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[AAR] DAK II La Campagna in Africa Setterntrionale

Discussione in 'Wargames da tavolo' iniziata da Luigi Varriale, 17 Marzo 2013.

  1. Darksky

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    Il Postuma più che di Bari mi sembra del basso foggiano :D
     
  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Mah...la cosa è incerta...come natali, la storiografia ha accertato che è barese...ma certo quando si incazza o è sotto tensione, l'inflessione è chiaramente tra foggia e new yort...pardon...orta nova. Egli si dichiara però di nobili discendenze normanne...boh !?
     
  3. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    8 novembre 1940

    Grandissimo casino nel deserto (come al solito provocato da O'Connor)

    Cifrato segreto dal comando WDF al comando tattico di Strafer Gott:
    "...i suonatori di mandolino credono che io aspetti la divisione australiana per dargli una bella suonata sul fronte sud...si sbagliano di grosso. Prego predisponga le sue truppe per un attacco di sorpresa alla divisione Catanzaro, mentre io prenderò la guida del 2nd tank regiment e mi occuperò di rintronare il complesso del comando di corpo nemico e suoi elementi supporto ed artiglieria. Eseguire manovra ore 06:00 8 novembre chiude.

    Al povero strafer veniva naturalmente un attacco di emorroidi da ansia, ma di disattendere l'ordine del superiore non c'era modo. Era mai possibile che il pazzo di Srinagar avessa ancora una volta ceduto all'impulso dell'azione spettacolare ed AZZARDATA ? L'aggravante questa volta era che O'Connor aveva intenzione di prendere il comando diretto dell'operazione operando in PRIMA LINEA.

    Gli Italiani, che nulla sospettavano e non molto di più si attendevano che le solite azioni di pattuglia giornaliere, iniziavano il turno blandi blandi, facendosi affondare un piroscafo carico di rifornimenti nel canale di sicilia, con annesse bestemmie sia di Bastico che di Cavagnari. Poi vista l'impossibilità di spostare con il cabotaggio i mancati rifornimenti, dirottavano a spizzichi e bocconi sui natanti costieri il 5°carri e la colonna Santamaria, in arrivo rispettivamente a Bardia e a Tobruk. Poscia, il generale Bastico coadiuvato dal comandante della 5 armata Gariboldi e dai suoi sottordini Barbieri e varriale rispettivamente comandanti del XX e del X corpo d'armata, cominciavano a studiare le dislocazioni delle forze intorno alla stretta di El aghelia...non si sa mai, nel caso gli Inglesi sfondassero ed arrivassero fino a lì
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    Terminate queste manovre di cosmesi, la parola passava alla regia, che organizzava senza porre tempo in mezzo l'esordio in combattimento in Africa del 10° gruppo caccia. La missione affidata era di contro aviazione ai danni del gruppo di Hurricanes di casa a sidi el barrani. I cacciatori del 10° direttamente in arrivo dal Belgio, dove avevano appena finito di prendere calci nelle gengive dai caccia britannici della Hawker e della Supermarine nella battaglia d'inghilterra, non mancavano di confermare il livello delle loro prestazioni anche nel nuovo teatro.

    Baldanzosi i Fiat G-50 si mettevano in crociera offensiva presso la base nemica e provocavano il decollo rapido pede di tutto il gruppo di hurricanes presenti a barrani. Ne seguiva una mischia disordinata, nella quale 2 hurry e 5 fiat ci lasciavano le penne. Non un buon esordio per il 10° che se ne tornava mesto a sollum con la pedina girata (step di perdita), mentre i caccia inglesi erano semplicemente abortiti. Il buon Porro, valutando che i Fiat erano almeno riusciti a rendere gli hurricanes inutilizzabili per il proseguo del turno italico, sguinzagliava i rimasugli del gruppo degli SM 82 a bombardare il porto di Barrani. Faceva i conti senza l'oste il comandante della squadra aera, giacché come i marsupiali si presentavano in vista della rada, venivano presi al bersaglio da un tiro contraereo rabbioso ed inspirato, che stroncava la sortita prima che i bombardieri potessero arrivare sul bersaglio. Sei aerei abbattuti nella corsa d'avvicinamento, e l'ultimo, dopo ave tentato di squagliarsela sganciando le bombe in mare.

    Nel complesso una giornataccia per la regia e si dice che Porro ricorresse allo psichiatra militare entro il tramonto.
    Viste le randellate sul versante aereo, il Bastico si pronunciava per non mettere troppo la testa fuori dal guscio su quello terrestre; i movimenti italiani degli di nota, si limitavano a un movimento correttivo della divisione camicie di gallina verso sud per collegarsi meglio con la Catanzaro, visto che a nord il battaglione mitraglieri 63° agiva oramai da elemento di raccordo con Gambara.

    Il turno si incendiava improvvisamente con la venuta della fase inglese. Da prima, gli Inglesi (marpioni come sempre) mascheravano le loro intenzioni con un movimento per il contatto limitato a ridosso del raggruppamento Gambara. Entravano in gioco la 5a e la 7a brigata indiana in prima schiera, con in supporto arretrato l'11 brigata, e l'artiglieria divisionale. Poi come un fulmine a ciel sereno la 7a brigata corazzata inglese al gran completo si presentava sferragliante a alzando un polverone da rally di montecarlo al cospetto del XXI corpo d'armata.

    Si manifestavano due attacchi contemporanei: quello avvolgente del 2 Royal Tank, guidato personalmente da O'Connor, che su uno dei carri di testa era decisissimo a chiudere il conto agli Italiani, e quello frontale, di cui facevano parte l'11° Ussari Leggeri su autoblinde e l'8°Ussari pesanti su Cruiser A13.

    Come in altre occasioni di questo genere, i Britannici venivano avanti senza appoggio d'artiglieria e senza segni premonitori, in maniera da realizzare la sorpresa; cosa che gli riusciva in entrambi gli attacchi. Presso il piccolo abitato di el hamra vi erano il comando tattico di Gallina e l'artiglieria di corpo d'armata. Il 2RTR, dopo aver girato intorno alle posizioni della divisione Catanzaro, tentava di schiacciare Gallina e tutti i supporti di corpo.

    Mentre Gallina e gli scritturali si preparavano a volgere le terga agli Inglesi, veniva ordinato al 10° reggimento artiglieria di ritardare l'impeto dei corazzati nemici, cosa che il decimo fece, mettendo i cannoni ad alzo zero e vomitando fuoco sul nemico. Questo non fu sufficiente ad arrestare gli inglesi, ma li rallentò abbastanza da evitare lo schiacciamento del comando di corpo d'armata. Dopo 40 minuti di scontro, il 10° se l'era ingoiato la battaglia, ma gli Inglesi dovevano fermarsi a riprendere fiato ed a organizzare il reparto.

    Gallina riusciva a mettersi in contatto con Gambara:
    "Gli Inglesi mi mandano contro tutta la loro forza corazzata; spedisci giù qualcosa per tagliare loro strada e rifornimenti. Catanzaro è sotto attacco non so se resiste o meno. Sotto la pressione dei corazzati nemici, mi ritiro lungo il ciglione. Fai presto".

    Abbiamo lasciato la Catanzaro ad osservare le trombe e le cornamuse britanniche avanzare a sorpresa con direttrice Bir Enba-El Hamra, direttamente a cavaliere della rotabile. Il generale Spinelli aveva un reggimento e mezzo rimasto, e schierava in prima schiera tutto quello che aveva, incluse le poche armi anticarro. In riserva; il nulla.

    I carri e le autoblinde britanniche avanzavano senza particolari accorgimenti, con l'idea di schiacciare la divisione e disarticolare così tutto il dispositivo sud italiano, ma la Catanzaro dava prova di valore ed altissimo spirito combattivo; si sacrificava quasi al completo, ma riusciva ad arrestare la massa corazzata nemica, che fatta segno di bottiglie incendiarie, proiettili perforanti da 47 (pochi), cacciavite e tenaglie abilmente manovrati dai genieri della compagnia guastatori divisionale, alla fine doveva ripiegare dietro le colline di El Hamra per riorganizzarsi.

    A nord, Gambara avendo visto che gli Indiani se la prendevano con calma, dava senz'altro al Postuma l'ordine di attivarsi dallo stato reserve e di andare a stroncare tutto quello che batteva bandiera britannica a sud di Sidi el Sabil. Rischio calcolato quello del Gambara, quello di privarsi della sua pedina corazzata, ma del resto i reparti omologhi del nemico erano a sud.

    Il Postuma, come potete immaginare, accoglieva l'ordine come un 18enne accoglie per la prima volta le chiavi della macchina da papà, e si metteva in moto senza porre tempo in mezzo da Sammalus alla volta di el Hamra.
    Senza precise informazioni sull'ubicazione e le direttrici di movimento del nemico, il Postuma avanzava semplicemente verso sud, col suo battaglione corazzato disposto a cuneo per compagnie, pronto a schiacciare chiunque si fosse trovato di fronte. In completo silenzio radio, per sorprendere il nemico, i 50 carri italiani (dotazione leggermente superiore all'organico previsto) tuonavano nel deserto arido e polveroso alla velocità costante di 20 km ora.

    Ci volle circa un'oretta e mezza prima che il Postuma potesse individuare qualcosa di fronte a sé e circa verso le 10 del mattino si imbatteva nel 2° RTR. Questi era intento a rifornire i carri con le provviste autonome quando il postuma, irto in torretta, bandana al vento, ululando come un selvaggio, si avventava su quella che credeva essere una facile preda.

    O'Connor, di cui tutto si può dire, ma non che non le abbia, si era premunito mettendo i carri a semicerchio concavo difensivo e quando gli M-13 fecero per penetrare nella sua posizione li prese sotto un fuoco di fila proveniente da tre direzioni.
    Nonostante il pauroso fuoco d'arresto, il Postuma non si fermava (ché di cohones era dotato pure lui ed in abbondanza), e riusciva a serrare le distanze col nemico e a cominciare a sfasciare, pure lui, qualche carro avversario. Ma O'Connor, per dirla con il postuma stesso, "ei nu figl' e zocc...." e quando meno il colonnello italiano se l'aspettava, usciva con un aliquota di carri A-9 dalla piccola depressione a sudd di el hamra e prendeva d'infilata sulle terga il battaglione italiano già duramente impegnato.

    Nella tremenda mischia finale, il 3° carri veniva distrutto, ed il Postuma, imbestialito e bestemmiante come un giannizzero, veniva trascinato a braccia dal suo attendente mentre, avuto un carro distrutto sotto il culo, si precipitava verso un altro ancora in movimento, per prenderne il comando. Ci volle un intero equipaggio per portare via di forza il Postuma dal campo di battaglia, nonostante le minacce di corte marziale e fucilazione sul campo, e di gravi atti nei confronti delle madri.
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    Turno duro, e che mette in difficoltà enormi gli Italiani; la Catanzaro è al collasso ed il postuma, per quanto posa guaire e bestemmiare non ha più il 3° carri; probabilmente gli affideranno il 5°. MA il 5° è meno addestrato del 3. L'ultima carta del XXI corpo è la divisione di camicie, ma se quella va, occorrerà una precipitosa ritirata; e la divisione australiana deve ancora arrivare.

    A questo punto mi chiedo se non sarebbe stato meglio trasferire le divisioni della 5a armata via mare invece che a piedi lungo la balbia. Ma d'altra parte, queste divisioni sono al momento largamente incomplete e non in grado di combattere.

    dita incrociate
    cameratesco saluto
     
    Ultima modifica: 25 Gennaio 2014
  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    12 dicembre 1940
    Il cielo minaccia di crollare sulla testa degli italiani

    Ai già notevoli problemi degli italiani sul fronte di Sollum, se ne aggiunge un altro: non arriva più una tonnellata di rifornimenti; per il secondo turno consecutivo, i Britannici affondano i 4 barilotti che dovrebbero arrivare a Tripoli. Bastico telegrafa al comando supremo, perché dia una svegliata alla Marina.

    "...in questo turno forze motorizzate et pedine comando corpi d'armata immobilizzati per mancanza di carburante stop situazione seria specialmente considerazione momento offensivo britannici stop dopo ultimo rifornimento su porti Sollum e Bardia, in mancanza di alimentazione, si rischia dover lasciare sul posto tutti i veicoli inclusi quelli comando finisce"

    E' di suprema importanza che i Tedeschi comincino a schierare il loro corpo aereo ed a martellare Malta.

    Con grandissima incazzatura di Bastico, gli inglesi hanno l'iniziativa in questo turno, cosa che decreta lo sfasciamento definitivo della divisione Catanzaro. O'Connor infatti, sfruttando l'iniziativa, ordinava alla 7a corazzata un finale e devastante attacco in overrun ai danni della divisione italiana, già ridotta ad uno straccio nel turno precedente. Stremata, senza munizioni e senza prospettive, la divisione alzava bandiera bianca in località Sofafi dove aveva organizzato l'ultima resistenza. Peggio, O'Connor, deciso a sfruttare il successo, chiamava in causa prima il 2°reggimento carri e poi anche la compagnia autoblindo della RAF distaccata alla brigata corazzata per chiudere in una sacca anche la divisione 28 ottobre, che non aveva potuto attaccare direttamente data la dislocazione delle camicie dietro allo uadi El Sabil.

    a complicare ulteriormente la situazione, la ricognizione terrestre individuava in assembramento nei pressi di "Picadilly Circus" della divisione australiana che, proveniente completamente autocarrata dalla zona del delta, si appresta ad entrare in azione anch'essa nel settore sud.

    A nord, nel settore di Barrani, gli Inglesi si disponevano per cominciare manovre offensive e veniva notato l'imponente schieramento di artiglierie a ridosso delle retroguardie della divisione indiana, che per la cronaca aveva anch'essa perso una brigata di fanteria a favore delle truppe stanziate in Sudan (O'Connor comincia a meditare un attentato al posto comando di Wavell).

    Data l'iniziativa degli inglesi, il Generale Bastico non perdeva ulteriore tempo e diramava immediati nuovi ordini operativi all'armata. Sostanzialmente il generale autorizzava ripiegamento dalle ormai esposte posizioni attorno a Buq Buq del raggruppamento Gambara, e ordinava perentoriamente a Gallina di proteggere le provenienze d sud del ciglione di Sollum, onde evitare che le truppe italiane vi venissero insaccate. Ribadiva l'impossibilità di fare affluire immediatamente il 5° battaglione carri, per la penuria di carburante e mandava invece avanti la colonna Santamaria appena giunta a Tobruk, distaccandola appunto al raggruppamento Gambara.

    Questi si affrettava a tradurre l'ordine di Bastico in direttive operative:
    "Oggi il raggruppamento ripiega dalle posizioni avanzate di Buq Buq, per dirigersi su posizioni che meglio si prestano alla difesa lungo la strada costiera. Lo scopo è quello di accorciare il fronte difensivo. Di conseguenza ordino:
    che i due battaglioni mitraglieri Aosta e 63° si dispongono a difesa della stretta di Sidi El Augeam
    All'artiglieria di corpo di sistemarsi a difesa tra la Halfway House e le paludi salmastre sulla costa e di prepararsi al tiro di interdizione contro qualunque nemico tenti di fare irruzione nella nuova posizione
    Al battaglione di bersaglieri di formazione di agire da retroguardia per proteggere il ripiegamento del grosso.

    Gambara prendeva poi contatto con il Colonnello Santamaria e gli ordinava di sistemare la sua colonna a sud di Sidi El Augeam con compiti di raccordo con il corpo di Gallina, che a sua volta era riuscito a svincolare dalla pericolosa posizione in cui si trovava l'ultima divisione di fanteria che gli rimaneva; vale a dire la divisione camicie nere.

    Bastico tratteneva come riserva d'armata il 5° battaglione carri tutt'ora a Bardia, il 62° mitraglieri all'Alfaya pass e una compagnia di bersaglieri a Sollum.

    L' obiettivo strategico adesso è una manovra ritardatrice ordinata in maniera da dare il tempo ai tedeschi di arrivare. L'impeto inglese sembra leggermente minore (per ora) di quello storico, essenzialmente per minore disponibilità di truppe; ma le cose potrebbero cambiare velocemente quando gli Australiani si spiegheranno completamente per l'azione.

    Novità dell'ultima ora; formazione di un battaglione volontari d'Africa delle camicie nere a Tobruk
    Ritorno del grande Galeazzo Mussolesi ai comandi di un CR 42 nella base aera a sud di Tobruk.

    Staremo a vedere
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  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Piccola precisazione sull'attacco del Postuma due turni or sono.
    L'attacco era stato scelto bene, e faliva la sorpresa sul nemico per un soffio...8, invece del 9 necessario in overrun.
    attaccava comunque con un 4-1, e l'attacco l'aveva ideato bene (nemico out of supply ecc.), il 4-1 garantiva buone chances anche senza la sorpresa.
    I dadi però non erano favorevoli. Se non ricordo male un 7 modificato a 5 per le differenze di rating e la presenza di O'Connor in persona con il reggimento carri britannico.
    Mancò la fortuna non il valore al Postuma in questo particolare fatto d'armi
     
  6. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    15 dicembre 1940

    Turno della svolta (per gli Inglesi)

    Ancora una volta i maledetti inglesi hanno l'iniziativa e la sfruttano sino all'ultimo.
    Ad O'Connor chino sulla mappa ad osservare le pedine della divisione australiana viene un'idea diabolica: usare la fanteria australiana per creare un tappeto di sentinella alla strada El Amra - passo di halfaya e tentare addirittura di imbottigliare tutta la decima armata italiana.

    Come primo colpo di maglio, O'Connor usa il fido Gott e i soliti ussari siamesi (11° e 8°). Questi ben riforniti dai depositi campali di Piccadilly, e sfilando sotto la protezione degli Australiani, fanno fesso Gallina egli passano sotto il naso a sud. L'obiettivo di Gott non è però il comando del XXI corpo e neppure la artiglieria che si trascina appresso. L'obiettivo dei dei beduini corazzati è il 62° battaglione mitraglieri che presidia il passo dell'Halfaya. Ed infatti alle prime luci dell'alba del 12, i due reggimenti di ussari si presentano compatti davanti alle posizioni improvvisate dei mitraglieri. Il comandante del reparto colto totalmente di sorpresa ed anche da uno sturbo cardiaco, alla vista di una brigata di roba blindata britannica a quella longitudine, si affretta a dare gli ordini per la difesa e poi si precipita alla radio. I mitraglieri si difendono bene e sfasciano pure qualche mezzo nemico, smorzando l'attacco degli ussari, come da manuale standard della fanteria. Nel fare questo però, ci rimettono quasi tutte le loro penne.

    Il diabolico O'Connor, proprio questo stava aspettando; non appena gli giunge notizia del cedimento dei mitraglieri, si butta avanti con l'altro reggimento della brigata corazzata e fulmineamente occupa l'Halfaya e scende a razzo dalla scarpata, tagliando fuori Sollum da tutte le forze italiane. Sulle sue terga si porta anche il reparto autoblindo degli Australiani, che essendo novellini del deserto vogliono vedere come opera un professionista.

    La notizia giunge a Gambara mentre si sta facendo il bagno nella sua vasca a forma di papero, all'interno della sua lussuosa roulotte di comando: quando aggiorna le posizioni delle pedine inglesi, sbianca come un lenzuolo. L'intera 10° armata (quello che ne rimane che già non è molto) è totalmente ed irreversibilmente accerchiata.
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    senza trace supply e senza combat supply per poter tentare una sortita, si mette in contatto con Gallina, i cui attendenti stanno cercando di rianimarlo con i sali, e dopo breve conciliabolo, decidono di tentare la sortita disperata, quella normale non potendola tentare.

    E quindi nei due giorni successivi tutto si organizza e tutto si concentra per cercare di salvare il più possibile dell'armata: si tratta di far saltare il tappo davanti a Sollum, in cui nel frattempo si sono portati anche gli ussari, tutti sotto il comando di O'Connor.

    Gli assalti disperati per uscire dalla sacca si sussuegono per le 24 ore successive; il postuma, alla testa del battaglione bersaglieri, con l'appoggio della divisione camicie nere tenta di scardinare la posizione tenuta dai corazzati britannici. Nonostante l'appoggio improvvisato delle artiglierie e la disperazione delle truppe circondate, gli Inglesi tengono duro ed alla fine solo alcuni reparti riescono a trafilare: tra questi la colonna Santamaria, qualche cannone, e alcuni autoveicoli, sui quali si salvano anche Gambara e Gallina. Per il Postuma, nulla da fare, egli viene catturato dagli Inglesi insieme a gran parte del battaglione bersaglieri. Per interrogare il Postuma, l'intelligence britannico ha dei problemi, che l'interprete dice che non capisce nemmeno una delle bestemmie del focoso ufficiale italiano.
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    Gambara e Gallina, in viaggio per Bardia, guardano indietro verso Sollum, da cui vedono decollare i resti del gruppo caccia dei Fiat G 50 diretti a Tobruk, ed i bersaglieri della 61a compagnia fare le valigie e far saltare gli ultimi depositi di rifornimenti.

    La 10a armata in Africa Settentrionale è scomparsa
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    Ultima modifica: 26 Gennaio 2014
  7. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    19 Dicembre 1940

    La serata del 18 passava in momenti di vara incertezza per Gambara, a cui era stato affidato il comando delle rimanenti truppe italiane in Cirenaica orientale, Gallina essendo stato rimpatriato per eccesso di sopravvenuti capelli bianchi da stress. Il dilemma era quello solito di chiunque combatta una campagna in Africa Settentrionale: tenere o non tenere Tobruk. Per Bardia la scelta era molto più facile: nessun motivo di spendere nessuna residua (e scarsa) risorsa per tenere un porto del tutto inutile nell'economia della campagna. Poi, a parte Tobruk, occorreva tracciare dei principi operativi in un teatro che pareva sfuggire a tutte le regole che il nostro Gambara aveva appresso in anni ed anni di carriera:

    1. Resistenza statica sul posto; di nessun valore, perché ammesso che si riuscisse a costituirla, questa era sempre aggirabile
    2. Numero puro e semplice delle forze; inutile se non vi era la possibilità di spostare queste forze con rapidità
    3. Logistica; molto più dinamica che in un normale teatro di guerra
    "Adesso", meditava il Gambara, "occorre impostare un combattimento ritardatore, con il solo proposito di rallentare gli Inglesi fino all'arrivo dei rinforzi con i quali stabilizzare la situazione. Quindi, in teoria non dovrei chiudermi dentro Tobruk per cercare di difenderla. Dovrei invece far uscire le forze e stabilire posizioni successive di temporeggiamento con cui prendere più tempo possibile, Se gli Inglesi mi distruggono tutte le forze in Tobruk in un colpo, addio patria...ho però il problema che se faccio uscire le forze dalla piazza, a piedi come sono, gli Inglesi possano aggirarle; e anche se sono costretti ad affrontare un combattimento su una linea...diciamo Gazala - Rotonda Ualeb, che tanto una linea più lunga non potrei tenerla, al primo sfondamento in qualunque punto, gli Inglesi su camion o cingoli, mi aggirano il resto delle forze e me lo distruggono".

    "No..no; mi sa che devo rimanere a Tobruk e dare agli Inglesi più problemi che posso difendendo la piazza; sperare che sia abbastanza per consentire l'arrivo di qualcuno...che so l'Ariete... la Trento".

    La notte passava ed il Gambara si arrovellava su come risolvere problemi irrisolvibili (brutto anno il 1940 per l'Italia).

    Mentre il Generale pensava, un colonnello al comando del 5° battaglione carri faceva correre i suoi mezzi a perdifiato per precedere gli Inglesi della 7a corazzata sulla ridotta Capuzzo ed ottenere un buon terreno difensivo nei confronti del nemico. Il 5° era stato incaricato da Gambara di ingaggiare un combattimento manovrato di retroguardia contro gli Inglesi a Sollum, tanto per vedere di dargli qualche grattacapo mentre lui decideva cosa fare. Purtroppo, il 5° carri non arrivava in tempo a Capuzzo e si trovava davanti l'intera brigata corazzata britannica nei pressi dell'aeroporto di Amseet, 5 miglia a nord della ridotta. Nonostante il vantaggio della piccola scarpata, da cui gli M 13 avevano un certo dominio tattico del nemico, e la buona azione di comando, il battaglione veniva sonoramente legnato dagli Inglesi e disfatto nel giro di mezz'ora di furiosi combattimenti.
    Diamo un' occhiata agli estratti di uno degli ultimi messaggi del colonnello:

    "...predisposta ogni possibile precauzione contro irruzione nemico prospicenze Hafid Ridge. Scelto buon terreno per combattere et nemico costretto procedere in salita contro di noi. Prospettive parevano buone sulla colonna rapporto forze 1:1, nonostante superiorità numerica nemico...Ma poi, dadi di bestiale sfiga italica, che già più volte hanno inficiato operazioni preparate con metodo e professionalità, rotolavano pendici collina e quando si fermavano cozzando contro autoblindo inglese (sfasciandola), presentavano conto mio battaglione. Si leggeva 6 e 5 per un totale di 11 su due dadi da 6, più 3 di rating difference faceva 14 su colonna attacco inglese 1:1. Mio battaglione veniva distrutto e brigata inglese ripiegava in buon ordine per evitare guai peggiori, tanto sapeva che in movimento successivo porzione turno inglese, detta brigata poteva ri avanzare suo piacimento...mai visto in sistema OCS che un difensore venga distrutto sull'1:1!!!...richiedo quindi..."

    L'episodio lasciava Gambara con una compagnia bersaglieri come retroguardia di tutte le forze italiane nella regione di Tobruk; retroguardia pure colpita duramente dalla 7a nella porzione di turno britannico e costretta a ritirasi in disordine e semi aggirata.

    Lezione appresa: basta, basta...basta usare carri in combattimenti difensivi. I carri vanno usati come riserva di manovra o solo, dico solo, in combattimenti offensivi.

    Colossale battaglia aerea sul cielo di Tobruk dove gli Inglesi cercavano di attaccare il porto e le sue attrezzature di carico e scarico. Wellingtons, Blenheims e Hurricanes contro G 50 e Cr 42.
    Gli Hurricanes provenienti da Matruh e da Barrani arrivavano con i serbatoi alquanto alleggeriti e non potevano trattenersi molto. Gli Italiani combattevano come lupi per vendicare il prestigio della caccia azzurra e nonostante più di un 42 ci rimettesse le penne, riusscivano a far abortire la missione nemica, dopo aver costretto gli Hurricanes del 274° e 276° gruppo all'abbandono, ed aver convinto i bombardieri a fare o stesso.

    Il grande quadro: ScreenHunter_02 Jan. 28 21.54.gif Bisogna trovare un modo di rallentare gli Inglesi. Magari vanno in crisi di rifornimenti
    Gran saluto a tutti
     
  8. Amadeus

    Amadeus

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    Ribadisco che sono veramente contento che tu abbia deciso di proseguire l'AAR. :)

    Tra l'altro, seguire la tua partita mi conferma che DAK è un gran gioco. Peccato che io lo abbia solo a prendere polvere a due metri di distanza... :(
     
  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    22 Novembre 1940

    Poche novità da segnalare in questo turno, a parte il fatto che la 7a brigata corazzata si fa uno spezzatino di compagnia bersaglieri in quel di Gambut. Il povero capitano comandante, si vede prima agganciato e poi sopraffatto praticamente da tutti i mezzi corazzati che gli Inglesi possono ancora schierare nel deserto. Le motorette dei bersaglieri, schiacciate tra le due scarpate, quella costiera e quella interna, pressati da vicino dal 2°reggimento carri Albionico, con O'Connor in persona bestemmiante e di umor nero come sempre, tentano di fuggire verso Bardia, ma si ritrovano davanti l'8° ussari, con più carri albionici ancora. Saggiamente decidono di arrendersi, essendo ogni tentativo di resistenza un sicuro suicidio.

    Si conclude anche la vicenda di Bardia, dove un solitario battaglione da difesa costiera, armato di catapulte risalenti alla 2a guerra punica ha l'onore di arrendersi ai reparti avanzati della 4a divisione indiana che penetrano nella "piazza" per primi. Gli Indiani, durante la loro perlustrazione della città trovano un certo numero di rifornimenti abbandonati dalle colonne italiane che avevano lasciato Bardia nei giorni precedenti, e, sorpresa, sorpresa, una ventina di carri italiani M-13 perfettamente funzionanti che qualcuno durante la ritirata doveva essersi dimenticato esistessero. Piove sul bagnato.

    La divisione australiana comincia ad affermarsi sul Trigh Capuzzo per l'investimento di Tobruk, e la RAF viene spedita in massa ad attaccare le installazioni portuali per negare agli Italiani i vitali rifornimenti per alimentare la città, del resto già totalmente tagliata fuori dalle retrovie, visto che autoblindo inglesi sono spuntate a Gazala, come da informazione di una tribù di beduini locale. L'incursione dei bombardieri Inglesi fa qualche danno collaterale, ma niente di serio.

    Gambara, asserragliato in Tobruk si arrovella su come organizzare la difesa. Il primo problema è che le forze a disposizione sono da scarse ad inesistenti. Il secondo problema è che si tratta di truppe raccogliticce alla meno peggio ai quattro angoli della Libia, bordelli compresi. Si va dal "minimo" rappresentato dagli stracciati battaglioni della GAF, di cui tutti conosciamo"l'ardore bellico", all' "inesistente" costituito da cosiddetti battaglioni TERRITORIALI rabberciati qua e là con volontari delle famiglie coloniche, mutilati della terza guerra di indipendenza, e anche qualche camicia rossa garibaldina con un'aspettativa di vita molto lunga.
    Fa eccezione a questo quadro desolante, un battaglione di valorose camicie nere che hanno firmato come volontari per essere spediti in Africa, scelta della quale, per me, si pentiranno nei prossimi giorni.

    Novità eclatante, in questo turno la marina riesce a far passare un convoglio senza farselo affondare dai Britannici partenti da Malta. Questo convoglio, trasportava niente di meno che il 10°reggimento bersaglieri indipendente, che il Gambara aspettava da tempo, ma non c'era mai stato modo di caricarlo a Napoli, sempre per i soliti disguidi postali. Come che sia, il 10° sopravvive a sommergibili ed aerosiluranti britannici e sbarca nuovo di pacca a Tripoli; poi con il cabotaggio, viene trasportato a Tobruk, dove il suo arrivo rinvigorisce il morale degli assedia.....ehm...volevo dire dei difensori della piazzaforte.


    Verso la fine turno il Gambara riceve la notizia che i primi beduini si appropinquano alla sezione sud del reticolato difensivo di Tobruk. Sono identificate autoblindo e fanteria con larghi cappelli, da cui si evince che si tratta della divisione australiana.

    Senza porre tempo in mezzo, Gambara dà le prime disposizioni:
    • Si acceleri lo sbarco dai vaporetti dei camioncini e delle piume del 10° Bersaglieri, che deve essere pronto a sferrare contrattacchi nel giro di poche ore
    • Si disponga in riserva il reggimento di cannoni della Regia al Pilastrino, nonché la brigata di artiglieria del fu 20°Corpo d'armata
    • Si dia una scovolinata ai cannoni dell'incrociatore S.Giorgio alla fonda nel porto, che presto dovranno parlare.
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    Prossimamente; l'attacco a Tobruk.
    Saluto totalitario a tutti
     
    Ultima modifica: 30 Gennaio 2014
  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Per essere un gran gioco, è un gran gioco. Il sistema OCS di adatta secondo me in maniera perfetta all'Africa Settentrionale.
    Rimane da vedere se gli Italici passano il 1940 con ancora una pedina rimasta sulla mappa. Sto rabberciando la difesa di El Agheila, nella speranza di tenerla fino all'arrivo dei crauti. Ma sono forze ancora da completare. Ogni divisione ha solo un paio di battaglioni, e di rimpiazzi non ne arrivano fino a febbraio (con 5 o 6 ad ogni turno).
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    In più la lista d'attesa per essere ricostruiti, è lunga tra i reparti italiani
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  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    26 novembre 1940

    Turno tranquillo con gli Inglesi che hanno bisogno di tempo per costituire una solida base di partenza per l'investimento di Tobruk e portare tutti i rifornimenti necessari a pié d'opera.

    Un agente del SIM che ha rapporti "intimi" con una delle segretarie di Wavell, annuncia che il battaglione di cavalleria indiano è stato spedito in Sudan; giubilo nelle file italiane.

    Gli albionici organizzano un nuovo raid su Tobruk. L'obiettivo è sempre di sfasciare più attrezzature portuali possibile, in maniera da interferire con l'alimentazione logistica della piazza. I soliti amici del 37° e 285° bomber group si presentano sulla rada, ma la contraerea e violenta, anche se non molto precisa. Si aggiungono al coro AA anche le batterie antiaeree dell'incrociatore S.Giorgio, ancorato nella baia, e gli Inglesi non riescono ad inquadrare bene il bersaglio. Pochi caccia G 50 si alzano pure in volo ma sono validamente contrastati dagli Hurricane di scorta. Gli Italiani non vogliono usare parecchi aerei in difesa, data la limitazione ai rifornimenti, in questi turni particolarmente sentita, dato che i Britannici accoppano un altro convoglio in viaggio dalla Sicilia a Tripoli. Occorre urgentemente che i tedeschi mandino qualche aereo dei loro a martellare Malta, prima che gli Inglesi "sigillino" completamente le rotte dei rifornimenti dell'asse.

    Vengono formate due compagnie di bersaglieri a Bengasi, ed un nuovo battaglione di volontari ascari motorizzati nella sirtica. Nonostante le proteste della truppa nativa, che pretendeva di essere equipaggiata con cammelli e non con camion, la paziente azione degli ufficiali italiani convince i valorosi libici ad avviarsi verso l'area di raccolta nei dintorni di Agedabia, nel caso in cui Tobruk dovesse cadere. Oh...per inciso, gli ascari vengono avviati a piedi, perché la benzina per i camioncini scarseggia. I camioncini rimangono parcheggiati nell'area del comando del X corpo, fino a quando la quota disponibile di carburante non supererà le scorte minime d'emergenza.

    Con gran contentezza del Gambara, sbarca a Tobruk la brigata di artiglieria motorizzata proveniente da Tripoli tramite cabotaggio costiero. Quando arriveranno anche le munizioni, presumo che Gambara sarà ancora più contento.

    Gli Inglesi dal canto loro, anche se sono in fase di organizzazione per la grande offensiva su Tobruk, non si siedono certamente sugli allori. O'Connor in persona, sempre anelante l'offensiva, va a far visita alle autoblinde della RAF spintesi sino ad Ein Gazala, per intercettare qualunque rinforzo italiano proveniente da ovest. Il tenente che comanda il reparto dell'aviazione inglese, si vede arrivare da sud un intero reggimento motocorazzato e lo riconosce subito come amico. Giunto l'11° ussari a contatto con lui, il tenente domanda al primo tizio in torretta chi diavolo sia e cosa ci faccia lì. Quando si accorge che sta parlando col generale O'Connor in persona, sbianca come un lenzuolo e si prodiga in mille scuse. Il Generale, contrariato, gli risponde che le scuse sono come i buchi di culo, tutti ne hanno uno, e poi si fa aggiornare sulla situazione tattica. Il tenente gli riferisce che la zona è silente come un acquario e che del nemico non c'è traccia. A questo punto, O'Connor, raccatta il suo reggimento e si avvia verso ovest sotto gli occhi stupefatti del subalterno aviatorio. Rotolando sulla Balbia, il reggimento guidato dal focoso generale britannico occupa Derna senza colpo ferire. I quattro carabinieri della stazione locale non hanno altra scelta che arrendersi alla preponderanza delle forze nemiche: fidelis in seculorum

    La divisione indiana marcia sulla Balbia in direzione di Tobruk e recupera la brigata di artiglieria che era stata dimenticata ad est di Sollum. La divisione australiana si sistema a ridosso delle difese italiane ed inizia l'attività vivace di pattuglie, validamente contrastata dalle valorose camicie nere volontarie d'Africa. La 7a corazzata, sparpagliata tra Gambut e Bardia, è sempre in attesa dei rifornimenti, ma a parziale consolazione riceve un battaglione di M-13 di preda bellica per rinforzare la sua linea carri.

    Per gli Italiani al momento va bene così. Ogni turno senza randellate è un turno in meno prima che i crucchi comincino ad affluire
    saluti camerateschi
     

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  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    29 dicembre 1940

    Piogge torrenziali spazzano la Libia dalla sirte fino ad oltre il confine egiziano, di conseguenza l'attività militare è molto limitata. La cosa fa piacere ai soldati ed aviatori di entrambi gli schieramenti che si preparano a festeggiare il capodanno nella migliore maniera possibile.

    Persino i ragazzi di O'Connor si sistemano in gran lusso a Derna per celebrare la ricorrenza, dal momento che finalmente è arrivato il camioncino della 7a corazzata a portargli rancio, pandoro e tutti i regali che a natale non avevano potuto ricevere. Tra questi regali, una carrettata di fusti di benzina per le autoblindo ben infiocchettati ed incartati.
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    Dall'altra parte dello schieramento, arrancano sulla via Balbia le due compagnie bersaglieri di recente formazione, che su una strada resa tremenda dalla pioggia, si muovono con cautela con le loro motorette, che la scivolata in curva è dietro l'angolo, e l'unico casco che hanno, essendo il panettone coloniale, non protegge molto dalle cadute
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    Nella zona di Tobruk, gli Inglesi hanno deciso che il loro principale deposito di rifornimenti sarà ubicato a Gambut, e su questa località convergono le orde di camioncini logistici che fanno la spola giornaliera tra Matruh ed il fronte.
    Gli Indiani, sono decisamente incazzati perché come i bersaglieri della 201a e 202a compagnia, e le rispettive eroiche intendenze, devono lavorare anche a capodanno per portarsi in posizione ad est di Tobruk, nella loro zona di competenza assegnata per l'investimento della piazza.
    Nessun problema invece per gli Australiani, che si danno ai pazzi bagordi a base di alcol, di alcol ed ancora di alcol.


    Buon anno a tutti e ci aggiorniamo a gennaio
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  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    2 gennaio 1941

    Aeroporto di Comiso Sicilia; il personale della base, ancora satollo di spumante e lenticchie, vede atterrare uno strano reparto di aerei da trasporto: si tratta del primissimo contingente destinato dalla Germania alle operazioni in Africa Settentrionale. Gli apparecchi rullano sulla pista in perfetta fila indiana. Alcuni ufficiali italiani vanno ad accogliere i nuovi arrivati, che dopo brevi convenevoli, scompaiono all'interno degli hangar e dei quartieri a loro destinati. Gente seria sti Tedeschi.
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    Napoli: sfilano per la città prima di imbarcarsi non appena vi saranno piroscafi disponibili, i migliori reparti che l'esercito possa offrire. Il comando supremo ha deciso di rischiare il tutto per tutto e di inviare il Africa il meglio del meglio.
    Sono in attesa di imbarco il 32° battaglione genieri d'assalto, comandato dal Conte di Bordighera Mauro Mazzatosta vien dal Lago, l'8° reggimento bersagieri ed il 132° artiglieria, questi ultimi due, appartenenti alla divisione Ariete (corazzata); sentiremo ancora parlare di loro.
    Con l'Ariete partono anche due battaglioni di carri non indivisionati: il 6°, armato di carri medi ed il 5° con carri L3 leggeri.
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    ----------------------------------------------------
    Il Cairo: il Generale Wavell vuole stringere i tempi e comanda l'accelerazione del trasporto dei barilotti a pié d'opera fronte a Tobruk per cominciare la grande offensiva. I generali Peirse e Creagh, rispettivamente comandanti la 4 divisione indiana e la 7a brigata corazzata, si siedono all'ombra di un albero di bacche con un tavolo da campo coperto di carte e si mettono al lavoro. Il piano prevede l'investimento contemporaneo della piazza da est e da sud. La parte sud è lasciata ai galeott...volevo dire agli australiani del Generale Iven Mackay, che hanno il terreno più facile e quindi se la sbroglino da soli. Più pruriginoso è invece il terreno sulla direttrice della 4a indiana, a cui infatti viene assegnato il concorso della brigata carri, asso di briscola della Western Desert Force. Sotto il naso degli Italiani della GAF, le due brigate d'urto della divisione indiana trafilano lungo il margine della scarpata tra Bu Amud e Belhammed e guadagnano una posizione favorevole all'angolo sud orientale della cinta, da cui far partire l'attacco. L'8° ussari, parzialmente montato su carri italiani di preda bellica, si sistema in riserva per sfruttare immediatamente ogni successo delle brigate indiane di Peirse. La base di fuoco indiretto è affidata al 4° Artiglieria Reale a Cavallo, all' 8° Artiglieria da Campo ed al 64° Artiglieria media; un discreto spiegamento di bocche da fuoco, che ha pure un apprezzabile vantaggio di gittata sulla media delle artiglierie italiane.
    Terminate tutte queste disposizioni, l'unica cosa da fare è attendere che un numero congruo di barilotti si accumulino in quel di Gambut, prima di suonare gli italiani come zampogne.
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    Mentre avvengono questi preparativi, terminate le vacanze di fine anno, le rispettive aviazioni entrano in azione: la RAF con il solito attacco su Tobruk, disperso dalla caccia italiana e dalla contraerea, che si dimostra ancora una volta pronta ed attenta, mentre la regia tenta di dare il via ad una nuova brillante iniziativa: il bombardamento sistematico della ferrovia Matruh-Alessandria. La prima incursione a base di un gruppo e mezzo di 79, non trova neppure i binari e si candida ad una visita collettiva dall'oculista. L'idea comunque, dice Porro, è buona.

    Intanto, ad ovest, il Bastico prendeva in esame la situazione dell'interruzione della Balbia da parte delle autoblinde inglesi della RAF e del famigerato ed ormai famoso 11° ussari; e si decideva per dare una strigliata agli Inglesi.
    Alla bisogna venivano incaricate le due compagnie di bersaglieri giunte in prossimità di Beda Littoria.

    L'ardimentoso comandante di questa colonna, faceva sapere che non poteva eseguire l'ordine perché tutte le motorette (ringraziando Iddio pensava lui) erano senza benzina. Bastico, direttamente in contatto con il comandante, raffreddava il sollievo di questi, comunicandogli che l'eroica aveva già in viaggio camioncini dall'arco dei Fileni a Bengasi, da cui avrebbero prelevato due barilotti e li avrebbero messi a disposizione per il movimento.

    A corto di scuse per non combattere, l'ardimentoso si dovette rassegnare ad affrontare gli albionici di O'Connror, stabilmente insediati a Derna con le loro camionette ed autoblinde: Sceglieva di giocare la carta della sorpresa, ed organizzava pure l'attacco piuttosto bene. Giunto nei pressi dei primi ruderi bianchi della città, la 201a compagnia si arrestava e costituiva la base di fuoco di accompagnamento con tutte le sue mitraglie e cerbottane, mentre la gemella 202a, continuava nella corsa senza fermarsi con la speranza di cogliere gli Inglesi impreparati.

    L'attacco sembrava svilupparsi bene e la reazione del nemico era scarsa. In effetti il piano dell'ardimentoso aveva funzionato ed i britannici erano stati colti con i pantaloni alle caviglie, ma i due dadi da sei che rotolavano al seguito della 202a, ancora una volta suonavano musica da cimitero per gli Italici, un bel 6 modificato a 4 per la differenza di rating.

    Nonostante lo shift di 3 colonne guadagnato con la sorpresa, ed il fatto che O'Connor era impegnato con una vestale araba, e quindi non partecipava al combattimento, le blindo britanniche reagivano sufficientemente bene da stroncare l'attacco italiano. Non con la manovra, ma con il semplice fuoco, non appena gli Inglesi si riavevano dal torpore mattutino, sfasciavano un gran numero di motorette bersagliere e spargevano piume ai due angoli occidentali dell'abitato.

    Prima che gli inglesi si incazzassero sul serio e tentassero una sortita totalitaria e risolutiva, l'ardimentoso con la superstite compagnia piumata, mostrava le terga al nemico e se la batteva in direzione di Berta, maledicendo Bastico per avergli ordinato di attaccare un battaglione blindato con due compagnie di motociclette Guzzi.

    Questo dell'occupazione inglese della Balbia ad occidente di Tobruk è un bel problema; impedisce per esempio di aviotrasportare roba sulla base d'appoggio di Gazala e rende per il momento gli Ju-52 crucchi belli da vedere (Oddio...belli) ma piuttosto inutili.

    Ardimentoso saluto a tutti, e ci vediamo a Tobruk.
     
    Ultima modifica: 2 Febbraio 2014
  14. huirttps

    huirttps

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    Bellissimo AAR! Ti rinnovo i complimenti :)

    Ma perchè l'attacco ? Che speranze avevano? Non sarebbe stato meglio tentare di assalire la base logistica inglese (rifornimenti permettendo) dall'altro lato?

    Mi trovo d'accordo con l'ardimentoso che "malediceva Bastico per avergli ordinato di attaccare un battaglione blindato con due compagnie di motociclette Guzzi"
     
  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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  16. huirttps

    huirttps

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    Ah ok. Ma come funziona il sistema di gioco? Ad esempio : ma i due dadi da sei che rotolavano al seguito della 202a, ancora una volta suonavano musica da cimitero per gli Italici, un bel 6 modificato a 4 per la differenza di rating.

    C'è un livello da superare/non superare?

    Avanti Azzurri!
     
  17. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    ScreenHunter_15 Feb. 02 15.24.gif
    Prendendo ad esempio il combattimento tra l'ardimentoso e le truppe di O'Connor.
    ScreenHunter_16 Feb. 02 15.26.gif
    Le due compagnie di bersaglieri tentano un'attacco di sorpresa (overrun) dove appunto c'è più probabilità di sorprendere l'avversario (occorre avere ancora 3 punti movimento dopo il contatto, o se, se ne hanno multipli di 3 si può reiterare l'attacco). Il terreno dove si svolge il combattimento non deve costare più di 3 punti movimento.

    In questo caso: rating qualità bersaglieri 3, rating qualità ussari 5. I bersaglieri tirano due dadi con -2 di malus (differenza tra la qualità). Se ottengono 9 o più hanno la sorpresa, se fanno 6 o meno, sono i bersaglieri che subiscono la sorpresa. In tutti gli altri casi, nessuno sorprende nessuno.

    L'ardimentoso aveva tirato un mitico 11 (-2) = 9, ed aveva ottenuto la sorpresa.

    Ottenuta la sorpresa, si tira un singolo dado da 6 per trovare il numero di colonne sulla tabella di combattimento da spostare verso destra, per far influire la sorpresa sul rapporto basico di combattimento, che nel caso di specie era 1:1

    L'ardimentoso, tirava un 3, quindi (vedi tabella sopra) il rapporto passava da 1:1 a 4:1, da consultare sulla riga close (vedi sempre tabella sopra), per via del fatto che i piumati attaccavano un nemico posto in un villaggio, e si sa che magari dietro una casetta, un'autoblinda ti spara prima che la individui con certezza e cose simili (tieni anche conto che in abitato i mezzi come blindo e carri, perdono il loro raddoppio punti combattimento contro la fanteria senza armi c/c per via del fatto che gli abitati sfavoriscono tali mezzi).

    Per finire si ritirano 2 dadi da 6 (quelli che rotolavano dietro alle motorette dei bersaglieri), e nel nostro caso (sfiga italica), l'ardimentoso otteneva un 5 (nel post precedente riportavo erroneamente 6), a cui occorreva sottrarre 2 (sempre per la differenza di qualità truppe). Il risultato dei dadi era dunque 3, e se leggi il risultato (riga close, colonna 4:1) recita AL1o1Do1. Questa stringa significa che l'attaccante perde obbligatoriamente uno step (in questo caso le due compagnie sono 2 step, quindi una è obbligatoriamente distrutta). Questo soddisfa l'AL1. Poi c'è o1, che è un'opzione per l'attaccante. Egli può scegliere se soddisfare l'opzione con un'ulteriore perdita di uno step o una ritirata di un esagono.

    Tieni a mente, che la prima truppa su cui devi applicare un qualunque risultato, è sempre quella di cui hai usato il rating qualità per fare i calcoli (in questo caso entrambe le compagnie bersaglieri sono uguali, quindi il problema non si pone). Questo simula il fatto che le truppe di cui usi il rating, si presume guidino o comincino l'attacco (o siano in prima schiera in difesa).

    L'ardimentoso, non vedendo vantaggi a far schiattare anche l'altra compagnia, decideva per la ritirata.

    A questo punto c'è il Do1, che è un'opzione per il difensore (Distruzione di uno step o ritirata). Ma se l'attaccante decide di soddisfare un'opzione tramite una ritirata (o non riesce a soddisfare tutte le sue opzioni, perché tutte le sue unità crepano e c'è ancora qualche opzione da soddisfare), allora il difensore può decidere di non soddisfare le sue opzioni.

    Questo il motivo per cui O'Connor e i suoi non hanno dovuto abbandonare Derna, o peggio morire sul posto.

    Un ultimo particolare: la presenza di O'Connor (essendo un leader) volendo poteva dare agli ussari un ulteriore bonus di 1 alla qualità truppe. Ma visto che tale differenziale era già 2 e che il rapporto forza non era preoccupante, ho deciso di lasciare O'Connor con la vestale araba, perché quando si usa un leader in questo modo, c'è rischio che muoia, venga ferito o venga catturato.

    Questo sistema (OCS) secondo me è stupendo perché davvero crea un' incertezza notevole nei risultati dei combattimenti. Anche se hai rapporti forze non ottimali, o super ottimali, questo non basta per calcolare le probabilità di successo. Ci sono molte variabili che possono far slittare (anche in maniera sostanziale) il risultato. Un effetto simulato che si avvicina davvero molto alla realtà.
    Se nei combattimenti veri valessero le soluzioni convenzionali adottate dai wargames (anche sofisticati), alle accademie militari si studierebbe solo statistica inferenziale. Trovo che OCS introduca con un metodo semplice ed intelligente questa realistica incertezza e caos sul campo di battaglia.

    Gran saluto desertico
     
    • Informative Informative x 1
    Ultima modifica: 2 Febbraio 2014
  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    7 gennaio 1941 Tobruk
    iniziativa agli Italiani

    Cielo terso e caldo da schiattare nelle roventi sabbie antistanti Tobruk, e nella piazza stessa. Gli Italiani aspettano...i sudditi di re Giorgio aspettano. E una gara a chi si rinforza di più e meglio. Gambara strilla e bestemmia perché gli si portino più rifornimenti, più rinforzi, più tutto; ma la capacità di scarico del porto e quella che è, e quindi o è moto o è cicletta; motocicletta non si può fare.

    La befana al Gambara comunque comincia a portare tre battaglioni di mitraglieri,trasportati da Tripoli con bettoline, caicchi e barche a remi, che vanno ad aggiungersi alla sua scarna riserva strategica formata sino a quel momento dal solo 10° bersaglieri.

    Nella zona di Derna doppia sorpresa: l'ardimentoso si ritira su Cirene sotto la protezione di un colà giunto battaglione di territoriali, onde evitare che a O'Connor gli prenda qualche prurito e gli cancelli anche la seconda compagnia piumini(bersaglieri). Ma...seconda sorpresa...anche O'Connor decide per un ripiegamento tattico su Tmimi, onde evitare che all'ardimentoso venga qualche prurito e decida, rifornendosi dalla mappa e non in trace, di aggirare tutto l'armamentario inglese via Mechili e cancellargli i camioncini dei rifornimenti. Risolte queste questioni, O'Connor monta su un cammello, e con la sua guardia pretoriana si riavvia verso Tobruk, che di stare a Derna si è stufato.
    ScreenHunter_19 Feb. 03 17.31.gif Gran frastuono aereo sia su Tobruk che su Matruh. La caccia britannica, col gruppo Hurry 274 si mette in crociera offensiva sulla baia di Tobruk per vedere se qualcuno ha le palle di alzarsi in volo. I cacciatori del 10° gruppo le palle le hanno, e corrono ai loro G-50 (anche se ne rimangono ben pochi). Decollano e prendono di petto gli apparecchi britannici, abbattendone sette, contro la perdita di uno dei loro. Grossi Tonneaux della vittoria sulla baia e barba a volo radente alla torre di comando del S.Giorgio, dove l'ufficiale di guardia si rovescia addosso il cappuccino per lo spostamento d'aria(ricorda nulla come scena?), bestemmia in ligure, e giura di avere la testa del dannato pilota da caccia.

    Poco prima che i Britannici arrivassero, si era del resto alzato in volo il gruppo dei 79 per andare a dare il martello alla ferrovia dietro Matruh. Ancora una volta gli impavidi (equipaggi degli SM 79) passano attraverso una contraerea non molto convinta e questa volta riescono persino ad individuare i binari...quanto poi a riuscire a piazzarci sopra qualche bomba...quello è un altro discorso. Tra improperie e sfottò reciproci, gli squadroni dei 79 se ne tornano mesti ed incazzati a Tobruk, dove incontrano gli Hurry di ritorno dalle legnate sulle gengive prese dagli Italiani. Buon per i 79 che gli Inglesi sono senza broda e a corto di munizioni e di entusiasmo, che se no ci scappava qualche morto.

    Mentre tutto ciò si svolge, il Gambara studia e ristudia le mappe, la presunta dislocazione del nemico e le sue opzioni. Il generale e convinto di poter fare meglio del Pitassi Mannella storico, il quale Tobruk se la fece sfilare da sotto, in pochi giorni. Anzi, pensa il Gambara che se riesce ad ottenere qualche altro rinforzo, la piazza la può anche tenere. Occorre specialmente evitare che i Tommies arrivino ad un esagono dalla baia, che se ci riuscissero gli bloccherebbero i rifornimenti trace, e poi tutto dai barilotti bisognerebbe pescare; sia munizioni che fagioli; ed a quel punto la sorte sarebbe probabilmente segnata.

    Il SIM dal canto suo dice che gli Inglesi stanno ancora completando il loro deposito campale a Gambut, ed alcune intercettazioni radio fanno sembrare che la preparazione dell'offensiva sia ancora in corso.

    Quindi, passata un'altra giornata di lavoro, il Gambara si mette in babucce e scuffietta da notte con pallina, e se ne va a dormire. Lungo la linea dei reticolati esterni, la truppa si prepara anch'essa alla guardia notturna, ed il personale autorizzato se ne va pure lui a nanna.

    Verso le 03:00 nel settore orientale della GAF si ode qualche colpo d'arma da fuoco, poi il fuoco si intensifica, poi entrano nel coro mitraglie e cannoncini da 20, e poi scoppia il casino generalizzato. Responsabili del tumulto, sono le due brigate indiane appostate all'angolo sud orientale della cinta: infingarde e facinorose, hanno dato vita ad un attacco ai danni proprio del 32° reggimento guardia alla frontiera. In silenzio e senza preparazione alcuna, muovendosi sulle loro scarpette di para da deserto, con tutto l'equipaggiamento assicurato alle buffetterie e con le facce annerite e barbute, gli indianacci penetrano nelle linee del reggimento, e prima che gli italiani possano accorgersene gli sono addosso, baionetta e bomba a mano. Ancora una volta i temerari (inglesi) si affidano all'overrun, e per la prima volta lo tentano con la fanteria appiedata.

    La sorpresa per gli Italici è pressoché totale, ma piano piano, i militi della valorosa GAF si riprendono e cominciano a combattere. La cosa va avanti per un paio d'ore ed alla fine gli Indiani, credendo che non c'è più trippa per gatti, così come sono arrivati, così se ne vanno, dopo averci lasciato qualche turbante.

    E fanno male, perché se non fosse stato così buio, si sarebbero accorti che la battaglia l'avevano vinta loro. All'atto della ritirata infatti, di Italiani superstiti ce n'erano rimasti una manciata ed il 32° aveva praticamente cessato di esistere.

    Sula via del ritorno gli Indiani si incrociavano con l'8° ussari che avanzava (come da piano prestabilito) per sfruttare il successo. Il comandante ussaro chiedeva quindi agli indiani dove fosse il successo, ed un sergente, prima lo mandava al diavolo in dialetto punjabi, e poi indicava generalmente con la manina la direzione ovest. Fu buona ventura per i carristi dell'8° che quando arrivarono in posizione, di militi della GAF ne rimanevano due o tre, e che prontamente, spossati dal combattimento precedente, alzassero le mani.

    Nel mentre avvenivano questi misfatti, sulla sinistra degli Indiani, la stessa tattica cercavano di applicarla pure gli Australiani. Fronte a loro, le valorose camicie volontarie d'Africa erano però sul chi vive, a causa degli schioppi che provenivano dalla gazzarra sulla loro sinistra.In più, gli australiani venivano avanti con in testa il reggimento autoblindo, molto meno silenzioso della fanteria indiana.

    Le camicie avevano così un po' più di tempo per preparare un accoglienza degna del rango dell'ospite: sfruttavano ogni piega delle abbozzate trincee della cinta, ed anche i pochi fortini funzionanti che erano riusciti ad occupare con vari nidi di mitragliatrici. Facevano entrare le blindo all'interno della loro posizione, e poi tutti insieme, su ordine del comandante di battaglione, aprivano il fuoco in un'apocalisse notturna di traccianti multicolori, e con un frastuono che si sentiva fino al Cairo; meno male che Wavell era già sveglio di suo.

    Il battaglione australiano delle blindo veniva trinciato come tabacco del Kentucky dalla mitraglia sui lati e sulle terga, e dallo scarso ma preciso fuoco perforante di fronte; un vero e proprio macello. Gli equipaggi Australiani ancora un po' novellini, non trovavano il modo di organizzarsi per proporre una reazione efficace all'imboscata degli Italiani, e così ci lasciavano tutte le penne e tutte le autoblindo. Pochi scampati uscivano dai mezzi immobilizzati o distrutti, e chi riusciva ad evitare il fuoco di fila della mitraglia italiana se la batteva verso la linea di partenza.

    Il problema per gli Italiani era che dietro alle autoblinde, arrivavano due brigate di fanteria australiana, magari non proprio veterane, ma guidate da Gott in persona, che tutti incitava e tutti cazziava. Il combattimento si faceva dunque serio, e poi sempre più disperato per gli Italiani, soverchiati numericamente. A questo punto si imponeva la decisione: crepare sul posto e lasciare esposta l'artiglieria al forte Pilastrino dietro alla posizione principale di resistenza, o ripiegare sul Pilastrino e non lasciare i cannoni al loro destino. Il comandante delle camicie volontarie, mandava quindi una staffetta, prestandogli la sua balilla da deserto personale, al porto per chiedere lumi al Gambara. Giungeva tosto il permesso di ripiegare, e le camicie in perfetto ordine, ripiegavano, con un'azione di retroguardia da manuale che scalpava qualche altro Australiano non sufficientemente attento alla pelle durante l'inseguimento.

    Gambara intanto scalpitava e cristonava al suo posto comando, posto non lontano da quello della marina vicino alle banchine del porto. Giunta notizia che l'attacco nemico non aveva proprio sfondato, ma solamente "progredito" prendeva l'ardua decisione di rilasciare il 10° bersaglieri dalla sua magra riserva. Il reggimento accorreva a tutta birra a nord di King's Cross per contenere gli ussari che minacciavano di portarsi ad un esagono dal porto e tagliarlo fuori dai rifornimenti "trace" marittimi. Si appostava quindi a difesa improvvisata lungo i vari torrenti in secca che si propagavano dalla costa verso l'interno.

    Con questa mossa, si concludeva il primo atto della battaglia per Tobruk.
    ScreenHunter_17 Feb. 03 17.25.gif

    Attendiamo fiduciosi il secondo atto. La mia impressione e che adesso gli Inglesi, mettono in batteria tutte le bocche da fuoco che hanno, ed iniziano un attacco devastatore, senza più sorprese e senza più sottigliezze.

    Saluto dal rovente deserto cirenaico
     
    Ultima modifica: 3 Febbraio 2014
  19. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    8 gennaio 1941

    L'iniziativa in questo turno appartiene ai Britannici, che grazie a Dio non hanno ancora accumulato sufficienti rifornimenti per poter dare pieno seguito all'attacco che avevano imbastito nel turno precedente.

    O'Connor, rientrato dalla sua vacanza ad occidente riprende saldamente le redini della Western Desert Force schierata fronte a Tobruk, e decide, nell'attesa dei preziosi rifornimenti per un rimaneggiamento del dispositivo:

    Rinforza sulla posizione di King's Cross la 17a brigata australiana con la 19a ed avvicina la riserva divisionale (16a brigata) alla linea di contatto.

    Dispone poi che la divisione indiana, ceda temporaneamente una brigata a quella australiana, allo scopo di coprire l'estrema sinistra dello schieramento, per cautelarsi da possibili sortite nemiche nel settore occidentale del fronte di investimento.

    Mentre avvengono questi spostamenti di truppe, la caccia britannica si presenta di nuovo con una missione di superiorità aerea sulla base della regia a Tobruk. Di nuovo tutti e due i gruppi di caccia di base nella piazza, decollano per affrontare il nemico. Ne deriva una furibonda mischia in cui CR 42 e G 50 affrontano i resti di due gruppi di Hurricanes che giostrano sul cielo della base italiana. Gli Italiani si prendono un rischio e decidono di lasciare ai soli G 50 il contenimento dell'attacco degli Inglesi, mentre gli 8 Cr 42 superstiti dell'8° gruppo CR 42 mettono ad orbitare fuori tiro ad ovest della battaglia. Il combattimento tra i 50 e gli Hurricanes è furibondo, e vengono abbattuti aerei da entrambe le parti. Poi con un certo numero di aerei danneggiati, gli Inglesi decidono di sganciarsi. I superstiti G 50, si avviano all'atterraggio per essere riarmati e riforniti; ma i CR 42 si avventano su tutti gli Hurricanes azzoppati che non riescono a fare abbastanza velocità per sfuggire e li abbattono l'uno dopo l'altro. Gli Italiani perdono 2 G 50 e gli Inglesi 11 Hurricanes. Tra i Cr 42, nessuna perdita. Degli 11 Hurricanes abbattuti, 2 sono preda dei 50 ed i rimanenti 9 dei 42; il tenente pilota Galeazzo Mussolesi si aggiudica le sue prime due vittorie confermate.

    Naturalmente l'intento degli Inglesi era quello di acquisire la superiorità aerea sul cielo di Tobruk, in maniera da scatenare poi i bombardieri sul porto, bombardieri che in questo turno non hanno potuto decollare per via del maltempo sulla loro base a Matruh. La buona notizia è che la regia continua imperterrita ad imporre alla caccia inglese la sua legge, il che è estremamente positivo, perché significa che il X corpo aereo tedesco, che ha cominciato ad arrivare in teatro all'inizio del mese, si può concentrare sul martellamento di Malta. Ed infatti, nel mese di gennaio, sino ad ora, i trasporti marittimi italiani dalla madrepatria non hanno subito alcuna perdita, dal momento che gli aerosiluranti ed i sommergibili basati a Malta sono stati duramente randellati dalla Luftwaffe.

    O'Connor che aveva seguito in diretta la battaglia aerea, non poteva fare altro che masticare amaro e predisporre la sua programmata mini offensiva di assestamento nella zona orientale di Tobruk. A tale scopo ordinava alla divisione australiana di tentare un attacco di sorpresa su El Gubbi, località tenuta dal 10° Bersaglieri e da un reggimento di artiglieria della GAF. Designava Gott a guidare l'attacco, e lo insultava pesantemente quando questi, per un ritardo nelle sue trasmissioni non eseguiva l'ordine. Si ricominciava tutto da capo il giorno dopo, oramai sfumata la sorpresa, includendo nella puntata anche reparti della 7a brigata corazzata. Senonché anche questo secondo attacco nasceva male, dal momento che il comandante dell'8° ussari comunicava di avere rifornimenti sufficienti solo per metà del suo reggimento. O'Connor tagliava corto e gli ordinava di muovere con i cruiser e di lasciare a casa gli M 13 di preda bellica.

    Nel frattempo Gambara, che aveva sentito la puzza di bruciato, sotto forma di un aumento improvviso delle bestemmie tra comandanti inglesi intercettate dal suo servizio radio,aveva preso le sue precauzioni. Aveva quindi ordinato al 27° ed al 55° battaglione mitraglieri di rinforzare rispettivamente le camicie volontarie al Pilastrino ed il 10° Bersaglieri a El Gubbi. Purtroppo il 55°, incontrando difficoltà di movimento sul difficile terreno che si snoda dal porto verso l'interno, non riusciva a raggiungere in tempo i bersaglieri, ma questo come vedremo, non influiva negativamente sull'esito.

    Predisposte tutte le misure di collegamento tra gli Australiani ed i carri, ancora una volta Gott riceveva l'ordine di guidare l'attacco. Le rispettive artiglierie tacevano per scarsezza di munizioni. L'attacco si sviluppava da subito senza molta convinzione con gli ussari in testa seguiti dalla fanteria australiana. Il 10° bersaglieri era già in stato di allarme e reagiva prontamente con il fuoco di tutte le armi. Un Cruiser A 13 veniva immobilizzato, e poi un altro, ed un terzo distrutto; il fuoco dei piumati era preciso e sostenuto. Parlavano i 47/32 della compagnia anticarro, che a distanza medio corta, contro i cruiser avevano vita normale e non impossibile come sarebbe stato contro i Matilda. Per di più i carri britannici dovevano attraversare un grosso fiume in secca (uadi) ed all'uscita dell'argine occidentale, impennati a 40 gradi, offrivano la panza scoperta ai cannoni dei bersaglieri. Gli Inglesi, con grande incazzatura di O'Connor, mollavano la presa quasi subito quando vedevano che gli Italiani sapevano quello che stavano facendo. I carri di punto in bianco, piantavano in asso la fanteria e si ritiravano oltre la loro linea di partenza. Gli Australiani, disorientati dalla mossa subitanea dei colleghi, prima incassavano un po' di fuoco anti personale dei bersaglieri e poi decidevano anche loro di ripiegare.

    Il turno si chiudeva così con i gentiluomini del Commonwealth in posizione peggiore di quando avevano iniziato l'attacco, avendo sgombrato entrambi gli esagoni che occupavano, e se l'iniziativa dovesse arridere agli italiani nel prossimo turno, Gambara non mancherà certo di approfittarne, rioccupando le trincee perdute in precedenza.
    ScreenHunter_21 Feb. 05 19.30.gif

    Come piccola nota a margine, l'ardimentoso ed i suoi bersaglieri hanno occupato Derna, e sono stati raggiunti da un battaglione di territoriali a marce forzate da Cirene, e dal camioncino dell'eroica che trasporta uno strano generale, piccolo, barbuto e costantemente incazzato: un tale generale Bergonzoli.
    ScreenHunter_22 Feb. 05 19.30.gif
    Altra piccola nota a margine: ho l'impressione che la mancanza del reggimento dei Matilda e la presenza a Tobruk di qualche reparto italiano decente come i bersaglieri del 10°, potranno fare un minimo di differenza rispetto all'investimento storico della piazza.
    saluto motorizzato a tutti
     
    Ultima modifica: 5 Febbraio 2014
  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    12 gennaio 1941

    Alcune cose interessanti avvengono durante questo turno:

    La Royal Navy si presenta davanti a Tobruk, con le Corazzate Barham e Repulse, con relativa scorta. Tenendosi alla larga dalla gittata delle batterie del S.Giorgio, aprono un fuoco devastatore sulle strutture portuali e le ammaccano non poco; 2 hits secchi e adesso Tobruk può ricevere solo 3 barilotti per turno.

    Gli Inglesi si ritrovano improvvisamente senza caccia, perché il gruppo Hurricanes superstite viene ritirato per essere rimesso in sesto.

    Un ennesimo attacco aereo a Tobruk, per completare gli sfasciamenti operati dalla Royal navy, si infrange contro la resistenza dei CR 42, ancora una volta levatisi in volo dalla base aerea della piazza: 1 Blenheim abbattuto, gli altri se la battono. L'ondata successiva di wellington, cade pure sotto le grinfie dell'8° e ci lasciano 5 bombardieri. Contro i Wellingtons, Galeazzo registra la sua terza vittoria. Adesso sta a due Hurricanes ed un Wellington, ben avviato verso lo status di asso.

    Un nuovo reggimento di artiglieria campale (il 22°) sbarca a Tripoli.

    O'Connor da disposizioni alla divisione australiana ed alla 7a corazzata di rioccupare le posizioni perse nel turno precedente (purtroppo i Britannici vincono l'iniziativa anche in questo turno). Addirittura gli Australiani abbozzano un tentativo di infiltrazione sul Pilastrino, prontamente stroncato dall'artiglieria colà presente (con gran dispendio ahimè di barilotti italiani; ben 4). In cambio di tale investimento, gli Australiani si danno una calmata e si ri acquattano nelle loro buche testé rubate agli Italiani.

    Finalmente il 55° Mitraglieri arriva ad El Gubbi a dare manforte ai valorosi bersaglieri del 10°

    O'Connor si rassegna ad attendere rifornimenti seri, prima di tentare un nuovo attacco, si spera in casa inglese, questa volta in grande stile.

    Bergonzoli, appena arrivato, da già segni di squilibrio mentale, raccattando la compagnia bersaglieri 201a ed i territoriali e portandosi in prossimità dell'11° ussari inglese. Questi sorpresi dalla mossa, non riescono ad inscenare un attacco nei confronti degli Italiani che si trascinano per metà a piedi lungo la Balbia. Anche qui, se mai gli Italiani riusciranno nel prossimo turno ad avere l'iniziativa, potrebbero tentare un attacco disperato per riaprire la strada, cosa più che mai necessaria adesso che il porto di Tobruk ha ricevuto rilevanti mazzate.

    saluto cameratesco
     

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