Io continuo a cercare una sinistra internazionalista, vi giuro non l'ho mai vista, siete sicuri esista?
Si, capisco quel che vuoi dire e son d'accordo fino ad un certo punto. Penso che quando Mussolini diceva di aver estratto il fascismo dal subconscio degli italiani fosse assolutamente e totalmente nel giusto. Ritengo il fascismo la forma di Governo più naturale per l'Italia e di gran lunga. Lo sottolineo casomai ve ne fosse bisogno: non sono affatto un sostenitore di, né un proponente di, né whatever. Anche perché polemico e con la lingua lunga come sono sotto il fascimo finirei ammazzato dopo 5 minuti.
La sinistra è internazionalista proprio di base, i movimenti di sinistra a carattere nazionalista sfociano in fac simile del fascismo (Concedetemi l'iperbole).
la sinistra è internazionalista solo sulla carta, solo quando deve sparare cazzate elettorali. Non lo è mai quando governa invece: fascismo, comunismo, e regimi vari non sono mai stati internazionalisti! E il motivo è molto semplice, un ideologia non può negare il suo metodo, anzi lo deve rafforzare per sopravvivere. La sinistra ha bisogno dello stato , delle nazioni, per sopravvivere , senza stato la teoria socialista non ha senso.
non è strano, in fondo è un fatto anagrafico. L'elettore medio del PD è pensionato, benestante e finanzia la prole che, paradossalmente, può permettersi d'esser di sinistra. Chi glielo fa fare a sta gente d'esser progressista? potrebbero cambiare solo in peggio, loro.
Per caso Cottarelli ha già comunicato il nome del nuovo gauleit...ehm ministro dell'economia della sua squadra di governo?
Senza pretendere di stabilire chi ha ragione e chi no, chi si è impuntato e chi no, chi ha fatto bene e chi ha fatto male, penso vada rilevato che si è prodotto un corto-circuito istituzionale. Una delle istituzioni democratiche ne ha messa in crisi un'altra. In altri termini: una coalizione che poteva avere la maggioranza in parlamento non ha potuto ottenere i nomi che desiderava al governo perché il Capo dello Stato ha esercitato una sua prerogativa. Non vorrei entrare in sottili disquisizioni di carattere costituzionale: non ne ho le competenze e neanche l'interesse. Resta il fatto che una volontà istituzionale, la maggioranza parlamentare (impuntati o no che fossero), si è scontrata con un'altra volontà istituzionale (impuntata o no che fosse). Al di là delle questioni giuridiche, questo fatto ha una rilevanza politica. Ora, secondo i nostri gusti, possiamo dar ragione agli uni o all'altro, resta però il problema. Si è sempre trovato un compromesso, stavolta no. Questa assenza di compromesso (ripeto: al di là di chi ne sia responsabile) mette in crisi il sistema perché, come lo metti lo metti, il sistema stesso ne esce delegittimizzato. Ora, lo Stato, in Italia, non è mai stato particolarmente forte: le recenti discussioni sul caso Moro hanno evidenziato come la "linea dura" (cui io ero all'epoca favorevole) trovava la sua ragione principale proprio nella debolezza dello Stato e la popolarità di Pertini, parilmente, derivava in larga parte dal suo essere un presidente fuori dall'apparato e dall'esser percepito "contro" il sistema. Questa delegittimazione, che certo sarà amplificata dalla retorica elettorale, da una ulteriore picconata alla credibilità del sistema e, chiunque vincerà le prossime elezioni, si troverà in una posizione obiettiva di debolezza. E una dei problemi che si troverà ad affrontare sarà proprio quello di ricostruire la fiducia nello Stato. Chiaramente, se la fiducia è scarsa, il potere dello Stato è scarso. E questo limita le capacità d'azione della politica a vantaggio dei "poteri forti" in qualunque modo vogliamo intenderli
Sono nato 14 anni dopo il sequestro Moro. Nell'anno di inizio di Mani Pulite. Il mondo ha vissuto nel mentre un'infinità di cambiamenti, mentre l'Italia è attanagliata dai soliti problemi. Forse, dopotutto, un esame di coscienza come popolo ce lo dovremmo fare. Forse, dopotutto, sarebbe anche l'ora di guardarsi allo specchio e dirsi in faccia certe cose. Che ci piace evadere. Che al Sud non c'è molta voglia di lavorare. Che le regole ci piacciono finché sono applicate agli altri. Che ci giustifichiamo sempre. Che cerchiamo, sopratutto, sempre delle scorciatoie perché il 'valore' che più amiamo è l'esser furbi. Prezzolini pubblicò il "Codice della vita italiana" nel 1921 (se non erro). Acquistatelo e leggetelo oggi. Cambi la data della prima pubblicazione e potrebbe esser stato scritto stamane.
Confermo, è del 1921. Ho trovato su Wikiquote delle citazioni illuminanti e le riporto. Se sono in OT, sticazzi, secondo me è decisamente in-topic invece: Capitolo I – Dei furbi e dei fessi[modifica] I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi. Non c'è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia; non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente sulla magistratura, nella pubblica istruzione, ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all'agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. – questi è un fesso. I furbi non usano mai parole chiare. I fessi qualche volta. Non bisogna confondere il furbo con l'intelligente. L'intelligente è spesso un fesso anche lui. Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle. Colui che sa è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un furbo. Segni distintivi del furbo: pelliccia, automobile, teatro, restaurant, donne. I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini. Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro. L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono. Il fesso, in generale, è stupido. Se non fosse stupido, avrebbe cacciato via i furbi da parecchio tempo. Il fesso, in generale, è incolto per stupidaggine. Se non fosse stupido, capirebbe il valore della cultura per cacciare i furbi. Ci sono fessi intelligenti e colti, che vorrebbero mandare via i furbi. Ma non possono: 1) perché sono fessi; 2) perché gli altri fessi sono stupidi e incolti, e non li capiscono. Per andare avanti ci sono due sistemi. Uno è buono, ma l'altro è migliore. Il primo è leccare i furbi. Ma riesce meglio il secondo che consiste nel far loro paura: 1) perché non c'è furbo che non abbia qualche marachella da nascondere; 2) perché non c'è furbo che non preferisca il quieto vivere alla lotta, e l'associazione con altri briganti alla guerra contro questi. Il fesso si interessa al problema della produzione della ricchezza. Il furbo sopratutto a quello della distribuzione. L'Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l'italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l'esempio e la dottrina corrente – che non si trova nei libri – insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un'altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l'Italia, è appunto l'effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli. Capitolo II – Della Giustizia[modifica] Non è vero, in modo assoluto, che in Italia, non esista giustizia. È invece vero che non bisogna chiederla al giudice, bensì al deputato, al Ministro, al giornalista, all'avvocato influente ecc. La cosa si può trovare: l'indirizzo è sbagliato. In Italia non si può ottenere nulla per le vie legali, nemmeno le cose legali. Anche queste si hanno per via illecita: favore, raccomandazione, pressione, ricatto ecc. Capitolo III – Del Governo e della Monarchia[modifica] L'Italia non è democratica né aristocratica. È anarchica. Tutto il male dell'Italia viene dall'anarchia. Ma anche tutto il bene. In Italia contro l'arbitrio che viene dall'alto non si è trovato altro rimedio che la disobbedienza che viene dal basso. In Italia il Governo non comanda. In generale in Italia nessuno comanda, ma tutti si impongono. Per le cose grosse non si cade mai, per quelle piccine spesso. L'autorità del grado non conta. L'italiano non si inchina davanti al berretto. Nulla lo indispone più dell'uniforme. Ma obbedisce al prestigio personale ed alla capacità di interessare sentimentalmente o materialmente la folla. L'uomo politico in Italia è uomo avvocato. Il dire niente in molte parole è stata sempre la prima qualità degli uomini politici; che se hanno sommato il dire niente al parlare fiorito, hanno raggiunto la perfezione. Capitolo IV – Della geografia politica[modifica] L'Italia si divide in due parti: una europea che arriva all'incirca a Roma, e una africana o balcanica, che va da Roma in giù. L'Italia africana o balcanica è la colonia dell'Italia Europea. Capitolo V – Della famiglia[modifica] In Italia l'uomo è sempre poligamo. La donna è poliandra. (Quando può.) La famiglia è la proprietà del capo di famiglia. La moglie è un oggetto di proprietà. Se abbandona si può uccidere. Viceversa non è ammesso che possa uccidere, se la si abbandona. La moglie ha la sua posizione sociale segnata fra la serva e l'amante. Un po' più in su della serva e un po' più giù dell'amante. Fa le giornate da serva e le notti da amante. Capitolo VI – Delle leggi[modifica] Tutto ciò che è proibito per ragioni pubbliche si può fare quando non osta un interesse privato. Nei vagoni dove è proibito fumare tutti fumano finché uno non protesta. In Italia nulla è stabile fuorché il provvisorio. Capitolo VIII – Dell'ideale[modifica] C'è un ideale assai diffuso in Italia: guadagnar molto faticando poco. Quando questo è irrealizzabile, subentra un sottoideale: guadagnar poco faticando meno. La scuola è fatta per avere il diploma. E il diploma? Il diploma è fatto per avere il posto. E il posto? Il posto è fatto per guadagnare. E guadagnare? È fatto per mangiare. Non c'è che il mangiare che abbia fine a se stesso, sia cioè un ideale. Salvo in coloro, in cui ha per fine il bere. Capitolo X – Della proprietà collettiva[modifica] La roba di tutti (uffici, mobili dei medesimi, vagoni, biblioteche, giardini, musei, tempo pagato per lavorare, ecc.) è roba di nessuno. Capitolo XI – Dell'Italia e degli Italiani[modifica] L'Italia non è il giardino del mondo. L'Italia è un paese naturalmente povero, senza carbone, con poco ferro, molto scoglio, per tre quarti malarico e troppo popoloso. Esso dipende e dipenderà sempre economicamente dagli stranieri. L'indipendenza dell'Italia è il mito più infondato e dannoso che un italiano possa nutrire. C'è una sola consolazione: che nessun paese è economicamente indipendente. L'italiano è un popolo che si fa guidare da imbecilli i quali hanno fama di essere machiavellici, riuscendo così ad aggiungere al danno la beffa, ossia l'insuccesso alla disistima, per il loro paese. Da molti anni il programma degli uomini che fanno la politica estera sembra riassumersi in questo: mani vuote, ma sporche. I veri italiani sono pochissimi. La maggior parte di coloro che si fanno passare per italiani, sono in realtà piemontesi, toscani, veneti, siciliani, abruzzesi, calabresi, pugliesi e via dicendo. Appena fuori d'Italia, l'italiano torna ad essere quello che è: piemontese, toscano veneto ecc. L'italiano sarà un prodotto dell'Italia, mentre l'Italia doveva essere un prodotto degli italiani. La storia d'Italia è la storia di Spagna e di Francia, d'Alemagna e d'Austria, e in fondo, storia d'Europa. Lo sforzo degli storici per creare una storia d'Italia dimostra come si possa spendere molto ingegno per una causa poco ingegnosa, come accade a quei capitani che si fanno valorosamente ammazzare per una causa infame. L'Italiano è di tanto inferiore al giudizio che porta di se stesso di quanto è superiore al giudizio che ne danno gli stranieri. Le sue qualità migliori sono le ignorate e i suoi difetti peggiori sono i pubblicati da tutta la fama. La famiglia è l'unico aggregato sociale solido in Italia. Il comune è l'unico organismo politico sentito in Italia. Tutto il resto è sentimento generico di classi intellettuali, come la patria; o astrattismo burocratico, come la provincia; o mito vago, che nasconde spinte economiche molto ristrette ed egoistiche, come l'internazionale. Tutto è in ritardo in Italia, quando si tratta di iniziare un lavoro. Tutto è in anticipo quando si tratta di smetterlo. Il tempo è la cosa che più abbonda in Italia, visto lo spreco che se ne fa. Capitolo XII – Senza titolo riassuntivo indispensabile[modifica] L'Italia è una speranza storica che si va facendo realtà.
Assolutamente no. E pensa che dopo gli 11 avrebbero smesso, ma altri 49 avrebbero iniziato. Big pharma dietro Conte?
Adesso, fosse ironico, Cottarelli chiederebbe Savona all'economia. Ma mi sa.che è una mia fantasia più della Boschi in tanga che mi legge i punti della legge di bilancio
Un paio di "argomenti" interessanti sull'attuale crisi istituzionale: https://www.facebook.com/video.php?v=1177077439133459