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AAR La Fortezza sul Volga

Discussione in 'The Operational Art of War' iniziata da Luigi Varriale, 20 Agosto 2024.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    2 ottobre 1942

    Nelle ore precedenti all’alba del giorno 2 ottobre, un battaglione tedesco della 71a divisione di fanteria attaccava per ben quattro volte il comando di Rodimtsev nel settore centrale, e per quattro volte fu respinto. La compagnia di sicurezza del comando divisionale aveva fatto un buon lavoro, uccidendo un totale di totale di 20 Tedeschi e ferendone una sessantina. Intorno a metà mattinata, Kuidov, timoroso che potesse verificarsi alla fine un cedimento in quel punto della difesa, mandò anche la sua compagnia di sicurezza di 130 fucilieri ed 80 assaltatori armati di pistole mitragliatrici a rinforzare il comando della 13a divisione della guardia, mentre il 188°reggimento della divisione di Pruniev, che era tra l’altro rimasto ucciso da un bombardamento della Luftwaffe, si poneva in riserva sul fronte sud a sostegno del gemello 685°. Le perdite in alti ufficiali russi cominciava a divenire decisamente preoccupante e instillava il dubbio tra gli alti comandi russi se i Tedeschi avessero qualche speciale unità da ricognizione, magari in abiti civili per individuare i posti di comando divisionali. All’alba del 2 ottobre veniva anche traghettato sull’approdo Piazza Rossa un battaglione di guardie del 100°reggimento della 35a divisione, ricostituito intorno ad un nucleo di sopravvissuti dei combattimenti nel quartiere Kubishev. Giungevano all’approdo gli solamente gli uomini, senza armi, senza dotazioni e senza munizioni. Ci sarebbe voluto qualche giorno prima di equipaggiarli almeno sommariamente e spedirli in battaglia. Il battaglione era già stato destinato ad aggregarsi alla 13a divisione della guardia di Rodimtsev. Più o meno allo stesso tempo cominciavano ad arrivare all’approdo Sloboda i primi reparti della 39a divisione della guardia del Generale Gurevich, che sarebbero stati traghettati in serata. Kuidov già stava meditando come utilizzarli: un’ipotesi era quella di utilizzare la divisione come riserva d’armata, mentre l’altra era quella di schierarla presso l’aeroporto e la scuola di volo, presumibilmente per un’azione sul fianco destro della coda logistica della 24a divisione panzer. Prima di prendere una decisione definitiva Kuidov avrebbe dovuto avere più informazioni sull’intendimento del nemico.

    Nel settore centrale, le ambizioni della controffensiva russa si andavano ridimensionando man mano che nuove forze tedesche apparivano nel settore. I rapporti della ricognizione della 95a divisione di fanteria erano che la 24a panzer si sistemava in posizioni difensive ai piedi del Kurgan di Mamayev di nuovo in mano ai Russi, fronte a sud, ma questo certo non costituiva una garanzia che i Tedeschi volessero davvero congelare il fronte in quel settore; poteva benissimo darsi che tale schermo temporaneamente difensivo servisse per mascherare qualche altra azione.

    Come conseguenza allo sviluppo di questa situazione, Kuidov ordinava alla 95a divisione ed alla 10a brigata di sospendere la loro azione offensiva da sud verso nord oltre il Kurgan, ed alla 13a divisione della guardia di attaccare don due battaglioni con asse est ovest le forze della 71a divisone di fanteria tedesca schierate presso i muri perimetrali della raffineria di petrolio. In un primo tentativo l’attacco veniva respinto dai 14 cannoni d’assalto semoventi che presidiavano la zona, con la perdita di 10 morti e 20 feriti da parte delle guardie. Riusciva invece il secondo attacco, quando i veicoli tedeschi dovettero ritirarsi per non essere sopraffatti e distrutti dalle armi anticarro russe a distanza ravvicinata. La compagnia cannoni tedesca ripiegava in disordine sul comando del Kampfgruppe Stahel, mente il III/42°guardie che era all’avanguardia dell’attacco, si fermava davanti ad uno schermo di Panzer III e IV della 24a panzer accorsi a tamponare la situazione. Tale compagnia corazzata era però ora pressata da est dalle guardie e da ovest dal 161°reggimento della 95 divisione e l’attacco russo poteva quindi teoricamente ulteriormente essere sviluppato.

    Purtroppo per i Russi, il nemico non aveva nessuna intenzione di assecondare questo piano e nel pomeriggio del 2 ottobre contrattaccò pesantemente il III/42°guardie, utilizzando un battaglione di fanteria, gli StuG che si erano prontamente riorganizzati dopo il ripiegamento della mattina, ed anche la compagnia carri della 24a divisione panzer. L’attacco fu naturalmente appoggiato anche da un gruppo di bombardieri in picchiata e ricacciò indietro i Russi sulle loro linee di partenza con perdite più o meno pari da entrambe le parti. Più a ovest i Tedeschi attaccarono anche lo schieramento della 95a divisione di fanteria con un battaglione panzergrenadieren appoggiato da altre unità di fanteria della 71a divisione. L’attacco colpì nel settore del 90°reggimento di fanteria, dove il I battaglione ed il comando divisionale furono costretti a ripiegare rapidamente. I Tedeschi per qualche strana ragione si astennero dall’avanzare, accontentandosi di aver inflitto al nemico una quarantina di perdite. Nessuna di queste azioni non fu decisiva ai fini del bilancio della giornata ma nel loro complesso fecero rapidamente capire ai Russi che potevano tranquillamente abbandonare ogni velleità offensiva nel settore centrale per concentrarsi invece su un più realistico atteggiamento difensivo.

    Nel settore della fabbrica dei trattori infine, la 389a divisione di fanteria tedesca si dedicò invece al pesante disturbo della ritirata del 1043°reggimento della 284a divisione russa, attaccando con decisione il III battaglione in retroguardia. L’idea dei Tedeschi era evidentemente quella di non permettere a forze consistenti ed intatte del nemico ri raggiungere altre zone della città.

    Nota dell'autore
    Ci troviamo in una fase di pausa operativa dove non ci sono pesanti attacchi da nessuna delle due parti. I Tedeschi devono evidentemente organizzare e raggruppare le forze per l'ultimo assalto alla ridotta centrale della città (Stazione/Piazza Rossa), mentre obiettivo strategico dei Russi è raccogliere i rinforzi per difendere questa zona ed eventualmente passare, se possibile, al contrattacco. I Russi inoltre, qualora raccogliessero sufficienti rinforzi a questo scopo, potrebbero pensare anche ad uno sbarco in settori precedentemente conquistati dal nemico, come ad esempio l'approdo sud o l'approdo Skudry. Non so quanto realistica sarebbe un'azione del genere, in quanto nella realtà i Tedeschi dopo aver conquistato questi settori li avrebbeo anche occupati con forze sufficienti a difenderli da una tale evenutalità. Non so quanto l'AI di TOAW sia in grado di fare altrettanto. A guardare la mappa nella situazione attuale, pare che sia ben presidiato solo l'approdo Red Barricady. Comunque vedremo.
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    Ultima modifica: 8 Ottobre 2024
  2. Luigi Varriale

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    2 ottobre pomeriggio

    La 24a divisione panzer, dopo il mezzogiorno del 2 ottobre cominciava a dare chiari segni di star preparando un’offensiva su larga scala nel settore centrale. La divisione si estendeva dal Kurgan di Mamayev fino all’aeroporto, su un fronte di circa sette chilometri e con in prima linea i suoi migliori battaglioni di panzergrenadieren, cannoni d’assalto e carri armati. Le intenzioni parevano chiare: spazzare via le ultime resistenze russe nella città, riprendere possesso del Kurgan e conquistare la stazione centrale e la Piazza Rossa, ponendo fine alla battaglia. Vi era un ambio tratto di questo fronte, la parte ovest, che era totalmente scoperta e che i Tedeschi avrebbero potuto utilizzare per accerchiare e distruggere la 95a divisione di fanteria russa che difendeva il Kurgan e i boschi a ovest di questo. Non c’era molto che i Russi potessero fare per evitare ciò, giacché solamente in quel momento presso l’approdo Piazza Rossa cominciavano a sbarcare i primi battaglioni della 39a divisione della guardia, la maggior parte della quale era ancora in fase di assembramento presso i punti di imbarco sulla sponda est.

    E tuttavia durante la giornata del 2, i Tedechi esitavano a lanciare l’attacco verso la stazione centrale. Concentrarono invece i loro sforzi nella zona della raffineria, attaccando pesantemente il III battaglione del 42°reggimento guardie con un battaglione di fanteria del gruppo Stahel ed una compagnia corazzata. Ordinatamente il battaglione delle guardie cedeva terreno per non essere sopraffatto lungo la sponda del Volga da nord verso sud, fino a giungere sulle posizioni del II battaglione dove arrestava il ripiegamento ed anche i Tedeschi. In compenso il II/26°panzergrenadieren riconquistava per la terza volta il Kurgan di Mamayev, scacciando il 161°reggimento di fanteria della 95a divisione che perdeva una cinquantina di uomini nel vano tentativo di tenere la collina. Le perdite dei Tedeschi erano più o meno equivalenti oltre a tre semicingolati distrutti dalle armi anticarro russe.

    Prima del calare della sera si registravano i soliti incessanti e massacranti attacchi della Luftwaffe che decimavano le truppe russe non solo nelle zone di combattimento ma anche in quelle di assembramento, dove non sempre si riusciva ad assicurare un sufficientemente diradamento delle forze. Ad esempio sulla sponda est, un battaglione della 37a divisione della guardia in afflusso verso gli approdi perdeva in una serie di massicci attacchi aerei ben 130 soldati, mentre uno dei reggimenti di artiglieria d’armata, sempre sulla sponda est, veniva individuato e completamente distrutto in una seconda incursione. I Tedeschi erano sostanzialmente riusciti a quel punto della battaglia ad annientare quasi tutta l’artiglieria d’armata sulla sponda opposta, cosa che limitava ancor di più le capacità difensive dei Russi.

    Nella notte tra il 2 ed il 3 si cominciavano a muovere verso le zone di combattimento i battaglioni della 39a guardie dall’approdo Piazza Rossa ma i movimenti erano resi lenti dal buio, dalle macerie, dai cecchini tedeschi e dalle condizioni del terreno. In una nottata mediamente un reparto di fanteria riusciva a spostarsi di un paio di chilometri, il che era totalmente insufficiente per qualunque tipo di significativa manovra a sorpresa.

    La STAVKA aveva destinato un certo numero di divisioni alla difesa di Stalingrado che affollavano le strade fangose della sponda est. La domanda era solamente se fossero ancora in tempo per salvare la situazione. Oltre alla 39a divisione della guardia erano in afflusso elementi della 308a divisione di fanteria, della 193a, della 37a divisione della guardia e della 84a brigata carri. Altre forze ancora non specificate erano in attesa di essere distaccate al fronte di Stalingrado.

    A nord della città infine, il complesso 284a divisione/149a brigata di fanteria (una compagnia rimasta)/196°reggimento di fanteria, proseguiva lo sganciamento verso il settore ancora in mani russe. Sarebbe stato un viaggio lungo e complicato. Nel settore sud invece tutto rimaneva tranquillo con il 1047°reggimento della 284a che teneva il fronte disturbato solo da sporadici ma decisi tiri di artiglieria.
     
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  3. Luigi Varriale

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    3 ottobre

    Durante la giornata del 3, i Tedeschi sorprendentemente ritiravano una parte delle loro forze dal fronte del Kurgan di Mamayev, lasciando sulla collina solamente un battaglione di panzergrenadieren ad est ed altri due ad ovest presso la scarpata Krutoy, appoggiati da una compagnia di cannoni d’assalto. Kuidov sospettava che le truppe nemiche ritirate da tale fronte sarebbero state ridispiegate presso la raffineria, dove elementi della della 71a divisione di fanteria avevano già cominciato ad attaccare per prenderne possesso. In quell’area vi era solo un esausto battaglione delle guardie di Rodimtsev che gradatamente dovette cedere terreno ritirandosi da nord verso sud, per evitare di essere sopraffatto. I Tedeschi si trovavano oramai a meno di due chilometri dall’entrata del complesso industriale ed in mancanza di urgenti rinforzi avrebbero sicuramente conquistato anche quell’obiettivo. Naturalmente Kuidov non poteva spedire nulla alla luce del giorno; non sarebbe arrivato gran che a destinazione. Dovette quindi risolversi a mangiarsi le mani ed attendere l’oscurità.

    In compenso il comandante della 62a armata poteva registrare la messa in movimento ad est di Stalingrado, di nuovi rinforzi: una compagnia ricostituita della 149a brigata di fanteria, 3 carri T-60 recuperati e riparati vicino all’approdo centrale, il CCVIII battaglione mitraglieri separato, il 351°reggimento della 308a divisone di fanteria, due battaglioni ricostituiti della 11a divisione della NKVD, ed il 378°reggimento antiaereo separato. Tutti questi rinforzi, sommati a quelli in marcia verso la sponda est del Volga, da qualche giorno ormai affollavano i sentieri che portavano al fiume ed in maniera assai pericolosa, offrendo evidentemente una serie di attraenti bersagli all’aviazione nemica. Tale azione poteva essere minimizzata solamente limitando i movimenti anche se non poteva essere del tutto annullata.

    Per quanto riguardava le operazioni di trasbordo sulla sponda ovest, il 3 ottobre venivano trasferiti un paio di reggimenti della 39a divisione della guardia presso l’approdo Piazza Rossa, insieme al comando divisionale ed un battaglione separato del genio. Queste truppe andavano ad affollare l’approdo ed il comando della 62a armata dovette distaccare un plotone della NKVD per orientare queste forze verso le loro rispettive zone di operazione.

    La notte tra il 3 ed il 4 ottobre, le forze tedesche continuarono la loro pressione sul fronte centrale questa volta sul fronte del Kurgan. Ed allo stesso tempo riposizionavano parecchie truppe presso la fabbrica Barricady, incluso il comando d’armata di Paulus.

    Intorno all’approdo Piazza Rossa cominciava quindi ad organizzarsi la 39a divisione della guardia del generalae Gurevich che sarebbe stata indirizzata tra la scarpata Krutoy e l’aeroporto per una eventuale controffensiva generale nel settore del Kurgan di Mamayev.

    Nella notte tra il 3 ed il 4 ottobre iniziava una fase di stallo, dopo una locale controffensiva russa nel settore del Kurgan, dove elementi misti della 13a divisione della guardia e della 10a brigata di fanteria respingevano ancora una volta il II/26°panzergrenadieren verso la sommità della collina, senza però riuscire a conquistarla del tutto. I Tedeschi rispondevano con selvaggi attacchi di artiglieria lungo l’intera lunghezza della città, prendendo particolarmente di mira il contingente di truppe russe che stava ritirandosi da nord a sud e distruggendo completamente il 196°reggimento separato di fanteria che tanto aveva contribuito alla difesa di Rynok e della fabbrica dei trattori. Le perdite russe nel corso di questo attacco erano sanguinose: più di 500 uomini, colti allo scoperto in un tratto di quartieri popolari costituiti quasi completamene da costruzioni in legno che contribuirono alla carneficine proiettando letali scheggie in tutte le direzioni. L’improvviso e massiccio bombardamento da parte di tutta l’artiglieria della 100a divisione cacciatori (Jaeger), non solo confermava la presenza di questa nuova divisione tedesca sul campo di battaglia, ma provocava anche il macello descritto sopra, cogliendo i Russi di sorpresa, assembrati come abbiamo detto in mezzo a case di legno e terreno aperto. Questo era senza dubbio uno dei colpi più duri che l’Armata Rossa avesse mai subito nella battaglia di Stalingrado.

    Come parziale controbilanciamento a questa tragedia, continuavano ad affluire i rinforzi assegnati da parte della STAVKA, che aveva anche provveduto a ricostituire alcuni reparti distrutti nei combattimenti precedenti. In particolare faceva il suo ingresso lungo i sentieri adducenti agli imbarchi sulla costa est, l’avanguardia della 37a divisione della guardia, una delle migliori unità dell’esercito russo. Veniva inoltre ricostituito il comando della 112a divisione penale nei pressi dell’approdo della Piazza Rossa, che aveva il compito di rastrellare sbandati, disertori e traditori ed inquadrarli nei ranghi della divisione per spedirli al più preso a combattere. In questo momento a Stalingrado non ci si poteva permettere il lusso di fucilare nessuno.
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  4. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Nella giornata del 4 ottobre i due K, i generali Kuidov e Krumilov durante la notte si inventarono un’operazione tanto ardita quanto subitanea: lo sbarco a sorpresa della 308a divisione di fanteria presso l’approdo sud per la riconquista di quest’ultimo e l’apertura di un nuovo fronte che sarebbe stato chiamato “estremo sud”. Lo sbarco sarebbe avvenuto 4 chilometri dietro le linee nemiche con l’idea di riconquistare l’approdo, l’elevatore del grano (Silo) e la stazione sud. L’unico problema era che in quel momento la 308a era sparsa dall’approdo Sloboda sulla sponda est sino ai punti di accesso nelle foreste ad est della città e ci sarebbe volto parecchio tempo per riunirla. Questo inconveniente non spaventò affatto i generali russi che decisero comunque questa azione ardita per provare a sbilanciare il nemico e le due forti divisioni tedesche che operavano a sud: la 29a divisione motorizzata e la 94a di fanteria.

    Si procedette quindi subito dopo l’alba del 4, allo sbarco presso l’approdo sud di un battaglione del 347°reggimento della 308a divisone. L’operazione si svolse in relativa tranquillità ed ottenne la più completa sorpresa strategica. A contrastare la fanteria russa, vi erano solo alcuni reparti di artiglieria delle due succitata divisioni tedesche. Il battaglione russo, sbarcato con 350 uomini, 4 mitragliatrici medie, 6 fucili anticarro e nessuna arma pesante, si sistemò rapidamente a difesa dell’approdo nell’attesa di ricevere i rinforzi del resto del reggimento. La meteorologia leggermente piovosa, favorì l’occultamento dello sbarco e l’aviazione tedesca non fece in tempo ad intervenire prima che il battaglione russo si consolidasse sulla testa di sbarco.

    Come ulteriori misure iniziò il movimento in massa della 39a divisione della guardia verso la scarpata Krutoy e la decisione che l’intera 308a divisione di fanteria sarebbe stata utilizzata per allargare la testa di sbarco nel riaperto settore sud.

    Durante la giornata del 5 ottobre, i Russi trasbordarono un secondo battaglione del 347°reggimento 308a divisione di fanteria all’approdo sud, il che portava la consistenza numerica sulla testa di sbarco a 640 uomini. I Tedeschi oramai in allarme fecero affluire una compagnia corazzata della 29a divisione motorizzata in zona, che era il reparto più vicino che avevano e che era stato messo temporaneamente in riserva per ricostituirsi e riposarsi nelle retrovie.

    Prima del calare dell’oscurità I Tedeschi coglievano uno spettacolare successo intercettando il convoglio della 284a divisione diretto a sud più o meno all’altezza del villaggio dei lavoratori della fabbrica Barricady. L’attacco di sorpresa da parte di un battaglione panzergrenadieren della 16a divisione corazzata, sorprendeva e distruggeva un battaglione russo di fanteria della 284a e disperdeva verso nord l’ultima compagnia (60 fucilieri) della 149a brigata di fanteria. Inoltre i Tedeschi contrattaccarono con decisione la compagnia di T-34 che aveva rioccupato il complesso di edifici della scuola di volo dell’aeroporto di Stalingrado. I carri russi si ritirarono con ordine e senza subire perdite. Una solitaria compagnia di cannoni d’assalto della 71a divisione di fanteria provò ad infiltrarsi alle spalle della 95a divisione di fanteria russa nel settore centrale, dopo aver respinto un battaglione di mitraglieri, lasciando però il fianco destro scoperto all’avanguardia della 39a divisone della guardia accorrente verso la scarpata Krutoy e verso il Kurgan di Mamayev. Combattimenti violenti ma isolati dunque in un clima di generale rilassamento se paragonato a quello della settimana precedente.

    Sul resto del teatro di battaglia i Russi continuarono la ridisposizione di alcune delle loro forze ricostituite, con soldati dispersi recuperati sul campo; in particolare due compagnie di fanteria ricostituite con personale recuperato della 315a divisione vicino all’abitato di Gorodishche, con l’aiuto della locale popolazione civile che l'aveva soccorso, ed un battaglione rimesso insieme con personale della stessa unità riunito sull’isola nel Volga di fronte alla fabbrica dei trattori.

    Nella notte tra il 5 ed il 6 ottobre, I Russi reagirono vigorosamente all’incursione della compagnia di cannoni d’assalto nele settore centrale utilizzando il 117°reggimento della 39a divisione della guardia in coordinazione con due battaglioni della 95a divisione di fanteria. Il contrattacco russo riusciva ad intrappolare ma non a distruggere il reparto corazzato tedesco.

    I due rimanenti reggimenti della 39a divisione della guardia continuarono intanto la loro marcia verso l’aeroporto e la scarpata Krutoy con l’idea di riconquistare definitivamente il Kurgan di Mamayev e possibilmente battere e distruggere le forze tedesche operanti nel settore centrale.

    Per quanto riguardava i rinforzi, questi cominciavano ad arrivare copiosi e le colonne di soldati russi si estendevano oramai dalla sponda est del volga sino alle foreste di Yami a causa del diradamento necessario per minimizzare i danni degli attacchi aerei. Reparti della 37a divisione della guardia, 308a divisione di fanteria e 84a brigata carri, si trovavano in quel momento in viaggio per il fronte, insieme a reparti ricostituiti della 131a e della 193a divisione di fanteria. Nel tardo pomeriggio del 6 ottobre 1942, civili in varie zone della città segnalavano consistenti movimenti di forze tedesche verso nord, dal settore centrale verso la fabbrica Ottobre ed il quartiere Barricady. Motivo di questi movimenti; sconosciuto.

    Come abbiamo detto sopra, le operazioni militari subirono un rallentamento durante i primi giorni di ottobre. Evidentemente entrambe le parti stavano cercando di ricostituire le capacità combattive dei propri reparti. A quel punto pareva ai comandi russi che i Tedeschi avessero per il momento posticipato l’offensiva finale per schiacciare il settore centrale/Piazza Rossa.

    Da ultimo, i Tedeschi stavano disperatamente cercando di mettere insieme le forze per attaccare e distruggere la testa di sbarco Russa presso l’approdo sud. Un battaglione di fanteria della 94a divisione di fanteria, ed una compagnia corazzata della 29a divisione motorizzata erano arrivati oramai a contatto con le linee difensive del perimetro Russo e si preparavano all’attacco in cooperazione con l’intero reggimento di artiglieria della 94a.

    Nota dell’autore

    All’inizio di ottobre 1942, la situazione di questa ricostruzione storica è diversa da quella reale, ma oserei dire non molto più grave per i Russi di quella che fu in realtà nello stesso periodo. Nella battaglia storica, a questo punto i Tedeschi si preparavano ad attaccare i quartieri nord della città con le annesse fabbriche che erano ancora in mano ai russi. Nella nostra ricostruzione invece, le fabbriche sono state già conquistate dai Tedeschi ma i Russi mantengono ancora il settore stazione centrale/Piazza Rossa, che nella realtà era invece già nelle mani dei Tedeschi.

    Esaminando la mappa allegata, possiamo apprezzare la differenza tra le due linee del fronte all’inizio di ottobre: quella reale tracciata in rosso e quella dello scenario tracciata in verde.

    Nella battaglia reale a questo punto i Russi mantenevano i quartieri delle fabbriche ed in generale più terreno di quanto abbiano fatto sinora i loro alter ego digitali in TOAW IV, però Russi nella nostra ricostituzione mantengono comunque il controllo della simbolicamente importante piazza Rossa e della stazione centrale, avendo anche ricostituito una testa di sbarco a sud presso il Silo elevatore del grano. Lascio ai lettori la comparazione tra la situazione reale al 13 ottobre e quella della ricostruzione storica al 6 dello stesso mese.

    Le condizioni di vittoria dello scenario al momento danno una vittoria schiacciante dei Tedeschi, giacché la situazione russa nello scenario è peggiore di quella che fu quella reale alla stessa data. A parte le condizioni di vittoria dello scenario però, l’obiettivo strategico dei Russi qui è di fissare il più possibile di divisioni tedesche in città per favorire la controffensiva invernale russa. Quindi secondo me, se i Russi riescono a mantenere anche solo una parte di Stalingrado per la fine dello scenario, questo dovrebbe essere considerato come un pareggio, dal momento che le forze russe digitali avrebbero fatto né più né meno di quanto fecero quelle storiche; trattenere il grosso della 6a armata tedesca in città, favorendone l’accerchiamento e la futura distruzione. Se i Russi dovessero perdere anche il settore centrale, interromperò immediatamente lo scenario dichiarando una vittoria tedesca, in quanto la 62a armata avrebbe in questo caso fallito il suo duplice obiettivo politico e strategico di impedire che la città che portava il nome si Stalin venga conquistata e di trattenere le forze tedesche sul fondo della futura sacca in cui la storica 6a armata di Paulus si venne alla fine a trovare.
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  5. Prostetnico

    Prostetnico

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    La situazione diverge da quella storica, ma non tanto sulle posizioni sul campo, con parti della città ancora contese, quanto sui tempi.
    Come già evidenziato, è indubbio che il tedesco sia in anticipo suila cronologia storica; c'è da dire che da una parte l'IA fa quel che può e dall'altra che il gioco credo faccia una gran fatica a simulare quella che fu la disperata tattica dei capisaldi attuata dai russi.

    Ipotizzo: se il russo riesce a tenere almeno un approdo fino al 19 novembre ha vinto, se lo tiene fino all'8 è un pareggio, altrimenti è una sconfitta.
     
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  6. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Mio caro Prostetnico,
    grazie del tuo commento.
    Per ironia della sorte l'AI non fa solo quello che può, ma fa molto, molto bene, giacché ti informo che in questo scenario l'AI tiene i Tedeschi.
    In quanto ai capisaldi, l'AI usa anche questi molto bene, quelle poche volte che con i Tedeschi gli è capitato di doverli usare; cioè mette a difesa forze numericamente sufficienti a costituire un buon spartiacque difensivo anche se accerchiato dai Russi. Poi al momento buono attacca cercando di ropmepere l'accerchiamento. Una di queste azioni si sta svolgendo proprio adesso con caposaldo tra la stazione centrale ed il Kurgan, costituito da una compagnia StuG ed un battaglione di Panzergrenadieren che stanno dando filo da torcere all'intera divisione della guardia 39esima.
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    Inoltre l'AI non si fa mai prendere dalla frustrazione di una battaglia complicata ed estenuante come quella di Stalingrado. Ad esempio nell'ultimo turno diurno, preso dalla fretta di distruggere questo caposaldo tedesco ho attaccato con larghe forze in pieno giorno. Risultato: la Luftwaffe mi ha macellato un battaglione intero della guardia e l'attacco è fallito.

    Sulle tue condizioni di vittoria concordo pienamente.
     
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  7. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Sembra opportuno a questo punto un breve riassunto sulla situazione generale al 7 ottobre all’interno della contestata città di Stalingrado, partendo da sud e proseguendo verso nord.

    I Russi avevano riaperto una testa di ponte il 4 di ottobre utilizzando un battaglione della 308a divisone di fanteria, il cui grosso si trovava ancora sulla sponda est. Il piano era quello di utilizzare l’intera divisione per allargare la testa di ponte e riconquistare il Silo, la stazione sud e la scarpata di Minina. Come vedremo, il piano fallirà.

    Il Settore Piazza Rossa/Stazione Centrale era diviso in due sottosettori: sud e nord. Il settore sud teneva il centro città e la Piazza Rossa fronte a sud con le seguenti forze: sull’approdo centrale erano fortificati i resti della 131a divisione di fanteria (due battaglioni), il comando del settore del generale Krumilov, la 137a brigata carri (appiedata), il I/186°reggimento anticarro separato ed un plotone di carri leggeri della ex 244a divisione di fanteria. Il resto del sottosettore sud era tenuto per quattro chilometri verso ovest dalla 193a divisione di fanteria e dal 1047°reggimento della 284a divisone di fanteria. In riserva, due compagnie della 42a brigata di fanteria, in attesa di ricevere la terza e ricostituire il II battaglione, e unità della 284a e della 193a in seconda schiera. Come forze di supporto il sottosettore poteva contare sul 748°reggimento antiaereo separato, sul ricostituito comando della 112a divisione penale, sul CCXII battaglione genieri separato e su un secondo battaglione del 186°reggimento anticarro separato. Intorno all’approdo Piazza Rossa si stava riorganizzando un battaglione di guardie con i dispersi della 35a divisione che man mano rientravano nelle linee russe dopo la distruzione della loro divisione nei quartieri Kubishev e Minina. Un altro paio di battaglioni della 193a divisione di fanteria erano uno sull’approdo Piazza Rossa e l’altro in avvicinamento ai punti di imbarco sulla sponda est del Volga.

    Il sottosettore nord era quello più ampio e si estendeva dal complesso principale delle raffinerie di petrolio sulla sponda ovest, sino all’aeroporto, passando per il Kurgan di Mamayev tuttora in mano ai Tedeschi. Quivi, ancorato alla sponda ovest c’era il comando del generale Rodimtsev con il II/42°reggimento guardie. Scendendo verso ovest c’era il III/241° della 95a divisione di fanteria, divisione che insieme ai resti della 13a divisione della guardia costituiva la spina dorsale della difesa del sottosettore nord. Tra le rovine degli edifici satelliti della raffineria, un chilometro a nord ovest del complesso c’era il comando dell’armata del generale Kuidov, la cui compagnia di sicurezza (che una volta era un battaglione) stava in prima linea sul fianco sinistro del suddetto III/241°. Di fronte al Kurgan, fronte a nord c’erano due battaglioni del 34°reggimento guardie ed i resti della 10a brigata di fanteria (il comando e l’11°reggimento). Altri due battaglioni della 95a divisione di fanteria tenevano il fronte ad ovest del Kurgan, occupando i boschi ai piedi della collina, con il piano di avvolgere da ovest la base del rilievo e farlo cadere ancora una volta in mani russe. L’operazione si presentava di non facile esecuzione, in quanto i suddetti boschi nascondevano nuclei di panzergrenadieren tedeschi appartenenti alla 24a divisione panzer che già più di una volta si erano prodotti in letali imboscate per le truppe russe avanzanti. Ad ovest di queste posizioni operava la nuova arrivata 39a divisione della guardia al comando del generale Silvain Gurevich, di cui un reggimento era occupato nell’accerchiamento e distruzione di una compagnia di StuG della 71a divisione di fanteria spintasi troppo a sud, mentre gli altri due avanzavano verso l’aeroporto e la scarpata Krutoy con l’obiettivo di accerchiare e battere tutti i reparti tedeschi schierati tra il Kurgan ed il complesso chimico Lasur. Il comando d’armata vedeva questa operazione come il preludio alla riconquista della fabbrica Ottobre Rosso e dell’approdo 62. Insieme alla divisone della guardia, operava in zona anche una compagnia di 5 T-34 della 6a brigata carri. Come vedremo tra breve, le due unità tedesche invece di attendere l'azione nemica si porteranno esse stesse al contrattacco, e pur esponendosi a gravi rischi, riusciranno a creare lo scompiglio tra le fila della divisione della guardia, impegnandola in pesanti operazioni e ritardandone in maniera pesante l'azione verso nord.

    A nord di queste forze c’era un’ampia fascia occupata dai Tedeschi e comprendente i quartieri delle fabbriche, che conteneva ancora un battaglione della 284a divisione ed una compagnia della 149a brigata di fanteria che faticosamente cercavano ancora di arrancare verso sud per rientrare nelle linee russe. Il successo di questa missione era assai dubbio viste le enorme perdite subite a causa dell'aviazione tedesca e degli attacchi nemici lungo la via.

    Delle riserve sulla sponda est abbiamo parlato nel capitolo precedente e queste erano abbastanza consistenti. Da ultimo dobbiamo aggiungere un paio di battaglioni della 315a divisone ed uno della 115a divisione in fase di ricostituzione con sbandati provenienti da Gorodishche. La missione di questi era di riunirsi alle forze russe operanti a sud dell'aeroporto.

    Il 6 ottobre si completava la ricostituzione del III/482° della 131a divisione di fanteria che si piazzava in riserva tattica delle truppe difendenti l’approdo centrale, che comprendeva come detto sopra anche II battaglione dello stesso reggimento.

    Al calare dell’oscurità, un’altra mezza tragedia si abbatteva sui Russi: la testa di ponte sull’approdo sud veniva attaccata violentemente da un concentramento di carri, artiglieria ed aviazione. Dei due battaglioni russi che difendevano l’approdo, uno si sfasciava perdendo 250 uomini tra morti feriti e prigionieri, mentre l’altro per evitare di essere buttato nelle gelide acque del Volga doveva scampare verso ovest, rifugiandosi con i suoi 200 soldati rimasti all’interno del silo, ma tagliato fuori da ogni rifornimento e da ogni collegamento con l’armata. Era una triste fine per la testa di ponte della 308a divisione di fanteria che perdeva quasi un terzo delle sue forze sulla testa di ponte dell’approdo sud. I resti di questo secondo battaglione si sarebbero arresi al nemico il giorno dopo.

    Nel settore dell’aeroporto invece i Tedeschi commettevano quello che a prima vista sembrava un errore; un battaglione di Panzergrenadieren contrattaccava in direzione della stazione centrale e si andava ad infilare tra il 117°ed il 120°reggimento della 39a divisione della guardia, mettendosi in una posizione nella quale avrebbe potuto essere possibilmente circondato e distrutto. La manovra russa iniziò quasi immediatamente e con essa i primi attacchi contro le forze tedesche semi accerchiate che peraltro non avevano troppo successo.

    Già il 7 ottobre, come abbiamo visto, l’avventura della 308a divisione sull’approdo sud era finita ed i suoi due battaglioni che avevano tentato lo sbarco erano distrutti. Il resto della divisione si stava assembrando sugli approdi della costa est e l’umore al comando divisionale era naturalmente assai depresso. Il generale Kuidov ordinò dunque che la divisione sbarcasse presso l’approdo Piazza Rossa e che si portasse verso il Kurgan di Mamayev per contribuire all’offensiva in quel settore. Infine sempre il 7 veniva completata la ricostituzione del comando a livello brigata della nuova 35a brigata della guardia che aveva per il momento sotto di sé solamente un battaglione presso l’approdo Piazza Rossa.

    Questa prima settimana di ottobre fu dunque caratterizzata da una serie di operazioni confuse ed incomplete senza risultati determinanti né da una parte né dall’altra. Senza dubbio furono però i Russi a subire i rovesci più gravi e le perdite maggiori. Tanto per dare un'idea, dall’inizio della battaglia le perdite russe ammontavano oramai a quasi 55.000 uomini in meno di un mese, circa 500 cannoni, 225 armi antiaeree, quasi 1000 mezzi di trasporto e 184 carri armati. Perdite considerevoli, capaci di atterrare qualunque esercito.

    La giornata del 7 ottobre era dedicata ai combattimenti a sud del Kurgan per la distruzione del battaglione panzergrenadieren e della compagnia cannoni d’assalto intrappolate a nord della stazione centrale. I Tedeschi, chiusi ad istrice adottarono un atteggiamento tutt'altro che passivo. Fecero di tutto per spossare gli attaccanti e parve palese che il loro intento, nonché lo scopo della loro apparentemente campata in aria operazione, era quello di disturbare il più possibilie e rovinare l'azione della 39a divisione della guardia. Pesanti attacchi aerei nei confronti delle formazioni della 39a della guardia che stringevano d’assedio le forze tedesche ed addirittura il tentativo di aviolanciare rifornimenti tra la macerie in un’area di un paio di chilometri quadrati, molti dei quali finirono nelle mani dei Russi. Alla fine questi ultimi riuscirono a ridurre la piccola sacca ad un chilometro quadrato di area provocando il ripiegamento della fanteria meccanizzata tedesca sulle posizioni degli StuG, ma le quasi 300 perdite subite, soprattutto ad opera dell’aviazione tedesca non giustificavano i magri risultati ottenuti. Ancora una volta un comando locale russo si era fatto prendere dalla frustrazione e dalla fretta ed aveva organizzato un pesante attacco nelle ore diurne, con pesanti conseguenze negative per quanto riguardava le perdite subite.

    Al calare dell’oscurità, i Tedeschi di questi due reparti, tutt’altro che domi, rompevano alla fine l’accerchiamento sfondando verso est prima con i 14 StuG che attaccavano compatti e poi con la fanteria meccanizzata che si era nel frattempo riorganizzata. Queste forze attaccarono pesantemente il IL battaglione separato del Genio russo, respingendolo di un chilometro, aprendosi la strada verso il complesso delle raffinerie di petrolio, ed infine reiterando l’attacco contro lo stesso reparto, questa volta anche con l’appoggio della fanteria meccanizzata che allargava la sacca di ben tre chilometri quadrati.

    Dal punto di vista strategico questa azione non aveva un gran significato, in quanto i due reparti tedeschi rimanevano comunque invischiati tra le maglie della 39a divisione della guardia. Comunque, come detto sopra, i Russi avevano commesso di nuovo l’errore di attaccare in pieno giorno quando l’aviazione tedesca spadroneggiava. Le perdite erano state ancora una volta enormi e la divisione della guardia aveva perso parecchio della sua forza combattiva. In secondo luogo, l’attacco russo al Kurgan di Mamayev ed alla scarpata Krutoy era stato di molto rallentato, anzi posticipato, e questa era indubbiamente una vittoria tattica dei Tedeschi. Inoltre la Luftwaffe aveva anche registrato un altro importante risultato prima del tramonto: aveva distrutto in un bombardamento il comando della 308a divisione di fanteria; una divisione veramente sfortunata. Dopo aver perso, coem detto sopra, un reggimento nel tentativo di riconquista dell’approdo sud, si vedeva anche privata del suo comandante e dello staff. Il comando passava dunque al maggiore Viktor Grumkin comandante del 339°reggimento.

    La fase di pausa strategica nei combattimenti importanti per la città, cominciata con l’inizio del mese, continuava ed ai comandi russi non era nemmeno ben chiaro il motivo. La ricognizione e le informazioni dei civili indicavano che i Tedeschi a nord del complesso chimico Lasur (la cosiddetta racchetta da tennis) avevano ingenti forze per scagliare un decisivo attacco verso sud. Tuttavia i Tedeschi non attaccavano.

    Da ultimo, va considerato che l'artiglieria russa sulla sponda est del Volga cominciava davvero a risentire dell'incessante azione dell'aviazione tedesca introducendo un ulteriore elemento di debolezza. Come detto sopra, circa 500 cannoni di tutti i calibri erano stati distrutti all'artiglieria d'armata e di fronte e per ora non si prevedevano rimpiazzi in questo campo.
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  8. Giuseppe Urbinati

    Giuseppe Urbinati

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  9. Luigi Varriale

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    Prima dell’alba dell’8 ottobre, i Russi tentarono di organizzare l’attacco finale ai reparti tedeschi intrappolati tra la stazione centrale e le raffinerie di petrolio. A tale scopo vennero utilizzati due reggimenti della 39a divisione della guardia che erano già a contatto col nemico, coadiuvati dal I battaglione guardie della 35a divisione, Era chiaro a tutti i comandanti russi coinvolti nell’azione che l’anello di accerchiamento in certi punti era troppo debole e che i Tedeschi avrebbero potuto sfruttare questa circostanza. Comunque l’attacco andava portato in quel momento, con l’oscurità, allo scopo di indebolire il più possibile le forze nemiche e fargli usare quanti più rifornimenti possibile, dato che non potevano riceverne alcuno. L’attacco venne dunque sferrato con l’appoggio di quello che rimaneva di tre reggimenti d’artiglieria d’armata per un totale di 16 cannoni. A tanto era ridotta l’artiglieria russa! Tre reggimenti, 16 cannoni. I risultati erano deludenti: non solo l’attacco falliva con perdite considerevoli, ma un contrattacco del battaglione panzergrenadieren in direzione sudovest, distruggeva il IL battaglione genio separato e sfondava in direzione della stazione centrale; sfondamento che nelle difficoltà del terreno sarebbe stato difficile contrastare.

    Nella giornata del 9 ottobre le operazioni russe si concentrarono nella zona del Kurgan e della raffineria di petrolio, dove venivano portate a termine limitate operazioni offensive. In particolare, un attacco a sorpresa di due battaglioni della 13a divisione della guardia, coadiuvate dalla compagnia meccanizzata del comando d’armata, riprendevano di sorpresa la sommità del Kurgan di Mamayev, sloggiandone il II/26°panzergrenadieren, nonostante la reazione rabbiosa della Luftwaffe che mieteva serie perdite tra le guardie. Nel diario del Generale Kuidov, leggiamo le seguenti parole:

    Una delle pattuglie da ricognizione tornò indietro a comunicare che la compagnia di semicingolati nemici che solitamente stazionava sul versante est del Kurgan si era allontanata ed io non persi un secondo nell’ordinare al mio reparto di semicingolati americani ed al plotone assaltatori di assaltare di sorpresa la sommità. Il combattimento fu breve ed intenso. Sorprendentemente i Tedeschi non opposero un’accanita resistenza ma ancor prima che noi prendessimo possesso della cima, una valanga di bombardieri in picchiata si scagliò contro i due battaglioni di Rodimitsev che avevano seguito il plotone assaltatori ed i nostri semicingolati. Ci furono serie perdite, ma il Kurgan di Mamayev era di nuovo in mano all’armata.

    L’altra azione su cui Kuidov concentrò l’attenzione fu il ripristino di una gabbia di accerchiamento per il I/26°panzergrenadieren e l’annessa compagnia StuG. Questi reparti tedeschi, giunti oramai ad un solo chilometro dalla stazione centrale andavano fermati e progressivamente distrutti. Questo era l’ordine che Kuidov impartiva al generale Gurevich comandante della 39a divisione della guardia. Il subordinato si metteva subito al lavoro ordinando ai suoi 112° e 117° reggimenti della guardia di avvolgere da ovest verso sud il battaglione di panzergrenadieren allo scopo di rallentarne l’avanzata. Queste truppe si coordinarono con il 1/100°guardie della 35a divisione proveniente dall’approdo Piazza Rossa e con una compagnia del II/42a brigata di fanteria proveniente dalla riserva della stazione centrale, che prese posizione tra quest’ultima ed il battaglione tedesco avanzante. Obiettivo di tutte queste forze, contenere e possibilmente indebolire i due reparti nemici.

    Nel frattempo continuavano ad affluire rinforzi russi presso l’approdo Piazza Rossa. Nella giornata del 9 ottobre attraccarono due battaglioni e mezzo della NKVD, reparti ricostituiti della 10a e dell’11a divisione, un battaglione mitraglieri separato e l’avanguardia della 37a divisione della guardia del generale Kuzma Yevdokimovich Grebennik, costituita da due battaglioni del 114°reggimento.

    Prima di notte però, nei suoi molteplici ed asfissianti attacchi, la Luftwaffe, metteva a segno un altro colpo gobbo; centrava in pieno il comando del generale Silvain Gurevich, uccidendo lui e gran parte dello staff della 39a divisone della guardia, cosicché il comando passò al colonnello Nikita Steubel comandante dell’artiglieria divisionale ed ufficiale più anziano rimasto in organico.

    Altra novità di questo inizio mese era l’assegnazione alla 62a armata di un reggimento di cacciabombardieri, il 17°. Il reparto era ancora in corso di completamento e si andava ad installare presso l’aerodromo militare di Yunkin, ad una quindicina di chilometri dalla sponda est del Volga. Il reggimento, al comando del colonnello pilota Sergei Ramaninov poteva contare in quel momento su 30 Sukhoi-2 e su 5 Ilyushin-2 Sturmovik. Ulteriori complementi di Il-2 erano previsti in arrivo per completare la dotazione reggimentale di 60 apparecchi da attacco. Era anche atteso nei giorni successivi l’arrivo del 102°reggimento caccia a completare lo schieramento della 17a divisione aerea. Poca cosa rispetto allo strapotere della Luftwaffe, ma pur sempre meglio che niente. L’euforia per l’arrivo di questo nuovo reparto aereo durò poco. I Tedeschi non ci misero molto ad individuarne le basi ed a organizzare un attacco devastatore tipo guerra dei sei giorni che cancellò il reparto dall’organigramma dell’Armata Rossa. Decisamente occorreva impiantare sul fronte di Stalingrado una credibile copertura di caccia, prima di poter stazionare qualunque reparto aereo in zona.

    A parziale compensazione di questo rovescio, arrivava la buona notizia che l’attacco sui due reparti accerchiati nemici nei pressi della stazione centrale era riuscito, seppur con perdite considerevoli. La 39a divisione della guardia, in collaborazione con i reparti della 13a e della 35a era riuscita ad annientare il battaglione panzergrenadieren della 71a divisione di fanteria tedesca. Rimaneva adesso da vedersela con la grossa compagnia di cannoni d’assalto che ancora resisteva nella piccola sacca creata tra la scarpata Krutoy e la stazione. Questi erano ovviamente ossi molto più duri ma oramai i loro rifornimenti cominciavano a scarseggiare ed una risoluzione doveva oramai essere vicina. Sfortunatamente un certo numero di reparti corazzati e meccanizzati tedeschi, in quel momento ancora indefiniti, ma probabilmente appartenenti alla stessa 24a divisione panzer avevano fatto la loro apparizione a nord della raffineria di petrolio, presumibilmente per cominciare infine un contrattacco tedesco verso sud con l’obiettivo di chiudere la partita in città o per lo meno per bloccare ogni alito di iniziativa russa lungo la sponda del Volga verso nord in direzione del complesso chimico Lasur e della fabbrica Ottobre Rosso.
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  10. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    10 ottobre 1942

    I Tedeschi, evidentemente allarmati dall’arrivo dei rinforzi russi sul versante nord del fronte centrale, cominciarono operazioni di attacco lungo la sponda del volga verso sud ed operazioni volte all’ennesima riconquista del Kurgani di Mamayev. Reparti della 24a divisione corazzata e della 71a divisione di fanteria cominciarono nella notte tra il 9 ed il 10 ad ammassarsi lungo la sponda del Volga, rendendo pericolosa la situazione degli esausti reparti russi attestati sul Kurgan. Il comando della 62a armata, ancora una volta attestato sulla collina insieme ad un battaglione della 95a divisione di fanteria, contava ormai non più di un centinaio di uomini tra fucilieri ed assaltatori del battaglione di sicurezza. Il battaglione della 95a divisione sotto il diretto comando tattico di Kuidov, era a sua volta ridotto a 160 uomini assolutamente non sufficienti per la difesa del Kurgan. Per questa ragione il generale Kuidov stesso ordinò che due battaglioni della 13a divisione della guardia venissero ritirati sulla sommità dalla posizione avanzata che avevano raggiunto il giorno precedente nei boschi a nord della posizione. Il comando d’armata ripiegò quindi di 600 metri a sud ed il battaglione della 95a divisione di fanteria cominciò immediatamente a mettere insieme fortificazioni leggere sul posto. I battaglioni della guardia che a loro volta ripiegarono sul Kurgan, lo fecero non senza perdite causate dal movimento di sganciamento da due battaglioni di panzergrenadieren della 24a divisione corazzata e di una compagnia di cannoni d’assalto che battevano col fuoco l’itinerario della ritirata.

    Inoltre i Tedeschi non restarono certo inattivi di fronte alle mosse nemiche: all’estrema destra del versante nord del settore centrale, si registrò un contrattacco per la riconquista della scarpata Krutoy che respinse un altro semidistrutto ed esausto battaglione della 95a divisione, che come divisione era oramai ridotta all’ombra di sé stessa, colpita tra l’altro in nottata dalla perdita del proprio comandante Marko Martinenko ad opera dell’aviazione tedesca, la quale ultimamente si stava specializzando in raid mirati ai comandi divisionali russi.

    All’estremo sud del fronte, i Tedeschi montavano un assalto all’approdo centrale, utilizzando cinque battaglioni della 94a divisione di fanteria appoggiati da un battaglione di cannoni anticarro. L’operazione aveva parziale successo, provocando l’ordinato ripiegamento della 137a brigata carri (appiedata), del comando del generale Krumilov, vicecomandante della 62a armata, di un battaglione di fanteria della 131a divisione e di un battaglione anticarro separato. I tedeschi non ebbero però la forza di occupare l’approdo, mezzi stremati anche loro dall’intensità del combattimento che provocò loro 10 morti e 40 feriti. Non c’era dubbio che i combattimenti in città verso la metà di ottobre, anche se erano per il momento diminuiti di numero, certo non erano diminuiti di intensità.

    Come notizia positiva del giorno per i Russi invece, l’attacco finale alla compagnia di cannoni d’assalto tedeschi da parte della 39a divisone della guardia si concludeva con la resa dei 10 mezzi ancora a disposizione della compagnia. Questi, resisi conto di non avere nessuna via di fuga, dopo aver perso 3 veicoli su 13, e rimasti praticamente senza munizioni, decisero di mettere fuori uso i cannoni dei veicoli superstiti e di tentare la carta della prigionia. La conclusione di questa operazione liberava ovviamente un buon numero di truppe russe, anche se esauste ed a loro volta a corto di munizioni e rifornimenti. La divisione della guardia aveva subito parecchie perdite in questa operazione e la consistenza media dei suoi battaglioni di fanteria era oramai sui 200 uomini.

    L’11 ottobre nuove cattive notizie si addensarono sulla testa della 62a armata: la prima era che civili ad ovest di Gorodishche annunciarono l’arrivo di una nuova divisione probabilmente corazzata tedesca.

    “Gran numero di carri armati e veicoli blindati” era il rapporto della rete di spionaggio dietro alle linee nemiche, e forse anche di un’altra divisione di fanteria.

    La seconda cattiva notizia era che pareva che Paulus avesse finalmente dato l’ordine di offensiva finale per conquistare il settore centrale e dunque il resto della città per portare a termine vittoriosamente l’operazione di Stalingrado.

    All’alba dell’11 ottobre elementi della 24a divisone panzer e dalla 71a divisione di fanteria davano inizio ad un poderoso attacco con ampio appoggio di artiglieria ed aviazione nei settori est (raffineria) e ovest (Kurgan di Mamayev). Un primo deciso attacco si registrò tra il Kurgan ed il complesso degli uffici amministrativi della raffineria. Un battaglione del 21°panzergrenadieren, con ampio appoggio di aeroplani e mezzi corazzati d’assalto, respingeva di 500 metri una compagnia della 42a brigata di fanteria che si ritirava con 30 morti ed altrettanti feriti gravi verso ovest e perdendo praticamente metà dei suoi effettivi.

    Lo stesso battaglione di panzergrenadieren attaccava poi anche uno dei pochi reparti rimasti della 95a divisinoe di fanteria con l’appoggio di un battaglione pionieri d’assalto e due compagnie corazzate della 24a panzer. Il battaglione russo veniva semidistrutto, perdendo due terzi dei suoi effettivi e ritirandosi in disordine verso la stazione centrale.

    Immediatamente dopo queste operazioni preliminari, volte evidentemente a distrarre i Russi, scattava l’operazione principale per l’ennesimo cambio di mano del Kurgan di Mamayev. Questo attacco fu un vero e proprio bagno di sangue, forse una delle più dure e violente azioni della battaglia. I Russi volevano ad ogni costo non perdere di nuovo la sommità della collina strategica che controllava l’intero settore centrale della città ed opposero un’accanita e prolungata resistenza con i due battaglioni superstiti della 13a divisione della guardia più quello che rimaneva del III/161°della 95a divisione di fanteria. Per tre ore le forze russe combatterono disperatamene per mantenere il possesso della quota; ma alla fine, essendo il battaglione della 95a ed uno dei due battaglioni della guardia stati completamente distrutti, i superstiti dell’ultimo battaglione della 13a divisione rimasto ripiegarono in disordine verso sud sul comando di armata. In questo scontro i Russi persero un totale di quasi 400 uomini in sole tre ore di battaglia; un rateo di perdite mai visto prima durante la campagna per la città. I tedeschi ebbero 3 semicingolati distrutti, 10 morti ed altrettanti feriti ed un Me-109 abbattuto mentre mitragliava a bassa quota.

    Infine i Tedeschi, non contenti dei successi nell’entroterra, sferrarono anche un attacco lungo la sponda del Volga con obiettivo i serbatoi della raffineria di petrolio, che peraltro erano già in fiamme da parecchi giorni, ricoprendo l’intera città di un fumo denso e nero che nascondeva la maggior parte della sponda ovest alla vista. Qui due battaglioni di pionieri d’assalto della onnipresente 24a divisone corazzata, una compagnia carri, ed elementi del gruppo da combattimento Stahel, tra cui un battaglione di fanteria croato attaccarono violentemente lungo la sponda con asse nord sud, distruggendo quello che rimaneva di un altro battaglione della 13a della guardia facendo più di 100 prigionieri ed avanzando di quasi un chilometro in direzione sud. Si fermarono solo davanti alle avanguardie della 308a divisione di fanteria, appena giunta sulla sponda ovest ed in corso di trasferimento nel settore della raffineria per quella che doveva essere nei piani russi una controffensiva per riprendere il complesso chimico Lasur e possibilmente il quartiere Ottobre Rosso.
    A questo punto si dubitava alquanto al comando della 62a armata del realismo e della fattibilità di un piano del genere.
    Al contrario, i Tedeschi avevano iniziato la loro lenta, metodica e distruttrice avanzata per la conquista dell'ultimo quartiere di Stalingrado in mano a Kuidov.

    Siamo forse di fronte all'offensiva finale tedesca?
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  11. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    10 ottobre 1942

    I Tedeschi, evidentemente allarmati dall’arrivo dei rinforzi russi sul versante nord del fronte centrale, cominciarono subito operazioni di attacco lungo la sponda del volga verso sud ed operazioni volte all’ennesima riconquista del Kurgan di Mamayev. Reparti della 24a divisione corazzata e della 71a divisione di fanteria cominciarono nella notte tra il 9 ed il 10 ad ammassarsi lungo la sponda del Volga, rendendo pericolosa la situazione degli esausti reparti russi attestati sul Kurgan. Il comando della 62a armata, ancora una volta attestato sulla collina insieme ad un battaglione della 95a divisione di fanteria, contava ormai non più di un centinaio di uomini tra fucilieri ed assaltatori del battaglione di sicurezza. Il battaglione della 95a divisione, sotto il diretto comando tattico di Kuidov, era a sua volta ridotto a 160 uomini assolutamente non sufficienti per la difesa del Kurgan. Per questa ragione il generale Kuidov stesso ordinò che due battaglioni della 13a divisione della guardia venissero ritirati sulla sommità, dalla posizione avanzata che avevano raggiunto il giorno precedente nei boschi a nord della posizione. Il comando d’armata ripiegò quindi a sua volta di 600 metri a sud ed il battaglione della 95a divisione di fanteria cominciò immediatamente a scavare trincee leggere sul posto. I battaglioni della guardia ripiegarono sul Kurgan non senza perdite causate da due battaglioni di panzergrenadieren della 24a divisione corazzata e di una compagnia di cannoni d’assalto che battevano incessantemente col fuoco l’itinerario della ritirata.

    Inoltre i Tedeschi non restarono certo inattivi di fronte alle succitate mosse nemiche: all’estrema destra del versante nord del settore centrale tanto per cominciare, si registrò un contrattacco per la riconquista della scarpata Krutoy che respinse un altro semidistrutto ed esausto battaglione della 95a divisione, che come divisione era oramai ridotta all’ombra di sé stessa, colpita tra l’altro in nottata dalla perdita del proprio comandante Marko Martinenko ad opera dell’aviazione tedesca, la quale ultimamente si stava specializzando in raid mirati ai comandi divisionali russi man mano che la zona difensiva russa si restringeva e la ricognizione tedesca diventava più efficace.

    All’estremo sud del fronte invece, i Tedeschi montavano un assalto all’approdo centrale, utilizzando cinque battaglioni della 94a divisione di fanteria appoggiati da un battaglione di cannoni anticarro. L’operazione aveva parziale successo, provocando l’ordinato ripiegamento della 137a brigata carri (appiedata), del comando del generale Krumilov, vicecomandante della 62a armata(che verrà anche lui ucciso qualche ora dopo in un attacco di Stukas), di un battaglione di fanteria della 131a divisione e di un battaglione anticarro separato. I tedeschi non ebbero però la forza di occupare l’approdo, mezzi stremati com’erano anche loro dall’intensità del combattimento che gli provocò 10 morti e 40 feriti. Non c’era dubbio che i combattimenti in città verso la metà di ottobre, anche se erano per il momento diminuiti di numero, certo non erano diminuiti di intensità.

    Come notizia positiva del giorno per i Russi invece, l’attacco finale alla compagnia di cannoni d’assalto tedeschi da parte della 39a divisone della guardia si concludeva con la resa dei 10 mezzi ancora a disposizione della compagnia. Questi, resisi conto di non avere nessuna via di fuga, dopo aver perso 3 veicoli su 13, e rimasti praticamente senza munizioni, decisero di mettere fuori uso i cannoni dei veicoli superstiti e di tentare la carta della prigionia. La conclusione di questa operazione liberava ovviamente un buon numero di truppe russe, anche se esauste ed a loro volta a corto di munizioni e rifornimenti. La divisione della guardia aveva subito parecchie perdite in questa operazione e la consistenza media dei suoi battaglioni di fanteria era oramai sui 200 uomini. La carta della prigionia invece per i Tedeschi non funzionò in quanto i Russi fucilarono dal primo all’ultimo dei carristi tedeschi ad iniziare dagli ufficiali.

    L’11 ottobre nuove cattive notizie si addensarono sulla testa della 62a armata: la prima era che civili ad ovest di Gorodishche annunciarono l’arrivo di una nuova divisione probabilmente corazzata tedesca. Si trattava della 16a divisione corazzata che il comando sud aveva rilasciato come ulteriore carta da giocare per la conquista di Stalingrado, in cambio della promessa di Paulus che tale conquista avrebbe avuto effettivamente luogo.

    “Gran numero di carri armati e veicoli blindati” era il rapporto della rete di spionaggio dietro alle linee nemiche, e forse anche di un’altra divisione di fanteria.

    La seconda cattiva notizia era che pareva che Paulus avesse finalmente dato l’ordine di offensiva finale per conquistare il settore centrale e dunque il resto della città per portare a termine vittoriosamente l’operazione di Stalingrado.

    All’alba dell’11 ottobre dunque elementi della 24a divisone panzer e dalla 71a divisione di fanteria davano inizio ad un ennesimo e poderoso attacco con ampio appoggio di artiglieria ed aviazione nei settori est (raffineria) e ovest (Kurgan di Mamayev). Un primo deciso attacco si registrò tra il Kurgan ed il complesso degli uffici amministrativi della raffineria. Un battaglione del 21°panzergrenadieren, con ampio appoggio di aeroplani e mezzi corazzati d’assalto, respingeva di 500 metri una compagnia della 42a brigata di fanteria che si ritirava con 30 morti ed altrettanti feriti gravi verso ovest e perdendo praticamente metà dei suoi effettivi.

    Lo stesso battaglione di panzergrenadieren attaccava poi anche uno dei pochi reparti rimasti della 95a divisione di fanteria con l’appoggio di un battaglione pionieri d’assalto e due compagnie corazzate della 24a panzer. Il battaglione russo veniva semidistrutto dopo selvaggi combattimenti casa per casa ed utilizzando dalla baionette alle vanghe da trincea, perdendo due terzi dei suoi effettivi e ritirandosi in disordine verso la stazione centrale. I Tedeschi a loro volta pagarono il loro successo con perdite anche superiori.

    Immediatamente dopo queste operazioni preliminari, volte evidentemente a distrarre i Russi, scattava l’operazione principale mirata all’ennesimo cambio di mano del Kurgan di Mamayev. Questo attacco fu un vero e proprio bagno di sangue, forse una delle più dure e violente azioni della battaglia. I Russi volevano ad ogni costo non perdere di nuovo la sommità della collina strategica che controllava l’intero settore centrale della città ed opposero un’accanita e prolungata resistenza con i due battaglioni superstiti della 13a divisione della guardia più quello che rimaneva del III/161°della 95a divisione di fanteria. Per tre ore e mezza le forze russe combatterono disperatamene per mantenere il possesso della quota; ma alla fine, essendo il battaglione della 95a ed uno dei due battaglioni della guardia stati completamente distrutti, i superstiti dell’ultimo battaglione della 13a divisione rimasto ripiegarono in disordine verso sud sul comando di armata. In questo scontro i Russi persero un totale di quasi 400 uomini in sole tre ore di battaglia; un rateo di perdite mai visto prima durante la campagna per la città. I tedeschi ebbero 3 semicingolati distrutti, 10 morti ed altrettanti feriti ed un Me-109 abbattuto mentre mitragliava a bassa quota.

    Infine i Tedeschi, non contenti dei successi nell’entroterra, sferrarono anche un terzo attacco lungo la sponda del Volga con obiettivo i serbatoi della raffineria di petrolio, che peraltro erano già in fiamme da parecchi giorni, ricoprendo l’intera città di un fumo denso e nero che nascondeva la maggior parte della sponda ovest alla vista. Qui due battaglioni di pionieri d’assalto della onnipresente 24a divisone corazzata, una compagnia carri, ed elementi del gruppo da combattimento Stahel, tra cui un battaglione di fanteria croato appena giunto ad assaggiare i piaceri di Stalingrado, attaccarono violentemente lungo la sponda con asse nord sud, distruggendo quello che rimaneva di un altro battaglione della 13a della guardia, facendo più di 100 prigionieri ed avanzando di quasi un chilometro in direzione sud. Si fermarono solo davanti alle avanguardie della 308a divisione di fanteria, appena giunta sulla sponda ovest ed in corso di trasferimento nel settore della raffineria per quella che doveva essere nei piani russi una controffensiva per riprendere il complesso chimico Lasur e possibilmente il quartiere Ottobre Rosso, anche se a questo punto si dubitava alquanto al comando della 62a armata del realismo e della fattibilità di un piano del genere.

    Al contrario, i Tedeschi avevano iniziato la loro lenta, metodica e distruttrice avanzata per la conquista dell'ultimo quartiere di Stalingrado in mano a Kuidov.
     
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  12. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Nel tardo pomeriggio dell’11 ottobre altre unità russe venivano traghettate sulla sponda ovest per rinforzare lo schieramento difensivo del settore centrale; segnatamente due ulteriori battaglioni della 37a divisione della guardia ed uno della 308a divisione di fanteria, che per dare un’idea di quanto duri furono i combattimenti a Stalingrado durante la metà di ottobre, perse due terzi dei suoi effettivi in 48 ore. Naturalmente occorreva attendere l’oscurità per poter ulteriormente muovere via terra queste forze verso le loro destinazioni. I Tedeschi invece, che non avevano nessun problema a manovrare le loro unità anche in pieno giorno, certo non rallentarono il ritmo delle loro operazioni, nel tentativo di non dare un’ora di respiro al nemico. Infatti continuarono incessanti gli attacchi a sud del Kurgan di Mamayev, che travolsero definitivamente il fronte sui due fianchi del comando di armata e delle poche truppe rimaste sotto il suo diretto controllo tattico: l’11°reggimento della 10a brigata di fanteria con l’annesso comando di brigata, il II/34°reggimento di fanteria della 13a divisione della guardia ed una compagnia di fanteria della 42a brigata. Per tutte queste forze urgeva un ripiegamento per evitare di essere subitaneamente circondate e distrutte; e fu un ripiegamento graduale effettuato con considerevole disordine dato che alcuni di questi reparti erano grandemente scossi e disorganizzati.

    Il generale Kuidov, allarmatissimo da questi ultimi sviluppi, tanto per cominiciare ordinò alla 39a divisione della guardia di attestarsi a difesa dietro al torrente Krutoy in secca, nella speranza di costituire una linea difensiva decente da usare per una base di operazioni futura, in attesa di prendere altre misure con truppe di nuovo arrivo.

    In generale comunque, nonostante tutti gli sforzi russi compiuti nell’arco di più di un mese, i Tedeschi si trovavano adesso da sud a meno di 4 chilometri dall’ultimo approdo in mano ai Russi all’interno di Stalingrado, e da nord a meno di sette chilometri. La situazione cominciava ad essere dunque veramente drammatica, anche perché non vi era nessuna garanzia che le rimanenti forze russe, riuscissero a tenere a questo punto il settore centrale. E tuttavia occorreva continuare a resistere perché correva voce tra i comandi superiori, e quello della 6a armata era tra questi comandi, che in un mese/mese e mezzo sarebbe scattata una controffensiva a nord e a sud della città con l’idea di accerchiare tutte le forze tedesche operanti tra l’ansa del Don e quella del Volga.

    A quel punto era infatti impensabile una controffensiva che partisse dall’interno della città ed il compito della 62a armata diveniva quindi quello di tenere impegnate il più possibile di divisioni tedesche ed impedire che queste venissero distolte e schierate in qualche altro luogo. Obiettivo non dichiarato ma sotteso assegnato all’armata, era quello di farsi distruggere sul posto se necessario e distruggere il più possibile di truppe nemiche nel processo, negando nel contempo ai Tedeschi l’accesso alla sponda est del Volga. Tale intendimento veniva rafforzato ancor di più adesso che era notizia certa che l’offensiva tedesca nel Caucaso era culminata ed il nemico si era messo “temporaneamente” sulla difensiva.

    Il 14 ottobre si era venuta a creare una situazione per la quale la 39a divisone della guardia che aveva anche lei perso il comandante in un’incursione aerea della Luftwaffe, teneva un fronte di 4 chilometri lungo la sponda sud del torrente Krutoy con il 120° ed il 117° in prima schiera, ed il 112° in riserva.

    La 37a divisione della guardia aveva invece addirittura iniziato un abbozzo di manovra controffensiva, partendo dalla raffineria di petrolio, tentando di aggirare i Tedeschi in contatto lungo il torrente Krutoy, di riprendere ancora una volta il Kurgan di Mamayev, questa volta da est con un battaglione del 114°reggimento guardie ed uno della 308a divisione di fanteria.

    Il resto della 308a divisione, agli ordini del colonnello Vassili Motchkev invece doveva contrattaccare in direzione nord lungo la sponda del Volga, una compagnia corazzata della 24a divisone panzer, ancora ignara del devastante contrattacco tedesco che quasi la distruggerà.

    Come abbiamo già accennato sopra, i Russi cominciavano inoltre ad avere un grave e pressante problema: i Tedeschi avevano trovato un modo per localizzare ed attaccare pesantemente i comandi divisionali russi e ad ammazzare generali come se fossero soldati semplici. Persino il comando del vicecomandante dell’armata, come abbiamo visto, era stato pesantemente attaccato ed il generale Krumilov, gravemente ferito aveva dovuto essere evacuato sulla sponda est. Morirà alcuni giorni dopo. Si temeva dunque molto per il comando d’armata che oramai anche lui si trovava in uno spazio veramente ristretto e quindi era facilmente localizzabile. Inoltre il comando della 37a divisione veniva anch'esso travolto questa volta per terra e non per aria da una compagnia corazzata tedesca ed il comandante della divisione veniva altresì ucciso mentre impugnava un fucile anticarro. La compagnia corazzata tedesca veniva a sua volta successivamente distrutta in un contrattacco concentrico portato da elementi vendicatori della divisone del generale ucciso e della 308a divisone di fanteria. I tedeschi perdevano 18 carri armati e gli equipaggi arresisi in quando impossibilitati a ritirarsi vennero trucidati sul posto. Inutile sottolineare ancora una volta la violenza e la natura dei combattimenti a Stalingrado, specialmente in queste fasi finali della battaglia più simili a scontri medioevali che a combattimenti tra eserciti del XX secolo.

    Il 16 ottobre i Tedeschi richiamarono dal fronte a nord della città, come abbiamo visto sopra, nuove aliquote della 16a divisione panzer, assecondando così la 62a armata nel compimento della sua missione di attirare sempre più divisioni tedesche nel calderone di Stalingrado.

    Distrutta la compagnia corazzata tedesca, aliquote della 37a divisione della guardia fecero una conversione verso ovest in direzione del Kurgan di Mamayev, allo scopo di riconquistare la cima che la ricognizione dava tenuta solamente da una compagnia di fanteria del gruppo Stahel (era la compagnia di sicurezza del comando di brigata), ed accerchiare un nuovo nucleo di forze della 24a divisione panzer costituito da una seconda compagnia corazzata e dal II/26 reggimento panzergrenadieren. Questa manovra esponeva ovviamente il fianco destro ad una possibile contro-controffensiva tedesca proveniente dal quartiere Ottobre Rosso e dal complesso chimico, e a tale scopo un reggimento della 308a divisone di fanteria era staro lasciato in posizione difensiva e di allarme.

    Non abbiamo più parlato per un po’ del versante sud del settore centrale tenuto sempre da un complesso misto della 193a divisione e della 284a divisione di fanteria, coadiuvate da resti vari di altri reparti. Qui il fronte era rimasto tranquillo per più di una settimana a parte il fuoco di artiglieria e gli occasionali attacchi aerei, e per il momento non destava preoccupazioni. Le truppe tedesche a contatto in questo settore erano quelle della 29a divisione motorizzata, con due compagnie carri; e sulla sponda del Volga, un battaglione anticarro ed uno di fanteria della 94a divisione di fanteria. Era chiaro che Paulus aveva deciso di concentrare i suoi attacchi solamente sul fronte nord.
     
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  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Il 17 ottobre, da un rapporto redatto dallo staff del comando della 62a armata per la STAVKA, si evinceva quanto segue.

    Il comando dell’armata ritiene che con le forze a disposizione e con i rinforzi programmati nel presente e nel prossimo mese, sia assolutamente impossibile pensare ad una riconquista dei quartieri strategici nord della città.
    Di conseguenza l’armata ha al momento in corso una limitata controffensiva basata su un’azione della 37a divisione della guardia affidata al generale Sokolov, che ha sostituito il generale Grebennik, perito in combattimento contro corazzati nemici. Tale azione offensiva si sta sviluppando a partire dal “corridoio delle raffinerie”, lungo la sponda del Volga, in direzione ovest con obiettivo il Kurgan di Mamayev che è stato riconquistato per la sesta volta e la scarpata Krutoy. L’azione è volta all’accerchiamento delle aliquote della 24a divisione carri tedesca ed alla loro distruzione. Un reggimento di formazione della 308a divisione di fanteria del colonnello Motchekev è stato distaccato lungo la sponda del volga all’altezza del complesso chimico, con l’obiettivo di interdire eventuali azioni di disturbo tedesche alla predetta azione controffensiva, come suggerito dal comando di fronte. L’obiettivo immediato è quello di rinforzare tale schermo difensivo giudicato dal comando dell’armata del tutto inadeguato a garantire una sufficiente protezione delle forze impegnate nella controffensiva verso ovest. A tale scopo si prevede di impiegare la ancora relativamente intatta 84a brigata carri attualmente dislocata presso i serbatoi delle raffinerie.
    Dal punto di vista strategico, il comando della 62a armata conferma il concetto che ormai le operazioni all’interno della città, date le forze disponibili ed il livello delle forze naziste impegnate nell’offensiva strategica contro Stalingrado, non possano che limitarsi alla strenua difesa di quanto ancora in possesso dell’armata sulla sponda ovest ed al fissaggio di quante più forze tedesche possibili in vista della grande controffensiva invernale che dovrebbe risolvere la situazione sul fronte sud a favore delle armi sovietiche.


    Come si vede, l’apprezzamento della situazione da parte del comando della 62a armata era assai preciso e realistico, per evitare di creare false aspettative nel comando di Yermenko o della STAVKA a Mosca, che peraltro non si aspettavano certo che la 62a armata sconfiggesse i Tedeschi da sola. Del resto il livello dei rinforzi previsti all’armata nel medio periodo non era assolutamente tale da assicurare una probabilità di successo in eventuali operazioni offensive su larga scala all’interno della città. Era evidente che il comando generale intendeva sfruttare al massimo la natura difensiva delle macerie di Stalingrado e la combattività della 62a armata, della quale alcuni reparti erano oramai assolutamente veterani, come ad esempio I battaglione del 34°reggimento 13a divisione della guardia che era ricoperto di onorificenze a veniva abitualmente impiegato con successo in ogni luogo dove il successo sembrava impossibile. Da questo reparto veniva tra l’altro la sezione specializzata di cecchini che sin dall’inizio di ottobre aveva cominciato a seminare il panico tra svariati reparti tedeschi in giro per la città.

    Nella notte tra il 17 ed il 18 i Tedeschi cominciarono il contrattacco lungo la sponda del Volga per tagliare fuori l’offensiva russa sul Kurgan e sulla scarpata Krutoy. Ancora una volta erano i carri della 24a divisione panzer a guidare l’azione d’attacco. Partecipavano all’attacco due battaglioni panzergrenadieren del 21°reggimento ed una compagnia di 25 panzer III appoggiati da 3 StuG e 3 Marder. L’attacco si materializzava contro un battaglione della 308a divisione di fanteria. Un secondo battaglione battaglione della 308a all'ala sinistra tentava di intervenire in appoggio ma era bloccato de forze sussidiarie tedesche che controllavano l’itinerario di avvicinamento alla zona della battaglia. Ne conseguì che il II/329° reggimento di fanteria russo dovette difendersi da solo contro le ingenti forze meccanizzate e corazzate tedesche. Resistette per un ora e dopo aver perso 10 morti e venti feriti, iniziò un graduale ripiegamento verso sud per non essere sopraffatto

    Kuidov intuì rapidamente il pericolo ed avviò sul posto un ingente numero di forze russe di riserva, vale a dire l’84a brigata carri al completo, i resti della 35a divisione della guardia ed il comando di Rodimtsev con tutto quello che rimaneva della “gloriosa 13a divisone della guardia” (dalle memorie del generale Rodimtsev sulla Grande Guerra Patriottica), tra cui in avanguardia il succitato I/34°guardie.
    Il primo reparto ad arrivare sul posto fu una compagnia di 7 T-60 dell’84a brigata carri che andò a schierarsi tra le macerie tenute dal battaglione di destra della 308a che stava tentando di contenere i Tedeschi lungo la sponda. Da quanto i Russi fossero riusciti nel più breve tempo possibile a formare una linea difensiva lungo la sponda del Volga, dipendeva il destino della 37a divisione della guardia e e della sua spinta offensiva verso ovest volta alla distruzione di almeno un reggimento della 24a divisione panzer.

    Per quanto riguardava gli ulteriori rinforzi programmati per la difesa della città, e premesso che il maggior volume di truppe russe in arrivo sul fronte sud era destinato alle armate che operavano ai fianchi della 62a armata, era in afflusso la 138a divisone di fanteria che stava appena allora raggiungendo gli approdi della sponda est. Tale divisione era comandata dal generale Maxim Maximovich Aratek, un valoroso ufficiale già appartenuto ai paracadutisti. La divisione era una solida unità di fanteria, con il solo problema che era già stata già pesantemente attaccata e degradata nella forza di combattimento dall’aviazione nemica anche prima di essere trasbordata sulla sponda ovest; un problema comune a tutte le divisioni russe che combatterono a Stalingrado: arrivavano a destinazione in condizione pietose, spesso con metà degli effettivi uccisi o feriti dagli attacchi aerei incessanti, che con l’unità in movimento erano ancora più letali.

    Nel corso della giornata del 18 ottobre divenne chiaro che le ambizioni del comando della 62a armata si erano ancora una volta rivelate eccessive. In primo luogo l’offensiva tedesca lungo la sponda del volga continuò vigorosa mettendo a dura prova i due battaglioni di prima schiera della 308a divisone di fanteria. Questi arretravano lentamente, ma subendo perdite che si sarebbero presto rivelate insostenibili. Anche la compagnia di T-60 veniva duramente maltrattata dai panzer tedeschi, che ne distruggevano un paio e costringevano gli altri a ripiegare insieme alla fanteria. Inoltre sul fianco destro della 37a guardia avanzante verso ovest appariva improvvisamente una delle nuove divisioni tedesche segnalate dalla ricognizione dei civili qualche giorno prima: si trattava della 305a divisione di fanteria rinforzata da almeno una compagnia di carri armati. Da ultimo, i reparti tedeschi della 24a divisione panzer che dovevano essere presumibilmente accerchiati e distrutti dall’avanzata della 37a della guardia e dall’azione di fissaggio a sud della 39a della guardia, adottarono il solito atteggiamento tedesco del non arrendersi all’evidenza e contrattaccarono invece con decisione in direzione del Volga aprendosi la strada di forza contro reparti improvvisati russi che avevano cercato con troppa fretta di chiudere la sacca. La direzione però era sbagliata: invece di liberarsi dall'accerchiamento le forze tedesche penetrarono ancora di più all'interno dello schieramento russo, non era ben chiaro se per errore o per eccesso di fiducia.

    All’alba del 19 era chiaro che la situazione della 37a divisione della guardia si faceva assai pericolosa e che era essa stessa che rischiava di essere accerchiata e distrutta dall’azione combinata della 305a divisione di fanteria e della 24a panzer. Kuidov, avvertendo l’estrema criticità del momento, prendeva immediatamente tutte le contromisure che poté prendere al momento:
    primo, ordinò alle truppe della 308a divisione di fanteria ed alla 84a brigata carri di fortificarsi il più possibile lungo la sponda del Volga perché i Tedeschi in quella zona dovevano essere assai prossimi al punto culminante del loro attacco. Secondo, ordinò al II/114°della guardia di ritirarsi gradatamente sotto l’attacco della 305a divisione di fanteria tedesca e mandava un battaglione del 109°reggimento sempre della 37a divisione della guardia a coprire tale ripiegamento. Terzo ordinò al resto della 37a divisone della guardia di sospendere l’offensiva verso ovest in attesa di ulteriori sviluppi, e quarto ordinò a tutte le truppe disponibili tra la sponda del Volga e la stazione centrale di contrattaccare il battaglione panzergrenadieren e la compagnia tedesca della 24a divisione corazzata che erano penetrati all’interno del perimetro difensivo russo e di distruggerli.
    L’azione però riusciva solo a per metà con la distruzione del battaglione di panzergenadieren a costo di gravi perdite anche per i Russi, nell’ordine di quasi trecento uomini. Anche in questo caso gli uomini della 62a armata non facevano prigionieri. I combattimenti erano troppo selvaggi per considerare una tale eventualità.

    Giunti a quel punto dell’odissea, i Russi erano oramai ridotti ad un settore centrale della città di circa 65 chilometri quadrati che comprendeva gli ultimi obiettivi tattici rilevanti per il controllo della città: la stazione centrale, la Piazza Rossa ed il suo approdo, e il complesso delle raffinerie di petrolio. Si era dunque giunti al momento decisivo della battaglia di Stalingrado.

    Durante la giornata del 19, gli attacchi tedeschi al versante nord del settore centrale non fecero che intensificarsi, probabilmente avendo come obiettivo la ripresa del Kurgan di Mamayev. Attacchi a percussione vennero portati da elementi avanzati della 305a divisione di fanteria a cui si affiancavano in seguito i combattimenti di sfruttamento dell’indebolimento delle linee russe da parte di forze aggiuntive di secondo scaglione sia della 305a che della 24a panzer. Il risultato di queste offensive locali fu il ripiegamento graduale dell’ala destra della 37a divisione della guardia e l’accerchiamento su tre lati del III/114° guardie sul Kurgan. In più una compagnia di 26 panzer III continuava imperterrita a scorrazzare nelle retrovie delle divisioni russe seminando panico e disordine senza che si riuscisse a fissarla e distruggerla. Alla fine questo compito venne affidato ad una forza mista, in parte proveniente dall’approdo (unità della NKVD) ed in parte già impegnata sui varie altre direttrici a contatto col nemico sul versante nord, tra cui due battaglioni della 13a della guardia. L’attacco andò meglio del previsto, anche se le guardie che erano la parte principale dell’attacco, subirono perdite elevate contro i carri armati tedeschi, ai cui equipaggi era venuto all’orecchio che i Russi non facevano prigionieri e di conseguenza combatterono fino all’ultimo respiro. Nell’attacco concentrico per la distruzione del complesso corazzato tedesco, le guardie persero una sessantina di uomini dato che furono costrette ad usare tattiche semi suicide come trascinare i pochi cannoni da 45mm ed i fuciloni anticarro a distanze ridicolmente brevi dai carri nemici per poter rendere effettivi i loro attacchi. Si distinse particolarmente il I/34 della guardia che distrusse 10 dei 18 carri che i Tedeschi persero nello scontro su un totale di 25 in dotazione alla compagnia corazzata. I rimanenti sette furono o abbandonati dai loro equipaggi o immobilizzati e poi abbandonati dai loro equipaggi. Non vi sono dati su quanto personale tedesco scampò a questo attacco russo.

    Il giorno successivo i Russi completarono l’opera inutilizzando, come detto, i rimanenti 7 carri della compagnia questa volta con poca fatica, ma sotto il massiccio attacco dei cannoni d’assalto della 71a divisione di fanteria perdevano di nuovo il Kurgan di Mamayev. A questo punto però (eravamo al momento topico della battaglia di Stalingrado) l’unica cosa che contava era tenere il ridotto centrale e l’approdo. Il versante sud continuava a tenere bene nonostante i limitati attacchi della 94a divisione di fanteria e della 29a motorizzata.

    Il versante nord era dopo gli ultimi selvaggi combattimenti invece in un gran stato di disordine. La sponda era tenuta da quello che rimaneva della 308a divisone di fanteria; 170 uomini! Nemmeno nella battaglia di Stalingrado si era mai vista una divisione scomparire così velocemente. In supporto c’era anche la 84a brigata carri ed un battaglione della 35a divisione della guardia. Queste truppe andavano riorganizzate in quanto erano, a seguito dei precedenti combattimenti, ammassate insieme e avevano perso tutti i vincoli organici tra i loro reparti. In seconda schiera la 13a divisione della guardia ed i suoi due battaglioni superstiti per un totale di 510 uomini, di cui 300 appena arrivati come complementi senza esperienza di combattimento ed affidati agli istruttori esperti del I/39° guardie. Naturalmente il largo afflusso di complementi diluiva la qualità dei reparti.

    Nell’entroterra la 37a divisione della guardia aveva perso per un’ennesima volta il Kurgan di Mamayev, ma a questo punto la cosa non aveva più una soverchia importanza. In questo settore in seconda schiera c’era la 39a divisone della guardia ed il comando di armata due chilometri a nord della stazione centrale. Questo era tutto quello che rimaneva ai Russi per difendere Stalingrado, oltre alle forze del versante sud e la 138a divisione in avvicinamento agli approdi di Krasnya Sloboda. Infine a ovest vi erano gruppi di sbandati che faticosamente stavano cercando di riguadagnare le linee russe, appartenenti a vari reparti che erano stati distrutti in precedenza, per un totale di circa due brigate molto molto ridotte.

    Nella giornata del 20 ottobre i Tedeschi cominciarono operazioni offensive anche sul versante sud. Un reggimento di fanteria della 94a divisione appoggiato da una compagnia corazzata ed abbondanza di artiglieria, faceva irruzione nel tratto di fronte tenuto dalla 193a divisione. Il I/188°reggimento veniva travolto e praticamente distrutto, mentre il resto del 188°si ritirava di un chilometro in direzione dell’approdo da cui adesso i Tedeschi distavano solo tre chilometri con le loro punte avanzate. Lo stesso giorno cominciavano a sbarcare i primi due battaglioni della 138a divisone di fanteria con il comando divisionale del generale Aratek e adesso Kuidov aveva il dilemma di dove schierare questa nuova unità. Inoltre si trattava di riorganizzare la difesa del versante nord. prima che collassasse.

    Nota dell’autore
    L’aviazione tedesca, in 75 turni di battaglia ha praticamente polverizzato tutta l’artiglieria russa sulla sponda est del volga ed annientato 6 dei 7 battaglioni antiaerei che presidiavano tale sponda. Nella battaglia reale, la contraerea lungo le sponde del Volga fu attiva fino alla fine della battaglia, manovrata tra l’altro per una buona parte da personale femminile, di cui il generale Ciuikov nelle sue memorie non si stanca mai di evidenziare coraggio e dedizione. Da questi dati evinco che forse nello scenario di TOAW sulla battaglia, l’aviazione tedesca è leggermente esagerata o le difese contraeree russe non adeguate. Sempre dalle memorie di Ciuikov, di cui ho la fortuna di avere una copia in Italiano, si legge che alla metà di ottobre l’aviazione russa era, per quanto limitata nel numero, abbastanza attiva almeno di notte sul cielo della città. Nello scenario, i due unici stormi russi, uno di caccia ed uno di cacciabombardieri sono invece stati automaticamente annichiliti nei loro stessi aeroporti dalle forze aeree tedesche nello stesso turno in cui hanno fatto la loro apparizione.
     
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  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    il 20 ottobre Kuidov prese in considerazione la possibilità di ordinare un contrattacco nel settore sud per contrastare la penetrazione della 94a divisione di fanteria tedesca nei quartieri subito a sudovest della Piazza Rossa, portato dai due battaglioni superstiti della 284a divisone di Alexei Skander e dalla 193a divisione del colonnello Nieprenskii. Poi ci ripensò e decise di evitare il rischio di avere queste truppe martellate dalla Luftwaffe. Nel corso della giornata però ci si rese conto stranamente che l’aviazione tedesca si era presa una pausa a non si registravano i soliti incessanti attacchi sulle forze russe per quel giorno. Tale informazione fu suffragata soprattutto dall’avvicinamento indisturbato della 138a divisione agli approdi della sponda est.

    Il generale Kuidov decise dunque di approfittare di questo stato di cose per intraprendere operazioni di stabilizzazione nel settore nord. Innanzi tutto ordinò al II/118°reggimento della 37a divisione della guardia di contrattaccare una penetrazione locale di cannoni d’assalto nemici in direzione della stazione centrale. I veicoli tedeschi, di fronte all’assalto della fanteria russa ben armata con 4 cannoni da 45 e 10 fuciloni anticarro, non accettò il combattimento e si ritirò verso ovest. Così facendo però si andò ad ingabbiare da sola in un dispositivo di accerchiamento formato da entrambe le divisioni russe della guardia, la 37a e la 39a; ed a Kuidov non restò che ordinare i movimenti necessari per completare tale accerchiamento, favorito anche dalla momentanea inattività dell’aviazione nemica. L’attacco però veniva respinto dalla compagnia di 14 StuG della 71a divisione di fanteria, che si erano ben posizionati tra le macerie e provocò 20 morti e 100 feriti tra i battaglioni della guardia che presero parte all’attacco. Kuidov, furioso per questo deludente risultato, ordinò che l’attacco venisse immediatamente reiterato e minacciò di far processare i comandanti dei battaglioni interessati per codardia di fronte al nemico se non gli avessero distrutto 14 mezzi corazzati nemici completamente accerchiati. Il secondo attacco, al prezzo di un’ulteriore ottantina di perdite russe, riuscì; i mezzi d’assalto corazzati tedeschi vennero distrutti ed i loro equipaggi uccisi. Negli studi del dopoguerra, questa azione venne pesantemente criticata da molti studiosi militari, in quanto causò in quel momento critico della battaglia un eccessivo indebolimento di quanto già poco era rimasto della 37a divisione della guardia; ma proprio in quel critico momento della battaglia d’altra parte, Kuidov non poteva permettersi sottigliezze tattiche. C’era una compagnia corazzata nemica accerchiata ed andava distrutta nel più breve tempo possibile. La tesi dei critici sarà però parzialmente giustificata dagli eventi immediatamente successivi.



    A queste azioni di assestamento sul versante nord, i Tedeschi risposero con le cattive maniere, attaccando a fondo proprio sul versante nord sull’ala sinistra dello schieramento russo tenuto dalle due divisioni della guardia, come abbiamo detto indebolite. Gruppi da combattimento misti della 71a di fanteria e della 24a panzer attaccarono con tale violenza da disorganizzare completamente la 37a divisione della guardia che però cedette terreno gradatamente senza sfasciarsi, in direzione del torrente in secca Krutoy.

    Allo stesso momento, le pattuglie lungo la sponda del Volga appartenenti alla 84a brigata carri, comunicavano invece che il nemico ritirava forze da quel fronte; dal che il generale Kuidov ipotizzò di abbozzare una limitata azione di ricognizione in forze tra la raffineria di petrolio ed il Kurgan di Mamayev per rendersi conto della situazione dello schieramento nemico e per eventualmente approfittare di qualunque debolezza nella disposizione delle forze tedesche.

    Il generale diede dunque ordine alla 84a brigata carri di condurre una ricognizione lungo la sponda del Volga procedendo verso nord in un movimento per il contatto fino a quando non avesse incontrato il nemico. Il maggiore Bornikov, comandante della brigata, affidò il compito alla compagnia di carri leggeri che si spinse in avanti lungo la sponda per un paio di chilometri sino a quando non prese contatto con il 211°reggimento di fanteria tedesco che presidiava la zona degli scarichi del complesso chimico Lasur. Questo movimento lungo la sponda aveva anche bypassato le posizioni delle compagnie corazzate della 24a panzer e della 305a di fanteria che tenevano il settore tra la sponda del Volga ed il Kurgan di Mamayev. Si trattava adesso di attendere che la 13a divisione della guardia fosse pronta ad una seconda ricognizione in forze ad ovest di queste posizioni per riuscire eventualmente ad accerchiare anche queste due compagnia e cominciare a far male ai tedeschi con uno stillicidio di perdite in mezzi corazzati da aggiungere a quelle già causate, il che avrebbe limitato le potenzialità offensive del nemico. Senza porre tempo in mezzo, il generale Kuidov ordinava a Rodimtsev di preparare questa operazione.

    Tali piani erano in accordo con l’imperativo strategico che Kuidov aveva impartito all’armata: e cioè che sebbene essa fosse stretta oramai in un settore centrale della città, essa non doveva dare tregua al nemico e doveva sfruttare ogni minima possibilità di reazione dinamica alle operazioni dei Tedeschi, prendere l’iniziativa ogniqualvolta fosse possibile, disorganizzarne le operazioni con azioni d’anticipo e guadagnare tempo: quel tempo che la STAVKA stava utilizzando per preparare la sua grande controffensiva.

    Nella puntata verso nord lungo la sponda del volga, la 84a brigata carri era sostenuta dalla 35a divisione della guardia (300 guardie). Sul fianco ovest delle due compagnie corazzate nemiche la ricognizione in forze fu affidata ad un battaglione della NKVD appoggiato dal 378° reggimento anticarro separato, che era però quasi senza munizioni. Queste forze entrarono ben presto in contatto con un complesso nemico della 71a divisione, formato da due battaglioni di fanteria ed una compagnia di cannoni d’assalto appostati lungo la ferrovia a sudest del Kurgan di Mamayev.

    Sette chilometri a sud di queste posizioni, si era quasi completato il traghettamento della 138a divisione di fanteria, mentre il generale Kuidov si stava ancora interrogando per decidere dove impiegarla.

    Oltre a queste forze, l’armata stava anche rastrellando e raccogliendo sbandati e superstiti di altri reparti che erano stati nominalmente distrutti in combattimenti precedenti. Reparti vari ancora vaganti tra l’aeroporto e la stazione centrale erano in movimento per raggiungere le linee russe: unità sparse della 315a divisione di fanteria ad esempio, il cui comando ed un battaglione del 274°reggimento si stavano riorganizzando proprio presso la stazione. In movimento verso ovest vi erano anche unità direttamente dipendenti dall’armata, come i resti della 2a brigata motorizzata ed il CCCCXVI battaglione mitraglieri separato. Rimasugli della 115a brigata di fanteria erano anche in corso di riunione a nord dell’aeroporto, così come 170 uomini superstiti della 124a brigata di fanteria e addirittura alcuni prigionieri della brigata di fanteria di marina che erano fuggiti alla prigionia e si stavano riavviando verso le linee russe ad est. In definitiva un bel mosaico di truppe che se riunite in nuclei organizzati, avrebbero potuto di nuovo essere impiegati in combattimento. Per attendere il riflusso di queste forze però, e per riorganizzarle e riarmarle, sarebbe occorso tempo.

    In linea di massima, il generale Kuidov decise alla fine che la 138a divisione di fanteria sarebbe stata impiegata sul versante nord del fronte, mentre le forze che si stavano dirigendo verso la stazione centrale, una volte riorganizzate rifornite e riarmate, sarebbero state dirette verso il versante sud, dove già operavano la 193a e la 284a divisione di fanteria.

    Il 21 la situazione sul versante nord però minacciava di precipitare. I Tedeschi misero insieme le forze della 71a divisone, della 24a panzer e della 305a divisione di fanteria per cominciare l’attacco definitivo per la presa dell’intera città. I Russi combatterono come demoni ma nel primo pomeriggio la 37a divisione della guardia era stata colpita così duramente da essere quasi distrutta. I Tedeschi martellarono su tutta l’ala sinistra dello schieramento russo con una rinnovata poderosa spinta verso la stazione centrale. La branca ovest della ricognizione in forze russa, quella guidata dal battaglione della NKVD, venne brutalmente ricacciata indietro dal 171°reggimento di fanteria della 71a divisione tedesca appoggiato da un battaglione corazzato. I Russi ebbero 60 morti e 70 feriti tra la fanteria e alcuni pezzi distrutti nel battaglione anticarro separato. Tutte le forze russe dovettero ritirarsi in gran fretta attraverso il torrente Krutoy. Immediatamente ad ovest, l’attacco investiva direttamente la 37a della guardia. Qui i Tedeschi attaccarono con un kampfgruppe misto a livello di reggimento su due battaglioni della 71a divisione ed uno della 305a, appoggiati anche in questo caso da da un battaglione di semicingolati ed uno di cannoni d’assalto. Inoltre ricominciò a farsi viva la Luftwaffe che martellò preventivamente le posizioni russe prima dell’attacco nonostante la vicinanza estrema tra i due schieramenti. Vittima di questo poderoso assalto fu il 118°reggimento della guardia, 37a divisione, che venne stroncato sul posto dalla enorme superiorità numerica del nemico. Un battaglione, il III, fu distrutto e l’altro riuscì a ritirarsi con gravi perdite. I russi persero 90 morti e 210 feriti in questo scontro. I Tedeschi pagarono anche un prezzo elevato, con 50 caduti e 80 feriti.

    Subito ad ovest del complesso degli uffici della raffineria, un altro battaglione isolato della 71a di fanteria faceva irruzione negli edifici adiacenti, non solo minacciando la caduta di questo baluardo ancora in mano ai Russi, ma anche avvicinandosi a soli 5 chilometri dalla stazione centrale.

    L’azione più dura della giornata però, come se quelle descritte sopra non fossero state dure abbastanza, si ebbe proprio nel complesso amministrativo della raffineria di petrolio. Qui i Tedeschi concentrarono il massimo sforzo della giornata, con massivo intervento dell’aviazione ed il chiaro intento di convincere i Russi che Stalingrado sarebbe presto stata presto completamente in mani tedesche. Un Kampfgruppe di due battaglioni di fanteria ed una compagnia di cannoni d’assalto, appoggiata dall’azione martellante di 170 aerei tra bombardieri e cacciabombardieri, investì il complesso tenuto da un reggimento della 10a brigata di fanteria e dalla compagnia di carri pesanti della 84a brigata interrati tra le macerie. Lasciamo la descrizione dell’azione ad un ufficiale tankista della 84a:



    Verso le tre di pomeriggio, un grido del pilota del mio carro mi mise sull’avviso che aerei nemici apparivano all’orizzonte. Li vidi ancor prima di sentirne il rumore in lontananza, rumore che era coperto dal boato del crepitare degli incendi presso ed intorno alla raffineria. A sud i serbatoi bruciavano come gigantesche torce con un boato di fondo che tutto copriva. Il fumo denso e nero e la nebbia autunnale limitavano la visibilità a non più di 300 metri. Lo spettacolo di distruzione e macerie intorno a noi contribuiva a far sembrare il luogo un vero e proprio inferno dantesco*. Chiudemmo i portelli del nostro carro e ci preparammo all’inevitabile. Non era la prima volta che subivamo un attacco del genere, ma questa volta il numero degli aerei avversari era sproporzionato. Mai i nazisti avevano utilizzato tanti aerei a Stalingrado su un singolo attacco. Quando le bombe cominciarono a cadere, tutto tremò, le macerie si sollevarono e ricaddero più e più volte sul nostro mezzo, che per puro miracolo non fu colpito in pieno, così come nessuno altro del nostro plotone, né del plotone del sergente Voriloshiv. Chi ebbe la peggio fu la fanteria del maggiore Karniev che venne massacrata dal bombardamento ancor prima di entrare in azione. Era appena giunta sul posto qualche ora prima e non aveva ancora avuto il tempo di sistemarsi bene a difesa. Per dire la verità, anche se avesse avuto il tempo di farlo, la natura del terreno tutto macerie e rovine non era ideale per ricavare postazioni protette da un bombardamento aereo di quella misura. Le perdite furono enormi, pezzi di uomini e macerie volavano da tutte le parti e noi non potemmo fare nulla dall’interno dei nostri carri armati. Non avevamo infatti un nemico contro cui rispondere. Di certo le nostre mitragliatrici in torretta non potevano arrivare alla quota dalla quale la maggior parte degli aerei degli aggressori bombardavano. L’inferno durò credo una ventina di minuti, quando dalla spessa nuvolaglia di polvere e fumo fuoriuscirono i carri fascisti, seguiti dalla fanteria. Un attacco così a Stalingrado non l’avevo ancora mai visto. Una cinquantina di carri tedeschi venivano avanti ballonzolando e rimbalzando sulle vie tra le macerie. La fanteria dei rinnegati nazisti non era numerosissima; la valutammo a circa 300 uomini. Aprimmo subito il fuoco sui carri armati. Non avevamo tempo di andare a soccorrere la nostra fanteria esanime a terra dopo il terrificante bombardamento. I superstiti della brigata di fanteria nostra continuarono a battersi anche decimati. La consegna era “non un passo indietro”. Il combattimento durò tre ore buone. I Tedeschi tentavano di venire avanti e con il loro fuoco concentrato di cannoni e mortai ammazzavano sempre più fanteria nostra, che di rimando continuava a combattere e a sparare con tutte le armi pur continuando a cadere. Noi prendevamo di mira i carri tedeschi che dopo l’impeto iniziale cominciarono a nascondersi tra le macerie per evitare il fuoco nostro e quello dei tre cannoni da 45 millimetri che la 10a brigata aveva a disposizione. I più pericolosi cacciatori di carri però erano i fanti con i fuciloni. Arrivavano a distanza suicida dai colossi nemici ed aprivano il fuoco da vicinissimo per essere sicuri di infliggere il massimo danno. Due carri nemici vennero distrutti e quando sembrava che i Tedeschi dovessero passare, arrivò in riserva il nostro battaglione di fanteria, quello della 84a brigata. Il nemico prima esitò e poi si fermò del tutto sulle poche posizioni che aveva acquisito. Il reggimento di fanteria che combatteva con noi però fu interamente distrutto e le perdite furono elevatissime. Nonostante questo, i nostri valorosi soldati, con l’aiuto della 84a tennero la posizione.



    Questo è un ulteriore esempio, ammesso che ve ne sia bisogno, della violenza dei combattimenti urbani a Stalingrado. In questo particolare scontro i Tedeschi desistettero abbastanza in fretta, forse consci del fatto che i Russi stavano impiegando le loro ultime riserve e che loro potevano permettersi di frazionare gli attacchi macellando i Russi con l’aviazione prima di attaccare, risparmiando così sangue tedesco in ognuno degli attacchi.

    Un terzo devastante attacco si materializzava sul 109°reggimento della 37a guardie, schierato all’estremo ovest del fronte. Qui di nuovo la parte del leone la fece la Luftwaffe, che appoggiò con quasi 900 !! aerei in picchiata un attacco di un singolo battaglione anticarro. L’attacco aereo polverizzò un battaglione di guardie del 114°reggimento, mentre al 109° venne ordinato di ripiegare se non altro per evitare di essere distrutto anche lui dall’aviazione. Questo fu l’attacco più grande mai portato dall’aviazione tedesca ad una posizione russa a Stalingrado. Kuidov trovò risposta alla sua domanda sul perché nella giornata precedente l’aviazione nemica era stata inattiva. E la risposta era per preparare l’ecatombe del 21 ottobre. Il comandante della 62a armata si rese conto in quel momento che la battaglia per Stalingrado poteva davvero essere persa. Se i Tedeschi avevano modo e tempo di predisporre simili attacchi aerei anche solo due volte alla settimana, la battaglia sarebbe stata persa. Era certamente vero che la 37a divisione della guardia era stata colta sbilanciata e disorganizzata dai combattimenti del 20 e che non aveva avuto il modo ed il tempo di prepararsi ai massicci attacchi del 21 con adeguata sistemazione difensiva; ma era anche vero che attacchi di quel tenore nessuno si aspettava che i Tedeschi fossero ancora in grado di produrne. La giornata del 21 novembre 1942 fu estremamente demoralizzante per la 62a armata.



    Nota dell’autore

    Una cosa della quale mi sono reso conto giocando questo scenario e comparando gli avvenimenti di esso con quelli della battaglia reale, è che in quest’ultima, secondo le memorie di Ciuikov e anche secondo altre fonti, l’aviazione tedesca non riuscì normalmente ad incidere in maniera pesante nel ruolo di appoggio ravvicinato. Il comando russo (Ciuikov stesso) ideò lo stratagemma che applicò praticamente per tutta la durata della battaglia di avvicinare le proprie truppe a quelle nemiche ad una distanza tale che la Luftwaffe non osava normalmente intervenire direttamente sulla linea di contatto. Ciuikov racconta che le truppe russe si trovavano molto più a loro agio dei Tedeschi a mantenere tale contatto ravvicinato, fatto dato dalla circostanza per cui i Russi sarebbero stati secondo il comandante della 62a armata molto più a loro agio dei tedeschi nel corpo a corpo. Non ho trovato nessuna specifica conferma di questo fatto in altre fonti, se non che la maggioranza di queste ammettono che i Russi divennero assai versati in breve tempo nel combattimento urbano.

    Questa circostanza dell’avvedutezza dei Tedeschi a non impiegare il bombardamento in quota contro la linea di contatto, non era però assoluta. Nelle stesse memorie di Ciuikov si cita più di un singolo caso in cui, specialmente con i bombardieri a tuffo, l’aviazione tedesca provocò macelli anche in appoggio ravvicinato. All’inizio di novembre per esempio, un singolo attacco di due stormi di Ju-87 ridusse il 118° reggimento della guardia da 170 uomini a 6 nel giro di qualche minuto. Quindi anche se non di frequente come nella nostra ricostruzione, la Luftwaffe fu in grado anche nella battaglia vera di infliggere perdite paralizzanti alla 62a armata anche sulla linea del fronte.



    *Ebbene si, all’accademia di Frunze si legge anche Dante.

    La situazione si fa sempre più precaria per i Russi e mancano ancora 29 giorni alla controffensiva
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  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Tra il 21 ed il 22 ottobre, i Tedeschi continuarono a picchiare la testa contro gli uffici amministrativi della raffineria di petrolio difesi dalla 84a brigata carri, perdendo 40 morti e 90 feriti per non avanzare di un metro. I 7 KV-1 ed i 200 uomini del I battaglione di fanteria opposero un’accanita resistenza contro la quale nulla poterono i tedeschi che per altro attaccarono con forze inadeguate; due battaglioni di fanteria esausti della 71a divisone. Progressi migliori i Tedeschi li fecero invece sull’ala destra (ovest) del settore nord, dove altri due battaglioni della 71a, appoggiati da una compagnia StuG ed un battaglione anticarro, ricacciarono il III/109°della guardia, che però aveva ricevuto ordine di rientrare nelle linee principali di difesa russe, che miravano ad un ordinato ripiegamento dietro al torrente in secca Krutoy. Uno dei problemi principali a questo punto per Kuidov era proprio riorganizzare sufficientemente la 37a e la 39a divisione della guardia in maniera da assicurare tale linea difensiva. I reparti di queste due divisioni erano mischiati tra di loro ed i collegamenti organici rischiavano di saltare. La 37a era ridotta a quattro battaglioni con una media di 150 guardie per battaglione, mentre la 39a si trovava in condizioni appena migliori con sette battaglioni.
    I reparti di quest’ultima divisione cominciarono a creare una linea difensiva dietro al torrente, mentre quello che rimaneva della 37a divisone della guardia cercò di prendere posizione ad est della 39a per rafforzare il cosiddetto “angolo ferroviario” che fungeva da punto di collegamento con la raffineria di petrolio, che il generale Kuidov intendeva tenere.

    Lungo la sponda del Volga, i Tedeschi ridussero la penetrazione della ricognizione in forze della compagnia leggera della 84a brigata carri, tramite un attacco deciso a cui i Russi non opposero molta resistenza avendo già deciso in precedenza di evacuare il saliente sulla sponda ovest. I Tedeschi attaccarono da nord verso sud con due compagnie corazzate appoggiate da una compagnia di fanteria. I Russi per ben decisi a non accettare un combattimento prolungato, furono comunque costretti ad un breve combattimento di retroguardia carro contro carro per coprire il ripiegamento ordinato del battaglione di fanteria della 308a divisione che occupava la posizione. In questa inusuale battaglia di carri cittadina lungo la sponda del fiume, i Russi persero tre T-60 e distrussero un Panzer IIIJ, quindi ripiegarono sulle posizioni della 35a divisione della guardia formata oramai da un singolo battaglione più le scarse forze rimaste della 308a divisione di fanteria che le vennero aggregati. A tal proposito, vennero ritirati di 600 metri lungo la sponda i comandi della 35a della guardia e della 84a brigata carri che vennero a trovarsi così in una zona abbastanza affollata, anche dalla riserva della 35a: due compagnie della 308a male in arnese.
    Cinquescento metri a nord ovest di questa posizione la compagnia pesante della (KV-1) ed il primo battaglione di fanteria della 84a carri, approfittarono per rafforzare le loro posizioni negli edifici amministrativi della raffineria e nelle vie circostanti dove i KV-1 si erano interrati tra le macerie e continuavano a mantenere ostinatamente tali posizioni. Kuidov ordinò alla 13a divisione della guardia di mettere a disposizione entrambi i suoi due battaglioni rimasti come riserva a questo nucleo e a quello della 35a divisone della guardia che difendeva la sponda.
    Sempre lungo la sponda, dietro a tutte queste forze, veniva la 138a divisone di fanteria del generale Aratek, che dopo lunga cogitazione Kuidov decise di trasferire all’ala sinistra in vista di una possibile quanto ottimistica controffensiva sulla scarpata Krutoy e sul Kurgan.

    A questo punto ogni possibile controffensiva russa non aveva più, né poteva avere uno scopo di ampio respiro strategico, ma poteva rappresentare solo un espediente per guadagnare tempo e fissare il più possibile di divisioni tedesche nel cul de sac di Stalingrado, mentre i fronti attigui preparavano la vantata controffensiva invernale. Kuidov, che non era tipo da starsene passivo sulla difensiva, ordinò al generale Aratek di cominciare a muovere la sua divisione verso ovest in direzione della stazione centrale, in maniera da poterla usare sia come riserva strategica d’armata che come eventuale forza controffensiva.

    Tra il 22 ed il 23 ottobre la 39a divisione della guardia completava il ripiegamento dietro al torrente in secca Krutoy anche se non in maniera perfettamente ordinata. Del resto la pressione dei Tedeschi era forte.

    Contemporaneamente i Tedeschi, decisissimi a chiudere la partita, continuarono fortissima la loro pressione sugli edifici amministrativi della raffineria di petrolio con due interi reggimenti di fanteria; il 191°ed il 211°. In difesa un battaglione di guardie e le due compagnie corazzate della 84a brigata carri, alle quali man mano che l’intensità della battaglia aumentava, si aggiunsero due battaglioni della 308a divisione di fanteria ed un secondo battaglione della guardia fatti intervenire dalla scarna riserva locale. Ancora una volta le truppe russe si difesero accanitamente in ogni stanza, attraverso ogni muro e per ogni anfratto, ed alla fine dei conti i tedeschi non guadagnarono nemmeno un metro. Il bilancio fu 70 morti per i Teschi e 20 per i Russi. Dopo due ore l’attacco venne reiterato con gli stessi risultati finali con i Tedeschi che lasciarono questa volta sul terreno altri 10 morti ed un centinaio di feriti, mentre le perdite sofferte dai Russi furono altrettante in caduti ed una quarantina di feriti. A qiesto punto Kuidov cominciò a nutrire un certo ottimismo che purtroppo verrà come vedremo stroncato presto dagli eventi successivi.

    Infatti, il 23 ottobre, una svolta tanto decisiva quanto improvvisa si produceva sul fronte sud. Reparti della 193a divisione di fanteria e della 284a cedevano di schianto ad un attacco concertato di una compagnia corazzata rinforzata della 29a divisione motorizzata, formata da tutti i mezzi corazzati che i Tedeschi riuscirono a riparare e a mettere insieme in un reparto di formazione (34 mezzi), appoggiata da un battaglione di fanteria del 269°reggimento della 94a divisione. Questo complesso di forze si aprì la strada di pura forza tra i quartieri centrali della città, transitava a 800 metri a sud della Piazza Rossa e puntava decisamente contro l’ultimo approdo rimasto in mano ai Russi. L’ombra della catastrofe minacciava dunque improvvisamente di abbattersi sulla 62a armata, che insieme all’approdo avrebbe immediatamente perso anche la battaglia. Kuidov, il cui posto comando si trovava 7 chilometri a nord dal luogo della sciagura, avvertito dell’incombente disastro, diede ordini tanto frenetici quanto disperati: vennero immediatamente annullati gli ordini della 138a divisione ed essa venne immediatamente richiamata per contrattaccare i carri nemici a sud. Tutti i battaglioni che fecero in tempo ad arrivare accorsero, nonostante il diluvio di bombe tedesche per rallentare ed impedire tali movimenti, bombardamenti chei a quel punto i Russi furono costretti a subire passivamente; dovevano muovere e dovevano muovere in fretta.
    In difesa del fronte sud venne lasciata una compagnia anticarro con 7 T-60 ed un battaglione di fanteria. Il resto delle truppe si lanciò al contrattacco a ritroso per debellare la mortale penetrazione nemica. Kuidov sapeva bene che questo era un rischio enorme, in quanto destabilizzava in verità l’intero fronte sud con il pericolo di peggiorare la situazione invece che di migliorarla; ma giunte le cose a quel punto non c’era oramai null’altro da fare che gettare tutte le forze disponibili per impedire ai Tedeschi di conquistare l’approdo.

    Durante la notte tra il 23 ed il 24, i Russi, con disperati combattimenti riuscirono a respingere i carri tedeschi di un chilometro verso sud, a costo di pesantissime perdite e sacrifici, ma la situazione permaneva molto critica, con il nemico sempre a meno di due chilometri dall’ultimo approdo di Stalingrado, e sarebbe presto peggiorata. Troppo era stato lo sforzo prodotto con forze esauste ed inadeguate e adesso c'era da pagare il conto.

    Il 25 ottobre ulteriori attacchi devastatori della 94a e della 29a divisione di fanteria sul fronte sud avevano ridotto i Russi ad un perimetro di un chilometro quadrato intorno all’approdo. I Tedeschi avevano occupato i quartieri centrali, la Piazza rossa e minacciavano di isolare tutte le truppe russe a nord dell’approdo, schiantando la difesa della città o quello che ne rimaneva. La minaccia mortale era dunque di duplice natura: la perdita dell’approdo da una parte e la perdita delle linee di comunicazione tra le truppe russe rimaste e l’approdo dall'altra. A nord rimanevano ancora cospicue (in rapporto alla situazione) truppe russe per la difesa della raffineria e del fronte che si estendeva dalla sponda del Volga alla scarpata Krutoy ad ovest. Erano forze oramai esauste e ridotte ai minimi termini la cui unica cosa che reggeva ancora, incredibilmente, era il morale. I combattimenti all’interno degli uffici amministrativi negli ultimi due giorni erano stati di intensità senza precedenti ed in generale, l’annientamento del fronte sud era costato ai Russi quasi 6000 morti in tre giorni, principalmente dovuti alla demolizione della 138a divisione di fanteria appena giunta. Questa era una percentuale di perdite mai vista sino a quel momento nella seconda guerra mondiale. Sull’approdo rimanevano quattro battaglioni di fanteria; tre della 138a divisione di fanteria che aveva subito due terzi di perdite in due giorni, ed un battaglione della NKVD. Da queste forze dipendeva il destino di tutte le altre forze russe sul fronte nord. Si trattava degli scheletri della 37a della guardia, della 39a della guardia, un battaglione della 35a divisione della guardia, i resti della 84a brigata carri, due battaglioni rimasi della 308a divisione di fanteria e rimasugli vari di altre unità parzialmente ricostituite.

    In totale a Stalingrado al 25 ottobre rimaneva un’ “armata” di 10082 uomini; nemmeno gli effettivi di una divisione a ranghi completi. L’ultimo caduto eccellente era stato il generale Maxim Aratek comandante della 138a divisione di fanteria. Lo sostituì il colonnello Lunishenko, comandante del 334°reggimento.

    Di fronte a questa situazione Kuidov mantenne fede al suo giuramento di non abbandonare la città fino a quando non fosse morto o incapace di dirigere le sue azioni autonomamente. Ordinò alle forze che difendevano l’approdo di mantenerlo fino ed oltre il suicidio e si mise al lavoro per escogitare una manovra di ripiegamento graduale delle forze del fronte nord per costituire un ultimo perimetro di difesa intorno ad esso che fosse più grande di quello attuale. La manovra sarebbe stata ovviamente difficilissima per due motivi: primo la sempre devastante azione della Luftwaffe e secondo il doversi ritirare sotto la pressione delle divisioni tedesche che premevano da nord, che certo non erano fresche ma godevano di una superiorità decisa nei confronti dei Russi.

    Nonostante tutte queste difficoltà, Kuidov aveva giurato al comando di fronte ed a Stalin stesso che avrebbe combattuto sino alla fine, e così avrebbe fatto. Da parte sua la STAVKA allarmata dagli sviluppi, inviò con tutta urgenza verso Stalingrado le prime due unità che gli vennero per le mani, vale a dire un reggimento della 300a divisione di fanteria che il 25 era già quasi agli approdi della sponda est, ed un secondo reggimento della 45a divisione di fanteria in viaggio verso gli stessi.

    A questo punto se i Tedeschi avessero conquistato o no la città era divenuto strategicamente irrilevante. La controffensiva era quasi pronta ed il grosso della 6a armata tedesca sempre concentrata su Stalingrado. Quindi gli effetti strategici della battaglia erano stati ottenuti. Rimaneva però, in caso di sconfitta, l’effetto morale e politico di aver concesso al nemico la città che portava il nome di Stalin. Anche nella situazione disperata in cui la 62a armata veniva allora a trovarsi, Kuidov non aveva ancora perso la speranza a testimonianza del suo coraggio, della sua dedizione al dovere e del suo carattare.



    La situazione della 62a armata precipitò repentinamente tra il 21 ed il 25 ottobre. Si noti Il settore sud polverizzato dai potentissimi attacchi tedeschi, come si vede dall’immagine sotto, si minacciava la presa dell’approdo e la fine dell’armata che non avrebbe più potuto ricevere viveri e munizioni.

    Siamo dunque all’epilogo della battaglia?
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  16. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Il 26 ottobre incredibilmente i Tedeschi si prendevano una pausa di riflessione e conducevano solamente due operazioni di una certa importanza; evidentemente erano anche loro esausti e avevano bisogno di qualche giorno per rimettere in sesto le forze per l’attacco finale. Delle due operazioni succitate, una era molto pericolosa per i Russi: l’attacco in direzione della stazione centrale da parte di un battaglione di fanteria della 94a divisone. La minaccia era che questo battaglione se rinforzato da qualche altra unità potesse raggiungere la sponda del volga a nord dell’approdo e tagliare i rifornimenti alla 62a armata sul fronte nord. Al momento c’era solo un battaglione della 284a divisione a difendere la stazione centrale ma Kuidov contava di rinforzare la zona con i due reggimenti di fanteria in arrivo come rinforzi dalla sponda est, sperando che arrivassero in tempo.

    L’altra operazione era quella condotta a sud dell’aeroporto da parte di un battaglione meccanizzato della 24a divisione panzer, che imperversava tra l’aeroporto e la quota 112.5 impedendo alle forze russe in afflusso (dovremmo dire riflusso) da ovest di congiungersi al grosso della 62a armata, causando un ulteriore elemento di instabilità nella difesa russa.

    A metà giornata veniva traghettato sull’approdo Piazza rossa il III/1053°reggimento della 300a divisione di fanteria ed il comando divisionale del generale Ludek Blasov. L’arrivo di queste forze relativamente fresche all’approdo permise un minimo allargamento del perimetro difensivo, con due battaglioni della 138a divisione (240 uomini in totale) che vennero spostati 700 metri ad ovest in direzione della stazione centrale. Il resto delle forze sull’approdo continuava febbrilmente i lavori di fortificazione in attesa forse in futuro di avere abbastanza forze per tentare un contrattacco.

    Purtroppo però tutti gli accorgimenti si rivelarono vani, in quanto durante la notte del 27 i Tedeschi diedero inizio ad operazioni decisive presso l’approdo: iniziarono con un devastante attacco aereo sulle truppe ammassata che ebbe effetti catastrofici sui battaglioni di difensori russi necessariamente ammassati e con le operazioni di scarico non ancora ultimate. Le perdite furono di più di 400 uomini e quando l’attacco delle truppe corazzata appoggiate da un battaglione di fanteria ebbe luogo, la battaglia fu tremenda. Il 1053° reggimento di fanteria russa ne uscì semidistrutto ed il comandante della divisione fu uno tra i 400 uccisi. I Tedeschi non riuscirono quella notte a prendere l’approdo grazie alla fanatica difesa dei centosessanta fucilieri rimasti alla 138a divisione, ma le perdite tedesche furono minime, due carri armati, un semicingolato, 10 morti e 10 feriti. Avrebbero presto ripreso l’attacco. Al comando della difesa dell’approdo era rimasto un maggiore della fanteria russa. Con la forza della disperazione tale ufficiale ordinò ad un battaglione superstite della 300a divisione di unirsi di nuovo alla difesa dell’approdo e chiamò per radio Kuidov affinché gli mandasse tutto quello che poteva o l’approdo era perso.

    In più c’era il problema che i Russi difendevano oramai una ristretta lingua di terra ampia meno di un chilometro da cui far passare i rifornimenti per il resto dell’armata, tenuta da un battaglione della 138a e da un battaglione della NKVD. Questo era tutto quello che rimaneva del fronte sud.

    Furono momenti di pura angoscia per il generale Kuidov, che vedeva quasi due mesi di furiosa e continua battaglia che aveva praticamene distrutto la sua 62a armata, essere completamente vanificati. Di rinforzi immediati poteva contare solo su un terzo battaglione della 300a divisione di fanteria che sarebbe stato traghettato la mattina dopo, ma la mattina dopo avrebbe potuto essere troppo tardi.

    Occorreva dunque urgentemente togliere truppe dalla difesa del fronte nord ma difficilmente sarebbero arrivate in tempo per salvare l’approdo. Kuidov dovette ammettere che i Tedeschi lo avevano superato in abilità operazionale, facendogli credere di non avere sufficienti forze per attaccare a sud e facendo invece partire al momento opportuno un’offensiva devastante e preparata fin nei minimi dettagli. Il comandante della 62a armata corse comunque ai ripari meglio che poté date le circostanze. La sua ultima speranza era quella di rafforzare l’approdo e nel caso i Tedeschi fossero riusciti a conquistarlo, contrattaccare con tutte le forze possibili anche se non rifornite. Era fermamente deciso, il generale, ad impegnare i Tedeschi fino a quando avesse avuto un uomo a disposizione, sé stesso compreso e fino all’ultimo proiettile.

    Con una manovra di ripiegamento veramente da manuale e mascherando al meglio la ritirata, cominciò dunque a muovere verso sud l’84a brigata carri e la 35a divisione della guardia lungo la sponda del Volga dalla zona della raffineria verso l’approdo Piazza Rossa. A difesa della raffineria lasciò solo un debole schermo costituito da due compagnie della 308a divisone di fanteria. Il comando d’armata stesso cominciò a muovere oltre la stazione centrale, dove il plotone esplorante su semicingolati M-3 prese contatto con un battaglione di fanteria tedesco subito a nord della Piazza Rossa. Infine un generalizzato movimento di ripiegamento di tutte le forze non immediatamente utilizzate per la difesa del fronte nord incominciò, con l’obiettivo di ammassare 5 o 6 battaglioni di fanteria sul fianco sinistro dei Tedeschi attaccanti l’approdo. Si trattava di forze della 37a e 39a della guardia e di qualche unità di altre divisioni raccogliticce. La grande domanda era: sarebbero queste forze arrivate in tempo e soprattutto sarebbero state sufficienti per salvare l’approdo?
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  17. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Il 27 ottobre si però il destino della 62a armata sembrava compiersi definitivamente ed in tutta la sua tragedia. A seguito di un ulteriore poderoso attacco del nemico, che fiutando il momento critico non si prendeva pause, Il battaglione della 138a divisione di fanteria che difendeva l’approdo, si faceva distruggere sul posto obbedendo alla consegna del generale Kuidov. I Tedeschi riuscivano a prendere solo 6 prigionieri tutti gravemente feriti. Meno aderente alla consegna di resistenza o morte era il battaglione della 300a, il quale dopo essere sfuggito al controllo dei suoi ufficiali, si sbandava e ripiegava in disordine lungo la sponda del Volga in direzione nord, onde essere comunque distrutto durante la ritirata dal battaglione corazzato tedesco che lo incalzava da presso ed evitare le conseguenze che sarebbero derivate del suo comportamento non prorpio esemplare di fronte al nemico. Stessa fine faceva il battaglione della NKVD; distrutto sul posto a seguito fanatica resistenza.

    I Tedeschi commettevano però a quel punto un errore di eccessiva confidenza: nell’impeto dell’assalto lungo la sponda, superavano l'obiettivo con il battaglione corazzato, lasciando solo una compagnia di fanteria all’approdo. Alcuni superstiti informarono Kuidov per radio di questo fatto ed il generale ordinava immediatamente all’ultimo battaglione della 300a divisione di fanteria in fase di imbarco sulla sponda est, di eseguire un assalto anfibio improvvisato presso l’approdo Piazza Rossa. L’operazione miracolosamente, e grazie soprattutto all’effetto sorpresa, riusciva ed i Russi verso mezzogiorno riconquistavano l’approdo con un battaglione forte di 380 uomini. Per buona misura Kuidov ordinò anche l’attraversamento del battaglione antiaereo che stazionava ancora presso Krasnya Sloboda, in maniera che anche lui contribuisse alla difesa dell’approdo con i suoi 3 cannoni antiaerei rimasti.

    Sempre sull’eccesso di entusiasmo che i Tedeschi avevano messo nell’attacco finale all’approdo, il battaglione corazzato composito della 29a motorizzata era avanzato, come abbiamo detto, un paio di chilometri lungo la sponda nella foga di mettere più terreno possibile tra sé e l’approdo, in maniera da rendere più difficili eventuali operazioni controffensive dei Russi. Nessuno aveva pensato ad un possibile assalto anfibio. Inoltre il battaglione corazzato (ufficialmente una compagnia rinforzata con 34 mezzi corazzati), si trovò a quel punto in posizione esposta e potenzialmente suscettibile di aggiramento da parte delle forze russe che Kuidov aveva cominciato a ritirare dal fronte nord. Il generale decise di non fare nessun tentativo di riprendere gli uffici amministrativi della raffineria. I Tedeschi con il loro ultimo attacco al complesso erano riusciti a sloggiarne i Russi, ma non avevano avuto la forza di occuparlo con le loro truppe disorganizzate e stanche dopo il combattimento. A Kuidov non interessava più a quel punto lasciare sue unità in posizione esposta per difendere obiettivi secondari. Adesso la priorità era l’approdo ed eventualmente la distruzione della compagnia corazzata della 29a divisione che era penetrata in profondità nello schieramento russo.

    Kuidov avrebbe dovuto anche tenere conto, nel corso di quelle ultime operazioni di un fatto che oramai incombeva pesantemente su tutte le decisioni che prendeva: la 62a armata, non solo era ridotta a 9700 uomini mal contati, ma anche a livello di singoli reparti, non aveva più la forza anche solo per sostenere attacchi del nemico, figurarsi lanciarne di propri.
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  18. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Il 28 ottobre, subito prima dell’alba, I tedeschi non davano il tempo al nemico di consolidarsi sull’approdo Piazza Rossa e lo riconquistavano con un deciso attacco portato da due battaglioni di fanteria della 94a divisone appoggiati dagli onnipresenti cannoni anticarro in funzione di appoggio diretto. Il battaglione russo della 300a divisione appena sbarcato che difendeva l’approdo era costretto a ritirarsi, cosa per la quale Kuidov si arrabbiò molto. Il battaglione antiaereo che era altresì stato trasferito sul posto (3 cannoni) era già stato distrutto prima del calare dell’oscurità del giorno prima da un furioso attacco aereo, che era costato un bombardiere in picchiata ai Tedeschi.

    Da parte sua il comando di Kuidov era a sua volta sotto pressione in quella che sembrava essere oramai una ristretta sacca di annientamento che i Tedeschi avevano creato intorno a quel poco che rimaneva della 62a armata. La compagnia sicurezza del comando d’armata venne attaccata dai resti di un battaglione del 277°reggimento di fanteria tedesco me per il momento respinse l’attacco uccidendo una quarantina di nemici.

    anche sul fronte nord, che tra l’altro a quel punto era a soli 4 chilometri dal fronte sud, i Tedeschi sferrarono una massiccia offensiva con la compagnia corazzata rinforzata che tutto sterminava e che tutto sfondava. Un primo attacco respinse di un chilometro i reparti russi che avrebbero dovuto nei piani di Kuidov guidare la controffensiva lungo la sponda per riprendere l’approdo. I Russi ripiegarono tatticamente subendo poche perdite. Di fronte alla reiterazione degli attacchi tedeschi però, la resistenza delle truppe russe si irrigidiva, sino a diventare completamente inflessibile. I Tedeschi, per nulla impressionati dalla volontà russa di bloccarli all’altezza dell’inizio del tratto sabbioso di sponda (Spiaggia Krutoy), montarono un definitivo attacco devastatore che distruggeva completamene il I/39° guardie che concludeva così l'epopea di questo glorioso reparto a Stalingrado dopo che esso aveva scritto pagine di gloria per la sua 13a divisione, e costringeva i carri leggeri superstiti della 84a brigata a ritirarsi lasciando anche un mezzo T-60 distrutto sul terreno. I Tedeschi a loro volta perdevano 3 Panzer IV E.

    All’alba del 28 la situazione per i Russi era quasi senza speranza. Gli 8700 superstiti della 62a armata erano chiusi in una sacca intorno alla stazione centrale della città di Stalingrado con un’unica tenue speranza di salvezza: riprendere l’approdo. Se non fossero riusciti a fare ciò, l’armata sarebbe rimasta senza rifornimenti e condannata alla resa o alla distruzione.

    Il generale Kuidov e i suoi 150 uomini del battaglione di sicurezza del comando d'armata erano asserragliati in un blocco di edifici a sud della stazione a diretto contatto con il nemico lungo la via che portava alla Piazza Rossa caduta delle mani del nemico. Da questa posizione, utilizzando solamente i contatti radio, che erano oramai gli unici ancora funzionanti, il generale provò ad organizzare una controffensiva che avrebbe potuto sbloccare l’armata. Si preoccupò prima, ovviamente, di raccogliere più informazioni possibili sulla reale situazione.

    La 300a divisione di fanteria comunicava di essere rimasta con 240 uomini riuniti in un battaglione di formazione a due chilometri a nordovest dell’approdo.

    La 308a divisione aveva i suoi reparti sparsi ai quattro angoli della sacca con nessuna possibilità di cooperare tra di loro. Consistenza totale della grande unità, 390 fucilieri.

    L’84a brigata carri era uno dei pochi reparti ancora organicamente organizzato ed era riunita tutta sulla sponda del Volga presso la foce del torrente Krutoy in secca a diretto contatto con la compagnia corazzata rinforzata nemica della 29a divisione motorizzata; disponeva ancora di 220 uomini, 5 KV-1 e 3 T-60 leggeri.

    La 35a divisione della guardia, si trovava in quel momento nei primi blocchi di edifici di legno a ovest della spiaggia Krutoy, sul fianco sinistro della compagnia corazzata tedesca che le era avanzata sulla sinistra durante le sue offensive notturne. Consistenza della 35a divisone della guardia, 370 uomini.

    La 37a divisione della guardia era rimasta con due battaglioni e mezzo; il II/118°reggimento, ancora schierato a difesa del fronte nord dietro ai serbatoi della raffineria, ed il I/118°reggimento, con una compagnia del II/109° nei pressi della stazione centrale. Forze residue di tutta la divisione, 540 uomini.

    La 39a divisione della guardia era l’unico reparto che ancora aveva una certa consistenza numerica ed organizzazione. La divisione era allungata dalle linee difensive sul fronte nord sino alla stazione centrale e poteva contare ancora su 1.400 uomini.

    Infine nell’angolo nord est della sacca c’era un battaglione e mezzo della NKVD con 380 uomini.

    Erano poi presenti circa 700 superstiti di altre divisioni e brigate distrutte in precedenza, che erano stati formati in reparti autonomi più o meno organizzati a cui occorreva aggiungere altri 900 sbandati in riflusso da ovest, che poco o nulla avrebbero potuto contribuire ai combattimenti.

    La catena di comando dell’armata era oramai ridotta a Kuidov, al generale Rodimtsev che prendeva il comando di tutti i reparti della guardia ancora combattenti ed al maggiore Bornikov che comandava l'84a brigata carri . Le altre truppe raccogliticce ed i superstiti della 300a e della 308a divisione di fanteria andarono sotto il comando del colonnello Yerchenko, comandante della 124a brigata di fanteria, che era stata distrutta in precedenza.

    Con questo improbabile complesso di forze, il generale Kuidov si accingeva a tentare di riprendere l’approdo ed il controllo di quello che rimaneva della battaglia.
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  19. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Una prima carta favorevole che l’armata poteva giocarsi era la posizione che risultava ancora esposta della compagnia corazzata tedesca della 29a divisione motorizzata, situazione alla quale il comando della divisione non aveva ancora posto rimedio. Si trattava di raggiungere la sponda del Volga da qualche parte a sud della posizione del nemico, bloccargli rifornimenti e via di ritirata e poi attaccare con tutto quello che si poteva, ed in primo luogo con i carri della 84a brigata. Kuidov affidò la manovra direttamente al suo fidato Rodimtsev, il quale prontamente ordinò al 100°reggimento della 35a della guardia (un solo battaglione) di raggiungere ad ogni costo la riva del Volga e di tenere la posizione ad ogni costo una volta giunto sul posto. Dopo di che i Russi mossero anche svariati reparti della 39a divisione della guardia ed uno della 37a per accerchiare completamente la compagnia corazzata tedesca che si era spinta troppo a nord lungo la sponda. Che questo anello di accerchiamento potesse tenere, era tutto da dimostrare, data la debolezza intrinseca oramai di tutti i reparti Russi. Sul fronte nord, Kuidov decise di mantenere una linea leggera di sicurezza formata dal 117°reggimento della 39a divisione della guardia, due battaglioni e mezzo della NKVD vicino alla sponda, e reparti compositi a tenere a bada un battaglione di semicingolati tedeschi all’estremità ovest del fronte.

    Il secondo obiettivo, altrettanto importante, era quello di riprendere l’approdo. E questo pareva più difficile del primo obiettivo, almeno sino a quando non si fosse verificata la resa o la distruzione della compagnia corazzata tedesca. Al momento erano utilizzabili solamente quattro battaglioni che Kuidov stava trasferendo da nord a sud, sotto il comando del generale Yerchencko, che non solo erano ancora a due chilometri dall’obiettivo all’alba del 28 ottobre, ma che erano pure minacciati sul fianco destro da un battaglione di fanteria tedesco che ne interdiceva i movimenti col fuoco diretto ed indiretto. Il comando di Kuidov in persona, utilizzando il suo battaglione di sicurezza, si sarebbe preso l’incarico di controllare questa unità nemica.

    Da ultimo, sulla sponda est, era in corso di afflusso la più recente riserva mandata dal comando di fronte, che stava cominciando anch'esso a raschiare il fondo del barile e che avrebbe presto dovuto mendicare nuovi rinforzi alla STAVKA se non altro per impedire che conquistata Stalingrado i Tedeschi attraversassero in forze il Volga oppure, ancora peggio, mandassero il grosso della 6a armata come rinforzo alle truppe tedesche che operavano nel Caucaso. Tale riserva era costituita dal 10°reggimento della 45a divisione di fanteria, oramai vicino agli approdi di Krasnya Sloboda ed accompagnato dal comando divisionale. Gli altri reggimenti sarebbero seguiti il prima possibile, nei giorni successivi.

    I Tedeschi, pur non reagendo in maniera brutale a queste manovre dei russi, attaccavano comunque all’estremo ovest per cominciare a ridurre la sacca russa con il 21°reggimento della 24a divisone panzergrenadieren. Ben tre attacchi contro il I/42a brigata di fanteria posto all’angolo nord ovest della sacca alla fine fiaccavano il battaglione russo che difendeva la posizione e lo costringeva a ritirarsi disordinatamente.

    Le varie attività di pattuglia portate avanti da diversi reparti russi a contatto con il nemico nei pressi dell’approdo, indicavano che i Tedeschi si stavano limitando a stabilire una linea difensiva laggiù basata su una compagnia carri lungo la sponda subito a nord dell’approdo, un battaglione di fanteria alla sua sinistra ed un secondo battaglione di fanteria a protezione della Piazza Rossa, appoggiato dal battaglione antiaereo divisionale con cannoni da 88; una difesa di per sé formidabile se comparata allo stato delle forze russe che avrebbero dovuto riconquistare l’obiettivo; tanto più che i Russi potevano adesso fare affidamento solamente sui rifornimenti che avevano al seguito, non potendo accedere a nessuna fonte di rifornimento.

    Dall’altra parte del fiume, il comando di fronte fece un ulteriore sforzo cominciò ad inviare anche due reggimenti della 285a divisione che iniziavano la loro marcia verso la sponda, insieme alle avanguardie della 45a. Per la verità uno di questi due reggimenti era già stato distaccato il giorno precedente, ma per una serie di disguidi non aveva ancora incominciato il suo movimento verso il Volga. Il piano concertato del comando di fronte e dell’armata era quello di esplorare con la forza fluviale quale fosse la forza tedesca che teneva l’approdo Piazza Rossa, ed eventualmente, se questo fosse stato troppo presidiato, tentare un assalto anfibio più a sud presso l’approdo centrale.

    Per quanto riguardava l’attacco alla compagnia corazzata tedesca che si era spinta a nord invece, Kuidov preferì attendere a dare l’ordine di esecuzione, che calasse l’oscurità. Troppe volte durante la battaglia di Stalingrado attacchi diurni russi erano stati stroncati sul nascere dalla Luftwaffe sempre in agguato e ben collegata con le truppe terrestri, pronta ad intervenire a qualunque accenno di movimento o di attacco della 62a armata. Kuidov si limitò a rafforzare più che poté l’anello di accerchiamento ai danni dei carri tedeschi per evitare che facessero una sortita, ed avrebbe atteso la notte per dare seguito all'operazione.
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  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Ancora una volta però, e forse per l’ultima volta pensò Kuidov quando gli arrivarono i rapporti mattutini del 29 ottobre, i Tedeschi anticiparono l'azione dei Russi, scatenando un attacco preventivo di annientamento della sacca. Come si legge dal diario storico dalle 6a armata tedesca, “I tempi erano oramai maturi per la conquista di Stalingrado e noi demmo inizio alle operazioni finali ordinate dal Fhurer. Ne andava del prestigio dell’esercito tedesco e del nostro prestigio personale”

    La 71a divisone da nord e la 94a da sud, con la collaborazione di reparti corazzati della 29a motorizzata scattarono dunque all’attacco durante le prime ore notturne prima che i Russi potessero concretizzare alcuna azione loro. Dalla zona dell’approdo Piazza Rossa, i carri della 29a scattarono dalle loro posizioni di partenza a nord dell’approdo Piazza Rossa, avanzando di due chilometri nel centro cittadino, spazzando via il battaglione della 284a divisione di fanteria che aveva di fronte come se non esistesse. I Russi provarono a resistere, ma esaurite le munizioni dei loro 8 fuciloni anticarro che era tutto quello che gli era rimasto per opporsi ai corazzati nemici, furono costretti a levarsi di mezzo e a ripiegare sul comando d’armata, che a sua volta era stato cacciato dalla posizione in cui si trovava perdendo una ventina di soldati di cui 10 morti.

    Il cosiddetto “Fronte Nord” veniva a sua volta polverizzato con un deciso doppio attacco al centro ed a ovest che apriva due brecce nello schieramento russo talmente profonde, che l’attacco ad ovest da parte di un kampfgruppe composito della 71a divisione di fanteria e della 24a corazzata penetrò per ben 4 chilometri verso sud, incontrandosi con un battaglione della 94a divisone che proveniva dalla parte opposta della sacca. Era questo il primo ricongiungimento di forze tedesche tra i due fronti nord e sud. Reparti del 194° e del 191°reggimento di fanteria della 71a divisione sfondavano inoltre al centro del fronte nord russo, raggiungendo la cinta esterna che stringeva la compagnia corazzata della 29a motorizzata ancora in quel momento bloccata lungo la sponda del Volga sulla spiaggia tra l’approdo Piazza Rossa e la raffineria di petrolio. Tale cinta, come abbiamo visto era stata già sfondata nelle ore precedenti e parve proprio che per i Russi non ci fosse più nulla da fare.

    Le notizie negative si cumulavano alle notizie negative quando Kuidov si rese conto che tutte le forze russe sul fronte nord erano oramai non solo isolate ma anche frammentate in piccoli gruppi oramai incapaci di coordinare alcuna azione offensiva o difensiva.
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    Nonostante tutto ciò, Kuidov confermò l’ordine di attaccare la compagnia corazzata sulla sponda del Volga, impiegando tutto quello che rimaneva della 84a brigata carri e tutto quello che rimaneva della 39a divisione della guardia meno i pochi reparti ancora impegnati a nord. E l’attacco riusciva; nel generale disastro in atto per i Russi nella battaglia di Stalingrado, essi riuscirono comunque come segno della loro risolutezza e determinazione di combattere sino alla fine ad annientare in quell’attacco i 18 carri che i Tedeschi avevano lasciato accerchiati sulla spiaggia. Inutile dire che anche qui non fu preso nessun prigioniero; non c’era né il tempo, né la volontà e né tanto meno la possibilità logistica in quella situazione estrema di prendere alcun prigioniero. Tra l’altro i Tedeschi ebbero 70 morti nell’attacco.

    Come azione finale prima dell’arrivo dell’alba del 29 ottobre, Kuidov ordinò all’unico battaglione rimasto della 300a divisione di fanteria di compiere una ricognizione in forze in direzione dell’approdo Piazza Rossa per rendersi conto della situazione. Giunto sul posto dopo essere avanzato per le strade spettrali e deserte che fiancheggiavano a nord la Piazza Rossa, il battaglione fu arrestato dal fuoco di un battaglione di fanteria tedesca che occupava l’approdo e da ultimo affidò alla 84a brigata carri, appoggiata da un battaglione della 39a divisone della guardia di riprenderlo. Si trattava oramai di manovre disperate, compiute da forze che non erano più alimentate. I carri stavano usando le ultime gocce di benzina e le unità non motorizzate le ultime munizioni. Anche la situazione viveri, sarebbe presto diventata critica e quindi riprendere l’approdo era di fondamentale importanza se si voleva prolungare la battaglia anche solo di qualche giorno.

    La giornata del 29 finiva per essere una giornata molto confusa, nella quale i Tedeschi si preoccupavano di stroncare ogni velleità dei Russi di riconquistare l’approdo Piazza Rossa. I combattimenti finali della battaglie di Stalingrado si svilupparono lungo la sponda del fiume, con la 84a brigata carri che riuscì ad avvicinarsi fino ad un chilometro dall’obiettivo, solo per essere ricacciata indietro da un poderoso contrattacco dei Tedeschi condotto dal 276°reggimento di fanteria della 94a divisione. I russi approfittarono ancora una volta dell’eccesso di entusiasmo dell’attacco tedesco per sbarcare con un assalto improvvisato un primo battaglione della 45a divisione e dal comando divisionale, appoggiati da una compagnia della 308a divisione di fanteria, direttamente sull’approdo. Ma si trattava oramai del canto del cigno e di cieca ostinazione dell'ottemperare all’ordine della STAVKA di resistere sino all’ultimo respiro sin quando un solo soldato russo fosse stato sul suolo di Stalingrado.
     
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