Mando questo racconto sperando di non annoiarvi troppo. Un caro saluto a tutti gli uomini di mare: Giapponesi ed Alleati Premessa: dedico questo mio AARR al mio carissimo nemico Gamma34 a cui autorizzo la lettura, avendo omesso alcuni dettagli "classificati". Un grazie molto particolare a lui che mi ha messo e mi sta mettendo in grande difficoltà. Grazie alla sua abilità mi sta rendendo estremamente realistico e divertente come un film questa meravigliosa simulazione. TASK FORCE 8127: MISSIONE PASSAGGIO A SUD-OVEST 30 dicembre 1941 La grande portaerei Lexington è all’ormeggio in banchina a Pearl Harbor. Mancano pochi minuti alle 23, quando si ferma sotto la fiancata una berlina nera, senza insegne ma scintillante di vernice pulita. Scende un ufficiale che a passo svelto sale il barcarizzo. Quando tocca la coperta il Nostromo fischia “6 alla banda” saluto che la nave rende agli ammiragli. Il Contrammiraglio Frederick Sherman sta prendendo, in zona di guerra, il comando della nave più importante della Flotta del Pacifico, ammiraglia della Task Force 8127 in procinto di salpare. Si esce tra due ore con quattro incrociatori e sei caccia per una missione di scorta lontana ai convogli di truppe e materiali che si dirigono dalle Haway alle due basi di Noumea e Luganville. Il tempo scorre veloce nella concitazione dell’equipaggio e tra il fremere delle strutture con le macchine ormai a regime. Le 36.000 tonnellate di Lady Lexie lasciano lentamente la banchina dirigendo verso il centro della grande rada tristemente disseminata dai relitti del 7 dicembre. Due caccia ci superano spumeggiando e si pongono in testa alla formazione, seguono in linea di fila gli incrociatori pesanti Chester, Lousville e New Orleans, a poppavia nella nostra scia si accoda il CL Phoenix, a dritta e sinistra ci affiancano due caccia molto serrati, più larghi gli ultimi due vanno per conto loro attenti solo ad eventuali echi di sommergibili nemici. L’uscita dalla baia di Ohau è sempre un’operazione delicata e tanto più lo è questa notte visto che il bersaglio può essere una grande portaerei. Appena fuori sono impegnate H24 almeno una dozzina di unità ASW in una caccia perenne ai sommergibili giapponesi sempre in cerca di prede da affondare negli approcci alla grande base. Per fortuna la tensione scende presto perché i battelli giapponesi prediligono le acque a nord della costa hawaiana e noi invece dirigiamo per SUD-SUD-EST. Navigheremo coprendo il fianco occidentale del grosso convoglio diretto in Nuova Caledonia, poi passeremo tra l’isola Santa Cruz e San Cristobal, salvo imprevisti. Infine dirigeremo per il Mar dei Coralli per lanciare su Port Moresby uno squadrone di bombardieri a tuffo Vindicator, poi ritorno a casa alle Haway. Prima che schiarisca riduciamo il moto da 22 a 14 nodi ed accostiamo a dritta per 230° per lasciare più acqua tra noi ed i mercantili che ora sono solo 100 mg. a levante. L’enorme zona di Pacifico che dobbiamo attraversare è quasi inesplorata per la distanza notevole dalle basi della nostra ricognizione. Le portaerei nemiche sono la grande minaccia ma di loro non ci sono notizie. Giorni or sono una di loro, a occidente di Wake, ha annichilito un piccolo cargo che cercava di portare in salvo dalle Filippine un’unità della Flak della US Army, nessun superstite. Ci attendono 3200 mg. di navigazione alla cieca, circa 9 giorni, i nostri occhi saranno solo quelli degli aerei della Lexington e dei suoi incrociatori. Alle prime luci i motori di 8 Vindicator sono già ben caldi ed in pochi minuti si levano in cielo per la ricognizione più lontana a 360°. I Vindicator con i suoi piloti “carrier capable”, non veterani ma non più pivelli, vantano un raggio d’azione di 320 mg. che non è inferiore ai McDonald Douglas SBD3. 2 gennaio 1942 Siamo nel Pacifico Centrale, non ci sono novità e la monotonia avrebbe preso tutti noi se non fosse per le continue esercitazioni che Sherman non si stanca di ordinare. I piloti in particolare sono sotto grande pressione. I cacciatori su Buffalo F2A-3 sono in CAP al 40% ma la macchina sta dando, come sempre, grossi problemi di manutenzione. Su 27 aerei, 4 o 5 sono sempre in officina, purtroppo i nuovi Wildcat li promettono da tempo ma non arrivano mai. Seguono 2 squadroni di bombardieri in picchiata di 18 Dauntless 2-3 in ricognizione armata ed addestramento Gli aerosiluranti sono 15 Devastator con 16 piloti esperti e 2 pivellini da scafare. Per finire lo squadrone di 17 Vindicator destinati a rafforzare la base di Port Moresby, dedicati alla ricerca navale pura. Fin dalla partenza Sherman era al corrente che a Tulagi il nostro coastwacher segnalava un traffico quotidiano di mercantili. Tulagi ogni giorno trasmette nuove segnalazioni di navi e Noumea ci rimbalza i comunicati per le nostre valutazioni. Oggi è la prima volta che viene segnalata la corazzata Mutsu incrociare in quelle acque; sembra che i gialli siano molto affezionati a quelle isole selvagge. Se non sentiremo puzza di portaerei proveremo a mandargli a fondo qualche bella nave. Lo Stato Maggiore della Marina è allarmato per la situazione ma al momento non è in grado di verificare le notizie con la ricognizione aerea; al momento ha solo mandato il sommergibile Gar per saperne di più. A Luganville ci sono solo un paio di vecchi idrovolanti da pattugliamento neozelandesi ma è già un miracolo se riescono a volare e poi non arrivano oltre le 500 mg. di raggio. I Catalina di Port Moresby sono peraltro al limite dell’autonomia per poter raccogliere informazioni attendibili. Luganville è un abbozzo di base; c’è un porticciolo senza pista per gli aerei ed il supporto agli idrovolanti lo fa una minuscola nave appoggio. Ci separano ancora molte miglia dalle Salomone e nel frattempo speriamo che della faccenda si sappia presto qualcosa di più. Aspettiamo tra due giorni una petroliera per arrivare a Sud delle Salomone con i serbatoi di nafta pieni. Prima di sera, con la caccia in rientro, 2 Buffalo, in appontaggio, restano danneggiati ai carrelli, così di 27 macchine ne restano efficienti solo 20, non c’è male senza avere ancora sparato un solo colpo. 8 gennaio 1942 Per una serie di problemi ci siamo riforniti solo questa notte ma la navigazione procede tranquilla. In mare ed in cielo nessun segno del nemico. Puntuali le conferme di traffico intorno a Tulagi; un nostro attacco aereo è molto probabile se la ricognizione ci conferma ancora assenza di portaerei nemiche. Non torna una cosa però: a Tulagi il sommergibile Gar non segnala tracce di navi giapponesi, com’è possibile? 10 gennaio 1942 I giapponesi sono sbarcati a Kendari. I nostri piloti da caccia si prendono cazziatoni a raffica per la troppa esuberanza che, in attesa di usarla contro i giapponesi, la sfogano negli appontaggi scassando i carrelli dei “Bidoni “Buffalo. Anche oggi ne possono volare solo 20. 11 gennaio 1942 Proseguono le operazioni nemiche alle Indie Orientali Olandesi. Nella notte c’è un violentissimo bombardamento navale su Ambon ad opera di ben 5 corazzate classe Kongo. A Tulagi il Gar smentisce ancora una volta tutte le segnalazioni che vengono dall’isola. C’è il grosso sospetto che da un bel po’ il coastwacher sia stato catturato dai giapponesi e, venuti in possesso del cifrario, mandino informazioni taroccate. Siamo a sud delle Salomone ma evitiamo ricognizioni sull’arcipelago per non rilevare al nemico la presenza di una portaerei americana. Prua sul Mar dei Coralli. Da Sud risale una nostra petroliera per farci rifornire al ritorno da Port Moresby. 12 gennaio 1942 Secondo bombardamento delle corazzate su Ambon. Uno sbarco è imminente. Cosa si può fare per ostacolarli? E’ risaputo che giapponesi ed americani danno ai comandanti in mare grande autonomia decisionale, per avere quella prontezza operativa indispensabile ad ottenere i migliori risultati tattici. Esattamente il contrario di come opera la Marina italiana in Mediterraneo, quasi sempre tarpata dalle direttive dello Stato Maggiore di Supermarina. Tornando alla TF Lexington, dalla posizione in cui si trova, è normale che Sherman incominci ad esaminare i pro ed i contro per un attacco su Ambon. Alle Molucche e dintorni la ricognizione è stata ultimamente intensificata, proprio per accertare la presenza di portaerei nipponiche. Non ce n’è traccia. Anche la presenza aerea nemica non ha mai interessato velivoli imbarcati. Le corazzate si sono difese dai bombardieri olandesi con i loro Pete. Sembra che il nemico si senta talmente forte da non sentire il bisogno di usare portaerei. La presenza di ben cinque corazzate davanti ad Ambon scoraggia qualunque attacco navale di anglo-olandesi. Ci sono buone premesse per un attacco di sorpresa, duro e veloce. Un mordi e fuggi, prima che la superiorità nipponica possa far del male. A Ovest dello stretto di Torres la nafta necessaria possiamo averla dalla petroliera che ci sta seguendo dal Mar dei Coralli. Ora i serbatoi delle navi sono intorno al 70% sufficienti a garantirci una buona autonomia fino alla zona di attacco. 13 gennaio 1942 Lasciano la Lexington i 17 Vindicator per Port Moresby. Ci avrebbero fatto comodo ma non possiamo trattenerli per la sicurezza della base australiana. Subito dopo prua a Nord-Ovest verso il golfo di Nuova Guinea. I giapponesi stanno sbarcando ad Ambon. Disposizione nemica immutata. Nessun ricognitore giapponese sopra di noi. La nostra Task Force è ancora sconosciuta al nemico. 14 gennaio 1942 Ci sono grossi problemi per prendere contatto RT con la Bishopdale che con la sua nafta è per noi fondamentale. Perdiamo tutta la giornata a navigare a 10mg/h per non distanziarla in attesa di stabilire un contatto radio. Al calar del sole finalmente ristabiliamo le comunicazioni e possiamo ordinarle di dirigere nel Mar degli Arafura seguendo la nostra rotta. Prosegue lo sbarco ad Ambon, corazzate sempre al largo. 15 gennaio 1942 A mezzanotte usciamo dallo stretto di Torres con un grande sospiro di sollievo. Non abbiamo incappato in sommergibili in agguato e gli insidiosi passaggi tra le barriere coralline sono superati senza incidenti. La nostra missione è approvata dal Comando Marina a Pearl Harbor tanto che il gruppo di incrociatori di Getting che da Brisbane si stava dirigendo su Rabaul per un bombardamento notturno, viene dirottato sulla nostra rotta. Tra l’altro a Kavieng è stata segnalata una CVL Jap e la sua presenza sconsiglia iniziative su Rabaul. Proseguono massicci sbarchi su Ambon a cui i giapponesi attribuiscono grande importanza, segnalati almeno una decina di trasporti. I bombardieri olandesi scaricano senza parsimonia bombe su bombe sulle corazzate; mai un colpo a segno. Si fa sera e domani tocca a noi. Dopo tanto massacrante addestramento e noiosi briefing, ora si fa sul serio. A tutti gli equipaggi di volo gli scongiuri di rito: “….e mi raccomando ragazzi, stasera a letto presto” 16 gennaio 1942 Ore 0,00, Notte di luna nuova ma con cielo stellato con uno strano chiarore. Dal Golfo di Nuova Guinea la nostra Task Force 8127 procede in totale silenzio radio con le comunicazioni tra le navi affidate al solo Donath (faro con griglia mobile e codice Morse). Navighiamo nel Mare calmissimo degli Arafura, rotta OVEST-NORD-OVEST, Ambon dista 600mg., prua per 298°. Passeremo tra le isole Saumlaki a sinistra e Dobo a dritta. Dalla ricognizione olandese per fortuna solo buone notizie: i giapponesi sono sempre li come nei giorni scorsi, niente portaerei, sembrano ignari o forse sanno tutto e ci aspettano al varco, vedremo presto. Ad Ambon sono segnalate 26 navi del Sol Levante di cui 6 corazzate al largo con piccole navi di scorta, sotto costa i trasporti a sbarcare sulle spiagge truppe e materiali. Valutiamo di portare l’attacco da 120 mg. SUD-EST di Ambon ma dobbiamo mettere a tutta forza per poter fare due attacchi alla luce del giorno. Alle prime luci siamo a 420mg. dal targhet, si levano 12 caccia in CAP, poco dopo decollano 6 Dauntless in ricognizione armata. Si alza il vento ed il cielo si copre. Alle 10,00 siamo a 270 mg. da Ambon, tocca agli squadroni d’attacco iniziare le procedure di decollo con 30 Dauntless e 12 Devastator, seguiti dalla scorta di 8 Buffalo. La ricognizione della prima mattina segnala una bomba sulla corazzata Hyuga e su un cargo. Intanto iniziano a circuitare su quote diverse i 3 squadroni d’attacco fino al termine dei decolli. Poi le formazioni si raggruppano e come un branco di stormi prendono la direzione verso NORD-OVEST. Il cupo rombo degli aerei mano a mano si attenua fino a disperdersi verso l’orizzonte. Il Capitano di Corvetta Hamilton è il caposquadriglia della VB-2 montata sui vecchi Dauntless SBD2. Stanno raggiungendo 15.000 ft. In formazione e la prua è a 330°. Le nuvole sparse sopra alle navi ora sono più fitte sino a chiudere un cielo che rapidamente scurisce. Improvvise raffiche di vento tormentano la prua dell’aereo e preludono ad un rapido peggioramento del tempo. Esattamente il contrario delle previsioni meteo di ieri che davano visibilità e tempo ottimo. Ci alziamo a 18.000 ft. Sperando di avere meno turbolenza. La navigazione è regolare, nessun aereo lamenta problemi. Sono trascorsi 110 minuti di volo e secondo i nostri calcoli non dovrebbe mancare molto. Passiamo al controllo delle armi, dalle mitragliere per terminare con lo spolettamento delle armi di caduta, tutto senza problemi a differenza di un celebre film! Scendiamo rapidamente a 8.000 ft con i navigatori a cercare verso il basso la costa ormai vicina. Solo a tratti le nuvole si aprono fino al mare. In basso lampi sempre più frequenti, ma non sono scoppi di contraerea bensì fulmini e saette di un temporale molto frequente a queste latitudini. Ci sono pescherecci che dirigono a nord per sfuggire alla burrasca ed ecco subito dopo la costa appare all’improvviso come una lingua marrone che emerge dall’oceano. Siamo all’isola di Ceram, Amboina è a sinistra. Scendiamo ancora di quota fino a 2.000 ft. Per vedere bene dove andare, sorvoliamo la costa meridionale con strade e villaggi intasati dalla gente in fuga dalla linea del fronte, pochi minuti e siamo sulla costa settentrionale. Il mare ora è ben visibile e più tranquillo, pieghiamo le ali a destra costeggiando spiagge e piantagioni. Questi non sono fulmini, i colpi ravvicinati scuotono la carlinga e noi attraversiamo un gruppo di nuvolette nere di contraerea, nessun danno, ora si comincia. Sotto a noi una moltitudine di trasporti immobili davanti alle spiagge, sembrano in gran parte ancorati mentre intorno volteggiano piccole imbarcazioni e chiatte impegnate a traghettare uomini ed automezzi sulle spiagge. Gli aerosiluranti sono i primi a portare l’attacco perché la loro autonomia consente solo pochi minuti sul bersaglio. Si portano a sinistra verso il largo, salgono a 5.000 tra le nuvole e dopo un ampio giro si dirigono a quota sempre più bassa verso i trasporti. La contraerea con i suoi traccianti sembra non dare scampo a nessuno, invece tutti passano indenni e lanciano i siluri a pelo d’acqua. Dei dodici lanci, dieci mancano le navi, due colpiscono il piroscafo Rakuyo Maru ma uno solo esplode. Intanto i Dauntless SBD3 dello squadrone VS-2 del Capitano di Corvetta Dixon, volteggiano come avvoltoi sulla preda. I bersagli sono in gran parte ancorati e la contraerea è scarsa ed imprecisa. I lanci sono estremamente precisi; vanno a segno 12 bombe su 15. Sono colpite 8 navi di cui: 4 cargo AK, 3 piroscafi AP ed 1 corvetta di scorta. Un cargo è colpito da 3 bombe affondando subito, altre 3 navi ne prendono 2 con gravissimi danni. Le navi dovevano essere cariche, diversamente non sarebbero rimaste lì, speriamo di aver portato grossi danni ma nessuno ce lo può dire. Le squadriglie si ricompongono per la strada del ritorno. Il nemico poteva essere colpito solo se ci fosse stata la sorpresa e questa non è mancata. L’altra buona notizia è che la nostra forza d’attacco è uscita intatta dalla battaglia; nessun aereo perduto, nessuno danneggiato. Centottanta miglia a Sud la Lexington sta navigando a tutta forza per riprendersi prima possibile i suoi aerei. Sono le 13,15 e secondo i nostri calcoli tra circa mezzora dovremmo vederli rientrare. La visibilità è buona ed il cielo è cosparso di nuvole alte, tra non molto devono apparire sul radar e di li a pochi minuti accosteremo con tutta la squadra contro vento per iniziare gli appontaggi in poppa. Il personale addetto al ponte di volo è già attivo per le operazioni preliminari. La grande portaerei si muove come una macchina perfetta. In plancia tutto regolare anche perché da alcuni secondi sono apparse tracce sul radar che segnalano i nostri in avvicinamento. Ad occhio e croce gli aerei sembrano pochini, saranno i Devastator che rientrano prima degli altri. Non torna una cosa però; non riusciamo a stabilire un contatto in fonia con nessuno. Ma perché nessuno risponde? Cosa sta succedendo?La risposta arriva un istante dopo dal Guardiamarina Gabriel che in pattugliamento con il suo Buffalo urla concitato: “aereo siluranti giapponesi a 10 miglia verso di noi”. Un attimo dopo è l’allarme ai posti di combattimento. Come tre dita aperte di una mano sono i razzi rossi di segnalazione che si levano dalla grande nave per “Allarme aereo” a tutta la Task Force. Gli operatori ai Donath lampeggiano alla scorta di assumere la formazione antiaerea, le sirene bitonali d’allarme sono il lamento della nave in grande pericolo. La squadra navale sta già navigando a tutta forza da molte ore, questo ci avvantaggia molto perché in meno di due minuti assumiamo la classica formazione antiaerea di forma ellittica con al centro la portaerei. In plancia tutto il personale ha occhi e orecchie protesi al soffitto, li è fissato l’altoparlante che ci da in fonia le voci esasperate dei nostri ragazzi che volano e stanno per combattere. Sherman aveva disposto 60% in CAP e 40% in scorta agli attacchi. Ora, col senno di poi, vorremmo averli avuti tutti in difesa, disponendo di solo 19 caccia operativi. Resta il fatto che secondo i nostri conti, i giapponesi potevano attaccarci solo da Manado ma stando noi almeno a 120mg. a SUD-EST di Ambon i loro Zero non avrebbero potuto scortare gli attacchi. Questi erano i nostri calcoli, tragicamente sbagliati. Lassù 11 ragazzi sono al battesimo del fuoco ma smaniano di battersi contro gli aerosiluranti giapponesi. Sono 8 Nell che stanno scendendo a pelo d’acqua per lanciare. I Buffalo li inquadrano e iniziano a picchiare verso i dischi rossi dei grossi bimotori. Non sogniamo ma purtroppo è vero; a ore 15 da una nuvola si materializzano 6 bianchi caccia Zero. I giapponesi sganciano i serbatoi ventrali e si lanciano addosso ai Buffalo. L’altoparlante in plancia ci frusta il cuore con questa notizia. Che razza di combattenti questi giapponesi! Oltre che dotati di abilità e coraggio leggendari ora ci danno una lezione di incredibile prontezza operativa. Credevamo di avere una volta tanto bagnato il naso ai musi gialli ma ora la missione rischia di concludersi in un disastro. Sherman sente la grande colpa di non aver previsto l’impiego dei serbatoi ausiliari. Questa è gente che non va mai, mai sottovalutata. Siamo nelle mani dei nostri giovani piloti, senza esperienza di fuoco, bravi e coraggiosi ragazzi ma solo pivelli con aerei scadenti contro esperti samurai a cavallo di caccia di razza. I tozzi Buffalo si gettano nella mischia con coraggio, lo scontro è breve ma l’esito ci sorprende meravigliosamente. Gli Zero sono al limite estremo dell’autonomia e non possono accettare il combattimento che per pochi minuti. Uno è abbattuto e nessun Buffalo è colpito. Non crediamo ai nostri occhi, ora i cacciatori americani possono lanciarsi addosso ai Nell; due cadono in mare ed altri due restano danneggiati. Purtroppo cinque aerosiluranti passano e attaccano le navi. Un Nell dirige sulla Lexington ma il siluro passa una sessantina di metri dalla poppa, gli altri quattro trovano il New Orleans che fa da scudo a Lady Lexie, lanciano ma riusciamo ad evitarli tutti lasciandoli sempre di poppa. Questa volta è andata bene grazie al miracolo dei nostri cacciatori che conoscono una giornata gloriosa ma una simile fortuna, contro un nemico così abile e determinato, può capitare una volta sola. Riprendiamo coraggio al cessato allarme e ci occupiamo del rientro delle nostre squadriglie, intatte negli organici. Siamo molto sotto ad Ambon, gli aerei sono riarmati mentre gli equipaggi si rilassano e rifocillano, poi, sotto una pioggia scrosciante, parte la seconda ondata. Sono gli stessi aerei della mattina con un caccia di scorta in meno. La tempesta mattutina sull’isola ora è diventata pioggia fitta ma con vento leggero che non ha disturbato la navigazione in avvicinamento. Le grandi nuvole di fumo nero che si levano dal mare ci conducono ai nostri bersagli. I giapponesi ora hanno mosso sotto costa le loro navi da battaglia per dare il massimo della copertura antiaerea. Lo squadrone di SBD2 di Hamilton segue gli aerosiluranti verso il mare aperto. Dietro a noi le navi stanno manovrando a zig-zag e le grandi scie bianche sono il segno dell’alta velocità che hanno dato alle macchine. Quando ancora la contraerea non ha iniziato a tambureggiare i nostri cabrano incominciando ad arrampicarsi tra le nuvole fino a 15.000 ft. Il nove cilindri radiale Wright Cyclone da 1000 HP urla disperato sotto lo sforzo dell’ascesa ma come un vero cavallo di razza non molla un colpo fin quasi allo stallo. La contraerea pesante da 6” delle corazzate scoppia tutt’intorno. Non c’è tempo per pensare, inizia la picchiata come da un otto volante. Il mare si avvicina vertiginosamente e dalle grandi sagome scure i traccianti sembrano i lapilli di un nero vulcano in procinto di esplodere. I proiettili ci sfiorano ma non pensiamo più che possono distruggerci; tutti i nostri sensi attendono solo l’attimo del lancio. Siamo diretti sul bersaglio come se fossimo noi la bomba e nient’altro ci può distrarre dalla sbornia di adrenalina. La contraerea ora è una barriera di fuoco invalicabile perché si sono aggiunti i piccoli calibri e le mitragliere, siamo quasi a 4000ft., non possiamo sfidare di più la sorte, le onde sono lì che ci inghiottiranno se non molliamo subito, si, basta, molla ora. D’improvviso sembriamo pesare la metà visto che 1000 libbre non ci sono più e la richiamata in cabrata è più agevole. Ci allontaniamo sperando di volare più veloci dei traccianti che ci inseguono. Il navigatore è seduto con la schiena al pilota e fissa la grande nave nemica che si allontana di poppa, la corazzata scompare dietro ad una bianca colonna d’acqua sollevata dalla bomba ma è un brutto segno perché significa un colpo caduto in mare ed i giapponesi sicuramente sorridono sollevati. Sarà così anche per tutto lo squadrone che proprio per il terribile fuoco di sbarramento non è riuscito a mollare sotto ai 4000ft. Anche i Devastator attaccano le navi da guerra ed anche loro mettono a segno nemmeno un siluro. Sono i quindici Dauntless di Dixon che ottengono un buon successo sui trasporti. Dieci su quindici bombe vanno a segno mettendo fuori combattimento altre quattro navi da carico. Tutti presenti gli aerei al punto di riunione per il ritorno con una sola macchina danneggiata. Dopo quaranta minuti rivediamo con gioia la familiare sagoma della Lexington che non aspetta altro che prenderci in braccio e portarci via. Ogni uomo degli equipaggi di navi ed aerei è stanco ma felice per la bellissima giornata. Il sole è basso sull’orizzonte, quando, appontato l’ultimo aereo, la Task Force 8127 accosta per 235° per allontanarsi a tutta forza dal nemico. Le tenebre imminenti sono quanto di meglio per un sicuro rientro. 17 gennaio 1942 Finalmente possiamo ridurre la velocità a 18 miglia dando tregua alle macchine logorate da trenta ore di tutta forza. Le riserve di nafta sono molto basse, mediamente resta un 30% ma per altre 48 ore non potremo rifornirci in mare. Facciamo bunkeraggio per dare nafta a quelle navi che sono con le riserve al lumicino. Dopo tanta buona sorte Shermann non vuole rischiare più fino al rientro e decide di circumnavigare l’Australia da Sud temendo agguati aeronavali nel Mar dei Coralli. Se fossimo al loro posto, faremmo così. 19 gennaio 1942 Velocità di crociera a 15 miglia da 26 ore per risparmiare carburante ma nel pomeriggio potremo finalmente attaccare le manichette per caricare 8.000 tonnellate di nafta. Ieri una piccola petroliera olandese ce ne ha data tutta quella che aveva ma eravamo tanto assetati che non abbiamo sentito la differenza nelle cisterne. 29 gennaio 1942 Giunge notizia di un attacco al porto di Noumea da parte di aerei imbarcati, è segnalata a NORD-EST una portaerei leggera nemica. 30 gennaio 1942 Ad un mese esatto di navigazione senza scalo ora siamo al traverso di Melbourne ed i marinai si godono un bel sole stemperato da una piacevole brezza. Non faremo scalo fino alle Hawai perché la nave, una volta completata la manutenzione ordinaria, dovrà rendersi nuovamente disponibile per la grave situazione generale. Gli sbarchi giapponesi alle Indie olandesi proseguono senza sosta e la Marina Imperiale con l’Aviazione del Sol Levante dominano incontrastati mare e cielo. In serata restiamo di sasso per la tragica notizia della perdita della Saratoga, avvenuta nel pomeriggio del 29 in un improvviso scontro con la KB nemica forte di 4 portaerei pesanti al largo dell’isola Baker. La TF americana il giorno 28 aveva individuato un piccolo gruppo navale giapponese diretto a levante verso l’isola Canton. Il pessimo tempo con nuvole basse e pioggia battente aveva impedito agli aerei imbarcati l’attacco. Il giorno dopo perdura il mal tempo e Saratoga, intuendo la volontà giapponese di sbarcare su quell’isola, si ridossa a SUD-EST in attesa dei rapporti della ricognizione terrestre prima di attaccare. Un rapporto del giorno precedente accenna ad un aerosilurante segnalato su Canton ma l’accurata ricognizione del 28 e del 29 mattina non rileva traccia di portaerei nemiche. Sull’isola c’è uno squadrone di B-17 che può vedere molto più lontano degli aerei imbarcati. Prevale l’opinione che l’osservatore abbia preso un granchio confondendo un Kate con un innocuo Jake di qualche incrociatore. Se ci fossero portaerei a coprire lo sbarco non possono essere sfuggite ai nostri ricognitori. La storia insegna che molte battaglie si perdono per un dettaglio insignificante e puntualmente la storia si ripete. Un vago timore serpeggia nello Stato Maggiore della nave ammiraglia ma ogni ufficiale scaccia l’inquietudine con la fredda razionalità dei rapporti pervenuti. Resta però stabilito che la giornata odierna sarà quella dell’ultimo attacco, se anche questa volta andasse buca, ce ne andremo via visto che Canton non vale una Saratoga. La grande portaerei ora giace in fondo all’oceano colpita da 7 siluri e 5 bombe. I giapponesi, materializzati dal nulla, in parte per la buona sorte ma molto per loro esperienza, hanno sfruttato la scarsissima visibilità per cogliere di sorpresa gli americani. l’operazione è stata un grandioso successo, per il tempismo dei comandanti e per la chirurgica precisione dei piloti imbarcati; un lavoro tanto perfetto da sembrare un’esercitazione. Della disfatta americana è in gran parte responsabile la scadente ricognizione sia navale che terrestre. 31 gennaio 1942 Ci allontaniamo tristemente dalle coste australiane facendo rotta EST-NORD-EST , la velocità è alzata a 21 nodi. Motivo presto spiegato; Noumea è stata nuovamente attaccata dagli stessi aerei del giorno 29, noi cerchiamo di farci sotto ma siamo molto lontani. In serata una pagina di onore per la US Navy. Il Gamble, vecchio cacciatorpediniere convertito a posamine veloce, stava per stendere un campo minato davanti a Canton quando si trova sulla rotta del gruppo di invasione nemico. La lotta è senza speranza per l’americano che deve fronteggiare: 2 incrociatori posa mine, 2 cacciatorpediniere, 1 pattugliatore che accompagna 2 cargo zeppi di truppe. Per il Gamble è una giornata speciale tanto da sembrare incredibile; con solo 3 pezzi da 3” compie una serie di centri fantastici. La punteria americana non dà scampo ai giapponesi, in pochi minuti gli incrociatori posamine sono colpiti da 1 colpo ciascuno, anche i due caccia incassano 1 colpo a testa e lo Yunagi si incendia subito dopo, il pattugliatore è gravemente compromesso con 5 colpi a segno, un trasporto è in fiamme con 3 colpi e l’altro ne riceve 2. Il Gamble arranca colpito 4 volte, ma ancora governa e riesce a disimpegnarsi. A bordo dei trasporti si contano 561 casualties. I giapponesi, feriti nell’orgoglio, vogliono chiudere la partita e pongono al suo inseguimento altri 2 incrociatori leggeri e 2 caccia. Un colpo raggiunge l’americano che si incendia ma risponde con 1 colpo sul Tenryu dalla torretta di poppa. Il mitico comandante Lapierre sfrutta le tenebre imminenti per allontanarsi. GOLD MEDAL. [una delle doti più affascinanti di AE è che ogni scontro, anche il più sbilanciato, non sempre dà un esito pronosticabile; l’imprevedibile è talvolta possibile, cosa molto difficile da notare nella maggior parte delle simulazioni] 1 febbraio 1942 La KB incrocia al largo di Canton portando indisturbata attacchi al naviglio americano e sull’isola Baker. E’ colpito dalla scorta ASW giapponese il sommergibile S-23. 2 febbraio 1942 Giornata incredibile. Lexington prosegue la navigazione a NORD-EST verso le Hawai con tempo e mare ottimo. Ormai i protagonisti da tempo non siamo più noi ma i marinai ed i piloti del Pacifico Centrale intorno all’isola Canton. Fa notizia ancora il Capitano di Fregata Dallas del S-23 che lancia 4 siluri verso il caccia Hamakaze di protezione al Tone. L’attacco va a vuoto ma il battello americano riesce a dileguarsi. A poche miglia dal S-23 anche il grande sommergibile posamine Argonaut è in agguato a NORD di Canton. Si tratta dell’unico sommergibile posamine specifico della marina americana. E’ un bestione di 2700 ton. che può trasportare 80 mine con un dislocamento a pieno carico di oltre 4000 ton. Il suo comandante Easton però questa volta è in missione di pattugliamento antinave e non può certo immaginare quello che accadrà di lì a poco. Siamo in agguato dalle prime luci del giorno e sono passate le 14,00, il battello è immerso in 90 piedi in lento moto ed ogni ora risale in periscopica. Questa storia si ripete dalle prime luci del giorno ma c’è solo oceano. Da pochi minuti all’idrofono è sempre più chiaro un regolare ronzio di eliche in avvicinamento, sono navi lontane ma questo è proprio il caso per dare un’occhiata e non essere visti. Risaliamo a 20 piedi e su il periscopio. Mare con onde lunghe e oleose, cielo grigio e cupo ma senza pioggia. L’oculare ruota in senso orario ma subito Easton si blocca verso delle sagome scure al mascone di dritta. Navi da guerra con velocità stimata 15 nodi, distanza 12 miglia, si avvicinano scadendo sulla nostra dritta e sono in formazione aperta. Al centro e a sinistra della formazione si riconoscono due caccia e dal rapido sfogliare dell’almanacco di bordo sembrano essere classe Kagero e Yugumo. Significa navi modernissime, varate tra il 40’ ed il 41’, manovriere con velocità intorno ai 35 nodi, ben armate con 6 pezzi da 5” ed un dislocamento oltre le 2000 ton. Accostiamo a dritta per 80° valutando di averli al traverso tra circa 30 minuti. Rientriamo il periscopio e muoviamo a 5 nodi per portarci in buona posizione di lancio. Posto di combattimento. L’Argonaut ha solo due coppie di tubi a prora e fatto il lancio non si può replicare con altro, c’è solo d’allontanarsi il più possibile. Easton freme come un allievo e dopo pochi minuti rimanda su il periscopio anche se con quel mare calmo il rischio di essere visti è grande. Eccoli i giapponesi, sono molto più vicini ora e adesso un grande incrociatore segue la poppa del caccia di testa. A prua ci sono….una, due, tre, quattro torri binate. Due rivolte verso prora, due verso poppavia. C’è una sola nave giapponese fatta così, il Tone. La distanza si riduce velocemente ed ormai Easton non riesce più a staccare gli occhi dalle lenti. La squadra navale non cambia rotta e velocità dimostrando di non averci visto. Ci si prepara a lanciare sul Tone sperando di evitare il caccia che gli sta a fianco. La sagoma del Tone è sempre più nitida ma il suo scafo sembra non avere mai fine; alla sua poppa c’è una sagoma grande, potrebbe essere una grossa nave in secondo piano, forse un cargo o magari una corazzata. Secondo i conti fatti e rifatti sui parametri continuamente aggiornati, tra pochi minuti possiamo lanciare sull’incrociatore. Ancora una volta Easton posa gli occhi sull’oculare. A poppa del Tone ci sono come due colonne e poi un grande ponte piano…; tutto d’un tratto al Commander si piegano le ginocchia e con un filo di voce ripete continuamente: “….ma quella è una portaerei, una grande portaerei!” La Kaga si porta lentamente al traverso e alla sua poppa segue solo un caccia, della KB delle quattro portaerei oggi vediamo solo la Kaga, ma noi ci accontentiamo di piazzare una salva di siluri verso questo gigante di 38.000 ton. Siamo al conto alla rovescia quando dal caccia in poppa c’è uno sbuffo di fumo seguito da una frustata nell’aria. E’ una salva di due colpi da 5” che finisce lunga a meno di 200 metri. Il caccia occhieggia con il Dhonat e ci dirige la prua contro. Dal fumaiolo del Tone una nuvola grigia e densa dice che le macchine stanno andando al massimo della potenza. Il sordo fruscio dei quattro siluri segnala che ora dobbiamo solo aspettare con il cuore in gola ed un bagno di sudore. Accostiamo la barra a sinistra per sfilare di controbordo rispetto al nemico e cercare di frapporre tra noi e loro più acqua possibile. I motori elettrici gemono per lo sforzo del “tutta forza” intorno agli 8 nodi. Dal periscopio Easton ha gli occhi incollati sulla Kaga che ora accosta velocemente a sinistra per schivare il ventaglio dei quattro siluri. Non riusciamo a vedere le scie, solo il cronometro ci dirà se possiamo ancora sperare di colpire il colosso. Il tempo è scaduto e già si levano le imprecazioni. Oltre a dover colpire lo scafo ci sono molte probabilità che i siluri facciano “dud” come infinite volte è accaduto. Sarebbe l’ennesima beffa. Non ci crediamo ma ora una grande colonna d’acqua copre la prua della Kaga, poi un’enorme detonazione seguita da una serie di esplosioni. Mentre ci allontaniamo, dalla portaerei si leva una sfera di fuoco che si propaga in un grande incendio. Il rapporto del giornale di bordo parla di esplosione ad un deposito munizioni. Potrebbe essere un colpo critico ma più realisticamente, al Comando del Pacifico di Oahu, si considererà la nave semplicemente danneggiata da un siluro. La fortuna toccata è che l’Argonaut sia l’unico sommergibile americano con nome che adotta i vecchi ma più efficaci siluri Mk10 al posto dei disastrosi Mk14. Dopo la grande soddisfazione, a mente fredda, il bilancio nel Pacifico parla ancora di grande vittoria giapponese con l’affondamento della Saratoga ed il vittorioso sbarco di una guarnigione a Canton. 5 febbraio 1942 Alle Molucche il sommergibile olandese XVII attacca con un ventaglio di 6 siluri la Shokaku ma la fortunata impresa dell’Argonaut non si ripete. 9 febbraio 1942 Domani saremo nelle acque di Canton, l’allerta è massima. Oggi la Enterprise ha portato un attacco sull’atollo con circa 75 perdite nemiche. 10 febbraio 1942 Anche a noi è stato richiesto di partecipare ad un attacco terrestre su Canton, appena giunti a portata di volo, la Enterprise ripeterà l’attacco di ieri. E’ da Ambon che i nostri piloti non hanno più condotto attacchi; è ora di fare nuova esperienza. Oggi con il doppio degli aerei di ieri abbiamo un rapporto stimato quasi doppio di perdite nemiche, una volta tanto costretto a subire passivamente la nostra iniziativa. Nel primo pomeriggio sono rientrati tutti gli aerei senza danni. E’ ora di far rotta sulle Hawai perché sono 42 giorni che navighiamo senza scalo ed i marinai danno segni di insofferenza. 15 febbraio 1942 L’ultima settimana scorre gradevole con una stabile alta pressione che ci accompagna verso casa con mare quasi calmo, cielo sereno e tanto sole. Oggi, quarantasettesimo giorno di navigazione, accostiamo in banchina ad Oahu, felici di essere ancora vivi.
Molto bella la narrazione fatta in questo modo, si legge tutta d'un fiato! E' una specie di immersione in un 'film muto', molto originale, che seguirò con piacere. In bocca al lupo per il proseguio della partita. Ciao
Un modo diverso ma molto coinvolgente di fare un AAR! Aspettiamo con ansia il seguito delle battaglie delle Lexington.....