Il Minchiario di Regime Testata anonima luganese

Discussione in 'Wargames da tavolo' iniziata da Luigi Varriale, 1 Novembre 2017.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Ho cominciato una simulazione della 2a guerra mondiale con Blitz a World in Conflict, l'ultima rivisitazione della versione ultra semplificata del colossale world in Flames.

    Sto tenendo un giornale degli accadimenti che vi allego nel post. Fatemi sapere cosa ne pensate. Se vi piace continuo ad allegarvelo turno per turno (I turni totali sono 15).

    Oltre al giornale periodico "Il Minchiario di Regime", vi allego anche uno snap shot della mappa ogni fine turno, per aggiornarvi sulla situazione strategica generale.
    turn 1.gif
     
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  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    issue 1.gif Antiipazioni prossimo numero:
    Cosa è successo all'Africa Orientale Italiana ?
     
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  3. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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  4. DistruttoreLegio

    DistruttoreLegio

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    @Luigi Varriale mi sei mancato ... ti seguo come sempre ... che tu lo voglia oppure no ... :ROFLMAO::lol::ROFLMAO::lol::ROFLMAO::lol:
     
  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Distruttore...vediamo di divertirci !! Ancora con le gesta italiche e tedestiche
     
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  6. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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  7. Luigi Varriale

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  8. Luigi Varriale

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    Turno 3; marzo/ottobre 1941


    Germania

    L’Ammiraglio Reader, incazzato come una biscia della Westfalia, misurava a grandi passi il pavimento moquettato del suo spazioso ufficio. Non si poteva raccapezzare, tra una bestemmia e l’altra, di come il Fuhrer l’avesse lasciato senza i mezzi minimi per combattere una guerra sul mare contro l’Inghilterra. Affondate le sue corazzate tascabili Lutzow, e Sheer non gli rimanevano che un pugno di scacatissimi incrociatori con cui opporsi alla strapotenza della Royal Navy. Meno male che il megalomane non gli aveva imposto di continuare la guerra in Atlantico con quelle forze, altrimenti non gli sarebbe rimasto altro da fare che dare le dimissioni. Dopo la scomparsa della preziosa e minuta flotta di sommergibili, ad opera della squadra britannica del Nord Atlantico, il collega Doenitz era rimasto disoccupato ed in mano agli assistenti sociali, e ciò non faceva che aumentare numero e volume delle bestemmie del Grand Ammiraglio; non avrebbe mai pensato fino a quel momento, che si sarebbe trovato un giorno ad invidiare il suo pari grado italiano, che aveva il comando di una magari non numerosa ma sicuramente ben bilanciata marina da guerra.

    Si richinò sulla grande carta geografica dove il suo aiutante, Ammiraglio di Divisione Wolfgang Strauss era rimasto impassibile per tutto il tempo, e dopo altra breve riflessione, sparò a mitraglia i suoi ordini per il turno 3.


    A bordo dell’incrociatore pesante Blucher, l’Ammiraglio di squadra Hans Wilhelm Langsdorff, comandante della squadra d’alto mare germanica, stava facendo colazione a base di ciambelle e vino rosso, tanto per tenersi allegro, quando il suo attendente personale, dopo aver bussato alla porta, gli consegnava il messaggio cifrato proveniente direttamente dal quartier generale a Berlino e firmato da Reader in persona:


    visto che in Atlantico lei est solamente at rischio farsi affondare da flotta inglese ordino immediato ritorno kiel per rifornimento combustibile e riarmamento sua squadra da battaglia stop procedere poscia per mar baltico dove squadra navale russa apoggia forze terrestri in operazioni contro nostre truppe in polonia stop accusare rievuta finisce


    Lesto, l’Ammiraglio Reader fucilava un altro fonogramma destinato alla flotta mercantile:


    pregasi constatata nostra impotenza contro apparecchi imbarcati royal navy dislocati su squadra portaerei mare del nord volere trasferire flotta mercantile in porto di danzica ove cotali aerei non possono arrivare stop firmato reader finisce


    Senza porre tempo in mezzo, e felice come un coniglio bavarese, che forse la sua squadra avrebbe scampato una brutta morte a mezzo portaerei britanniche, Langsdorff si affrettava a prendere tra pollice ed indice la sua pedina malandata della High Feet tedesca, ridotta ad un solo step di forza, e a spostarla a Kiel dove veniva istantaneamente rifornita e riarmata. Poi si catapultava nel Baltico allo scopo di menare le mani a quel ferovecchio di squadra russa, risalente tra un po’ alla battaglia di Tsushima. Unico problema era che, l’ammiraglio sovietico Gordey Levchenko, dopo aver fatto finta di tirare qualche cannonata, ordinava alle sue tinozze di rifugiarsi a Leiningrado, così che i Tedeschi poterono rimanersene per un po’ ad abbronzarsi al sole estivo baltichese.
    2017-11-04 15_01_31-Blitz! A World In Conflict controls.gif


    Robe grosse però bollivano in pentola qualche chilometro a sud della posizione delle navi tedesche, ché sulla terraferma polacca, truppe fresche germaniche accorrevano in difesa di tale terra, che ferma lo sarebbe rimasta ancora per poco se non si prendeva qualche provveddimento. All’OKW risultava che in Polonia, contro le forze sovietiche dislocate in Bielorussia e Ucraina non rimanesse che il cazzutissimo corpo paracadutisti di quella pellaccia dura di Otto Skorzeny, nella guerra vera solo capitano, ma in questa qua promosso a generale 3 stellato. Ora, per cazzuti che fossero i fallshirmjager, con le truppe fresche fatte affluire a Konev e Zhukov, i Russi non avrebbero avuto difficoltà in questo turno a farne spezzatino e quindi Hitler in persona aveva ordinato che il Generale Rommel, trasferito fresco fresco dal comando della guardia del corpo di Hitler, assumesse il comando di un gruppo di armate di soccorso denominato, non ci crederete, gruppo Rommel, e venisse lesto spedito in Polonia. Quindi il neo costituito Gruppo Corazzato sud, e la ricostituita 18a armata, con la pedina Rommel a cavalcioni dei carri armati di testa, venivano trasferiti da Berlino a Varsavia con un singolo click di mouse. Colà arrivati, Rommel smontato da cavalluccio al carro Panzer IV G su cui sedeva, andava ad acquartierarsi con i paracadutisti, per supplire con il suo triangolo rosso (-) al triangolo bianco (+) di questi ultimii (vedere regole di combattimento di blitz a world in conflict).


    Robe ancora più grosse bollivano in una pentola enorme sul fronte occidentale, quest’ultimo al comando dell’aquilino Erich Von Mainstein, a cui era stato affidato il compito di concludere la campagna ad ovest con la presa di Parigi (e conseguente caduta della Francia secondo le regole del gioco); dico di concludere perché se ricordate, la campagna aveva dovuto essere interrotta per forza maggiore, quando i Russi di sorpresa dichiararono guerra alla Germania nel turno scorso e si era tosto manifestata la necessità di trasferire un certo numero di truppe già assegnate al caso giallo per salvare il culo alla 18a armata ed al Volksturm che presidiavano Varsavia.


    Per dire la verità, all’inizio di questo turno 3, al quartier genreale del Fhurer a Berchtesgaden si era dibattuto se era il caso di dare una spallata decisiva alla Francia o di intraprendere prima la conquista dell’Europa Centrale (Romania-Bulgaria-Hungheria nel gioco riunite in un unico stato, data la scala). Hitler non poteva darsi pace per non aver proposto e stipulato il trattato anticomintern, che gli avrebbe permesso di allineare sia questo stato, sia la Finlandia, nel momento preciso in cui si fosse trovato in guerra con la Russia. La Romania aveva fatto orecchie da porco e lui nel ‘38 non se l’era sentita di usare le maniere pesanti, a differenza del Fuhrer storico. Neppure aveva annesso L’Austria e la Cecoslovacchia, avendo preferito, sempre nel ’38 anticipare la ricerca delle supercorazzate classe Bismark. Quanto sembrava idiota adesso quella mossa, visto che della Bismark aveva giusto giusto i progetti e che invece la risorsa economica austriaca e cecoslovacca, per non parlare del petrolio rumeno gli mancavano come l’aria. Nella riunione di inizio turno al Berghof prevaleva l’opinione di concludere con la Francia e di occuparsi di qualunque altra cosa dopo. Non che contro i Francesi si sarebbe passeggiato: al comando di Mainstein si allineavano il gruppo corazzato nord in Belgio, ed il gruppo corazzato centro, appoggiato dal gruppo d'armate B in Germania Occidentale. Qeste forze agivano senza l’appoggio della Luftwaffe, triturata il turno prima da Russi ed Inglesi in due istanze separate. Era buona ventura per i germanici che la RAF fosse anch’essa momentaneamente al mal partito e che l’aviazione francese fosse poca cosa. Ma anche così...La precedenza assoluta nella fase di costruzione del turno 2 la si era dovuta dare alle forze terrestri, visti gli inaspettati sviluppi sul campo, a scapito della ricostituzione delle forze navali ed aeree.


    Comechessia, la proverbiale botta di culo assisteva i Tedeshi nelle operazioni sul fronte occidentale, che al punto in cui stavano le cose era diventato un fronte a rischio fallimento offensiva. Invece la dea bendata sorrise ai Germanici, che spazzavano via sia l’armata franese sia la forza di spedizione britannica BEF da Parigi senza neppure chissà quale sforzo. Grazie all’attacco contemporaneo dal Belgio e dalla Germania Occidnetale si evitavano peraltro i fattori combattimento della Maginot. Pagato il prezzo della perdita del gruppo d’armate B, si occupava Parigi senza ulteriori ambasce.
    2017-11-04 15_09_27-Blitz! A World In Conflict controls.gif


    Dalla quale cosa scaturivano tutta una serie di conseguenze politiche a norma di regolamento: innanzitutto la creazione della Francia di Vichy, con la sua annessa pedina di fanteria, e l’immagazzinamento nel porto del nuovo stato di quello che rimaneva della flotta da battaglia francese e della loro marina mercantile. Algeria e Tunisia rimanevano nelle mani degli Italiani che le avevano conquistatate il turno prima. Il Marocco rimaneva a mezz’aria, unica parte nel Nord Africa Francese terra di nessuno, mentre disgraziatamente sia il West Africa Francese (Senegal e Costa D’Avorio), sia l’isolona di Madagascar, diventavano Francia Libera. Rottura di palle questa cosa, perché gli Inglesi si mettevano una pedina di forze francesi coloniali in Force Pool per via dell’Africa Equatoriale Francese, e potenzialmente un’altra pedina di fanteria, in caso il Marocco rimanesse terra di nessuno. Da ultimo, la vecchia alleata della Francia, L’Etiopia, si schierava con Vichy, ma le sue forze adesso neutrali dovevano mollare l’osso libico conquistato il turno precedente, dando la possibilità all’Italia (prossima nazione a muovere) di rioccupare la colonia senza colpo ferire.


    Prossimo post, turno italico



     
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  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Sono tornato ad una prosa libera, come ai vecchi tempi del thread in Africa Settentionale.
    Mi pare più scorrevole e tutto sommato più divertente da scrivere.
    Spero che anche chi legge la preferisca al metodo giornalistico dei precedenti post.
     
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  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Turno 3; marzo/ottobre 1941


    Italia




    La mente inesauribile delle operazioni italiane era l’ammiraglio d’armata Giacomo Severini, di fatto signore e padrone delle forze armate italiane. Se ufficialmente il comando supremo delle forze armate spettava al Re, e quello delle forze operanti al dux ducis del fascismo Benito Mussolini,nella realtà la costituzione, fisionomia e strategia delle forze italiane negli anni ’30 era stata messa a punto da questo guru della militarità italica. Aveva passato la vita a studiare la seconda guerra mondiale vera e come era riuscita l’Italia a farsi una delle peggiori fame militari della storia; ed aveva giurato che se ci fosse mai stata una seconda guerra mondiale nel suo mondo, l’Italia avrebbe fatto una figura assai diversa; quindi aveva dato un’impronta diversa alle forze italiane. Quello con cui però Severini aveva dovuto fare i conti fino ad ora ed avrebbe presumibilmente continuato ad avere a che fare, era la pochezza economica ed industriale del paese della pizza, da che ne discendeva che la coperta era corta da qualunque parte la si tirasse.




    Se fosse stato per il Severini, il più grande cambiamento che avrebbe fatto alla strategia italiana nella seconda guerra mondiale sarebbe stato quello di schierarsi con gli alleati occidentali, al limite pure con i Russi; ma questo il regolamento di Blitz World in Conflict non lo permetteva, e dovette, il nostro, giocoforza arrangiarsi con le misere risorse di cui poteva disporre.




    I capisaldi della sua strategia erano: audacia, aerosiluranti, sommergibili e portaerei. Caposaldo della politia militare in guerra era invece quello di non stare a sentire Mussolini e le sue boiate strategiche e di mantenere le forze concentrate su un unico compito alla volta. Secondo il Severini il primo imperativo categorico fascista galattico, era quello di cacciare Francia e Gran Bretagna a calci in culo dal Mediterraneo; secondo, ottenere uno sbocco al di fuori del Mediterraneo, e terzo, ma più in prospettiva, di conquistare abbastanza roba da permettere all’Italia di diventare davvero una delle potenze mondiali. Durante gli anni prima della guerra ci aveva provato con tutte le sue forze e con l'accordo della dirigenza politica del Dux ducis, che vedeva in lui l'astro nascente della sua nuova casta di guerrieri romani.




    Il severini si era mosso veloce: innanzi tutto l’abbandono della idiota guerra in Etiopia, una colonia inutile ed intenibile, poi un magnifico trattato commerciale, con Jugoslavia e Grecia e l’enorme sforzo diplomatico per portarle dentro un’alleanza formale con Roma. Ancora una volta la Francia, la Francia maledetta gli aveva portato via da sotto il naso il premio, convincendo questi due paesi a rinunciare. Certo forse lo si doveva anche agli sforzi diplomatici italiani per tenere la Spagna di Franco lontana dalle potenze occidentali, ma comechessia allo scoppio delle ostilità l’Italia si era ritrovata più o meno nella stessa situazione storica di quella reale, con il patto d’acciaio in tasca a quel cazzaro di Ribbentrop e l’invasione della polonia da parte della Germania dietro l’angolo.




    A questo punto il Severini, pur cristonante, si era recato a Palazzo Venezia a convincere il Duce ad entrare in guerra subito. Non era concepibile che i crauti si facessero l’idea che noi fossimo mandolinari e tremeabondi di fronte alla prospettiva di entrare in guerra. Aveva preparato le forze armate proprio per quel momento ed il momento era venuto. Certo non si poteva dire che le forze fossero proprio pronte, ma sotto guida energica e sicura si poteva comunque cominciare con buona speranza di non fare figure di merda, per lo meno nell'immediato.




    Al Severini i 6 milioni di baionette non interessavano manco per il caxxo. A lui premevano solo i mezzi con cui sfanculare la Royal Navy fuori dal Mediterraneo e prendere a calci nelle gengive quelle mezze tacche di Francesi odiati e fru fru. Quindi aveva limitato le baionette ad una singola grande armata di fanteria di linea ed un corpo scelto di fanteria leggera, che vedeva, alla giapponese, come mere truppe di occupazione, a cui la sua, SUA Marina avrebbe aperto una strada di conquiste. Alla fine del 1939 era riuscito a mettere in piedi lo scheletro di quello che intendeva per “moderna marina da guerra” ma aveva bisogno di tempo per completarla. La portaaerei Aquila era pronta, i Fiat da modificare come siluranti leggeri imbarcati pure, ed infine il magnifico gruppo siluranti d'assalto del Conte Ciano, che dall'eccitazione si era fatto passare dall'aeronautica alla marina. Certo, aveva dovuto rinunciare a qualcosina. Littorio e Vittorio Veneto erano ancora in fasce nei cantieri e ci si doveva accontentare del Cesare e del cavour, ma tutto sommato si poteva cominciare.

    Fu così che i Tedeschi che andavano dicendo che non ci sarebbe stata guerra fino al 1942, la cominciavano invece nel ’39 attaccando la Polonia e beccandosi la dichiarazione di guerra di Francia ed Inghilterra.




    Il resto è storia e adesso il Severini si ritrovava al turno 3 con i fru fru fuori gioco e il Mediterraneo per il momento suo. Nella sala del mappamondo a Palazzo Venezia, lui, il Duce ed il comandante supremo (in teoria) delle forze italiane Generale Pietro “sconfittaperenne” Badoglio. Nel sud Italia pronte all’imbarco c'erano l’appena costituita armata motocorazzata, e la 6a armata di fanteria, in Algeria la 9a armata reduce dall’occupazione della colonia ex francese. A nord, ancora armi al piede al confine con la Francia, il corpo alpino. Si trattava di decidere dell’impiego di queste forze. Sconfittaperenne voleva semplicemente organizzare un convoglio navale per la libia e trasportare colà l’armata motocorazzata, idea di per sé non cattiva, considerando che la Libia andava rioccupata prima che i Sudafricani la occupassero loro. Problemi di trasporto non cen'erano, ché al momento il Mediterraneo era ancora lago nostro, e di alleato colà non c’era neppure una scialuppa. Poscia il Badoglio voleva trasferire a sud pure il corpo alpino, visto che con la Francia i Tedeschi avevano forzato la pace e su quello non c’era nulla più da fare. Ma il Severini, conosciuto a sua insaputa anche come Giacomino pepe al culo, non si sarebbe accontentato di tanta pochezzza e andava vagheggiando operazioni ardite. Sentendo di operazioni ardite, subito il Duce propose di spezzare le reni alla Grecia, che aveva rifiutato tutte le avances italiane e per quello era già da punire, ma a Badoglio prese una crisi di epilessia. Più misurato il Severini si limitava a madarli a cagare tutti e due, prima di snocciolare la strategia per il turno 3:




    Con ampi gesti sulla mappa murale, pepe al culo, propose di mettere in mare i trasporti in Mediterraneo Occidentale; invece di trasportare i motocorazzati in libia, li avrebbe scaravantati contro Gibilterra, ordinato a Ciano di far decollare i suoi siluranti, ma armati di bombe a martellare la rocca, ed agli aerei imbarcati pure di appoggiare l’attacco. Da ultimo il gruppo da battaglia Cesare avrebbe aggiunto i suoi 305 al concerto e la rocca sarebbe caduta in mano Italiane, e con lei la Spagna. Altra operazione da considerare poteva essere lo sbarco a Malta, ma dopo breve discussione si convenne che Gibilterra era più rischiosa ama più lucrosa.




    Badoglio passò dall’epilessia alla cagarella, ma al Duce l’idea di Gibilterra non dispiacque. Fu così che tutte le disposizioni vennero date e tutte le pedine spostate, incluse la 9a armata che se la fece a piedi dall’Algeria alla Libia per pararle il culo da Sudafricani e beduini Egiziani e la Regia Aeronautica, che venne ribasata da quel di Milano a quel di Tobruch, con un’escursione termica di 35 gradi.

    Nonostante, o a cagione dell’ardimento del Severini, il lettore scelga lui, e l’accurata preparazione dell’operazione Gibilterra, l’idea di conquistarla pur non dispiacendo al Duce dispiacque invece agli Inglesi, che lungi dal farsi fottere la rocca, inscenarono una difesa da manuale, e complici le fortificazioni della piazza, dopo non lungo combattimento costrinsero gli Italiani a reimbarcarsi con moto e corazzati; Albione 1 Severini 0. Iniziava quindi l’autunno ’41 col Duce incazzato nero con la temerarietà del Severini, dimentico che l’idea lui l’aveva appoggiata, e con una squadra navale inglese di molto agguerrita agli ordini di Cunnigham che minacciava proprio di venire a contestare il mediterraneo.

    2017-11-04 21_42_17-Blitz! A World In Conflict controls.gif

    Turno prossimo il Giappone
     
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  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Turno 3; marzo/ottobre 1941


    Giappone
    2017-11-05 06_48_38-Blitz! A World In Conflict controls.gif



    L’imperatore Hiroito l’aveva definita la grande scelta. Non aveva abbastanza lodi il supremo per la scelta del suo primo ministro Hiroshi Hagusoka di venire incontro agli Americani e disinnescare le tensioni con la Cina nel 1935. Non vi è dubbio che nel fare ciò, il giovane primo ministro aveva rischiato di farsi impalare vivo dai samurai dell’esercito; ma nel lungo periodo la mossa era stata politicamente salutare e aveva dato un sacco di potere all’altra fazione militare: la marina imperiale.




    Nel 1937 cominciava una stretta collaborazione intellettuale tra la marina giapponese e quella italina. L’ammiraglio italiano Severini era un profondo ammiratore del Giappone, delle sue imprese marinaresche e della potenza della marina del Tenno.




    Con lo scoppio della guerra, le rivalità tra le due fazioni della casta militare nipponica si riacuivano, mentre dal punto di vista strategico si apriva una fase di profonda incertezza. Incazzatissimo era il primo ministro Hagusoka, ché dopo anni di sforzi immani a tenere a bada quei pazzi scatenati di militari giapponesi, vedeva adesso quei barbari e mangia wurstel di tedeschi rovinargli anni ed anni i onorati sforzi. Dopo la dichiarazione di guerra delle potenze occidentali alla Germania e l’entrata in guerra immediata dell’Italia, fermare le trame dei militari era diventato facile quanto è facile fermare un proiettile con la carta igienica, ed il riarmamento massiccio del Giappone era ricominciato, e con esso, il cane e gatto tra esercito e marina.




    Ad Hagusoka l’esercito non piaceva neanche un po’; ed erano i servizi speciali della marina che lo avevano tenuto a galla politicamente ed in vita materialmente proteggendolo da 2 diversi attentati, uno nel ’39 ed uno nel ’40. Le fide forze speciali della SNFL, sigla che nessuno aveva mai capito che caxxo volesse dire, gli avevano salvato il deretano entrambe le volte, la prima venendo a sapere in anticipo del fattaccio, e la seconda rimettendoci un gorilla (operatore) che aveva materialmente fatto da scudo al VIP con il suo corpo, durante un comizio del nostro a Nagasaki.




    Con il 1941, era venuto il tempo delle decisioni non dico irrevocabili, ma certamente almeno non procrastinabili, ed il gabinetto di governo aveva deciso che essendo la situzione politica mondiale incertina anzichenò, il Giappone doveva dare la priorità alle armi più flessibili e mobili dell’arsenzle imperiale. Si metteva quindi immantinente in cantiere un nuovo gruppo da battaglia portaerei, oltre ai due già facenti parte della marina, e venivano varati i piani per allargare uno di quest’ultimi con due nuove navi portaerei appunto. Con questo provvedimento, il numero di navi di questo tipo sarebbe salito a dieci, vale a dire una posizione di dominio rispetto pure alla Gran Bretagna.




    Tutta questa rumenta di navi era affidata all Grande Ammiraglio del Tenno Akinari Minculo un Siculo di padre giapponese che nonostante fosse un mezzo bastardo straniero, in 40 anni di servizio da paura, era arrivato al comando supremo della Marina. Spietato con se stesso e con gli altri, si puniva fisicamente e moralmente davanti ai suoi uomini ogni volta che faceva una cazzata, e ci teneva a far sapere ai subordinati che nemmeno lui dalle cazzate era immune; al più si poteva cercare di limitarle. Dal 1935, assunto il comando della flotta, viveva sulla portaerei Akagi e non c’era verso di farlo scendere. Aveva il suo alloggio in un buggigattolo a fianco della cabina del capitano, e se non era impegnato in quache mansione, se ne stava li dentro a leggere o a dormire. Non scendeva a terra da sei anni, e l’unico segno che fosse il comandante in capo della flotta era il cambio della guardia ogni 45 minuti davanti alla porticina del suo alloggio a bordo. Per pisciare, usciva dal buggigattolo ed andava in corridoio, e per lavarsi usava le docce degli ufficiali, che ogni volta invitava a non dileguarsi come nebbia al sole per il solo fatto che arrivava lui. Temuto come un demonio e rispettato come un dio dall’intera marina imperiale, aveva i suoi principali collaboratori nell’ammiraglio Isoroku Yamamoto, che comandava il gruppo da battaglia mobile, e nell’ammiraglio Chùichi Nagumo,che comandava il gruppo da battaglia combinato. All’inizio della primavera del ’41 i tre erano seduti nella sala conferenze dell’Akagi ancorata nella base navale delle Isole Caroline. Ospite d’onore il Generale Arata Nakashima, comandante in capo dell’esercito nipponico.




    Il prode Yamamoto sosteneva che gli Americani erano incazzati un quarto per via della costituzione di basi militari giapponesi nell’Indocina Francese che era caduta come una pera matura dopo l’armistizio con la Germania. L’altrettanto prode Nagumo sosteneva che gli Americani non dovevano rompere i coglioni, che quella era una concessione di Vichy e che comunque quel territorio rappresentava una risorsa in più per il Giappone assetato ed a corto di materie prime come sempre. Era comodo per gli americani fare i moralisti con 10 risorse e 4 barilotti di petrolio sul loro territorio. Minculo ascoltava in silenzio, aveva sempre avuto una certa tolleranza per il turpiloquio dei suoi ufficiali, specialmente quando erano di brutto incazzati. Voleva però sapere come utilizzare quell’avamposto in terraferma a vantaggio del Giappone. Lesto si affrettava Nakashima a suggerire che sarebbe stato un ottimo punto di partenza per un’invasione dell’India, con l’idea di arrivare ai barilotti di petrolio in Persia ed Iraq. Yamamoto ribatteva che il Persia ed Iraq erano alleati della Russia, con somma incazzatura degli Inglesi che si erano visti soffiare petrolio e cammelli dai trogloditi sovietici. Ribatteva il focoso generale che a tempo e debito si poteva considerare di andare alle mani con i Russi, una volta che i Tedeschi li avessero ammaccati a sufficienza. La base di operazioni in Indocina era un dono degli dei e sarebbe stato un crimine non approfittarne a fondo. Occorreva prendere al più presto l’India, la Birmania ed almeno un pezzo di Cina per assicurarsi i punti vittoria della condizione “vittoria nel teatro CBI”. ( si vedano regole di Blitz a World in Conflict). Gli ammiragli non erano molto convinti di questa strategia, e comunque mostrarono di volerla tenere presente per il futuro. La conferenza si scioglieva con l’intendimento immediato di fortificare il più possibile di isole ed isolette appartenenti alla sfera di coprosperità, che quando il momento sarebbe venuto dell’entrata in guerra degli Americani, il sol levante doveva essere ben alto nel cielo.

    Rimanete collegati; prossimo turno Unione Sovietica
     
  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Unione Sovietica




    Il maresciallo Timoshenko aveva un problema: Stalin era impaziente. Su baffone e solo su di lui pesava la responsabilità di aver dichiarato guerra alla Germania nel settembre del’40 invece di aspettare che fosero i Tedeschi a farlo ballare al ritmo della loro musica. E queste erano la buone notizie: le cattive notizie erano che l’Unione sovietica non era pronta ad un conflitto con i crucchi e cominciava solo adesso, dopo quasi un anno a macinare le dovute risorse industriali per mettere insieme una forza militare degna di questo nome. I suoi sottordini, i collaudati Zhukov e Konev, non è che non le avessero; semplicemente i Tedeschi, pur essendo sorpresi dalla mossa di Peppino, non erano crollati come invece sarebbe stato opportuno.




    Il ragionamento di Stalin era stato assai semplice: esisteva una finestra di opportunità di tempo nel quale i Tedeschi sarebbero stati assorbiti dal fronte occidentale, ed in quel turno o due, le gloriose forze di liberazione sovietiche avrebbero colpito, ripreso la Polonia e magari marciato pure in Germania. L’Europa Occidentale sarebbe caduta in mano all’Unione Sovietica prima ancora che i capitalisti postessero creare la loro merdosa NATO e rompere le uova nel paniere ai piani di grandezza russi.




    La strategia sovietica non era improvvisata ma retrodatava algli anni 1936-37, quando con due colpi da maestro diplomatico, il prode Molotov aveva prima allineato Persia ed Iraq in un’alleanza che aveva donato alla Madre Russia due extra barili di petrolio e poi Stalin stesso aveva personalmente siglato col primo ministro Hagusoka un trattato do non aggressione, che avrebbe guardato il didietro alla Russia per un bel po’ di tempo prima che eventualmente si addensasse la tempesta ad est. La cosa si era sposata benissimo con la rinuncia dei giapponesi a far la voce grossa con la Cina, e tutto questo capitale politico accumulato aveva indotto Stalin ad investire in un’avventura anticipata contro la Germania. Era chiaro che se fosse riuscito a muoversi prima della mobilitazione totale delle democrazie occidentali, sarebbe stato lui il signore e padrone d’Europa.




    A rovinare questi piani ci si era messa la perizia miltare dei crauti, che anziché collaborare facendosi sterminare in Polonia, avevano preso a resistere con incredibile perizia e spirito di sacrificio. Loro imperativo categorico nazista, tenere a freno le orde russe fino a quando da occidente non fossero arrivate le forze per far scattare la controffensiva.




    Nel turno 2 in Polonia, i Tedeschi si stavano già organizzando per una comoda occupazione ed avevano stanziato in quel territorio la 18a armata e il volkstrurm. Poi, una mattina di fine estate, queste misere forze si erano viste arrivare addosso, ben due fronti sovietici, il fronte ovest ed il fronte di Bryansk, appoggiati dal gruppo corazzato di Leiningrado e dall’intera aviazione sovietica, che pur non essendo chissà che cosa, già nel ’40 faceva numero. Nonostante la sorpresa, la 18a armata montava una resistenza fanatica, che suppliva al disfacimento del Volkssturm, che era più un’unità da occupazione che da combattimento. Al prezzo della decimazione dei resti della Luftwaffe, impegnata già duramente dalla RAF nelle fasi precedenti del turno, quando il fumo si sollevava dall’area del combattimento, la Polonia era ancora in mani tedesche, ed i Russi ci avevano pure rimesso il gruppo fanteria del fronte di Bryansk. Primo sturbo coronarico per Zhukov.




    Questo primo scontro dava un sacco di morale ai Tedeschi, che immantinente, onorando la strategia vista sopra di resistere fino a che non fosse stato possibile contrattaccare, facevano affluire il corpo paracadutisti per ricevere l’urto nella fase blitz del turno 2, che sarebbe senza dubbio arrivata, data l’abbondanza di greggio nelle mani dei sovietici. E come vollero Dio e Stalin, il blitz arrivò, sottoforma del Generale Zhukov che reiterava l’attacco con quanto gli rimaneva a disposizione, vale a dire i corazzati di Leiningrado e la fanteria del fronte occidentale. Appoggiavano l’attacco la prima armata aerea, non più contrastata da una Luftwatte che era a terra a leccarsi le ferite, e le bagnarole del Baltico che cannoneggiavano dal mare omonimo; Zhukov in persona dirigeva l’attacco.




    Ancora una volta però i sovietici avevano fatto i contri senza l’oste, essendo in questo caso specifico l’oste rappresentato dal Generale Skorzeny e dai suoi paracadutisti nel frattemp affluiti a razzo dall'Olanda, e che misero in atto una difesa talmente fanatica da impressionare persino i soldati contadini russi, avvezzi a vederne di tutti i colori. Dura scorza quella di Skorzeny e la fine del turno 2, pur essendosi liquefatta la 18a armata, vedeva i parà tedeschi ancora resistere tra i ruderi di Varsavia.




    Qui Stalin si incazzava come un orso siberiano e per l’appunto in siberia minacciava di deportare il fido Zhukov se non gli cacciava la teppaglia nazista dalla Polonia al più presto. Per far vedere che non gli voleva male, gli inviava insieme alle minacce, l’intera guarnigione fanteresca di Stalingrado ed un altro gruppo corazzato; quello del fronte ucraino appena costituito e con la vernice ancora fresca. Veniva pure inviato il Generale Konev nascosto tra gli hooligans di Stalingrado, che insieme ai corazzati leiningradesi, avrebbero attaccato dalla Bielorussia. Dall’Ucraina invece avrebbe attaccato il gruppo Zhukov con i primi T-34 e KV-1 del fronte ucraino appena usciti dalle fabbriche di Kiev più la già veterana fanteria del fronte ovest.




    Come abbiamo già visto nel rapporto sul turno tedesco però non è che baffetto Hitler si fosse lavato le mani del novello ed insaspettato fronte orientale, ed aveva tosto incaricato il Generale Halder, capo di stato maggiore dell’esercito, di inviare in Polonia tutto quello che si poteva ramazzare più il Generale Rommel ad assumere la responsabilità.




    Per la terza volta dunque i sovietici attaccavano, questa volta con forze ed intensità ancora maggiore che le prime due. Lo scontro era titanico, come si conviene ad un’offensiva sul fronte est, ma i mangiacrauti non demordevano: martellati dall’aviazione russa, che la marina si era rifugiata a Leiningrado all'arrivo di Langsdorff, ed attaccati su due lati da forze russe superiori, fanteria, parà e carri tedeschi davano un’altra lezione di tattica. I generali Rommel e Konev ebbero le loro pedine al diretto comando distrutte sotto i loro culi e si prsero tutti e due una meritata licenza di fine battaglia, ma i tedeschi dalla Polonia non si mossero. A fine turno 3, il gruppo corazzato germanico ancora aveva il controllo delle foreste ad est della capitale polacca e spernacchiava i Russi mesti ed incazzati.




    Sul fronte delle notizie meno buone, la crescita della produzione militare russa di turno in turno.
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    Prossimo turno, la perfida albione









     
  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Gran Btretagna




    L’ammiraglio Cunningham se ne stava seduto al suo scrittoio, nella sua cabina a bordo dell’Incociatore Pesante York ad analizzare gli ultimi dispacci provenienti dal servizio informazioni di Whitehall. Churchill gli aveva affidato la striminzita flotta del mediterraneo con qualche incrociatore, e gli aveva pure temporaneamente prestato la squadra atlantica, con la portaerei Corageous e la sua scorta. Con queste forze, gli aveva ordinato, il primo ministro, di spazzare dal Mediterraneo Occidenatale la flotta italiana, che ormai cominciava a rompere pesantemente le palle. Cunningham aveva richiesto anche l’assegnazione della squadra da battaglia principale della Home Fleet (chiedere non costa nulla), ma l’ammiragliato gliel’aveva negata per mantenere la vigilanza al di fuori dello Skagerrack.




    Comechessia Cunnigham, uscito da Gibilterra, dove aveva rifornito e riarmato, si dirigeva deciso verso la presunta posizione delle forze spaghettare. La prima cosa che avvistava era la caccia imbarcata italiana che veniva ad aprire un corridoio per i siluranti. Tosto alzava in volo i suoi gladiator, ma volgendo la battaglia aerea a favore del nemico, decideva prudentemente di mandare indietro la Corageous, che il primo lord del mare glie lo avrebbe tagliato e dato in past al gatto, se cose brutte fossero successe alla portaerei ammiraglia della squadra atlantica. La battaglia continuava quindi con un reciproco cannoneggiamento e l'attacco dei siluranti imbarcati italiani che non facevano danni seri, ma abortivano tutte le unità navali da una parte e dall’altra, tranne le corazzate italiane che baldanzosamente rimanevano padrone del mare. I siluranti di Ciano pure arrivavano sul luogo della pugna ma venivano accolti da un tale fuoco contraereo degli incociatori albionici che non riuscivano a mettere a segno neppure un dardo. L’area del Mediterraneo Orientale rimaneva per il momento nelle mani della squadra corazzate dell’ammiraglio Casaddei, i cui marinai intonavano canzoni oscene all'indirizzo delle mogli dei marinai nemici.




    Dall’altra parte del Mediterraneo, il Generale Wavell affilava le baionette dei suoi Sudafriani e le scimitarre dei suoi Egiziani; era giunto il momento di un attacco decisivo alla Libia difesa da una singola e sparuta armata italiana. L’unica cosa che mancava era la superiorità aerea, dal momento che i pizzaioli avevano spedito nella colonia la loro aviazione, mentre lui non aveva ancora nulla di simile. La RAF era ancora molto impegnata sul continente e non poteva distaccare nessun apparecchio. Ciò nonostante Wavell contava di riuscire lo stesso a sbarazzarsi della scarsa resistenza che gli Italiani avrebbero potuto offrire. Come da piano di battaglia, i territoriali egizi furono mandati avanti come truppe d’urto, ed i sudafricani dietro a sfruttare l’eventuale successo, ma di sloggiare la 9a armata non se ne parlò nemmeno per ischerzo. Con la sagace azione della scarna Regia Aeronautica, che tutto spezzonava e tutto mitragliava, l’offensiva britannica si esauriva prestino, e a polverone sollevato, ci si accorgeva che la pedina egiziana era scomparsa.




    Da ultimo, i piani dell’ammiragliato prevedevano di spedire i trasporti canadesi in Australia a raccattare un po’ di australiani da mandare in Africa o in Europa a seconda dei casi, e di completare il trasferimento della squadra incorociatori, sempre australiana, che arrivava senza intoppi a rafforzare la flotta del Mediterraneo, visto che pel momento in Atlantico non c’erano preoccupazioni.
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    Rimanete in ascolto; prossimo turno, Stati Uniti






     
  14. Luigi Varriale

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    Stati Uniti




    L’amministrazione repubblicana del Presidente Mark Kinsey aveva tutta una sua visione della politia degli stati Uniti. Il secolo americano era ancora al di là da venire e tutto quello che l’America voleva era pace e libero traffico commerciale. Negli anni prima della guerra, Kinsey ed il segretario di stato James Bull avevano strettamente seguito questa politica ed avevano messo a segno un colpaccio veramente gobbo: la risoluzione pacifica della crisi sino giapponese. Gli Americani, sollevati da questo enorme peso, ché la politica dalla porta aperta e delle pari opportunità sui mercati asiatici era stata ristabilita, si dettero alla pazza gioia sino ad allentare il condizionamento della dottrina Monroe; dopotutto se i giapponesi non erano imperialisti in asia, perché dovevano esserlo gli americani in America Latina. Assicuratisi un lucroso trattato commerciale con il Messico ed uno bilaterale di mutua assistenza col Brasile, Gli Stati Uniti si ritenevano soddisfatti della situazione e permisero addirittura la penetrazione francese in Argentina, un governo socialisteggiante in quel paese. Non alzarono nemmeno un sopracciglio, quando i Giapponesi conclusero un una convenzione con il Perù che dava la possibilità ai Nipponici di usare basi militari locali. Nulla poteva turbare la luna di miele della diplomazia americana con il resto del mondo, fino...fino allo scoppio della crisi europea, che doveva portare ancora una volta gli idealisti di oltre oceano alla realtà.




    Inutile dire quanto fosse incazzato il presidente americano Kinsey, che per la seconda volta in 20 anni gli europei minacciassero di cacciare il mondo in una seconda ecatombe; anzi al turno 3 della guerra ci erano già molto vicini, essendo in guerra tutti gli stati maggiori meno Giappone, Cina e Stati Uniti.




    Nella visione di Kinsey e Bull la strategia Americana doveva consistere nel non permettere a nessuna potenza di diventare dominante al punto da poter minacciare il continente americano. I Tedeschi e gli Italiani gli stavano sul caxxo per aver scatenato la bufera, ma i Russi, pur esssendo dall’altra parte non erano per nulla meglio, ed erano per di più drogati e comunisti. Quando al turno 3 la Francia si era arresa ai Tedeschi, un brutto campanello di allarme era suonato a Washington, ed il presidente aveva ordinato una parziale ma sostanziale riconversione dell’industria allo scopo di sostenere un poderoso programma di riarmamanto. L’Inghilterra era rimasta da sola contrapposta ad Italia e Germania, ma per lo meno a prima vista non sembrava in situazione così brutta come l’Inghilterra vera nel ’40. In secondo luogo, la discesa in campo della Russia contro la Germania, limitava di non poco le scelte strategiche di quest’ultima e non si vedeva ancora traccia di un grand’armamento tedesco in Atlantico, per cui pure da quel fronte, per il momento nulla da temere. Il teatro Mediterraneo era di secondaria importanza e finché gli Italiani rimanevano a far le loro capriole là dentro, nulla da temere neanche da quella parte. La grande preoccupazione che rimaneva al presidente Kinsey era il ritmo di riarmamento accelerato del Giappone. Questa si che era una minaccia reale. Il primo ministro Hagusoka giurava e spergiurava che la cosa aveva carattere esclusivamente cautelativo: in caso le cose sfuggissero di mano alle potenze occidentali, predicava Hagusoka, il Giappone doveva pure avere i mezzi per difendersi. La caduta della Francia era stata pure presa a pretesto dai Giapponesi per farsi concedere basi in Indocina e questo non si capiva che attinenza aveva con le esigenze difensive. L’amministrazione americana cominciò a sentire puzza di sushi.




    E così, inesorabilmente, gli Americani venivano risucchiati nella corsa agli armamenti, con tutta l’Europa in guerra e l’Asia nell’incertezza. Volente o nolente Kinsey doveva prendere dei provvedimenti.


    Prima cosa, che offese molto i giapponesi, fu il completamento delle fortificazioni di “Scorregidor” nelle Filippine. Le Filippine erano il maggior caposaldo americano nel sud est asiatico e secondo il comandante in capo del teatro Pacifico Generale Chester Nimitz, sarebbe stata buona norma tenerselo stretto. Fu pure costituito un poderoso corpo di forze anfibie dei marines e basati a San Francisco, che non si sapeva mai...Da ultimo veniva ordinato, proprio al turno 3, il trasferimento della 1a armata di fanteria pure sulla costa ovest. La flotta del Pacifico era una magnifica flotta, ma i Giapponesi avevano il doppio delle navi e ne stavano mettendo in cantiere ancora. Aquesta situazione occorreva riparare con urgenza. In quanto all’aviazione, aveva un grado di priorità più basso, non essendo ancora chiaro come e dove gli Stati Uniti sarebbero dovuti intervenire in Europa. Peraltro l’esistente Forza Aerea Dell’Esercito, di base sulla costa est era per il momento superiore a qualunque aeronautica europea, se non altro perché non aveva partecipato ancora a nessuna guerra.
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    Prossimo turno Blitz Germania
     
  15. Luigi Varriale

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    blitz terrestre tedesco




    Contro l’opinione di tutti i Generali della Wermacht, il Fuhrer ordinava un’operazione dimostrativa ai danni della Bielorussia, dove l’Abwehr dava solo la presenza della milizia stalingradese. Frustratissimo dall’andamento della guerra, Hitler voleva un’operazione spettacolare e che potesse avere anche una valenza tattica. L’attacco a sorpresa alla Bielorussia, con il gruppo corazzato Nord, doveva rappresentare un colpo grave al morale russo ed anche la messa in stato di pericolo immediato di Leiningrado. Da ultimo, l’intenzione era di forzare i Russi a reagire invece che a dettare le operazioni.




    La manovra riusciva alla perfezione, con Mainstein ed il suo gruppo carri che volava da Parigi al Baltico a tempo di record, ed a nulla valeva il tentativo della 1° armata aerea sovietica di rallentarne la marcia. Rommel, ritornato dalla licenza, riprendeva il comando del gruppo corazzato sud, si manteneva a difesa della Polonia.
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  16. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Rimanenti fasi di blitz




    Al Berghof ci si accorgeva di un errore devastante che Hitler aveva commesso nel portare truppe tedesche per la prima volta in territorio russo: il genereale Halder si precipitava sulla terrazza del nido dell’aquila con in mano una copia del regolamento di Blitz a World in Conflict e faceva notare al Furher, che a seguito dell’occupazione di una sua area territoriale, adesso la Russia poteva di colpo utilizzare al massimo la sua capacità industriale. Quindi invece che 7 risorse tra minerali e petrolio, a partire dalla prossima fase produzione la Russia avrebbe potuto utilizzarne 9, di cui 4 di petrolio. Comparato questo output con le 6 tedesche più 1 risorsa di petrolio, e considerato che si era nel ’41, che il capo traesse le sue conclusioni.




    Hitler non si scomponeva e vagheggiava che l’URSS avrebbe adesso attaccato almeno l’Europa Centrale, se non pure la Finlandia, concedendo alla Germania nuovi alleati e nuove risorse. Qui Halder cominciava a sospettare, che già ne ’41, e quindi in netto anticipo rispetto alla sua controparte storica, Hitler stesse cominciando a perdere il contatto con la realtà.




    Il rimanente delle fasi di blitz si trascorreva tranquillo con gli Italiani che trasportavano la 6° armata in Libia, e tragicamente si dimenticavano di tornare alla base nord italica con la squadra navi da battaglia, il Giappone che completava il trasporto di una guarnigione alle isole Marshall e gli Stati Uniti che trasportavano a Midway la 1° armata.




    La parte pruriginosa della fase blitz veniva col turno britannico, dove Cunningham non si lasciava sfuggire di sfruttare l’errore dell'ammiraglio Pruni che si era dimenticato di richiamare in porto le sue corazzate, rimaste senza l’appoggio delle portaerei in mezzo al Mediterraneo Occidentale. Senza porre tempo in mezzo, il nostro si scaraventava sulla squadra italiana con tutto quello che aveva a Gibilterra, inclusi caicchi, bettoline e pescherecci. Si univano alla festa pure gli incrociatori australiani appena arrivati da Cape Town. Quando a Casaddei la vedetta diede notizia che metà di tutto il potere navale britannico stava per venirgli nelle terga, chiese scusa ai suoi ufficiali in plancia per un bisogno urgente e si ritirò in cabina per 5 minuti. Quando riapparve, si attaccò alla radio che da supermarina gli mandassero aiuto, il quale si materializzava sottoforma dell’onnipresente gruppo siluranti Ciano. I miracoli però non riuscivano ancora alla Marina Italiana che potè solo limitare i danni, ma non escluderli del tutto. Ciano si vide attaccato dai Gladiator della Curageous mentre si allineava per il lancio e quasi la metà dei suoi andarono in mare in fiamme. Ciò nonostante gli SM qualche siluro lo lanciavano e due incrociatori inglesi se ne andavano in fondo al mare. Al contempo però anche i siluranti Swordfish erano in aria e con mirabile precisione ti affondavano sia la Cesare che la Cavour, centrate da almeno tre siluri a testa. Dopo questa reciproca carneficina, che sfavoriva naturalmente l’Italia come potenza con meno capacità di ripianare le perdite, i superstiti se ne tornavano mesti e pesti alle loro rispettive basi. Lo scontro prese il nome di Seconda battaglia di Cartagena, e lasciava per la prima volta una squadra alleata vittoriosa in Mar Mediterraneo. Una battagla nata per caso e dimenticanza, ma che gli ambienti navali ribattezzarono subito la Midway del Mediterraneo.
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  17. Luigi Varriale

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    Fase di Produzione




    GERMANIA


    In germania si bestemmia per la deficienza di materie prime e soprattutto di petrolio, data da alcuni marchiani errori nell’ante guerra. La mancata annessione dell’Austri-Cecoslovacchia adesso pesano davvero, e ancor di più il mancato allineamento della Romania-Bilgaria-Ungheria, tramite il patto Anticomintern.


    Tra l’altro, ci si accorge adesso che la mancata annessione dell’Austria-Cecoslovacchia, impedisce il collegamento terrestre al Brennero tra i due alleati dell’Asse. Quindi non c’è modo per l momento di trasferire truppe tedesche (a parte paracadutisti) nel teatro Mediterraneo e viceversa.


    Ah...per inciso, Reader è sempre più incazzato per la mancanza totale di attenzione alla sua Kriegsmarine, ma le risorse sono poche e le priorità urgenti altre.
    Ricostituzione del corpo paracadutisti a Berlno
    Costituzione del Deutsche Panzer Armee Africa a Berlino
    Costituzione del Corpo dei Volkgrenadieren in Germania Ovest
    Costituzione Corpo Stukas a Berlino

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    ITALIA
    L’Italietta fa quello che può con due risrorse e zero barilotti di petrolio.
    Si riporta a pieno organico il Gruppo Aerosiluranti Ciano
    Si riparano i danni al Gruppo Portaerei Aquila
    Ricostituzione delle truppe ascare il Libia
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    GIAPPONE

    Ormai il nodo della cravatta si stringe, vista la reciproca cagarella tra Stati Uniti e Giappone, invischiati in una reciproca corsa agli armamenti per la supremazia nel Pacifico. I Giapponesi pare che abbiano scelto a questo punto di dare la priorità alla sfera di coprosperità, e di subordinare a questo tutti gli altri teatri.

    Costituzione della guarnigione Iwo Jima nel Giappone del Nord

    Potenziamento della Flotta mobile con due nuove Portaerei

    Entrata in linea del gruppo caccia Zero a Tokyio
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    UNIONE SOVIETICA

    Chiara l’intenzione di Stalin di dare inizio a massiccie operazioni offensive invernali. La costituzione ed il posizionamento delle nuove forze lasciano il dubbio se queste operazioni comincieranno in Bielorussia o in Polonia. In più, grazie alla mega minchiata fatta da Hitler nell’ordinare l’occupazione di un’area in territorio russo “a scopo dimostrativo” ha portato alla conversione totale dell’industria sovietica agli scopi di guerra, mentre i tedeschi sono ancora a mezza razione. Ce ne vorrà di maestria della Wehrmacht per contenere i Russi. Se non ce la fanno, la guerra sarà piuttosto breve.

    Ricostituzione della guarnigione di Stalingrado a Smolensk

    Costituzione del gruppo corazzato della guardia in Ukraina

    Ricostituzione del gruppo corazzato Bielorusso a Smolensk

    Ricostituzione del gruppo corazzato Leinigrado a Leiningrado

    Costituzione del gruppo Cacciabombardieri Armata Rossa

    Riassegnazione del Generale Konev al fronte di Smolensk
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    GRAN BRETAGNA

    Come sempre, la perfida albione è impegnata su più fronti contemporaneamente. In più è sottoposta alla limitazione di dover spendere almeno una risorsa per ogni Dominion o paese minore controllato. È attualmente l’unica potenza alleata ad avere il controllo di paesi minori (Francia Libera). La strategia genereale del fumatore di sigari è: contenere l’Asse nel Mediterraneo, impedire a tutti i costi che un paese dell’asse si impadronicsca del petrolio del Vicino Oriente (meglio ai Russi che all’Asse), cominciare a pensare come e se sia possibile spedire qualche rinforzo in Asia, organizzare qualche tipo di operazione in Belgio e/o Francia, approfittando della debolezza tedesca e della pressione sovietica sul fronte orientale. Dalla parte delle notizie positive, la mancanza totale di sforzi tedeschi nella guerra strategica contro la Gran Bretagna(bombardamento strategico ed attacco ai convogli).

    Costituzione del corpo Francia Libera in Africa Occidntale

    Ricostituzione delle forze territoriali egiziane in Egitto

    Costituzione dell’armata canadese di riserva nel Canada del Nord

    Si porta a pieno organico l’armata ANZAC a Camberra

    Si porta a pieno organico la 14ma armata indiana a Hyderabad

    Costituzione dell’8va armata corazzata a Londra

    Nomina del Maresciallo dell’Aria Dowding e sua assegnazione alla RAF a Londra
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    STATI UNITI

    Vale lo stesso discorso fatto per il Giappone; corsa agli armamenti per potenziare il teatro Pacidico. L’industria statunitense non è ancora completamente convertita alla produzione bellica; per il momento 8 risorse su 14 sono utilizzabili per la produzione di unità militari. La totale calma nell’Oceano Atlantico incoraggia i pianificatori americani a concentrarsi dall’altra parte.

    Costituzione della 3za flotta Portaerei sulla Costa Ovest

    Costituzione della 6ta armata di fanteria sulla Costa Ovest

    Costituzione dello squadrone aeronavale della Marina sulla Costa Ovest

    Costituzione del gruppo sommergibili sulla Costa Ovest
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    Fase di valutazione delle condizioni di vittoria


    GERMANIA: invariato

    ITALIA: invariato

    Giappone: invariato

    UNIONE SOVIETICA: condizione RED ARMY per il turno 3

    GRAN BRETAGNA: condizione BRITISH COMMONWEALTH e condizione BRITANNIA RULES THE WAVES per il turno 3

    STATI UNITI: condizione PACIFIC DOMINATION per il turno 3


    Classifica punti al turno 3 Marzo/Ottobre 1941

    STATI UNITI 3

    GRAN BRETAGNA 3

    UNIONE SOVIETICA 2

    GERMANIA 1

    GIAPPONE 0

    ITALIA 0


    La pochezza della strategia tedesca, per il momento è manifesta nella classifica, dove la Germania è a chiaro rischio retrocessione. Pure i Giapponesi, se non si decidono ad entrare in guerra, rischiano di rimanere indietro.







     
  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Un errore nel conteggio dei punti vittoria. La situzione corretta è:

    GB 3
    URSS 2
    D 1
    USA 0
    I 0
     
  19. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Turno 4; novembre 1941/maggio 1942




    Turno tedesco




    Si schiatta di freddo sul fronte orientale, dove è arrivato il terribile inverno 1941/1942. Per di più la Vehrmacht occupa solamente la Bielorussia, quando storicamente occupava anche l’Ucraina, e Smolensk. Il generale Halder è categorico ed incazzato: per il momento la produzione industriale non è sufficiente a sostenere uno sforzo offensivo.


    In questo turno, sul fronte orientale, è stato appena possibile trasferire rinforzi per cercare di contrastare un’eventuale offensiva sovietica, le cui forze militari sui fronti ucraino, di Leinigrado e Smolensk, si sono notevolmente rafforzate.


    Il neo costituito gruppo d’assalto Stuka è trasferito in Polonia, in maniera da coprire difensivamente l’intero fronte, in Bielorussia vengono spediti i paracadutisti, dopo un turno di riposo a seguito delle tremente battaglie sostenute nei turni precedenti. In Polonia viene pure spedita la Panzer Armee Africa, ribattezzata Panzer Armee Russia. Infine, il gruppo Volksturm, si muove in Belgio-Olanda per presidiare quella zona che era rimasta senza amministrazione occupante dalla fine della campagna di Francia.


    Ritornano dal Baltico gli incrociatori di Langsdorff e si ribasano a Kiel, ma ci si rende conto che sono ora vulnerabili ad attacchi in porto da parte della forza squadra britannica del Nord Atlantico. Si dispongono Quindi delle aliquote di vecchi caccia HE-51 per la difesa del porto.




    Turno Italiano




    La Regia Marina pianifica un’operazione per rafforzare il dispositivo terrestre in Africa Settentrionale. L’imperativo categorico finale vorrebbe essere quello di togliere i paesi arabi ed il loro petrolio alla Russia, ma essendosi i beduini (leggasi gli Inglesi) rafforzatisi in Africa pure loro, la cosa non sarà facilissima.


    Per intanto la Marina deve scortare un convoglio con a bordo l’armata motocorazzata dell’Esercito Italiano. I marmittoni hanno finalmente capito quale tipo di forze ci vuole per combattere una campagna in Africa Settentrionale, e l’itenzione è quindi di portare a destinazione questo tipo di forze. Quindi come disse “sconfittaperpetua” l’eccellenza sua Badoglio, “la marina mi scorti il convoglio con tutte le sue forze”, ed infatti sia il Gruppo Aquila che gli aviatori di Ciano si mettono in vigilanza sulle preziose navi da trasporto e sul loro contenuto. Si dà però il caso che nel Mediterraneo Orientale ci fosse ancora la squadra britannica del Nord Atlantico, agli ordini dell’Ammiraglio Cunningham, che intercettava il convoglio. Nello scontro che ne seguiva, se ne tornavano alle basi con la coda tra le gambe gli Inglesi con la loro portaerei danneggiata, ma pure il gruppo siluranti di Ciano, e con significative perdite. I carri italiani riuscivano a sbarcare in Libia, mentre la 6a armata si sbatteva 2.500 chilometri di movimento ordinario (burocratichese per “a piedi”) dall’Egitto al Marocco, per andare ad occupare il resto del Nord Africa Francese e contrastare le truppe coloniali della Francia Libera formatesi in Senegal.




    Turno Giapponese




    Il Tenno decideva in questo turno, in linea con la guerra storica, di attraversare finalmente il Rubic...il Nord Pacifico, e di presentarsi bello bello, con le sue squadre da battaglia unite davanti a Pearl Harbour. Indovinate un po’ a fare cosa? La legnata che la marina inperiale assestava alla US Navy, era più o meno di pari entità di quella storica, a testimonianza imperitura del realismo di questo pur semplice e divertente giochino. La flotta americana del Pacifico usciva dimezzata dall’escursione domenicale del nemico e si trovava adesso di fronte allo stringente problema di come contestare il teatro a ben tre gruppi portaerei nemici (uno in più della guerra storica a questo punto nel tempo). L’ammiraglio Akinari Minculo si prendeva cura infine di organizaare un paio di pattuglie aeree, una di caccia Zero lungo la costa sud orientale Giapponese, ed un’altra lungo la costa cinese, con il duplice scopo di cautelarsi il Minculo, e di avere almeno tre aree di mare occupate da forze aeronavali nipponiche in maniera da togliere agli americani il punto vittoria per la dominazione del Pacifico.




    Turno Sovietico




    Per Baffone doveva essere un turno assolutamente strategico. L’Armata Rossa aveva tutte quelle belle cose che piacciono a lei: tempo di merda e superiorità numerica. E quindi i Generali Zukhov e Konev si apprestavano ad organizzare l’attacco. Al primo veniva affidato il compito di battere i Tedeschi in Polonia e di insaccare così le forze nemiche in Bielorussia, mentre al secondo pervenivano ordini di attaccare anche in Bielorussia, per trattenere il nemico sul posto e nel caso l’attacco di Zukhov non andasse a buon fine. L’attacco in territorio polacco veniva affidato al Fronte ovest, al gruppo corazzato ucraino ed al gruppo corazzato della guardia, base di partenza l’Ucraina; mentre a nord, tramite un movimento a tenaglia partente da Smolensk e Leiningrado, il fronte di Mosca, il gruppo corazzato Leiningrado, il gruppo corazzato Bielorusso e l’armata di stalingrado dovevano avere ragione delle truppe tedesche in Bielorussia. A sud l’attacco veniva respinto di brutto. I tedeschi ci rimettevano qualche carro, ma il gruppo d’armate ovest sovietico si liquefaceva come nebbia al sole, anche se di sole non ce n’era per nulla. A nord invece la battaglia imperversava per lungo tempo, tra tempeste di neve e tormenta e ci mancò poco che qui i Russi avessero sucesso. La guarnigione di Mosca se ne tornava appunto Mosca per ricostituirsi, ma il gruppo corazzato nord germanico veniva semidistrutto, riuscendo a malapena a non essere spazzato via dall’offensiva sovietica. E comunque la situazione dei tedeschi in Bielorussia era segnalata sul critico tendente al disperato, avendo in posto solo più qualche carro acciaccato ed i paracadutisti semi assiderati. Ora tutto sarebbe dipeso da quante forze i due contendenti sarebbero riusciti a ricostituire ed a schierare per le operazioni di primavera estate 42, con i Russi favoriti, data la debolezza industriale tedesca in questa particolare partita.




    Turno Britannico




    Incazzato come uno scorpione del Quattara, il primo lord del mare Sir. Archibald Fru Fru Medelin minacciava Cunningham di farlo deportare in un Gulag russo, che tanto adesso i Russi erano alleati, a meno che non lavasse l’onta del convoglio spaghettaro che gli era sfuggito all’andata. Il povero Cunny si rassegnava quindi a cercare di beccarlo sulla via del ritorno, anche se vuoto. A tal uopo approntava la squadra ex-atlantica, ora mediterranea, con la sua portaerei acciaccata ed usciva in mare per suonare i mandolinari. Gli spioni foggiani presenti alla rocca, informavano tosto Supermarina che la squadra inglese usciva in mare e l’Ammiraglio Pruni richiedeva la scorta aerea a rafforzare il suo gruppo imbarcato. Cunningham falliva nel compito di localizzare il nemico e soprattutto gli ambiti trasporti italiani, ma il gruppo siluranti Ciano localizzava lui. Col mesto pensiero di terminare la carriera in Russia a contare alberi siberiani, il nostro Cunningham si rassegnava ad impegnare i suoi Gladiators contro gli apparecchi italiani in approccio a volo radente, e fu sua buona fortuna che i suoi caccia imbarcati, abbattessero uno a uno tutti i siluranti di Ciano, prima che questi potessero sganciare. A fine scontro, se era vero che trasporti e portaeerei italiana erano sgusciati indenni, era pure vero che il Conte Ciano dovette essere ripescato da un puzzolente peschereccio corso, e per poco non finì internato ad Ajaccio. Ci vollero non poche bestemmie del conte ed un intervento personale del duce presso il governo di Vichy, perché potesse essere rilasciato. A completare l’allegro quadro, arrivava a Gibilterra l’ottava armata britannica, in rotta per non si sapeva bene dove, ma certo nulla di buono, e si completava il trasferimento dei trasporti canadesi in Australia per dare un po’ di capacità di trasporto nel teatro pacifico. Quando si pensava che il turno britannico fosse con buona pace finito con questi limitati rovesci dell’asse, arrivava un altro rovescio: un gruppo di Swordfish decollato dalla possente Home Fleet, signora e padrona del Mare del Nord, piombava sul porto di Kiel e silurava i rimanenti e sparuti incrociatori dell’Ammiraglio Langdorff, che si accomodava pure lui dopo Doenitz all’ufficio di collocamento.




    Turno Americano




    Imperativo americano è riorganizzarsi dopo la brutale mazzata dei Pearl Harbour. L’Ammiraglio Nimitz, padrone della Marina americana del Pacifico ha le idee chiare: assicurare la difesa della base navale di Pearl Harbour. Colà concentra tutte le forze che gli rimangono; le uniche due portaerei sopravvisute al disastro, la 3a flotta, proveniente da S.Francisco, con altre due, i sottomarini dell’Ammiraglio Guardia, noto boss del south bronx, e la forza aerea dei Marines che giungono a rafforzare la difesa aerea della base hawaiiana. Da Midway, pesantemente esposta all’attacco giapponese, si evacuano i trasporti del Pacifico, che riescono a sgusciare dalla flotta di Yamamoto e ad arrivare in America, dove la fanteria ed i Marines attendono di essere caricati. Al momento Nimitz ha in mente di concentrare le sue limitate forze, per evitare di farsele distruggere un pezzo alla volta, e di preparare la difesa del Pacifico. Con le forze elencate, si forma la Task Force Pacific, incaricata della missione di cui sopra. Per un attimo l’ammiraglio americano aveva accarezzato l’idea di un attacco di sorpresa alla base navale giapponese di Truk, perno strategico giapponese, attacco a cui sarebbero stati destinati la prima armata di stanza a Midway e le forze del Pacific Command delle Hawaii. Ma poi Nimitz aveva rinunciato all’idea dal momento che le forze assegnate non erano truppe d’assalto, ma di guarnigione e che le forze combinate della flotta giapponese, in quel momento, erano troppo forti per affrontarle in una battaglia risolutiva. Se la volevano, la battaglia risolutiva, i Giapponesi avrebbero dovuto venirsela a cercare nelle acque delle Hawaii, dove la copertura aerea americana era adesso consistente.




    Turno blitz Tedesco


    Il Fuhrer viene fatto prima ubriacare di brutto e poi gli si fa firmare proditoriamente un ordine di ritirata dalla Bielorussia, prima che nel turno blitz russo, le forze colà dislocate vengano spazzate via. I paracadutisti vengono riposizionati in Germania Ovest, non si sa mai che agli Ingesi vengano velleità di invasione a sorpresa, mentre i rimasugli malconci del gruppo corazzato nord, vengono ritirati in Polonia dove si nascondono tra le gambe di Rommel e del grosso della Wehrmacht.




    Turno blitz Giapponese


    Si pagano 2 barili di petrolio, dalla preziosa riserva strategica, per poter fare un blitz completo (muovere ed attaccare di nuovo con tutte le unità). L’Ammiraglio Minculo, vuole le Filippine ad ogni costo. Al quartier generale della Marina Imperiale, chino sulle carte con un’espressione costipata, muove i suoi modellini di navi intorno alle varie isole ed isolette con uno stile a metà tra il giocoliere da circo ed il millantatore napoletano delle tre carte. I suoi aiutanti gli fanno notare che per quanto lui giri e rigiri truppe e navi, in questo turno le Filippine è meglio lasciarle perdere e concentrarsi sul Borneo e su Singapore. Il problema sono le forze australiane, nella guerra storica oramai in Africa, ma qui ancora a casa loro, che hanno pure una flotta di trasporti a Canberra. Ipoteticamente queste truppe potrebbero essere dirottate in un turno solo sulle indie orientali e precedere la fanteria nipponica sulle risorse petrolifere del Borneo: occorre dunque occupare subito il cerchietto petrolifero e rimandare le Filippine al turno successivo.


    Minculo, con un’aria ancor più costipata, dà il suo benestare, ma ordina due cose che i suoi ammiragli devono tenere ben presente: primo la flotta rimane unita ed è vietato assegnare i suoi elementi a diverse operazioni. Una operazione alla volta, ma con tutte le forze riunite. Secondo, la flotta imperiale salpi da Truk e si concentri nel Golfo di Leyte da dove sbarrerà il passo a qualunque rifornimento per le Filippine ed al contempo bloccherà ogni movimento diretto alle Indie Occidentali dalle basi americane.


    Forze terrestri giapponesi, al comando della Bestia della Malesia Generale Yamashita, sbarcano a Singapore, che cade come una pera matura, e pure nel Borneo, dove cade preda dell’impero nipponico il barilotto di petrolio. Adesso i giapponesi hanno tre risorse naturali ed un barile di greggio.




    Turno Blitz Sovietico


    A Stalin non pare vero che i Tedeschi si siano ritirati dalla bielorussia ed immantinente la fa rioccupare dalle forze corazzate di Konev, oltre ad organizzare un festino hard per lo stato maggiore dove lui però non partecipa, per mantenere le distanze dai suoi sbordinati.




    Turno Blitz Britannico


    Anche i britannici sborsano i due barili di petrolio per un total blitz, di cui vedono l’assoluta necessità. Devono occuparsi di due fronti e non hanno tempo da perdere.


    Per prima cosa rafforzano la loro posizione in India, portando forze indane in Birmania, poi, con colpo da maestro del diabolico Cunningham, sbarcano l’ottava armata nel Nordafrica Francese, liberandolo, togliendo una risorsa agli Italiani, isolando la 6a armata mandolina in Marocco ed infine minacciando sulle terga l’intero dispositivo italiano in Africa Settentrionale; quattro piccioni con uno sbarco. Quando la notizia arriva a palazzo venezia, Mussolini ha un colpo apoplettico e chiede la testa dell’Ammiraglio Severini. Sconfittaperenne Badoglio riesce a dissuaderlo all’ultimo momento, ma occorre reagire.




    Turno Blitz americano


    Gli ameriani cominciano il trasferimento delle forze disponibili dalla costa ovest al teatro pacifico. Si comincia col ribasare il corpo dei marines alle Hawaii, trasportato dalla forza da trasporto del Pacifico.
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    Ultima modifica: 11 Novembre 2017
  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Novembre 1941/Maggio 1942 Fine Turno




    Produzione Tedesca


    Un colpo al cerchi ed un colpo alla botte, in questa partita dove i Teeschi non sono riusciti a decollare.


    Ricostituzione della 18ma armata a Berlino


    Costruzione del vallo occidentale in Francia


    Costituzione del gruppo U-Boote di seconda generazione a Kiel


    Costituzione del gruppo corazzato SS a Berlino


    Costituzione (finalmente) del gruppo caccia ME-109 a Berlino


    Ricomparsa di Mainstein a Berlino dipo la convalescenza dal fronte orientale.




    Produzione Italina


    Tempi duri per gli Italici, che persa la risorsa in Algeria, sono ridotti ad una risorsa.


    Ricostituzione di un nucleo di aerosiluranti al comando di Ciano.




    Produzione Giapponese


    Prevalenza alle forze terrestri per rafforzare le conquiste terrestri e compierne di nuove, senza dimenticare un’occhio vigile allo sviluppo della marina mercantile e da guerra.


    Costituzione della guarnigione della Birmania a Tokyo


    Costituzione dell’area fortificata 32 nel Borneo


    Costituzione dell’area fortificata 14 a Singapore


    Costruzione della flotta da trasporto occidentale a Tokyo


    Potenziamento della 2da Strike Fleet a 4 steps




    Produzione Russa


    La STAVKA si prepara a mazziare i Tedeschi sul fronte polacco, e per fare questo rafforza sia le forze aeree he quelle terrestri. La marina è totalmente trascurata, visto che di lend lease non ce n’è bisogno e che la marina germanica è a zero.


    Ricostituzione guarnigione di Mosca in Bielorussia


    Potenziamento della red army air force a 4 steps


    Costituzione del gruppo cacciabombardieri Sturmovich in Bielorussia


    Risostituzione del Fronte di Brynsk in Ucraina


    Potenziamento della 1ma air army a 2 steps




    Produzione Britannica


    Gli albionici si rafforzano trasversalmente allo scopo di cominciare serie operazioni offensive contro l’asse, approfittando naturalmente dell’assenza di guerra strategica contro di loro da parte della Germnania.


    Costituzione della guarnigione neozelandese in Nuova Zelanda


    Costituzione della forza aerea canadese nel Canada del Nord Est


    Potenziamento del gruppo incrociatori australiano a 2 steps


    Costituzione del gruppo di fanteria truppe coloniali della Francia Libera in Algeria


    Potenziamento della RAF a 4 steps


    Potenziamento dell’8va armata inglese a 4 steps




    Produzione Americana


    In questo turno, la conversione bellica dll’industria americana è completa ed i risultati si vedono.


    Potenziamento del 12mo gruppo di armate a 4 steps


    Costituzione del gruppo trasporti atlantici sulla costa est


    Potenziamento dell’ US air force a 4 steps


    Potenziamento della flotta del Pacifico a 3 steps


    Costituzione dell’8va forza aerea strategica sulla costa est


    Costituzione del gruppo portaerei leggere sulla costa ovest




    Classifica condizioni di vittoria.


    Gli Inglesi ed i Russi continuano ad avvantaggiarsi delle condizioni astoriche di mancanza di contrasto in Atlantico e di pochezza della Vehrmacht sul fronte orientale. In quest turno la Gran Bretagna si avvantaggia pure di aver ripreso l’Algeria senza subire perdite.




    Gran Bretagna punti 6


    USSR punti 3


    Germania punti 1


    Stati Uniti punti 0


    Italia punti 0


    Giappone punti 0





     

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