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[AAR] DAK II La Campagna in Africa Setterntrionale

Discussione in 'Wargames da tavolo' iniziata da Luigi Varriale, 17 Marzo 2013.

  1. SVEN HASSEL

    SVEN HASSEL

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    Racconto bellissimo.

    Si sta rivelando il motto: "Mancò la fortuna, non il coraggio"
     
  2. Blind Sniper

    Blind Sniper

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    Io rilancio con boia chi molla :D
     
  3. balena

    balena

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    Sono un revisionista:

    Manco'
    - un paio di divisioni corazzati
    - un vero carro pesante
    - supporto tattico aereo
    - benzina
    -logistica ed armi moderne

    Non il coraggio!
     
  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Sven Grazie dell'incoraggiamento
     
  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    E noi non molleremo !!
     
  6. Invernomuto

    Invernomuto -

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    Al telegramma dei generali che sminano a dorso di cammello io sono scoppiato a ridere come un ebete. Complimenti a Luigi, bellissimo AAR...
     
  7. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    8 ottobre turno inglese
    Era speranza italiana nemmeno tanto velata che gli Inglesi si decidessero finalmente ad abbandonare Sidi el Barrani una volta che la 2a divisione libica fosse riuscita a piantare un saliente nel loro fianco destro, ma i suddetti Inglesi decidevano diversamente.

    innanzi tutto, il Generale O’Connor ordinava che la 4a divisione indiana cominciasse a muoversi dai suoi quartieri a Maaten Baggush e che occupasse il nodo strategico di Charing Cross a Sud di Matruh.

    Questa operazione all’apparenza del tutto secondaria, si rivelava invece assolutamente critica nell’annullamento dell’ operazione PEGASO che Graziani era andato maturando dal turno precedente: il lancio del gruppo paracadutisti Tonini proprio in quell’area per recidere i rifornimenti all’intera Western Desert Force.
    indians.jpg

    Il gruppo Tonini di stanza a Barce, formato da un battaglione libico ed uno nazionale, si stava infatti preparando a questa spericolata operazione gia’ da qualche giorno, ed il 14° stormo SM 81 era stato appositamente trasferito sulla striscia di atterraggio di Barce per la missione. Il piano era quello di lanciare i paracadutisti in un primo tempo e di rifornirli poi via aerea fino a quando non si fossero ricongiunti con le forze italiane avanzanti da Barrani.
    Tonini.jpg

    Naturalmente il compito che attendeva i paracadutisti era tutt’altro che facile, e la sopravvivenza del reparto, tutt’altro che scontata, ma il Generale Graziani aveva concepito questa operazione come ultima spiaggia per convincere gli Inglesi a sloggiare dalla piazza di Barrani.

    Occupando adesso gli Indiani questa importante localita’, le scelte erano due: lanciare separatamente i due battaglioni sui due rami della strada da cui i Britannici traevano il loro Trace Supply o annullare l’operazione. Dal momento che la prima ipotesi si rivelava logisticamente improponibile, alla fine il leone di Neghelli si risolveva per la seconda.
    Mentre il generalissimo valutava queste opzioni, O’Connor a ritirarsi da Barrani nemmeno ci pensava; o per meglio dire non prima di avere tirato qualche altro sganassone alle appiedate divisioni italiane che tendevano alla concquista della piazza.

    L’attenzione del dinamico generale inglese si focalizzava sul saliente di Alam Hammid che la 2a libica ed il IX battaglione carri leggeri avevano con fatica stabilito il turno precedente. Ordinava quindi, O’Connor, che il le Colstream Guards, ed il 7° Royal Tank convergessero sulla 2a libica e le assestassero una buona legnata.

    Contemporaneamente a questa manovra, O’Connor disponeva pure che l’intendenza cominciasse ad evacuare rifornimenti dalla piazza di Barrani per portarli a Matruh, in modo che non cadessero nelle mani degli Italiani nel momento in cui questi avessero finalmente occupato la localita’. In poche parole si trattava, nella visione strategica di O’Connor, di bastonare gli Italiani il piu’ possibile prima di ritirarsi ed eventualmente di rinunciare all’idea della ritirata qualore le bastonate sortissero un effetto superiore al previsto.

    Approfittando del fatto che l’intera aviazione italiana era impegnata a rifornire e a rimettere a posto i buchi nei vari apparecchi della 5a squadra, i vecchi amici del 37th Wellington Group apparivano sul cielo della 2a divisione libica e le somministravano una prima dose di bombe, complice anche la mira della contraerea italiana (mitragliatrici, fucili modello 91, fionde e cerbottane a bacche ) che andava per quaglie.

    La battaglia che seguiva era epica, e costituiva il primo vero episodio di valore delle armi italiane (dovremmo dire libiche) in terra d’Africa: all’azione dei Wellingtons si univano quelle del 4° e del 104° Royal Horse Artillery, che somministravano una seconda dose di bombe, e le conseguenze sui valorosi Libici cominciavano a farsi pesanti. Subito dopo questo micidiale sbarramento, convergevano sulla divisione (gia’ dal turno precedente ridotta ad un reggimento) le guardie da sinistra, la 16a brigata dal centro, ed il devastante reggimento di Matilda (sempre lui !) da destra. I libici mettevano in atto una resistenza eroica opponendo fucili, mitragliatrici leggere e sassi raccolti qua e la’ ai corazzati britannici. Testimonianze di pochi ufficiali italiani sopravvissuti riportano che qualche valoroso ascaro tentava di fermare i Matilda salendoci sopra e prendendoli a morsi, (nessuno aveva spiegato loro che anche se i carri inglesi avevano un colore simile ai cammelli, non erano veramente cammelli); peraltro la tattica si rivelava di scarso valore bellico.
    Come che sia, con corale sacrificio, la divisione del Generale Pescatori si immolava collettivamente nella speranza almeno di salvare i carri del IX battaglione, che avendo livello di addestramento 0 erano stati tenuti in seconda schiera; ne’ avrebbero potuto opporre un gran che, gli L3 e gli L6, ai carri britannici da 30 tonnellate.

    L’epopea del corpo d’armata libico non finiva qui, dal momento che prima che il polverone di questo massacro di fosse del tutto dissipato, appariva sulla scena in exploitation l’8° ussari, comandato personalmente da O’Connor (pure lui come Pitassi Manella si crede Rommel, con la differenza che lui probabilmente avrebbe davvero fatto vedere i sorci al tedesco se non fosse stato catturato nel ‘41) e coglieva i carristi italiani (sempre quelli con addestramento 0) nell’atto di leggere i manuali di uso e manutenzione su come mettere in moto i veicoli. Inutile dire che il risultato di questa seconda scorribanda inglese non era differente da quello della prima, e che dei carretti italiani non rimaneva che qualche lamiera contorta e bruciacchiata. Con questo battaglione, scompariva per il momento l’ultimo reparto corazzato italiano operante in Egitto.

    Nota strategica
    Nonostante gli Inglesi abbiano liquefatto la prima divisione dell’asse nel teatro nordafricano, non direi che siano tutte rose per loro, dal momento che questo contrattacco se ha dato lustro al prestigio britannicho, ha anche lasciato i baldanzosi battaglioni inglesi un po’ campati per aria come posizione tattica (vedi situazione allegata a fine post). Come si puo’ vedere, adesso il dispositivo non e’ piu’ coeso e qualche appiglio tattico dovrebbe esserci, a patto che gli italiani sfruttino la situazione immediatamente usando gli internal supply, e non aspettando di ricevere i rifornimenti dalla Tripolitania, che darebbe il tempo agli Inglesi di ricostruirsi una posizione tatticamente forte.

    Il possesso di qualunque localita’ in questo teatro – come fu pure storicamente – non significa nulla, a meno che non abbia una qualche influenza sulla situazione logistica. Barrani non fa eccezione. L’obiettivo primario e’ invece quello di stroncare le forze del nemico per costringerlo a ritirarsi in gran fretta. Secondo me questo obiettivo e’ ben al di la’ delle possibilita’ tattiche ed operazionali della decima armata. Inoltre gli italiani devono stare attenti a non dissanguarsi troppo, perche’ quando gli Inglesi porteranno le loro forze coloniali nella tenzone, anche la bilancia numerica, oltre a quella qualitativa si volgera’ a loro favore almeno fino all’inizio della campagna di Grecia e all’arrivo dei Tedeschi.

    Per inciso, si noti che le “divisioni libiche” altro non sono che delle grosse brigate buone per la guerra coloniale contro i cammelli; in fatto di guerra moderna, valgono anche meno delle tradizionali divisioni binarie nazionali, che almeno di qualche arma pseudo moderna erano dotate.
    final.jpg

    Un saluto a tutti

    luigi varriale
     
  8. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Invernomuto
    Ti ringrazio di cuore per il tuo apprezzamento.
    un saluto

    luigi varriale
     
  9. Blind Sniper

    Blind Sniper

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    Se attaccate con gli internal supply e fallite o paura che qualche altra unità sparirà sotto la polvere...direi che è ora di chiedere consigli all'unico che può aiutarvi! :D

    fascisti-su-marte.jpg
     
  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    12 ottobre turno italiano (solo fino a fase movimento italiana, perche' poi abbiamo dovuto interrompere)

    Con una mossa assolutamente a sorpresa, Sua Eccellenza il Governatore della Libia Graziani se ne va in licenza per motivi di salute per una decina di giorni.

    Il nuovo comandante, il generalissimo globale, imperiale, galattico e’ il Maresciallo d’Italia (pro tempore fino al ritorno di Graziani) luigi varriale (detto zerinol ma a sua insaputa), conosciuto negli ambienti militari come la supposta d’acciaio (sempre a sua insaputa).

    Il Duce ha fulmineamente promosso zerinol da generale di corpo d’armata a maresciallo d’Italia (per un paio di turni) grazie ad una dose spropositata di calci in culo, ed inciuci al gran consiglio del fascismo, favoriti anche da oscure manovre dell’OSS che ha deciso di cominciare a sabotare sul serio lo sforzo bellico italiano.

    Oltre a cio’ il varriale e’ stato scelto essendo bilingue inglese italiano, cosi’ che possa comunicare agli Inglesi le condizioni di resa in maniera piu’ chiara, quando l’armata italiana arrivera’ al Cairo.

    Il generalissimo globale, come il varriale ama farsi chiamare, si reca immediatamente al posto di comando avanzato (si fa per dire) del XXII corpo d’armata di Pitassi Manella, e dovo averlo strizzato come uno straccio, lo destituisce dalla testa del suo corpo d’armata per un turno, allo scopo di fargli vedere come si comanda.

    Immantinente il generalissimo globale si accinge a diramare i primi ordini: con orrore, Berti ed i comandi di corpo si accorgono immediatamente che la musica e’ cambiata:

    1. L’eroica intendenza preme sull'acceleratore e trasporta 1 supply point da Tripoli a Sollum in un solo turno a costo di arrivare a destinazione sui cerchioni e a traino di dromedario.
    2. Il cabotaggio trasporta un secondo supply point sempre a sollum e di corsa.
    3. La nuova base logistica di Sollum e’ istituita allo scopo di dare respiro logistico alle truppe operanti ed allargarne il raggio operativo alle spalle del dispositivo inglese.
    4. I carabinieri del XXII corpo d’armata, si dimenticano di essere carabinieri e rubano tutti i datteri e i peperoncini piccanti ad una tribu’ di beduini transitanti da Bir Enba allo scopo di sostenere logisticamente il XXII corpo per almeno un turno (1 nuovo supply point in quella localita' dato da evento casuale).

    Zerinol passa poi alle disposizioni strettamente operative:
    5. La 3 Gennaio si infila tra l’8° e l’11° ussari, occupa a sorpresa le alture a nord di Nibewa e si schiera meta’ fronte a ovest e meta’ fronte a est.
    6. La Catanzaro si da una solenne svegliata e si accoda alla 3 Gennaio, con lo scopo di ingabbiare l’8° ussari
    7. La Sirte, oramai marcescente in riserva tattica da almeno due turni, comincia a muovere verso est, con lo scopo di aggirare l’intero dispositivo britannico. Si approvvigiona dalla nuova base logistica di Sollum.

    Non contento di rompere i maroni a Pitassi Manella, il generalissimo globale si ingerisce pure negli affari di Bergonzoli e ordina:

    8. Alla divisione Cirene di fare retromarcia fino a Buq Buq e si congiungersi ai battaglioni di novellini complementi che lui stesso (il generalissimo globale) ha indirizzato lungo la Balbia con bastoni bianchi e cani guida, allo scopo di riportare la divisione a pieno organico.
    9. Alla 23 marzo, rinforzata da un battaglione mitraglieri di fare massa contro le stramaledette guardie inglesi ma solo per finta...in realta’ all'ultimo momento, le camicie nere devono piegare a sud ed anch'esse attaccare i carri dell’8° ussari con baionette e canti fascisti.
    10. Alla Marmarica di allineare immediatamente il cervello con il deretano e di cercare finalmente di capire in quale punto dell’Egitto si trovi. Una volta adempiuto questo delicato compito, la divisione si porta a Sidi Sammalus e passa alle dipendenze di Gallina, il cui corpo libico e oramai al lumicino.
    11. Al colonnello Trivioli che era stato dimenticato dalla burocrazia militare all’interno della Ridotta Capuzzo, di rimuovere le ragnatele dai suoi carri leggeri, di metterli in ordine di marcia e di sferragliare – aggirando tutto il dispositivo italiano ed inglese – fino ad un punto della strada costiera ad est di Maktila, allo scopo di convincere gli Inglesi della inutilita’ e pericolosita’ di rimanere a Barrani. Anche queesta forza si approvvigiona da Sollum per il tramite del comando del XXII corpo.

    Allo scopo di evitare che i carri di Trivioli facciano la stessa fine di tutti gli altri carri italiani in Africa Settentrionale, Il generalissimo ordina inoltre:

    12. Al 14° ed al 32° Stormo bombardieri di bloccare famigerato 7° Royal Tank a costo di atterargli sopra senza carrello.
    13. Al 2° bombardieri ed al 12° assaltatori di fare lo stesso con l’11° ussari.
    ordini del supposta.jpg

    un gran saluto a tutti
    luigi varriale
     
  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Arriveremo ad Alessandria !!
     
  12. Invernomuto

    Invernomuto -

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    Non ho il regolamento sotto mano e non mi ricordo, cosa succede se si usano gli internal supply? Si attacca con delle penalità?

    Ciao

    PS
    Fascisti su marte :)
    Ci sta da Dio con lo stile narrativo dell'AAR :D
     
  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    12 ottobre resto turno italiano e turno inglese

    Il 12 ottobre e’ il turno d'oro delle camicie nere. Le due divisioni ricevevano un compito assai difficile: attaccare il reggimento inglese di Matilda schierato a Alam Hammid, sfruttare il successo fino a Barrani, piantando un cuneo nel dispositivo nemico e possibilmente, tagliare in due le forze britanniche.
    Per questo attacco erano ammassati tutti i rimanenti rifornimenti nella base logistica di Sollum bassa, ed era previsto l’appoggio del reggimento di artiglieria del 22° corpo d’armata.

    Entrava prima in scena la Regia, con un bombardamento a tappeto dei carri inglesi che ne minava morale e coesione tattica e subito dopo partivano all’attacco le divisioni della milizia volontaria fascista.

    Se il Mussolini storico avesse seguito questa battaglia, si sarebbe gonfiato come un pavone; la' dove fino ad allora avevano fallito le divisioni regolari dell'Esercito, riuscivano adesso, se pur a prezzo di sanguinose perdite, le divisioni della milizia.
    La progressione era da prima lenta, poi prendeva consistenza quando, non ancora terminato il fuoco dell’artiglieria, la 3 Gennaio puntava decisamente verso i Matilda schierati ad arco difensivo, con il suo reggimento di testa. L’appoggio dell’artiglieria si rilevava in realta’ decisivo, cosi’ come il coraggio delle camicie nere, che attaccavano sotto il fuoco del loro stesso tiro indiretto. L'obiettivo tattico era raggiungere l'arco dei carri e se necessario sfasciarli uno a uno salendoci sopra e sparando nelle feritoie o qualcosa di simile. Le camicie nere erano assolutamente determinate.

    Le legioni italiane coglievano peraltro il nemico ancora in fase di ripresa dopo lo sbarramento aereo, ripresa che veniva ostacolata dall'ulteriore tiro dell’artiglieria italiana. La divisione 3 Gennaio veniva a trovarsi alla testa dell’attacco, con la 23 Marzo in seconda schiera, e subiva le perdite maggiori.

    Quei carri inglesi che erano in grado di reagire all'avvicinamento delle camicie nere, facevano strage nei ranghi della legione di testa della 3 Gennaio, ma decidevano di rompere il contatto prime che le forze nemiche venissero a contatto ravvicinato, anche perche’ nella confusione per una volta non riuscivano a manovrare come di consueto. Gli Inglesi lasciavano cosi’ cinque carri piu’ o meno danneggiati sul campo ed i loro equipaggi si davano prigionieri. Il resto del reggimento ripiegava piu' o meno ordinatamente su Sidi el Barrani, lasciando il campo alle camicie nere.
    Push to Barrani.jpg

    Questi sviluppi mettevano O’Connor in seria difficolta. Egli aveva osservato dalle postazioni avanzate dell’8° ussari la battaglia e visto i Matilda soverchiati dal numero e dal valore degli Italiani. Questa non era peraltro la sua unica preoccupazione: non solo le forze inglesi minacciavano di essere tagliate in due dalle forze fasciste, ma rischiavano pure di rimanere senza sostegno logistico, dal momento che un plotone esplorante dell’ 11° ussari segnalava carri italiani 15 miglia ad est di Maktila sulla strada costiera.

    O’Connor non esitava: ordinava immediatamente al resto dell’11° ussari di sbarazzarsi degli Italiani che accerchiavano la Western Desert Force e quindi di far arrivare una colonna di rifornimenti ad hoc da Matruh per alimentare il contrattacco. Ordinava a Gott di mettersi alla testa della cavalleria inglese e si immergeva nella pianificazione del contrattacco contro la divisione di camicie nere che aveva osato piantare un saliente nelle sue linee.

    In poche parole O’Connor ancora non si rassegnava ad abbandonare Barrani; per altro gli giungeva notizia dal comandante in capo del medio oriente Generale Wavell, che erano arrivati nuovi rinforzi ad Alesandria; in particolare la 7a brigata motorizzata indiana, il 2° Royal Tank Regiment ed il 3° ussari, su carri leggeri Vickers.

    La divisione 23 Marzo intanto non aveva il tempo o l’energia di continuare l’attacco immediatamente verso Barrani, che era presidiata da forze non trascurabili: si erano ritirati all'interno dell’abitato e nell’arco della sua speditiva cintura difensiva esterna non solo il 7° Royal Tank, ma anche i resti della 16a brigata di fanteria inglese, un reggimento di cannoni controcarro e l’intero parco di artiglieria inglese. Da non dimenticare il fatto che la striscia di atterraggio immediatamente a sud dell’abitato, era ancora base del gruppo caccia Hurricane, incaricato della difesa aerea dell’intero settore Egitto Occidentale.

    Il piano di manovra di O’Connor non era complicato: i Matilda dovevano riordinarsi al riparo dei reparti stanziati a Sidi el Barrani, e poi dovevano costituire punta di lancia del contrattacco ai danni della divisione 23 marzo che era stata rinforzata intanto da un battaglione mitraglieri.

    O’Connor stesso avrebbe dovuto intervenire nella battaglia al primo segno di cedimento degli Italiani, alla testa dell’8° ussari, mentre dalla strada costiera ad occidente di Barrani, le guardie avrebbero dovuto appoggiare l’attacco dei carri. Sempre dall’abitato di Barrani, il 4° ed il 104° Royal Horse Artillery avrebbero dovuto assicurare un breve ma violento fuoco di preparazione e gli Italiani dovevano essere ricacciati da dove erano venuti.

    Il piano inglese sortiva solo un parziale successo: l’11° ussari non aveva particolari difficolta’ a liberarsi del raggruppamento carri Trivioli. Il battaglione inglese irrompeva sulla scena, mentre gli italiani stavano ancora cercando di schierarsi per tenere la strada costiera e lo annientavano ottenendo una totale sorpresa. I superstiti equipaggi si arrendevano agli Inglesi, senza opporre ulteriore resistenza e Trivioli stesso cadeva prigioniero.

    Piu’ complicata si rivelava la realizzazione della seconda parte del piano; l’eliminazione delle camicie nere. La divisione 23 Marzo infatti resisteva a tutto quello che gli Inglesi le mandavano contro, pur avendo predisposto posizioni difensive assolutamente improvvisate. Prima arrivavano i Wellington, e poi i la familiare musica dell’artigleria. C’e’ da dire che fin dall’inizio l’attacco inglese non era convinto, con chiare difficolta’ di coordinamento tra i vari reparti coinvolti. Le Colstream Guards si presentavano sulla scena con troppo anticipo sui carri e venivano decimate dal fuoco d’arresto degli Italiani, per nulla scossi ne’ dai Wellington, ne’ dall’artiglieria; e quando arrivavano sulla scena i carri Inglesi, appoggiati da una fiacca azione della rimanente fanteria britannica (la 16a brigata), essi non riuscivano ad andare piu’ in la’ dello schieramento avanzato dei mitraglieri, che pero’ pagavano un altissimo tributo di sangue contro i veicoli corazzati.

    In questo scontro si vedevano per la prima volta gli italiani non farsi prendere dal panico nei confronti dei carri pesanti britannici, che pero’ a loro attenuante avevano il fatto che il reggimento era ancora piuttosto scosso dalla fallita battaglia d’arresto che aveva sostenuto contro le ondate umane di tutte e due le divisioni di camicie nere nel turno precedente.

    La fine del turno vedeva ancora le forze inglesi in possesso di Barrani e la riapertura della vitale linea di rifornimento con Matruh.

    Adesso molto dipendera' da chi avra’ l’iniziativa nel prossimo turno, anche se occorre considerare che gli italiani hanno oramai davvero bisogno di una consistente pausa per riorganizzare reparti e logistica. Hanno piu' truppe da gettare nel tritacarne mentre gli Inglesi devono stare piu' attenti. Ma come abbiamo visto, i primi rinforzi britannici stanno gia' affluendo in teatro.
    cw react.jpg

    Un saluto
    luigi varriale
     
  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Invernomuto, semplicemente quando hai finito gli Internals non attacchi piu' e ti difendi a meta' fattori
    saluti
    luigi varriale
     
  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    15-18 ottobre

    Il Ghibli soffia impetuoso sia sulla Libia che sull’Egitto. Grandissimo casino generale, le operazioni sono state sospese in attesa di un miglioramento della metereologia. Non si riesce a fare nulla se non pochi movimenti di assestamento lungo il fronte di Barrani. Le operazioni piu’ semplici, come rifornire gli aerei e ripararli, diventano impossibili. Le truppe muovono alla cieca in un turbinio di sabbia che riduce la visibilita’ a zero. Si ode solo l’impetuoso rumore del vento e lo scartavetrio della sabbia ovunque; negli occhi, nelle orecchie, si mangia sabbia, si respira sabbia. I resoconti storici non sono in grado di descrivere quanto impossibilie sia anche consumare il rancio.

    I complementi della Cirene, riescono ad arrivare al comando divisionale e vengono smistati ai battaglioni messi peggio. La divisione si incammina faticosamente lungo la strada costiera per portarsi ad ovest di Barrani. Cerca un contatto con un presunto battaglione anticarro britannico, ma non lo trova. Poi improvvisamente, perde anche traccia della strada stessa e si ferma. Di Barrani, nessuna traccia, del nemico, men che meno. La divisione semplicemente si ferma in attesa che la visibilita’ aumenti di qualche metro. Nel frattempo si accampa con un minimo di perimetro difensivo fronte a est sud est. Di mandare pattuglie neanche se ne parla, chissa' dove finirebbero.

    Una pattuglia del 30° battaglione della guardia alla frontiera, scopre relitti di camion dell’eroica intendenza una decina di chilometri ad est del passo dell’Halfaya con un cartello piantato a terra:

    “Fuck you Spaghetti Eaters”

    e chiama per radio il 202° mitraglieri e un battaglione di camicie nere della 23 Marzo a sorvegliare la strada costiera lungo la scarpata tra Sollum bassa a El Augeam. Si sospettano nuove imprese del famigerato LRDG, che con questo tempaccio trova terreno fertile per farsi vivo.

    Delle mosse dei britannici intorno a Barrani, il niente piu’ niente condito con sabbia e vento. Solo gli avamposti della 3 Gennaio riportano che gli gli ussari dell’8° sono ancora schierati ad arco difensivo sud sud ovest immediatamente a sud di Barrani.

    Non vi allego nessun immagine, perche’ tanto non si vedrebbe nulla.

    Barrani, entro il 15 ottobre non la si e’ presa: SIAMO AD UN ESAGONO DALLA LOCALITA’. Le regole di campagna OCS dicono che abbiamo perso...Forse se non avessimo avuto la tempesta di sabbia...noi saremmo propensi a continuare la campagna lo stesso.

    P.S. un pazzoide del gruppo se n’e’ uscito con l’idea di collegare qualche scenario di “Air Force” dell’ Avalon Hill alla presente partita. Se la proposta verra’ approvata, preparatevi a seguire qualche sporadica apparizione di Galeazzo Mussolesi e del suo diario di guerra. Galeazzo e’ un indomito sergente pilota che sta iniziando l’addestramento a Caserta sul CR-42, con l’obiettivo di essere assegnato allo sgangherato 8° stormo caccia.

    Un saluto a tutti
    luigi varriale
     
  16. Blind Sniper

    Blind Sniper

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    Solo lui può!

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  17. huirttps

    huirttps

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    Bellissimo AAR!!
    Soprattutto l'immagine delle CCNN che assaltano i carri nemici con baionette e canti fascisti mi ha fatto piegare dalle risate :D

    Il gioco però mi è sembrato un pò impreciso, nel dettaglio

    - gli L6 in Libia nel settembre 1940 non c'erano

    - i Matilda del 7 RTR sbarcarono in Egitto a fine settembre e non furono pronti ad entrare in azione prima di dicembre (inizio di Compass). Stessa cosa per australiani e neozelandesi.

    - gli Hurricane, prima di Compass, erano una manciata. E storicamente non erano così superiori ai CR42, che se la vedevano alla pari (se non meglio) dei Gloster Gladiators.

    - i BA.65 (a mio personale parere) non erano bare volanti (questo soprannome se lo meriterebbero i BA.88 che nemmeno riuscivano ad alzarsi in volo! o i bombardieri Caproni in legno e tela) ma degli aerei che fecero bene il loro compito.
    Gli assaltatori in questione si erano distinti in Spagna come bombardieri leggeri, spettacolare ed arditissima fu l'impresa dei ponti dell'Ebro nel '38.
    In tre riuscirono dove avevano fallito i bombardamenti in quota, sfidando l'antiaerea e la fucileria nemica. Nel contesto dell'ASI fecero quello che potevano, mitragliando e spezzonando le pattuglie di blindo.
    Non dimentichiamoci poi che l'asso italiano Adriano Visconti abbattè un Hurricane proprio con un BA.65!

    un saluto
     
  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    huirttps
    Grazie per il tuo post
    Gli L6 sono un errore mio li ho chiamati in causa impropriamente.

    il 7o Royal Tank regiment, DAK il gioco lo da sbarcato il 22 settembre. I giocatori inglesi l'hanno impiegato subito. Alcuni reparti, come la 2a neozelandese e la 6a Australiana, viene data in piu' riprese ad ancora ad addestramento da completare. Non cosi' i Matilda. Anche Montanari dell'ufficio storico dell'esercito del resto, li da come ben addestrati ed amalgamati da subito e bene operanti in collaborazione con la 7a corazzata.

    Il gruppo di hurricane, viene assegnato all'inizio della campagna. Non so quanto superiori fossero ai Falco, ma sicuramente piu' veloci e mglio armati.

    Ho chiamato io i BA 65 bare volanti...sbagliando e confondendomi infatti con i BA 88. Mi pare di aver letto da qualche parte che i 65 avevano problemi grossi con una certa motorizzazione e che si dovette adottare un motore diverso...ma posso sbagliarmi. Ti ringrazio per la precisazione.

    Alle prossime puntate
    un gran saluto
    luigi varriale
     
  19. huirttps

    huirttps

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    Non ho sottomano la Bibbia (il libro del Gen. Montanari) però mi sembra di ricordare esattamente il contrario, cioè che il 7° RTR non poteva essere rischiato prima di quando fu effettivamente impiegato! Quando riavrò il libro nelle mie grinfie ricontrollerò :)

    Gli Hurricane erano certamente più prestanti dei CR42 ma i nostri piloti avevano esperienza di guerra in Spagna ed avevano un velivolo molto più maneggevole negli scontri ravvicinati. I lavori più recenti degli storici * danno addirittura, per i primi mesi di guerra, un rapporto perdite inflitte/subite tra CR42 e Hurricane (prime versioni) di 2:1!!!
    http://it.cultura.storia.militare.narkive.com/awwKdO1V/cr-42-contro-hurricane

    Anche la pagina di wikipedia inglese relativa al CR42 riporta numerosi successi italiani
    http://en.wikipedia.org/wiki/Fiat_CR.42

    * i libri in questione sono "CR42 Aces of WW2" e "Desert Prelude : Early Clashes june-november 1940" degli autori Slongo e Gustavsson

    512-xyoBsVL._SL500_AA300_.jpg desert%20prelude.jpg


    Il BA.65 aveva due motorizzazioni, una derivante dal motore estero Gnome Rhone K-14 e una Fiat A-80. Chiaramente la motorizzazione Fiat era pietosa ma era anche quella che equipaggiava la maggioranza dei velivoli.
    Inoltre la mancanza di filtri anti-sabbia nel deserto si fece sentire ...

    Grazie a te per il bellissimo AAR,
    un caro saluto :)

    ps. si ha l'impressione che da quando la condotta dell'offensiva è stata più decisa ed incisiva i british si siano preoccupati un pochino... ;)
     
  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Montanari nel primo volume sulle operazioni in Africa Settentrionale (Sidi El Barrani) da il 7 RTR pronto al 25-26 novembre 40 dopo un'esercitazione condotta in collaborazione con la 4a indiana di "attacco ad accampamenti nemici" (Pag. 199); ma da il reparto e' presente a partire dal 20 ottobre (pag 197). Montanari cita ad inizio volume il differenziale di addestramento tra la WDF e la 10a armata.

    Anch'io sono attratto (per quanto non credo che la storiografia abbia un gran valore epistemologico) dalla corrente revisionista che mira a scovare precise responsabilita' del sistema militare italiano dell'epoca.
    Montanari dall'altro lato e come altri,cerca di ridimensionare responsabilita' e soprattutto (da bravo storico) le indirizza su particolari individui, invece che su di un sistema che faceva acqua da tutte le parti.

    un saluto
    luigi varriale
     

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