Stai sovrapponendo l'attuale tesi cattolica con la tradizionale tesi luterana. La Chiesa Cattolica non spiega il peccato come determinato dalla volontà del diavolo ma come determinato dalla volontà umana (l'uomo è dotato di libero arbitrio) anche se il diavolo può avere il ruolo di tentatore (ruolo comunque consentito dalla provvidenza divina). Lutero, invece, sosteneva che il diavolo può facilmente avere il sopravvento sulla debole volontà umana e quindi la condizione unica e necessaria per la salvezza non sono tanto le opere ma la fede. Una volta, ero bambino, stavo andando in chiesa per confessarmi e ho pensato: "Se adesso mi investe un'automobile e mi ammazza, dovrei andare all'inferno perché sono in peccato mortale. Ma se l'automobile mi investisse tra mezz'ora andrei in paradiso in quanto confessato, assolto e nella grazia di dio." Ciò che mi turbava era che un evento casuale potesse, di fatto, decidere del mio destino per l'eternità ma, di fatto, l'"io" di mezz'ora prima non era una persona radicalmente diversa dall'"io" di mezz'ora dopo. Un pensiero simile deve averlo avuto anche Lutero quando, riprendendo un pensiero di Agostino di Ippona (non a caso Lutero apparteneva all'ordine agostiniano) paragona l'azione del diavolo a quella dei briganti ai quali non si può resistere. Pertanto per Lutero ciò che conta non è tanto lo stato di aver peccato (da poco) o non aver peccato (una situazione molto random, vedi il mio esempio dell'automobile) ma la caparbia convinzione nell'individuo di poter ottenere la salvezza mediante la sua fede in Cristo. Sul discorso del dualismo, sicuramente il conflitto bene-male è centrale per tutte le denominazioni cristiane. Ma, va sottolineato, che a differenza delle tesi di Mani (che modifica il cristianesimo estremizzando il dualismo in una chiave sicuramente influenzata dallo Zoroastrismo), la totalità delle chiese cristiane ritiene che i principi spirituali del bene e del male non siano sullo stesso piano e l'esito della lotta sia indubitabilmente segnato a vantaggio del bene. Insomma, dio ed il diavolo non lottano alla pari, il diavolo è una creatura di dio e infinitamente meno potente di lui. Nell'eterna lotta tra il bene ed il male l'uomo non interviene per assicurare il successo di una fazione o dell'altra (non potrebbe) ma solo per decidere della sua individuale salvezza. Ad ogni modo, ciò che mi premeva sottolineare era che il diavolo, per la Chiesa Cattolica, rimane un entità personale. Questo è chiaramente desumibile dall'attuale catechismo cattolico, disponibile gratuitamente sempre sul sito del Vaticano, se qualcuno volesse andare a vedersi che cosa dice la Chiesa (e rendersi conto che molte affermazioni della Chiesa Cattolica, invece di risolvere le contraddizioni bibliche, le aumentano). La reticenza a cui fai riferimento è la medesima reticenza di cui parlavo io a proposito dell'uso di categorie oramai obsolete (ma dottrinariamente irrinunciabili) per spiegare la visione del mondo cattolica. Mutatis mutandis è come fare riferimento al flogisto in un moderno trattato di chimica. Giusto per fare un esempio. L'opposizione tra la dottrina cattolica della transustanziazione e quella luterana della consustanziazione, ha senso solo se assumiamo come valida la categoria filosofica di sostanza in senso aristotelico. Ma oggi nessuno ragiona più in termini di sostanza quindi, porsi oggi il problema della possibili conseguenze empiriche del fatto che il pane eucaristico muti la sua sostanza, come faceva Berangario di Tours, non ha più senso del porsi il problema, che so, della possibile verifica empirica della diversità di ogni monade leibniziana dall'altra. Be', penso che ogni autore non possa mai totalmente prescindere dall'epoca in cui vive e quindi è necessario che le sue opere mostrino traccia di ciò. Si tratta della questione della canonicità, a cui accennavano alrti interventi precedenti. Considera, inoltre, che le questioni relative non nascono e muoiono nei primi secoli dell'era cristiana. La questione del canone si ripropone pesantemente all'epoca della Riforma (il canone cattolico non coincide con quello (anzi, dovrei forse dire quelli) protestanti). E, probabilmente, Lutero sarebbe andato ancora oltre nell'espungere testi. Detta così pare che il conflitto l'abbia provocato io! Io mi sono limitato a constatare la sua esistenza. Che poi questo conflitto non sia ai suoi massimi livelli in tutte le regioni ed in tutte le epoche è un'altro discorso. Certo, se si prende in esame solo l'attuale dibattito "intellettuale" in Italia, potrà sembrare che non ci sia grossa guerra. Ma il mondo non è l'Italia e la storia non si riferisce solo ad oggi. Galileo non ha subito nuovi processi. Giovanni Paolo II istituì una commissione di studio sul caso Galilei che dopo undici (!) anni di lavori affermò che la condanna dello scienziato pisano era stata ingiusta. Le accuse mosse a Galileo erano più d'una. Ovviamente sì. Ma la questione non sta nel sostituire una teoria che pretende di essere perfetta ed onnicomprensiva con un'altra teoria che ha le medesime (infondate) pretese. Il problema è sostituire una modalità dogmatica di approccio alla conoscenza con una in grado di automodificarsi ed autoemendarsi. Altrimenti sarebbe come dire: visto che la democrazia rappresentativa non è un sistema sociale perfetto, tanto vale ritornare alla monarchia assoluta. Tu, se fossi obbligato ad espatriare, dove preferiresti andare a vivere, in Svezia o in Arabia Saudita? Il problema è sostituire una modalità dogmatica di approccio alla conoscenza con una in grado di automodificarsi ed autoemendarsi. Confesso di aver dato solo un'occhiata superficiale a quello che hai scritto sul tuo sito (anche perché ci vorrebbero giorni per leggersi tutto con la dovuta attenzione) quindi potrei aver equivocato qualcosa, nel qual caso ti chiedo di farmelo notare. Devo però dire che la tesi della secondarietà del "metodo scientifico" rispetto al "metodo sopravvivenziale" mi sembra analoga alla tesi di chi volesse professare la superiorità dell'ingegneria sulla fisica. Voglio dire, per agire su un qualcosa devi sapere come funziona questo qualcosa. Quindi il lato conoscitivo è imprescindibile per quello applicativo, anche se poi uno può essere costretto ad imparare solo per il desiderio di applicare. Ma non può applicare senza imparare (e senza imparare dai propri errori). Ribadisco che per me l'ateismo è il punto di arrivo e non di partenza. Sono nato e cresciuto in una famiglia cattolica e sono stato credente finché ho potuto conciliare ciò che credevo con, non dico la scienza e la filosofia, ma almeno il buon senso. Non sono ateo perché m'è capitata una disgrazia e penso che dio, se fosse esistito, non avrebbe potuto permettere ciò (en passant, l'idea: dio non esiste perché altrimenti non ci sarebbe il male nel mondo, anche se professata da tanti non credenti mi sembra inconsistente. Dio nasce anche come spiegazione del male quindi, più che meravigliarsi della compresenza di dio e del male, ci si dovrebbe chiedere se l'idea di dio avrebbe mai preso piede se fossimo vissuti in un mondo privo di mali!). Sono ateo perché, pur avendo voluto a tutti i costi una divinità in cui credere, mi sono reso conto che il dio personale della chiesa cattolica (e, tutto sommato, di tutte le grandi religioni monoteiste) era un concetto contraddittorio, sopravvissuto alla propria sensatezza, come potrebbe essere oggi il flogisto o l'etere o il calorico. Il paragone con la scienza può sembrare fuori luogo (anche perché si dà per assodato che scienza e religione siano discipline distinte) ma, secondo me, non lo è in quanto il conflitto non nasce, come dicevo, dal confronto tra i metodi ma tra i contenuti. Vedo di spiegarmi meglio. Molti riducono il conflitto religione-scienza al conflitto fede-regione. Ma si vede subito che il fede e ragione, più che in conflitto, sono semplicemente diverse, anzi, addirittura complementari (fede e ragione sono due modalità possibili di conoscenza, nella prima arrivo al contenuto di ciò che conosco attraverso l'intuizione o la rivelazione esterna, nel secondo ci arrivo attraverso il ragionamento). Da ciò, molti concludono, erroneamente, che anche religione e scienza possono limitarsi ad essere complementari come fede e ragione senza entrare mai in conflitto. Il problema è che religione e scienza (a prescindere dalla diversità di metodo) fanno affermazioni che possono riguardare il medesimo oggetto, visto che la religione, per quanto voglia riguardare la trascendenza, deve riguadare anche noi e, nell'inteagire con noi, deve riguardare anche questo mondo. Gesù è risorto in questo mondo, questo sostiene chi crede. E se si limitasse a sostenere che la resurrezione è solo una "storiella" (magari una metafora per sottolineare come la forza del movimento sia sopravvissuta alla morte del suo fondatore) sarebbe un cristiano solo nella sua immaginazione! Quindi, ribadisco, la religione fa affermazioni (e non può evitare di farlo) anche su questo mondo, e da qui nasce il potenziale contrasto con la scienza, dato che tali affermazioni possono essere incompatibili tra di loro. Posso non credere che san Pietro abbia resuscitato Tabità, perché la scienza mi dice che è impossibile riportare in vita un essere umano che sia morto, ma, se volessi crederci, non avrei difficoltà a capire quale sia il contenuto dell'affermazione in cui dovrei credere. Se uno, invece, mi dicesse che san Pietro a Giaffa ha contemporaneamente resuscitato e non resuscitato Tabità, a prescindere dal mio desiderio, avrei serie difficoltà a comprendere che cosa dovrei credere, esattamente, visto che è autocontraddittorio che una persona possa essere viva e morta contemporaneamente (neppure il gatto di Schroedinger potrebbe tanto!). Qui il problema è la palese autocontraddizione del contenuto dell'affermazione in cui si vorrebbe credere. Non è un fatto di voler credere ai miracoli o meno... è come credere che un triangolo possa avere cinque lati. O è un triangolo o ha cinque lati. Neppure un miracolo potrebbe risolvere una tale contraddizione. Mi si dirà, ma la chiesa non ti chiede cose astruse come credere che Tabità sia, contemporaneamente, viva e morta (aggiungo, per evitare possibili obiezioni: percepita macroscopicamente come viva e morta per un intervallo di tempo sufficientemente lungo e nel medesimo universo). Veramente mi chiede anche di peggio! Come, ad esempio, credere in un dio che vuole, ama, agisce nel tempo ma è assolutamente trascendente, cioè fuori dal tempo! Per non parlare della corporeità della resurrezione dei morti al giudizio universale etc. etc. Certo, queste questioni non costituivano un problema qualche secolo fa in quanto era perfettamente compatibile con le conoscenze del tempo... ma oggi? Prima che qualcuno pensi che io sto sostenendo di essermi accorto, unico al mondo, di chissà quali verità (un po' come alcuni che pubblicano blog pseudocomplottisti svelando come siamo tutti succubi degli Illuminati di Baviera o chissà quali altre cavolate), sia ben chiaro che non sto affermando che tutto ciò sia frutto della mia mente o della mia illuminazione. Io mi sono limitato unicamente ad indagare delle questioni che mi stavano particolarmente a cuore e, nel farlo, non ho potuto fare a meno di leggere chi queste medesime questioni se le era poste prima di me. Un po' come uno che volesse indagare sulla sensatezza della teoria del calorico... la prima cosa da fare è iniziare a leggere libri di termodinamica. E proprio iniziando a leggere gli scritti di chi dio cercava di capirlo e comprenderlo, senza sentirsi vincolato dal dogma, che mi sono reso conto che a molte domande, a cui pensavo nessuno avesse neppure provato a dare risposta, una risposta si era data. Per farla breve (anche perché ho già scritto molto di più di quello che mi ero ripromesso di scrivere mezz'ora fa) è stata la lettura di Hegel ad "aggionrarmi" su quale fosse lo stato dell'arte (per così dire) sulla ricerca filosofica su dio. Consiglio a tutti di leggere, nell'Enciclopedia delle Scienze filosofiche in compendio, tutta l'ultima sezione sullo spirito assoluto o, quantomeno, la sezione sulla religione rivelata. Si capiranno un sacco di cose sul perché oggi vada di moda (da parte delle persone religiose!) dire che su dio non si possa sapere nulla, come e perché questa affermazione non ha senso. E che cosa si possa effettivamente dire di dio. Inutile dire che questo dio non ha nulla a che vedere con il dio personale delle religioni monoteistiche. Quindi, per riprendere il paragone fisico fatto in precedenza, se si vuole fare termodinamica, bisogna abbandonare il calorico. Se si vuole continuare a conservare il concetto di calorico così come definito in precedenza, si stanno solo raccontando favolette. Curioso come questa questione, in ultima analisi, sia molto simile a quel che si sa sull'antinomia zenoniana (che poi è, a rigore, solo un paradosso) di Achille e la tartaruga. Zenone poteva pensare che ci fosse realmente una contraddizione irrisolvibile in quanto non poteva sapere, all'epoca, che una somma di infiniti termini non dà, necessariamente un risultato infinito. Oggigiorno, nessuno che sappia un minimo di matematica trova nulla di contraddittorio nel discorso di Zenone. Eppure, conosco tanta gente che sente nominare Achille e la tartaruga al terzo anno delle superiori ed è ancora convinta che si tratti di una questione senza via d'uscita. Be', sappiate che è stata risolta da un pezzo e l'unico sforzo che c'è da fare è informarsi per trovare la risposta. Esattamente come per molti dei fumosi problemi teologici di cui sopra. Be', come ho già detto, la storia che l'errore è solo nel lettore e non in ciò che è scritto è imprescindibile per chi crede, perché deve ammettere a priori che le scritture, essendo state direttamente ispirate dalla divinità, non possono sbagliarsi, contraddirsi, fuorviare etc. etc. Io, non credendo, sono più propenso a credere che le contraddizioni siano reali e siano dovute al fatto che stiamo parlando di un opera che è una collezione di testi diversissimi tra loro per tipologia, lingua, stile, scopo, autori, lingua, epoca di composizione etc. etc. Sono comunque pronto a ricredermi se, per esempio, mi indichi come conciliare le genealogie di Gesù presenti agli inizi dei vangeli di Luca e Matteo...
complimenti per l'elevatissimo livello dei tuoi interventi Amadeus *tanto di cappello* a parte ciò io penso che in parte hai ragione sul fatto che il male non è sullo stesso piano di Dio e che il male in sè è parte del Piano Divino ( basti pensare alla profezia di S.Giovanni ) però va detto che il Diavolo ha voluto essere come Dio e da lì l'origine della ribellione e della sua cacciata, ergo in un certo senso Satana si è fatto in certo senso il "doppione" negativo di Dio attribuendo a lui tutti gli attributi e le virtù del mondo al contrario o al rovescio e secondo la cabala ebraica una sua gerarchia paralela alla gerarchia celeste ma cosa più interessante è che nella Profezia di S.Giovanni il Diavolo manderà nel mondo degli uomini un "anticristo" ergo un audace tesi di parallelo Messia al contrario o addirittura in termini estremi ai limiti dell'eresia un parallelo figlio e parte di una parallela trinità al contrario. Dopotutto "anti" suggerisce appunto la possibilità di parallelismo "contrario di " oltre al significato di "contro" che può indicare invece qualsiasi cosa "contro".
Molto bello e interessante il discorso di Amadeus, che dice tutto quello che penso io ma che non sono mai in grado di scrivere. Per quanto riguarda la tesi della transustanziazione e della consunstazione su un sito di cattolici ho trovato gente che ancora ne discuteva, nonostante l'Aristotelismo sia da secoli morto e sepolto. In pratica da quello che ho capito dal tuo discorso, tu sostieni la morte del Cristianesimo in quanto è incompatibile con la nostra epoca, giusto?
Grazie, ma l'unica cosa di veramente elevato è il numero di kilobyte di questi ultimi messaggi... come avrai capito in questi giorni ho troppo tempo da perdere. Fortunatamente (?) da lunedì il tempo da dedicare al cazzeggio calerà repentinamente e addio megapost sul forum. Mi hai fatto venire in mente la famosa (negli USA) serie di romanzi Left Behind che narra delle vicende degli "ultimi tempi" in una prospettiva cristiano evangelico fondamentalista dispensazionalista. Tanto successo ha avuto la serie che ci hanno fatto anche un film ed un videogioco. Sia chiaro che non ho letto alcuno dei quaranta romanzi della serie principale, ne sono venuto a conoscenza solo perché mi sono imbattuto in un romanzo di uno spin-off "militare" (sì, avete capito bene) della serie suddetta. I gusti sono gusti, ma non riesco a considerare il successo di questa serie così innocente come quello di un romanzo fantasy. Voglio dire, ho avuto occasione di parlare con un militare americano che era sinceramente convinto che la crisi economica e l'impasse militare in cui si trovano gli USA sia una punizione di dio per aver "abbandonato" lo stato di Israele. Sinceramente mi vengono i brividi quando penso che migliaia (ma forse dovrei dire milioni) di persone che possono influenzare l'operato della maggiore potenza nucleare del pianeta ragionano in questi termini. Io non sostengo che il cristianesimo sia morto anzi, a quanto vedo, è ben vivo e vegeto. Né che, necessariamente, morirà... se consideriamo l'Italia, credo che stia anche riguadagnando posizioni rispetto alla situazione socio-politica di qualche decennio fa, per non parlare di cento e più anni fa (ce lo vedete oggi voi un autorevole parlamentare italiano a dichiarare pubblicamente che il papa dovrebbe essere impiccato o immaginate voi che lo stato italiano possa dichiarare guerra al vaticano? Tutte cose accadute poco meno di 150 anni fa). Sostengo che la teologia cristiana (in particolare quella cattolica ma, per molti versi il discorso può essere esteso anche alle altre denominazioni cristiane: dagli Ortodossi ai Testimoni di Geova) faccia affermazioni incompatibili (lo ribadisco, per contenuto non tanto per metodo) con le conoscenze scientifiche attuali. Sostengo che questa situazione si sia iniziata a verificare all'inizio dell'era moderna e sia andata via via ingigantendosi, fino a provocare una ritirata strategica generalizzata da parte della chiesa che, a differenza di quanto aveva fatto nei secoli precedenti, ha iniziato a non confrontarsi più, di fatto, con la scienza nel suo terreno. Sostengo che tale ritirata strategica ha avuto successo, in quanto l'idea che ciò che dice la scienza e ciò che dice la religione riguardino sempre e comunque campi separati è talmente diffusa che quasi nessuno la mette in discussione (molti perché, in generale, non interessati a questioni teoretiche, molti altri perché sanno che sarebbero visti alla stregua di estremisti). Paradossalmente, ho più considerazione e stima delle gerarchie vaticane di quattrocento anni fa che di quelle odierne. Ho detto che la il conflitto religione-scienza inizia a prender forma all'inizio dell'era moderna e diventa palese all'epoca del processo a Galilei. Però credo sia il caso di sottolineare che, all'epoca, c'erano motivi tutto sommati validi per opporsi alle tesi di Galileo, non solo da un punto di vista politico-teologico ma anche da un punto di vista scientifico. Innanzitutto, la tesi di Galileo che le maree sarebbero la dimostrazione empirica del moto della Terra è falsa. Le maree sono causate principalmente dai moti della Luna, come sosteneva il papa. Galileo non stava parlando a persone sprovvedute dal punto di vista scientifico (e lui lo sapeva bene, così come sapeva bene che stava parlando a persone molto potenti dal punti di vista politico che gli potevano far fare una brutta fine.. a prescindere, come direbbe Totò). Il Collegio Romano era, all'epoca, l'istituzione di punta scientifica in occidente. Annoverava tra i suoi membri gente del calibro di Cristoforo Clavio e aveva presieduto alla realizzazione di riforme scientificamente epocali (basti pensare all'introduzione del calendario Gregoriano). Insomma, se volessimo fare un paragone con il giorno d'oggi, dovremmo pensare non all'ordine teurgico di Elios (l'associazione del mago Otelma) ma al CERN. Ciò non toglie che Galileo avesse ragione da vendere su altre questioni, a partire dal metodo per finire alle considerazioni scaturite dalle sue rivoluzionarie osservazioni con il "cannone occhiale". E non dobbiamo neppure dimenticare che l'azione della Chiesa era essenzialmente intimidatoria, prevaricatoria e finalizzata alla soppressione del libero pensiero (non diversamente dalla quasi totalità degli altri stati dell'epoca ma con buona pace di chi disse: la verità vi farà liberi e porgi l'altra guancia). Ad ogni modo, ripeto, si trattava di uno scontro (trascurando il fatto che solo una parte aveva il coltello dalla parte del manico) tutto sommato alla pari. Ben diverso, insomma, da quanto accade oggi, con la Chiesa che, allegramente, dice che la Madonna è stata già assunta in cielo con il corpo (come già Gesù Cristo e come, dopo il giudizio universale, tutti noi, pardon, tutti voi, destinati alla beatitudine eterna). Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di corpo in senso lato, non qualcosa che occupa uno spazio. In fondo è il cosiddetto corpo glorioso incorruttibile, non il nostro corpo ordinario. A parte che, san Tommaso (apostolo, non l'Aquinate) insegna che il corpo glorioso si può toccare eccome (anche se passa attraverso i muri), per sapere che cosa dice la Chiesa in proposito, basta andarsi a leggere il solito catechismo, sempre disponibile sul sito del vaticano e si scopre quello che già si sapeva. Un altro motivo per cui l'incompatibilità contenutistica tra molte delle verità di fede cattoliche e la scienza ha poca influenza sulla vita della maggior parte delle persone è che... bisognerebbe conoscere un po' di teologia ed un po' di scienza per accorgersi delle contraddizioni! Battute a parte, la teologia non è molto indagata dai credenti perché non c'è bisogno di essere fini teologi per essere cristiani (così come non c'è bisogno di conoscere la Relatività generale per usare un navigatore GPS, ma questo è un altro discorso...). Il cristianesimo, nel suo aspetto pratico non si basa sulla teologia ma sull'applicazione di tre virtù: fede, speranza e carità. C'è il problema che usare questi termini non fa capire molto, con buona pace di chi ha tanto strillato per abbandonare il latino (ma avrebbe dovuto pretendere una traduzione italiana decente). In quanto la fede non è la fede ma la fides, cioè la lealtà. La spezanza è la fiducia che tutto andrà per il meglio. La carità non è la pietà per i mendicanti (e relativa elemosina) ma è la caritas (non charitas come scrivono quelli che pensino derivi dal greco χάρις, non c'entra 'na mazza... e anche il buon Girolamo s'è sbagliato su questo) cioè la caratteristica dell'esser caro, ossia l'amore (in latino, come anche in greco, esistono due termini diversi per distinguere tra l'amore incondizionato e quello condizionato, ossia passionale). Insomma, a un cristiano, per essere cristiano, basterebbe manifestare lealtà verso la sua comunità, fiducia nella provvidenza divina e amore verso il prossimo. E, per quel che ne so, proprio questo fanno quelli (a qualunque denominazione appartengano) che cercano di vivere il cristianesimo come testimonianza (pochissima gente, che io veda, ma a loro va tutta la mia ammirazione e non lo sto dicendo ironicamente). La teologia serve come aiuto a capire, ma nulla più. Insomma, uno può fare lo sportivo senza essere un professore di anatomia e, di sicuro, leggere libri di biologia, di per sé, non aiuterà nessuno a diventare un campione olimpico. Cio non toglie che, anche se non capisco e comprendo tutti i perché ed i percome di quello che credo, devo avere un'idea chiara di ciò in cui credo, altrimenti che credente sarei? Credente in che? Credente e basta? Ridicolo... Per concludere, mi permetto di chiamare Paolo di Tarso in difesa della mia tesi. Chiaramente la cosa è fatta scherzosamente ma se a qualcuno dovesse sembrare strano che io citi il nuovo testamento per far capire perché si possa andare oltre il cristianesimo, gioverà ricordare che i cristiani hanno citato le scritture ebraiche per mostrare agli ebrei che si poteva e doveva andare oltre l'ebraismo! (per non parlare di Galileo che sosteneva che se Aristotele fosse stato ancora vivo avrebbe dato ragione a lui e non agli aristotelici) "Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!" Ciò che è adatto ad una fase non è detto sia buono per sempre. Ciò che porta al cambiamento è la conoscenza e la consapevolezza. Una volta che si si è resi conto che la camicia da bambino non va più sarebbe assurdo ostinarsi a volerla mettere perché prima la portavo. Una volta che ci si è resi conto che dio, la resurrezione dei morti etc. non possono essere intese come erano intese è impossibile "disimparare" questa consapevolezza. Quindi, del cristianesimo non possono rimanere la fede e la speranza, ma può rimanere solo l'amore, ossia un certo modo di concepire l'etica nei rapporti umani (che poi, a dirla tutta, non è una modalità esclusiva del cristianesimo). P.S. Sì, lo so che san Paolo non intendeva dire proprio questo ma lo cito lo stesso perché, come dire, aveva più ragione di quanto pensasse!
Sì certo, con la morte del Cristianesimo intendevo dire che esso non è appunto più compatibile col nostro tempo, come dicevi tu sul fatto che sarebbe assurdo credere nella resurrezione di Cristo oggi. La Chiesa odierna mi sembra un istituto bancario, politico e caritatevole rispetto al passato quando era un punto di riferimento oltre che politico, filosofico, scientifico, sociale. Sul fatto che nel Cristianesimo dovrebbe rimanere solo l'amore, in quel caso credo che non si potrebbe più parlare di Cristianesimo.
Discussione molto interessante e dotta, ma su un binario quasi puramente teologico e/o esegetico. Vorrei aggiungere alcune considerazioni personali. La Bibbia (Antico Testamento), come noto, non è 'un libro', ma un insieme di scritti di origine, genere, composizione e datazione assolutamente differente ed assolutamente eterogenei; proprio per superare le palesi contraddizioni e soprattutto i contenuti, molte volte irragionevoli, imbarazzanti, anche immorali, le varie religioni che in qualche modo la adottano hanno proposto, ben presto, l'abbandono della lettura 'testuale' (o 'fattuale') a favore di quella 'allegorica' e/o 'teologica', anche se i metodi di interpretazione (ermeutica) sono fondamentalmente differenti tra ebrei e cristiani, ed anche tra le varie comunità cristiane. Il 'Nuovo Testamento', anche se apparentemente di ben più facile lettura, semplicità e logicità, è altrettanto 'stratificato', con una lunghissima serie di inspiegabili (visto che è passato attraverso il 'processo della sinossi', con la selezione dei Vangeli 'veri'; rimane oltretutto il mistero del Vangelo di Giovanni) contraddizioni, oltre ad essere completamente avulso, sotto ogni aspetto, dalla Tradizione precedente. Sulla quasi inconciliabilità tra Bibbia (e quindi religione) e scienza si è già bene espresso Amadeus. Vorrei solo ricordare che, fino a pochi anni fa, questa inconciliabilità era 'a priori', derivante sia dal metodo di indagine, sia dai contenuti e era ben apparente nel conflitto tra 'creazionsmo' e 'evoluzionismo', cioè tra due concetti diametralmente opposti di immaginare l'Universo. Giovanni Paolo II, con un 'volo pindarico' che solo la fede può accettare, ha cercato di conciliare i due approcci, ma, così facendo, creando ancora più problemi al suo stesso sistema teologico. Vorrei proporvi alcune domande / riflessioni / provocazioni : - per quale motivo una religione 'rivelata' dovrebbe basarsi su una serie di testi antichissimi ed eterogenei, da interpretare perchè inacettabili in modo 'testuale' ? Tra l'altro, la maggior parte delle altre religioni si guardano bene dall'interpretare' le proprie scritture, prendendole sempre alla lettera, per assurdi che siano i dettati (con le conseguenze che ben conosciamo) ; - per quale motivo il Cristianesimo che : -- si basa su una esperienza (la vita del personaggio conosciuto come Gesù) ed un insegnamento totalmente differente dal precedente ebraismo; -- probabimente è stata costruita artificialmente da Paolo di Tarso, probabilmente ben al di là del messaggio originario); -- per definizione rifiuta il 'particolarismo' a favore dell' 'universalismo', ha ritenuto necessario mantenere i propri legami (improbabili, contradditori) con l'Antico Testamento ? Non poteva nascere in modo totalmente autonomo, partendo proprio dal rifiuto della concezione ebraica dello YHWE / Eloh(im) ebraico (NB : plurale, tra l'altro !!!) per un Dio Padre universale (che avrebbe potuto essere tranquillamente anche una Madre), completamente antitetico ? Quale è la 'strategia' di Paolo ? - per quale motivo gli antichi testi non dovrebbero essere interpretati in quanto tali, cioè come racconti (più o meno romanzati e ricostruiti da precedenti tradizioni orali) di fatti di epoche molto precedenti ? In fondo moltissimi dei fatti raccontati hanno riscontro in tantissime altre civiltà / religioni, dai Sumeri, in avanti (dal Paradiso Terrestre, al Diluvio Universale, alle 'strane' caratterizzazioni degli Dei, ecc.ecc.); e se come molti hanno affermato con un certo 'relativismo', ogni epoca deve adattare la (stessa) religione alla propria cultura, perchè non crearne di nuove e più coerenti ? - per quale motivo oltre al creazionismo teologico (con la necessità di una 'fede') e all'evoluzionismo cosmologico (con la necessità di accettare un drammatico 'difetto di conoscenza') qui nessuno cita altre possibilità ? Ad esempio la panspermia 'diretta'. Forse perchè è troppo inquietante ? Però la nostra piccola scienza è oggi in grado di creare la vita e forse i racconti fantastici delle antiche civiltà e delle loro strane divinità avrebbero molto più senso ... a voi ... saluti
Quando si parla di interpretazione del testo, bisognerebbe fare un accenno a l'ermeneutica. Ora di sicuro su wiki troverete molte descrizioni, ma difficilmente si capirà cosa significa. Faccio un esempio, in modo da entrare nell'idea: La Fornero ha riformato l'art. 18 introducendo una distinzione tra licenziamenti e loro conseguenze, ma il giudice che viene da una scuola storicizzata di pensiero giuridico applicherà comunque il suo metodo e le sue forme nell'interpretare la legge, così che un licenziamento dichiarato per motivi economici potrà comunque essere passibile di reintegra allo stesso modo di prima della riforma poiché il giudice , come prima, valuterà la discrezionalità del datore di lavoro e le sue motivazioni e potrà benissimo valutare indiscriminato un licenziamento economico o disciplinare. Cosi come un impiegato a cui viene cambiata la legge di riferimento per un pratica, interpreterà la nuova legge con l'idea della precedente applicando anche cose che la legge non prevede solo perchè la suo idea di quella pratica si è formata prima. In sintesi il ciclo dell'interpretazione avviene sulla scorta di chi siamo e di ciò che conosciamo e di ciò che vogliamo leggere. Ecco perchè non ci sono interpretazioni univoche della bibbia, come di qualsiasi altro testo. Certo esiste quella che potremmo chiamare una media, una scuola, una prassi in cui molti aspetti risulteranno uniformi ai vari interpreti ma per ognuno di noi ci può essere una differenziazione. Faccio questa premessa perchè nel dare una risposta alle domande precedente io posso dare una mia risposta, ma non la risposta. Tralasciando quelle che sono problematiche per me fasulle come la verginità di maria, il diavolo, la forma dello spirito santo ecc.. , mi soffermo su due aspetti per me fondamentali. L'esistenza del male e la volontà di Dio. Il problema lo ha già accennato Amadeus, come può Dio permettere l'esistenza del Male? Sebbene per un individuo in una determinata situazione si possa dire con buona approssimazione che cosa sia bene o male, il problema cambia notevolmente se cominciamo a valutare la cosa su livelli più ampi di coscienza. Ossia, una zanzara mi dà fastidio e per me è bene schiacciarla (muahahahah!) ma per la zanzara è bene? Per una gallina è bene essere allevata da un uomo per poi finire in forno? E per l'uomo? Per uno stato è bene sacrificare dei cittadini in guerra? E per quei soldati? E i disabili? Per la terra come ecosistema è bene o male una pandemia umana? Alla fine mi sono convinto che male e bene non esitano se non in relazione ad uno specifico soggetto in una determinata situazione come scelta giusta o sbagliata. Ecco allora il problema la volontà di Dio, ma se Dio non avesse una volontà? Cioè se Dio non fosse un essere pensante ? Perchè Dio dovrebbe pensare come noi? Io non credo che Dio abbia una coscienza ne una volontà, lo ritengo immanente in tutte le cose, ritengo che guidi tutte le cose, ma non che scelga. Ecco quindi perchè le scritture bibliche per me assumono il significato di storie , molte probabilmente reali nell'antico testamento, e quel Dio cattivo di cui si accennava, non è altro che ciò che quegli uomini vedevano come Dio in quel momento, in quella storia in quel periodo. Il nuovo testamento mi sembra invece il modo migliore per diffondere un messaggio, non una storia. Mi spiego, se Voi foste nel 2-3-4 sec. d.c. e voleste diffondere il messaggio del Cristianesimo, come lo fareste? Oggi lo faremmo con una canzone, con un film, con la pubblicità, ma allora il modo migliore era la religione e i racconti. Tutte le storie della bibbia possono contenere informazioni su come vivere, o meglio sopravvivere, e inoltre contribuiscono a formare quella coscienza( ermeneutica ) che poi ci permette di interpretare a sua volta la Bibbia come ogni altro testo o avvenimento. Sono convinto che la nostra cultura/morale sia Cristiana indipendentemente da fatto di essere atei o credenti e forse questo è l'elemento più importante della religione. Ma la domanda a mio avviso da porsi è: Il messaggio del Cristianesimo ( inteso come cultura Cristiana) oggi può essere scollegato da Dio? Ci serve ancora Dio per essere Cristiani?
Per correttezza chiarisco la questione delle maree: Galileo, cercando ulteriori sostegni alle sue osservazioni e sminuire le intuizioni corrette coeve di Keplero, sbagliava nelle conclusioni teoriche, ma il papa Urbano VIII, astronomo, sbagliava dalle premesse aristotelico-tolemaiche di base: il problema delle maree infatti riguarda il campo gravitazionale e per cominciare a risolverlo ci è voluto Newton. Ma il vero grande "problema" di *tutte* le religioni, ed è cosa che quando la si fa notare spesso sorprende i più, è che la Scienza si fonda sul dubbio, sull'incertezza, è dinamica, evolve, mette continuamente in discussione se stessa: se uno scienziato sbaglia, se un esperimento fallisce, "paradossalmente" è un progresso, come minimo rivela una strada da non percorrere. E funziona. E' una cosa questa che fa letteralmente implodere tutte le strutture dogmatiche: questo la chiesa che condannò Galileo forse l'aveva intuito senza però comprendere davvero la potenza del metodo, altrimenti... Errore attuale ancora più grossolano e ridicolo è cercare di arginare questo "relativismo" esigendo un confronto sul medesimo piano. ci serve ancora dio per essere uomini?
Secondo me la nostra cultura è materialista, consumista, egoista e debole. Non ci vedo molto Cristianesimo. Forse rimane in quella cultura della lacrima e del vittimismo che ti sbatte in faccia i bambini morti di fame e che fa di ogni minoranza una vittima.
Vorrei dire due parole in merito all'inconciliabilità fede/ragione. E' inoppugnabile che, da circa due secoli a questa parte, l'umanità si è avviata verso un percorso evolutivo prettamente materialistico. Il soddisfacimento dei propri bisogni, del benessere personale sembra aver soppiantato completamente (o quasi) l'altruismo e l'amore verso il prossimo e verso ogni altra creatura vivente (ivi compresa la Terra). Vorrei far notare che, in verità, fede e ragione non dovrebbero contrapporsi ma aiutarsi a vicenda nel conseguimento di un unico scopo supremo: il miglioramento dell'uomo. La mente è il veicolo primario della ragione e dell'intelletto. Nella mente è contenuto il pensiero auto-cosciente che ogni essere umano possiede, che lo rende una creatura unica e prediletta da Dio e che lo spinge a indagare ciò che lo circonda. Il cuore, d'altro canto, è il ricettacolo dello spirito e utilizza il sangue come mezzo principale per permettere a siffatto spirito di governare il nostro corpo (o i NOSTRI corpi, ma non intendo proseguire oltre perchè ci addentreremmo in un argomento vastissimo e molto profondo). Il cuore è il tabernacolo della fede e dell'intuito, ciò che sommamente ci lega al divino e che ci rende scintille dell'assoluto. Il cervello e il cuore sono i due organi maggiori dell'essere umano. Essi simboleggiano anche la dicotomia oriente/occidente e la visione razionalistica/olistica che caratterizza questi due emisferi del nostro globo. Ora, è normale per ognuno di noi possedere una mente avida di sapere, di conoscenza, poichè il cervello è la sede dell'intelletto e dell'Ego, ovvero della nostra individualità. Ma la conoscenza intellettuale deve essere soltanto un mezzo per poter raggiungere un fine, e non il fine stesso, come invece accade nella scienza, poichè quando le esigenze dell'intelletto saranno state soddisfatte, il cuore dovrà necessariamente parlare. Questo è di vitale importanza per noi occidentali, in quanto la nostra coscienza non è capace di ragionare intuitivamente, ma necessita di spiegazioni e chiarimenti matematici. La scienza dovrebbe servire da ponte per condurci fino al versante opposto di quel grande fiume che è l'ignoto, oltre il quale diviene superflua e imprecisa. Arrivati a questo punto, la mente deve cedere il passo al CUORE, poichè è un organo molto più antico rispetto al cervello e quindi maggiormente capace di captare i profondi significati dell'universo. Questo. almento, finchè il nostro organo cerebrale non sarà più evoluto di quanto non sia oggi (premettendo, comunque, che l'uomo attualmente ne sfrutta una parte estremamente limitata). Il fine a cui l'essere umano deve tendere è l'autoperfezionamento fisico e spirituale, poichè tutti noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio e, quindi, conteniamo una particella della sua onnipotenza. Finchè la scienza continuerà a insegnarci che vengono prima i bisogni del corpo e poi quelli dell'anima, e finchè la religione diverrà sempre più laica e incapace di svelare i misteri di Dio, il mondo andrà sempre peggio. In questi ultimi anni non sono rari i preti di nuovo stampo che sostengono l'inesistenza del diavolo. Da qui a teorizzare che anche Gesù non sia la figura che invece fu e che, in fin dei conti, Dio è un'invenzione dell'uomo, il passo è breve. Non prendetemi per un bigotto cattolico zelante e pedante, per favore, perchè non lo sono. Ciò che voglio chiarire una volta e per tutte è che l'umanità ha perduto il contatto con la sua vera essenza e con tutto il resto del creato. Che ciò sia colpa dello spirito borghese, del capitalismo rampante o della scienza disorientata e smarrita, ciò che conta è che fino a quando non rivaluteremo lo Spirito e l'energia, saremo sempre schiavi del materialismo e della materia. La new age e tutta quella cosiddetta "spiritualità della Domenica" hanno anch'esse una grave colpa, ovvero quella di aver sminuito e degradato antiche e profonde verità, che tutti noi abbiamo smarrito nel corso della storia e che è della massima importanza ritrovare, onde ricostituire l'equilibrio e l'armonia che si sono perduti. Prossimamente vorrei anche approfondire il discorso riguardante la Bibbia e il motivo dei suoi molti passaggi e frammenti oscuri o criptici.
questo argomento mi stà affascinando !! però il nocciolo del topic sono un po le domande che ha posto rob bragg...
Ma già le premesse sono errate. Il fatto che utilizziamo solo una piccola parte del cervello (teoria tutta da dimostrare), che solo noi abbiamo l'auto-coscienza (cosa semplicemente non vera, una cane è autocosciente tanto quanto un essere umano, NB non sono assolutamente un animalista talebano, un cane è molto meno intelligente di un uomo, ma ha coscienza di sè), ecc. Sul fatto che viviamo in una società molto materialista / razionalista sono d'accordo, ma francamente la vedo come conseguenza dei grandi progressi scientifici degli utlimi secoli. E' stato il metodo scientifico che ci ha fatto progredire enormemente rispetto già solo a 100 anni fa, metodo che si basa sul dubbio e sul relativismo: una teoria è valida finché gli esperimenti la confermano, quando ciò non accade la teoria è pronta per essere accantonata e superata. Nella scienza non esistono "assoluti" né dogmi, una teoria che non permettesse di essere negata empiricamente non sarebbe una teoria scientifica. In questo, sono completamente d'accordo con la definizione di scienza data da Popper. Per fortuna tale cultura scientifica e tale coscienza critica si sono diffuse sempre più fra la popolazione (anche se ci sono ampi margini di miglioramento). Questo ci ha portato verso il tanto osteggiato (dalle Chiesa e dalle Religioni in generale) al relativismo? E' sicuramente vero, ma l'alternativa qual era? Rimanere aggrappati alle verità assolute (sballate) e continuare a credere che la Terra fosse al centro dell'universo o ad affidarsi alla Provvidenza? Ora, proprio non riesco ad essere "razionale", nel senso di cercare di seguire questo metodo scientifico e cioé avere uno spirito critico e porsi dei dubbi in quello che faccio/leggo/dico, e dover sospendere tutto ciò quando si parla di Religione/Fede/Dio. Diventare una sorta di ebete che si beve tutto quello che (qualcun altro) ha scritto (e successivamente interpretato) senza poter mettere in dubbio nulla perché "è un dogma". Troppo comodo, no grazie... E questo non toglie che io, seppur essenzialmente ateo, non sia necessariamente contro tutte le idee del Cristianesimo ed apprezzi molti dei valori cristiani. Dio esiste? La domanda da porsi è, come giustamente qualcuno ha già intuito, è se Dio serve al nostro essere uomini e per spiegare l'universo così come lo conosciamo. La mia idea sempre più radicata è che Dio non serva neppure come "principio primo" o come "grande architetto", almeno a sentire le teorie dei fisici moderni, per cui è un concetto superfluo per spiegare la nostra realtà. Ovviamente spero di essere smentito, riprendo Amadeus per dire che essere atei è un punto di arrivo, ma è davvero molto poco consolatorio: sapere che ti aspetta un grande nulla non è un gran ché per iniziare la giornata
Io non credo proprio che un cane riuscirebbe a fare certi ragionamenti che qui ora stiamo affrontando e il fatto che ognuno qui dica la sua dimostra che ognuno è cosciente di sè in quanto unicità pensante e cogitante. Questa è la qualità in più che ha l'essere umano rispetto alle altre forme viventi: la capacità di astrarsi e astrarre. Le verità assolute e i dogmi non vanno equiparati. L'esistenza di Dio è una verità assoluta, la teoria geocentrica un dogma. Nel precedente post ho specificato che l'essere umano DEVE indagare razionalmente il creato, ma solo quale mezzo per ambire a un fine superiore. Nessuno qui sta dicendo di bersi o non bersi teorie o credi propinatici da altri. Il tuo pensiero, Invernomuto, dimostra lapalissianamente il sentimento di laicismo e materialismo sfrenati che imperano nella nostra società. Su quali basi puoi tu affermare che Dio non esista? Negare l'esistenza di Dio equivale a negare anche quella dello spirito. In molti sono del tuo stesso parere e ammettono anche che oltre la morte non vi sia nulla. Io ora vorrei tentare di illuminarvi sul ruolo del nostro corpo come veicolo dell'anima. Sono in molti a ritenere che l'anima non esista e che ciò che ci rende vivi sia l'intelletto raziocinante, la cui sede è l'organo cerebrale. L'intelletto e in sostanza tutte le facoltà pensanti e "patenti" (da patere, patire) risiedono nei neuroni e nel sistema nervoso. Ma continuo a ripetere che tali elementi sono soltanto degli strumenti organici che l'uomo ha sviluppato nel corso della sua evoluzione. Cosa muove l'intelletto? Cosa permette al cervello di calcolare, selezionare, immagazzinare, memorizzare e registrare ogni avvenimento che si verifica intorno all'individuo? Ma non solo: cosa fa pompare il cuore, circolare il sangue nelle vene, attivare le ghiandole sudorifere, i succhi gastrici ecc...? Poichè se questo non fosse il compito dello spirito, il nostro corpo dovrebbe continuare a funzionare anche dopo il decesso. Ma, proprio come un'automobile priva di benzina non può camminare, così un corpo svuotato della sua anima resta immoto e gradualmente si decompone. Ora, per gli antichi esisteva una relazione inscindibile tra microcosmo (uomo) e Macrocosmo (la Terra e il cosmo). Questa non è new age. Prendetevi un qualunque testo di filosofia antica, dagli scritti di Ermete Trismegisto fino al neoplatonismo fiorentino e ne troverete la conferma. Tornando al discorso e tenendo a mente questa correlazione, ne deriva che l'intelletto e lo spirito umano corrispondono all'Intelligenza prima e allo Spirito divino, al Verbo o Spirito Santo di biblica memoria. Le api non hanno una mente come la nostra, eppure le celle esagonali dei loro alveari sono paragonabili alle più complesse e perfette opere ingegneristiche e archittetoniche del genere umano. Ma non possiedono la mente. In molti hanno chiamato questa loro peculiarità "istinto", ma l'istinto in natura non esiste poichè ogni ente, in natura, tende alla perfezione e l'istinto non sarebbe perfezione, bensì "improvvisazione", se vogliamo. Il cane del suddetto esempio è uno tra i mammiferi più intelligenti del creato. Ma a nessuna, ripeto A NESSUNA creatura oltre all'uomo è data la possibilità di ragionare, discutere e dialogare su Dio e sulle cose dell'Altissimo e ciò dovrebbe già essere l'esempio lampante che Dio esiste. Ma comprendo benissimo che questi discorsi suonano privi di senso, bizzarri o puerili a molte persone, per cui non voglio insistere.
Piace anche a me rilevare come questa discussione, su un tema così "sensibile" e con posizioni diverse, si stia svolgendo con una competenza, una curiosità e soprattutto una civiltà che è assai rara in internet e anche altrove. Senza "flame", senza aggressioni, ma con rispetto e chiarezza. Caratteristiche difficili da trovare. Tutto questo testimonia non solo il livello delle competenze e la passione degli intervenuti ma soprattutto lo stile di NWI. E' davvero piacevole discutere qui. Tornando a rob.bragg, alcune questioni mi paiono decisive e poste in modo da poter dare una risposta significativa. Occorre rimanere aderenti alle domande - quando sono domande ben poste - perché altrimenti il rischio è di finire di parlare di mille altre cose. La Bibbia è stratificata. Ciò non è avvenuto a caso: è una scelta della casta sacerdotale che aveva alcune necessità. Scelta che ha avuto, tra le conseguenze prima una tendenza alla monolatria e poi il monoteismo. Non è quindi un corpus di testi che si sono stratificati da soli ma il risultato di una scelta. L'unica possibile? Naturalmente no ma poiché in Israele, a differenza di altre culture dell'epoca, l'identità culturale è stata il risultato dell'operato della casta sacerdotale mi sembra scontato che i documenti su alternative possibili siano rimasti rari. La Bibbia, quindi, non testimonia direttamente fatti "storici" ma testimonia narrazioni che dalla casta sacerdotale sono state imposte come "fatti storici esemplari". Naturalmente ciò non esclude che le narrazioni echeggino a volte fatti storici reali (ad esempio: che sia realmente avvenuto che i Persiani abbiano liberato le élite israelite dalla "cattività babilonese") ma non è possibile interpretare sempre così tutte le narrazioni (ho idea che sia vano cercare prove dell'Arca!). Il fatto è che la casta sacerdotale presentava queste narrazioni come autentiche e come tali erano lette (e ascoltate) allora. Sotto questo aspetto le narrazioni hanno una coerenza assai stretta. Certo: è una coerenza che sfugge ad una lettura contemporanea orientata dalla logica aristotelica e dall'etica cristiano-illuminista. Ma, chiaramente, si tratta di condizionamenti che sfuggivano, in quanto "altri" e sconosciuti, a chi ha redatto la Bibbia. Se proviamo ad applicare lo stesso modello, il nostro, di lettura agli Egiziani si resta scandalizzati dall'illogicità delle narrazioni di quel popolo, per cui una cosa è una cosa e non lo è, un dio è dio e non lo è, un dio è uomo e insieme è tanti uomini ma non tutti... "Illogicità" apparente che è tutta nostra e infatti gli Egiziani sono vissuti felici per qualche millennio. I Vangeli sono pure stratificati. Risultato di una selezione. Sostanzialmente il cristianesimo occidentale è quello imposto da Costantino (e dalla sua lettura di Paolo, ma il vero tono del cattolicesimo è costituito dal Vangelo di Luca, il più... "dolce" dei 4). Una selezione, in sostanza, nella quale una serie di esigenze hanno operato scelte ed esclusioni. Anche qui, chiaramente, il tuto ha seguito una logica, tutto sommato ricostruibile. Nuovamente: non una logica astratta e "formale" ma una logica storica rispetto alla quale le contraddizioni formali non sono state ritenute importanti. Dopodiché le necessità del costituirsi di una dottrina hanno indotto, seguendo stavolta proprio Aristotele e in generale le categorie della filosofia greca, al formarsi di un corpus coerente che doveva basarsi su letture "coerenti". Questo è avvenuto variamente e secondo creteri più o meno rigorosi, nel tempo e secondo le varie congregazioni. L'Illuminismo (che non è solo un momento culturale ma una tendenza in fondo secolare che ha avuto il picco nel '700) ha dato un contributo decisivo (contributo che è mancato ad altre culture, ad es. l'Islam) alla formazione di letture "interpretative". Cosicché abbiamo congregazioni (non solo chiese perché anche all'interno del cattolicesimo vi sono orientamenti diversi) con letture più o meno letterali. Questo è il risultato di un processo storico che poteva andare diversamente ma è andato così. Quindi, tornando alle questioni di rob.bragg, una religione rivelata non _deve_ basarsi sempre su libri storici antichi e stratificati: è quel che è accaduto in alcuni casi (ma non in altri: lo stesso Islam). D'altra parte che così sia accaduto in Occidente ha costituito il modello, anche per questioni di marketing, per una serie (ma non tutte) di alternative. E' interessante che alcune fonti del neopaganesimo contemporaneo attingano a libri "antichi " e "riscoperti" (mentre altre nuove religioni attingono a novità assolute, quali gli extraterrestri... a loro modo altrettanto antichi). Perché il legame con la Bibbia? Anche qui esigenze storiche. Doveva per forza andare così: no, naturalmente e infatti l'Antico TEstamento ha decisamente meno valor del Nuovo per molte delle principali chiese cristiane. Va rilevato che il formarsi di nuove chiese cristiane autoctone in Africa agli inizi del secolo scorso ha privilegito molto più l'Antico Testamento del Nuovo, il primo sentito più "vicino" alle esigenze e alle tradizioni locali del secondo. Non c'era, dunque, una logica intrinseca ma solo il risultato della storia. Perché non interpretare gli antichi testi come tali? Alla lettera? Ora, posto che non sappiamo se mai siano stati interpretati alla lettera (prospettiva forse priva di senso), direi che ogni volta che delle tradizioni sono scritte o narrate lo sono in vista di un senso. Dopodiché alcune tradizioni, sempre, prevalgono su altre che divengono minoritarie o spariscono. Queste tradizioni (se scritte: questi documenti) risolvono alcuni problemi in un certo contesto. Cambiando il contesto o vengono mutate oppure (ma è la stessa cosa) vengono lette diversamente per risolvere diversi problemi. Uno dei guai che abbiamo nell'adattarci a questa prospettiva deriva dall'uso, nostro, del termine religione, che è anch'esso un concetto storico. Concetto sconosciuto ai Sumeri, agli Israeliti, ai Greci... e che acquista senso solo con il Cristianesimo. Le tradizioni sumeriche ed ebraiche prima di un certo periodo non sono "religione" pur essendo chiaramente importanti. E sono, chiaramente, tutte "coerenti" nella prospettiva in cui sono viste dai rispettivi popoli. Se accettiamo, in una corretta prospettiva storica, che la nozione di religione, ancorché presentata come universale (a seguito del Cristianesimo) è un risultato storico, e accettiamo che la stessa nozione di scienza sia un risultato storico (il termine scienza ha il nostro senso a partire da Galileo) allora gran parte delle diatribe scienza/religione (creazionismo/evoluzionismo...) appaiono solo come un problema nostro e non come un dato universale (e magari perfino come un problema assai datato!).
GK, le tue spiegazioni sono, ovviamente, logiche. a) L'Antico Testamento E' logico che la stratificazione della Bibbia dipenda da scelte fatte dalla casta sacerdotale di un popolo 'in formazione', che, per esistere, doveva darsi una identità, quindi una 'cultura' ed una 'religione' (per il significato che potessero avere allora questi termini). Rimane il dubbio sul fatto che in questa 'creazione' intellettuale abbiano inserito di tutto, pescando allegramente da miti e riti di quasi tutte le civiltà precedenti e contemporanee (fatto che potrebbe testomoniare l'estrema eterogeneità delle tribù di Israele e/o la non esistenza di quel popolo, in senso stretto) e che poi siano passati (o forse no, in modo compiuto ?) dalla pluralità di Dei antropomorfi (Elohim) al dio unico (YHWE, sempre piuttosto antropomorfo), con una certa nonchalance. I racconti che ora a noi sembrano irragionevoli, imbarazzanti, anche immorali, allora potevano sembrare credibili e coerenti, con la visione dell'Universo e della vita dell'epoca, molto probabilmente anche in senso 'letterale', visto che le prime scuole ermeutiche sono di molto successive. Rimane quindi il dubbio su cosa volessero realmente testimoniare con certi racconti 'storici' talmente incredibili (solo sul libro della Genesi si potrebbe discutere per ore). b) Nuovo Testamento, Cristianesimo Mi sembra che sul Nuovo Testamento / Cristianesimo concordiamo su due fatti fondamentali : 1) Anche in questo caso c'è stata una stratificazione, ma ben più facilmente individuabile, nelle modalità e nelle ragioni, ad opera di Paolo / Costantino / Nicea. Rimane il dubbio sul Vangelo di Giovanni e sulle contraddizioni (anche rilevanti) non risolte nei sinottici. Impossibili non ne fossero coscienti : quindi, cui prodest ? 2) Il Cristianesimo, come 'costruito' da Paolo, non ha nulla in comune con la 'religione' ebraica, visto che ha una matrice totalmente differente, sia dal punto di vista teologico (dal particolarismo all'universalismo, da YHWE al Dio Padre, e ovviamente l'esperienza / testimonianza del personaggio Gesù / Joshua) e culturale (è un parto della cultura ellenistica e poi romana). Quindi, di nuovo, perchè 'trascinarsi' il peso e le contraddizioni (oltre al 'particolarismo') dell'Antico Testamento ? Non c'è apparentemente alcun vantaggio. Il Cristianesimo si sviluppò in tutto l'Impero TRANNE che tra gli ebrei. Quindi, di nuovo, cui prodest ? C'era qualcosa dell'Antico Testamento da preservare ASSOLUTAMENTE ? La genealogia di Gesù che risale a Davide e via via fino ad Adamo ed Eva ? Una spiegazione che ha poco senso. Come profeta e 'figlio di Dio' avrebbe avuto lo stesso successo anche senza quella eredità. O forse il problema E' NEI VANGELI, seppure purgati e selezionati ? c) Religione e Scienza Qui non ti seguo ... Religione / Scienza (attuale), nella nostra cultura sono decisamente antitetiche (anche se per un credente è difficile ammetterlo), come lo sono Creazionismo / Evoluzionismo. Il punto d'incontro potrebbe essere trovato solo con una approccio scientifico totalmente differente ('olistico', per esempio, anche se non ne sono del tutto convinto), ma sarebbe necessaria anche una religione / teologia 'meno datata', che avesse alla base ''Scritture' non più basate su pseudo-eventi storici risalenti a migliaia di anni fa, da interpretare con tonnellate di allegorie e di esibizioni di alta (ed inconprensibile) ermeutica, ma solo su un messaggio di tipo 'etico / morale'. Qui la domanda che mi pongo è : possibile che il relativismo portato dalla Rivoluzione Scientifica abbia cancellato ogni possibilità di nascita ('sette' a parte) di sistemi teologici più 'moderni' ? Una interpretazione 'religiosa' (in senso molto lato, tanto per dare risposte alle domande fondamentali alle quali comunque la scienza non è ancora in grado di rispondere) delle nostre conoscenze più attuali (meccanica quantistica e concetti 'olistici' dell'energia universale, panspermia, creazione della vita, ecc.ecc.) sarebbe : - senza senso ? - inquietante ? - non svolgerebbe il ruolo tradizionale delle 'religioni' ? saluti
La Bibbia e, soprattutto, il Vecchio Testamento, sono un insieme di scritti di natura ebraica e, pertanto, andrebbero analizzati soprattutto partendo dal testo ebraico di base. Infatti, nella lingua ebraica di vecchio stile, non sono contemplate le vocali e le parole sono solite fondersi l'una nell'altra, diversamente dalle divisioni che è possibile notare nel nostro linguaggio. Oltre a questa difficoltà bisogna tener presente che dei 47 traduttori della versione di Re Giacomo, tre solamente erano ebraisti e di costoro, due morirono prima che i Salmi fossero stati tradotti. Si deve, inoltre, ricordare che vigeva, all'epoca, un decreto che vietava ai traduttori di fornire versioni che deviassero troppo dalle credenze ammesse o tendessero ad alterarle. E' evidente, perciò, che le possibiltà di ottenere una traduzione esatta fossero pressochè minime. Io credo che anche in Italia la Chiesa cattolica abbia operato in questo modo. Inoltre va evidenziato che coloro che scrissero la Bibbia non avevano la benchè minima intenzione di redigere un "libro di Dio" facilmente e liberamente accessibile a tutti. I segreti della Torah non dovevano divenire il facile dominio di chiunque. Ordunque al lettore della Bibbia si presentano due problemi insormontabili: il primo è quello del linguaggio di base in cui è stato scritto il testo, il secondo sono i simboli e le allegorie poste al suo interno per nascondere certune verità che soltanto gli iniziati o gli alti sacerdoti potevano conoscere. Nelle epoche antiche, spesso ogni testo sacro (ivi compresi i Vangeli) conteneva almeno tre livelli di significato: il primo, quello letterale, era a esclusivo uso e consumo delle grandi masse. Gli altri due contenevano, invece, degli insegnamenti per tutti coloro che si erano addentrati o si stavano addentrando ai Misteri del culto. Anche Cristo, con le sue parabole, predicava in modo simile, utilizzando ben altri termini quando si ritirava con i suoi apostoli in un luogo appartato. Lo stesso dicasi anche di S. Paolo. L'originale Bibbia ebraica fu originariamente scritta in ebraico antico, ma non disponiamo nemmeno un frammento di questa versione. Soltanto nel 280 a.C. venne alla luce un testo in greco, la Versione dei Settanta. Al ritorno dall'esilio in Babilonia gli Scribi ebraici iniziarono a riunire tutte le differenti scritture, e non prima del 500 dell'Era Cristiana apparve il Talmud, ovvero il primo testo somigliante a quello attuale. Esso venne allora preso in mano dalla Scuola Masoretica, che dal 590 all'800 circa d.C. ricostruì, con un lavoro lungo e minuzioso, il Vecchio Testamento, quindi si dovrebbe usare QUESTA versione della Bibbia per poter affrontare una corretta lettura. Un piccolo e ben noto esempio di come, cambiando delle semplici lettere, muta anche l'intero significato. Nel primo capitolo della Genesi il termine Dio viene indicato dal vocabolo ebraico Elohim, parola formata da due parti: "Eloh", un nome femminile, essendo il genere indicato dalla lettera "h", e "im", un plurale maschile. I due termini, uniti, indicano una schiera di esseri dal duplice sesso, espressione della doppia energia creatrice, positivo-negativa. La pluralità dei creatori viene ribadita nel versetto successivo, dove si legge che gli Elohim dissero: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza", ma le traduzioni moderne aggiungono incoerentemente: "EGLI li creò maschio e femmina". I traduttori hanno reso la parola "Elohim", plurale e bisessuale, con il generico vocabolo maschile "Dio". Ma voi capite che si tratta di due cose ben diverse e, di questi errori, i libri del Vecchio Testamento sono zeppi.
IL fatto è che _non_ hanno inserito tutto, rielaborando attivamente parecchio. Chiaramente occorreva partire da tradizioni esistenti e note ma occorreva riorientarle. Una delle conseguenze del riorientamento è la tendenza alla monolatria, che escluderei potesse esistere nell'area prima del VI secolo a. C.. Proprio per questo motivo, dovendo tradurre in senso "monoteistico" tradizioni "pluriteistiche", i redattori hanno dovuto fare varie concessioni e riplasmamenti con quel che avevano a disposizione. Non dobbiamo pensare alla redazione biblica (almeno dei testi sino a Libri dei Re) come "invenzioni" ma a ripensamenti di testi già presenti e noti, che non poteva essere alterati profondamente nella forma. Direi anzi che la redazione è stata sin troppo rispettosa dei testi originari _che ha riportato _ e infatti è possibile usarli per cercare di ricostruire il passato culturale dell'area prima del sorgere di Israele (che daterei appunto nel VI-V sec.): il che è comprensibile, visto che si trattava di testi noti e importanti (oggi diremmo: sacri). E' chiaro che più che alterazioni (che certo ci sono state) si è trattato di selezionare tra i vari testi scegliendo i meno difficili da armonizzare. Bisogna stare attenti a non farne una questione di dottrina (che si forma solo più tardi). Sciglierei le questioni così: 1) i primi tre Vangeli sono testimonianze "storiche" ed appariva scontato che potessero emergere diversità. Queste apparivano irrilevanti a fronte del complesso del messaggio evangelico, che le comunità si sforzarono di costruire come unitario (anche selezionando i Vangeli stessi: i Vangeli apocrifi non sono "eretici": sono solo quelli che non erano usati in tutte le comunità cattoliche; il criterio di scelta fu la cattolicità-universalità, che come rilevi fu una caratteristica voluta sin dall'inizio). Non essendo filosofi non occorreva sciogliere tutte le "contraddizioni" che a noi paiono evidenti ma che allora non colpivano più di tanto. Il IV Vangelo ha un discorso a parte: nacque a seguito di esigenze inizialmente parziali ma ben presto riconosciute come sentite da tutti: poiché a queste dava risposta lo si è accettato. 2) I codici con cui si leggeva il Vangelo (e dunque anche i codici delle Lettere Paoline) erano tutti tratti dall'Antico Testamento. Su un piano astratto non sarebbe stato necessario presupporlo ma in pratica era impossibile. Di qui la necessità di accoglierlo nel seno delle comunità ristiane, sia pure con una lettura nuova, diversa da quella ebraica. Nuovamente il problema sorge per noi che ne diamo una lettura "filosofica" e non per loro che ne davano una lettura "religiosa". c) Religione e Scienza Religione / Scienza (attuale), nella nostra cultura sono decisamente antitetiche [/QUOTE] Ho idea ad es. che l'attuale Pontefice non veda affatto questa antiteticità. La sua lotta contro il relativismo, a leggere i suoi scritti, non è contro la scienza ma contro il nichilismo che mette da parte sia la scienza che la religione. L'opposizione, sorta nel periodo tra la fine del '600 e gli inizi del '900, deriva dal fatto che la religione si poneva, per motivi storici a partire dall'alto medioevo, come lettura integrale ed unica del cosmo. Ciò non era affatto una necessità logica, tanto che l'Umanesimo aveva causato un primo ridimensionamento degli ambiti religiosi senza per questo mettere in crisi la religione, anzi. Si erano aperti ambiti, che non possiamo certo chiamare scientifici (semmai: magici) ma che erano fuori dalla religione tradizionale e l'Umanesimo fu promosso da autorità e personaggi religiosi, come noto. Senonché la bufera Riforma-Controriforma fece fare larghi passi indietro. Il nuovo ridimensionamento è svolto facendo della scienza la bandiera (ma la realtà è la dimensione sociale ed economica dell'industrializzazione e della secolarizzazione!). Chiaro che inizialmente una certa resistenza era comprensibile. Tuttavia sul piano teologico nulla ha impedito la riduzione della religione ad un certo campo lasciando alla scienza il proprio. Ai margini sussistono conflitti ma legati più a scarsa chiarezza che a opposizione logica. Poiché anche questo è un processo storico, che implica anche lotte di potere, si capisce come le intesia siano state variabili, agevoli per il Cattolicesimo, agevolissime per alcuni Protestanti, molto meno per alcuni altri e per l'Islam popolare. Che poi ancora oggi, soprattutto a fronte di certi temi, la contrapposizione torni ad farsi vedere mi sembra derivi più dalla retorica che dalla sostanza. La scienza offre risposte a domande tecnologiche e la tecnologia è l'essenza dell'Occidente (e ormai forse dell'intero globo). Uno dei caratteri della tecnologia è che essa va oltre le possibilità dei singoli e delle masse. La logica della tecnologia è oltre la portata della grande maggioranza, ridotta a consumatrice di tecnologia. Il trionfo della tecnologia, e quindi della scienza, ha reso le risposte tradizionali irrilevanti, non perché religiose ma perché tradizionali. Cosicché la religione ha cambiato status (o forse, più cautamente: sta cambiando). Diventa un fatto di gusto, individuale. Paradossalmente uno dei risultati della secolarizzazione è il diffondersi delle proposte religiose. Così le religioni tradizionali cercano di resistere, le nuove di conquistare il mercato, offrendo al religione come un prodotto simile a tanti altri, e ciascuno propone una "verità" in un mondo che ha sempre meno bisogno di verità e molto più di energia a basso costo. E per avere energia (e in generale beni) la soluzione è quella di approfondire la tecnologia, naturalmente, che non offre verità ma offre l'utile. La tecnologia non è affatto relativistica, al contrario. Così come non lo è la scienza, del resto. Sarebbe bello che la scienza fosse la libera ricerca, il campo ove sviluppare le migliori facoltà umane e così via: non è certo così. Nessuno investe miliardi in ricerca per il gusto di favorire la libertà. Proprio perché non ha verità da offrire la tecnologia può consentire che vi siano tante verità "irrilevanti". Dal suo punto di vista che vi sia una verità o due o mille o nessuna è del tutto irrilevante. La tecnologia può tranquillamente convivere con il dogmatismo dei signori di Teheran come con il nichilismo della mafia delle periferie urbane di Scampia. Ancora una volta è davvero un piacere discutere qui.
si può anche dire che la rivoluzione scientifica ha paradossalmente generato all'interno della filosofia positivista nuove forme di religione sotto forma delle grandi ideologie di massa. Difatti il comunismo e il nazionalsocialismo erano le risposte al relativismo del progresso scientifico e sociale riproponendo la Fine della Storia e il rifiuto del continuo Divenire e sistemi sociali incorrotti. Ideologie appunto di "massa" perchè la religiosità è istintiva sempre negli uomini specie riuniti in gruppi e quando si è legati a gruppi o sistemi per forza di cose non perfetti si percepisce insieme ad altri angosce e dubbi che vengono incanalati in forme di pensiero,simboli,riti rassicuranti. Difatti l'ateismo dei sistemi comunisti sono uno dei più classici esempi di come la religiosità delle masse viene rielaborata e guidata in forme di culto apparantemente diverse dalla religione "ufficiale" ma con medesimi sistemi di aggregazione,linguaggio e immagini ( da notare come i ritratti dei capi vengono portati nelle parate come sacre icone e come le pose in statue e quadri sono prese da rappresentazioni sacre sopratutto di matrice cattolica ). In pratica l'ideologia di massa del 900 erano forme alternative di teologia prendendo a prestito parte delle idee del positivismo rifiutandone però altri elementi. Ora nel 2000 paradossalmente con la fine delle ideologie di massa si risponde alle ansie dell'Uomo di fronte alla dilagante crisi morale oltre che economica con l'Islam ( anche se piuttosto ci sono molti indirizzi dottrinari dell'Islam, non solo sunnah e shia )anche in Occidente dove alcuni individui possono vedere nel rigore del Sunnah e della Sharia una risposta al vuoto morale e interiore mentre il cattolicesimo agli occhi di chi ricerca una coerenza ha perso molto sopratutto per l'errate scelte del II Concilio Ecumenico che ha voluto trasformare il cattolicesimo in risposta ideologica al socialismo e al capitalismo sottraendone ad esso il valore trascendentale e astorico e abolendo alcune forme di rappresentazione e culto che assumevano "irrazionale" fascinazione nelle masse come il latino nei culti e la riduzione del carattere ieratico della posizione dei sacerdoti.
Sono contento di vedere che il confronto prosegue lungo temi interessanti. Complimenti a chi è intervenuto. Purtroppo non ho sufficiente tempo per riprendere tutti i vostri spunti, però, prima che questa discussione "appassisca", provo a rilanciare l'interesse riprendendo alcuni temi da voi proposti. Riprendendo alcuni punti della discussione, specialmente quelli relativi al perché dell'eredità ebraica e al problema dell'interpretazione letterale per i primi cristiani, faccio un paio di riflessioni. Il fondatore del cristianesimo e i suoi primi seguaci erano tutti ebrei. Per prescindere dall'ebraismo al punto da rinnegarlo completamente si sarebbe dovuta negare l'identità ontologica tra YHWH ed il dio di Gesù Cristo. Paolo di Tarso avrebbe potuto tanto? Forse sì, ma perché mai avrebbe dovuto farlo? A parte il fatto che questa identità è stata ribadita da Cristo stesso, quali vantaggi avrebbe portato e quanto sarebbe stata credibile? Di certo, l'eredità ebraica del cristianesimo non era una potenziale palla al piede, in un mondo che era sincretico e globalizzato quasi quanto il nostro, qualsiasi cosa che sapesse di esotico era appetibile. Oltre al cristianesimo, ricordiamoci che i primi anni dell'era volgare hanno visto il diffondersi nell'impero di parecchi culti orientaleggianti che, poi, di orientale avevano ben poco. Si potrebbe fare un paragone con il successo che l'oriente riscontra oggi in occidente: dal buddismo ai cartoni animati giapponesi passando per le arti marziali. Del successo che l'occidente riscuote in oriente (enormemente più grande e capillarmente diffuso) non parlo, visto che è ininfluente per l'economia del discorso. Inoltre, come già detto, l'impianto del cristianesimo era perfettamente diverso da quello dell'ebraismo e, se vogliamo, diverso anche da quello che era il paradigma del mondo antico. Il motto del mondo antico, ad Atene come a Gerusalemme era sempre il medesimo: "Rimani ciò che sei.". Il motto del cristianesimo era l'opposto: "Diventa ciò che non sei." e per questo ha avuto un formidabile successo in un mondo in cui il contenitore non corrispondeva già più al suo contenuto. Riguardo l'interpretazione letterale presso i primi cristiani, che dire? Sono convinto che gli autori di molti dei testi finiti nel canone neotestamentario non stessero pensando di scrivere qualcosa che sarebbe stato tramandato verbatim nei secoli futuri, né stessero pensando di scrivere "sotto dettatura" dello spirito santo. Stavano semplicemente facendo quello che è stato (e dovrebbe essere ancora) un imperativo per ogni cristiano, secondo l'espresso ordine di gesù: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura." (Mc. 16,15). Ora, è chiaro che (anche se la pessima traduzione in italiano della CEI non fa nulla per chiarirlo) che in questo caso il termine vangelo non identifica un testo canonico in cui viene raccontata la predicazione del Cristo bensì la buona novella (eu: buono, angelion: annuncio) contenuta in detta predicazione. Pertanto il problema della coerenza totale si presenta non in fase di redazione ma nella fase (molto più tarda) della decisione del canone. Che cosa metto dentro? Che cosa fuori? Mi devo realmente preoccupare delle contraddizioni contenute in qualche versetto quando so che l'opposizione che che dovrò affrontare sarà dovuta non alle discordanze tra le genealogie nei vangeli di Luca e Matteo sono ma al perché ho "messo dentro" Luca e Matteo ed ho completamente tagliato fuori il vangelo di Tommaso? Passando alla questione anima ed autocoscienza, vorrei sottolineare l'importantissimo fatto che essere autocoscienti non è equivalente a dire essere in grado di ragionare. Autocoscienza significa percezione di sé come soggetto. Ora, è chiaro (anche se non direttamente verificabile) che gli esseri umani siano autocoscienti, così come è chiaro che le zanzare, probabilmente, non lo sono. Che cosa dire di tutti gli esseri rimanenti? Dov'è il confine? C'è una nutritissima serie di studi in proposito, centinaia di psicologi, neurobiologi, medici, filosofi, informatici si dedicano a questioni relative al problema della coscienza. Basti pensare all'attualissimo e dibattutissimo problema filosofico sui qualia. Chi pensa che l'autocoscienza sia frutto dell'esitenza di un'anima immateriale ed immortale, dovrebbe anche spiegare, inter alia, se l'intelligenza sia dovuta alla medesima anima e, in tal caso, che ne è degli animali (dalla teologia cattolica ritenuti privi di anima, nonostante l'evidente etimologia del loro nome!). Inoltre, come fa l'anima a comunicare con il corpo fisico? Dobbiamo presupporre una impossibilità di "individuare" l'anima rispetto al tempo ed allo spazio? Ma le nostre sensazioni soggettive non possono prescindere dal tempo e dallo spazio! Alle superiori quasi tutti si mettono a ridere quando apprendono di Cartesio e della ghiandola pineale, ma tanto di cappello a Cartesio che ha provato a dare una risposta ad una domanda ineludibile! La mia risposta a questa domanda la sapete. Sarei curioso di conoscere la risposta di chi non condivide la mia. Sulla possibilità di "sistemi teologici più moderni", voglio solo far notare che questi sistemi di fatto esistono. L'unico "problema" è che quasi mai sono stati fatti propri dalle grandi religioni monoteistiche, oramai più prigioniere dei propri predecessori dell'approccio dogmatico, letterale ed inerrante. Quasi tutti i maggiori filosofi occidentali dal XVI secolo al XIX si sono dati pena di chiarire che cosa sia dio, che cosa si possa sapere di lui e come questo sapere possa incidere su di noi (e se e quanto sia "compatibile" con le religioni tradizionali). Inevitabilmente si è dovuto rinunciare alle tradizionali caratterizzazioni dell'aldilà e di dio (fare altrimenti sarebbe stato come far evolvere la fisica dalle idee aristoteliche però preservando a tutti i costi la diretta proporzionalità tra forza e velocità) e, per questo motivo, alla fine, i conservatori religiosi hanno accusato i vari Spinoza, Hegel, Einstein etc. di ateismo, o panteismo o altro. Non che potessero evitare di fare gli oscurantisti, dato che chi ha provato a fare altrimenti è finito nel marasma più totale! Ricordo che qualche tempo fa la Chiesa Episcopale avesse tentato di fare proselitismo sottolineando il loro approccio molto moderno e disincantato a molte questioni religiose. Mi pare avessero anche fatto dei manifesti con una frase del tipo: "Non credi a tutte queste stupidaggini? Be', neppure noi!" per rivolgersi a quella larga fascia di persone che si ritiene cristiana per tradizione o per sentimento ma non riesce a conciliare la rigidità dei dogmi con le proprie convinzioni (o con i propri desideri... ). Sembrava una buona idea ma subito sono cominciati i guai... http://www.christianpost.com/news/e...-after-refusing-to-recant-muslim-faith-37847/ Non si risolvono contraddizioni oggettive negando la loro esistenza.