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AAR La Fortezza sul Volga

Discussione in 'The Operational Art of War' iniziata da Luigi Varriale, 20 Agosto 2024.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Nella notte tra il 21 ed il 22 i combattimenti gradatamente riprendevano in alcuni limitati settori del fronte di Stalingrado.

    La novità più importante era la spinta di elementi avanzati della 295a divisione di fanteria verso l’approdo 62. Un battaglione di fanteria tedesca, appoggiato dagli onnipresenti cannoni anticarro usati per demolire gli edifici dove i sovietici ci erano barricati. Con un potente attacco appoggiato da aviazione ed artiglieria divisionale, i Tedeschi riuscivano a sloggiare una compagnia di 50 operai sovietici dalle difese intorno all’approdo, ma non riuscivano ad avanzare, bloccati dai mortai da 82 millimetri della 92a brigata di fanteria di marina e dai cannoni di un plotone di carri leggeri; dovevano fermarsi e mettersi al coperto prima di aver raggiunto i loro obiettivi. La compagnia di operai veniva in seguito riorganizzata e posta in riserva, mentre le posizioni perdute venivano rioccupate prima in nottata dal II battaglione della 92a brigata di fanteria di marina.

    Da segnalare anche nel settore della fabbrica dei trattori, la decisa azione della compagnia comando della 11a divisione della NKVD (una compagnia motorizzata di 120 uomini che ne prevedeva 200 a pieno organico e che contendeva il terreno al nemico palmo a palmo, conducendo una ritirata graduale verso la fabbrica allo scopo di dare il tempo alle difese del complesso di essere organizzate. Alla divisione rimanevano quattro risicati battaglioni, tre dei quali combattevano 3-4 chilometri ad est della fabbrica Barricady, mentre il quarto era appunto parte della difesa della fabbrica dei trattori. Queste forze verranno completamente distrutte nella notte.

    Nel settore sud, un ennesimo attacco da parte della 29a divisione motorizzata aveva fatto ulteriori leggeri progressi lungo la sponda del Volga; i Tedeschi erano giunti a tre chilometri dall’approdo centrale tramite due violenti attacchi portati dal 15°reggimento di fanteria appoggiato XXIX battaglione blindato esplorante. Il primo attacco i Russi avevano respinto, causando al nemico 160 morti tra la fanteria e 40 tra i genieri d’assalto che vi avevano preso parte. Inoltre venivano distrutte due autoblindo pesanti tedesche, due erano danneggiate oltre ad uno StuG III. I Tedeschi perdevano anche un semicingolato. I resti del battaglione della guardia che difendeva la posizione però era costretto a ritirarsi sotto la pressione avversaria. Con un selvaggio contrattacco una nostra vecchia conoscenza, il II/272°reggimento della NKVD, riconquistava la posizione facendo sloggiare la scossa fanteria tedesca a colpi di bombe a mano e coltelli. I mezzi corazzati visiosi attaccati con bottiglie incendiarie e rimasti senza l’appoggio della fanteria, si ritiravano poco dopo. In questa azione i Russi perdevano 130 uomini ed un M-3 del comando di settore. Ci mancò poco che venisse colpito anche il mezzo del generale Krumilov dai mortai tedeschi. Dopo questa notevole azione però i Tedeschi non si perdevano d’animo e rinnovavano l’attacco qualche ora dopo, aggiungendo il 71°reggimento di fanteria della 29a motorizzata. A quel punto il II/272° NKVD che era solo a difendere la posizione con 160 fucili e due mitragliatici, cedeva di schianto. I tedeschi irrompevano nelle posizioni occupate dai Sovietici e prendevano molti prigionieri al prezzo di un’altra ventina tra morti e feriti tra le loro fila. Bilancio totale dell’azione, 800 metri per i Tedeschi, che vennero alla fine fermati davanti alle difese improvvisate del I/271°NKVD, dei resti del II/39°della guardia e del battaglione sicurezza del comando alternato della 62a armata.

    Lo schieramento difensivo dei Sovietici in questo settore andava dal Volga alla periferia ovest e lasciava scoperto il fianco destro di un tre chilometri all’estremo di tale periferia. A guardia di tale fianco, all’estrema sinistra della posizione tedesca, c’era il fortissimo II/26°panzergrenadieren, prestato daall 24a panzer alla 29a motorizzata proprio per evitare possibili idee dei Russi in quel settore. In più era stata identificata una compagnia di carri armati tedeschi, tramite rapporti dei civili, subito dietro a questo fortissimo battaglione meccanizzato. Tuttavia sulla destra di questo battaglione le pattuglie ed i cecchini russi segnalavano solamente la presenza di una batteria o due di cannoni antiaerei, e quindi per un po’ il generale Krumilov meditò un contrattacco in quel settore con l’idea di riprendere il silo, l’approdo sud ed accerchiare i due reggimenti di fanteria della 29a divisione motorizzata. Sarebbe stata un’azione temeraria, spettacolare e che avrebbe senza dubbio potuto segnare le sorti della battaglia di Stalingrado; ma la domanda era: c’erano forze sufficienti per un tale contrattacco? C’era poco da utilizzare: il 911°reggimento della 244a divisione di fanteria, ridotto ad un terzo dei suoi effettivi e che tra l’altro guardava il fronte contro il suddetto battaglione panzergrenarieren, e tre battaglioni della NKVD, che se avevano qualche valore in difesa tra le macerie, in attacco dato il loro quasi inesistente armamento non potevano essere considerati una forza affidabile. Dopo varie cogitazioni Krumilov, consultatosi anche don Kuidov, decise che il contrattacco sarebbe stato controproducente, anche alla luce del fatto che una compagnia carri tedesca era stata, come detto, individuata in seconda schiera, Krumilov preferì saggiamente mantenere le sue scarse forze in posizioni protette e fortificata invitando il nemico a rompersi la testa contro di queste.

    In nottata cominciava il trasferimento del 161°reggimento della 95a divisione di fanteria, giunto all’approdo centrale qualche ora prima. Questo reggimento era urgentemente richiesto nel settore del Kurgan, dove la compagnia comando di Kuidov e i due esauriti battaglioni della guardia di quello che rimaneva della 13a divisione di Rodimtsev oramai non potevano più trattenere la 24a divisone panzer e la 71a divisione di fanteria tedesche. L’operazione di soccorso si presentava particolarmente complessa in quanto il 161°non si pensava potesse arrivare in tempo per prevenire un disastro – il nemico era a 3 chilometri dal Volga – Quindi il compito di portare un primo soccorso al comando d’armata e delle truppe che combattevano direttamente ai suoi ordini fu dato ad un battaglione del 241°reggimento della stessa 95a divisione, che comunque avrebbe dovuto marciare a tappe forzate tra le rovine della città e sotto il fuoco dell’artiglieria nemica per raggiungere le nuove posizioni e non era affatto sicuro che sarebbe arrivato in tempo. Pur tuttavia il movimento cominciava; il resto del 241°era ancora sulla sponda est ed il suo trasferimento in città era previsto per il giorno successivo.

    Sempre nella notte tra il 21 ed il 22, il comando divisionale di Batjuk ed il 1045°reggimento giungeva all’approdo Skudry.

    Dal momento che in questo periodo le direttive generali del comandante della 62a armata erano per lo più di rinforzare le difese allo scopo di causare il massimo rateo di perdite al nemico che avesse proseguito con la sua offensiva, vediamo come questa temporanea organizzazione difensiva si articolava settore per settore.

    La 62a armata era articolata in settori difensivi.

    Il settore sud, a difesa contro le truppe tedesche che raggiunto il Volga nel quartiere Minima stavano tentando di risalire lungo la sponda del fiume per eradicare da sud a nord i Russi dalla città. Il comando qui apparteneva al generale Krumilov, vicecomandante della 62a armata ed alla data del 22 settembre era oramai costituito per la maggior parte da battaglioni polizia della NKVD, abbarbicati al terreno e sfruttanti l’ambiente per riequilibrare la decisa disparità di armamento con i Tedeschi. Ai fianchi di questo schieramento della NKVD, ad ovest vi era l’unico reggimento rimasto della 244a divisione di fanteria e ad est, vicino alla sponda del Volga, 180 guardie della 13a divisione ed il battaglione comando di Krumilov, 340 tra assaltatori e fucilieri, appoggiati da cannoni antiaerei da 37 millimetri e semicingolati americani M-3 garantiti dagli Stati Uniti tra i vari sistemi d’arma che gli Americani fornivano alla Russia per difendersi dall’aggressione tedesca. Opposta a queste forze c’era la 29a divisione motorizzata, appoggiata da elementi della 24a divisone panzer e dalla 94a divisione di fanteria.

    Il settore centrale/Kurgan, si snodava dalla Piazza Rossa alla fabbrica chimica Lasur. Questo era un settore vasto di quasi 15 chilometri di fronte, ed era anche quello in quel momento più delicato in assoluto. Si andava dal sottosettore della stazione centrale difeso dai resti della 10a e della 42a brigata di fanteria, appoggiate dal 34°reggimento delle guardie di Rodimtsev, a quello della raffineria di petrolio, tenuto dall’appena giunto in rinforzo 90°reggimento della divisione Matrinenko (95a). vi era poi il sottosettore del Kurgan di Mamayev vero e proprio, oramai non più nelle mani dei Russi, ma chiamato ancora con il suo nome originario a rafforzare la certezza che i Russi l’avrebbero presto ripreso. Questo sottosettore oltre che a contare tra i suoi difensori il comando d’armata del generale Kuidov in persona, disponeva anche degli unici due battaglioni rimasti del 42°reggimento della 13a divisione della guardia. Questo era il settore più critico: qui la 24a divisione panzer, punta di diamante dello sforzo tedesco a Stalingrado, era a tre chilometri dal Volga, appoggiata dalla 71a divisione di fanteria e reparti minori del genio, di cannoni d’assalto e di carri armati. Qui Paulus aveva deciso per lo sforzo principale ed aveva scelto bene il punto. Per i Russi Era in corso di affluenza un battaglione della 95a divisione di fanteria russa a difesa di questo importante nodo strategico, ma non era ancora giunto nelle posizioni previste e comunque un solo battaglione non sarebbe stato sufficiente a trattenere due divisioni tedesche di cui una corazzata. Il piano era quello di portare ancora un reggimento intero della 95a divisione a difesa di questa zona.

    Il settore Ottobre Rosso, si incentrava sull’omonima fabbrica difesa dalla 92a brigata di fanteria di marina; brigata controversa e discussa a causa delle sue prestazioni altalenanti, in special modo in quanto unità d’élite della Marina Sovietica. In questo settore un insieme della 295a divisione di fanteria, appoggiati da elementi della 71a ed ancora una volta della 24a divisione corazzata (battaglione anticarro), avevano raggiunto il volga il giorno 19. Ad ulteriore rinforzo del settore i Tedeschi avevano schierato in zona anche il Kampfgruppe Stahel, un reparto ad hoc della Luftwaffe che combatteva a terra. Il reparto della consistenza di una brigata si era già distinto in combattimenti precedenti. Le forze germaniche presenti in questo settore avevano occupato metà della fabbrica Ottobre Rosso, e come detto, raggiunto il Volga all’altezza del cosiddetto approdo 62, che prendeva il suo nome dalla denominazione dell’armata che difendeva la città. La difesa si imperniava sui due battaglioni di marinai che difendevano ancora la porzione di stabilimento in mano ai russi, il III ed il IV battaglione, rinforzati da una compagnia di quella che era stata la 137a brigata carri dotata di mezzi leggeri T-60. Tale compagnia contava al 22 settembre 6 carri armati leggeri. Il comando della brigata era posizionato alle spalle di questi due raparti di fanteria di marina e la compagnia carri era stata inglobata nel reparto di sicurezza di tale comando (colonnello Armis Butrenko), costituito da 150 tra assaltatori e fucilieri con una ventina di camion per il servizio logistico e di trasporto truppe. Nella posizione in cui la brigata si trovava per la verità non c’era un gran bisogno di trasporto truppe; il III ed il IV battaglione erano abbarbicati alle rovine di quello che ancora tenevano dello stabilimento e si erano ampiamente trincerati tra le macerie. Il fianco sinistro, sulla sponda del Volga, era tenuto dal provato secondo battaglione, dietro al quale era stata posizionata in riserva una compagnia di operai della fabbrica che avendo perso i loro edifici dove lavoravano erano stati trasformati in fanteria armata di ogni genere di arma, compresi coltelli ed altre armi bianche oltre che bombe a mano, bottiglie molotov e qualche fucile. È da tenere presente che il fronte in questo settore correva anche qui da est a ovest invece dche da nord a sud, in quanto i Tedeschi raggiunto il Volga tendevano a fare una conversione per la sinistra ed a ripulire il resto del settore. Sul fianco destro il fronte era tenuto dai resti della 9a brigata motorizzata rimasta oramai con 300 uomini, 18 veicoli e varie armi di supporto, rinforzata dall’ultimo elemento rimasto della 315a divisione di fanteria; un plotone di una quarantina di uomini con tre sottufficiali. All’estremo ovest, quasi presso il villaggio dei lavoratori, c’era l’ala destra dello schieramento russo costituita dal I battaglione di marinai. Questo reparto aveva sostenuto una serie di battaglie nei giorni precedenti nei quali i Tedeschi avevano tentato di approfittare della sua posizione isolata e facente funzione di spartiacque dell’attacco tedesco. Ma il battaglione era ancora lì a riscattare parzialmente precedenti prestazioni discutibili della 92a brigata.

    Il settore Barricady si poteva dire che fosse quello più tranquillo del teatro. aliquote minime della 295a divisione di fanteria tedesca premevano verso est ma senza molta convinzione. Il fortissimo reparto sicurezza e comando della 6a armata continuava spavaldamente a risiedere presso il villaggio dei lavoratori, ma i Russi non avevano sufficienti forze per attaccalro, né aviazione con cui bombardarlo. Il comando di Paulus si teneva poi a distanza di sicurezza dall'artiglieria russa situata sull'altra sponda del Volga. Si stava valutando la possbilità di trasferire un reparto di artiglieria sulla sponda ovest ma in quel momento i traghetti erano impegnati in cose più importanti. I due battaglioni tedeschi a 4 chilometri dal complesso industriale Barricady erano guardati da 3 battaglioni della NKVD e finché questi rapporti di forze non fossero sostanzialmente cambiati, questo per i Tedeschi era un settore secondario.

    Infine Il settore della fabbrica dei trattori non appariva al 22 settembre particolarmente problematico. Il motivo di ciò non era un rallentamento della pressione tedesca in quest’area del teatro di operazioni, bensì il fatto che la ricognizione sovietica in quella zona era oltremodo scarsa dal punto di vista delle pattuglie e le “soffiate” dei civili dietro le linee non potevano compensare questa manchevolezza in maniera sufficiente. Si sapeva che i Tedeschi mantenevano in zona due divisioni; una motorizzata e l’altra di fanteria, La compagnia comando della 11a divisione NKVD che aveva avuto per lungo tempo il comando del settore aveva condotto una sagace ritirata ritardatrice lungo la ferrovia Orlovka-Stalingrado, e adesso le truppe tedesche si trovavano a circa tre chilometri dal distretto industriale vero e proprio. Stavano però cominciando ad affluire rinforzi russi anche in questo settore. L’intera divisione di Batjuk era destinata lì ed il comando divisionale, con due battaglioni del 1045°reggimento ed uno del 1043°erano già sbarcati presso l’approdo Skudry insieme al comando divisionale che avava preso il controllo tattico della zona. Già trincerati all’interno del complesso industriale c’erano due compagnie di operai, che smontati dal lavoro a turno si occupavano della difesa della fabbrica, un plotone di carri T-34 sempre guidati da civili, il IV battaglione della 149a brigata di fanteria ed un battaglione della NKVD. In arrivo da nord c’erano inoltre un secondo battaglione della 149a brigata di fanteria, il famoso 196°reggimento separato di Rynok del colonnello Nikita Abrusev, e due ulteriori carri T-34. Stavano inoltre per entrare in linea di combattimento, come abbiamo visto i battaglioni di avanguardia di Batjuk. La situazione rimaneva dunque critica ma gestibile.

    In definitiva alla fine di settembre 1942, la strategia generale del generale Kuidov, approvata anche dal generale Eremenko, era quella di una difesa il più ferma possibile nei rimanenti settori della città mantenuti dai Russi allo scopo di dissanguare il più possibile le forze tedesche, in attesa che il flusso di rinforzi cautamente concessi dalla STAVKA avessero portato alla possibilità di un contrattacco. I rinforzi a Stalingrado erano come sappiamo dai documenti ufficiali russi concessi giusto nella misura di mantenere la città, in quando l’alto comando stava raccogliendo le forze per le sue grandi operazioni controffensive del novembre dicembre su entrambi i fianchi della 6a armata tedesca e sulle forze alleate dei tedeschi sul Don. Alla fine di settembre dunque al comando della 62a armata albergava un moderato ottimismo, nonostante l’andamento non proprio favorevole delle operazioni delle ultime due settimane.
     
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    Ultima modifica: 19 Settembre 2024 alle 06:44
  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Durante la giornata del 22 le azioni dei Tedeschi si concentrarono particolarmente in due punti: il settore raffineria di petrolio/Kurgan ed il quartiere Ottobre Rosso. Si registrarono anche limitati attacchi in direzione della fabbrica dei trattori, ma questi altro non erano che la prosecuzione di azioni precedenti volte a stabilire una solida base per la preparazione dell'attacco finale al complesso industriale. Qui proseguiva la ritirata manovrata e l’azione ritardatrice della compagnia comando dell’11a divisione della NKVD, che oramai stremata e con 60 uomini e 4 mitragliatrici rimaste, cominciava a ripiegare all’interno delle linee del III/1043°reggimento della divisione di Batjuk, il quale, appena giunto in rinforzo, stava procedendo all'occupazione di una posizione tra le rovine alla destra del complesso. Gli elementi di avanguardia della 60a divisione motorizzata tedesca si presentarono per primi davanti alle linee russe per cominciare a sondarle; si trattava delle autoblindo del CLX battaglione esplorante della divisione motorizzata, coperti sul fianco da un battaglione di fanteria della 389a divisione e da un battaglione anticarro. Oramai la tattica dei Tedeschi di utilizzare batterie anticarro all’assalto degli edifici era diventata standard, e lo è ancora oggi nei combattimenti urbani con la differenza che oggi si impiegano i lanciatori Gauss ad alto impatto specializzati in questo ruolo.
    Durante la notte del 22, gli operai della fabbrica sfornarono altri tre T-34 che vennero schierati dagli stessi operai che li avevano assemblati, all’interno del complesso a scafo sotto ai muri perimetrali, e quindi la difesa veniva a comporsi come segue: Ala nord dello stabilimento: due plotoni di T-34 ancora da verniciare, IV/149a brigata di fanteria, 1077°reggimento antiaereo separato, che con i suoi venti cannoni tra i 37mm e gli 85mm, tornava utili sia contro la fanteria che contro mezzi blindati. I russi avevvano dunque una buona difesa ad armi combinate, con l’unico neo che i reparti eterogenei non coordinavano le manovre tattiche tra di loro e quindi c’era sempre molta confusione nell’emanazione e nell’esecuzione degli ordini. Con l’arrivo all’approdo Skudry del dei primi battaglioni della divisione di Batjiuk, questi assumeva il comando tattico della zona, come ufficiale più alto in grado e si trasferiva immediatamente con un plotone assaltatori e tre veicoli presso la fabbrica dei trattori per rendersi conto della situazione. Il resto del suo comando tattico lo avrebbe seguito più tardi. Leggiamo dalle sue memorie:

    Appena sbarcato presi con me una cinquantina di soldato di scorta armati con pistole mitragliatrici, il mio veicolo radio ed un paio di camion per trasportare la mia scorta e mi diressi immediatamente nel cuore del settore difensivo a me assegnato. I veicoli procedevano con difficoltà tra le distruzioni operate dall’aviazione nazista. Il compagno Kuidov mi aveva assegnato la difesa della fabbrica dei trattori ed io avevo con me solo due battaglioni del 1045°reggimento ed uno del 1043°; non molto per resistere alle due divisioni tedesche che stavano per piombarci addosso. Dei miei tre battaglioni, uno si stava già sistemando tra le macerie del complesso residenziale alla destra della fabbrica, il secondo era in marcia dall’approdo ed il terzo stava completando le operazioni di sbarco. Il resto della divisione era sparsa per mezza Rodina; un reggimento si stava imbarcando a Krasnya Sloboda ed un secondo era ancora in marcia ad est del Volga per raggiungere i punti di imbarco. Quando arrivai al complesso di smistamento mezzi della fabbrica dei trattori, trovai un affollamento di truppe disordinate e non coordinate da nessuno. Al comando c’era un tenente colonnello della difesa aerea che aveva schierato i suoi cannoni da 85 alle finestre dei pochi muri che rimanevano in piedi, fronte a ovest. Tutto era distrutto, tutto era in rovina. Il fumo ed in certi punti gli incendi provocati dai bombardamenti dell’aviazione e dell'artiglieria dei fascisti, aleggiavano su tutto il settore fino al Volga, ed il fuoco bruciava qualunque cosa fosse ancora combustibile. L’artiglieria tedesca, che evidentemente abbondava di munizioni, tuonava senza sosta e le strade ad ovest del complesso industriale erano un ammasso di macerie a perdita d’occhio con l’occasionale scheletro di muro ancora in piedi da utilizzare come riparo. Si faceva fatica a respirare e tra le truppe c’era un malcelato senso di paura e di malessere.
    Stavo appena iniziando a rendermi conto della situazione, quando un tenente della NKVD si presentò presso il “posto comando” della fabbrica e riconosciuti i miei gradi ritenne di fare a me il rapporto della situazione nell’angolo sud est del perimetro difensivo. l'ufficiale riferì che le pattuglie avevano individuato almeno due battaglioni di fanteria tedesca che si preparavano all’attacco contro il fianco sinistro del complesso industriale con il chiaro intento di spazzare il suo battaglione di polizia, o meglio quello che ne rimaneva. il Battaglione era ridotto oramai a 180 baionette rinforzati da 80 operai del turno di notte che difendevano quel lato della fabbrica. Mi guardai in giro e disposi seduta stante che il battaglione di fanteria schierato nel deposito smistamento si trasferisse presso la cinta perimetrale di sinistra, un cumulo di macerie che gli operai civili avevano fortificato nei due giorni precedenti con tutto quello che avevano trovato, dai blocchi crollati di cemento alle scrivanie. Mettere queste forze in riserva non sarebbe servito a nulla a causa dei problemi di coordinamento di cui ho accennato prima. Tra le rovine di fronte a me intravvidi fanteria appiedata nostra che sparava sporadicamente contro un nemico che ancora non si vedeva. L’ufficiale della difesa aerea mi informò che si trattava del commissario comandante della 11a divisione NKVD che combatteva da giorni ad ovest della fabbrica per rallentare l’avanzata dei fascisti. Il III battaglione del mio 1043°reggimento stava cominciando a schierarsi presso lo snodo ferroviario per le consegne dei mezzi, ed in riserva dietro lo schieramento disponevo di una seconda compagnia di operai, questi in attesa di prendere servizio per il secondo turno giornaliero. Fino a quell’ora sarebbero stati soldati, all'inizio del loro turno sarebbero ridiventati operai. Questo era l’eroismo e l’abnegazione dei cittadini sovietici.


    Il secondo settore dove i Tedeschi avevano picchiato duro durante la notte del 22 era quello del settore Kurgan. Qui elementi avanzati della 24a panzer, che pareva avere risorse inesauribili, aveva dato un’altra spallata ai due battaglioni di guardie superstiti assistiti dal comando d’armata ed in quel momento anche da un battaglione della 95a divisione di fanteria. L’attacco era stato portato su ampio fronte da una compagnia carri, una di cannoni d’assalto con l’appoggio di un battaglione della 71a divisione di fanteria a protezione dei mezzi corazzati e di una decina di cacciabombardieri Me-109 che a volo radente sganciavano bombe da 250 chili e mitragliavano i difensori. In questi combattimenti i Tedeschi persero un’ottantina di uomini ed i Russi circa la metà. Nonostante ciò i Tedeschi avanzavano lentamente ma costantemente, palazzo dopo palazzo verso il Volga dal quale distavano oramai meno di due chilometri. Si combatteva nelle stanze, nelle cantine, tra un piano e l’altro degli edifici, spesso corpo a corpo. Le guardie non davano e non domandavano quartiere e 190 uomini rimasti del battaglione sicurezza del comando d’armata non erano da meno. Tra l’altro oramai i Tedeschi avevano piantato un bel cuneo tra i difensori della fabbrica Ottobre Rosso (Fanteria di Marina) e quelli del settore Kurgan/raffineria, in quanto avevano occupato la fabbrica chimica Lasur ed erano giunti al Volga tra i due settori. Staffette di cittadini russi che ancora rimanevano caparbiamente in città nei quartieri occupati dal nemico, riportavano che sulla sponda tra i due settori c’era un posto comando tedesco dell’aviazione. Si riferivano al comando del Kampfgruppe Stahel.

    Nel settore Kurgan l’unica cosa che si poteva fare, e fu quella che Kuidov ordinò; riunire il battaglione di soccorso della 95a divisone con i due battaglioni delle guardie che ancora combattevano per sbarrare l’accesso al Volga da parte del nemico. Venne in tal modo create una difesa relativamente solida anche se su una linea breve di soli due chilometri, che era sempre in pericolo di essere aggirata. Motivo di tale timore era che la ricognizione aveva segnalato un battaglione di semicingolati tedeschi appoggiati da genieri d’assalto che avanzavano con difficoltà (per via delle macerie) oltre il complesso Lasur, sulla destra dello schieramento del Kurgan.

    Presso la raffineria di petrolio, il battaglione da ricognizione blindato della 24a panzer, accompagnato da due battaglioni di fanteria per la protezione vicina della 71a divisione di fanteria tedesca, si arano ancora addentrati di un chilometro in direzione del complesso con con asse sudovest-nordest, allo scopo di occupare l’importante stabilimento industriale. Qui però si era oramai insediato il 90°reggimento della 95a divisione di fanteria del colonnello Matrinenko, con il 161°che seguiva a breve distanza dopo essere sbarcato presso l’approdo Piazza Rossa. In più sul fianco destro del dispositivo tedesco nel settore c’era ancora il grosso della 13a divisione della guardia ed il comando di Rodmitsev, che comandava anche i resti della 10a brigata di fanteria motorizzata e della 42a brigata di fanteria. Queste forze russe rappresentavano una minaccia sul fianco destro dell’avanzata tedesca nel settore, e se i Russi fossero riusciti a portare nell’area ulteriori rinforzi, ad esempio il succitato 161°reggimento di fanteria, un attacco con asse sud-nord per isolare il complesso tedesco che attaccava la raffineria sarebbe potuto diventare possibile. I tedeschi, che parevano aver pensato a tale eventualità, si cautelarono mantenendo dall’estremo sud della loro posizione un forte battaglione di panzergrenadieren, pronto a qualunque evenienza.

    Da ultimo ma certamente non meno importante, nel settore fabbrica Ottobre Rosso, i Tedeschi avevano sferrato un ennesimo attacco, questa volta con direttrice tra tale complesso e quello Barricady. I Tedeschi si erano accorti che la difesa della fabbrica Barricady era molto avanzata, circa due o tre chilometri ad ovest del complesso e quindi provarono a piantare un cuneo corazzato composto dal battaglione panzer della 24a divisione (due compagnie) e dalla compagnia StuG della 295a divisione di fanteria. L’iniziativa aveva avuto un parziale successo, in un inusuale tentativo di applicare la Blitzkrieg in ambiente urbano ristretto. La spallata aveva respinto con perdite i resti della 9a brigata motorizzata ed aperto un varco verso la fabbrica Barricady, con il beneficio accessorio che il I battaglione della 92a brigata di fanteria di marina si trovava adesso quasi completamente accerchiato tra il villaggio dei lavoratori e la fabbrica Ottobre Rosso. Il colonnello Butrenko, comandante della 92a dovette prendere urgenti provvedimenti: ordinò al battaglione semi accerchiato di aprirsi la strada combattendo verso est, cosa che il battaglione fece subendo sensibili perdite causate del fuoco dei mortai e dei carri armati che sparavano lungo la direttrice della sua ritirata. In secondo luogo il colonnello ordinò ai resti della 9a brigata motorizzata (280 uomini con 5 fuciloni anticarro ed un singolo mortaio da 82) di riposizionarsi sulla direttrice di avanzata degli StuG e sbarrare la strada verso Barricady. Questo lasciava a difesa degli approcci nordest della fabbrica Ottobre Rosso con solo un plotone di fanteria e due mitragliatrici, ma era un rischio da correre. Se i Tedeschi avessero preso Barricady, l’intero complesso della NKVD che difendeva la fabbrica a ovest sarebbe stato circondato e distrutto.
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