mi rendo conto che non sia facile rispondere a questa domanda, ma il succo della discussione che ho aperto è improntato tutto su questo @GyJex proprio quello che cercavo peccato che la mia disponibilità economica al momento non sia il massimo comunque lo metto in cima alle "cose da comprare e leggere al + presto"
Bhè,ma quante cose sono state fatte( intendo strade,infrastutture ecc ecc) dal dopoguerra?tante,tantissime...ora,è ovvio che nel ventennio si sono fatte delle cose,deforestazione ecc ecc,però questo,per me,non bastano per dire se quel governo è stato un bene per il paese...ed era su questa equazione(nel ventennio si sono costruite e fatte molte strutture e/o leggi=fascismo che ci avrebbe reso potenza mondiale) che si era basato il post di Logan...
Nel 34 e nel 38 si sono vinti due mondiali di calcio Italia 2 volte campione del mondo chi è che ha fatto meglio Una cosa che mi sono sempre domandato è perchè dopo la caduta del regime non sono stati rifiutati anche quei due titoli ,ma.... :humm:
Bhè,quello del '34 aveva gli arbitraggi leggermente taroccati... Comunque non vedo perchè rifiutarli,si rifiuta ciò che ha fatto di male il fascismo,non le cose buone...
Perchè dovevamo rifiutarli, non li abbiamo vinti con le baionette. Certo ,la squadra faceva il saluto romano, ma se avessimo dovuto tagliare tutte le braccia che lo hanno fatto, saremmo una nazione di monchi
Salve a tutti ragazzi, rieccomi . Sebbene l'argomento possa sembrare superato o dimenticato.. per me non è stato così.. infatti nel frattempo ho deciso di fare per gli esami di maturità di quest'anno una tesina sul fascismo . Sto cercando di trattare per quanto possibile gli aspetti più importanti del regime e quindi di certo non è mancato l'aspetto "squadrismo". Vorrei farvi leggere quello che fino ad ora ho scritto a tal proposito sebbene non sia poco e nemmeno completo.. mi piacerebbe sentire qualche commento, anche duro.. per poter fare una cosa per quanto possibile seria.. anche perchè non vorrei che il primo professore comunista della commissione mi faccia notare un fatto o un evento a me sconosciuto che mi potrebbe far rimanere senza la possibilità di controbattere... bando alle ciance e ciancio alle bande , buona fortuna Il Fascismo tra verità e menzogna Capitolo IV Origini e Squadrismo La nascita del Fascismo, sebbene sia da far risalire alla fine della prima guerra mondiale se non addirittura prima, ebbe luogo in forma embrionale il 23 marzo del 1919 quando a Milano, in piazza San Sepolcro, nacque un nuovo movimento capeggiato da Benito Mussolini che prenderà il nome di “Fasci di combattimento”. De facto sarà solo quando questo movimento divenne partito, il 7 novembre 1921, con il nome di “Partito nazionale fascista” (PNF), che venne definitivamente sancita la sua realizzazione. Nel novembre 1919 quando i Fasci di Combattimento, allora del tutto sconosciuti, si presentarono alle elezioni politiche Milanesi, l’esito delle urne sembrò dover spazzare dalla storia questo movimento ancora prima della sua effettiva nascita. Nessun seggio era stato difatti conquistato e il tutto si era dimostrato un netto fallimento, tanto che Mussolini pensò di abbandonare la politica. Il Fascismo, sconfitto e diviso, sembrava ormai prossimo all’estinzione ancora prima di essersi levato. La situazione non era però del tutto critica bensì in fase di stabilizzazione. Sarà nella seconda metà del 1920 che il Fascismo inizierà a cambiare poco alla volta il proprio volto allontanandosi dalla sinistra per assumere sempre più toni nazionalistici e avvicinandosi progressivamente alla destra. Si inizio anche a cavalcare il malcontento del ceto medio, quel ceto medio, formato da piccoli e medi risparmiatori, piccoli e medi proprietari terrieri, impiegati di stato, pensionati che non poterono godere di quei prodigiosi arricchimenti portati dalla guerra a industriali, speculatori e commercianti. Nonostante tutto, quindi, con la comparsa sulla scena politica di questo nuovo partito, si andava a insinuarsi la possibilità della mitica «terza via» fra capitalismo e comunismo che da tempo molti andavano invano cercando. Sul finire del 1920, nonostante il movimento strizzi sempre più l’occhio agli industriali e ai grandi proprietari terrieri della bassa padana, Mussolini condannerà sì le occupazioni delle fabbriche ma anche l’intransigenza dei padroni, esaltando l’importanza storica dei consigli di fabbrica, prendendo sempre più le distanze da quel capitalismo di cui è stato accusato di essere stato il “cane da guardia”. Come sottolinea il Petacco:“Mussolini, d’altronde, non fu mai un lacchè del capitalismo, come ha sempre sostenuto una certa storiografia faziosa”.(A. Petacco L’uomo della provvidenza, Mondadori , pag 7) Come conferma sempre Arrigo Petacco, la vulgata antifascista, tuttora corrente, malgrado le rettifiche di Renzo De Felice (vedere a tal proposito: “Mussolini il Fascista. La conquista del potere 1921-1925; 1995”), continua a presentare il Fascismo come il braccio armato del capitalismo composto quasi esclusivamente da una minoranza facinorosa di «piccoli borghesi» ambiziosi e frustrati. Ma ciò non corrisponde affatto alla verità: si tratta di un’invenzione di comodo degli storici antifascisti i quali ricorsero a questo escamotage semplicemente perché non sapevano come spiegare la repentina crescita di massa registrata dal Fascismo. Come ha documentato recentemente anche Romolo Gobbi nel suo, “Fascismo e complessità;Il Saggiatore; 1998”: “essi [gli storici antifascisti] non poterono attribuirla alla sola borghesia in quanto notoriamente minoritaria e, dall’altro, non volevano riconoscere la forte adesione al movimento fascista della classe operaia perché nell’immaginario collettivo il proletariato doveva figurare come sua vittima e non come suo fondamentale supporto. Proprio per questo venne scelta l’inconsapevole piccola borghesia quale principale responsabile di quella crescita. Il Fascismo, invece, fu in realtà un grande movimento di massa, grazie anche alle vaste aperture sociali promesse dal suo confuso programma, dove confluì con entusiasmo gran parte della classe lavoratrice, stanca dell’inconcludente litigiosità dei partiti tradizionali e dell’anchilosato sindacalismo scioperaiolo”. Tutto ciò è confermato anche dal fatto che la CGL (la confederazione generale del lavoro), in occasione della marcia su Roma non accennò nemmeno a proclamare uno sciopero generale anche perchè “la popolazione era stanca di scioperi, di cortei, di proclami rivoluzionari, di servizi pubblici interrotti per sostenere rivendicazioni politiche ricattatorie” (Silvio Bertoldi “Camicia Nera”, pag 32; BUR, 1994). Come vedremo più in dettaglio successivamente, il 15 maggio 1921, nelle nuove elezioni politiche, i Fascisti, in parte per la mutata situazione politica contingente, in parte per le azioni violente degli squadristi rivolte contro il “pericolo rosso”, riuscirono ad ottenere 35 seggi in parlamento; però prima di procedere con le vicende politiche, è ora doveroso aprire una parentesi a proposito di suddette violenze, per poter meglio comprendere il loro perché. Lo Squadrismo Siamo alla fine della prima guerra mondiale, gli imperi centrali sono crollati, il bolscevismo aveva vinto in Russia (dando vita, tra l’altro, alla III Internazionale) e tutti i partiti comunisti europei si erano posti alle dipendenze di Mosca; una grande inquietudine si era diffusa in Europa e in America. Inquietudine alimentata dalla crisi delle democrazie parlamentari, che ora parevano incapaci di sanare i contrasti sociali interni, nonché di affrontare gli enormi problemi economici sorti nel dopoguerra. E’ in questo periodo, in particolare durante gli anni delle mobilitazioni contadini, dei tumulti operai, delle manifestazioni e delle occupazioni degli anni ‘19 e ’20 (nel cosiddetto «biennio rosso»), che l’Italia era considerata un paese a rischio, perché pericolosamente vicina ad un collasso rivoluzionario che avrebbe potuto estendersi al resto del continente. In questa realtà di forte disagio sociale, dovuta alla riconversione dell'economia di guerra e al ritorno dei soldati a casa, di grande frustrazione politica, per via della Vittoria Mutilata, del crescente malcontento popolare e sindacale e di forte disagio culturale di fronte ad un aperto e sempre più ravvicinato confronto fra borghesia e proletariato (ricordandoci che gli scritti di Marx esistevano da poco più di 50 anni) si svilupperà quel particolare fenomeno dello squadrismo e del controsquadrismo. Ma cos’è questo squadrismo e chi sono gli squadristi? Lo squadrismo è reazione della cultura e di quella parte di società spinta da forti ideali cattolici, ma anche liberali ed anticomunisti che, vedendo nel Bolscevismo un cancro mortale ed un pericolo reale, ritenevano proprio compito impedire una rivoluzione comunista. Lo squadrismo è inoltre figlio di San Sepolcro, ossia della cultura dell’azione intrisa dellospirito degli Arditi, di interventismo e retorica d'azione. Senza dimenticarel'odio per gli “imboscati”, una sorta di rivalsa sociale verso chi aveva “tradito” (nei modi più svariati), tutto ciò associato ad un forte scontento e ad una sfiducia per un governo che aveva abbandonato i reduci che erano stati al fronte (che nella migliore delle ipotesi avevano subito sfigurazioni o ci avevano rimesso sanità mentale o parti del corpo), mentre premiava con il condono i disertori … . [FONT='Arial','sans-serif'] [/font] Gli squadristi quindi sono reduci, ex ufficiali rimasti senza impiego, ex Arditi, studenti, sindacalisti delusi dalla faziosità operaistica, intellettuali futuristi, piccoli borghesi in cerca di riscatto e, come è inevitabile in queste situazioni, non mancarono gli ex detenuti, teppisti, avventurieri, agitatori, profittatori e sovvertitori dell’ordine costituito. Le squadre normalmente sorgevano attorno ad un capo, che emergeva come ex combattente della Grande Guerra e come elemento di spicco del Fascismo delle origini, che veniva denominato "ras". Ogni città era dominata da uno o più ras, talvolta in lotta anche l’uno contro l’altro, i capi più in vista erano Roberto Farinacci a Cremona, Italo Balbo a Ferrara, Dino Grandi e Arpinati a Bologna. Un discorso a parte va poi fatto poi anche per gli Arditi, ossia quegli ex combattenti delle truppe d’assalto che tante pagine eroiche hanno scritto durante la guerra. In particolare essi (come osserva Silvio Bertoldi in “Camicia Nera”) ritenendosi rappresentanti di un’aristocrazia valorosa, aderirono all’esaltazione e alla difesa di quei valori sostenuti da Mussolini, e lo contraccambiarono eleggendolo loro “Duce” e costituendo l’intelaiatura delle squadre d’azione. E non si può non comprendere, se non giustificare, il loro stato d’animo. Dopo aver affrontato volontariamente in guerra le azioni più rischiose improvvisamente ricevono l’ordine di smobilitazione, quel’improvviso sentirsi nessuno, quel sospetto nell’aria, quell’intuire di essere addirittura considerati dei soggetti pericolosi, dei facinorosi perché renitenti ad abbandonare le loro uniformi e i loro simboli che li avevano accompagnati per chissà quanti anni in quella abominevole guerra di trincea, sotto la pioggia, in mezzo alla neve, sulle vette alpine, tra fango e pidocchi. Com’era pensabile che non reagissero? Che non si schierassero istintivamente dalla parte di quel Mussolini che proponeva la redenzione dell’Italia mentre c’era chi vilipendiava il loro patriottismo? E’ sicuramente necessario, prima di proseguire, tracciare un filo conduttore che unisca idealmente la scarsissima prova fornita da V.E. Orlando al Congresso di Versailles, incapace di ottenere ciò che tanto crudamente 650 000 morti avevano sancito, con quel crescente risentimento verso la classe politica e quei crescenti disordini che si stavano manifestando. Questi ultimi appunto da inquadrare nell’ottica di una contro-rivoluzione ai danni dei tentativi rivoluzionari social-bolscevichi. In definitiva gli squadristi saranno coloro che, sempre secondo il Bertoldi, nel movimento rappresentano l’azione, coloro che si battono (più o meno violentemente), contro i “rossi”, protagonisti però anche del fenomeno più caratterizzante fino alla marcia su Roma: le così dette “spedizioni punitive”. Sarà proprio quella porzione violenta e rozza che prenderà parte alle spedizioni punitive, porzione che non aveva davvero nulla a che fare con quei giovani e meno giovani idealisti che, animati dall’ideale patriottico di contribuire con onestà e in buona fede alla nascita di una nuova Italia, non pensavano alla violenza, all’utile o al profitto.., “quelli [in riferimento a quella porzione violenta] erano dei fanatici votati alla sopraffazione e all’odio, portatori attivi del seme della guerra civile secolarmente presente nella vita italiana. Per simile gente la camicia nera [il loro tipico vestito], lo squadrismo, le spedizioni punitive erano lo strumento per sfogare una rozza volontà di dominio, la faccia truce del fascismo, la sua vocazione a imporre l’arbitrio schiacciando l’avversario.” Queste “spedizioni”, prettamente violente ma anche goliardiche e, soprattutto, dimostrative sono da inquadrare quindi in primo luogo come risposta a quel "sabotaggio" dello spirito nazionale da parte della propaganda socialista che sosteneva la "pace senza compensi"(Nicola Tranfaglia, “La prima guerra mondiale e il Fascismo; 1996, TEA”). “Sabotaggio” attuato da socialisti (che, unici in Europa, avevano dichiarato la loro contrarietà alla guerra) ed anarchici attraverso azioni, viste da fascisti e nazionalisti come provocatorie ed offensive, verso la patria e i reduci di guerra, quali l'erezione di monumenti di carattere pacifista, la contestazione a monumenti di tono celebrativo-patriottico, ma soprattutto le aggressioni ad Arditi ed ufficiali dell'esercito che erano all’ordine del giorno.[FONT='Arial','sans-serif'] [/font] [FONT='Arial','sans-serif'] [/font] A tal proposito leggiamo cosa scrive[FONT='Arial','sans-serif'] [/font]Mimmo Franzinelli in “Squadristi”, Mondadori, 2003; a pagg. 18-19: "In ogni località dove erano alloggiate guarnigioni di Arditi, l'ordine pubblico era periodicamente turbato da aggressioni a cittadini e a esponenti di sinistra [...] La violenza non era da una parte sola, poiché laddove un Ardito, o anche un ufficiale dell'esercito, si trovava da solo in quartieri popolari o in borgate rosse veniva insultato e svillaneggiato, nonché percosso se accennava a una reazione: l'antimilitarismo delle sinistre incolpava i graduati dei lutti bellici.." Se ciò non fosse sufficiente leggiamo anche (B. Villabruna, Il combattentismo cit. in A.V. Savona – M.L. Straniero: Canti dell’Italia fascista, Garzanti, 1979):[FONT='Arial','sans-serif'] [/font] [FONT='Arial','sans-serif'][/font] "Le manifestazioni socialiste contro la guerra impedirono perfino l’esposizione di tricolori (visti dai socialisti come una provocazione) nel primo anniversario della vittoria, e che gli insulti e gli sputi per i reduci che uscivano in libera uscita in divisa erano all’ordine del giorno" Ma nel mentre cosa facevano le autorità giudiziarie e le forze armate? Esse finirono, per forza di cose, ad appoggiare e favorire chi lasciava intendere di poter cambiare le cose. Ossia i fascisti. Non c’è da meravigliarsi se gli squadristi trovarono appoggi tra chi avrebbe dovuto far rispettare la legge così frequentemente da loro infranta, ossia l’esercito, la polizia e le autorità dello stato; la situazione interna non piaceva a nessuno e molti neppure tanto segretamente preferivano il messaggio di ordine e di stabilità propugnato dalle Camice Nere. In particolare poi nell’esercito, il risentimento per quella sinistra che manifestava nei suoi confronti avversione e disprezzo e che li accusava di reazionismo, loro che tornati a casa credevano di veder riconosciuti i sacrifici fatti e sentivano l’orgoglio di aver vinto, alimentò quella simpatia verso chi invece difendeva il suo onore e i suoi valori e rivendicava quei sacrifici e quell’orgoglio: i Fascisti. “Non erano santi nemmeno i rossi, tutt’altro” (Silvio Bertoldi sempre “Camicia Nera” pag 43), difatti in risposta alle azioni degli squadristi fascisti, tra il luglio 1921 e l’autunno 1922, nacquero spontaneamente varie formazioni militari col nome di “Formazioni di difesa proletaria”. Questi successivamente confluirono negli “Arditi del Popolo” (costituiti nell’estate del 1921, su iniziativa del tenente Argo Secondari) e “in molti casi assunsero la configurazione di formazioni d'assalto” (analisi di Liparoto, ANPI Roma). Queste formazioni erano costituite da squadristi di sinistra che si professavano anarchici e repubblicani, anch’essi vestirono in camicia nera, ma mostrine e altri simboli tutti rossi li differenziavano dai fascisti. Sebbene avessero raggiunto il numero di 800 unità, il movimento contro-squadrista non ebbe molta fortuna, durò solo pochi mesi finendo per dissolversi progressivamente e definitivamente nel corso del 1922. Questo perché le sinistre, consapevoli del supporto dato alle camice nere fasciste da polizia e forze giudiziarie, erano coscienti dell’inutilità delle azioni degli Arditi del popolo e conseguentemente presero da loro le distanze, considerandoli perfino “dei provocatori al servizio della polizia”. Sebbene durante questo difficile e convulso momento storico “le violenze e le brutalità si pareggiarono tra fascisti e antifascisti” (Silvio Bertoldi sempre “Camicia Nera” pag 35) e come aggiunge Arrigo Petacco “si registrarono anche molte uccisioni da ambo le parti di cui non è mai stata fatta una conta precisa, ma si ritiene che all’incirca si equivalgano [si parla comunque di un numero che oscilla attorno al centinaio nda]” (A. Petacco L’uomo della provvidenza, Mondadori , pag 59) non si può e non si deve giustificare le morti e le devastazioni causate ne da parte “Arditi del popolo” e soprattutto da parte “Camice Nere”. Proprio di questi ultimi ve ne furono di pessime, di insensate, di negative, azioni da condannare senza appello.
Pensaci bene Marcus, anche io portai il Fascismo come tesina all'esame e di certo col senno di poi avrei fatto bene a non farlo. A meno che tu non sia assolutamente certo di avere l'appoggio dei professori ti invito a rifletterci; lungi da me sopire gli interessi storici di nessuno (specie di chi non si vive con paraocchi ideologici), ma questo paese e questo sistema scolastico non sono ancora in grado di affrontare la cosa in maniera imparziale. Detto da uno che portò la donna nel Fascismo davanti ad una commissione di sole donne e ti assicuro che non fu affatto divertente dover pesare ogni singola sillaba per paura di non irritare la bisbetica sessantottina di turno. Se può esserti di aiuto posso indirizzarti verso De Felice per un'analisi rigorosa e senza sconti (ma nemmeno 'supertasse') del Fascismo come fenomeno storico-politico. P.S. A prima vista lo stralcio da te postato mi sembra comunque ben fatto; se vuoi un consiglio cerca sempre di presentare i due volti della medaglia di modo da uscirne sempre 'pulito'. Un saluto e mucha mi*rda per l'esame!
Sul'ultimo paragrafo non concordo: ricordo che i morti superarono abbondantemente il centinaio e che furono molti di più i morti fra socialisti e simpatizzanti che tra i fascisti o i poliziotti. Purtroppo sono in partenza e non posso supportare con fonti o roba varia .
Giustissimo,oggi diamo per scontato,libertà,democrazie e altre belle ma alquanto utopiche parole. Ma dobbiamo renderci conto che all'epoca libertà era una parola che nel mondo non esisteva,ne in italia,ne in germania,ne in russia,ne in inghilterra,o meglio non esisteva la libertà che noi intendiamo oggi. Crede che ad un contadino dell'entroterra sardo importasse se su in giornale c'èrano scritte le verità al 100% o al 50% ? Personalmente credo di no. Il popolo italiano è sempre stato un popolo di semi-menefreghisti,oggi più che mai,figuriamoci nel 1922... Mi hanno tolto il diritto di votare?ed a me che cosa mi importa?il duce mi ha regalato una casa,una pensione,l'assistenza sanitaria,le 8 ore lavorative. pochi giorni fa hanno votato Berlusconi perché ha detto che aboliva l'ICI.... Oggi intendiamo in modo diverso questo concetto,ma all'epoca la gente(escluse pochissime persone)amava il Duce,questo perchè anche in democrazia la libertà era sempre stata molo,ma molto,ma molto,ma molto relativa, solo che dal 1861 al 1921 in Italia non si è fatto un emerito(scusate la parola)cazzo,un susseguirsi di governi pressapoco inutili(escluso Giolitti)arriva il Duce,e di botto l'italia diventa un impero,opere pubbliche,viene migliorata la condizione di vita,che cosa voglio di più? in Italia si creano decine di istituzioni pubbliche al solo scopo di garantire una vita migliore e migliori servizi al cittadino. 1. Assicurazione invalidità e vecchiaia, R.D. 30 dicembre 1923, n. 3184 2. Assicurazione contro la disoccupazione, R.D. 30 dicembre 1926 n. 3158 3. Assistenza ospedaliera ai poveri R.D. 30 dicembre 1923 n. 2841 4. Tutela del lavoratore di donne e fanciulli R.D 26 aprile 1923 n. 653 5. Opera nazionale maternità ed infanzia (O.N.M.I.) R.D. 10 dicembre 1925 n. 2277 6. Assistenza illegittimi e abbandonati o esposti, R.D. 8 maggio 1925, n. 798 7. Assistenza obbligatoria contro la TBC, R.D. 27 ottobre 1927 n. 2055 8. Esenzione tributaria per le famiglie numerose R.D. 14 maggio 1928 n. 1312 9. Assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, R.D. 13 maggio 1928 n. 928 10. Opera nazionale orfani di guerra, R.D.26 luglio 1929 n.1397 11. Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.), R.D. 4 ottobre 1935 n. 1827 12. Settimana lavorativa di 40 ore, R.D. 29 maggio 1937 n.1768 13. Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (I.N.A.I.L.), R.D. 23 marzo 1933, n. 264 14. Istituzione del sindacalismo integrale con l’unione delle rappresentanze sindacali dei datori di lavoro (Confindustria e Confagricoltura); 1923 15. Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.), R.D. 3 giugno 1937, n. 817 16. Assegni familiari, R.D. 17 giugno 1937, n. 1048 17. I.N.A.M. (Istituto per l’Assistenza di malattia ai lavoratori), R.D. 11 gennaio 1943, n.138 18. Istituto Autonomo Case Popolari 19. Istituto Nazionale Case Impiegati Statali Il populismo è quando ci sono 1000 contadini,ed io a 10 do una casa ed un pezzo di terra,ma quando ho una nazione con 1000 contadini e do a tutti e 1000 una casa ed un pezzo di terra non è populismo. Ricordo che molte di queste istituzioni sono tutt'ora in vigore,ed in molti altri paesi all'epoca neppure se le sognavano. Per il fatto industriale,l'Italia ebbe una forte crescita economica,senza troppi magheggi l'italia nella crisi del 1929 riuscì a salvare il suo bilancio statale,ricevendo elogi da tutte le altre nazioni.
Ne discutemmo tempo fa su questo stesso forum ma pens che questo Paese non abbia a maturità politica per parlare di queste cose e per relegare alle pagine di storia pezzi del nostro passato. Purtroppo perduriamo e perdureremo fino alla nostra morte in questo stato di cose in cui si siamo tutti libertari e democratici, però finchè la pensi come dico io... Detto questo me ne vado prontamente perchè so che il discorso è inutile in partenza. Apetto i dati di Michele (perdonami l'italianizzazione) che mi interessano alquanto, soprattutot per capire bene le cifre di questa mini guerra civile strisciante. P.S. Ora arrivano i custodi della Rivoluzione.
Sono andato a ripescare un vecchio post perchè questa discussione era già stata fatta e perchè non concordo sugli elogi ricevuti nel 29 in merito al salvataggio del bilancio statale ,dati alla mano risultano essere ben diverse le cose,ma può anche essere che i dati in mio possesso siano stati menipolati per dare una parvenza diversa al quadro nazionale. Premetto anche che non è mia intenzione intavolare una discussione sui buoni e i cattivi cosa della quale non mi può fregare di meno. In fondo allego anche il mio giudizio personale sulla figura di Mussolini,ma ovviamente ognuno al suo e pur non condividendo rispetto le opinioni altrui. Credo che l'ordine possa esistere non attraverso dei dittatori ma solo attraverso un decentramento e un assunzione di responsabilità piramidale fondato su un organizzazione capillare seria e controllata e non da dei fanfaroni ma da persone formate e preparate per questo tipo di incarichi sia a livello nazionale che in qualunque altro microsistema (esempi sono il mondo del lavoro,la scuola,la sicurezza etc etc )ma questo ora è un altro discorso quindi qui mi stoppo L'economia italiana nel 38 era allo sfascio la deflazione della lira ha creato problemi enormi al nostro paese ha ridotto le esportazioni grazie anche a questa grande trovata e quando mussolini ha deciso di inflazionare la lira era già tardi perchè le altre nazioni lo avevano fatto con la loro moneta.queste scelte non hanno fatto altro che creare un economia chiusa in quelle che erano le misere riserve nazionali.Non parliamo di economia fiorente forse i cinegiornali Luce la proponevano così,ma ci sono dati che dimostrano il grosso deficit in cui versava il nostro paese prima della guerra,basta analizzare i dati nell'arco non di pochi anni dove in realtà c'era stata una ripresa,ma a termine più lungo e cioè quando le scelte di una politica economica mal improntata hanno dato i loro frutti. 29-lo scarto tra i prezzi italiani e mondiali aumento ulteriormente con la conseguente diminuzione delle esportazioni-tra il 29 -32 passarono da 14,5 miliardi a 6,5 miliardi.conseguenza affossamento prezzi industriali perchè la produzione non trovava sbocchi sul mercato.calo della produzione del 33% che si tramuto con licenziamenti nel 33 1.132.000 disoccupati e conseguente diminuzione dei salari la crisi 33 -34 1.750.000 famiglie assistite distribuzione di 170.000 quintali di farina 13 milioni di riso 17 milioni di legumi 5 milioni razioni di latte. oltre a questo crisi delle imprese. tracollo della borsa sulla base del 1922=100 le azioni quotate nel 29 avevano indice 153 nel 30 133,7 32 55,2.conseguenza ancora fallimento delle piccole industrie con l'inevitabile richiesta di aiuto alle casse dello stato che ovviamente era in grossa crisi finanziaria, anche grazie all'aumento della spesa pubblica aumentata per l'intervento assistenziale e alle grandi opere pubbliche avviate anche per riassorbire la disoccupazione.. 30-31deficit dello stato=500 milioni 31-32 3,5miliardi 33-34 4 miliardi la guerra in etiopia aggrava ulteriormente la situazione per le sanzioni del SDN anche se poi in realta non furono applicate rigorosamente (nessuno ovviamente intendeva peggiorare la propria economia più di tanto),ma i prezzi del materiale importato era ovviamente lievitato. 36 ripresa industriale e diminuzione della disoccupazione per le commesse di guerra l'economia destinata alla crisi viene salvata dalla sconfitta etiope e dal ritiro delle sanzioni. Per capirci in questo periodo viene fatta la colletta delle fedi nuziali. Autarchia non faceva altro che incoraggiare speculatori e disonesti con fabbriche costruite con grandi spese che rimanevano chiuse il tutto a vantaggio delle imprese fornitrici. E' vero che il numero dei disoccupati era diminuito grazie al riarmo lavori pubblici etc ma il livello di vita era inferiore aquello del 22.i prezzi al dettaglio era caduto a 80 nel 38 era 98,12 39 103,79.i salari nel 28 erano stati ridotti del 20%non sono mai cresciuti oltre il 13-14%. 37-38deficit delle finanze pubbliche dichiarato era di 3,5 miliardi e nel biennio successivo 4,7 miliardi. Mussolini non è stato altro che un ambiguo per natura e un paraculo per eccellenza il cui interesse primario non era il bene degli italiani ,solo un megalomane che ha messo in atto svariati stratagemmi per arrivare al potere nell'illegalità più assoluta e meschina,non comprendo come uomini possano idolatrare tali personaggi(lui ovvioamente come altri di bandiere diverse e ancora più ipocriti) abbassandosi alla suddittanza assoluta........solo al pensiero che furono requisiti i libri di testo e che si doveva studiare su libri fascisti mi fa venire lo schifo più assoluto...... .Facile avere tanti bei soldatini senza cervello messi in fila a dire si signore ..........ma piuttosto meglio crepare ,ma ragionare con la propria testa.
Comprendo perfettamente quanto tu mi stia dicendo e se non fosse perchè davvero mi sono reso conto che le cose non stanno affatto come raccontano i libri di storia scolastici non lo farei.. mio malgrado è diventata una cosa personale.. ma attenzione non voglio mica fare la parte del negazionista.. assolutamente no, nel fascismo, come in qualsiasi altra forma di governo del resto, ci furono gli aspetti positivi come quelli negativi (i primi di solito però , come ho avuto modo di vedere a scuola, sbadatamente vengono riposti in secondo luogo).. quello dunque che è mia intenzione fare è ricordare gli aspetti positivi, non tralasciando ovviamente quelli negativi (che sicuramente ci furono), ma operando un netto distinguo tra quelli della realtà storica e quelli dalla realtà di comodo che è innegabile dal dopoguerra a oggi si è cercato di costruire.. Non voglio avere la presunzione di voler cambiare o peggio manipolare a tutti i costi il pensiero personale di qualcuno, menchemeno quello di professori 68ittini (del resto sarebbe anche alquanto impossibile ) però devo fare questo lavoro principalmente per me, anche in onore e in ricordo di tutte quelle persone che hanno creduto nel fascismo e che hanno operato il bene nel suo nome; lungi da me qualsiasi forma di retorica, non è un voler rievocare spettri del passato oramai del tutto inadatti al mondo odierno... voglio solo cercare di non essere preso in giro ma prendere, invece, coscienza e non far finta che tutto è come ci hanno detto.. questo sperando che certo se c'è chi non si ferma (per comodo o altro) alle apparenze delle cose possa dire "ma va questo non lo sapevo", "ah ma è successo pure questo, come mai non lo sapevo?", "certo questo c'è stato però è andata così per questo...".... Spero di aver reso l'idea Ritornando allo squadrismo , in effetti avrei bisogno di cifre serie riguardo alle morti sia da una parte che dall'altra perchè l'unico libro in cui sono riuscito a trovare qualcosa parlava in maniera molto, troppo, generica, se mi poteste dare una mano ve ne sarei davvero molto grato, non per altro perchè, davvero, voglio cercare di fare un lavoro per quanto possibile serio e coerente grazie a tutti per la pazienza
Lo ripeto per l'ennesima volta: molte di quelle leggi da te citate sono basate su leggi pre-esistenti (pensioni di vecchiaia esistevano già 20 anni prima e di invalidità una quindicina; maternità e assistenza orfani da più di 10 anni) e non sono novità solo perchè gli cambi il nome.
Questo è senz'altro vero ma furono riorganizzate e soprattutto applicate in modo più efficiente. Ciò non toglie che erano parte del progetto fascista di accaparrarsi il sostegno della fetta più ampia possibile di popolazione per dare stabilità al regime. Di fondo c'è sempre un programma essenzialmente demagogico, ma che alla fine si è rivelato di grande aiuto per molti. Infatti molti di coloro che rimpiangono il fascismo sono coloro che da esso hanno ricevuto benefici e almeno la parvenza di vivere in un Paese più giusto
Daccordo,sappiamo tutti che una parte di queste riforme esisteva gia prima. Mi pare che le pensioni furono introdotte da Giolitti,però non ne sono sicuro. Prima però venivano date ad un cittadino su 20 e non erano basata sul reddito,non sò spiegarlo bene,però diciamo che le pensioni erano relative,non erano un obbligo,ed erano una cosa amministrata da una 50a di persone in tutta Italia. Durante il Fascismo la legge viene modificata radicalmente,e viene resa accessibile a tutti. Stessa cosa per le altre riforme. Se una persona fa un calcolo veloce,si accorgera che inquanto ad opere pubbliche,riforme legislative,tasso di alfabetizazione,natalità e tante altre belle cose,ha fatto più il Fascismo in 20 anni che in 60 anni di odierna "repubblica". e ripeto e ribadisco che il populismo non HA NIENTE A CHE FARE con il Fascismo,il populismo è "Ne accontento 10 su 1000 per tenermeli tutti buoni" quando accontento tutte e 1000 le persone,o sono un idiota o sono una persona che ci tiene veramente. Populismo era Evita peron che usciva dal balcone con una pelliccia,e diceva "voglio che tutte le donne argentine ne abbiano una" prendeva 10 pellicce e le buttava in mezzo alla folla. Per il fatto del denato dello stato e dell'inflazione,i dati possono essere interpretati in QUALSIASI MODO,dovremmo prendere i dati mese per mese,controllati uno per uno,non si può fare un approssimazione di anno per anno,in particolar modo sull'inflazione,se vogliamo aprire una discussione sull'inflazione ci passeremmo mesi e mesi,sputando percentuali che di contraddicono,quindi una persona cerca di prendere non i dati,ma i fatti. Io sò soltanto che in Spagna durante la prima dittatura,quando ci fu la crisi del 1929,per cercare di diminuire la disoccupazione si investi in opere pubbliche,il regime falli e crollo(1930) in Italia rispondemmo con la fondazione di una 12a di città,bonifiche,costruzioni di interi quartieri,stadi strade pozzi acquedotti,e soprattutto incremento delle vendite all'estero(in particolare vendite militari,una su tutte quella della serie L3). Daccordissimo sul fatto che la guerra d'Etiopia fu un inutile spreco di soldi,stessa cosa per la guerra di Spagna,è li che abbiamo perso molto denaro,e sel nel 1938 l'Italia non aveva più molti soldi fu per colpa di queste guerra, e per errori di mercato,che si compievano sia all'epoca sia adesso. Però se ci pensi bene,se l'Italia prima del 1936 fosse stata veramente in crisi come dici tu,non avrebbe trovato i soldi per affrontare una guerra(escludiamo la cretinata delle fedi d'oro,quello fu per l'autarchia non per la crisi economica)la Lira,si non era forte quanto la sterlina o il Marco,però non era nemmeno tanto debole,o almeno se non la pensate voi così, gli industriali tedeschi, che nel 1936 vendevano all'Italia acciaio e materie prime, non disprezzavano la lira.
Sull'alfabetizzazione avrei qualche dubbio. Certo il fascismo fece molto e l'Italia del 1940 era molto diversa da quella del 1920 ma per quanto riguarda l'alfabetizzazione minima questa ha raggiunto livelli ottimali solo nell'era repubblicana. Oggi giorno la percentuale irrisoria di analfabeti in Italia è costituita esclusivamente da persone ansiane di cui molte nate nel ventennio, dei più giovani non ne esiste uno che non sappia ne leggere ne scrivere. Sulla natalità condivido l'impegno del governo di quegli anni per una spinta demografica anche se diede vita ad alcuni provvedimenti sul celibato che trovo personalmente sgradevoli. Comunque nonostante tutto bisogna ammettere che una relazione concreta tra l'attività del governo e l'incremento demografico è difficilmente dimostrabile. Credo il tasso di nascite di una nazione sia determinato molto più alle situazione sociali ed economiche di un paese che ad una specifica legislazione o politica che lo incentiva. Non sono un esperto di economia e non affronto l'argomento nello specifico per dichiarata ignoranza ma le tue mi sembrano constatazioni alquanto semplicistiche, qualche carretto venduto al mercato non basta a fare un quadro della complessa situazione posto 1929. Sulla guerra d'Etiopia e quella di Spagna io sono di parere opposto, non le considero affatto sprechi di denaro pubblico. Nella mia personale visione delle cose la conquista dell'Etiopia poteva portò a qualche vantaggio immediato sul piano del prestigio internazionale (fattore non disprezzabile) ed una serie di vantaggi sul lungo termine. Se fu una guerra colonialista lo fu in su un piano nuovo rispetto al tradizionale colonialismo britannico/olandese e a quello francese ma questo meriterebbe un post a parte. La guerra di Spagna invece era da fare nonostente il momento di crisi che indubbiamente l'Italia ebbe in quegli anni. Io credo che in quel momento non potevamo non combattere le forze repubblicane che si affacciavano sul mediterraneo, l'intera stabilità europea e mondiale ne sarebbe stata gravemente compromessa. Qualunque ne fosse il motivo sfido chiunque a fare altrettanto oggi. Affrontare la storia in maniera marxista collegando ad ogni evento solo ed esclusivamente una serie di fattori materiali è fuorviante, e questo soprattutto se si vuole studiare e capire il Fascismo.
vero. Al massimo il governo può favoririe un processo già in corso,ma difficilmente dare l'avvio. Quella di lopez credo sia la teoria del deficit-spending, cioè usare soldi statali (pur creando un debito) per attività produtttive che in teoria dovrebbero nel tempo ripagare gli interessi e anzi permettere allo stato un certo guadagno. A livello teorico può anche filare,ma l'applicazione venne fatta male: molte delle opere create non furono produttive,ma semplicemente necessarie per i progetti iniziati e la spinta di sviluppo e in termini di posti di lavoro terminò con la conclusione delle opere (un po' come i famine-wall in Irlanda). qua sono di parere opposto (ma anche questo è un argomento già affrontato diverse volte): guerra d'Etiopia: al di là della stupidità nel conquistare un terreno raggiungibile solo attraverso 2 vie controllate dagli inglesi e facilmente negabili al passaggio, gli effetti furono un allontanamento dall'inghilterra, la scoperta da parte degli altri che il nostro esercito era molto fumo e poco arrosto e che le spese di quella guerra tagliarono i fondi destinanti alla modernizzazione dell'esercito che si stava cercando di fare in quegli anni. Ci sarebbero anche altre cose tra cui modifiche negli OOB non rispondenti alle necessità delle guerre future. guerra di Spagna: a fronte di un impegno economico di circa 10 volte rispetto a quello tedesco, non solo non beccamo nessun rimborso (cosa che i tedeschi ebbero almeno parzialmente in materie prime),ma addirittura a livello propagandistico fu un fiasco; all'epoca di quel conflitto poi furono ancora più evidenti le carenze in termini di equipaggiamento (dal confronto con quelli russi) a cui però i tedeschi seppero porre rimedio,mentre noi no. fftopic: quando sento qualche intervista ai giovani in tv qualche dubbio però mi viene.
Sta di fatto che, seppur il fascismo abbia fatto opere pubbliche, INAIL, ecc. ha tolto la libertà alla popolazione italiana. se un antifascista proclamava la weltanschaaung veniva mandato al confino, se gli andava bene. il resto era fumo negli occhi per cercare di sollevare l'immagine di un governo all'interno (il fascismo vi dà ciò che le classi borghesi non vi hanno saputo dare) e all'esterno (il fascismo ha dato questo all'Italia). ma è ben poco in confronto a ciò che ha tolto, anzi, mi viene da dire che non è niente.