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[AAR] L'orso e la tigre

Discussione in 'Wargames - Generale' iniziata da Luigi Varriale, 19 Aprile 2022.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    domanda per i moderatori:
    sono io che non funziono o il sito metà della giornata non funziona?
     
  2. Prostetnico

    Prostetnico

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    Non solo NWI ma parecchi altri siti da almeno 15 giorni, verso sera (diciamo dopo le 18), non vengono più risolti dai server DNS... :cautious:
     
  3. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Nei due giorni successivi all’inizio delle operazioni terrestri, fummo costretti a ridurre le attività dell’armata. Non fui revocato dal comando di essa, ma non vi era dubbio che il generale Latulin non era molto contento delle prestazioni mie e da quelle delle mie truppe, tanto è vero che affidò la prosecuzione dello sforzo offensivo principale alla 58a armata ad armi combinate del generale Broun, togliendomi l’assegnazione provvisoria della 42a divisione di fucilieri della guardia per farla rientrare sotto il comando del mio illustre collega (Il sarcasmo è intenzionale). A me il generale Latulin affidò il compito a questo punto secondario di guardare le spalle della 58a armata ad armi combinate, posizionando le mie forze fronte a nord ovest e contenendo il nemico nel caso decidesse di proseguire nella sua improbabile controffensiva da Cherson verso la strozzatura della penisola della Crimea. Non che nessuno di noi pensasse che una manovra del genere fosse interamente possibile, tuttavia il comando di fronte prese tutte le precauzioni necessarie. Tra queste precauzioni ci fu anche l’ordine alla 49a armata ad armi combinate del generale Hrygoriev di spostare da Sebastopoli le sue truppe per cooperare con me nel compito che mi era stato affidato. Naum Nyamanovic Hrygoriev venne a trovarmi volando a bassa quota con un elicottero Mi-8, ed il 4 marzo avemmo una proficua colazione di lavoro. Il generale mi disse che aveva trasferito nell’istmo di Perekov una divisione di fucilieri motorizzati, una brigata leggera da montagna appoggiate da una brigata di lanciarazzi. Presente lo staff della sua 99a brigata logistica, ci mettemmo al lavoro per capire come la 49a armata ad armi combinate avrebbe potuto assistere noi nel fare qualcosa di più che contenere il nemico fronte a Cherson. La nostra idea, maturata intorno a tartine tè e sigarette, fu quella di contrattaccare in direzione nord ovest il complesso di forze Ucraine che aveva colpito la 15a divisione fucilieri; sfondare in direzione di Cherson stessa, per poi lasciarci l’abitato sulla sinistra operando una conversione a destra una volta giunti a nord del Dnipro; puntare sulla grande arteria collegante Nikolayev con Dnipropetrovsk e giungere infine da quella direzione sull’obiettivo finale del fronte della Crimea.

    Naturalmente non c’era modo che un piano del genere potesse essere intrapreso da due comandanti di armata. Avremmo dovuto sottoporlo al generale Latulin e lui avrebbe dovuto avere a sua volta l’approvazione della Stavka. Se il comando supremo avesse accettato il nostro piano, sarebbe stata l’occasione per rimettere la mia campagna sul giusto binario. Mettemmo insieme i documenti necessari in mezza giornata ed inviammo il tutto al comando di fronte. Poi ci disponemmo in attesa di una risposta, senza ovviamente trascurare gli ordini che ci erano già stati impartiti.

    Nel frattempo disposi l’armata secondo l’intento operativo ricevuto dal comando di fronte. Approfittai quindi usando il momento di relativa pausaperconcentrarmi sulle provenienti dal comando di frontesia per quanto riguardava gli sviluppi in Crimea che per quelli nel settore di Kharkov. Emanai in ogni caso gli ordini per la giornata che riporto di seguito:



    L’armata ha subito una temporanea battuta d’arresto nelle operazioni dovuta a carenze di carattere logistico. Si impone quindi una breve pausa operativa per rimettere in sesto le forze e perfezionarne il posizionamento. Nel frattempo l’intento offensivo del comando di fronte sarà momentaneamente raccolto dalla 58aarmata ad armi combinate del generale Broun. Nello stesso frattempo, ed allo scopo di preparare l’armata alle future operazioni, ordino quanto segue:

    La 20 divisione fucilieri della guardia appena giunta dai punti di attraversamento si pone fronte a nord ovest a guardia della possibile prosecuzione dello sforzo nemico proveniente da Cherson e dalle forze nemiche ritiratesi dall’istmo di Perekov.

    L’artiglieria della 238a brigata si prepara a sostenere le eventuali operazioni di contenimento che la 20a divisione di fucilieri della guardia dovesse trovarsi ad intraprendere.

    Le 15a divisione di fucilieri motorizzati si porta a sud dei ponti e viene posta in riserva in attesa di ricevere i necessari rifornimenti e rimpiazzi.

    Il 32° reggimento del genio (assegnato dalla 49a armata ad armi combinate) favorisce il collegamento tra l’armata e le avanguardie della 49a armata stessa con il possibile scopo di intraprendere nell’immediato futuro operazioni offensive congiunte.

    Compagni: esorto tutti, ufficiali e truppa a tenere alto il morale. La pausa operativa è un fatto del tutto temporaneo dovuto a inconvenienti di tipo logistico. Il nemico ci ha sorpreso è vero con una maligna e limitata controffensiva; ma abbiamo il pieno controllo della situazione che a problemi logistici risolti vedrà nuovamente le nostre gloriose armate all’offensiva. Preparatevi, approfittate per fare la manutenzione all’equipaggiamento in attesa dei nuovi ordini.

    Poche ore dopo diedi all’armata la seguente comunicazione:

    Ufficiali e soldati dell’ 8a armata ad armi combinate. I combattimenti sul fronte di Kharkov procedono per le armi russe in maniera favorevole. Le 1a armata corazzata della guardia, avvalendosi della collaborazione dell’11° corpo d’armata ha quasi conquistato la città. Quando questa operazione sarà terminata, le nostre forze potranno manovrare in campo aperto fino agli obiettivi finali. Sul fronte nostro, la 58a armata ad armi combinate ha cominciato l’offensiva per la battaglia di Melitopol con l’appoggio decisivo dei nostri elicotteri d’assalto della 6974 divisione aerea. La manovra di aggiramento da nord della località nemica è iniziata. Pare che gli Ucraini siano riusciti a far affluire una delle loro divisioni di riservisti appena mobilitati, ma anche questa forza ha subito considerevoli perdite.

    Compagni: siamo alle battute iniziali della campagna. Una volta sfondate le difese di frontiera avremo la piena libertà di manovra ed a qual punto i nostri progressi diventeranno molto più veloci e molto più evidenti. Alla Vittoria!

    Firmato: Generale D’armata Valerii Utnikov
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  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Durante la riunione di aggiornamento con il maggiore Kornil Lavanik arrivarono nuove notizie circa la camapagna aerea. Durante le operazioni del giorno precedente l’aviazione nemica aveva compiuto sforzi significativi per portare ausilio diretto alle sue truppe impegnate sui due fronti di guerra attivi in Ucraina ma era andata incontro a perdite sostanziali. I rapporti della nostra difesa aero missilistica parlavano di 4 bombardieri nemici abbattuti e di12 aerei da attacco ravvicinato che avevano subito la stessa sorte nel tentativo di intervenire nella battaglia per Kharkov. Secondo Kornil, se i dati in suo possesso circa la forza pre-bellica dell’aviazione nemica erano corretti, questo colpo significava il quasi completo annullato le sue potenzialità offensive. Persino fonti del pentagono, ci riferì il Generale Latulin citando ufficialmente il portavoce del Pentagono Isaac Labury, indicavano che l’Ucraina aveva subito pesanti perdite in quei due ultimi giorni di guerra “nel tentativo di mantenere città chiave dal punto di vista politico come Charkiv (Kharkov)e Melitopol”.

    La giornata del 5 marzo si chiuse con le reiterate promesse del comando di fronte che i rifornimenti per la ripresa delle operazioni offensive erano in arrivo. Rimaneva però il fatto che non erano ancora arrivati. Anche la 58a armata ad armi combinate, dopo il suo attacco a nord di Melitopol per ottenere una posizione favorevole ad attaccare la città con le sue forze di primo scaglione dispiegate per bene, aveva dovuto interrompere le sue operazioni né più né meno di quello che avevamo dovuto fare noi due giorni prima. Esattamente come noi il giorno prima, le unità del generale Hyrigoriev si erano poi trovate a dover subire una controffensiva da parte delle forza ucraine, che occorre riconoscerlo, stavano dando prova di un eccellente dinamismo ed iniziativa, nonché una inaspettata capacità di individuare i nostri momenti di difficoltà.La divisione di riservisti ucraini appena giunta dalla riserva centrale, in collaborazione con una brigata di fanteria leggera imbastirono un ben congegnato contrattacco partente dalla sponde sud del Dnipro all’altezza di Melitopol con asse nordest-sudovest. Dalla parte opposta agirono, con manovra concentrica, le truppe che avevano attaccato la mia 15a divisione di fucilieri motorizzati due giorni prima; vale a dire la 28a brigata meccanizzata e la 45a brigata di fanteria leggera, appoggiate da un battaglione blindato. Tutte queste forze attaccarono il saliente del Dnipro che elementi dell’armata di Hrygoriev avevano stabilito come spalla per il successivo attacco a Melitopol. L’obiettivo della manovra ucraina era evidentemente l’eliminazione del saliente. Tale manovra però non riuscì per la resistenza accanita della 136a brigata di fucilieri della guardia appartenente alla 58a armata ad armi combinate, assistita dal 31° reggimento del genio, il quale ebbe uno dei suoi battaglioni semidistrutto, ma non cedette un millimetro delle sue improvvisate posizioni difensive. Decisivo fu pure il micidiale fuoco di interdizione della 12a brigata di lanciarazzi che da sud spianò per bene mezzi blindati e fanteria nemica, inducendo gli Ucraini a non insistere troppo nella loro azione.

    Concludemmo la giornata del 5 marzo con i rapporti datici dal generale Latulin circa la situazione generale: la 1a armata carri della guardia aveva assestato un colpo decisivo alle forze nemiche che difendevano Kharkov, la cui conquista era imminente, però gli Ucraini stavano facendo affluire riserve sia su quel fronte che sul nostro, sottraendoli alla regione di Kiev ed al comando ovest di Lutsk. In particolare era stato segnalato l’arrivo a Zaporizja di due brigate di fanteria nemiche, una delle quali proveniente appunto da forze sottratte alla difesa della capitale. Era chiaro che gli Ucraini stavano sfruttando al massimo il nostro momento di pausa operativa per ragioni logistiche.
     
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  5. Amadeus

    Amadeus

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    Che software stai usando per la gestione della mappa e delle pedine?
    P.S. Potevi scegliere colori più contrastanti! :p
     
  6. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Il 6 marzo arrivarono i rifornimenti di missili Kalibr per la nostra 47a brigata e ricevemmo immediatamente l’ordine di lanciare contro il centro di comando nemico del fronte sud. La 77a brigata della difesa aerea ci tenne inoltre costantemente aggiornati sulle operazioni aeree nel nostro settore, ed anche quel giorno la brigata poté seguire sui suoi schermi i dati pervenutigli tramite il link con l’aereo radar in volo sopra la Crimea. Aeroplani nostri decollarono dalla base aerea di Anapa, per raggiungere la costa e poi virare di 180 gradi per tornare alla base. Il Maggiore Lavanik mi spiegò che doveva trattarsi di missioni di lancio di missili da crociera su bersagli nemici facenti parte del comando sud. Il lancio di missili da crociera, benché dispendioso dal punto di vista logistico, assicurava la sopravvivenza delle nostre squadriglie che non avevano necessità di entrare, impiegando quelle armi, nel raggio d’azione dei missili nemici. Il numero delle missioni aeree che potemmo osservare non era elevato come quello delle prime giornate di guerra, segno tangibile che le nostre scorte logistiche erano ancora in fase di ripianamento.

    La grande notizia ci pervenne però in serata:essa mi sorprese a bordo del mio veicolo comando mentre mi dirigevo presso il comando della 238a brigata di artiglieria. Le nostre forze a nord avevano preso Kharkov. Il privilegio e l’onore era spettato alla 18a divisione di fucilieri della guardia dell’11° corpo d’armata, ma lo sforzo offensivo era stato congiunto tra tutte le truppe del corpo e quelle della 1a armata carri della guardia. Potemmo quindi finalmente annunciare prima grande vittoria in questa campagna, il che lasciava ben sperare per il futuro.

    Rincuorato da questa notizia, mi recai al di là dei ponti sul canale di Crimea a visitare la 15a divisione fucilieri motorizzati ed il generale Grochev. I reparti stavano appena cominciando a ricevere il complemento di veicoli ed il personale di rimpiazzo. Sarebbe stato un lavoro non breve quello di rimettere in sesto la divisione, e ricordo che pensai che visto che era previsto che l’armata riprendesse le azioni offensive a breve, avremmo dovuto per un po’ fare a meno di essa . Il generale Grochev mi spiegò che praticamente tra l’offensiva sostenuta dalla divisione ed il susseguente contrattacco nemico, la divisione aveva avuto quattro dei suoi battaglioni malridotti. Sia io che il Generale eravamo rimasti veramente impressionati dalle perdite subite nel breve arco di tempo per il quale le operazioni erano durate. Era buona cosa pensai, che il comandante della 20a divisione fucilieri della guardia, ora schierata a fronteggiare il nemico al posto della 15a, mi informasse che questi era in procinto di scavare trincee; evidentemente anche lui aveva subito perdite sostanziali.

    Conclusi il programma della giornata andando a conferire con il mio parigrado generale Hrygoriev. Studiammo insieme la situazione del fronte occidentale della Crimea, come ormai chiamavamo il nostro settore. Osservando la carta delle operazioni nell’area della sua 49a armata ad armi combinate, mi permisi di suggerire al mio collega che forse avrebbe potuto essere possibile per la avanzare più in profondità lungo l’istmo di Perekov con forze non ancora impegnate in battaglia, sfruttando il fatto che il nemico avesse ritirato la maggior parte delle sue truppe da quel settore allo scopo di organizzare la sua controffensiva contro le mia armata. Ci rendemmo contro che se una manovra del genere avesse potuto essere portata a termine in tempi ragionevolmente brevi, sarebbe stata una buona occasione per minacciare un attacco direttamente su Cherson, la quale da quanto risultava a noi era solo debolmente presidiata in quel momento. Vero che Cherson non era nei piani della Stavka, ma i piani occorre adattarli agli sviluppi della situazione ed alle opportunità che si presentano. Mettemmo anche questo progetto nel dossier da inviare a Mosca.
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  7. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Vecchio e rudimetale software chiamato Avalomhilly Pro 361
    Ho cambiato i colori delle forze aeree russe, adesso uguali a quelli delle altre pedine russe. Ho anche cambiato i colori delle forze ucraine. Adesso la differenza dovrebbe essere netta.
     
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  8. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Aggiornamento off story dopo 6 turni

    Come si evince dal racconto del Generale Utnikov, comandante dell’ 8a armata ad armi combinate, ci troviamo di fronte ad una realtà alternativa. Lo scopo di questa simulazione è infatti quello di esplorare se le forze armate russe, condotte in maniera diversa avrebbero potuto ottenere un impatto più sigificativo. Lo stato maggiore russo ha iniziato, in questa simulazione ipotetica, una campagna che nulla ha a che vedere con quello che è successo nei primi undici giorni delle operazioni reali. La campagna terrestre è stata concentrata su due colpi di maglio principali, sul fronte di Kharkov e su quello della Crimea con l’obiettivo di distruggere il più possibile di forze ucraine ed assicurare allo stesso tempo l’obiettivo politico della campagna: la conquista del Donbass. Sul fronte di Karkov sono state concentrate le forze più potenti, costituite dalla 1a armata carri della guardia, dall’11° corpo d’armata, anch’esso compsto in prevalenza da unità della guardia e da aliquote della 20a armata ad armi combinate, che ha distaccato al fronte di Kharkov una divisione fucilieri della guardia, ed una brigata separata di fucilieri della guardia.

    Il secondo colpo di maglio muove dalla Crimea, con le forze dei generali Utnikov, Broun e Hrygoriev, protagonisti della nostra storia. I primi due comandanti hanno ai loro ordini le due formazioni più solide, composte ognuna di una divisione fucilieri della guardia ed una di fucilieri motorizzata. Inoltre la 58a armata ad armi combinate del generale Broun dispone anche di una brigata separata di fucilieri della guardia. L’altra unità del fronte della Crimea è la 49a armata ad armi combinate, più debole delle prime due ma benissimo in grado di essere usata come riserva strategica.Tutti gli altri fronti, vale a dire il Fronte di Kiev, il fronte di Sumy, il fronte del Donetsk/Luhansk ed il fronte costiero di Rostov, mantengono le loro truppe con le armi al piede, con il compito di fissare il più possibile di forze ucraine lontano dai fronti principali e di passare all’offensiva qualora il comando ucraino sguarnisca troppo questi settori per parare le minacce principali.

    Per quanto riguarda la correlazione delle forze, mi sono avvalso dell’eccezionale versatilità del regolamento operazionale ideato da Mark Hermann per ottenere gli effetti di cui spesso si parla nelle analisi militari delle operazioni reali.

    Per quanto riguarda le forze ucraine ad esempio: totale interoperabilità – mancanza di penalità - alla collaborazione tra forze appartenenti a comandi diversi. Posti comando in grado di mettere in riserva fino a quattro brigate ad una distanza di 5 esagoni. Regola opzionale circa la penetrazione a bassa quota se fatta con pedine aeree singole e conseguente svantaggio nell’individuazione da parte della difesa aerea avversaria. Non ho implementato nessun vantaggio nel combattimento AA tra le due aviazioni, là dove invece fonti ucraine danno il beneficio di un particolare addestramento ricevuto dalla NATO in tale ambito. Penalità all’artiglieria russa nel concentrare fuochi contemporanei sulle forze ucraine, in base alle notizie relative alla superiorità EW degli Ucraini in teatro. Sempre in base a questa superiorità EW da parte delle forze ucraine, i Russi non possono usare le unità in riserva per intervenire in combattimenti difensivi, ma solo come secondo scaglione di operazioni offensive, nel secondo impulso di un turno. Tutto ciò è studiato per simulare i presunti vantaggi che le forze ucraine hanno avuto ed ancora avrebbero nei confronti di quelle russe.

    Per quanto attiene alla questione logistica: le forze ucraine possono rifornire le loro truppe usando le regole normali di Gulf Strike, ma per ripianare perdite di qualunque genere, tranne quelle relativa alla fanteria appiedata della riserva, hanno bisogno di un collegamento logistico con il confine polacco. Se tale collegamento manca alla fine di un turno, non possono ripianare le perdite subite o ricostituire alcuna unità perduta; sono comunque considerate rifornite se collegate a quelunque fonte tramite le regole standard. Al momento il collegamento logistico con il confine polacco è tenue ed è assicurato da una catena di 4 depositi logistici da Leopoli fino a Kremenchuk.

    Per quanto riguarda l’impianto logistico delle forze russe, anche senza implementare alcuna penalità a livello di sistema di gioco, bastano le regole standard per apprezzare come sostenere un’operazione del genere sia alquanto complesso, data la natura e la scala della stessa, nonché la geografia nella quale si svolge. Un errore nella gestione logistica di un turno e l’operazione rallenta in una serie di turni successivi. Nessun sistema di simulazione operazionale che io conosco è in grado di evidenziare meglio di Gulf Strike l’aspetto logistico delle operazioni militari.

    Le operazioni aeree: come nell’operazione reale, lo spazio aereo è tutt’ora contestato. Gli aerei russi non possono operare impunemente nello spazio aereo ucraino, e quelli ucraini è meglio che non provino ad avvicinarsi alle bolle di protezione dei sistemi SAM russi. Una sola operazione è andata a buon fine fino adesso, e cioè la spericolata missione di due Su-24 sul porto di Sebastopoli. A parte l’abbattimento di uno dei due temerari, ogni qual volta la forza aerea ucraina a provato a duplicare operazioni di attacco di qualunque genere ha subito perdite inaccettabili. La campagna russa di demolizione della difesa aerea ucraina basata a terra ha avuto per il momento solo successi parziali, ma non è escluso che la situazione non possa volgere a favore dei Russi in futuro.

    Le operazioni navali: da parte russa al momento vi sono da segnalare le pattuglie di sottomarini Kilo nella parta sudovest e sud del bacino del Mar Nero ed una operazione solo parzialmente riuscita delle squadre Spetnatz della marina ai danni della brigata della difesa costiera ucraina di Odessa. Inizialmente il bersaglio della missione di azione diretta era un reggimento dell’antiaerea nell’entroterra, ma il commando fu scoperto e dovette sganciarsi precipitosamente riparando verso il confine con la Moldavia. Prima del rendez-vous con i mezzi per l’esfiltrazione, il commando attaccò impianti difensivi della 406a brigata costiera ucraina alla periferia ovest di Odessa. Può darsi che in futuro verrà prodotta una monografia relativa a questa o ad altre operazioni speciali intraprese dalle due parti in questa simulazione.

    Il comando della marina russa, dopo l’attacco aereo al Moskva nel porto di Sebastopoli aveva anche pensato di evacuare la base e di disperdere le unità navali tra il Mar Nero e la base alternativa di Novorossijisk, ma poi mancando la continuità delle incursioni nemiche il piano è stato abbandonato. Il Moskva, come noto, aveva subito danni alle apparecchiature elettroniche di bordo, che sono state in alcuni giorni riparate e la nave è adesso nuovamente operativa.

    Conclusioni: Le operazioni russe in questa simulazione stanno essendo condotte in stretta osservanza della dottrina: concentrazione maniacale della potenza di combattimento, scaglionamento delle operazioni offensive in fasi si urto, sfondamento e sfruttamento del successo ed allargamento del fronte quando necessario a trovare il punto debole dello schieramento nemico ed a sfruttare senza pietà tale debolezza. L’impiego del fuoco indiretto è a massa con tiro di spianamento condotto con artiglieria e lanciarazzi multipli, anche nei centri abitati. Fino adesso queste tattiche hanno fruttato la conquista di Kharkov; vedremo cosa accadrà nel proseguo della campagna. Il fronte della Crimea è stato meno brillante, per un misto di sfortuna e di perizia dell’avversario. Gli errori del comando dell’ 8a armata ad armi combinate hanno anche contribuito. La campagna su questo fronte è comunque tutt’altro che terminata. E’ mia precisa convinzione che la dottrina russa, per sua stessa natura si presti a rovesci temporanei come quello che abbiamo visto all’apertura delle ostilità in Crimea. Nel lungo periodo però, se applicata con costanza e dovizia di mezzi, tale dottrina dovrebbe prevalere, al netto delle limitazioni di teatro e di strategia globale. Sto ovviamente parlando nell’ambito di operazioni convenzionali ad alta intensità che molti a sproposito o perché faceva moda, per lunghi anni hanno buttato nel dimenticatoio come ipotesi morta. Io “vecchio cold war warrior” ho sempre pensato che abbandonare le dottrine di impiego ed i mezzi relativi ad operazioni convenzionali su media e larga scala sia stata una follia, ed i fatti lo confermano.

    Per quanto riguarda la strategia degli Ucraini, essi stanno sfruttando al massimo il vantaggio delle linee interne ed hanno capito subito che i Russi, in questa campagna simulata, non scherzano. Lo stato maggiore di Kiev sta facendo affluire il massimo possibile di riserve sui fronti più minacciati. Sul fronte della Crimea è già giunta una brigata aeroportata dal comando nord e a sud di Kharkov opera un importante complesso di forze proveniente dalla parte opposta del paese e facente parte del comando ovest, che è rimasto con due brigate leggere a difendere l’intera parte occidentale dell’Ucraina. Per il futuro prossimo, molto dipenderà dalla velocità con la quale gli Ucraini riusciranno a mobilitare le riserve. Al momento una divisione di riservisti ha già avuto scontri con al 58a armata ad armi combinate a nord di Melitopol e tali scontri si prevede diventeranno sempre più cruenti man mano che il fronte della Crimea si rimetterà in movimento.

    La simulazione, oltre che dai tragici eventi reali ai quali stiamo assistendo è ispirata anche dalla fantastica trilogia del Generale Vasili Ciuikov “Dal Volga alla Sprea” di cui io possiedo il primo volume “La Battaglia si Stalingrado”.
     
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    Ultima modifica: 2 Maggio 2022
  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    La mattina dell’8 il comando di fronte fece pervenire a me ed al generale Hrygoriev l’approvazione del nostro piano di attacco lungo la riva ovest del Dnipro. Contemporaneamente la 58a armata ad armi combinate avrebbe continuato il suo attacco lungo la direttrice Melitopol-Zaporizzja ed avremmo visto quale delle armate del fronte della Crimea avrebbe ottenuto un successo. Noi in quel momento eravamo ancora relegati ad un ruolo di secondo piano ma se fossimo stati in grado di dimostrare di poter riprendere le operazioni di buona lena, tale ruolo non ci sarebbe appartenuto per molto tempo. Ci mettemmo quindi immediatamente al lavoro, il generale Hrygoriev ed io, per organizzare le operazioni. Venne dato ordine alla 34a brigata leggera da montagna della 49a armata ad armi combinate di infiltrarsi lungo la penisola di Trenda allo scopo di cadere sul fianco destro delle truppe nemiche che difendevano gli approcci orientali alla città di Cherson. Non era nostra intenzione conquistare la città. Ci sarebbe bastato sconfiggere le truppe ucraine che difendevano la zona e poi puntare a nord lungo la sponda occidentale del Dnipro per arrivare a Zaporizzja.

    Le forze nemiche che si opponevano a noi erano ormai state ben identificate dalla nostra ricognizione. Si trattava della 45a brigata leggera e della 58a brigata meccanizzata. Tale complesso di forze era appoggiato da un battaglione blindato da ricognizione. Il nostro piano era di attaccare queste forze con la 20a divisione di fucilieri della guardia facente parte della mia armata e con la 205a divisione costiera facente parte dell’armata di Hrygoriev. La mia divisione avrebbe attaccato da est, mentre quella di Hrygoriev da sud. Come detto era stata prevista una manovra aggirante da parte della brigata fa montagna della 49a armata ad armi combinate sul fianco destro del complesso nemico, il quale da quando aveva ritirato le forze dall’istmo di Perekov, si era ritrovato piuttosto ammassato nelle vicinanze di Cherson. Di questo ammassamento noi prevedevamo di approfittare assegnando una gran massa di fuoco indiretto a questo attacco, erogato da una brigata di artiglieria mia e dalla brigata lanciarazzi multipli di Hrygoriev. Il nemico disponeva di posizioni difensive speditive, ma noi reputavamo di avere abbastanza supporto per la nostra azione. Ritenemmo addirittura, sentito anche il parere del maggiore Lavanik, di non chiedere l’intervento dei cacciabombardieri da Sebastopoli in quanto la difesa aerea nemica in zona era ancora molto attiva, e visto che apprezzavamo di avere abbastanza supporto per l’attacco, decidemmo di non far correre rischi ai compagni dell’aviazione.

    Ed in verità non ne avemmo bisogno, in quanto al materializzarsi del nostro attacco, con la 20a divisione fucilieri della guardia in primo scaglione, il nemico rifiutò lo scontro e ripiegò le sue truppe nell’abitato di Cherson; evidentemente gli Ucraini avevano paura di combattere in campo aperto contro una divisione russa della guardia di S.Pietroburgo e preferono rifugiarsi nella protezione di un centro abitato, dove avrebbero potuto mescolare le carte e fare il massimo uso delle loro armi anticarro. Sul fronte della Crimea Orientale invece i combattimenti tra le divisioni della 58a armata ed i difensori si accesero violentissimi sulla sponda sud del Dnipro che in quel tratto corre in direzione ovest-est. Secondo i primi rapporti del servizio informazioni dell’armata, gli Ucraini qui resistettero tramite combattimenti selvaggi, ma subirono perdite gravissime come conseguenza della loto testardaggine. Il generale Broun dichiarò che la caduta di Melitopol era questione di tempo.

    Le notizie migliori arrivarono però nel tardo pomeriggio da Kharkov, dove la 1a armata carri della guardia aveva sfondato sul limitare est della sua linea di contatto, infliggendo gravi perdite al nemico ed avanzando fin quasi alla periferia di Kramatorsk. Le presa di Kharkov aveva enormemente semplificato la situazione logistica del fronte nord, essendo la città un importante nodo stradale e ferroviario. La brigata logistica della 20a armata ad armi combinate aveva impiantato un deposito logistico a Belgorod e da lì si dipanavano i rifornimenti per tutte le truppe di prima linea di quel fronte.

    Il comando della 1a armata carri della guardia affidato al generale Sergei Blokin aveva mandato nell’etere ed in chiaro il seguente messaggio durante la sua avanzata dopo la battaglie di sfondamento, in maniera che potessero ascoltarlo amici e nemici: “non ho più forze ucraine di fronte a me. Proseguo in profondità. Avanti per la vittoria!” Con questa attitudine la sua 4a divisone corazzata della guardia, appoggiata da una brigata separata di fucilieri della guardia e dalla brigata di artiglieria d’armata erano giunte, come abbiamo visto, a pochi chilometri da Kramatorsk, ingenerando il panico nelle forze ucraine del comando est.
     
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    Ultima modifica: 4 Maggio 2022
  10. Sir Matthew

    Sir Matthew

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    ti seguo con grande interesse, i tuoi AAR sono sempre delle miniere di informazioni!
    domanda sul sistema: come gestisci le forze ucraine? sono automatizzate in qualche modo o giochi in pure solitario, mettendoti nei panni di entrambe le parti?
     
  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Visti quali erano stati gli sviluppi delle nostre operazioni, un cauto ma fermo ottimismo cominciò a diffondersi tra i comandi dell’armata. Analizzando la situazione la mattina del 10 marzo, io ed i miei ufficiali di staff ci rendemmo conto che avremmo potuto spingere la 20a divisione fucilieri della guardia a nord per controllare la strada Zaporizzja-Nikolayev, mettendo in gravi difficoltà logistiche le forze Ucraine schierate a ovest della Cri mea. Già adesso Odessa riceveva rifornimenti irregolari, mentre il resto delle forze ucraine schierate nel settore Nikolayev-Cherson venivano ancora alimentate direttamente dalla base logistica di Zaporizzja. La nostra successiva mossa avrebbe dovuto tendere allo strangolamento di questi flussi di rifornimento. La manovra da me ideaa con la 20a divisione di fucilieri della guardia si inseriva perfettamente nel piano ideato da me e dal generale Hrygoriev di lasciarci Cherson sulla sinistra e di intraprendere operazioni offensive verso i nostri obiettivi primari a nord. L’unico problema era rappresentato dalla necessità di lasciare forze sufficienti a coprire il nostro fianco sinistro contro eventuali attacchi delle forze ucraine che avrebbero potuto mettere in difficoltà le nostre truppe avanzanti o peggio tagliarle fuori dalle nostre basi logistiche in Crimea; ragion per cui ci mettemmo alacremente al lavoro per preparare le relative operazioni.

    Per prima cosa scrissi una lettera al comando di fronte pregando che se si voleva che l’armata progredisse, occorreva metterla in grado di farlo, inoltrando al più presto tutti i necessari rifornimenti e soprattutto rimettendo la 15a divisione di fucilieri della guardia in grado ci combattere. Ricevetti assicurazioni dal generale Latulin che avrebbe sollecitato la Stavka e l’autorità politica perché questo venisse fatto.

    Ci scervellammo per parecchio tempo sulle carte io ed il generale Hrygoriev. In primo luogo dovemmo decidere quale delle due armate avrebbe proseguito l’avanzata oltre il basso corso del Dnipro. Fummo d’accordo che l’ 8a armata era nella posizione migliore per assumersi questo compito ma allo stesso tempo decidemmo che nulla poteva essere fatto fino a quando non fosse stata stabilita una base logistica avanzata in Crimea che sostenesse la prosecuzione in profondità del nostro attacco. Su questo convenne il comando del fronte che ci ordinò di rafforzare le posizioni acquisite fino a quando la preparazione logistica non fosse stata completata.

    Nella serata del 10 marzo mi venne comunicato, sempre dal comando del fronte, che era stata lanciata un’operazione di paracadutisti. Un reggimento della 7a divisione aeroportata sarebbe stato elitrasportato a nord est di Nikoalyev allo scopo di attaccare e distruggere una unità della difesa aerea ucraina che resisteva imperterrita a qualunque nostro tentativo di silenziarla dall’aria. Questo reggimento missilistico ucraino soprannominato “I giustizieri di Mikolaiv” avevano abbattuto aerei ed elicotteri nostri di ogni tipo ed in quantità considerevoli. Si decise in ultima analisi di provare a neutralizzarlo con una operazione terrestre. Per fortuna il gruppo di Mi-17che trasportava i paracadutisti riuscì a non farsi scoprire ed a sbarcare i paracadutisti in prossimità del nemico, con un’operazione di sorpresa. In concomitanza con quest’azione chiesi ed ottenni il permesso, con il concorso della 49a armata ad armi combinate, di attaccare il nemico attestato all’interno dell’abitato di Cherson; non tanto perché intendevo conquistare la città, quanto per approfittare del fatto che la ricognizione dava le forze nemiche in loco già danneggiate dagli scontri precedenti in primo luogo, mentre in secondo luogo la nostra operazione eliportata aveva anche temporaneamente messo le truppe nemiche a Cherson fuori rifornimento, ragione di più per attaccarli ed infliggere loro più danni possibili prima di riprendere la nostra avanzata verso nord.

    Di conseguenza io ed il generale Hrygoriev, pianificammo di muovere la sua 205a divisione costiera e la sua brigata lanciarazzi in appoggio alla mia 20a divisione di fucilieri della guardia, per tentare di distruggere le forze nemiche in città. La brigata da montagna dell’armata di Hrygoriev rimaneva pure in primo scaglione. Non avemmo il tempo di fare particolari preparativi per questa operazione. Avevamo una finestra di tempo limitata dall’azione concomitante dei paracadutisti, quindi avanzammo in movimento per il contatto con un limitato fuoco indiretto, anche allo scopo di ridurre i danni all’interno dell’area abitata.

    L’attacco speditivo su Cherson diede risultati modesti. Era più una ricognizione in forze che un attacco vero e proprio. Nonostante ciò riuscimmo a distruggere alcuni veicoli blindati del nemico alla periferia est della città. Il successo più spettacolare lo ebbero però i paracadutisti, che non solo distrussero il reggimento missilistico nemico o quanto ne rimaneva dopo i ripetuti attacchi aerei e missilistici su di esso, ma riuscì pure a penetrare in una sorprendentemente sguarnita Nikolayev. Questa fu la più grande sorpresa che avevamo avuto sino a quel momento della campagna. In aggiunta un rapporto ad onde corte giunto dall’unità delle forze speciali della marina che aveva operato per una settimana nelle vicinanze allo scopo di marcare il bersagli per l’aviazione, informava che anche la difesa di Odessa era precaria, composta al momento da poche truppe della difesa costiera e soprattutto con scarsi rifornimenti. Si aprivano di fronte a noi opportunità non previste in fase di pianificazione. Occorreva sfruttarle.



    Nota di servizio

    Meno male che gli Ucraini hanno comandanti più capaci del sottoscritto. Ho lasciato la difesa costiera troppo laggera, focalizzato com’ero sul piano dell fronte della Crimea di avanzare a nord lungo l’asse Sebastopoli-Melitopol e Sebastopoli, Cherson-Zaporizzja. Ora l’unica speranza è quella di riuscire a rinforzare Odessa prima che i Russi ci mettano piede.
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  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Sir Matthew benvenuto in Ucraina.
    Le forze delle due parti le manovro tutte io con i poveri risultati che alle volte ne conseguono.
     
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  13. StarUGO

    StarUGO

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    Non avevo mica capito che manovravi tutto tu.Pensavo che gli ucraini fossero sotto l'AI.
     
  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Il 12 il comando di fronte annunciò l’arrivo a Sebastopoli dei rifornimenti e dei materiali necessari per costituire una base logistica a nord del canale di Crimea. Non appena il convoglio arrivò presso la base, la 99a brigata logistica della 49a armata ad armi combinate si mise in moto per la costruzione del deposito avanzato. Questa installazione avrebbe dovuto permettere alle tre grandi unità del fronte della Crimea di proseguire le operazioni. La nuova base si trovò ad operare una quarantina di chilometri dietro alle nostre linee, con il che i nostri veicoli da combattimento vennero rapidamente riforniti di carburante ad alle truppe venne finalmente distribuito il necessario per vivere e combattere. Dal punto di vista operativo ci trovavamo in quel momento ad affrontare un paio di situazioni non previste: tanto per cominciare il 104° reggimento aviotrasportato aveva si occupato Nikolayev, ma si venne a trovare circondato dalla manovra delle forze nemiche che difendevano Cherson. Tale manovra, condotta da un battaglione di veicoli da ricognizione leggeri ucraini, aveva come scopo di stabilire delle linee di comunicazione libere per rifornire appunto le forze nemiche all’interno della città. In secondo luogo, si era aperta per l'opportunità di prendere anche la città di Odessa, scarsamente difesa da truppe ucraine della difesa costiera, vista la presenza in zona di un distaccamento di Spetznatz della marina.

    Stava al comando di fronte la scelta se cogliere queste opportunità o semplicemente recuperare i paracadutisti con un’altra operazione eliportata di evacuazione da Nikolayev, giacché la loro missione di distruzione del reggimento SAM nemico era stata portata a termine con successo.

    Finalmente, ed a seguito di tale raid delle nostre forze aviotrasportate, avevamo un corridoio libero per le nostre forze aeree, perlomeno fino a quando il nemico non avesse portato in zona nuove unità antiaeree. Allo stesso tempo non andava trascurata la missione principale che consisteva sempre nel forzamento del basso Dnipro e la ripresa dell’avanzata verso Zaporizzjia e Dnipropetrovsk.

    Il nostro servizio di ricognizione aveva compiuto missioni alla periferia est di Cherson ed aveva determinato che in città vi erano due brigate nemiche più alcune batterie della difesa costiera. Le forze ucraine non avevano ancora avuto il tempo di mettere la città in stato di difesa. Le forze nemiche consistevano della 45a brigata leggera e della 78a brigata meccanizzata. Entrambe queste unità avevano perso in combattimento, secondo le nostre informazioni, circa un terzo dei loro effettivi. Il 131° battaglione blindato da ricognizione, che pure faceva parte di quel complesso di forze, era uscito dalla città nel tentativo di facilitare i rifornimenti provenienti da Dnipropetrovsk e stabilire il contatto con le relative unità logistiche che avevano interrotto il loro andirivieni alla notizia che a Cherson si combatteva e che paracadutisti russi avevano preso terra nei pressi di Nikolayev.

    Nel corso della mattinata del 12 marzo dunque mi sedetti al tavolino pieghevole all’interno del mio BTR comando e mi misi a stilare un dettagliato rapporto sulla situazione al generale Latulin. Dati i fatti così come li ho presentati nelle righe precedenti, spettava a lui decidere come il fronte della Crimea avrebbe dovuto proseguire le operazioni. Mi aspettavo una risposta nel giro di un paio di giorni, essendo certo come ero che perfino il generale, per una decisione di tale portata strategica, avrebbe dovuto chiedere ordini alla Stavka, se non addirittura all’autorità politica.

    Nella stessa mattinata arrivò presso il comando dell’ 8a armata ad armi combinate una squadra di giornalisti della TASS che voleva una mia intervista. L’ultima cosa di cui avevo bisogno era di una manica di spie e parassiti al mio posto di comando, ma dovetti fare buon viso a cattivo gioco. Dalla parte degli aspetti positivi, devo dire che fui intervistato da una signora molto molto graziosa, il che in guerra alza sempre in quelche modo il morale.

    “Generale, il suo collega della 58a armata riferisce che a difesa di Melitopol è giunta la brigata di nazifascisti della cosiddetta brigata Azov che ha sostituito le forze che difendevano la città. Lei ha truppe nemiche di tal fatta davanti a lei?”

    Tagliai corto: “Io sono un militare di professione; non mi occupo di politica. Lascio a voi questo aspetto molto volentieri.”

    “Le forze del fronte nord sono a 150 chilometri da Dnipropetrovsk. Pensa che la sua armata possa batterle sull’obiettivo?”

    “Questa è una domanda che deve rivolgere al mio diretto superiore, generale Latulin. E’ lui che dirige le operazioni sul fronte della Crimea.”

    “Hanno avuto molte perdite le sue forze?”

    “Come lei ben sa non sono autorizzato a fare commenti su queste questioni.”

    “E’ in grado di darci qualche informazione sulla campagna aerea?”

    Intervenne il maggiore Kornil Lavanik da me sollecitato.

    “La campagna aerea per il momento ha obiettivi di carattere operazionale e pre-strategico. Intendo dire che le missioni sono rivolte ad obiettivi prettamente militare e possono coinvolgere aree civili, qualora abbiano al loro interno installazioni militari. Oggi con una operazione congiunta tra marina, aviazione ed esercito, siamo riusciti a distruggere uno dei nodi della difesa aerea nemica. Questo ci permetterà di intensificare le operazioni aeree a diretto supporto dell’attacco a terra e la collaborazione delle unità dell’esercito con quelle dell’aviazione”.

    “Quando dureranno le operazioni generale?”

    “Dipende da quanto dura sarà la resistenza del nemico. Se riuscissimo a chiudere la sacca del Donbass e a distruggere le forze nemiche che lo difendono, potremmo dire che la nostra operazione militare possa considerarsi compiuta. A quel punto spetterà ai politici concludere la vicenda se possibile”.

    La mia previsione di un’attesa di due giorni per avere risposta dal generale Latulin circa la mia proposta di intento su come proseguire le operazioni, si rivelò del tutto errata. Tale risposta giunse invece nel pomeriggio della giornata del 12 ed esprimeva il desiderio del comando di fronte che noi non ci facessimo attrarre dalle sirene di Cherson ed Odessa e tirassimo invece dritto per Dnipropetrovsk. Il comando supremo si riservava però la possibilità di creare un nuovo comando provvisorio, costituito dalla 7a divisione aviotrasportata e dalla 810a brigata di fanteria di marina, per la conquista di Odessa tramite un eventuale attacco congiunto dal mare e da terra. A tale scopo venne messo in stato di massima allerta il comando della flotta del Mar Nero che avrebbe predisposto i mezzi navali da destinarsi all’operazione.

    Insieme con le direttive del comando del fronte, giunse anche la notizia che dopo lo sfondamento di alcuni giorni prima sul fronte nord (o di Kharkov) da parte della 1a armata carri della guardia, ulteriori attacchi da parte dei russi erano stati contenuti. Secondo l’informativa ricevuta, una divisione corazzata della guardia aveva raggiunto una posizione a meno di 50 chilometri da Kramatorsk. Il comando di fronte ci esortava quindi ad affrettare l’offensiva verso Dnipropetrovsk.

    Preparai gli ordini nella maniera che segue, nonostante ancora non avessi recuperato la 15a divisione di fucilieri motorizzati.

    Soldati dell’ 8a armata ad armi combinate:

    oggi riprendiamo le operazioni offensive verso i nostri obiettivi. A tale scopo ordino quanto segue:

    insieme al comando di armata, la 77a brigata antiaerea, la 238a brigata di artiglieria e la 20a divisione di fucilieri della guardia, attraversano il basso corso del Dnipro con obiettivo la strada Dnipropetrovsk-Nikolayev. Raggiunto l’obiettivo, la 20a divisione di fucilieri della guardia spinge pattuglie da ricognizione lungo la rotabile allo scopo di tendere imboscate ai convogli di rifornimenti nemici diretti a sud. La divisione cerca il contatto con il presunto battaglione blindato che garantisce i collegamenti con Zaporizzjia e lo distrugge o come minimo lo respinge allo scopo di sbloccare il reggimento di paracadutisti dal parziale accerchiamento in cui si trova in questo momento. Risulta che tale battaglione blindato nemico sia già fortemente indebolito e non in grado di sostenere uno scontro prolungato.

    A sud della nostra posizione opera la 49a armata ad armi combinate, la quale ha il compito di fissare le truppe nemiche all’interno dell’abitato di Cherson, e nel caso di attaccarle a discrezione del comandante d’armata. La presa della città rimane un obiettivo secondario.

    E’ possibile che la marina da guerra organizzi un’operazione anfibia su Odessa, ma ciò esula dal nostro campo di operazioni. Noi contribuiamo a tale missione tramite lo sbloccamento dei paracadutisti di cui al paragrafo precedente.

    Non appena stabilizzata la situazione sul fronte di Cherson e vicinanze, l’armata si getta su i suoi obiettivi primari.

    L’attacco iniziò alle ore 0400 del 13 marzo e nel giro di un paio d’ore era finito, con le avanguardie della 20a divisione fucilieri della guardia che prendevano contatto con elementi del 104° reggimento aviotrasportato e con 14 blindati nemici distrutti. La 49a armata ad armi combinate rinnovava un selvaggio attacco su Cherson, concentrando gli sforzi della sua divisione costiera in appoggio con i suoi veicoli e della sua brigata leggera d’assalto utilizzata per i combattimenti di casa in casa. Alle ore 1400 l’attacco veniva sospeso (respinto?) per far rifiatare la 34a brigata da montagna che aveva subito sensibili perdite, con la città quasi interamente alle forze russe. Dei difensori rimaneva uno sparuto gruppetto di una brigata da assalto aereo asserragliata in un complesso residenziale del centro e completamente accerchiata. Nella città rimaneva intrappolata anche una brigata ucraina della difesa costiera. L’abitato aveva subito considerevoli danni causati dal fuoco di spianamento dell’artiglieria e dei lanciarazzi. Del resto come il nemico si ostinava a difendere i centri abitati, questi divennnero legittimi obiettivi di guerra.

    Secondo le notizie giunte da occidente, era invece fallito l’attacco di sorpresa su Odessa da parte delle forze Spetznaz della marina, le quali avevano rotto il contatto con i difensori alle ore 1100. La città rimaneva comunque in crisi logistica a causa della distruzione della base di rifornimenti nemica nei pressi di Kirovograd.

    La 58a armata del Generale Broun codusse un attacco di alleggerimento per impadronirsi dell'area del basso Dnipro che dominava la città di Melitopol e causò perdite considerevoli al nemico, il quale occorre riconoscerlo, non cedette un metro di terreno. Rimaneva da vedere per quanto tempo la brigata ucraina di fanteria che difendeva la zona avrebbe potuto resistere ad una tale pressione.

    Da ultimo, dal fronte nord arrivarono nella serata del 13 notizie confortanti di progressi da parte dell’ormai eroica 1a armata carri della guardia. Secondo le notizie in possesso del comando di fronte, elementi avanzati di tale armata, si trovavano a poco più di 100 chilometri da Dnipropetrovsk.
     
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  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Alla metà di marzo il nostro servizio di informazioni militare venne in possesso di un documento NATO che valutava tre settimane di operazioni in Ucraina, e lo passò a tutti i comandi di fronte. Il generale Latulin, condivise con noi tale documento. Per completezza storica lo riporto di seguito senza alcun commento o modifica.

    Le analisi e le considerazioni contenute in questo documento trovano la loro origine nei 20 giorni di guerra in Ucraina e nel tentativo di riassumere le lezioni che da tale conflitto possono essere ricavate a beneficio della dottrina operativa e del processo decisionale della NATO.

    A partire dal 24 febbraio 2022, le forze armate della Federazione Russa hanno cominciato operazioni militari su vasta scala contro l'Ucraina. Queste si sono svolte nel dominio terrestre, aereo, ed in misura minore in quello navale. L’obiettivo strategico dell’alto comando russo è stato chiaro sin dall’inizio e lo è tutt'ora: conquistare definitivamente il Donbass tramite un’operazione di congiungimento tra le truppe russe del settore di Charkiv e quelle provenienti dalla Crimea, con l’obiettivo non certo secondario di distruggere tutte le forze di difesa ucraine dislocate nella vasta area di operazioni. Dal punto di vista politico, secondo l'autorità nazionale russa, questo dovrebbe essere sufficiente a porre ancora una volta l'occidente e gli stati da esso sostenuti di fronte al fatto compiuto, come fu il caso della Crimea.

    In generale le operazioni si sono svolte in maniera diversa dalle aspettative, nel senso che i principali analisti occidentali non credevano che le forze armate ucraine potessero reggere al ritmo ed all’intensità delle operazioni che i Russi hanno scatenato sul territorio ucraino. Invece la guerra è in corso da tre settimane e gli Ucraini non l’hanno ancora persa. Fino adesso la loro resistenza si è sicuramente piegata, ma non certo spezzata.

    Dal punto di vista delle operazioni aeree, è stato evidenziato come aviazioni dotate di sistemi di quarta generazione o di quarta generazione plus, hanno difficoltà ad operare contro moderne reti antiaeree come quelle a disposizione dei Russi ed in misura minore dagli Ucraini. Questa difficoltà si è manifestata per tutte e due le aviazioni coinvolte nel conflitto, ed in particolar modo per quella russa che ha una dottrina di impiego ancora incentrata più sul supporto delle operazione di appoggio ravvicinato e che manca di assetti di supporto e di una dottrina specifica e consolidata con riguardo alle missioni di penetrazione in profondità.

    L’addestramento alle missioni di attacco a lungo raggio alla quali i piloti ucraini sono stati incessantemente sottoposti con l’aiuto di istruttori e conseguenti dottrine NATO, vista anche la mancanza di munizionamento adeguato e dei necessari assetti dedicati, ha solo parzialmente fatto registrare prestazioni migliori da parte dell’aviazione ucraina, la quale anche se in misura minore rispetto al nemico, è andata anch’essa incontro a serie perdite ad opera della solida ed affidabile rete di difesa aerea russa. A parte per la spettacolare azione contro il porto di Sebastopoli, che comunque non ha alterato l’equilibrio strategico della guerra, l’aviazione ucraina non ha registrato consistenti e duraturi successi nella propria campagna aerea.


    Dal punto di vista delle operazioni di superiorità aerea, è stato dimostrato come l’addestramento di matrice NATO sia superiore a quello russo, condizionato più da una penuria di ore di volo negli ultimi anni, che da una inferiorità nell’aspetto dottirnale, che pur si è rivelta in alcuni aspetti. Con un materiale di volo certamente meno qualificato, la caccia ucraina è complessivamente riuscita finora a tenere testa alla controparte nemica, quando quest’ultima si è trovata a scortare i propri incursori o a cercare di aprire un corridoio aereo per loro. I danni maggiori comunque, per tutte e due le parti, li hanno fatti i SAM.

    Dal punto di vista delle operazioni terrestri, la guerra russo-ucraina è fino adesso stata un utile osservatorio per misurare la validità delle dottrine militari NATO vis a vis con quelle russe, che sino ad ora non hanno dato cenni di discostarsi troppo dalla consolidata dottrina sovietica, la quale peraltro è sempre stata giudicata valida dagli analisti occidentali. Le forze terrestri ucraine infatti, pur essendo ancora armate con sistemi ex sovietici, sono state negli ultimi anni addestrate e preparate per lungo tempo da istruttori della NATO e di questa organizzazione hanno pare ben assorbito tecniche, tattiche e soprattutto mentalità operativa, sia per quanto riguarda ufficiali e graduati che per quanto riguarda la truppa.

    Al netto delle leggerezze dei servizi di informazione occidentali, che davano gli ucraini per spacciati nel giro di massimo una settimana, quanto detto nel paragrafo precedente, conforta gli analisti NATO i quali hanno potuto constatare che persino truppe armate alla sovietica, se addestrate ed organizzate alla maniera NATO possono tenere testa al rullo compressore sovietico/russo. Certamente i russi non avevano sottovalutato il nemico, nella misura in cui quando hanno dato inizio alle operazioni le hanno condotte in maniera brutale, spietata e senza compromessi, concentrando le offensive su fronti ristretti alla sistematica ricerca e sfruttamento di qualunque punto debole nemico.

    Generalmente il colpo di maglio della divisione di fucilieri motorizzati russa si è rivelata in operazioni covenzionali ad alta intensità un colpo difficile da assorbire e che è in grado di infliggere considerevoli perdite al nemico quando portato con precisione e pragmatismo esecutivo e là dove non si verificano imprevisti. Quando le forze russe si sono trovate di fronte a situazioni fluide e rapidamente mutevoli, hanno invece evidenziato i loro limiti di inquadramento ed addestramento che ne ha innalzato le perdite ed abbassato l’efficacia in combattimento. In generale la difesa ucraina è stata meno a suo agio in campo aperto che in terreno compartimentato dove le difficoltà operative di forze orgaizzzate secondo il modello russo non possono che aumentare. Però le difese ucraine non si non mai liquefatte o perse d’animo di fronte anche ai più decisi attacchi delle unità russe, con l’eccezione dell'attacco dell'8-9 marzo nel settore sinistro del frotne di Charkiv; attacco condotto peraltro dalle due più poderose divisioni russe entrambe costituite solamente da personale professionista. Tale attacco, come si ricorderà ha portato la 2a divisone fucilieri della guardia e la 27a brigata separata di fucilieri della guardia praticamente alle porte di Kramatorskm in seguito ad un vistoso sbandamento della difesa ucraina. C’è da dire che in questo settore opera anche la più potente divisone di tutto l'ersercito russo: la 47a divisione corazzata della guardia, non ancora impiegata a quanto risulta in operazioni di combattimento ma tenuta in riserva strategica della 1a armata corazzata della guardia.


    Per quanto riguarda infine l’impiego dell’artiglieria, i Russi che l’hanno impiegata sinora in maniera predominante rispetto all’avversario, non ne hanno risparmiato né l’utilizzo né l'intensità di fuoco neanche su centri abitati qualora questi siano stati messi in stato di difesa dalla controparte ucraina. Non costituisce certo una novità il fatto che le forze russe fanno un enorme affidamento sul fuoco indiretto. Particolarmente dannosi per i centri abitati dove si è combattuto sono risultati i sistemi lanciarazzi multipli ed i missili da crociera; questi ultimi dobbiamo dire usati in maniera limitata dai Russi se non per cercare di neutralizzare installazioni antiaeree che gli ucraini avevano ubicato all’interno di aeree abitate per migliorarne la protezione.

    In conclusione, le previsioni allo stato attuale degli eventi sono che se non vi saranno dei migliormenti ulteriori nelle dottrine di impiego, nella qualità dell’armamento e nella quantità di forze impiegate dagli ucraini, i Russi a lungo andare prevarranno e riusciranno a raggiungere gli obiettivi sui quali si sono maniacalmente concentrati mirando al loro raggiungimento nel tempo più breve possibile. D’altra parte va dato atto all’efficacia della dottrina NATO ed all’eccellente addestramento ed alto morale delle forze armate ucraina, di essere riusciti a contenere la parte migliore dell'intero organico dell'ersercito russo: le forze dei distretti militari Ovest e Sud.
     
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  16. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Il 14 marzo Kornil mi diede notizia che l’aviazione frontale aveva ricevuto in rinforzo un reggimento di cacciabombardieri Sukhoi 34 ed uno di Sukoi 24 costituenti la 6970a divisione aerea. Tali velivoli erano stati posti in una base a sud di Rostov, e specialmente i Su-34 avevano il raggio d’azione necessario per intervenire sul nostro fronte. Adesso la nostra superiorità numerica in fatto di aerei da guerra era schiacciante e pensai che non avremmo più avuto motivo di non spingere al massimo la campagna aerea.

    Sul fronte della Crimea inaspettate prospettive andavano aprendosi man mano che il tempo passava e che nuove notizie affluivano dai comandi dipendenti. Il comando del 104° reggimento aviotrasportato che occupava Nikolayev, comunicava che aveva irradiato pattuglie verso Odessa ed aveva trovato la strada completamente sgombra. La mia 20a divisione fucilieri della guardia riportava strada sgombra sia verso Kirovgrad che verso Dnipropetrovsk. Non c’era un solo minuto da perdere. Il Generale Latulin mi mandò un esplicito ordine scritto nel quale mi informava del suo intento di lasciare perdere qualunque tentativo di avanzata verso ovest. Il nostro compito era sbloccare i paracadutisti e l’avevamo assolto. Adesso c’era da focalizzarsi sugli obiettivi originari: Zaporizzja e poi Dnipropetrovsk. Se le cose continuavano in maniera favorevole per noi potevamo ancora precedere le armate del fronte di Kharkov sugli obiettivi finali della campagna.

    Nel pomeriggio, venimmo a sapere dai media occidentali che la marina aveva tentato un’operazione anfibia presso la città di Odessa, appoggiata da un attacco del reggimento paracadutisti provenienti da Nikolayev. Le fonti di informazione occidentali riportavano che l’operazione era fallita a causa della resistenza del nemico all’interno dalla città. I paracadutisti erano stati pesantemente bombardati da missioni ardite di elicotteri ucraini, e i marinai erano stati costretti a reimbarcarsi dopo aver subito pesanti perdite ad opera della difesa costiera e della fanteria nemica che difendeva le spiagge. Poteva ben darsi che il tenore delle notizie fosse eccessivamente trionfalistico, ma raramente i media ucraini, e quelli occidentali si inventavano cose dal nulla. Per cui che l’operazione fosse fallita era probabilmente vero. Non avevo modo di verificare personalmente, in quanto non sapevo nulla del fantomatico “comando provvisorio” che era stato istituito dalla Stavka per dar luogo a quell’operazione.

    Per quanto riguarda l’armata, essa con alla testa la 20a divisione di fucilieri della guardia avanzò lungo la direttrice Cherson Dnipropetrovsk, e ad 80 chilometri dalla città incontrò resistenza e posizioni nemiche improvvisate. Il reparto da ricognizione si fermò e comunicò il contatto con fanteria leggera nemica e posti di blocco lungo l’autostrada diretta a Dnipro. Diedi immediatamente l’ordine di dispiegare la divisione per un assalto in piena regola e di schierare la 238a brigata di artiglieria. Chiesi ed ottenni dal comando di fronte la riassegnazione provvisoria della 42a divisione di fucilieri della guardia del generale Broun alla mia armata, quale armata più vicina in assoluto agli obiettivi finali. Dal generale Latutin mi pervenne l’assenso a questa misura unitamente all’avvertimento che gli Ucraini stavano raccogliendo forze meccanizzate e di fanteria scelta sul mio fianco sinistro allo scopo di tagliarmi fuori dal resto del fronte. Il generale mi disse di stare molto attento, in quanto non potevamo permetterci un rovescio dell’ 8a armata ad armi combinate in quel momento. Comunicai al generale Latulin che se mi rilasciava in fretta la divisione di Broun, avrei usato quella per coprirmi il fianco sinistro. Ribadii la necessità di accelerare l’afflusso di rifornimenti e rimpiazzi per la mia 15a divisione di fucilieri motorizzati ancora ferma in Crimea, adducendo la motivazione che strategicamente a quel punto la mia armata era quella che aveva registrato i maggiori successi e che si trovava di fronte al punto più debole dello schieramento nemico. Il comandante di fronte mi promise che avrebbe fatto tutto il possibile.

    Il generale Hrygoriev tentò di completare l’occupazione di Cherson, ma anche questa operazione fallì, almeno temporaneamente. Il generale si mise in contatto diretto con me e mi comunicò che la sua 205a divisione costiera aveva subito perdite ma ne aveva inflitte altrettante alle forze nemiche. La caduta della città era questione di tempo se si fosse mantenuto l’accerchiamento della stessa.

    Molto meglio andarono le cose per il Generale Broun, ancora impegnato nella presa del suo primo obiettivo; Melitopol. Su questo fronte, con un attacco devastatore, la 42a divisione di fucilieri della guardia, sbaragliò i resti di una brigata di fanteria nemica che difendeva la periferia nordovest della città. La divisione però non avanzò, in quanto al termine dell’operazione era destinata a passare sotto il mio comando. Broun mandò quindi avanti una brigata separata di fucilieri della guardia e si preparò a coordinare queste forze con quelle provenienti da sud per l’attacco definitivo a Melitopol. Correva voce che in città erano affluiti reparti della famigerata brigata nazista Azov. Avremmo presto visto di che pasta erano fatti questi fascisti. Occorre dire però che l’armata di Broun aveva anch’essa subito perdite abbastanza pesanti e forse si sarebbe imposta per essa una pausa operativa prima dell’attacco a Melitopol. Certamente ci si sarebbe anche potuti prendere il rischio di non attaccare la città e di accerchiarla solamente, lasciandosela sul fianco destro mentre si riprendeva l’avanzata verso Zaporizzja e Dipropetrovsk su quell’asse di avanzata, ma sarebbe stato un bel rischio.

    Infine ulteriori avanzate sul fronte nord le registrava la 1a armata corazzata della guardia, la cui 27a brigata separata di fucilieri della guardia, appoggiata da un pesante fuoco di artiglieria e da elementi robusti della 2a divisione di fucilieri della guardia, distruggeva una brigata meccanizzata ucraina, e si spingeva anch’essa ad una settantina di chilometri a nordest di Dnipropetrovsk. Un’ondata di ottimismo si diffondeva fra le nostre truppe e i notiziari dei paesi NATO parlavano ormai di “momento critico per la difesa dell’Ucraina”.
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  17. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Le operazioni subirono una breve stasi sino alla serata del 15, nella quale noi cercammo di riorganizzare le nostre forze per la prosecuzione dello sforzo. Sfortunatamente il nemico non mancò di creare una certa infelicità nei nostri comandi riprendendo la città di Nikolayev. Purtroppo la città era difesa solamente da un pugno di Spetznatz della marina. In accordo con le notizie che ci pervennero, questi combatterono coraggiosamente (e come le notizie avrebbero potuto essere diverse!) ma furono costretti a ritirarsi di fronte ad un’intera brigata di fanteria nemica che avanzava in città. Osservando la carta insieme a Kornil, mi resi immediatamente conto che tutto ciò metteva in grave crisi il reggimento di paracadutisti, che si venne a trovare isolato tra Nikolayev e Odessa. Kornil fece due osservazioni: la prima fu che i paracadutisti avrebbero potuto probabilmente essere esfiltrati con una grossa operazione di elitrasporto, mentre la seconda era che la nostra operazione per il controllo della costa sudovest dell’Ucraina era fallita.

    Per quanto riguardava più direttamente l’armata, la ricognizione della 20a divisione fucilieri della guardia determinò che a sbarrarci la strada di Dnipropetrovsk vi era una divisione della guardia territoriale ucraina; tecnicamente riservisti richiamati in fretta e furia, armati alla leggera e con un addestramento approssimativo. Un’altra formazione nemica che avevamo individuato era la 46a brigata aerotrasportata. Questa invece era una formazione di professionisti, addestrata dagli occidentali e ben più temibile della prima. Essa stazionava sulla riva nord del Dnipro ad immediato supporto dei riservisti che erano stati messi in trincea a fronteggiare noi. Cosa più preoccupante stavano costantemente migliorando il loro apprestamenti difensivi, preparandosi ad operazioni di resistenza a olttranza. Pensai che non avevano molta scelta considerato che tra loro e Dnipropetrovsk non rimaneva più nulla.

    Nella tarda serata del 15 ci arrivò via radio la notizia che una breve ma violenta controffensiva nemica sul fronte est (area di Kramatorsk) aveva respinto elementi avanzati della 1a armata corazzata della guardia. Tutto considerato, non un buon inizio di settimana per noi.

    Un veicolo della 1a armata corazzata della guardia
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  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    commento off thread.
    Tutte le forze russe sono concentrate su due soli assi di attacco. Le migliori armate in due soli settori. I risultati conseguiti sino ad ora sono superiori sul fronte di Charkiv rispetto a quelli reali. Sul fronte sud non sono superiori a quelli reali, se escludiamo che manca la spinta verso Mariupol. I Russi sono molto più vicini a Dnipropetrovsk di quelli reali però. Dalla parte del passivo per i Russi, un tentativo (di opportunità) di allargare le operazioni alla costa sudoccidentale è per il momento fallito. La superiorità aerea non è ancora conseguita per nessuno, nonostante la superiorità numerica e qualitativa degli aeroplani russi, fronte alle notevoli capacità degli assetti SAM che le due parti mettono in campo.
    In definitiva i Russi stanno facendo meglio di quelli reali con una strategia che sfrutta "il mio senno di poi" ed un'accurata distribuzione delle forze, sempre basata sulla conoscenza di come le operazioni reali "sarebbero" andate sino ad ora. Ma non stanno facendo troppo meglio. anche i Russi virtuali incontrano difficoltà data dall'organizzazione, dalla logistica e dall'addestramento e morale delle forze ucraine.
     
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  19. Sir Matthew

    Sir Matthew

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    una cosa che ho notato, sia nel conflitto reale e in questa tua simulazione (ma in quest'ultimo caso potrebbe essere solo una mia impressione errata) è un utilizzo non proprio in quantità aspettate dell'artiglieria. Personalmente mi sarei aspettato giorni e giorni di bombardamenti incessati sulle posizioni nemiche, prima ancora di tentare l'ingaggio con le altre divisioni. Eppure sapevo che la dottrina russa (e sovietica prima) facesse molto perno su un uso smodato di artiglieria. Che ne pensi?
     
  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Sir Matthew, rispondo alla tua domanda:
    nella simulazione i reggimenti di artiglieria russi a livello divisionale sono inclusi nella pedina della divisione, per cui entrano in azione ogni volta che la divisione ingaggia il nemico come unità coesa. Per gli Ucraini, le loro pedine a livello brigata hanno un batttaglione di artiglieria organico, e nella mia simulazione non hanno ancora ricevuto sistemi d'arma occidentali.

    Indipendenti sono invece le brigate di artiglieria, di lanciarazzi o di missili balistici a livello di armata per i Russi e di distretto militare per gli Ucraini. Quelle sono pedine a sé stanti che intervengono qualora la situazione lo richieda. Nel regolamento di Gulf Strike l'artiglieria dà un bonus al combattimento. I missili balistici bombardano invece il nemico in maniera simile a come farebbe un'unità navale o aerea. L'efficacia dei missili balistici non è stata finora eccelsa nella simulazione, ancora una volta per colpa dei sistemi SAM che vengono usati dagli Ucraini anche in funzione antimissile. Certo non sono efficaci come contro gli aeromobili, ma...
    Missili ipersonici nella simulazione non ne ho usati, dato che nella campagna vera sino ad ora hanno avuto una funzione puramente di messaggistica politica.

    Se non hai visto il peso dell'artiglieria in questa simulazione è perché non l'ho posto sufficientemente in evidenza nel racconto. I Russi simulati non si sono fatti remore ad utilizzare il fuoco indieretto dentro o fuori dai centri abitati. Nella presa di Charkiv l'artiglieria della 1a armata corazzata della guardia e le Katjusce dell'11°corpo d'armata sono state determinanti, così come determinante il fuoco indiretto è stato nell'attacco a Cherson ancora da portare a termine, e più in generale nelle operazioni di sbocco dalla Crimea. Naturalmente il fuoco indiretto sugli abitati l'ho usato quando questi ultimi erano difesi da forze militari. Il bombardamento con artiglieria di un centro abitato come fine a sé stesso è un non senso operazionale buono solo per la propaganda. Se si spara sulle città con i cannoni è perché forze militari nemiche la presidiano e gli attaccanti vogliono conquistarla, oppure si spara in situazione di assedio. Se volessi davvero bombardare solo per terrorizzare userei bombaridieri strategici a massa, o una testata nucleare tattica; all'americana.

    A tua disposizione per ulteriori chiarimenti
     
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    Ultima modifica: 12 Maggio 2022

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