1. Questo sito utilizza i cookies. Continuando a navigare tra queste pagine acconsenti implicitamente all'uso dei cookies. Scopri di più.

Bio-centrismo : "La vita non finisce con la morte fisica"

Discussione in 'Off Topic' iniziata da rob.bragg, 9 Gennaio 2014.

  1. Invernomuto

    Invernomuto -

    Registrato:
    30 Gennaio 2006
    Messaggi:
    6.036
    Località:
    Torino
    Ratings:
    +429
    Leggevo tra l'altro che si è riusciti a far "comunicare" i due fotoni oltre i 100km di distanza. In un futuro più o meno remoto potremmo sfruttare l'entanglsment quantistico per inviare dei segnali istantaneamente a qualunque distanza.
    Pazzesco!

    Capitano Kirk, teletrasporto per due :)

    Ciao.
     
  2. rob.bragg

    rob.bragg

    Registrato:
    1 Settembre 2009
    Messaggi:
    3.043
    Ratings:
    +937
    Bosone di Higgs !!! :)

    [​IMG]
     
  3. Armilio

    Armilio

    Registrato:
    18 Settembre 2007
    Messaggi:
    6.034
    Località:
    Hinterland di Milano
    Ratings:
    +173
    Eh. Vero. C'ho pure un libro sul comodino sul Bosone nostro. :facepalm:

    Ma quando Qwerty aveva 15 anni (cioè 8 anni fa) non si sapeva bene... no perché mi ricordo anche io stessa domanda e una risposta del prof un po' evasiva, del tipo "si conosce cosa crea gravità ma non si conosce il come", anche se non diceva "è una legge di natura stop", quello è proprio da ingegneri. :D

    P.s: Anche io ho avuto un prof di fisica ingeniere, ad un certo punto è spuntato fuori con i coseni ed i seni quando non li avevamo ancora fatti in matematica, ed alla semplice richiesta "ma perché lì è -1 e lì +1?" ci ha guardato straniti rispondendo "perché è così, ovvio".
     
    Ultima modifica: 16 Gennaio 2014
  4. rob.bragg

    rob.bragg

    Registrato:
    1 Settembre 2009
    Messaggi:
    3.043
    Ratings:
    +937
    chi voleva, sapeva :)

    nel 1996 lessi, fresco di stampa (per questo ricordo la data, c'è nel libro :) ) 'La Particella di Dio', IMHO uno dei più bei libri di divulgazione scientifica mai scritto ... con 2500 anni di storia della fisica (da Democrito) e della fisica delle particelle, fino al 'Bosone di Higgs' ... scritto dal fisico Premio Nobel Lederman

    un libro imperdibile :)
     
  5. qwetry

    qwetry

    Registrato:
    29 Giugno 2006
    Messaggi:
    6.799
    Località:
    Emilia/Sicilia
    Ratings:
    +1.003
    il professore non ha risposto "è un mistero", lui ha risposto "non ha senso chiedersi della sua origine", cosa indipendente dall'essere o no l'origine della gravità un mistero, mistero che almeno in parte è stato svelato dalla relatività generale, ma lascio la parola a gente più competente di me
     
  6. Amadeus

    Amadeus

    Registrato:
    17 Febbraio 2006
    Messaggi:
    1.523
    Ratings:
    +618
    Ti ringrazio per il complimento, ma ti confesso che sono io a sentirmi un imbecille, se non sono riuscito a far capire nulla di quello che ho scritto! :D

    In meccanica quantistica le interazioni continuano ad essere locali, come in meccanica classica. Ciò che non è più locale sono gli stati generati da tali interazioni. Se gli stati entagled venissero generati da interazioni istantanee a distanza, allora sì, ci sarebbe trasmissione di informazione a velocità superiori a quelle della luce, ma essi vengono generati da interazioni locali, e quindi la QFT rimane perfettamente compatibile con ciò che i dati sperimentali ci mostrano.

    Come ho detto prima, le correlazioni tra le misure, eseguite a distanza, di elementi entangled, si palesano solo a posteriori, pertanto non trasmettono alcuna informazione. E la cosa veramente interessante è che tutti i tentativi di realizzare esperimenti (reali o concettuali) che mettessero in crisi la coesistenza dei dettami teorici della Relatività con la meccanica quantistica sono falliti non per mero accidente ma perché le caratteristiche stesse della teoria hanno impedito la realizzazione di questi (pur ingegnosamente ideati) grimaldelli per scardinare la teoria.


    Se si creasse un duplicato, si duplicherebbe anche la coscienza, quindi si otterrebbero due individui diversi che percepirebbero l'altro come un "io" diverso. Nessuno dei due avrebbe una modalità privilegiata di accedere alla mente dell'altro, esattamente quando accade quando ognuno di noi suppone che gli altri esseri umani siano autocoscienti (vedi la provocazione filosofica dei p-zombie). D'altro canto, il solipsismo, per quanto empiricamente inconfutabile, è come una fortezza inespugnabile ma minuscola: non potrai mai averne ragione, ma anche se te la lasci alle spalle, essa non avrà mai la forza di minacciare le tue retrovie. Questo è il motivo per cui, pur non riuscendo a dare una definizione sensata di coscienza, la considero comunque un utile concetto euristico (come anche il concetto di realtà!). Confesso, però, che mi darebbe fastidio pensare che la coscienza debba mantenere indefinitamente questo status epistemologico, come dire, di ente primitivo, a pari livello con la realtà, perché lascerebbe intendere che sia impossibile liberarsi, di fatto, del dualismo in una "teoria del tutto". Ad ogni modo, sono ben consapevole che lo sviluppo della conoscenza non è obbligato a proseguire il suo cammino in funzione dei miei desiderata.

    Tornando alla questione del duplicato, ricordo che Lanza, e coloro che parlano di una qualche possibilità di immortalità garantita dalla teoria dei molti mondi, si basano sul famigerato "suicidio quantistico" da me citato in precedenza. Fermo restando che, anche se fosse vera l'ipotesi di Tegmark, non si otterrebbe una immortalità vera (nessuno avrebbe la sensazione soggettiva di campare neppure per duecento anni, e sto già esagerando, figurarsi per l'eternita!), non essendo la morte un processo istantaneo legato ad un unica "misura quantistica", non vedo come si possa supporre che il fil rouge dell'esperienza soggettiva ed unitaria della coscienza non si spezzi.

    Se non rammento male, avevo già letto qualcosa dal tuo sito. In una vecchia discussione avevi fornito il link.
    Premesso che sei libero di utilizzare la nomenclatura che più ti aggrada, penso sia meglio accostare i qualia alle sensazioni, piuttosto che alle emozioni.

    Ad esser fiscali, il meccanismo di Higgs spiegherebbe perché le particelle hanno massa ma non darebbe spiegazione di come la gravità agisce (e manco della massa di tanta altra roba nell'universo, ma questa è un'altra questione).
    Senza poi considerare che la gravità non dipende solo dalla massa... ma vedi sotto.

    Infatti è così: classicamente è vero che solo corpi dotati di massa possono generare campi gravitazionali e solo corpi dotati di massa possono risentire di effetti dovuti alla gravità ma in Relatività generale ci si accorge che non è solo la presenza di massa a generare effetti gravitazionali (né sono solo particelle massive a risentirne). Tant'è che la curvatura locale dello spaziotempo (da cui derivano gli effetti che imputiamo alla gravità) dipende dal valore del cosiddetto tensore energia-impulso (in cui non c'è solo la massa...).
     
  7. cohimbra

    cohimbra Guest

    Ratings:
    +0
    :) Vai tranquillo, te absolvo...d'altronde probabilmente sarete usciti tutti da Harvard, Cambridge o giù di lì mentre
    io non sono neanche diplomato, è normale che faccia fatica a seguire ragionamenti simili. Però vi leggo ugualmente.
     
  8. ronnybonny

    ronnybonny Moderator Membro dello Staff

    Registrato:
    6 Febbraio 2009
    Messaggi:
    3.319
    Località:
    Padova e Udine
    Ratings:
    +328
    Ad uno stage al liceo un fisico teorico (che lavorava o aveva lavorato al CERN a Ginevra) mi aveva spiegato che in teoria potrebbe (o dovrebbe) esistere una particella/onda responsabile della gravità (il gravitone), la dimostrazione della sua esistenza permetterebbe di unificare tutte le forze sotto il modello standard (Grande Teoria delle Forze Unificata)
    Ho interpretato o ricordo male?

    P.S. lo stesso fisico consideravo gli ingegneri come Umpa-Lumpa della scienza
     
  9. bacca

    bacca

    Registrato:
    19 Ottobre 2009
    Messaggi:
    11.069
    Località:
    Veneto Indipendente
    Ratings:
    +1.543
    Grazie!
     
  10. SkySpace

    SkySpace

    Registrato:
    26 Agosto 2009
    Messaggi:
    3.866
    Ratings:
    +196
    Durante le lezioni di fisica la prof ci disse una cosa simile. Penso sia esatto.
     
  11. Armilio

    Armilio

    Registrato:
    18 Settembre 2007
    Messaggi:
    6.034
    Località:
    Hinterland di Milano
    Ratings:
    +173
    Ah ecco, mi ricordavo questo :) (sìsì tutte le scuse sono buone per rimediare ad una figuraccia)
     
  12. GyJeX

    GyJeX

    Registrato:
    6 Dicembre 2005
    Messaggi:
    32.805
    Località:
    santu sezzidu in dommo
    Ratings:
    +10.240
  13. Lirio

    Lirio

    Registrato:
    16 Agosto 2012
    Messaggi:
    2.777
    Località:
    Piemonte
    Ratings:
    +396
    Vai trancs cohimbra, meno male che esiste un altro che confessa una qualche difficolta', almeno non sono piu solo. Su questi temi almeno, io mi rileggo più volte @Amadeus, con sconfinata ammirazione e doveroso rispetto, e ho la mia teoria, detta della comprensione.
    Enunciato
    Io posso leggere amadeus un numero di volte n a piacere, con n tendente a infinito, e verificare, ogni volta, solo che l'unico comune denominatore tra me e lui è che lui scrive e io leggo in italiano.
    Corollario
    Per quanto sia elevata la sua capacità di spiegarmi un concetto, la sua efficienza e nel farlo capire e' un insieme superiormente limitato dalla mia capacità c di comprenderlo.
    Commento
    O qui sono tutti scienziati, o io sono l'unico gnorantone.

    Del resto, sono uno che uscito dalla sala cinematografica, se uno mi intervista su un film di fantascienza, dall' ultimo star trek a capitan harlock, non te la so mica spiegare la trama, però mi sono piaciuti un sacco gli occhialini treddi'.
     
    • Like Like x 1
  14. Amadeus

    Amadeus

    Registrato:
    17 Febbraio 2006
    Messaggi:
    1.523
    Ratings:
    +618
    Un paio di commenti al volo.

    Sul gravitone - è da un bel pezzo che si sa che una teoria quantistica delle interazioni gravitazionali deve presupporre una particella di massa nulla e spin 2 come mediatore delle interazioni stesse (il gravitone, appunto) ma la mera conoscenza di queste caratteristiche non ci dice molto su come elaborare la teoria sottostante (per farla semplice: agire sulla falsariga di quanto si è fatto con la QED per le interazioni elettomagnetiche è un vicolo cieco, in quanto la teoria risultante non è rinormalizzabile).

    Ci sono due filoni di ricerca principali riguardanti una teoria quantistica della gravità: la teoria delle stringhe (che avrete sentito tutti quanti nominare, anche se è opportuno dire che non si tratta di una teoria ma di un approccio teorico che ha generato diverse teorie) e la cosiddetta gravità quantistica a loop (LQG).
    Si è ancora lontani da risultati concreti ma, a differenza di quello che pensavo una ventina di anni fa, oggi come oggi scommetterei poco sulle stringhe...

    Sul teletrasporto quantistico - non è un teletrasporto. Quantomeno non lo è in molti sensi che potrebbero far pensare a comunicazione istantanea (i.e. a velocità supraluminari) e a Star Trek.
    Cito un illuminante pezzo di Heinz-Dieter Zeh (penso che il suo nome non abbia bisogno di presentazioni) la cui versione integrale, per chi fosse interessato, è disponibile in rete:

    "Quantum teleportation [omissis] has been celebrated - not least in the secondary science media - as one of the weirdest and most sensational recent discoveries in quantum theory. Although indeed an interesting application of quantum nonlocality, it is often entirely misunderstood because of its very inappropriate name.
    The "teleportation" protocol consists of three steps:
    1. the preparation of an appropriate nonlocal Bell state,
    2. the measurement of another (local) Bell state by Alice, who then sends a message containing the outcome to Bob, and
    3. a unitary transformation performed locally by Bob.
    It is evidently the crucial last step that reproduces the (possibly unknown) spinor state, which was destroyed at Alice's place, at Bob's place. [omissis]
    To conclude, one may say that the "quantum teleportation" protocol allows one neither to teleport physical objects, nor the information needed to reconstruct them (even by technically unrestricted means).
    "
    (grassetti miei, corsivi dell'autore)

    D'altronde, anche nell'articolo linkato da GyJeX, nella prima parte dell'abstract (quindi bene in evidenza) appare questa significativa frase: "Quantum energy teleportation (QET) is, from the operational viewpoint of distant protocol users, energy transportation via local operations and classical communication".
    (enfasi mia)

    Si noti che l'autore sta dando una sintetica definizione di che cosa si intende per QET e si noti anche che è parte intengrante del protocollo la comunicazione di informazioni in maniera classica (il messaggio che Alice manda a Bob, di cui sopra).

    Come ho detto qualche messaggio fa: le correlazioni sono evidenti solo se si confrontano i risultati a posteriori ma, durante la misura, non c'è trasmissione di informazioni, ergo non c'è nulla che viaggi, localmente, a velocità superiori a c.
     
    • Like Like x 2
  15. StarUGO

    StarUGO

    Registrato:
    15 Dicembre 2006
    Messaggi:
    5.945
    Località:
    Milano
    Ratings:
    +956
    Si be',guarda,io sono diplomato (geometra),non ho mai capito un tubo neanche di Costruzioni e Topografia(materie poco importanti se studi da geometra :D ) e faccio piu' fatica di te,quindi consolati che i tuoi neuroni funzionano meglio del mio (neuronE).
    P.S. certo anche il fatto di avere un cervello piu' giovane del mio aiutera' senz'altro :confused:
     
    • Like Like x 1
  16. cohimbra

    cohimbra Guest

    Ratings:
    +0
    ahah, più giovane? beh, dipende da quanti anni hai...io ne ho 33 (lavoro regolarmente da 15 anni, me ne mancano
    29 e 6 mesi alla pensione)...fai un pò te.
     
  17. StarUGO

    StarUGO

    Registrato:
    15 Dicembre 2006
    Messaggi:
    5.945
    Località:
    Milano
    Ratings:
    +956
    La mia eta' e' nel profilo :)
     
  18. cohimbra

    cohimbra Guest

    Ratings:
    +0
    ciao papà! :ROFLMAO:

    Edit: Chiedo venia per l'Off Topic, anche se siamo nella sezione Off Topic.
     
    Ultima modifica di un moderatore: 20 Gennaio 2014
  19. bacca

    bacca

    Registrato:
    19 Ottobre 2009
    Messaggi:
    11.069
    Località:
    Veneto Indipendente
    Ratings:
    +1.543
    IMHO, a me sembra la scoperta dell'acqua calda, o mi sfugge qualcosa?

    http://www.edscuola.it/archivio/lre/ENTANGLEMENT.pdf

    Qui invece Wiki scrivono boiate o sbaglio?

    http://it.wikipedia.org/wiki/Entanglement_quantistico

    Ps: abbiamo dei giornalisti da mettere al rogo! E' come il teorema di Skuby. In Italia un giornalista nel riportare una notizia lo farà nella maniera più consona a Studio Aperto!
     
  20. rob.bragg

    rob.bragg

    Registrato:
    1 Settembre 2009
    Messaggi:
    3.043
    Ratings:
    +937

    Riporto brani tratti da questo articolo apparso su Le Scienze, 489, maggio 2009 (riservato agli abbonati)
    perché mi sembrano molto interessanti e chiari, anche in termini di prospettiva storica della ricerca negli ultimi 80 anni.

    http://www.lescienze.it/archivio/ar..._quantistica_alla_relativita_speciale-549446/

    - - -

    Sfida quantistica alla relatività speciale
    di David Z. Albert e Rivka Galchen *
    “Le Scienze”, 489, maggio 2009, pp. 40-47
    * entrambi docenti alla Columbia University

    <<Come molti effetti quantistici, l'entanglement viola alcune delle piu' radicate intuizioni sul mondo. E forse minaccia i fondamenti della relativita' speciale di Einstein.

    Nell'universo, come lo percepiamo, possiamo interagire solo con oggetti con cui veniamo in contatto: quindi il mondo sembra locale. La meccanica quantistica, invece, contempla l'azione a distanza con una proprietà detta entanglement, in cui due particelle hanno un comportamento sincronizzato senza intermediari: è un fenomeno non locale. La non località non è solo contro-intuitiva. È un problema serio anche per la teoria einsteiniana della relatività speciale in quanto compromette la variabile tempo.



    Einstein aveva parecchi dubbi sulla meccanica quantistica. Il cruccio fin troppo citato a proposito dei suoi elementi aleatori («Dio non gioca ai dadi») era solo uno dei tanti. Ma l’unica obiezione che avanzò formalmente, su cui scrisse un articolo, riguardava la bizzarria dell’entanglement quantistico. Questa obiezione è il nucleo di quello che è ora noto come paradosso EPR, dal nome dei tre autori, Einstein e i suoi colleghi Boris Podolsky e Nathan Rosen (si veda il box a fronte). Nel loro articolo del 1935 Can Quantum-Mechanical Description of Physical Reality Be Considered Complete? («La descrizione quantistica della realtà fisica si può considerare completa?») ragionavano rigorosamente per rispondere «no» alla domanda.



    L’entanglement era un elemento indiscusso dell’immagine del mondo che la meccanica quantistica presentava ai fisici, ma nessuno prima di Einstein ne aveva considerato molto le conseguenze. Einstein vide nell’entanglement non solo una stranezza, ma una fonte di dubbi. Lo trovò inquietante. In particolare, sembrava non locale. All’epoca nessuno era pronto ad affrontare la possibilità che ci fossero veramente delle non località nell’universo, né Einstein né Bohr né nessun altro.

    Einstein, Podolsky e Rosen diedero per scontato che l’apparente non località della meccanica quantistica dovesse essere solo apparente, una sorta di anomalia matematica o scelta infelice di notazioni o, comunque, che fosse una conseguenza eliminabile dell’algoritmo: qualcosa di analogo a un’istruzione di una bizzarra ricetta di una torta che dica di togliere metà dello zucchero che era stato mescolato alla farina. Così come è possibile preparare la stessa torta con una ricetta diversa che non richiede di togliere ingredienti, allo stesso modo si potevano concepire previsioni quantistiche che non richiedessero passi non locali. E nel loro articolo presentavano un ragionamento che mostrava che se (come tutti supponevano) non esistono nel mondo autentiche non località fisiche e se le previsioni della meccanica quantistica sono corrette, allora la meccanica quantistica deve trascurare alcuni aspetti della descrizione del mondo. Devono esserci parti della narrazione del mondo che non coglie.

    Bohr rispose all’articolo EPR quasi da un giorno all’altro. La sua lettera di confutazione, scritta in fretta e furia, non attaccava nessuno degli specifici ragionamenti scientifici dell’articolo, ma metteva in dubbio, in modo oscuro e a tratti con toni da oracolo, l’uso nell’articolo della parola «realtà» e la definizione di «elementi della realtà fisica». Trattava a lungo della distinzione tra soggetto e oggetto, delle condizioni sotto cui ha senso porsi domande e della natura del linguaggio umano. Ciò di cui aveva bisogno la scienza, secondo Bohr, era una «revisione radicale del nostro atteggiamento nei confronti della realtà fisica».

    Bohr si premurò di convenire con l’articolo EPR su un fatto: non erano possibili autentiche non località fisiche. La non località apparente, asseriva, era solo un’ulteriore ragione per abbandonare l’aspirazione antiquata ed eccentrica, così evidente nell’articolo EPR, a voler leggere nelle equazioni della meccanica quantistica un’immagine realistica dell’universo, un’immagine di ciò che momento per momento si trova sotto i nostri occhi. Bohr sosteneva infatti con forza che non solo vediamo il mondo come in uno specchio opaco, ma che questa visione fumosa e indefinita è la realtà stessa.

    Quella di Bohr fu una risposta curiosamente filosofica a un problema scientifico. Ancora più curioso fu l’atteggiamento di chi prese la risposta di Bohr come vangelo ufficiale della fisica teorica. Occuparsi ancora di questi argomenti diventò un’eresia

    ...

    La località perde il suo posto

    La prima volta che qualcuno affrontò in maniera scientifica il paradosso EPR (dopo trent’anni di oblio quasi totale) fu in un famoso articolo del 1964 scritto dallo straordinario fisico irlandese John S. Bell. Dal lavoro di Bell emerse che Bohr si sbagliava sul fatto che non ci fosse nulla che non andava con la sua interpretazione della meccanica quantistica e che Einstein si sbagliava a proposito di che cosa non andasse nell’interpretazione di Bohr.

    Capire che cosa non andasse veramente richiede di abbandonare l’idea di località.

    La questione cruciale è se le non località che sembrano presenti nell’algoritmo della meccanica quantistica siano solo apparenti o qualcosa di più.

    Sembra che Bell sia stato il primo a chiedersi proprio che cosa significa questa domanda. Che cosa distinguerebbe le autentiche non località fisiche da quelle apparenti ?

    Argomentò che se esistesse un algoritmo esplicitamente e completamente locale che dia le stesse previsioni dell’algoritmo quantistico sull’esito degli esperimenti, allora Einstein e Bohr avrebbero avuto ragione a ignorare le non località della meccanica quantistica considerandole semplici conseguenze accidentali di quella particolare formalizzazione. Se invece nessun algoritmo potesse fare a meno delle non località, allora si tratterebbe di autentici fenomeni fisici. Bell analizzò quindi una specifica situazione di entanglement, e concluse che dal punto di vista matematico non era possibile alcun algoritmo locale.

    Quindi il vero mondo fisico è non locale. Punto.

    Questa conclusione mette tutto a soqquadro. Einstein, Bohr e tutti coloro per i quali era scontato che un’autentica incompatibilità tra meccanica quantistica e principio di località sarebbe stato una cattiva notizia per la meccanica quantistica. Ma Bell aveva dimostrato che la località era incompatibile non solo con l’apparato teorico astratto della meccanica quantistica, ma anche con certe sue previsioni empiriche.

    Le verifiche sperimentali, in particolare il lavoro di Alain Aspect e collaboratori dell’Istituto di ottica a Palaiseau, in Francia, dal 1981 in poi, non lasciano dubbi sul fatto che quelle previsioni sono corrette.

    La cattiva notizia dunque non era per la meccanica quantistica, ma per il principio di località e, presumibilmente, anche per la relatività speciale perché, almeno in apparenza, si basa su una presunzione di località.

    ...

    Gita metafisica a sorpresa

    Anche per il lavoro di Bell la principale reazione, presente ancora oggi in molti ambienti, fu di relegarlo nell’oscurità. Bell aveva dimostrato che qualsiasi teoria in grado di riprodurre le previsioni empiriche della meccanica quantistica riguardo coppie di particelle legate da entanglement – in particolare, quindi, la meccanica quantistica stessa – doveva essere fisicamente non locale. Questo messaggio fu praticamente ignorato.

    Ciò che quasi tutti dicono è che Bell dimostrò che qualsiasi tentativo di sostituire l’immagine della realtà data dalla meccanica quantistica vera e propria con qualcosa di più vicino alle nostre aspettative metafisiche classiche – qualunque teoria con variabili nascoste, o deterministica, o filosoficamente realistica – doveva essere non locale per poter riprodurre le previsioni della meccanica quantistica sui sistemi EPR.

    Per lo meno leggevano l’articolo di Bell, ma come se indossassero lenti da vista deformanti.

    Solo una piccolissima minoranza di fisici sfuggì all’equivoco e capì che la dimostrazione di Bell e gli esperimenti di Aspect significavano che il mondo stesso è non locale.

    Ma anche questi fisici credevano che la non località non ponesse particolari minacce alla relatività speciale. Questa opinione deriva dall’idea che la relatività speciale sia inestricabilmente collegata all’impossibilità di trasmettere messaggi a velocità superiore a quella della luce. Dopo tutto, se la relatività speciale è vera si deduce che nessun mezzo materiale per trasportare messaggi si può accelerare dalla quiete a velocità superiori a quella della luce. E si può sostenere che, secondo alcuni orologi, un messaggio trasmesso a velocità maggiore della luce arriva prima di essere inviato, scatenando tutti i paradossi del viaggio nel tempo

    ...

    Varie esperienze non locali

    Ci vollero altri trent’anni dalla pubblicazione di Bell perché i fisici affrontassero con decisione questi problemi. La prima trattazione chiara, estesa, impeccabile dal punto di vista logico e completamente schietta della non località quantistica e della relatività apparve nel 1994 in un libro di Tim Maudlin, della Rutgers University, intitolatoQuantum Non-Locality and Relativity. II suo lavoro mostra che la compatibilità della non località e della relatività speciale è una questione molto più sottile di quanto potremmo credere basandoci sui luoghi comuni sui messaggi istantanei

    ....

    A partire dall’inizio degli anni ottanta le posizioni di Bohr – impossibilità di una descrizione all’antica, filosoficamente realistica del mondo subatomico – cominciavano visibilmente a indebolirsi.

    Ormai numerose ipotesi scientifiche concrete e promettenti sembravano dare una buona descrizione di questo tipo, almeno nell’approssimazione ottenuta trascurando gli effetti della relatività speciale. Tra queste ipotesi c’erano la meccanica bohmiana dell’inglese David Bohm (sviluppata alla fine degli anni cinquanta, ispirò il lavoro di Bell ma per il resto fu largamente ignorata) e il modello GRW degli italiani Giancarlo Ghirardi, Alberto Rimini e Tullio Weber ...

    Il libro di Maudlin si incentrava su tre aspetti importanti.

    Innanzitutto la teoria della relatività speciale fa affermazioni sulla struttura geometrica di spazio e tempo. L’impossibilità di trasmettere massa o energia o informazione o relazioni causali a velocità maggiore della luce non è, di per sé, sufficiente a garantire che le asserzioni della teoria a proposito della geometria siano corrette ...

    Inoltre la validità della relatività speciale è, di fatto, compatibile con un’enorme varietà di meccanismi ipotetici per la trasmissione più veloce della luce di massa, energia, informazione e relazioni causali. Negli anni sessanta, per esempio, Gerald Feinberg della Columbia University pubblicò una teoria coerente e conforme alla relatività su una specie ipotetica di particelle, i tachioni, ai quali è fisicamente impossibile viaggiare a una velocità inferiore a quella della luce. .

    ..

    Ciò che è straordinario nel modo in cui le particelle quantistiche si influenzano non localmente l’una con l’altra è che non dipende dalla disposizione spaziale o dalle caratteristiche intrinseche delle particelle, come accade per le influenze relativistiche accennate finora, ma solo dal loro trovarsi o meno in uno stato reciproco di entanglement quantistico.

    Il tipo di non località che si incontra nella meccanica quantistica sembra richiedere una simultaneità assoluta, il che porrebbe una minaccia molto concreta e sinistra alla relatività speciale. È questo il guaio ....

    ...

    C’è speranza per la relatività speciale?

    Negli ultimi anni sono emersi dal dibattito due nuovi risultati che vanno in direzioni diverse.

    Il primo suggerisce un modo in cui la non località quantistica sarebbe compatibile con la relatività speciale. L’altro rivela un nuovo colpo infetto alle nostre più radicate intuizioni sul mondo dall’unione di meccanica quantistica e relatività speciale.

    Il primo risultato è apparso in un articolo del 2006 di Roderich Tumulka, matematico della Rutgers University che ha dimostrato come tutte le previsioni empiriche della meccanica quantistica su coppie di particelle sottoposte a entanglement si possono riprodurre con una raffinata modifica della teoria GRW (che propone un modo filosoficamente realistico per ottenere in vari casi le previsioni della meccanica quantistica). La modifica è non locale, ma è compatibile con la geometria dello spazio-tempo descritta dalla relatività speciale.

    Questo lavoro è ancora in fase iniziale. Nessuno è riuscito a scrivere una versione della teoria di Tumulka applicabile a particelle che si attraggono o respingono a vicenda.

    La sua teoria introduce una nuova forma di non località nelle leggi fisiche : una non località non solo nello spazio ma anche nel tempo !

    Se si vuole usare la teoria di Tumulka per determinare le probabilità di ciò che accadrà in futuro, occorre partire non solo dall’attuale stato fisico completo del mondo (passaggio abituale in una teoria fisica), ma anche da fatti riguardanti il passato. Questa e altre caratteristiche sono preoccupanti, ma Tumulka ha eliminato in parte i timori di Maudlin sull’impossibilità di una pacifica convivenza tra non località quantistica e relatività speciale.

    L’altro risultato, scoperto da uno di noi (Albert), mostra che la combinazione di meccanica quantistica e relatività speciale richiede di abbandonare un’altra convinzione fondamentale.

    Noi crediamo che ciò che c’è da dire sul mondo sia in linea di principio esprimibile sotto forma di narrazione. In termini più precisi e tecnici: quello che c’è da dire si può incorporare in un insieme infinito di proposizioni della forma «al tempo t1 questo è l’esatto stato fisico del mondo» e «al tempo t2 quest’altro è l’esatto stato fisico del mondo», e così via.

    Ma, presi insieme, entanglement quantistico e geometria dello spazio-tempo data dalla relatività speciale implicano che la storia fisica del mondo è troppo ricca perché questo sia possibile.

    Il problema è che la relatività speciale tende a mettere insieme spazio e tempo in un modo che trasforma l’entanglement quantistico tra sistemi fisici distinti in qualcosa di simile a un entanglement tra situazioni fisiche in momenti diversi, qualcosa che in un modo molto concreto va oltre o sfugge o non ha niente a che vedere con nessuna somma di situazioni relative a istanti temporali distinti.

    Questo e la maggior parte dei risultati teorici in meccanica quantistica si ottengono manipolando e analizzando la funzione d’onda, un ente matematico introdotto da Erwin Schrödinger ottant’anni fa per definire gli stati quantistici. È dalle funzioni d’onda che i fisici deducono la possibilità (anzi, la necessità) dell’entanglement, delle particelle che hanno posizioni indefinite e così via. Ed è la funzione d’onda che si trova alla base dei rompicapi sugli effetti non locali della meccanica quantistica.

    Ma di che si tratta, esattamente?

    Gli studiosi dei fondamenti della fisica ne discutono intensamente.

    La funzione d’onda è un oggetto fisico concreto oppure è un qualcosa di analogo alle leggi del moto, alle proprietà interne delle particelle e alle relazioni tra punti nello spazio? Oppure è semplicemente la nostra attuale informazione sulle particelle? O che altro?

    Le funzioni d’onda della meccanica quantistica non sono rappresentabili con nulla di più piccolo di uno spazio con dimensione incredibilmente grande: lo spazio delle configurazioni o delle fasi. Se, come sostengono alcuni, le funzioni d’onda devono essere considerate oggetti fisici concreti, dobbiamo prendere sul serio l’idea che la storia del mondo si svolga non nello spazio tridimensionale della nostra esperienza quotidiana o nello spazio-tempo della relatività speciale, ma in questo gigantesco e misterioso spazio delle configurazioni, da cui emerge in qualche modo l’illusione della tridimensionalità.

    Dovremmo allora considerare come emergente anche la nostra idea tridimensionale di località. La non località della fisica quantistica potrebbe essere la finestra attraverso cui affacciarci su questo livello più profondo di realtà.

    Lo status della relatività speciale, dopo poco più di un secolo di vita, diventa un problema aperto e in rapido sviluppo. Siamo arrivati a questa situazione perché fisici e filosofi hanno seguito fino in fondo quanto era rimasto in sospeso nelle critiche di Einstein alla meccanica quantistica, a lungo trascurate: un’altra dimostrazione del genio di Einstein. Può darsi che il maestro sottovalutato avesse torto dove credevamo avesse ragione e ragione dove credevamo avesse torto. In effetti forse vediamo l’universo attraverso uno specchio che non è poi così opaco come si è detto per troppo tempo.

    David Z. Albert e Rivka Galchen

    - - -

    E a proposito di gravità ...

    Una nuova teoria ipotizza che l'entanglement quantistico fra i bosoni di Higgs sia all'origine delle masse di tutte le particelle fondamentali

    http://www.lescienze.it/news/2004/11/01/news/l_origine_delle_masse_delle_particelle-585801/
     

Condividi questa Pagina