Parlando con varie persone, se facessero un referendum stile come proponeva @GyJeX "volete buttare fuori la catalogna?" il si vincerebbe a man basse A dir il vero giá nel 2014 c'era stato un referendum http://www.elmundo.es/cataluna/2014/11/09/545f27f7ca474143438b456b.html Le domande erano due * Vuoi che la Catalogna sia uno stato? * In caso affermativo, vuoi che sia uno stato indipendente? Vinse il si ma con una affluenza molto bassa e non ci furono né interventi della polizia né pressioni politiche. Per quanto ho capito, la differenza é che vogliono dichiarare indipendenza. Peró non saprei.. E poi gli effetti sui Baschi
Ovviamente l'opinione pubblica si è indignata per le violenze fatte dalla polizia.Ciò ha messo in cattiva luce il governo spagnolo.Io avrei detto semplicemente no una volta finito il referendum.
Ma qualcuno sa come mai c'è stata l'accelerazione del processo indipendentista? Comunque il governo centrale ha agito davvero stupidamente: vuoi adottare la linea dura? Allora manda l'esercito e basta, non fare cose a metà. Secondo dovevano lasciarli votare facendo propaganda a manetta contro l'indipendenza e se la cavavano, ora i catalani sono arrabbiati. Speriamo non ci scappi il morto.
Il governo spagnolo, che ha deciso da tempo la linea "dura" (uso le virgolette perché si tratta, comunque, di una durezza relativa... se il termine di paragone è Franco), sa bene che non può impedire (a meno di passare veramente all'occupazione militare) l'espressione del voto e tantomeno può impedire la vittoria del sì. Quello che può impedire è che il referendum avvenga in condizioni che garantiscano la regolarità e la correttezza delle operazioni di voto di fronte a qualsiasi osservatore internazionale terzo che non sia spudoratamente prevenuto a favore dei catalani. In altre parole, domani Madrid potrà dire: avete comunque votato ma la votazione è stata una farsa non solo perché illegale, ma anche perché non c'è stato un sufficiente controllo delle schede, dei seggi etc. etc. Quindi il risultato del voto non solo è contra legem, ma è anche privo della garanzia "contabile" che sia l'effettiva e regolare registrazione delle intenzioni della maggioranza degli abitanti della Catalogna. Tra l'altro sono sicuro che ci saranno a breve video amatoriali (di infiltrati, antisecessionisti o, semplicemente, di astanti inconsapevoli) che mostreranno come, almeno in alcuni seggi, non si siano rispettate le regole minime di garanzia (schede non duplicate, identificazione corretta del votante, assicurazione che il votante non abbia votato già altrove etc.). Tutto questo consentirà a Madrid di ridurre ancora di più il supporto esterno che i secessionisti potrebbero avere da altri stati. Perché sa bene che le secessioni che non vengono riconosciute dal resto del mondo hanno vita difficile. Come è stato già detto, la popolarità delle rivendicazioni secessioniste è attualmente dovuta più a motivazioni economiche che di "nazione oppressa". Insomma, i catalani ragionano, mutatis mutandis, come ragionano molti bavaresi o veneti in Germania o Italia: perché dobbiamo pagare noi (bravi e produttivi) per salvare il culo degli abitanti delle regioni povere (sfaccendati e corrotti)? Il fatto che queste rivendicazioni si siano intensificate negli ultimi anni è stato dovuto alla crisi economica che dal 2008 ha dato una buona mazzata a mezzo mondo ed al fatto che a Madrid non sono più al governo i socialisti (più inclini alla trattativa ed alle rivendicazioni autonomiste) ma i popolari che hanno sfruttato il risentimento anti-catalano del resto della Spagna per aumentare il consenso (ognuno ha i populisti che si merita). Inoltre Rajoy, da bravo esecutore di compiti della maestrina Frau Merkel, è visto come il Monti della penisola iberica. I giovani catalani (che, essendo nati dopo il franchismo e dopo le riforme autonomiste sono abituati a sentire la Catalogna come qualcosa di oggettivamente diverso ed estraneo rispetto alla parte del paese dove si parla il castigliano) pensano che Madrid sia la causa dell'austerity e che, liberandosi del sud povero e indolente, potranno "entrare in Europa" come la Germania del Sud. Non rendendosi conto che si è sempre i terroni di qualcuno e che il bavarese che non vuole pagare per il sassone, a maggior ragione non ne vuole sapere di pagare per il catalano. Come ho detto sopra, l'azione di forza "a metà" è pienamente rispondente a quello che si propone il governo centrale adesso. Avrebbe dovuto agire diversamente (e meglio, oserei dire) prima per potersi permettere di stare a guardare senza muovere le mani o (al contrario) dichiarare la legge marziale.
Il sindaco di Barcellona Ada Colau ha detto che ci sono "più di 460 feriti in Catalogna"per le cariche della polizia. Colau ha aggiunto su Twitter di "esigere la fine immediata delle cariche della polizia contro la popolazione indifesa". La polizia spagnola ha sparato usato proiettili di gomma e caricato la folla in attesa davanti ai seggi causando, questo è il bilancio delle autorità spagnole, 38 feriti tra i votanti. Nove persone sono state ricoverate, una è stata sottoposta ad un intervento a un occhio perché colpita da un proiettile di gomma. Le autorità spagnole hanno indicato che anche 11 agenti, tra cui nove poliziotti e due membri della Guardia Civil, sono stati feriti leggermente in Catalogna. Agenti antisommossa spagnoli hanno caricato con i manganelli un gruppo di vigili del fuoco catalani, in divisa e con il casco, che stavano presidiando un seggio. E' quello che si vede in un breve video diffuso da vari media, fra cui l'Independent, che dice che è stato girato a Barcellona. Nelle immagini si vedono gli agenti che allontanano i pompieri colpendoli con i manganelli sulle gambe e con calci. http://www.ansa.it/sito/notizie/mon...zia_d2389ebc-bb0d-441c-b233-27b346e752de.html Questi sono fuori di testa
tutti a lamentarsi dei poliziotti ... secondo me c'è li hanno mandati ... non penso ci siano andati per hobby
Vi fissate troppo sulle tasse ecc... , non è quello il punto principale, anche se conta certamente. Ciò che scatena la voglia di addio è la differenza nella cultura, anche politica , tra stato e popolo regionale.
Bisognerebbe separare la logica che guida gli eventi dalle manifestazioni superficiali. E' chiaro che i feriti, il sangue, le grida fanno effetto ma costituiscono solo la superficie più superficiale (perdonate il pleonasmo) dell'evento. Sotto ci sono interessi, poteri ma anche timori e paure che, singolarmente fanno ridere, ma moltiplicate per milioni fanno tremare. Già alla fine degli anni 90 si parlava di crisi ed estinzione dello Stato. La crisi del 2007, unita alle crisi politiche e geopolitiche mondiali, dalla fine dell'Urss alle guerre in Medio/Vicino Oriente, hanno rafforzato il sentimento antistatale (anche se nessuno naturalmente lo chiama così): le micropatrie sono emerse come i nuclei emotivi centrali. Il luogo della vicinanza, della domesticità contro la mondializzazione, la glibalizzazione, l'interculturalizzazione etc etc etc... Il senso di smarrimento induce a fidarsi del noto, del consueto e a rifugiarsi nel senso minimo di comunità: la micropatria. Basta con i partiti (cioè le spartizioni: partito = parte), basta con le chiacchiere, unità prima di tutto. Vogliamo costruire o salvare il "noi". Naturalmente la micropatria equivarrebbe a un microstato ma questo non è percepito. La micropatria, in quanto nuova, deve costituirsi come innovazione positiva saltando la burocrazia e il complesso. L'illusione è il ritorno della semplicità, dello spontaneo: la mia lingua, la mia casa, la mia terra... Si tratta chiaramente di un uso retorico di questi termini. La realtà è che il mondo è complesso e lo è sempre di pèiù e che il problema non è semplificare le cose ma riuscire a star dietro alla complessità. Anzi di più: il vero problema è produrre abbastanza complessità. Inutile rilevare che una micropatria, se fosse davvero una micropatria, sarebbe incapace di realizzare qualsiasi complessità partendo da zero. Il Lussemburgo può farlo perché invece di essere una micropatria è integratissimo nel sistema di produzione della complessità. La Sicilia, per fare un caso esemplare, difficilmente ne sarebbe capace (personalmente, se fossi siciliano, cercherei di rinunciare alla maggior quantità possibile di autonomia e punterei su un rigoroso centralismo da Roma!). Ma quale siciliano ne converrebbe? La Catalogna ha avuto, storicamente, un percorso culturale che si è mosso alternativametne alllontanandosi e avvicinandosi a quello spagnolo. Vale per la Catalogna come per la Sicilia ma anche, perché no? per il Lazio! Ora, questa diversità culturale, di tradizioni etc etc... è andata stemperandosi non solo per la comunanza di sorte con la Spagna ma, soprattutto, perché la modernità se l'è portata via. Così bisogna reinventarla, arcaicizzando oppre, se è il caso, letteralmente inventando. Ricordo Bossi che citava le "radici celtiche dei padani". Ma anche Mussolini che citava quelle imperial-romane dell'Italia... Paura, dunque e reazioni emotive. Ma questi sentimenti devono essere innescati. Ecco allora settori della burocrazia in cerca di spazi maggiori. Ridurre la politica a tifo è il modo più semplice ed efficace per guadagnare popolarità. E naturalmetne se lo scopo dei quadri è quello di avere popolarità immediata conviene cavalcare la tigre e, anzi, istigarla il più possibile: da Bossi alla Generaliità catalana funziona liscio come l'olio. Ma neanche questo livello è quello decisivo. Ci sono i soldi, gli spostamenti di ricchezze, le opportunità che si spalancano nelle situazioni di frattura e rapida innovazione. Ci sono investimenti il cui valore si moltiplica e debiti che spariscono. In realtà: il singolo cittadino di Barcellona in che modo sarebbe più libero o vivrebbe più felice o sarebbe più orgoglioso se la città fosse indipendente? Verosimilmente si troverebbe, per un certo tempo, semmai molto peggio. Ma a questo è difficile pensarci: più facile contare le schede e illudersi di costruire una democrazia.
Ma se la polizia vi intima a fermarvi, quando guidate, voi che fate? Vi fermate. Se non lo fate? Maniere forti, in ultima istanza. Uguale in questi giorni. Consegnate le schede. No? Le veniamo a prendere noi anche con la forza. Non votate. Votate? Ve lo impediamo, anche con la forza se necessario. Quindi è tanto assurdo l'agire della guardia civile?
Non sono per niente d'accordo. Differenze culturali che misteriosamente spuntano adesso? E venti anni fa invece? O trenta? Non nascondiamoci dietro il dito dell'autodeterminazione dei popoli (definiamo popolo,dunque) , é solo una questione di soldi. Quindi secondo te se c'é un governo di destra e una regione vota a sinistra.. c'é una differenza di "cultura politica"?
In ogni caso da quello che sembra il referendum é fallito e senza morti. Sará ora interessante capire se il governo limiterá le autonomie catalane.
Io per me sono oltre vent'anni che sono indipendentista e da quel che ricordo movimenti in catalogna come in scozia o fiandre ne ho sempre avuto memoria. Io la realtà diretta Catalana non la conosco così bene , ma ricordo che fu l'ultima capitale della repubblica, ci sarà un perchè, no ? E allora non sono 30 anni , ma 80 anni, almeno.
Perché é accaduto esattamente quanto detto da @Amadeus la votazione è stata una farsa non solo perché illegale, ma anche perché non c'è stato un sufficiente controllo delle schede, dei seggi etc. etc. Quindi il risultato del voto non solo è contra legem, ma è anche privo della garanzia "contabile" che sia l'effettiva e regolare registrazione delle intenzioni della maggioranza degli abitanti della Catalogna. Anche se Puigdemont vuole tirare avanti con la dichiarazione di indipendenza...boooh! Ma anche no. Se l'unica cittá importante che ti resta é X, la tua capitale sará X. Poi mi piacerebbe sapere cosa c'entra la repubblica spagnola (non catalana) con l'indipendentismo.