Si tipo a me è uscito che sono di liberale di sinistra perchè ho messo assolutamente no a tutte le cose religiose -.-
“Mi rifiuto di qualificare di destra la cultura cui la mia rivoluzione ha dato origine. Cultura di destra, del tutto rispettabile, è quella che fa capo all'Action Francaise. Cultura di destra è quella di cui la gente di Codreanu è fautrice. Cultura di destra è da considerarsi quella alla quale il mio amico inglese Mosley sta lavorando. Ma la cultura fascista, che recupera valori dell'intero Novecento italiano, non è di destra” [B.Mussolini] destra e sinistra sono solo schematizzazioni, ed estremamente riduttive, il pensiero politico non può essere o rosso o nero con le varie sfumature in mezzo il fascismo è una dottrina polica di socialismo nazionale, anticapitalista e antiborghese. che poi scese a compromesso col vecchio ordine per mantenere un consenso generalizzato è un altro discorso, l'affinità al pensiero conservatore avuto tra il '29 e il '43 era pragmatismo, non ideologia, faceva parte del concetto di "rivoluzione non traumatica"(anche se questo è forse fare di necessità virtù, per non dire "paraculata", per qualcuno il regime fu obbligato a fondersi al vecchio ordine non potendo sovvertirlo, o non avendo il coraggio di farlo) il tradizionalismo all'interno dell'ideologia fascista esiste, ma non è un fine, è solamente uno strumento di ordine sociale, ma dato il fallimento della "rivoluzione fascista", i fascisti sono finiti col passare alla storia come tradizionalisti, quindi archetipi della destra in italia, sono ridicoli i sacerdoti che oggi vanno in "pellegrinaggio" a predappio facendo messe a quel mangiapreti opportunista(mi riferisco ai lateranensi) di mussolini oggi il pensiero fascista è falsamente etichettato di destra a causa degli antifascisti vincitori che fecero passare il fascismo alla storia come una becera dittatura fine a se stessa al servizio della borghesia, ma forse ancora di più a causa dei fascisti stessi, o meglio dei "neofascisti", falsi fascisti del tutto dimentichi degli ideali antiborghesi di san sepolcro che presero gente come evola(che propriamente fascista non era) come riferimento e si trasformarono in conservatori trasformismo per raccogliere voti dei moderati ma non troppo che non si identificavano nella mite dc e che un tempo sostenevano il regime fascista imborghesito, invece la corrente rossa del fascismo, quella dominante alle origini e nella rsi, era stata ormai assorbita dal partito russo in poche parole, l'ideologia fascista non è definibile di destra, lo è ciò che oggi neofascisti, vulgata antifascista e libri scolastici sessantottini spacciano per fascismo, e non a troppo a torto mi sento di dire a causa della deriva borgheseggiante(da cui prendo le distanze) avuta dal regime per la maggior parte della sua esistenza, ma per onestà intellettuale non è corretto ridurre il fascismo, inteso come pensiero politico, a un autoritarismo di destra.
io ragiono come destra e sinistra secondo quella che sarebbe la visione internazionale di destra e sinistra, cioè il modo di intervenire dello stato nell'economia. casapound ogni tanto sbraita contro il capitalismo e poi presenta un programma politico che sembra lo stesso del movimento cinque stelle per quanto è moderato. CPI è semplicemente un partito nazionalista con molti riferimenti al ventennio e una propria ambigua identità, ma fascista è ciò che è in linea con "dottrina del fascismo" e il manifesto di verona, per essere fascisti non basta essere nazionalisti, come per essere marxisti non basta essere internazionalisti. casapound ha una sua visione del fascismo come i vari partitucoli di sinistra parlamentare(ormai quasi estinti) la hanno del marxismo. a parole ci si può definire ciò che si vuole e si possono inventare tutte le forme che si vogliono di fascismo all'acqua di rose o "2.0" (espressione coniata da casapound), marxismo alla bertinotti, e liberismo(!!!) berlusconiano con tocqueville come riferimento (il malaugurato tocqueville a cui toccò essere citato da silvio...).
La mia opinione, che in parte ho già espresso, è che tutti gi ‘ismi’ del XX secolo siano ormai anacronistici, sconfitti e superati dall'ideologia portante del capitalismo, che nella sua incredibile capacità di trasformazione ed adattamento 'darwiniano' ha abbandonato il nazionalismo (che aveva sposato nel XIX secolo, procurando gioiosamente due guerre mondiali e la distruzione dell’Europa, politica e culturale) ed abbracciando l’internazionalismo (sotto le forme di ‘globalizzazione’, ‘capitalismo internazionale finanziario avanzato’ ecc.) del suo acerrimo nemico (morto per asfissia …) Se proprio si vuole parlare di ideologie, oggi ne è rimasta una sola: quella del capitalismo, appunto : il ‘liberismo’, nelle varie sfumature. La destra e la sinistra attuali (escludendo i movimenti vetero-ideologici) sono solo rappresentazioni di forme di liberismo più o meno radicali. Anche i social-democratici o i laburisti attuali sono moderatamente 'liberisti' e si guardano bene dal fare proposte politiche che realmente vadano in direzione diversa. Il problema è che qualsiasi movimento politico ‘anti-liberista’ rischia, già a livello semantico, di essere perdente (oltre, ovviamente, a trovarsi dalla parte sbagliata, avendo contro l'incredibile potenza di fuoco mediatica, sociologica, psicologica ed economica di cui il capitalismo internazionale dispone ... ) Penso che una ideologia completa e matura non liberista (che non vuol dire non-liberale), adeguata alla società ed al mondo del XXI secolo, ad oggi, purtroppo, non esista (lasciamo perdere i ‘keynesiani’, altri dinosauri della storia) ...
Il pensiero economico è solo una parte del pensiero politico, io guarderei anche al resto nazionalismo in primis.
destra-sinistra sono classificazioni nate nell'ottocento quando i socialisti una volta entrati nei parlamenti si andarono a sedere nella alternativa(per motivi culturali) ala sinistra. se questa suddivisione aveva poco senso all'epoca, la ha ancora meno oggi, le lotte tra rossi e neri non hanno più significato di quelle tra milanisti e romanisti, è politica da osteria che fa il gioco dell'illusione demoplutocratica borghese dell'alternanza
Siamo nel XXI secolo ! Hai presente ... ? Il liberismo non è solo pensiero economico (anche ne usa la 'copertura'), ma anche e soprattutto una ideologia politica, potentissima e, attualmente, dominante ... Istituzioni sovranazionali, governi a sovranità limitata, economia globalizzata, democrazia 'formale', ... sono manifestazioni 'politiche' del liberismo
Allora non ho ben capito cosa vuoi dire. Dici che al giorno d'oggi tutti i neo-fascisti sono di destra, ma affermi al tempo stesso che CasaPound non è riconducibile alla destra.
Il grande Gaber ha spiegato perfettamente perché, secondo me a causa di una certa cultura di sinistra, in Italia è impossibile fare un discorso serio su destra e sinistra.
non volevo fare la generalizzazione che tutti ma proprio tutti i partiti che si richiamano al fascismo sono in realtà di destra e quindi non sono propriamente fascisti, parlando al passato mi riferivo principalmente al vecchio msi. riguardo CPI, ho detto che ha una "propria ambigua identità" , una propria versione del fascismo che loro definiscono 2.0, non ho espresso un'opinione sulla loro collacazione nella retta della politica destra-sinistra, ma se proprio devo farlo certamente non li piazzo insieme ai vari fascistoni destri duri e puri con la celtica tatuata e la testa rasata, CPI di quell'area è l'unico partito che riesco ad apprezzare proprio per il suo non essere definibile di destra.
Vorrei sottolineare che nello scontro di ideologie (dove uso il termine ideologia come insieme di affermazioni di principio che esprimono l'identità di un gruppo) che ha caratterizzato, in lungo ed in largo, il XX secolo, il capitalismo è uscito vincitore in quanto riferimento strutturale di tutte le principali ideologie contendenti! Il fatto che il fascismo o l'"americanismo" (nelle sue declinazioni più kenesiane o liberiste, poco importa qui) si basassero sul capitalismo come sistema di organizzazione della produzione (e quindi, ipso facto, anche della distribuzione e della società in genere) non credo necessiti di spiegazioni. Si può poi stare a discutere sul peso dello Stato nei vari casi concreti e di altre differenze (per quanto importantissime). Fatto sta che né nelle democrazie occidentali, né nei paesi governati da dittature di destra (Italia e Germania in primis) si è mai pensato seriamente di mettere in discussione la struttura capitalista della società (e anche laddove lo si sia lasciato intendere a parole, si è sempre stati lungi dal farlo nei fatti). Che anche l'URSS di Stalin (e, a fortiori, quella dei suoi successori e la pletora di paesi sedicenti socialisti che ha orbitato attorno al colosso dell'est per mezzo secolo) si reggesse su una struttura, al fondo, capitalista potrebbe invece sembrare, prima facie, una scempiaggine di dimensioni galattiche, pertanto dedicherò qualche riga in più a spiegare che cosa intendo (taglierò un po' con l'accetta ma spero che la stringatezza del mio discorso ne infici, troppo, la comprensibilità). La dirigenza bolscevica che prese il potere in Russia a fine 1917 era consapevole del fatto che, per storpiare un noto detto, non si può fare il socialismo con i funghi. Anche se si volesse intepretare il socialismo come mera redistribuzione equa, come si può (re)distribuire quello che non si può produrre? La vittoria (politico-militare) in Russia era avvenuta non perché la Russia fosse il paese capitalistico più avanzato ma perché era quello dove (politicamente) i capitalisti e le classi che li sostenevano erano più deboli. Lenin sapeva bene che l'unica salvezza poteva solo venire da una rivoluzione vittoriosa in Europa, il vantaggio di aver conquistato il potere a Pietrogrado risiedeva nella possibilità di paralizzare il colosso zarista impedendogli di agire come "esercito della riserva della reazione" (per usare un espressione che descrive il suo ruolo nel 1848) e dare un esempio ai vari partiti comunisti mitteleuropei ("si-può-fare!" per citare il Dr. Frankenstein di Mel Brooks). Ma era chiaro che se la rivoluzione non avesse vinto in mezza Europa in tempi brevi (uno due anni) sarebbero stati cazzi amari per i bolscevichi in Russia... e cazzi amari furono. Sorvolando sulle varie soluzioni tampone proposte, dalla rivoluzione permanente alla NEP, come sapete tutti, in ultimo andò a finire che Stalin si inventò l'ossimorico "socialismo in un solo paese", eufemismo per intendere industrializzazione a tappe forzate e non più rivoluzione mondiale ma potere di questo singolo stato per assicurare la nostra sopravvivenza politica. Che una dittatura statalista fosse la forma più comoda per ottenere questo risultato non deve trarre in inganno sul succo della questione: un'impresa capitalista a proprietà statale non è meno capitalista di altre per il fatto di essere a proprietà statale. Per parafrasare Engels: se nazionalizzare un'impresa è socialismo, allora anche Bismarck era socialista! Quindi, andando oltre il pur importante confronto tra ideologie, bisognerebbe cercare di guardare, sotto questa scorza e porsi il problema di avere una funzionante teoria (scientifica, nel senso empirico-razionale del termine) della società. Anche perché, senza una comprensione concettuale dei funzionamenti di un meccanismo, difficilmente si può progettare un intervento volto a modificare tale meccanismo. La mia percezione, da profano, è che, non solo si sia ben lontanti dall'aver raggiunto tale obiettivo, ma, cosa forse più grave, è che nessuno ci sta seriamente provando (forse dai tempi di Max Weber).
Amadeus, la sociologia fa i suoi studi. Però è conscia della sua fallibilità, più di quanto lo era ai tempi di Weber. Più sai, e più sai di non sapere. Non c'è nessuna chiave che ti apre il cambiamento della società; probabilmente neanche nessuna serratura.