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[AAR] DAK II La Campagna in Africa Setterntrionale

Discussione in 'Wargames da tavolo' iniziata da Luigi Varriale, 17 Marzo 2013.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Nelle pedine divisionali italiane le batterie da 47 sono comprese nel fattore combattimento (solo naturalmente nelle divisioni che ce l'avavano la compagnia divisionale). Le colonne celeri, vedremo di formarle, quando cominciano ad arrivare reparti autonomi che possano fungere a tale scopo, come artiglieria leggera decente e sopratutto veloce.

    The first LRP patrol began during the Italian invasion of Egypt. 'W' Patrol commanded by Captain Mitford set out on 15 September 1940 to carry out a reconnaissance of Kufra and Uweinat. Finding no trace of the Italians, they turned south and attacked fuel dumps, aircraft and an Italian convoy carrying supplies to Kufra

    Michael Morgan (2003), Sting of the Scorpion (pag. 6)

    Giusto, Giusto !!! Hai ragione tu...avevo guardato male...allego "schedule dei rinforzi corretto.
    Come sono contentooooo di queata tua precisazioneee !!!!
    ScreenHunter_40 Apr. 01 18.57.jpg
    ScreenHunter_41 Apr. 01 18.57.jpg
    Pero' il III il gioco lo da a novembre...

    Grazie molte per i tuoi post sempre ben mirati.
    un saluto
    luigi varriale
     
  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    26 ottobre turno inglese

    Il comando superiore italiano si era illuso che i Britannici si sarebbero presi un po' di tempo per preparare le truppe per una eventuale controffensiva. Evidentemente non avevano fatto i conti con il dinamismo e l'energia del generale O'Connor.

    All'inizio del turno si capiva chiaramente che gli Inglesi stavano tramando, visto il frenetico movimento di camioncini e barilotti da Matruh a Piccadilly Circus, ma per la verita' nessuno aveva previsto che il comandante della WDF avrebbe cominciato la sua offensiva subito.

    Gia' nella fase movimento quindi, senza alcun appoggio aereo e senza alcuna preparazione, la 7a brigata corazzata passava all'attacco di sorpresa sul nodo strategico di Bir Enba, dove si era attestata la divisione Sirte con il comando del XXII corpo d'armata.

    Lo schieramento italiano prevedeva una fascia di sicurezza presidiata dal battaglione mitraglieri divisionale e la posizione principale di resistenza sulle alture a sud della localita' di Bir Enba.

    Alle prime luci del 27 i mitraglieri udivano il rumore di molti veicoli provenienti da est, e messa mano ai binocoli, assistevano all'apparire sull'orizzonte di una massa imponente di corazzai nemici avanzanti a tutta velocita' nel deserto: nessuna tattica, nessuna sottigliezza; semplicemente due battaglioni di carri britannici in linea avanzavano alla massima velocita' contro le posizioni italiane, con un terzo battaglione in seconda linea.

    Si ripeteva in questa prima fase un copione gia' visto molte volte: il 2o Royal Tank Regiment ed il 3o Ussari irrompevano nello schermo avanzato di mitraglieri e lo travolgevano. Nulla potevano le mitragliatrici contro i carri britannici che non si arrestavano nemmeno prima di incidere sulla posizione principale della divisione italiana.

    I reggimenti della Sirte provavano ad inscenare una resistenza, mettendo anche in linea i pochi fuciloni controcarro e la batteria di cannoni da 47 di cui la divisione disponeva; nonostante qualche carro venisse in effetti colpito e con buoni risultati soprattutto sui carri leggeri, la fanteria italiana veniva costretta a ripiegare in disordine lungo la strada in direzione ovest, subendo anche sensibili perdite in uomini schiacciati sotto i cingoli o semplicemente arresisi al nemico. Pitassi Mannella dava senz'altro l'ordine di ritirata per evitare la distruzione della grande unita'.

    Sopraggiungenti lungo la stessa strada, ed ignari di quanto stava succedendo, erano i due battaglioni paracadutisti del raggruppamento Tonini: entrambe le unita' (il 1o battaglione libico ed il battaglione paracadutisti nazionali) si trovavano ancora in colonna di marcia lungo la rotabile El Hamra - Bir Enba, e quindi non certo preparati a sostenere un combattimento d'arresto contro una brigata carri inglese, quando si videro arrivare addosso la Sirte in ritirata seguita dalla massa dei corazzati nemici.

    Nonostante la sorpresa totale, il tenente colonnello Tonini faceva portare avanti il plotone reggimentale di cannoni da 20 millimetri, che distaccava al battaglione paracadutisti libico ordinandogli di arginare il nemico per dare il tempo al battaglione paracadutisti italiano di schierarsi a difesa a cavaliere della strada.

    IL battaglione libico eseguiva l'ordine con incredibile spirito di sacrificio, tanto e vero che ricevuto l'impeto del 2o reggimento carri inglese in piena faccia, venne distrutto. Il 2o libico riusciva pero' ad imporre una battuta d'arresto ai Cruiser, che diede il tempo al battaglione nazionale paracadutisti di schierarsi ad una improvvisata difesa.

    E fu proprio il battaglione nazionale che arresto' definitivamente l'attacco nemico, improvvisando tattiche suicide contro i corazzati nemici, nonostante il generale Gott immettesse gradualmente nella battaglia prima il 3o e poi l'8o reggimento ussari.

    Scoraggiati dall'inaspettata resistenza dei paracadutisti, infatti i reggimenti inglesi prima tentarono di giostrare tra le posizioni italiane e poi, colpiti da tutti lati da singoli paracadutisti con bombe a mano, esplosivi improvvisati del plotone genieri, calci e pugni, si risolvevano ad alzare i tacchi e a tornarsene da dove erano venuti.

    Sopravveniva quindi una pausa operativa, durante la quale il tenente colonnello Tonini raccattava i libici superstiti e sopratutto si recava presso il comando della divisione Sirte per sincerarsi delle condizioni della grande unita'. Quivi conferiva col generale Della Mura e con Pitassi Mannella che erano impegnati a rimettere a posto i cocci della divisione italiana.

    il colloquio era drammatico: il comandante della Sirte, in preda alla piu' viva agitazione faceva presente a Tonini che il suo battaglione di paracadutisti doveva assolutamente trattenere il nemico fino a quando la divisione non fosse pronta a riprendere l'azione.

    "Mi ascolti bene Tonini...gli Inglesi hanno evidentemente cominciato la loro offensiva ben prima di quanto sua eccellenza Graziani prevedesse e noi non siamo pronti...non vedo come questo possa non essere lo sforzo principale del nemico per cacciarci dall'Egitto...un'intera brigata di carri inglesi mi e' venuta addosso senza alcun preavviso...E Cristo...non abbiamo nemmeno un singolo cannone del corpo d'armata a nostra disposizione".

    "Ancora una volta il comando si e' fatto sorprendere..." interloquiva Pitassi Mannella, i cui operatori radio erano gia' al lavoro per contattare il comando d'armata.

    "....Tonini..." continuava il comandante del XXII corpo..."tra noi e le basi lgistiche di Sollum, ed il confine non c'e niente...mi capisce ?..Noi siamo tutto quello che si frappone tra il nemico e la disfatta totale della X armata...ora lei si porti via quello che rimane della batteria AT della Sirte e mi tenga gli Inglesi a freno fino a quando non riorganizziamo la divisione...abbiamo subito perdite pesanti, ma non siamo ancora spacciati".

    Tonini si affrettava a fare rapporto ai superiori circa la situazione del raggruppamento e metteva al corrente le loro eccellenze che un battaglione era distrutto e che l'altro avrebbe fatto del suo meglio. Poi Tonini si congedava insieme al suo plotone comando, trascinandosi dietro i pezzi da 47 che Pitassi gli aveva affidato.

    Il comandante del corpo indirizzava subito un telegramma al comando d'armata

    "comincia Sua Ecc Berti Attacco inglese manifestasi improvviso settore XXII stop numerosi elementi settima corazzata direzione est ovest sopraffatto divisione Sirte che ripiega direzione El Hamra stop Situazione critica ma non ancora disperata grazie intervento reggimento Tonini supporto divisione stop Paracadutisti eroicamente difeso posizione critica divisione Sirte sino annientamento battaglione libico stop Situazione adesso precaria mandare appoggio aereo stop Finisce Firmato Pitassi Mannella"

    Le bestemmie di Berti a Sollum si sentivano fino a Bardia, dove veniva rimandata la preghiera pomeridiana perche' non si riusciva a sentire l'Imam locale invitare i fedeli alla preghiera dal minareto della moschea. Immantinente il comandante della X armata si metteva in contatto con Graziani e con Porro poi per sollecitare tutto l'aiuto possibile alla Sirte.

    Porro a sua volta prometteva di mandare tutto quello che poteva volare e poi correva a fare l'inventario di quello che aveva. Quando il suo ufficiale di stato maggiore gli comunicava che l'unico reparto in grado di decollare con un numero appena decente di aerei era il 2o gruppo da osservazione aerea, Porro sbiancava come un lenzuolo.

    Nonostante tutto, i Ghibli venivano frettolosamente armati con i miseri 300 chili di bombe che potevano trasportare e decollavano alla volta di Bir Enba. Quivi provvedevano a farsi abbattere uno per uno (7 aerei) dalla caccia britannica che tornava a Barrani a panza piena e con un non so che di senso di compassione per il nemico.

    Mentre tutto cio' avveniva ci doveva essere stato un colloquio di un certo tipo tra il Generale Gott ed il Generale O'Connor. Nessuno dei giocatori italiani ha idea dei termini in cui questo si sia svolto, ma a giudicare dall'azione inglese nella "exploitation phase", O'Connor deve aver pesantemente minacciato il subordine.

    Infatti poco dopo che l'ultimo Ghibli era precipitato nel deserto, la brigata corazzata inglese rinnovava un furioso assalto a martello, avente per incudine il battaglione paracadutisti nazionale.

    I britannici venivano questa volta avanti con i due battaglioni pesanti in colonna lungo ed ai lati della strada, seguiti dal terzo battaglione leggero, che probabilmente aveva il compito di aprire il fuoco su chiunque volgesse nuovamente le terga agli Italiani.

    Il battaglione dei paracadutisti italiani riprovava a proporre il miracolo di San Gennaro, anche aiutato dai ben 3 47 che aveva frettolosamente messo in linea, ma questa volta Tonini ed i suoi valorosi non avevano scampo. Subito prima di essere sopraffatto Tonini dalla postazione comando trasmetteva:

    "Inglesi fatto irruzione nell'ultimo istrice stop battaglione nazionale paracadutisti combatte stop viva il Re viva l'Italia fine"

    Gli Inglesi prendevano pochissimi prigionieri. Tra i caduti il tenente colonnello Tonini falciato da una mitragliatrice di un Cruiser A 10

    L'attacco inglese si arrestava qualche chilometro piu' ad est, logorato da Tonini, dall'imprevidenza dell'intendenza inglese che aveva sbagliato il calcolo dei flussi di rifornimenti per quel turno (anche i giocatori inglesi sbagliano), e dall'azione difensiva della Sirte.

    Invito tutti a commemorare d'ora in avanti il 27 ottobre la battaglia di El Hamra del 1940 dove i giovani italiani di un battaglione a piedi, si opposero ad un brigata carri inglese e la arrestarono.

    A parte le commemorazioni, la situazione italiana adesso e' critica, come si puo' vedere dalla mappa allegata. Tra la dissestata Sirte e la giugulare dello schieramento italiano c'e' davvero il nulla come sostiene il Pitassi. Riusciranno gli Italiani a cavarsela ?

    Determinante sara' chi ha l'iniziativa nel turno prossimo...incrociate le dita

    viva le armi italiane in Africa
    ScreenHunter_42 Apr. 02 11.13.jpg
    I battaglioni con le croci rosse sono le perdite italiane

    Un fraterno saluto
    luigi varriale
     
  3. Invernomuto

    Invernomuto -

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    :lol::lol::lol:

    Chapeau!
     
  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    29 ottobre turno inglese

    Le armi italiane non vengono benedette dall'iniziativa in questo turno e dovreste aver visto le facce di Berti e del Supremo quando i due dadi da 6 del destino hanno dato l'iniziativa ai britannici.

    Ma un vecchio proverbio anglosassone (non so se anche italiano) recita che "What the Lord Giveth, the Lord taketh away" e fu cosi' che i successivi dadi del destino decretarono l'intervento della Madonna Incoronata sotto forma di piogge torrenziali direttamente alle spalle dai britannici schierati sulla linea Barrani - Bir Enba, che se non incidevano direttamente sulle forze combattenti, incidevano pesantemente su chi doveva tenerle approvvigionate di fagioli, proiettili, riviste erotiche ecc.

    Cio' fu sufficiente a mantenere a secco di carburante la 7a brigata corazzata ed a dare un po' di respiro alla Sirte e compagnia, che di affrontare un altro attacco carrista prima di riorganizzarsi, proprio non se la sentiva.

    Incredulita' seguita da prudente giubilo si diffondevano presso il comando di corpo del Pitassi quando questi si rendeva conto che l'attacco dei topi del deserto non si materializzava.

    I Britannici mesti ed incazzati, si rassegnavano quindi a mettere in opera operazioni di uso e manutenzione; approfittavano della pausa per spedire una mezza dozzina di piloti del 274o gruppo caccia a Matruh a recuperare altrettanti aerei nuovi provenienti da Suez e destinati a riportare il reparto a pieno organico. Se non che quando i malcapitati arrivavano a destinazione, gli aerei non li trovavano perche' erano ancora ad Alessandria dove erano finiti per un errore postale (anche i giocatori inglesi sbagliano).

    Non potendo rifornire il fronte sud, gli Inglesi si limitavano ad usare il cabotaggio per rifornire Barrani.

    Notizia di rilievo, il SIM che aveva tenuto d'occhio la pausa operativa del Long Range Desert Group in un punto desertico ad est di Maktila, dava l'allarme rosso quando i locali informatori riportavano che i dannati beduini erano adesso scomparsi con tutte le loro camionette. Il comando italiano ne concluse giustamente che il famigerato LRDG dovesse di nuovo essere in azione alle spalle delle linee italiane; tanto giusta era la conclusione dell'alto comando che nemmeno dodici ore dopo, gia' si riportavano i primi attacchi a colonne logistiche addirittura presso la scarpata dell'Halfaya.

    Proprio mentre si credeva che gli Inglesi avrebbero lasciato terminare in santa pace di Dio almeno questo turno, come un fulmine a ciel sereno, O'Connor lasciava partire un attacco inaspettato da Barrani contro la divisione Marmarica, proprio al centro dello schieramento italiano.

    Con orrore ci si accorgeva che i combat supply erano bloccati dall' LRDG e quindi la divisione italiana doveva ricorrere d'urgenza agli internal supply. Ed era infatti costretta a farlo, dal momento che uno sbarramento di artiglieria inglese preliminare all'attacco l'aveva gia' ammorbidita non poco, e sarebbe stato troppo rischioso accettare il combattimento senza rifornimenti di combattimento.

    L'attacco si pronunciava dapprima debole, con la 16a brigata britannica che usciva da Barrani ed era prontamente sfasciata dal fuoco di arresto micidiale della fanteria italiana. Proprio mentre sembrava che gli Inglesi stessero per fare una pessima figura, O'Connor inseriva nel combattimento il vecchio 7o RTR, che faceva pendere la bilancia a favore degli Anglosassoni. La Marmarica ripiegava su Alam Hammid e perdeva un'ulteriore quota di effettivi, ma i Britannici non avanzavano, soprattutto perche' chiamata urgentemente la riserva italiana costituita dalla divisione "camicie" 3 gennaio, quest'ultima minacciava col suo battaglione mitraglieri di accerchiare la carraglia britannica occupando Maktila.

    Quindi a conti fatti, perdite uguali tra i due contendenti col rimanente battaglione della 16a inglese affettato, e la Marmarica oramai in stato di coma profondo. Considerato che l'attacco tatticamente agli Inglesi ha fruttato niente e che si sono spesi una carrettata di barilotti britannici tra preparazione di artiglieria ed attacco vero e proprio, oserei concludere che questa piccola battaglia l'hanno vinta gli italiani; anche perche' adesso in "Barrani centro" rimangono due reggimenti di artiglieria ed uno anticarro. Data la dispersione delle forze britanniche non si vede come possano rimpinguare Barrani senza indebolire l'attacco a sud.

    Il supremo e' improvvisamente di nuovo ottimista (AHI !!!). Va dicendo che gli Inglesi se continuano cosi' si dissangueranno. Il SIM gli fa notare in un dispaccio che una nuova brigata inglese e' segnalata a Matruh e che quando la 4a indiana e la 6a australiana arriveranno al fronte ci vorra' Papa Leone per fermarli. Ma il supremo e' imperturbabile e sbandiera ai quattro venti i dispacci da roma con l'elenco dei rinforzi promessi.

    Ce la giocheremo !! E il motto del momento adottato da Graziani. E pensa quali rinforzi dovra' mandare alla Sirte.
    ScreenHunter_43 Apr. 02 13.52.jpg
    Situazione a Barrani dopo il colpo di coda albionico

    Cameratesco saluto
    luigi varriale
     
  5. SVEN HASSEL

    SVEN HASSEL

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    Sembra di guardare un film. Bello, bello, bello
     
  6. TheDOC

    TheDOC

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    Mannaggia al LRDG. Situazione critica, pensate di riuscire a reggere almeno finchè non arrivano i rinforzi albionici (e penso che li saranno cazzi amari).
     
  7. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    29 ottobre turno italiano

    Il turno si apre con una sconcertante scoperta: l’LRDG e’ piazzato in modo da bloccare non solo il combat supply a tutta la X armata meno la Sirte, che si rifornisce dalla strada sopra la scarpata di Sollum, ma anche il puro e semplice trace supply per tutti i reparti Italiani ad est di Sollum, comando di corpo incluso.

    Informato della cosa da parte di Bergonzoli che e’ il primo a notare l’anomalia, a momenti Berti ha un colpo apoplettico, perche’ infatti si vede che il reparto inglese, ben incuneato tra la scarpata di Sollum e le paludi salmastre a nord di Sidi el Augeam, praticamente strangola l’intera armata.

    Sul finire dello scorso turno britannico Berti si era leccato i baffi nel vedere che gli Inglesi per far raggiungere all’LRDG la posizione voluta (quella di blocco totale della logistica dell’armata italiana), avevano dovuto mettere il reparto in formazione spinta di movimento dimezzando il fattore combattimento a 0,5.

    Dando un’occhiata ai vari reparti di mitraglieri italiani dislocati intorno ai quattro punti cardinali dell’LRDG, Berti era giunto alla conclusione che la tracotanza dei giocatori britannici aveva oramai superato il confine tra rischio ed azzardo. Quindi sin dalla fine del turno precedente Berti pianificava la soluzione finale contro l’ odiato reparto inglese.

    Poi all’inizio del turno italiano, l’agghiacciante scoperta: nessun battaglione di mitraglieri aveva abbastanza punti movimento per effettuare un overrun nella fase di movimento (e quindi prima della supply phase che avrebbe decretato con tutta probabilita’, visti gli action rating italiani, al resa della maggior parte dell’armata schierata tra Sollum e Barrani).

    Ecco quindi svelato il motivo per cui Berti ad un certo punto l’ho visto chino sulla mappa con un espressione simile a qualcuno che sta facendo un lavoro particolarmente gravoso seduto sul water.

    Siamo stati per ben un quarto d’ora sulla mappa per cercare di risolvere il problema:
    abbiamo controllato ogni singolo battaglione mitraglieri e davvero nessuno arrivava al contatto col nemico con tre punti rimanenti per effettuare un overrun immediato senza dover aspettare la fase combattimento.

    Ci siamo messi quindi a farneticare di aviolanciare i quattro barilotti presenti a Sollum, in mezzo allo schieramento di Barrani; questo non avrebbe salvato tutte le forze, ma molte di esse. Abbiamo con angoscia considerato che anche questo era contro le regole, perche’ non e’ permesso trasportare i barilotti con due metodi diversi nella stessa fase. Avremmo potuto aviolanciare quindi solo in exploitation phase, ma di nuovo, questa fase viene dopo la supply phase, ed il rischio di resa per sete dell’armata permaneva.

    Allora, spes ultima dea, cominciammo io e Berti a considerare di muovere indietro tutte le truppe necessarie per occupare fisicamente gli esagoni controllati dall’LRDG per ristabilire una linea di rifornimento; e ancora con sgomento considerammo che non era questione di esagoni controllati, ma di ubicazione fisica dai maledetti Beduini inglesi, che dall’esagono in cui si trovavano e non dagli esagoni che controllavano, potevano bloccare l’intero flusso dell’eroica (intendenza) da Sollum.

    Ci guardiamo in faccia io e Berti ed arriviamo alla dolorosa conclusione che dovevamo riferire a Graziani, suggerire di tentare un breakout (una specie di ritirata ad alto rischio per forze circondate prevista dalle regole) e prepararci all’inevitabile fucilazione. Mi ricordo quindi di aver detto a Berti:

    “Un peccato, generale, proprio adesso che gli Inglesi avevano messo l’LRDG” in formazione di movimento ed avevano dimezzato i fattori combattimento...” E subito dopo averlo detto, guardai di nuovo Berti...lui guardo’ me e scoppiammo tutti e due a ridere come dei ritardati.

    Il punto era che avevamo completamente tralasciato il fatto che anche noi potevamo mettere i nostri battaglioni in formazione di movimento ed a questo punto tre dei cinque battaglioni mitraglieri potevano effettuare un overrun sull’odiato e tracotante nemico.

    Mi affrettai quindi a mandare un messaggio Skype ai nostri avversari...cosa che non sarebbe, anzi non e’ legale durante il turno.

    “This time my friends you exposed your ass quite a bit too much, and I am going to cut your pecker out of your pants.
    Signed general varriale”.

    I tre battaglioni che partecipavano alla caccia erano il battaglione mitraglieri della divisione Marmarica, coadiuvato dal famoso battaglione mitraglieri Aosta, ed dal V battaglione mitraglieri indipendente. Gli altri due battaglioni, quello della Cirene e quello della fu camicie 23 marzo, non avevano comunque abbastanza punti movimento.

    Dal diario di guerra del capitano Angelo Druso comandante della 65a compagnia 62° mitraglieri:

    ...Li beccammo mentre si preparavano ad un attacco contro l’eroica, immediatamente sotto la scarpata di Halfway house. Se l’erano presa troppo con calma questa volta. Quando noi arrivammo da ovest, l’Aosta ed il V gli erano gia’ addosso da est, e da come stavano le cose, o si buttavano nelle paludi salmastre, ovviamente lasciando i veicoli, oppure si rifugiavano sotto la scarpata, che offriva il miglior terreno difensivo, ma che era pure una trappola senza uscita...

    Tenente Croce III plotone mitraglieri

    ...Quelli erano erano nemmeno un centinaio, noi quasi mille, e quando vidi che parte di loro si schierava fronte a noi, fui indeciso se ammirarli o compatirli. Evidentemente a ritirarsi manco ci pensavano ed evidentemente pensavano invece di provocarci perdite sufficienti da riuscire a sfilare da una parte o dall’altra della gola, senza cacciarsi nei terreni senza uscita...



    Tenente Colonnello Arturo Barbieri comandante del V mitraglieri

    ...Sotto la copertura delle breda del 62° andammo all’assalto degli Inglesi. Duro’ meno di dieci minuti. Incassai io stesso una pallottola in una gamba e qualcuno mi trascino’ indietro. Tornati alla linea di fase, il mio battaglione era ridotto a cinquanta persone...

    Sergente Duini, Milizia Volontaria Fascista
    ...Ho fatto Etiopia, e Spagna... roba del genere non l’ho mai vista...

    I combattimenti si protrassero sino a notte, quando gli Inglesi ridotti ad uno straccio, scelsero di ritirarsi sotto la scarpata. Avevano distrutto un battaglione italiano e severamente menomato un secondo. Ma oramai non avevano scampo dato che al crepuscolo ai tre battaglioni mitraglieri impegnati, si erano aggiunti anche gli altri due che non avevano fatto in tempo ad arrivare subito. Immediatamente i nuovi arrivati provvidero a completare il sigillo intorno al fronte di gola e i Britannici si ritrovarono chiusi tra la scarpata ed il nemico.

    Oramai quasi senza munizioni, il comandante del reparto beduino Jock Campbell, dopo conciliabolo con i pochi rimasti, decise per la sortita nella direzione che a lui pareva presidiata dall’elemento piu’ debole della catena di accerchiamento: il 202° camicie nere. Quindi in piena notte, le poche camionette rimaste tentarono la sortita, in uno scenario apocalittico di traccianti multicolori, grida e rombo di motori imballati. I superstiti inglesi quasi quasi ce la facevano, se superati i primi sbarramenti e fatta fare una figura barbina alle camicie, non si fossero imbattuti nella compagnia guastatori del comando di corpo di Bergonzoli che era nel frattempo accorso con tutta la sua mercanzia di supporto.

    Campbell con 2 o 3 camionette passava; gli altri no. Questi ultimi combattevano fino all’ultimo uomo per favorire lo sganciamento del loro comandante. I guastatori catturarono un gran totale di 8 Inglesi incluso un capitano. Il Long range Desert Group in Africa era finito.

    Il tenente colonnello Tarrach dei guastatori voleva ammazzarli tutti a pietrate, e dovette intervenire Bergonzoli in persona a schiaffeggiare con i suoi guanti l’ufficiale dei genieri ed a concedere l’onore delle armi agli 8 Inglesi superstiti. Il Bergonza concesse all’ufficiale di tenere la pistola, dopo aver avuto la sua parola di gentiluomo, e prima di avviare i prigionieri alla sezione del SIM di corpo d’armata, ricevette in regalo una pipa dell’Inglese.
    ScreenHunter_44 Apr. 02 21.03.gif

    Un caro saluto a tutti e respirate di sollievo: l’LRDG non e’ piu’.
    luigi varriale
     
  8. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Sven...come ringraziarti per la tua bonta' !? Grazie so much per l'incoraggiamento
     
  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Doc...Noi non molliamo !!!
     
  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Invernomuto....so glad you like it !!
     
  11. TheDOC

    TheDOC

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    Peccato per campbell, immagino berti che esultava e contemporaneamente bestemmiava per la fuga dell'inglese!

    Ottimo comunque, una seccatura in meno!
     
  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Doc...la mia convinzione e' che Berti esultasse molto di piu' di quanto bestemmiasse.
     
  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    camerati; una piccola precisazione a tutti
    il fatto che tutti gli accenti siano apostrofi ed altre anomalie grafiche, e' dovuto al fatto che la mia tastiera e' americana e non mi raccapezzo con i vari simboli, che sarebbe troppo lento inserire mentre scrivo.

    Gli errori di ortografia e le frasi strane, sono invece proprio miei...la tastiera non centra

    un saluto
    luigi varriale
     
  14. huirttps

    huirttps

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    ahahaha grandioso!

    Boh, a me non sembra molto realistico che degli uomini accerchiati in una scarpata, a bordo di veicoli non blindati (quindi con meno riparo rispetto a uomini sdraiati a terra) , circondati da 5 (cinque!!!) battaglioni mitraglieri (con quante HMG? ipotizziamo 12 x compagnia = 36 per battaglione, quindi 36x5=180 o_O) riescano a sopravvivere e infliggere tali perdite. A me il gioco sembra nettamente sbilanciato a favore dell'albionico :mad:

    Comunque ripeto, i tuoi AAR sono spettacolari! :)
    Che Dio stramaledica gli inglesi!
     
  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    huirttps, grazie per il tuo post sempre circostanziato e preciso.

    Devo dire che a supporto della tua tesi, ci sono state critiche sulle regole relative al combattimento terrestre di questo sistema. Personalmente lo trovo il piu' vicino alla realta' tra i molti altri che ho provato: noi siamo abituati a pensare al combattimento in termini di tabelle, dadi e risultati semi scontati; questa colonna, quella riga, questo range ecc....siamo sempre alla ricerca di certezze...che ci facciano vincere, o non perdere, o almeno non fare la figura dei polli sprovveduti.

    Ma il concetto di surprise in questo regolamento porta la sgraditissima compagna di viaggio di ogni comandante in battaglia reale, direttamente sulla mappa dove stiamo giocando e fra le sue pedine: l'INCERTEZZA...di solito pesantemente influenzata dalla qualita' delle truppe. E chiunque voglia solo provare ad avvicinarsi al concetto di realismo in operazioni di guerra, deve dare all'INCERTEZZA il peso che le compete nella realta'.

    Vi sono una miriade di esempi storici di imprese da parte di truppe di qualita' che hanno fatto in combattimento cose che non si reputavano possibili: per rimanere agli Italiani, penso alla battaglia di Deir El Munassib (ancor di piu' di quella di El Alamein).

    Poi ci sono i casi estremi, quelli piu' incredibili: i due...dico due...soldati della delta force nella battaglia di Mogadishu; hanno incapacitato un nemico per ogni proiettile sparato...e credimi ne hanno sparati molti. Uno dei due ha continuato a sparare, con diabolica precisione anche ferito piu' di una volta. Adrenalina...addestramento maniacale fino all'automatismo...ed istinto di sopravvivenza...creano prestazioni fuori dal pensabile. Se questi esempi fossero successi in un wargame, si sarebbe probabilmente gridato alla mancanza di realismo per ognuno di essi.

    Mi viene ancora in mente, per rimanere vicino agli Inglesi, l'impresa inumana del SAS (reparto similare all'LRDG) in Oman nella battaglia di Mirbat)

    Ora nel nostro caso, credo forse di non aver spiegato bene l'azione, nel post. I battaglioni attaccanti non erano 5 ma 3, con gli altri due che si sono aggiunti dopo e che non hanno avuto l'opportunita' di attaccare, ma solo di stringere l'accerchiamento prima che gli Inglesi tentassero la sortita.

    Immaginati la fanteria italiana del 1940 dover coordinare un attacco da due direzioni opposte, senza supporto di fuoco indiretto. Ricordo che l'attacco di overrnun nel sistema OCS e' un attacco non preparato, volto a sorprendere il nemico. Non pensare ad un attacco preparato con tutte le forze a posto, le basi di fuoco ecc. Si tratta di un "travolgi il nemico prima che si organizzi. Il punto e'...cosa succede se l'addestramento del nemico e' cosi' buono che lo trovi gia' organizzato ?

    Il rapporto numerico nello scontro doveva aggirarsi tra il 7 e l'8 a 1. Ma di nuovo, contro attaccanti avanzanti alla garibaldina e non coordinati. l'LRDG ne ha falciati molti, e' vero, ma poi stava essendo comunque sopraffatto e sterminato (come naturale e sono perfettamente d'accordo con te su questo);quindi, piuttosto che farsi travolgere, a quel punto si sono ritirati (la tabella di combattimento gli dava questa opzione). Purtroppo (per loro) dopo aver ceduto terreno si sono cacciati in brutta posizione...ed il resto e' noto.

    Credo che questo OCS in Africa Settentrionale, ti faccia sentire sulla pelle i difetti delle forze armate italiane negli anni '40. Se il regolamento mi mette in panni simili a quelli in cui si trovarono i personaggi protagonisti, beh...mi piace.

    Grazie ancora per il tuo post
    un gran saluto
    luigi varriale
     
  16. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    1 novembre turno inglese

    La perdita dell’LRDG gioca agli Inglesi un brutto tiro psicologico. La loro reazione a questo evento e’ infatti assolutamente furiosa...ed ancora una volta vanno al di la’ del rischio ed entrano nel campo dell’azzardo.

    Il turno si apre blando, con gli Inglesi che si limitano a riconsegnare un gruppo di Blenheim al comando Africa Orientale, a fare il solito giro dei barilotti. Notare che a partire da Novembre 1940 gli Inglesi hanno 8 e non piu’ 6 barilotti per turno a loro disposizione. E quindi, dicevo, 4 barilotti a Piccadilly e 4 a Barrani, tanto per non scontentare nessuno.

    Ancora, la 14a brigata di fanteria britannica, arrivata appena in tempo per sostituire la 16a, sfasciata nel turno precedente, viene spostata da Matruh, dove era arrivata con movimento strategico il 29 ottobre, fino a Maktila. Quivi giunta, e per non dimostrarsi da meno delle sue pedine britanniche colleghe, senza nemmeno scendere dai camion investe il 204° battaglione "mitraglieri camicie" e lo sbaraglia prima che questi possa accorgersi di cosa stava succedendo; fine del pericolo di accerchiamento degli Inglesi a Barrani.

    E qui termina la parte blanda del turno, perche’ all’insaputa dei giocatori italiani, O’Connor fumava erba e cagava fulmini dalla rabbia causata dalla perdita dell’LRDG (informazione dataci da una talpa all’interno del suo comando). Infatti ben altri erano i piani della volpe del deserto inglese, che voleva sfruttare la recente mandata di rifornimenti per chiudere il conto alla Sirte, nelle desolate ambe tra Bir Enba e Sofafi.

    Pungolo impellente per O’Connor oltre che l’onta della perdita del proprio asso di denari (leggasi sempre LRDG), erano le recenti notizie che Graziani aveva rilasciato l’ULTIMA riserva di armata da Bardia: parlasi della divisione camicie nere 28 ottobre, che noi giocatori italiani stiamo cominciando a chiamare non piu’ camicie nere, ma camicie verdi, per via del colore delle pedine. Arrivano pero' voci insistenti che i legionari non gradiscono, dato il numero elevato di meridionali nelle unita’ della milizia.

    Ora, dal momento che di O’Connor tutto si puo’ dire, meno che non sia un eccellente tattico, nessuno si stupisce quando egli si mette in conttatto con Gott, e gli assegna l’imperativo categorico anglosassone di sfasciare una volta per tutte la Sirte, prima che la divisione di scamiciati 28 Ottobre arrivi e renda arduo ogni ulteriore progresso. Gott naturalmente avra’ carta bianca su come utilizzare la sua brigata carri, con l’unico vincolo di raggiungere l’obiettivo (lo sfasciamento della Sirte) pena la fucilazione sua e dei suoi familiari fino ai collaterali di terzo grado.

    Con il senno di poi possiamo dire: buono il piano (ingaggiare il nemico una divisione alla volta invece che tutte e due insieme), cattiva la scelta dell’uomo a cui affidare il compito: il Signor Gott infatti fino a qui ha tutt’altro che brillato in materia di creativita’ tattica: mette i suoi carri in linea od in colonna (a seconda di quanto abbia paura di fallire) ed attacca a botta dritta lasciando il resto ai cingoli ed ai cannoni dei suoi Cruisers. Lo abbiamo gia’ visto durante l’attacco a Tonini, lo rivedremo qui.

    Se non che, questa volta gli Italiani consci della posta in gioco (non si puo’ lasciare agli Inglesi campo libero sopra la scarpata), si giocheranno il tutto, per tutto, da tutto e di piu’ per evitare la catastrofe.

    E cosi’ che all’alba del 1 novembre 1940, la 7a brigata corazzata si mette in marcia per schiacciare gli Italiani. Pitassi Mannella aveva gia’ da giorni avvertito ufficiali e truppa che questo sarebbe successo, ed aveva fatto del suo meglio per preparare un minimo di posizioni difensive. Aveva moralmente rinfrancato la divisione ed aveva giurato che da li’ vivo nessuno se ne sarebbe andato.

    Fra la truppa, e per dire il vero anche tra qualche ufficiale, si era levato un nascosto scetticismo ai clamori Pitassiani, il cui discorso era suonato come un classico voto all’Italiana, all’insegna dell’armiamoci e partite. Ma quando l’allarme finalmente venne dato, che i Britannici venivano avanti con tutto il loro ferro ed il loro fuoco, si sparse la notizia che il Mannella era in prima linea in un istrice anticarro...e lo scetticismo cesso'.

    Gli Inglesi si facevano avanti ancora una volta in colonna, a cavaliere della rotabile.
    Nel tentativo di prendere di sorpresa gli Italiani, niente artiglieria, niente appoggio aereo, niente trombette e cornamuse; solo un centinaio di carri con una trentina di autoblinde in testa, appartenenti al famoso 11° ussari, che alzavano tanta polvere e facevano tanto rumore da allarmare i berberi fino al confine col Sudan.

    Diffusosi il messaggio che comandante di divisione e comandante di corpo d’armata ereano in prima linea, si fece prima di tutto per convincerli a piantarla con le menate e a comandare la divisione, poi, di fronte all’insuccesso del tentativo, ci si concentro’ sulla difesa. Da notare che l’ufficiale di stato maggiore della divisione, un Colonnello Canuto, ma ottimo coloniale, rimasto col personale della compagnia comando nelle retrovie, si ritrovo’ a pregare in italiano ed in dialetto che le loro eccellenze non si facessero ammazzare, perche’ in tal caso il comando della divisione sarebbe rimasto a lui...sotto attacco corazzato dei Britannici.

    Come che sia, il primo urto fu pauroso; gli Italiani di ritirarsi non ne volevano sapere, e sputavano tutto il fuoco anticarro che potevano dai fuciloni, dalla batteria anticarro e dalle mitragliatrici pesanti dei battaglioni italiani disposti a scacchiera per incanalare l’offensiva nemica. Ne faceva le spese il 3° ussari, montato sui leggeri Vickers MK6 che veniva tritato come un chilo di carne bovina, e parzialmente pure l’11° che qualche autoblinda ce la rimetteva.

    Gott, che cominciava a sentire puzza di cimitero (per lui e la sua famiglia), immetteva nello scontro la riserva tattica, costituita dal 2° Royal Tank, i cui A 10 rendevano la pariglia agli Italici, disarticolando a calci e colpo di cingolo, una buona parte del reggimento e mezzo che rimaneva alla Sirte dopo la ripassata di due turni or sono. E adesso i casi erano seri, perche’ la Sirte cominciava un naturale movimento retrogrado comandato piu’ che dai suoi ufficiali, dalla pressione asfissiante dei carri inglesi che tutto travolgevano e tutto tritavano; e se fino a quel momento perdite severe aveva subito, lo sfasciamento definitivo della divisione sarebbe stato inevitabile se questa si fosse lasciata andare a ritirate.

    Ed era quindi qui...che il culmine della battaglia si presentava, come ogni volta si presenta, ai signori comandanti. Ed e’ qui che i signori comandanti devono dimostrare di averle se vogliono portare la vittoria a casa...in qualunque battaglia.
    In questo caso, sia Gott, sia Pitassi dimostrarono di essere dotati, perche’ il primo mandava alla carica anche il veterano 8° ussari, ultima sua carta di briscola, mentre nello stesso momento, il secondo si ergeva dal suo istrice e con un AVANTI SAVOIA che fece tremare il terreno, si lancio’ lui e tutti gli Italiani che potevano vederlo contro i carri Inglesi sotto la copertura di un fuoco di accompagnamento da far rizzare antenne ai carri e capelli ai capocarro.

    Praticamente tutta la divisione (quello che ne rimaneva a questo punto), ogni battaglione seguendo l’esempio di quello vicino, contrattaccava l’entrata in campo dell 8° ussari con strilli primordiali e e improperi mandati agli Inglesi in una serie di dialetti rappresentativi di gran parte della penisola.

    Sotto il fuoco tambureggiante dell’artiglieria divisionale e della batteria anticarro (che' i mitraglieri si erano gia’ liquefatti nell’attacco al Tonini), gli Italiani riuscirono nell’improbabile: il primo ad alzare i tacchi fu l’11° ussari, prima che gli Italiani gli salissero sulle blindo e glie le smontassero con pinze e chiavi a brugola; seguivano rapidamente i reggimenti inglesi fratelli.
    Si scopri’ poi, ma alla truppa italiana non fu riferito per non abbassarne il morale, che gli Inglesi al momento del contrattacco italiano avevano praticamente esaurito le munizioni e non potevano piu’ combattere. Questo ad imperitura memoria della fregola di O’Connor di attaccare ad ogni costo, sempre e comunque.

    Quando il polverone della battaglia di El Hamra si sollevava, gli Inglesi erano scomparsi dall’orizzonte, evidentemente diretti alla sicurezza delle alme di Bir Enba, mentre gli Italiani si contarono; ed un paio di pallottolieri al massimo sarebbero bastati per contarli tutti. Il Generale Dalla Mura veniva tratto da una buca gravemente ferito, mentre della carcassa di Pitassi Mannella si trovava qualche resto, una trentina di metri in scia ad un carro armato inglese bruciato.

    Un conto approssimativo del macellaio dava gli Italiani superstiti a meno di 3000 tra ufficiali e truppa e i carri ed autoblinde inglesi rimasti sul campo di battaglia, circa quaranta.

    Per inciso, anche la Sirte o viene rifornita di come si deve o il prossimo attacco inglese deve fermarlo con pietre e bestemmie.

    Della faccia di O’Connor, che ansioso attendeva notizie possiamo solo immaginare, ma la speranza di tutti i giocatori del club italico e’ che gli sia venuto uno strurbo con complicazioni coronariche.
    Fatto sta che per non dimostrare di aver accusato il colpo a sud, il generale inglese accennava un movimento del 7° Royal tank (sotto il suo diretto comando) per insaccare e distruggere la Cirene, che era intenta a fare il bagno sulle spiaggie ad ovest di Barrani. Ma questa manovra era quanto mai rischiosa, perche’ gli Inglesi ridotti nell’area di Barrani al lumicino nonostante l’arrivo della 14a di fanteria, non potevano permettersi colpi di testa.
    Ma O’Connor non ci sentiva, e nonostante il parere contrario del suo stato maggiore, andava urlando (informazioni sempre della talpa), che in questo turno, in un modo o nell’altro una divisione di spaghettari col mandolino l’avrebbe distrutta.

    Faccio notare che qui eravamo gia' nella fase di combattimento, non avendo i lenti Matilda abbastanza punti da muovere un esagono e poi eseguire l’overrun; e quindi l’avversario (Bergonza) aveva il tempo ed il modo per rispondere alla mossa di O’Connor.

    Ed infatti Bergonzoli, facendo leva sul momento da psichiatria dell’avversario, e poggiando sulle sue personali capacita’ tattiche (da non sottovalutare), rilasciava senza indugio le riserve schierate a sud, al primo accenno di movimento inglese: le camicie della 3 gennaio si portavano in corrispondenza del tratto di fronte investito dal nemico, sul suo fianco sinistro lasciato scoperto dall’avanzata, mentre l’artiglieria del corpo del fu Pitassi, ancora schierata a nord, rifluiva nel caposaldo divisionale della Catanzaro, tutt’ora schierata a giro d’orizzonte sulle alture di Nibewa.
    Da ultimo il Bergonzoli sollecitava l’intervento della Regia sui carri Inglesi.

    E questa volta Porro si trovava con il 14° stormo...sempre lui, quello degli eroici marsupiali in condizioni di decollare. Caricate 4 tonnellate di bombe per aereo, e scongiurata la presenza della caccia inglese che era a Matruh a rimpinguare il 274° Hurricanes, per una volta il bombardamento italiano si rivelava devastantemente preciso, complice anche la contraerea non in giornata delgi inglesi.

    L’uragano di bombe che si abbatteva sul vecchio ed eroico reggimento di Matilda ne faceva spezzatino, e ben avrebbe fatto O’Connor a sospendere l’attacco fin che era in tempo. Ma non era il turno della sanita’ di mente per il generale inglese, che agli appelli di aiuto del reggimento rispondeva di schiacciare gli Italiani. Bergonza non si lasciava impressionare ed ordinava una finta delle camicie per fare da esca ai rintronati ussari inglesi. Dal polverone causato dal bombardamento, mare di fumo e sabbia, visibilita’ quasi zero, uscivano le balde camicie baionetta in canna al grido di faccetta nera. Gli inglesi istintivamente giravano chi le torrette e chi l’intero carro per fronteggiare la minaccia e poi eventualmente riprendere l’attacco alla Cirene. Ma Bergonza fregava di nuovo il nemico sul tempo e strombettava l’avanzata anche della Cirene ed in particolare dell’artiglieria divisionale, la quale riposizionatasi, apriva un fuoco di fila ad alzo zero sui fianchi e sulla cingolatura dei Matilda.

    Senza dubbio, ussari in condizione di intendere di volere e di combattere avrebbero reagito con metodo ed efficacia alle manovre italiane, ma questi ussari demotivati e rintronati dal preciso attacco aereo, non ce la fecero. Quando tentarono di ritirarsi, l’artiglieria italiana, coadiuvata dai 47/32 frettolosamente portati avanti diede loro un’ulteriore ripassata sulle terga. A questo punto, i pochi carri in grado di farlo se la squagliarono alla ridicola velocita’ di 20 chilometri l’ora e gli altri che non ce la facevano, non trovarono di meglio che arrendersi agli Italiani.

    Secondo reggimento carri inglese in un turno che andava al diavolo.

    Inutile descrivervi il giubilo al comando di Bergonza che si era quasi accecato da solo a forza di violentare il cannocchiale. Canti fascisti, balli, trombette e slogan da stadio adducenti alla scarsa virilità’ del maschio inglese.

    La notizia Sali’ per la scala gerarchica a Berti, e da Berti al Supremo. Il primo si precipito’ a Tobruk dal secondo per congratularsi personalmente per la giornata trionfale delle armi italiane in Africa, ed e’ un bene che abbiamo eliminato la pedina “Bordello della X Armata” all’inizio della partita dall’esagono di Tobruk, altrimenti non so cosa sarebbe successo.

    In conclusione, turno disastroso per i Britannici questo appena trascorso, ma e’ importante capire che questi successi non sono venuti da un improvviso miglioramento delle armi italiane o da un ammosciamento di corazze e cingoli inglesi; semplicemente i comandanti nemici hanno preso una brutta china, pensando di tutto poter fare e di tutto poter decidere; errore che gli Inglesi storici non fecero mai, se non in un breve periodo tra Derna e Beda Fomm. Specialmente la testardaggine di O’Connor nel mandare allo sbaraglio un vecchio e fidato reggimento di Matilda, quando la situazione avrebbe consigliato a chiunque di fermarlo, fa capire uno, quanto in battaglia sia importante mente lucida e sangue freddo, e due una lezione valida in battaglia e nella vita: non prendete mai un vostro errore come una sconfitta personale o ne farete subito un altro. Se O’Connor non avesse visto rosso dopo il fallimento di Gott, adesso la sua posizione su Barrani sarebbe ancora buona.

    Da ultimo, si fa sentire la mancanza si un vero comando di corpo d’armata per gli Inglesi, cosa che non manchera’ a mio modesto parere, di influenzare anche le future operazioni dell’esercito britannico in questa simulazione, specie quelle offensive. Adesso purtroppo, anche il comando di Pitassi Mannella se n’e’ andato, e quindi lo stesso problema ce l’abbiamo anche noi. Entrambe le parti hanno bisogno dei rimpiazzi per ricostituire i comandi.
    ScreenHunter_45 Apr. 03 18.09.jpg
    Situazione dopo questo concitato turno

    Un saluto a tutti
    luigi varriale
     
  17. TheDOC

    TheDOC

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    Vittorie, comicità, spaghetti...mancano solo le donne, eliminate all'inizio della partita. Ma vabbè non si può avere tutto.

    Grande come sempre!
     
  18. SVEN HASSEL

    SVEN HASSEL

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    Giovinezza, giovinezzaaaaaaaaaaaaaa.....:bevo2:

    Semplicemente Fantastico!
    Un riscatto insperato delle armi italiche
     
  19. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    1 novembre 1940 Turno italiano

    Dopo le squillanti vittorie in quel di El Amra ed Alam Hammid, Il supremo premeva per lo sfruttamento del successo almeno del corpo di Bergonzoli su Barrani, difeso oramai da due reggimenti di artiglieria e da cinque coltivatori di bacche indigeni; ma i divisionari prima, e lo stesso Bergonzoli poi, rispettosamente consigliavano a Graziani di visitare un neurochirurgo.

    Non era tanto una questione di scarsezza degli effettivi, quella che preoccupava Bergonzoli, quanto il fatto che le due divisioni del suo corpo d’armata avevano oramai esaurito munizioni e rifornimenti. In situazione non migliore si trovava il corpo del fu Pitassi, il cui comando era stato nel frattempo affidato al Generale Gallina, che dalla morte del primo aveva riguadagnato un posto di lavoro, assunto con contratto a progetto: impedire alla 7a brigata corazzata albionica di spadroneggiare sull’ altipiano.

    Fu cosi’ gioco forza che Graziani si degno’ di far visita alle linee avanzate per rendersi conto di persona della situazione: e la trovo’ infatti piuttosto grigia; le divisioni italiane avevano, e’ vero, temporaneamente fermato l’impeto dei Britannici, ma i cocci erano sparsi per mezzo Egitto Occidentale, e ci sarebbe voluto del tempo per ritrasformare la frittata in uova.

    Quando Gallina arrivo’ alla sede del suo nuovo comando, si accorse come prima cosa che il comando non esisteva piu’; tutti gli scritturali, le segretarie e i portaborse si erano immolati per aiutare la Sirte a resistere all'attacco corazzato inglese. La Sirte stessa era un rottame tenuto insieme con spago e coriandoli. Della divisione originaria, rimanevano due raffazzonati battaglioni e la compagnia cannoni gelosamente preservata in caso gli Inglesi si facessero rivedere nel breve.

    Dalla parte delle notizie positive, adesso il corpo d’armata poteva contare sulla divisione di camicie verdi...pardon...nere 28 Ottobre, la quale pero’ si era sparata il viaggio a piedi da Bardia, e cominciava solo adesso ad apprestare qualche posizione con tutto comodo. Si perche’ la 28 era la meno addestrata e la piu’ raffazzonata di tutte le gloriose camicie in Africa Settentrionale, e dopo avere visto i resti di una battaglia vera sparsi tra El Amra e Sofafi, scenario ben diverso da quello di una parata davanti ai fori imperiali, aveva pure perso buona parte del suo cipiglio guerriero.

    Ancora, sul piatto positivo della bilancia, l’arrivo sempre da Bardia, niente popo’ di meno che della 30a brigata di artiglieria della Guardia alla Frontiera, con molti cannoni da 149, ma solo con le munizioni al seguito; quindi non proprio combat ready. Con queste forze il Baldo Gallina, aveva il compito di opporsi ad ulteriori tentativi degli Inglesi a sud.

    La divisione Catanzaro poi, sempre schierata a caposaldo sulle alture di Nibewa, era rimasta totalmente scollegata dal corpo d’armata, in un compito di supporto a Bergonzoli, tanto e vero che si stava seriamente pensando di distaccare anche formalmente questa divisione al XXIII corpo, rimandando a Gallina solamente l’artiglieria del XXII (non vi dico l'entusiasmo di Gallina a questa brillante proposta del supremo).

    Per quanto riguardava il corpo di Bergonzoli, esso era ridotto oramai a due divisioni essendo la valorosa 23 Marzo scomparsa dalle tabelle organiche qualche combattimento or sono. Nonostante cio’, era proprio sul corpo di Bergonzoli che si puntava per interrompere l’offensiva dei Britannici a sud, tramite una chiara e rinnovata minaccia su Barrani. Al momento pero’ anche il XXIII era impegnato a rifornire i reparti di prima linea, che’ stando le cose come stavano, di rinnovare l’attacco non ne volevano nemmeno sentir parlare. Fu davvero costernante dover risolversi ad una pausa operativa perche’ dato il fiasco di O’Connor a nord nell’ultimo turno, gli Inglesi erano rimasti in mutande nell’area compresa tra Nibewa e Barrani, e solamente il tempestivo arrivo della 14a brigata di fanteria motorizzata aveva scongiurato il peggio per la Western Desert Force.

    In pratica, adesso la partita si giocava su chi riusciva per primo a rifornire le sue forze ed a imporre la propria iniziativa al nemico; gli Italiani impegnati a rifornire le forze di prima linea, e gli Inglesi a decidere se volevano continuare con lo sforzo a sud o se preferivano rinforzare la difesa di Barrani, che' tutte e due le cose nel breve periodo non potevano farle.

    Gli italiani avevano tra l’altro in Sicilia pronti al trasferimento in Africa il 3° battaglione carri medi ed un reggimento di artiglieria di corpo d’armata. Si trattava ora di trovare una finestra di opportunita’ per portarli a tripoli, dopo che le piu’ urgenti necessita’ di rifornimento fossero state soddisfatte.

    Un punto tattico di particolare importanza e’ che gli Italiani a questo punto non avevano piu’ una consistenza di forze sufficiente per tenere una qualunque linea di fronte, ed adottavano la tattica dei capisaldi, che i giocatori italiani volevano evitare di adottare fino all'ultimo momento, visto l'esito storico di questa tattica nella campagna vera. Le artiglierie venivano quindi schierate a ridosso della prima linea, quando non addirittura in prima linea con funzioni controcarro. Tatticamente, questo porto’ inevitabilmente ad un certo affollamento di reparti su esagoni singoli che gli Inglesi non mancarono di cercare di sfruttare a loro vantaggio.

    Proprio sul caposaldo di Alam Hammid infatti, informato dalla ricognizione che gli italiani ammassavano qualcosa come 5 reggimenti, O’Connor ordinava un immediato attacco aereo: decollava da Matruh senza porre tempo in mezzo lo squadrone dei Wellington scortato dai Gladiators del 112th group. Fu buona ventura per gli Italiani che essi avevano in crociera quello che rimaneva dell’ 8° CT che si dirigeva subito sul nemico e lo sorprendeva a quota piu’ bassa della loro. Con una corale conversione a destra, i CR 42 si portavano sulle terga dei bombardieri avendo alle loro spalle i Gladiators in scorta ravvicinata, che pero’ dovettero arrancare da 12000 a 20000 piedi e rimasero inevitabilmente indietro.

    I CR si divisero quindi in due gruppi: uno che rimase a tenere a bada la caccia britannica e l’altro (che vedeva novellino nelle sue fila alla sua prima missione di guerra il Tenente Pilota Mussolesi) si buttava sui Wellingtons. Questi ultimi confermavano la loro fama di scarsa capacita’ di sopravvivenza in missioni diurne contro caccia ben decisi; quattro bombardieri venivano abbattuti, ma solo grazie al vantaggio di quota dei CR, che si fecero qualche chilometro di fila di volo picchiato per raggiungere I Wellingtons.

    Questi pur carichi di bombe infatti, non avevano una velocita’ in volo livellato di molto inferiore a quella dei biplani FIAT, che se non avessero avuto un tangibile vantaggio di altezza, probabilmente non sarebbero mai riusciti a mettere le grinfie sugli Inglesi.
    Per quanto riguarda i Gladiators, invece, questi in netto svantaggio tattico, dato l’errore di essersi messi in scorta ravvicinata invece che in caccia libera (chiedere ad Adolf Galland per chiarimenti), si presero una solenne bastonata sulle orecchie dagli Italiani, che se ne ritornarono a sullum con un totale di 8, dico otto Gladiators abbattuti: la giornata piu’ ricca in bottino per la caccia italiana dall’inizio delle operazioni.

    Il turno si chiudeva mesto con Graziani che faceva ritorno al suo comando avanzato (boh...cosi’ lo chiama lui) di Tobruk, a mettere il sale sulla coda all’eroica per i futuri rifornimenti.

    Pazienza,in attesa dei rifornimenti

    un saluto
    luigi varriale
     

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  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    5 novembre turni inglese ed italiano

    Continua la pausa operativa. Gli unici movimenti sul fronte nordafricano sono quelli di assestamento delle forze. E’ con un grande sospiro di sollievo dell’alto comando italiano che le pattuglie avanzate della divisione camicie nere 28 ottobre rilevano che un reggimento corazzato britannico, per la precisione l’8° ussari abbandona il fronte sud per trasferirsi a Barrani dove la situazione per gli Inglesi minacciava di diventare seria, nel momento in cui gli Italiani fossero riusciti a ricostituire un minimo di approvvigionamenti logistici nelle retrovie.

    Anche gli Italiani approfittano per sistemarsi un po’ meglio a sud avanzando le posizioni del XXII corpo d’armata ad est di El Hamra di fronte alla 7a brigata corazzata inglese.

    Entrambe le parti hanno bisogno di rimpiazzi, rinforzi e rifornimenti e la decisione del comando italiano e’ che se gli Inglesi non attaccano, non attacchiamo neppure noi. Abbiamo un reggimento di carri medi ed un reggimento di artiglieria pronto a trasferirsi a Tripoli dalla Sicilia, non appena le piu’ urgenti necessita’ di trasporto di rifornimenti saranno soddisfatte.

    Vari battaglioni di mitraglieri d’arresto occupano i punti strategici nelle retrovie italiane; l’Halfaya, e gli altri sbocchi tra i due lati del ciglione di Sollum. Imperativo categorico; essere pronti quando la divisione indiana, quella australiana e quella neozelandese arriveranno sulla linea del fronte.

    Come riassunto generale di questo primo ciclo operativo in Africa, direi che gli Inglesi hanno fatto meno errori degli italiani, ma li hanno pagati piu’ cari. Le loro perdite non sono comunque state proibitive, ma solo marginalmente superiori a quelle storiche. Hanno ancora tutte le possibilita', una volta completato lo schieramento di Compass, di lasciar partire un’offensiva che vedra’ le truppe italiane sicuramente piu’ deboli di quelle storiche. In questo primo ciclo operativo, gli italiani si sono fumati tre divisioni di fanteria, due battaglioni di carri medi e ben sei di carri leggeri, tra perdite in combattimento e perdite per obsolescenza dei mezzi piu’ datati e inutili. Gli Italiani hanno poi lasciato sul campo l’equivalente di un’altra divisione binaria in reparti minori, tra mitraglieri e battaglioni autonomi; quindi perdite sicuramente superiori a quelle storiche.

    Gli Inglesi da parte loro hanno perduto tre battaglioni di carri leggeri, uno medio, uno di Matilda e quattro battaglioni di fanteria, tra cui preziosissimo il reparto dell’LRDG. Direi che le perdite dei due contendenti sono compatibili con l’intensita’ che i due partiti hanno voluto dare alle operazioni in questo primo ciclo operativo, assolutamente superiore a quella storica.

    Penalizzati poi entrambi i contendenti, dalla pesante riduzione della capacita’ di comando e controllo, anche questa soggetta al logorio del ritmo astorico dato alle operazioni. Il comando della Western Desert Force e’ stato tra le prime vittime della battaglia e gli Italiani hanno avuto scompaginati ben due comandi di corpo d’armata. Questo dato non manchera’ di influenzare a mio parere la prosecuzione delle operazioni, soprattutto per quanto riguarda gli Italiani. Se da una parte infatti gli Inglesi possono contare su un certo numero di leaders per continuare le operazioni in maniera diciamo cosi’ autonoma, anche se con limitazioni nel campo della logistica, la rigidita’ addestrativa dell’esercito Italiano non permette questo. Di conseguenza, l’asse non riacquistera’ una certa flessibilita’ operativa fino all’arrivo dei tedesche e fino a quando non avra’ rimpiazzi sufficienti per poter ricostituire i comandi di corpo. Una soluzione di ripiego potrebbe essere quella di trasferire la struttura di comando della V armata dalla Tipolitania all’Egitto, e/o di utilizzare il comando di emergenza del XXI corpo a Bardia.

    Dal Diario di Guerra del Tenente Galeazzo Mussolesi

    Finalmente in teatro. Me lo aspettavo: e’ Africa Settentrionale. L’assegnazione ai reparti da caccia era la mia segreta speranza e sono stato esaudito. Cammino intorno al mio nuovo destriero, con lo stemma del cavaliere alato dell’ 8° gruppo. Monto per la prima volta sul mio aereo da combattimento.

    Mi tremano le gambe mentre mi arrampico nell'abitacolo. Speriamo che il meccanico che mi aiuta a sistemare il paracadute non se ne sia accorto.

    Volo con la mezza squadriglia del Capitano Glauco che oggi non e’ presente; e’ in convalescenza per le ferite riportate in un combattimento. Il reparto sara’ comandato niente di meno che dal Tenente Colonnello Tamboni, che ha lasciato la scrivania per guidarci in combattimento. Io ho l’onore di volare come suo numero due e prima del decollo ricevo le sue raccomandazioni di stargli incollato e di non fare stupidaggini. L’altro componente della sezione di volo e’ il tenente Tedechini, eccellente pilota e gran camerata che ha gia’ un Inglese abbattuto al suo attivo.

    Motore...via i freni e decolliamo con rotta 90 per raggiungere la nostra zona di crociera. Che potenza, che motore quello del mio Falco, e come tira confronto ai 30 a cui mi ero abituato a caserta. Non provo nulla di azzardato, incollato all’ala del Signor Colonnello, ma mi hanno assicurato che questo mostro non ha nulla da invidiare in manovrabilita’ al 30 che usavo in addestramento. Con questo mostro sotto il sedere gli Inglesi sono avvertiti...

    Facciamo quota in maniera straordinariamente rapida...5000, 10.000, 20.000 piedi...acceleriamo a 200 nodi ed il mostro risponde da par suo.

    Sole davanti a noi, cielo parzialmente nuvoloso, il reparto vola compatto in direzione est...il rombo degli AR 74 riempie la terra ed il cielo, e mi sembra di essere fermo in aria come appeso alle nuvole.

    Improvvisamente il signor Colonnello batte le ali...attira la nostra attenzione e indica un punto in basso alla nostra sinistra. E ad un tratto li vedo...il nemico arriva con uno schieramento dei suoi biplani seguito da aerei molto piu’ grossi, probabilmente bombardieri.

    Serro le cinture, stringo il caschetto e gli occhiali di volo e mi preparo al combattimento...il ritmo cardiaco accelera, l’adrenalina scuote tutto il mio torpore in un paio di secondi. Mi concentro sul comandante, che imbrocca una paurosa virata in picchiata per sorprendere il nemico che sta almeno 10.000 piedi piu’ in basso.

    Vedo i caccia inglesi virare verso di noi...sono in sei e si dividono in due gruppi per prenderci a forbice...tutti arrancano in candela per diminuire il piu’ possibile la differenza di quota. Non mi preoccupo dei dettagli tattici...devo solo seguire il signor Colonnello. Il problema e’ che non ce la faccio. Il mostro si imbizzarrisce; imbarda, prende attrito e il signor Colonnello mi lascia indietro nella sua perfetta, plastica virata a scendere. Prende velocita’ ad un ritmo prodigioso, ed il Tedeschini alla sua sinistra lo precede.

    Per mia fortuna gli Inglesi devono fare quota e sono in affanno, altrimenti ne avrei probabilmente gia’ un paio alle calcagna. Mentre completo la virata li osservo; sono Gladiators, di un colore metallico, e con grandi coccarde della RAF sulle ali. Appesi all’elica salgono disperatamente per cercare di impedirci di arrivare sui bombardieri.

    Per adesso i Gladiators non sono ancora un problema immediato perche’ li distanziamo facilmente mentre facciamo velocita’ diretti verso i bombardieri. Sono rimasto indietro rispetto ai comandanti e tento anch’io di arrancare per non perdere troppo terreno.

    Ma questi maledetti bombardieri sono velocissimi...mi viene il dubbio che non siano carichi...come fanno ad andare cosi’ veloci. Guadagnando su di loro lentamente e solamente perche’ voliamo in leggera picchiata.

    Sono due gruppi di tre...sono Wellingons e filano come dei maledetti. Il Tenente Tedeschini e’ il primo a raggiungerli vedo le vampate delle sue Breda ed effetti visibili sul bombardiere di mezzo del gruppo di sinistra: perde pezzi, poi sputa fumo dal motore di sinistra...scade...rallenta e scende imbardato a sinistra...Poi improvvisamente il Tenente scarta a violentemente. Il bombardiere decade sulla sinistra sempre con la sua scia di fumo da sinistra...precipita...no !! Vira e perde quota, ma pare ancora sotto controllo, tanto e vero che lo vedo liberarsi dalle bombe. Il Signor Tenente lo segue, ma quando completa la virata, ne intravvedo le ali...sono tutte sforacchiate. Entrambi gli aerei mi passano sotto ad una considerevole distanza sulla sinistra...li perdo di vista...il mio obiettivo e’ raggiungere il Signor Colonnello

    Ho quasi perso la speranza di raggiungerli, quando lui e i bombardieri che stiamo inseguendo diventano improvvisamente grandi nel collimatore. Il Colonnello apre il fuoco, vedo le fiammate del mitragliere di coda del Wellington, che vira a destra e perde quota, il Signor Colonnello lo insegue. Ma perche’ rallentano gli Inglesi, sono forse pazzi ?

    No; sono furbi...vogliono permettere alla loro scorta di raggiungerci. Ipnotizzato dal combattimento, mi ero completamente dimenticato della scorta. Mi volto...li abbiamo addosso, dietro ed a sinistra...quelli a sinistra virano per prenderci in mezzo. Noi siamo due, loro sei.

    Ancora una volta la differenza di quota ci salva. Questa volta loro sono piu’ in alto...noi abbiamo picchiato come matti per raggiungere i bombardieri...unica speranza, la fuga...paura...nodo in gola, tre gladiators dietro. Via giu’ in picchiata...10000, 9000 8000, faccimo velocita’ e i Gladiators sono sempre la’ non perdono un metro, fino a quando non livelliamo appunto sotto i 9000 piedi. A questo punto cominciamo a staccare i Gladiators, che ad un certo punto, consci di aver adempiuto lla loro missione di difesa dei bombardieri, virano e ci lasciano in pace.

    Atterriamo alle 11:50 a Sollum e con orrore mi accorgo che il Signor Colonnello e’ ferito anche se lievemente al volto ed al braccio sinistro. Pallottole inglesi hanno sfasciato la sua Breda di Sinistra e alcuni frammenti gli sono volati addosso.

    Il tenente Tedeschini e’ incollato al telefono nella baracca comando. Corro per avere qualche informazione da lui e passo davanti al suo FIAT che e’ una groviera tra ala destra e fusoliera. Mi esce raggiante dall’edificio e mi dice che la squadriglia del capitano Rizzo ha fatto fuori 8 Gladiators (i nostri piu' due altri) e un numero imprecisato di bombardieri, gia’ disorganizzati dal combattimento contro di noi.

    La prima missione e’ andata. Me l’ero aspettata tanto diversa...duelli, acrobazie, e fuochi incrociati...invece solo strizza, tattica, quota, velocita’ e uno scampato pericolo che spero mi serva di lezione per il futuro; comunque dalla prima missione sono tornato.

    Un gran saluto
    luigi varriale
     
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