo primo abbastanza effettivi per formare un decente fianco sud, e secondo, avendo proprio sul fianco sud niente di meno che la brigata Folgore, dall’elevatissima mobilità tattica e strategica. Per tacconare la situazione, il genereale Biglia utilizza il battaglione alpini Montecervino, che pattuglia come può, più come unità di primo allarme che come vera difesa, da Mantova a Piacenza a Tortona ad Alessandria. All’inizio del conflitto, gli altri scontri che si sono registrati, hanno riguardato la corsa alla cattura di vitali installazioni (un po' come avvenuto all'inizio della guerra civile yugoslava), di reparti aerei e navali che erano fermi in porti ed aeroporti militari. Tra queste azioni preliminari ricordiamo il fallito assalto della brigata Pinerolo alla base di Gioia del colle, dove i governativi resistettero fino al decollo per portarsi fuori pericolo del 10° Stormo Eurofighter alla volta di Istrana, e la neutralizzazione e la disattivazione della Portaelicotteri Cavour e del suo gruppo imbarcato prima che potesse prendere il mare a favore dell'alleanza.

    La spaccatura in due del territorio controllato dall’alleanza, in primo luogo conferisce ai governativi il vantaggio di operare per linee interne, ed in secondo luogo, ancora più importante, determina una strutturale debolezza dell’alleanza per quanto riguarda la posizione economico industriale. Se da una parte è vero che l’alleanza controlla il vasto apparato industriale del nord ovest ed ha la simpatia di quello del nord est, è altrettanto vero che l’alleanza è totalmente dipendente dagli approvvigionamenti marittimi per le materie prime ed i semilavorati necessari alla sua esistenza ed alla prosecuzione dello sforzo bellico. Dal momento che è stato dichiarato un embargo internazionale su tutti i materiali strategici nei confronti delle parti in causa, l’alleanza trova molto difficile rifornirsi delle più elementari materie prime necessarie alla condotta della guerra, prime fra tutte il petrolio. Da parte delle nazioni europee e degli Stati Uniti, l’embargo è applicato in maniera molto più stringente all’alleanza di quanto non lo sia per i governativi, in quanto la prima non ha per adesso raccolto l’apprezzamento della comunità internazionale, profondamente scossa e preoccupata per la situazione italiana nonché preda della viscerale paura che essa si trasformi in una jugoslavia del XXI secolo. I confini terrestri intorno al nord italia sono ermeticamente chiusi agli approviggionamenti dell’alleanza, ma non altrettanto lo sono per per i governativi, che ricevono molti dei loro prodotti strategici dal confine est. Qualcosa comunque, specialmente petrolio, i governatori continuano a riceverlo via mare, Via Gibilterra o via Suez. L’alleanza invece è totalmente vincolata ai rifornimenti via mare, e di conseguenza gli strumenti aeronavali dei contendenti assumono un’importanza vitale.

    In questo ambito, le forze contrapposte si sono già scambiate colpi decisivi, ed altri se ne stanno per scambiare con le operazioni aeronavali in corso mentre scriviamo, come la distruzione della base aerea di Istrana a danno dei governativi e che ci vorrà molto tempo per rimettere in grado di operare, e l’abbattimento dei due aerei AWACS dell’alleanza ad opera degli F-35 governativi della squadriglia sette alla loro prima azione di guerra. Purtroppo per i governativi, come abbiamo visto nel post precedente, detta squadriglia di F-35 trovava la sua fine in circostanze ancora non chiarite, nella seconda azione di guerra, dove veniva letteralmente cancellata dal cielo da un gruppo di Eurofighter partiti da Torino ed in volo armato di trasferimento in Sardegna. Si sono fatte le ipotesi più roambolesche, all’italiana, sulla perdita di questi velivoli, tra cui quella del sabotaggio, della bomba a bordo, del fuoco amico, della gladio, dei brigatisti rossi, neri, gialli e bianchi e chi più ne ha più ne metta; all'italiana per l'appunto.

    Allo stato delle cose, la maggioranza degli analisti assegna la superiorità aerea all’alleanza, i cui Tornado IDS del 6° e 36° gruppo possono condurre azioni di attacco terrestre e marittimo ormai con poco contrasto da parte dei governativi, rimasti con un paio di eurofighter del 10° stormo sopravvissuti al macello di Istrana ed un pugno di Tornado ECR per la ricognizione e la guerra elettronica. Vero che i governativi possono ancora contare su un gruppo di AMX a Pozzuoli, ma si tratta di velivoli che hanno difficoltà a rimanere vivi in un ambiente dove la superiorità aerea appartiene all’avvesrsario. Carta vincente ancora nelle mani dei governativi è il possesso dell’aerobrigata da trasporto basata a Pisa, che per voli a breve raggio lontana dalle zone battute dalla caccia nemica possono ancora risultare molto utili sia tatticamente che logistiamente.

    Strumenti ancora relativamente intatti e di capitale importanza strategica, dato il carattere geopolitico di questo conflitto, sono quelli navali, usati fino ad ora con estrema parsimonia da entrambi i contendenti, ma destinati ad assumere un ruolo sempre più attivo man mano che passa il tempo e diminuiscono le scorte di materiali strategici e materie prime per l’industria.

    La massa dei rifornimenti ia mare per entrambe le fazioni viene dal Mediterraneo Orientale; Canale di Suez e Mar Nero, ed in parte minore dal bacino occidentale via Gibiterra. Dal momento che non esiste per nessuna delle due parti la possibilità di bloccare materialmente questi due choke point nelle rotte di rifornimento del nemico, è giocoforza obbligatorio sviluppare operazioni clasiche di sea denial per l’arresto del flusso o almeno per la sua riduzione, operando contro il naviglio mercantile avversario e neutrale che trasporti materiali di interesse strategico.

    Si cominci col dire che entrambe le parti hanno dichiarato il Mar Mediterraneo zona di operazioni militari, (un eufemismo per zona di guerra) e si sono riservate il diritto di sottoporre ad ispezione le navi mercantili sospette di trasportare materiali strategici alla volta dell’Italia e di affondare senza preavviso qualsiasi nave scortata da navi militari nemiche. Per quanto riguarda l'affondamento di navi mercantili senza preavviso, se scortate da naviglio militare, è certamente un'affermazione roboante, ma occorre vedere CHE naviglio mercantile e scortato da CHE unità militari.

    Chiariamo subito che queste misure, comunque applicate, se valide ai danni del’alleanza, lo sono molto di meno nei confronti dei governativi che servendosi di triangolazioni commerciali e di confini non così impermeabili con l’Austria e la Slovenia hanno facilità ad importare in porti terzi ed a far giungere molti approvvigionamenti via terra. Diverso il discorso per l’alleanza, vista la chiusura totale dei confini sull’arco alpino ed in special modo quello con Francia, a cui il governo dell’alleanza è particolarmente inviso. Detto questo, l’alleanza dipende davvero ed in misura assai maggiore rispetto ai governativi, dai rifornimenti propriamente marittimi.

    A parziale compensazione di questo svantaggio, l’alleanza puà contare sulle principali basi navali dislocate a sud, il che facilita in un certo qual modo il controllo dei bacini orientale ed occidentale del Mediterraneo. La base navale di Taranto, quella di Messina, e quella di Cagliari sono tutte strettamente nelle mani dell’alleanza, che le usa senza risparmio per le attività della flotta. Da parte loro i governativi controllano le importanti basi di Ancona, Venezia, La Spezia e Livorno, e quella di Napoli, he è di particolare importanza in quanto sede del comando sud della Nato e della VI flotta Americana. In Sardegna esisteva una base di sottomarini d’attacco statunitensi che però è stata smantellata nella seconda metà de primo decennio del XXI secolo ed i battelli trasferiti in Spagna.

    Per quanto riguarda la distribuzione delle forze, non facilmente rimpiazzabili e quindi da impiegare con la massima attenzione, la marina dell’alleanza dispone dell’incrociatore lanciamissili da battaglia Doria (DDG, ma classificato dall’alleanza come CG, forse per motivi di prestigio), nava ammiraglia della flotta, del cacciatorpediniere lanciamissili De La Penne e della nave da assalto anfibio S. Giorgio. Queste forze sono basate a Taranto e costituiscono la ottava divisione incrociatori. Cagliari è la base che ospita il comando sottomarini dell’alleanza e dispone del sottomarino Todaro, della classe 212, asset assolutamente strategico per l’alleanza, in grado di svolgere una serie enorme di missioni, dalla ricognizione alla posa delle forze per operazioni speciali fino naturalmente al contrasto del traffico nemico. A messina è basata la nona divisione torpediniere, che si avvale dei pattugliatori Spica e Cassiopea e della nave contromisure mine Termoli. La marina dell’alleanza può anche contare sui reparti di fucilieri del reggimento S.Marco basati a Brindisi e rischierati a sud di Roma come riserva strategica sud dell’alleanza. Queste forze anfibie hanno dunque rinunciato ad un impiego elastico e di forza di reazione rapida per aassumere un ruolo più statico da fanteria: secondo il generale Biglia la misura si è resa necessaria dalla delicata situazione del saliente a sud controllato dai governativi.

    La marina dei governativi può contare sulla Task Force 12 basata a La Spezia, composta dalle fregate Bergamini e Bersagliere e dal sottomarino Pelosi. La Task Force 14 è basata invece a Napoli ed è composta dalla fregata Maestrale e dalla corvetta Minerva. La Task Force 21 è basata a Venezia ed è composta da forze leggere, segnatamente i pattugliatori d’altura Cigala Fulgosi e Foscari, coadiuvati dal pattgliatore costiero Staffetta. Infine, la Task Force di supporto, è basata a Livorno ed è composta dalla nave per contromisure mine Lerici e dalla nave d’assalto anfibio S.Marco.

    Questa breve disamina ci consente di apprezzare come la superiorità numerica sia dalla parte dei governativi, ma le navi più pesanti e più moderne siano nell’ordine di battaglia dell’alleanza, in special modo ci riferiamo all’incorciatore da battaglia Doria ed al sottomarino Todaro. L’inferiorità qualitativa della marina governativa è parzialmente compensata dalla presenza nelle sue file della fregata Bergamini, senza dubbio una delle più moderne unità navali contemporanee, ma più leggera del Doria, e dai pattugliatori d’altura Foscari e Fulgosi, anch’essi molto recenti ed efficienti. Si tratta però si unità sottili per il pattugliamento, che dovrebbero sgombrare il campo in fretta in caso di incontro con unità di maggiore tonnellaggio.

    Nota a margine per chi legge il thread; le unità navali sono state ridotte numericamente ai fini della simulazione in ragione di un rapporto che va da 1 a 2, fino a 1 a 10, a seconda del tipo e del tonnellaggio del naviglio, per non avere una simulazione eccessivamente pesante e macchinosa, visto che è manuale e non computerizzata.

    La questione delle forze per operazioni speciali

    Per prima cosa si tenga conto che le informazioni che seguono circa la dislocazione di questi asset sono indicative, e non necessariamente accurate. La natura stessa di questi reparti ne rende difficile l’individuazione e la destinazione a compiti di natura ben definita.

    Entrambi i contendenti dispongono per il raggiungimento dei loro scopi bellici, di unità militari per le operazioni speciali. Abbiamo già visto come il generale Biglia impieghi il reggimento Montecervino, da alcuni classificato ome 4° Ranger, nel pattugliamento aggressivo del versante sud delle posizioni della Taurinense. La denominazione ranger non è mai piaciuta al generale Biglia, che dice che i suoi sono alpini e non rangers. Quindi il reparto ha preso semplicemente la denominazione di reggimento Montecervino. Si tratta di alpini che sono in grado di essere impiegati in un ventaglio maggiore di operazioni rispetto ai normali reggimenti alpini. Tanto per cominciare sono paracadutabili. In secondo luogo sono impiegabili in missioni coperte di azione diretta nelle retrovie del nemico, di osservazione e ricognizione e di supporto alla popolazione civile ed al territorio, rimasti sotto il controllo di una forza ostile. Il generale Biglia sta pensando di impiegarne un’aliquota per l’addestramento di forze paramilitari dell’alleanza dietro le linee governative nella pianura padana e nell’arco alpino circostante.

    L’alleanza dispone poi di un reparto speciale antiterrorismo della Polizia di stato, chiamato Nuclei Centrali Operativi di Sicurezza. Queste forze sono state basate nella capitale Torino e ne garantiscono la difesa contro le minaccie dirette ed indirette.

    Notizie recenti davano presenti come riserva al fronte nord dell’alleanza del 17° stormo incursori dell’aeronautica, ma questa notizia non è confermata. Più certa, come abbiamo accennato parlando delle marine militari, è invece la presenza del reggimento S.Marco come riserva generale dell’alleanza a sud di Roma.

    Le informazioni sulle forze per operazioni speciali dei governativi sono assai più incerte e sfuggevoli. Si sa con un ragionevole grado di certezza, che il reparto speciale antiterrorismo dei Carabinieri staziona a Roma come ulteriore difesa della capitale da qualunque tipo di minaccia. Delle altre forze non si sa nulla. Alcuni credono che il reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania presidi le alpi Marittime sul fianco sud dello schieramento governativo, come abbiamo visto molto impermeabile, ma non ci sono notizie sicure. Da quando sono iniziate le ostilità, più nulla si è saputo del reggimento Col Moschin, non più organicamente appartenente alla Folgore, ma molti dicono che lo sia di fatto. Se questo fosse vero, il reggimento sarebbe fermamente dalla parte dei governativi insieme alla sua brigata madre. Zero, anzi sottozero informazioni esistono sul reparto speciale della marina COMSUBIN. Il forte del Varignano, tradizionale base del raggruppamento è stato abbandonato, e del reparto della marina non si è saputo più nulla. La cosa non stupisce, dato che è assolutamente normale che in tempo di guerra queste forze tendano a scomparire.

    La questione dei rapporti internazionali

    Cominciamo col dire che l’improvvisa conflagrazione in Italia ha messo, come era comprensibile, in stato di subbuglio tutte le cancellerie europee, la NATO, l’Unione Europea, e ulltime ma non meno importanti, tutte le superpotenze, le quali non possono prescindere, nei loro calcoli strategici e geopolitici, dalla situazione europea. Per di più la crisi si è manifestata in modo totalmente inaspettato, come spesso avviene con le guerre civili. La comunità internazionale, tutta presa dalla crisi spagnola, coreana, siriana, eccetera eccetera, e dalle conseguenze dell’uscita dall’Unione della Gran Bretagna, è stata colta davvero di sorpresa dagli sviluppi italiani.

    L’alleanza per il rinnovamento, come è stata chiamato il governo ombra di Gianni Grazino, ha notoriamente una posizione politica di scetticismo nei confronti dell’Unione Europea, per lo meno così come attualmente è configurata politicamente, con un deficit strutturale di democrazia ed un’eccessiva dipendenza dal potere finanzairio. Non ha mai fatto mistero il leader dell’alleanza che in caso di sua vittoria elettorale, avrebbe seriamente proposto una ridiscussione e rivisitazione di tutti i trattati internazionali su cui L’Unione Europea si basa. La cosa naturalemente non può far piacere alle burocrazie di Bruxelles e Francoforte, le quali l’alleanza ce l’hanno seriamente sulle palle. I paesi europei più ostili sono la Francia e la Germania, vale a dire i capibastone del quartiere come li chiama Grazino; ma pure gli altri non è che siano benvoli nei confronti dell’alleanza, anzi tutt’altro. Gli Stati Uniti sono il paese meno ostile nei confronti di Grazino, non tanto perché simpatizzino con la sua causa, quanto per il fatto che primo agli Americani le convulsioni dell’Europa fanno meno paura che all’Europa stessa, e che secondo, nel lungo periodo, la linea del governo di Washington è quella di tenersi buono chiunque vinca, allo scopo di preservare gli interessi americani in Italia, che ricordiamo essere un paese che brulica di basi e forze statunitensi. La maggioranza grandissima di queste forze e di queste basi sono situate in territorio controllato dai governativi, i quali non hanno mai smesso di richiedere ed implorare l’appoggio americano contro i “terroristi”, ma una base in particolare, e di particolare importanza, si trova invece in territorio alleato: la base aeronavale di Sigonella, che ospita un gruppo di aerei della marina americana P-3 Orion (non ancora sostituiti dai più moderni P-8). Il Governo di Grazino ha già fatto formale richiesta al governo americano di ritirare le sue forze da Sigonella, ma la Casa bianca prende tempo affermando che occorre rimandare la questione al momento in cui sarà definito chi davvero ha il controllo e la sovranità sul territorio. Le altre forze americane in territorio italiano, e sono davvero molte, comprendono una brigata di paracadutisti dietro le linee governative a Vicenza, un battaglione logistico per lo stivaggio e la manutenzione di tutto il materiale americano preposizionato in Italia a Livorno, l’intera VI flotta della marina americana, la già citata 26^ brigata speditiva dei Marines e tutto il suo naviglio ed aviazione di supporto tra Napoli e Gaeta, ed infine uno stormo di F-16, in attesa di esere riconvertito sugli F-22, basati ad Aviano. Oltre a queste forze, gli Americani hanno asset navali basati in Spagna (specialmente sottomarini nucleari d’attacco) ed in Germania, rapidamente spostabili sul teatro italiano. Non ci pare esagerato affermare che gi Americani potrebbero essere arbitri assoluti dell’esito del conflitto da soli, e con le sole forze posizionate in Italia, a patto di riuscire a mantenerle ed a rifornirle, il che non pare un’impresa difficile. Non vi è dubbio che entrambe le parti deveono esercitare il massimo della cautela nei rapporti con la superpotenza d’oltre oceano.

    Sempre dal punto di vista delle relazioni internazionali, è da sottolineare come il governo di Roma abbia invocato a più riprese l’articolo 5 del trattato NATO di cui l’Italia fa parte, considereando la presa delle armi di parte dell’esercito italiano contro il governo come un atto di guerra che rientra nella casistica di detto articolo. Inutile dire che questa è una posizione pericolosa presa dai governativi dal punto di vista politico: alcuni osservatori hanno visto in questo atto il riconoscimento di status di attore internazionale all’alleanza per il rinnovamento. Per altro, Il consiglio dell’alleanza NATO ha replicato che non si ravvisa la condizione determinante che fa scattare l’articolo 5, e cioè un attacco che provenga dal’esterno ad una delle potenze dell’alleanza. Con una bella dose di facciatosta, il consiglio NATO classifica forze militari regolari, con insegne, che portano regolarmente le armi e che controllano aeromobili militari e vascelli da guerra, una semplice banda armata che conduce operazioni eversive: un offesa per l’alleanza per il rinnovamento, ed una presa per il culo per i governativi. La realtà dei fatti secondo Gianni Grazino, è stata esemplificata dallo stesso esponente dell’alleanza nei seguenti punti durante un asua recente conferenza stampa:

    · Le potenze europee sono più codarde che mai e soldati sul terreno per l’Italia non ne vogliono mettere, fino a quando possono evitarlo.

    · Nonostante ciò, i parassiti illegali di Roma, non avendo ancora compreso bene il punto uno, continuano ad andare a mendicare aiuto militare a Francesi e Tedeschi, che questi non sono affatto disposti a concedere.

    · Calcolano, le stesse potenze codarde, di lasciare che le due parti si dissanguino a dovere in scontri tra di loro, per imporre alla fine la loro volontà ad un Italia comunque indebolita ed esausta.

    · Non è invece da escludere, che le potenze dell’Unione Europea, e non solo dell’Unione Europea, possano invece fornire assistenza militare agli illegali di Roma, attraverso la fornitura di materiale bellico, che i parassiti non possono produrre, in quanto o gli stabilimenti sono in territorio controllato da noi, e/o i lavoratori di quelle industrie si riufiutano di lavorare per i parassiti (in quest’ultima affermazione, il Grazino si rivela un po’ troppo ottimista).

    · Sappiano le potenze europee un po’ codarde, che anche noi abbiamo le nostre fonti di approvvigionamento di materie prime per costruirci gli armamenti, e di armamenti stessi provenienti da paesi amici.

    In tono con l'ultimo punto della conferenza stampa di Grazino, occorre dire che la Russia è una superpotenza che ha ufficialmente dichiarato la propria simpatia e la propria solidarietà con l’alleanza per il rinnovamento, definendo la pressione internazionale e l’appoggio a favore di una fazione sull’altra, un ennesimo atto di intromissione degli occidentali nelle questioni interne di un paese sovrano. Stando così le cose, ed in caso di necessità, anche la Russia si vedrà costretta a sostenere la parte in causa che riterrà essere più confacente agli interessi nazionali russi.

    Considerazioni strategiche conclusive

    Potrebbe porsi la domanda di dove sia diretto questo conflitto. La risposta ovviamente è da ricercare nel tipo di pianificazione strategica delle due parti. Sul terreno, per entrambe le parti è fondamentale recuperare il controllo del territorio, con operazioni sia convenzionali a media ed alta intensità, sia con un’opera sotterranea di insorgenza o contro insorgenza, a seconda dei casi, che possa di fatto rendere troppo costoso, o inutile mantenere l’amministrazione di un determinato territorio. Per alimentare queste operazioni, per lo meno quelle ad alta e media intensità, è di fondamentale importanza il controllo del mare intorno alla penisola. La parte che riuscirà ad impedire il traffico mercantile all’altra parte, sarà quella che avrà facilità nell’imporre la propria volontà all’altra. Al di sotto di questo strato operativo diciamo così di carattere tradizionale, esiste, come in tutte le guerre a partire dal XX secolo, l’aspetto del controllo politico della popolazione, sia con operazioni di guerra che di non guerra. Il deprivare una parte della fiducia o del consenso della pubblica opinione od il distruggere la stuttura di controllo amministrativo su di un dato territorio, può e spesso agisce infatti da reale parametro sul quale misurare il successo o l’insuccesso delle operazioni di carattere strategico, siano esse militari o non militari, intraprese su quel dato territorio. Allo stato attuale l’alleanza parte avvnataggiata, con un ampio consenso popolare nel bacino industriale del nord, assolutamente insoddisfatto della situazione politica e d economica italiana e che vorrebbe vedere un vero cambiamento oltre che di politica anche di cultura. La grande industria e la grande finanza (per quanto possano definirsi grandi questi ambiti al mero livello italiano), sembrano invece essere più favorevoli ai governativi, dai quali pensano di poter mantenere favori, prebende, privilegi e sopratutto quel rapporto di simbiosi parassitaria sulla quale il distorto concetto di capitalismo moderno si basa ai giorni nostri e non solamente in Italia. Per quanto riguarda invece la situazione al sud, essa è più incerta. Qui le zone di consenso per l’alleanza sono più a macchia di leopardo, ma comunque non si è verificato a conoscenza nostra nessun atto di protesta o peggio di rivolta nei territori controllati dall’alleanza, nei confronti di quest’ultima. Nell’Italia centrale, naturalmente l’enclave romana è totalmente schierata a favore dei governativi, da cui dipende la sua sopravvivenza ed il suo indotto economico. Nel resto del centritalia, la situazione è una via di mezzo tra quella nord, schierata apertamente con l’alleanza, e quella sud, dove prevalgono l’indecisione, la sorpressa, e spesso anche lo smarrimento. Un accenno doveroso alle isole, dove la popolazione sarda, stremata dalle condizioni economiche estreme e dalla totale noncuranza di Roma è fermamente simpatizzante pre l’alleanza. In Sicilia, la situazione invece è più simile a quella del sud Italia.
     
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    Ultima modifica: 7 Gennaio 2018
  19. huirttps

    huirttps

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    Coinvolgente come sempre!

    Una curiosità... I Freccia che esplodono colpiti sul fianco dalle 12,7 dei Lince e gli stessi Lince che resistono ai perforanti da 25mm da dove vengono??

    Non credo che nella realtà sia così.. Il Freccia dovrebbe resistere a perforanti da 14,5 sul fianco
     
  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Nel regolamento di firepower, ho classificato i freccia come veicoli leggeri (cioè un tier sotto i Dardo; magari ho sbagliato). In caso di dadi particolarmente sfigati, la browning sul fianco può penetrare un veicolo di questa classe. Nella piccola battaglia a gioia del colle, questa sfiga è avvenuta due volte.

    Non ricordo il lince resistere ai 25mm. Ricordo un lince distrutto, ma non ricordo come, e un tiro diretto mancato su un altro Lince a scafo sotto sul terrapieno della recinzione. Ma potrei sbagliarmi.

    Comunque sto trasferendo questa campagna sul Regolamento Gulf Strike, sempre della Victory Games. Così ho un unica simulazione operazionale invece che due tattiche. Oltre tutto, portando la campagna a livello operazionale, armonizzo con l'altro AAR sulla campagna in Africa Settentrionale con TOAW IV che è pure operazionale.
     
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