La Viribus Unitis era un bersaglio legittimo?

Discussione in 'Età Contemporanea' iniziata da franz, 17 Ottobre 2009.

  1. franz

    franz

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    La Viribus Unitis era un bersaglio legittimo? L'azione che portò all'affondamento dell'ex corazzata AustroUngarica avvenne il 1° novembre 1918 (l'armistizio venne firmato il 3 novembre), il 31 ottobre la flotta era stata consegnata al nuovo stato degli Sloveni, dei Croati e dei Serbi (Serbi di Bosnia) che si era dichiarato 'neutrale' ma:

    1- Lo stato non era riconosciuto dall'Intesa;
    2- Puzzava tanto di escamotage per cercare di salvare la flotta;

    Dunque l'azione di Rossetti e Paolucci era legittima o no? Vorrei approfondire l'argomanto perche parlando con un croato quest'estate, considerava il fatto come un atto di pirateria.

    P.S. Ma i reggimenti croati dell'imperial regio esercito erano stati ritirati dalle operazioni sul fronte terrestre?
     
  2. MrBrightside

    MrBrightside

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    E' bene avvisare il croato che sarebbe stato un atto di pirateria, se solo gli equipaggi italiani fossero stati al corrente di tali raffinate e leali manovre diplomatiche; a rigor di logica, comunque, attaccare unità navali appartenenti a un paese neutrale dovrebbe essere bandito dal regolamento, oltre ad essere un atto immorale.
     
  3. Mikhail Mengsk

    Mikhail Mengsk

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    A leggere, sembrava troppo un escamotage, con tanto di corazzata che poi tornava magicamente nelle mani dell'Austria...
     
  4. generalkleber

    generalkleber

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    Direi che era un bersaglio legittimo. L'operazione era stata pianificata da tempo. Ignoro se gli alti comandi della marina fossero al corrente dei mutamenti politici interni all'Impero, verosimilmente era un oggetto di conscenza che riguardava solo alcuni politici. MI pare però scarsamente probabile che il comando che ha deciso materialmente l'azione potesse essere al corrente, e interessarsi, di un simile aspetto. Certo lo ignoravano i combattenti che furono sorpresi dal vedere divise diverse da quelle austriache quando furono presi. L'attacco era contro una nave che, sino al giorno prima era una nave avversaria; gli operatori non sapevano ciò che era cambiato; i comandi nemmeno (almeno quelli operativi); i politici non avevano riconosciuto la nuova organizzazione statale (e non potevano farlo), la guerradurava da anni ed aveva lievemetne incattivito gli animi; c'era più di un otivo, anche ammesso che si fosse conociuto bene tutto il contesto, per eliminare una corazzata da un'area di interesse italiano... alla fine non riesco a vedere un solo motivo per il quale, a guerra ancora in corso e senza sfera di cristallo, si potesse considerare non legittimo il bersaglio.

    Interessante il secondo quesito: i reggimenti croati erano sulla via di casa? Qualcuno sa nulla?
     
  5. ange2222

    ange2222

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    l'azione fu avviata il 31 quindi i marinai italiani non potevano sapere che erano avvenuti tali cambiamenti.

    Il fatto che si fosse costituita una nuova autorità statale e che la stessa si fosse dichiarata neutrale non cambia niente dal punto di vista delle forze armate italiane che continuano a combattere finché le autorità politiche non gli ordinano di smettere.

    Spettava quindi al governo italiano prendere accordi con il neonato stato sloveno-serbo-croato: finché non ci fossero stati accordi e senza il ricnoscimento italiano la situazione non cambiava. ERano i s-s-c che dovevano "implorare pietà" alle forze italiane ed alleate, non erano certo gli italiani (che un volta tanto stavano vincnedo una guerra) a dover concedere il riconoscimento .

    Teoricamente spettava ai neonati richiedere un cessate il fuoco agli italiani accettando sul proprio territorio la presenza di osservatori italiani.
     

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