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EX...Ufficiale e Gentiluomo

Discussione in 'Wargames - Generale' iniziata da Luigi Varriale, 14 Giugno 2019.

  1. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Venti minuti alle sette di sera ed il grido della vedetta echeggiò per un'ennesima volta. Già 3 volte dall'inizio della caccia esperti gabbieri si erano dati il cambio in coffa di maestra per riposare gli occhi ed il deretano entrambi sfatti dalle lunghe guardie. Ad ognuno dei discesi Imperato aveva servito uno spuntino di stipendio con i complimenti del capitano. Gli uomini erano motivati; l'odore della preda gli forniva le energie e la determinazione.

    "Viiiira!! il mercantile vira a dritta!" urlò il ragazzo in coffa.

    Varriale che non aveva più lasciato il lato sopravento del cassero da quando era ritornato in coperta, sorrise sotto i baffi, occhio incollato al binocolo.

    "Ah...nu iivi a Cret Eh?!...e addò vai mo' bell'é papà?"

    Il mercantile, ancora una volta con precisa ed elegante virata portava le mure a sinistra e volgeva la prua a nord per cercare di eludere l'inseguimento del Fulmine. Oramai doveva aver capito che che lo sciabecco ce l'aveva proprio con lui. Per quanto constava al capitano olandese la slanciata nave che lo inseguiva aveva buone probabilità di essere un pirata africano o mediorientale; nessuna marina da guerra aveva in dotazione una nave di tal fatta. Il fatto che gli fosse piombato di poppa mentre lui navigava verso ovest corroborava l'idea di una nave proveniente dalla Palestina o magari dall'Egitto. Dio sapeva quanto gli Ottomani non avessero il controllo delle coste mediorientali del loro impero. Doveva raggiungere presto il porto di destinazione; confidava nella qualità del suo equipaggio e nell'arrivo dell'oscurità per far perdere le sue tracce. La partita era tutt'altro che conclusa, e poi in ultima analisi aveva sempre i suoi otto cannoni da 6 libbre ed un equipaggio deciso, in caso disperato. Contro un nemico di quelle dimensioni sia gli uni che l'altro sarebbero stati più che adeguati.

    Dopo aver virato a dritta ed aver messo la prua a nord, il capitano olandese osservò la reazione della nave inseguitrice. Da prima credette di non vederci bene. Uno scherzo della nebbia...un'illusione ottica...ma poi continuando ad osservare dovette convincersi che ci vedeva eccome: lo sciabecco invece di virare anche lui, era venuto all'orza maxima, così vicino al vento che adesso gli arrivava al lasco di dritta...e si avvicinava a velocità prodigiosa per quell'andatura estrema.

    "Siano Stramaledette tutte le vele latine, e stramaledetto sia anche quell'equipaggio, che Dio li fulmini tutti quanti" pensò il capitano. Se riescono a mantenere quell'andatura mi saranno addosso in un baleno!"

    A bordo del Fulmine il lavoro alle manovre era sfibrante, gli uomini sudavano come mantici aggrappati ai pennoni come ragni; c'era da ringraziare solo Dio che il mare fosse calmo o quella faccenda avrebbe potuto portare ad incidenti seri.

    "Bordare il trinchetto per Dio!! Attenzione all'allineamento della maestra! Alla via cosi!! Alla via così!...Forza che è nostro!" Varriale incitava i suoi gabbieri ai quali a questo punto stava chiedendo veramente il massimo; era tutto un correggere, un tenere le vele a segno, assicurandosi che non prendessero a collo il vento che ora arrivava quasi in faccia. Il Fulmine viaggiava così vicino al vento, ancora legermente sbandato a sinistra, che correva il rischio di fermarsi in ogni momento, il che gli avrebbe fatto perdere tutto il vantaggio che aveva acquisito. Varriale, personalmente alla barra faceva il suo perché questo non avvenisse.

    "Strign!! Strign!! Lo incitava Ferrazzano, un occhio alle vele ed un altro al mercantile olandese. "Va Accussì...accussì, c'ù pigliamm stu piezz' é caaan"

    In venti minuti il Fulmine aveva ridotto la distanza a circa 2500 yarde, viaggiando alla prodigiosa velocità di 7-9 nodi col vento praticamente sul muso, quasi il doppio della velocità dell'Olandese. La costa nord orientale di Creta era appena scaduta sotto l'orizzonte, quando improvvisamente accadde l' inevitabile: un'impercettibile variazione del vento afflosciò le vele, prima quella di trinchetto e in rapida successione la maestra; la nave perse rapidamente velocità. Prima di poter notare lo sguardo di disappunto del Ferrazzano, Varriale reagì istintivamente sfruttando quel poco di abbrivio che era rimasto.

    "Riassetta tutto, veniamo con le mure a sinistra"...mentre gridava gli ordini personalmente, diede di barra a destra 30 gradi e miracolosamente lui e l'equipaggio riuscirono a tenere un minimo di velocità per rimettere il Fulmine sul bordo alla sinistra del vento. La nave si mise così parallela al mercantile ad una distanza di 2700 yarde sottovento; accentuò la sbandata e si rimise in riga senza scarrocciare di un millimetro. "Maronnnn quant te voggi e beeeen Fulminielll" fu il primo pensiero che passò per la mente del Varriale.

    "Al solcometro quattro nodi e 30 braccia" strillò il marinaio che misurava la velocita, cosa che faceva automaticamente dopo ogni manovra. Avevano perso più di metà dei loro originari quasi 10 nodi ma erano ancora in gioco.

    Adesso per Varriale le alternative erano due: rimanere calmo e buono sul bordo di dritta guadagnando sul mercantile abbastanza da virare a sud ovest al momento giusto e tagliargli la rotta, oppure aspettare di acquisire abbastanza velocità da venire all'orza di nuovo, questa volta a sinistra per riprendere ad avvicinarsi di poppa: pospose per il momento la decisione nell'attesa di vedere come si comportavano le due imbarcazioni. Fino adesso entrambe avevano manovrato da Dio, vicine ed alle volte anche oltre i limiti nautici dei due legni.

    I due capitani non potevano saperlo, ma un anno e due mesi dopo intorno all'isola di Wright, nella prima edizione della America's Cup, velocissimi schooner e cutter americani ed inglesi si lanceranno in manovre molto simili a quelle che stavano compiendo loro, per spuntarla nell'aggiudicarsi in più antico trofeo sportivo del mondo: vinceranno gli Americani, e da quel giorno il trofeo si chiamerà America' Cup, dal nome dello schooner vincitore; l'America.

    A furia di correzioni alle vele e di bestemmie, il Fulmine arrivò gradatamente di nuovo alla velocità di 6 nodi e mezzo; ora le due navi erano appaiate con rotta verso nord che il mercantile non ne faceva più di 5 cinque e mezzo; la distanza scesa a 2000 yarde e Varriale sempre più impaziente. Il mare calmo e la naturale velocità dello sciabecco stavano avendo la meglio sul mercantile olandese.

    "Signor Ferrazzano...un colpo di cannone a prua di quel testardo se non vi dispiace...e poi issate la bandiera ottomana". La guardia di sinistra andò a manovrare il pezzo #1 a prora sulla masca sinistra del Fulmine. "Via il tappo di volata" comandò Ferrazzano. Le operazioni di caricamento del 12 libbre vennero completate rapidamente ed il capopezzo di girò alla volta dell'ufficiale cannoniere, che a sua volta si girò verso Varriale. Questi attese che la prua fosse al massimo del beccheggio e poi annuì all'indirizzo di Ferrazzano.

    "Fuoco!" gridò quest'ultimo ed il primo cannone di sinistra tuonò con un rombo sordo e la caratteristica fumata bianca, subito dispersa sottovento insieme all'eco dell'esplosione. Il colpo cadde una ventina di iarde davanti all'Olandese, ma anche una trentina di yarde corto, il che non testimoniava un gran bel tiro da parte dello sciabecco. Tuttavia il messaggio internazionale rimaneva: colpo di cannone ed innalzamento di bandiera di marina da guerra ossia: "Fermatevi o vi affondo". Varriale col cannochhiale adesso poteva vedere l'equipaggio agitarsi a bordo del mercantile e poteva anche leggerne il nome a poppavia: "Grohen"; un bel vascellozzo nero con impavesata bianca che cominciava a dare segni di nervosismo. Varriale guardò l'orologio, tirando fuori la sua cipolla dalla tasca di destra delle brache: un quarto alle otto.

    La bestiale manovra di Bolina streeeetta che portò il mercantile a tiro del Fulmine. In alcuni tratti lo sciabecco ligure tenne tra i 7 ed i 9 nodi durante questo tratto, dimostrando le sue devastanti potenzialità quando si azzeccava l'assetto. In mano ad un equipaggio crack o élite questa nave poteva evidentemente fare cose da pazzi. Al tempo dell'azione di cui raccontiamo, l'equipaggio del fulmine era solo trained, quindi prestazioni del genere le faceva vedere solo a sprazzi.
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    Il Grohen, onesto e ben condotto mercantile, ma certo non una nave da corsa
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  2. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Con moderata sorpresa del Varriale, il mercantile si mise in panna quasi subito aver ricevuto il primo avvertimento. Varrile calcolò mentalmente la manovra che avrebbe dovuto eseguire per abbordare la nave sospetta e decise di portarsi a nord e poi di virare per 240 gradi ed approcciarla con la batteria di dritta al vento.

    "Signor Ferrazzano; caricare i cannoni da caccia a prua, smascherare la batteria di dritta per cortesia; Signor Alzese prepararsi alla virata; veniamo a rotta 240, prego." Varriale diramò tutti i suoi ordini con la massima calma e professionalità. Ci vollero ancora una decina di minuti per arrivare al punto di virata, durante i quali l'artiglieria venne preparata e la nave sgomberata per una possibile azione; non si poteva mai dire. Il Fulmine riuscì persino a nascondere bene il fatto che quasi mancò la virata quando arrivò il momento di effettuarla, e poi placido ammainò la mezzana e la maestra per arrivare a contatto con l'abbrivio corretto.

    "Signor Carimà, prego ci porti sottobordo. Signor Sgarra, dici uomini per il partito d'abbordaggio per cortesia. Io ed il Signor Alzese andiamo di sotto a metterci in stato di decenza. Signor Ferrazzano, a voi il comando. Se il bersaglio fa la minima mossa sbagliata, sapete cosa dovete fare." L'Alzese si risentì di non avere avuto il comando della nave; dopotutto era lui il primo ufficiale. Ma non lo diede a vedere.

    Tutti quanti diedero cenno di aver compreso gli ordini mentre Varriale ed Alzese andavano a farsi belli nelle rispettive cabine. Per il capitano questo significò indossare pantaloni lunghi con scarpe a punta, camicia panciotto e giacca e persino copricapo a due punte di foggia militare. Rappresentavano comunque un governo e non potevano recargli offesa abbordando con ufficiali in tenuta da fatica.

    Per quando tornarono in coperta, una decina di minuti dopo, il Fulmine era quasi all'impavesata di dritta del Grohen, che dava ancora la prua a nord ed aveva ammainato le vele. Entrambe le navi derivavano leggermente verso sud ovest e fu necessario usare i mezzi marinai per agevolare la manovra di abbordaggio. Sul ponte del mercantile olandese a mezza nave stava il suo capitano con le mani dietro la schiena e l'aria sospettosa; un bell'uomo, biondo sulla quarantina alto e distinto. Alcuni degli uomini che gli stavano intorno erano armati di fucili corti ed armi bianche. D'altra parte il Fulmine aveva tutti i cannoni di dritta fuori e anche un profano avrebbe notato che erano pronti a fare fuoco. Il Signor Sgarra aveva anche armato parte dei suoi di moschetto.

    Varriale con una mano sulle sartie di maestra e con un piede appoggiato all'impavesata a mezza nave aspettò che le due navi fossero abbastanza vicine, dando a vedere che stava attentamente scrutando la situazione.

    "Capitano Luigi Varriale...comandante del Vascello da Corsa Fulmine della Marina da Guerra del Sultano...consiglio che comandiate al vostro equipaggio di mettere via le armi...ho con me la lettera di marca della Sublime Porta e chiedo il permesso di salire a bordo con una comandata d'ispezione per potervela mostrare".

    "Quanti uomini" rispose quello non ancora convinto che il Fulmine non fosse una nave pirata.

    "Due ufficiali e dieci uomini"

    "Molto bene capitano...ordinerò ai miei uomini di mantenersi a distanza di rispetto ma non di disarmare fino a quando non sarò certo della vostra identità ed autorità. Io sono il Capitano Bob Stjin, comandante del Grohen vascello da carico della compagnia Neek Faas Reale Corona Olandese"

    Il capitano Olandese aveva posticipato la presentazione di proposito dopo aver espresso il desiderio di non voler disarmare immediatametne, in maniera da limitare il range delle risposte che Varriale avrebbe potuto dare. Vecchio ma sempre efficace trucco per tenere gli animi a bassa quota.

    Varriale decise che il tizio forse non era così pericoloso, il Grohen aveva anche lui gli uomini ai tre cannoni da sei di dritta, ma la cosa era giustificabile. Si sarebbero tutti calmati quando l'Olandese si fosse reso conto che la squadra di abbordaggio non era lì per far del male a nessuno o per rubare la nave.

    "Sta bene Capitano Stjin...vengo a bordo con i miei uomini". La passerella fu filata tra le due imbarcazioni ed i due ufficiali "Ottomani" seguiti dai loro uomini iniziarono a trasbordare. Gli uomini di Varriale erano tutti armati di moschetto e sciabole, mentre Varriale ed Alzese sfoggiavano sciabola e pistola.

    "Vi ringrazio per averci ricevuto a bordo signore" disse Varriale con una riverenza nei confronti dell'omologo olandese. "Prego questa à la patente da corsa affidatami dal governo turco". Il comandante del Grohen la esaminò con attenzione per qualche secondo. Era scritta in Turco, Francese Inglese e Russo, ed i sigilli parevano autentici.

    "Cosa posso fare per lei Capitano Varriale?"

    "Può cominciare col mostrarmi i vostri documenti di carico e destinazione con gli scali intermedi"

    Stjin incaricò uno dei suoi uomini di andare a prendere registri e scartoffie. Mentre il marinaio eseguiva subentrò una certa aria di imbarazzo sul ponte, con gli uomini del mercantile a distanza ma guardinghi, soprattutto nei confronti degli 8 cannonazzi da 12 puntati su di loro a mitraglia.

    "Mi complimento per le sue eccellenti manovre capitano" tentò di rompere il ghiaccio Varriale, sul mio onore una nave mercantile così ben comandata non l'avevo mai vista prima."

    "La ringrazio di tutto cuore Monsieur, mi lasci ricambiarle i complimenti per pour votre navire ça meme. Quando vi ho visti risalire a nord ovest controvento non potevo credere ai miei occhi. La vostra nave ha forse poteri sovrannaturali?"

    "Ah Ah...certo che no mio buon capitano, è solamente una buona bolinera."

    "Un'eccellente boliniera, direi signore...un'ottima scelta per il tipo di missione...non sono molte le navi che sono arrivate a tiro di cannone dal mio buon vecchio Grohen"

    Varriale stava per aprire la bocca quando il marinaio olandese ritornò con tutti gli incartamenti e li porse al suo capitano.

    "Vogliamo andare nella mia cabina capitano?" Era un gesto di fiducia da parte di Stjin nei confronti del nostro; forse si era convinto che non si trattava di un pericoloso pirata. "Magari posso offrirvi un buon bicchiere di vino e qualche pasticcino". Sarebbe stata una grave offesa rifiutare e quindi Varriale decise di correre il rischio.

    "Molto volentieri capitano"

    "Prego le faccio strada" rispose il comandante del Grohen e si avviò sottocoperta.

    "Ecco qua capitaine Varriale. Come vede siamo partiti da Gibilterra per fale scalo ad Alessandria a caricare tessuti inglesi e pelli conciate da confezione. La nostra destinazione è il Pireo, dove eravamo attesi per domani mattina dall'importatore locale...vede qui...la compagnia Alexis Stefanos."

    "Ma mio caro signore, voi lo sapete che il Governo del Sultano ha in forza il blocco di tutte le rotte commerciali da e per la Grecia e che la squadra di blocco della quale la mia nave fa parte ha l'ordine di sequestrare qualunque nave che tenti di forzare il suddetto blocco?"

    "Assolutamente si signore; è per questo che il carico è assicurato lautamente con i Loyds Inglesi. A me l'unica cosa che interessa e che non venga torto un capello al mio equipaggio e che non venga toccata la mia nave."

    "Intendete dire che vi aspettavate di essere fermato?" Chiese Varriale strabuzzando gli occhi, mentre ingurgitava un delizioso pasticcino alla crema.

    "No, signore...non che me lo aspettavo, ma che l'importatore si è assicurato contro il rischio sulla merce che ha già pagato con lettera di credito irrevocabile." Del resto i Loyd britannici incassano molti più di premi di quanto non esborsino in danni... Dico non crederete mica di riuscire a fermarle tutte le navi in rotta da e per la Grecia."

    Varriale rimase per qualche secondo impalato come un idiota. Cominciava a capire il perché la Royal Navy non faceva più di tanto per scoraggiare il blocco e non scortava nemmeno le navi che trasportavano merci inglesi.

    Il Capitano Stjin intuì quello che Varriale stava mettendo insieme uno più uno fa due, e si affrettò a delucidarlo: "Certo se la marina ottomana diventasse più efficiente...e più numerosa" si affrettò ad aggiungere per non recare offesa al Varriale "Beh allora le cose cambierebbero" concluse con un sorriso.

    "Baah..." tagliò corto il Varriale che non era in vena di disquisizioni geostrategiche. "In ogni caso signore mi dorrà molto di doverle domandare di seguirmi con la sua nave alla base navale di Lindos nell'isola di Rodi. Il Carico verrà confiscato dalle autorità del mio governo e poi voi potrete riprendere il mare a vostro piacimento".

    "Vorrà firmarmi una dichiarazione signore con i dati suoi e della sua nave dove mi dichiara che ho acconsentito al fermo del Grohen solamente di fronte ad irresistibile forza militare per evitare uno spargimento di sangue...sa è da presentare all'asssicurazione...mi servirà poi anche un verbale di confisca da parte delle sue autorità...non vorrei mai che gli Inglesi pensassero che la nave l'ho consegnata io ai Turchi di mia volontà; non riceverei più un nolo per il resto della mia vita".

    Varriale guardò per qualche attimo il capitano olandese come se avesse voluto dargli una bordata invece di un verbale, ma poi dovette convenire mentalmente che la logica commerciale di tutto quello che aveva sentito non faceva una grinza. Mica si mette a rischio una nave come il Grohen per un paio di centinaia di tonnellate di pellame e stoffe.

    "Per la dicharazione la posso accontentare signore, ma per il verbale al quale accenna si dovrà rivolgere alle autorità portuali della base di Lindos"

    "Mi pare logico e ragionevole capitano...un brindisi al Sublime Sultano allora?" e allungò un bicchiere di Madera del 42.

    Varriale non sapeva se l'oggetto del brindisi fosse sincero o fosse un'allusione al fatto che essendo un volgare corsaro al soldo straniero non era poi tanto meglio di lui che aveva ceduto senza combattere il suo carico. Comechessia Varriale accettò sia il bicchiere e sia la logica che gli stava dietro.

    "Tutto bene?" gli domandò l'Alzese quando ritornò sul ponte del Grohen ancora mezzo frastornato.

    "Tutto bene, tutto bene...prepariamoci per la scorta di questo vascello alla base di Rodi, che la prima preda ce la siamo guaagnata."

    L'Alzese lo guardò in maniera strana.

    "Iamm bell guagliò, muoviamoci" lo rimbrottò Varriale vedendolo lì impalato..."Non hai idea del mondo in cui viviamo". Alzese atirò su un sopracciglio alla signor Spock e si affrettò ad eseguire gli ordini.
     
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  3. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    L'Alzese assunse di buon grado il comando del Grohen e dell'equipaggio da preda. Tutto sommato il comandante quindi si fidava di lui; quando aveva lasciato il comando del Fulmine a Ferrazzano durante l'abbordaggio, ne aveva dubitato. I marinai olandesi erano stati rinchiusi nella stiva del mercantile, dove dovettero adattarsi a stare piuttosto stretti visto come erano cariche di merci. Avevano protestato per questa misura a loro dire ingiustificata ed inumana ed il loro comandante insieme a loro. Venne concesso agli ufficiali di rimanere chiusi a chiave nella cabina del comandante mentre il Capitano Stjin fu lasciato in libertà ma sotto una sorveglianza discreta. Gli ordini del Capitano Varriale erano chiari: nessun rischio con la preda.

    Il Fulmine guidava il convoglio navigando a bassa velocità pr essere sicuri che il Grohen seguisse senza difficoltà con un equipaggio ridotto all'osso e non abituato alle manovre della nave. Le due imbarcazioni allo scoccare della mezzanotte del 20, erano di nuovo nello stretto di Kasos ma questa volta con direzione sud est, pronte per compiere la virata che le avrebbe messe in rotta per Rodi.

    Dal momento che non tutto poteva andare bene, non era proprio possibile durante una crociera, Varriale e Ferrazzano che erano rimasti con 17 uomini e tre sottufficiali a governare il Fulmine, notarono con preoccupazione che il barometro più che scendere precipitava ed in verità non c'era nemmeno bisogno del barometro per accorgersi che il tempo si metteva decisamente al brutto: probabilmente era in arrivo un'altra di quelle perturbazioni mediteranee estive spesso provocate dall'incontro violento dei venti caldi africani con quelli moderati continentali. Certo era che il vento si era già molto rafforzato e già intorno alle 11, mentre Ferrazzano ed il Varriale consumavano una cena molto tarda nella cabina del capitano, era cominciata a cadere copiosa la pioggia.

    Varriale seduto sulla sua sedia aveva fatto accomodare Ferrazzano sulla cuccetta e i due consumavano un rapido ma succulento pasto freddo a base di tramezzini al prosciutto ed olive nere, con contorno di verdura fresca approvvigionata prima della partenza da Rodi ed un buon vinello allegro del sud della Grecia. Mentre mangiava Varriale ogni tanto buttava l'occhio agli oblò per vedere aumentare la pioggia che stava cominciando a mettersi di traverso, chiaro segno che anche il vento aumentava.

    "Quando l'Olandese mi ha detto che il blocco turco alla Grecia in realtà non scontena nessuno mi è venuto prima lo sconcerto e poi un leggero conato di vomito" disse il Varriale al suo ufficiale che con eleganza calcolata pescava le olive nere da un piattino sistemato in uno scaffaletto anti-rollio al di sopra della cuccetta di Varriale.

    "E per quale motivo se posso chiedere?"

    "Come per quale motivo...! Uno stato compie un atto di guerra nei confronti di un altro stato e questo lo tollera bellamente perché imprese di una potenza straniera gli coprono il rischio?...Anzi è pure contento perché la copertura del rischio fa diventare il prezzo di alcune sue merci competitivo! Roba da non credere per Dio!"

    "Ma come non sei tu quello che dice che gli interessi economici dei privati devono essere lasciati il più liberi possibile dagli stati? Non è questo che vai sostenendo, anche se non capisco un accidente di cosa vuol dire?"

    Varriale addentò un altro boccone del suo secondo tramezzino; dopo la lunga giornata aveva una fame da lupo ed avevano dovuto far tardi con la cena a causa di tutte le incombenze dell'organizzazione della scorta del Grohen. Pensò ad Alzese sulla nave olandese; chissà se aveva fatto mettere in libertà il cuoco perché preparasse un pasto decente anche a bordo di quella.

    "Ma certamente che lo dico e te lo confermo anche; così come ti confermo che quando gli stati intervengono con la loro forza arbtritraria lo vedi cosa succede? Gli interessi economici vengono distorti fino a diventare contrari alle leggi naturali"

    "Di che leggi naturali vai cianciando" domandò il Ferrazzano che l'unica economia che conosceva era quello del trasporto di frodo su e giù per l'Aspromonte.

    "Sto cianciando del fatto che senza blocco navale...bene niente mangiatoia artificiale per gli importatori per gli assicuratori, per le banche che ci fanno la cresta..."

    "e per noi!" aggiunse freddo il Ferrazzano, mandando giù il delizioso e leggero vinello rosé e guardando il suo capitano di sottecchi.

    "E per noi, dovette concedere il Varriale...ma lasciami dire che se devo ammazzare qualcun altro o farmi ammazzare, mi piacerebbe che sia per quache sentimento vero non per una subdola combìne che incastra bene tutti i suoi pezzi".

    "Ma non esiste una guerra come dici tu...non è mai esistita"

    "Prego"

    "Non crederai mica che gli stati vanno in guerra perché sono arrabbiati con l'avversario che è cattivo?"

    "Tutti sono cattivi !" affermò convinto Varriale.

    "Già" concuse il Farrazzano, "e nessuno è mai arrabbiato...per rabbia la guerra la fai a chi ti ha trombato la moglie, mica ad uno stato. Quindi tu uniformati al programma e non rompere i maroni"

    Varriale rimase in silenzio, quindi Ferrazzano, cambiò argomento.

    "Secondo te quanto vale la merce che abbiamo confiscato"

    "Le fatture accompagnatorie erano un certo numero e non ho potuto esaminarle tutte, ma a spanne stiamo parlando di almeno 1600 sterline. Mi pare si trattasse di tessuti alquano pregiati, per farci gli abiti dei "signori". Mi pare di aver visto che costassero pure di più del pellame grezzo che la nave trasporta."

    "800 ai Turchi e 800 a noi giusto?" Chiese ansioso il Ferrazzano.

    "Non a noi...alla società ricordi? Non cominciamo a vedere profitti fino a quando non abbiamo fatto rientrare la DINA del finanziamento iniziale dell'impresa.

    "Minch...guagliò, ma per rientrare di una cifra del genere di prede come questa ce ne vanno venti!"

    "Non proprio" replicò Varriale..."La compagnia deve rientrare della metà del valore della nave: 9000 sterline, più circa 1000 sterline per l'armamento. I proprietari hanno tentato di fottermi pretendendo il rientro dell'intera somma spesa per acquistare ed armare la nave, ma io gli ho fatto notare che il valore della nave è già patrimonio sociale dell'impresa e mi sono accordato a quantificare il loro esborso solamente in metà di questo, per via del fatto che io ho deciso come dovevano investire il loro denaro"

    "Che vuol dire sta roba" chiese Ferrazzano confuso oltre ogni speranza.

    "Vuol dire che se per esempio cambiassero idea e volessero liquidare la società, almeno la metà dell'investimento lo recuperebbero attraverso la vendita dei sui beni no? Quindi dovrebbero rientrare solo del resto e tenersi come profitto tutto quello che riuscirebbero a realizzare in più della metà del valore della nave."

    "Ah" disse il Ferrazzano, non avendo comunque capito un caxxo. "E poi magari le teste di tubo" come le chiamava lui per via dei fez "Ci allungano i termini del contratto"

    "Eh...magari, se facciamo verdere di valere qualcosa"

    "Facciamo vedere?!...né ma tu che vai dicenn...già gli abbiamo portato na nav'e guerr angles...e mo c purtamm pure questa preda; secondo me siamo i campioni di questa crociera...po' c' amm pur salvat a principess o re d turchiii, e tu dic che c' l'amma fa vedé...si nun l'ann vist fin'e mmo!!"

    Parlando e mangiando, il Varriale non si era reso conto che le condizioni del mare andavano peggiorando. Solamete alla fine del banchetto si accorse che il piattino vuoto sullo scrittoio cominciava a sbattere da una parte all'altra tra le anche che dovevano tenerlo sul tavolo anche con mare grosso. Si allungò verso il letto per avere una migliore visuale dagli oblò e vide che le onde salivano, la pioggia aumentava e pure il rollio. Dal movimento del Fulmine dedusse che il vento aveva girato a sud ovest e che la nave prendeva i marosi sulla murata di dritta, se di murata si poteva parlare su uno sciabeccuzzo da 120 tonnellate.

    "Beh guagliò vedimm e ascì da qua...iamm sooop a vedé che sta succerenn".

    Rapido Alzese raccattò piatti e bicchieri e andò barcollando fino a prua da Imperato. Nel Frattempo Alzese indossava la cerata sempre custodita nell'armadietto a muro della sua cabina.

    Quando Alzese lo ragginse in coperta, la situazione si stava facendo mevdosa. "Mannagg ò sang!" imprecò tra se Varriale..."N'ata cazz e tempeeest". L'unica cosa positiva era il vento da ovest che favoriva l'andatura del Fulmine una volta che si fosse messo in rotta per Rodi. Guardò a poppa e vide il Grohen sempre nella sua posizione; aveva solo messo più distanza dal Fulmine a scopo di sicurezza. Le valocità era più o meno quattro nodi.

    "Signor Carimà" Strillo per farsi sentire al di sopra di pioggia e vento.

    "Comandi capità" gli rispose quello dalla barra, al centro del cassero.

    "Appena doppiato il capo sud di Caso abbattiamo subito per 60 gradi. E vediamo di mantenere l'andatura, che se il mare peggiora ancora, come credo che farà, se andiamo mai a ferro* qua affondiamo davvero.

    "Agli ordini capità"

    Nelle prime ore della guardia notturna del 20 giugno, il Surok incrociò la rotta un paio di miglia a prua del convoglio, ma nessuno avvistò nessuno sotto l'acqua scrosciante, nel buio e con i cavalloni ormai qualche bel metro.

    * detto arcaico per "a collo"
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  4. Angiel

    Angiel

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  5. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Vennero l'alba e poi la mattinata man mano che il Fulmine si avvicinava al meridiano di Lindos, si faceva sempre più difficile con il mare che oramai dava quasi tempesta ed lo sciabecco che veniva sbattuto come un uovo. Dietro arrancava mezzo nascosto alla vista il Grohen, che nonostante la sua stazza faceva fatica anche lui nel mare grosso a sud di Capo Praxonissi. Varriale non poté staccarsi un attimo dal cassero. La sua attenzione era costanetemente richiesta per controllare che la nave non disalberasse o se venisse danneggiata dai colpi di mare piuttosto violenti. Contava di giungere in porto intorno alle prime ore del pomeriggio. Come avrebbe fatto ad entrarci con quel mare era un altro discorso; preoccuparsi di un problema alla volta. Il Fulminiello navigava quasi alla cappa, con la randina di mezzana, giusto per manternere moto e direzione; qualunqe altra velatura avrebbe costituito un rischio troppo grande.

    Verso le 14 il vento girò ancora e prese a soffiare furiosamente da nord verso sud il che confermava la sua proverbiale sfiga cronica: era moltp male questo capriccio del vento, perché adesso il Fulmine prendeva le onde da sinistra provenienti da terra, cosa che ne comprometteva la stabilità. Per fortuna era quasi ora di virare a per mettersi in rotta verso Lindos. L'unico problema era non di entità trascurabile: il vento soffiava proprio dal porto e per arrivarci avrebbe dovuto fare almeno due bordi, uno a nord est ed uno a nord ovest, entrando poi in rada di sbiego. In più c'era da fare la virata, con quel mar'e merd e col vento che tirava teso almeno a 40 nodi. Aveva anche tenuto d'occhio la velocità della nave ed una precisa misurazione del tempo da quando avevano avvistato il promontorio sud dell'Isola di Rodi. Aveva quindi un'idea abbastanza buona di quando virare anche se dell'isola ne vedeva appena appena il profilo.

    Quando venne il momento, quello che mise davvero in difficoltà la nave fu il fatto che il tempo cattivo e la limitatezza di uomini alla manovra le fecero mancare la virata e la fecero straozare di brutto in mezzo alla semi-tempesta. La situaione si fece subito critica col Fulmine fermo in mezzo ai marosi e che cominciava ad imbarcare acqua. Varriale mise al lavoro le pompe in sentina mandandoci tutte le mani libere e lottò insieme ai suoi uomini per far riprendere un minimo di abbrivio alla nave. Constatò con soddisfazione che Alzese invece aveva completato la manovra, e adesso intravedeva il mercantile di prua sulla sinistra che sbatacchiava incerto in mezzo ai piovaschi verso nord ovest sull'ultino bordo per Lindos. Adesso lui doveva a sua volta darsi una mossa se no rischiava di compromettere la nave.

    L'intero pomeriggio il Fulmine tentò di avvicinarsi alla costa. Ci provò per tre volte di seguito; e tre volte di seguito la manovra non riuscì; in qualche modo il vento forte ed il mare in tempesta risucivano a ricacciare indietro lo sciabecco che da parte sua non voleva saperne di assumere un assetto adatto ad evitare di essere investito malamente dai cavalloni, che tutto sfasciavano e che rendevano la nave sempre più pesante e meno manovriera. Per la seconda volta da quando era iniziata la sua crociera, il Fulmine si trovò in serio ed immediato pericolo.

    Il Grohen era scomparso alla vista, Varriale sperò che almeno Alzese fosse riuscito a condurlo in porto. In quanto a lui non poteva far altro che continuare con i suoi tentativi di mettere la nave in rotta. Era certo che non ci fosse riuscito quel giorno sarebbe morto; così vicino alla terra che poteva vedere, eppure così lontano.

    "Capità...a mezznnnn nun porta chiiiiù!!" Il suo nocchiero lo strappò dai suoi pensieri cupi e lo riportò a problemi più immediati.

    "Carimà!! Molla tutto borda trinchetto e ammaina tutto il resto, non c'è un secondo da perdere" urlo al suo nocchiero. Il tentativo disperato era quello di mettere il Fulmine con le mura a dritta e fargli prendere un minimo di abbrivio per riprendere a govenrnare. Una montagna d'acqua si abbatté sul cassero strappandogli la barra dalle mani e facendolo quasi cadere in mare. Poi nel barattolone di vetro che teneva ancorato vicino alla chiesuola, buttò dentro il dado da 6

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    Niente da fare; invece di prendere moto, il Fulmine prese a scarrocciare mettendosi con la prua a 40 gradi. Un'altra ondata lo prese al traverso e per un pelo non lo scuffiò del tutto.

    Disperato Varriale che un altro turno in queste condizioni non se lo poteva permettere, prese uno dei tre preziosi punti esperienza che aveva concquistato con una mezza giornata di inseguimento del Grohen e lo buttò in mare. I punti esperienza se li sarebbe voluti tenere per un avanzamento nell'abilità dell'equipaggio, ma in quel momento potevano significare la differenza tra la vita e la morte, senza contare la perdita della nave da 36.000 ducati. L'aver buttato a mare il punto esperienza gli permise di tirare di nuovo il dado da 6 nel barattolone.

    5

    "Ma vafanghuuuuul!!" esclamò liberato Varriale, nel vedere il bompresso finalmente allinearsi alla sinistra nel nord magnetico della bussola. Finalmente il trinchettino prese un po'di vento di bolina ed iniziò a portare il Fulmine a tagliare i cavalloni di prua. Con ancora un po' di sforzo forse ce l'avrebbe fatta. Se arrivava vivo in porto occorreva prendere provvedimenti immediati del tipo peperoncino rosso attaccato a tutti e tre gli alberi; la sfiga fantozziana cominciava davvero a diventare troppa.

    Il Fulmine ritratto nel preciso momento in cui riesce a mettere finalmente la prua oltre il vento e a portare timidamente con una trinchettina. Sullo sfondo il tratto roccioso tra Peaxonissi e Lindos, e immediatamente alla destra della nave sull'orizzonte, l'agognato porto. Sono le 18 del 20 giugno 1854
    kl.jpg
     
  6. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Grazie per le tue gentili parole Angiel, li scrivo proprio nella speranza che vi piacciano.
     
  7. Luigi Varriale

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    La sola citazione del peperoncino rosso agli alberi fu sufficiente a placare il maltempo imperversante sul Mediterraneo Orientale verso le 20. La pressione atmosferica rimaneva è vero instabile, ma il mare almeno a partire da quel momento si calmò e cessarono anche le precipitazioni. Con ciò, il Fulmine lievemente squtragnato e semi allagato riuscì finalmente a giungere in porto a Lindos Bay, dove accedeva per la terza volta in una settimana. Il programma di Varriale era quello di effettuare le riparazioni, stabilire la situazione del Grohen presso il tribunale delle prede del sangiaccato di Marinaris e poi riprendere il mare per continuare la sua crociera. Aveva ancora 19 giorni di attività sulla sua lettera di marca ed era sua ferma intenzione sfruttarli al massimo. Invece quando attraccò alla sua abituale banchina nella parte destra della baia, si trovò di fronte a ben altra situazione.

    Come mise piede a terra il Varriale si ritrovò in banchina niente popò di meno che l'agente per la gestione dei corsari stranieri, Sua eccelenza Oma Koc, con tanto di figuro al fianco che doveva essere un interprete, che quel giorno evidentemente il suo italiano passabile non lo voleva usare.

    "Capitano Varriale!!...come sono felice di rivederla. Ho saputo che ha avuto un abboccamento qualche giorno fa con il contrammiraglio Zekiye circa la vicenda della nave inglese"

    Varriale che non stava nemmeno ancora fermo sulle gambe su un terreno solido, e che certo non gradiva di avere qualcuno con il fiato sul collo proprio in quel momento, si sforzò comunque di essere decente con il corvo nero della burocrazia ottomana che comunque rappresentava i suoi datori di lavoro.

    "Vi sono novità in merito circa quel fatto?" domandò con calcolata noncuranza mentre ancora aveva un occhio alla sua nave per stabilirne i danni dall'esterno.

    "Nulla di conclusivo capitano". In realtà l'ambasciatore britannico a Costantinopoli era già stato convocato per consultazioni circa l'operato del Basilisk in acque territoriali ottomane, ma questo Koc non aveva né l'autorità né tanto meno l'intenzione di rivelarlo a Varriale. "In realtà ero qui ad aspettarla per un'altra questione importante."

    "La preda da 500 tonnellate che ho appena catturato?"

    "Oh...non proprio signore, anche se ci occuperemo anche di quella a tempo debito...vedete, il Bey di Marinaris in persona è qui sull'isola presso il capoluogo ed avrebbe il piacere e se mi consente anche l'urgenza di conoscerla."

    "Il Bey di Marinaris..." Varriale dovette fare uno sforzo per cercare di capire...poi improvvisamente si ricordò della storia della donzella e del rapimento sventato.

    "Signor Koc, senza nessunissima offesa per l'illustrissimo si intende...io qui hi da riparare la nave e da riprendere il mare...non mi restano molti giorni prima della scadenza della lettera di marca. Non si potrebbe rimandare questo incontro ai primi giorni del mese venturo?"

    Quello lo guardò come se fosse venuto da un altro pianeta invece che da un altro stato. Dovette sforzarsi moltissimo per dissimulare il disappunto e la sorpresa. Il Bey concedeva udienza e questo straccione... e questo straccione doveva...doveva aggiustare la sua barca da lurido pescatore. Inaudito!! Inconcepibile.

    "Oh mio caro signore...temo di non essermi spiegato bene. Il Bey ha chiesto di parlare con lei, e un alto funzioario di stato non è persona alla quale si possa posporre una richiesta del genere. Sono autorizzato a rivelarle che il motivo della sua premura è una questione che può definirsi della massima importanza e della quale vuole informarvi personalmente, oltre naturalmente a ringraziarla per quello che lei ha fatto per sua figlia. Sembrerebbe che la questione di delicata importanza riguardi proprio sua infinita grazia. Ora io non riferirò della la sua titubanza a Sua Magnificenza in maniera che lei signore, possa contunuare a fare base e ad operare da e per questo paese"

    Chissà perché il Varriale comprese l'antifona in modo forte e chiaro. e pur avendo le balle veramente che giravano come una bussola al Triangolo delle Bermuda, comunicò all'interprete del corvo che lo considerasse a sua disposizione. "Mannagg o sang, mannagg...ma pcché sti cccose nun succedn o' americn o au russ. Eì mai possibbbl ch'anna succes semp' a me?!" Penso mentre quello continuava col suo vioino all'indirizzo dell'interprete.

    "Sua Eccellenza dice che il Bey sarebbe felice di averla ospite a cena domani sera. dice anche che farà preparare una carrozza speciale per lei dal reggimento di stanza al forte per accompagnarcela. Diciamo domani a quest'ora".

    Varriale fu almeno lieto che gli si lasciasse un po' di tempo per organizzarsi e rimettersi in sesto dopo la faticaccia di aver riportato il Fulmine in porto tutto d'un pezzo. Nel frattempo il Ferrazzano sbarcò pure lui e ben presto li ragginse anche l'Alzese, che aveva ormeggiato ore prima il Grohen alla sinistra della baia, più o meno dove ancora stazionava il Basilisk. La guarnigione locale prese sotto sorveglianza anche quest'altra nave. La magistratura del sangiaccato di Marinaris si sarebbe occupato della faccenda.

    Il Varriale si affrettò a spiegare le buone nuove ai suoi colleghi, i quali nemmeno loro rimasero molto soddisfatti.
     
  8. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Uscì da un sonno profondo, ristoratore e piacevole allo stesso tempo. Varriale credette per un attimo di essere ancora in mare e la memoria delle traversie del giorno prima sfrecciarono attraverso il suo subconscio mentre cercava di riallineare la sua esistenza con il tempo presente. Tutto quello che vide furono il minuscolo scrittorio della sua cabina e la porticina di ingresso di legno marrone con la maniglia di ottone. Gli stridii dei gabbiani completarono il processo di realizzazione che lo portò a concludere che si trovava a terra, o meglio ormeggiato alla banchina del porto di Lindos. Fu assalito da una serie compatta e granitica massa di sensazioni sgradevoli quando si ricordò di quello che doveva fare quel giorno.

    C'erano due incombenze assolutamente seccanti che gli mettevano una certa ansia: recarsi all'arsenale per acquistare le parti di rispetto che gli servivano per le riparazioni del Fulmine, e fare gli stramaledetti preparativi per la cena con il Bey di Marinaris. Entrambe le cose costituivano una sostanziale variazione alla sua normale routine giornaliera fatta di navigazione, operazioni in coperta e lettura che normalmente era abituato ad avere, il tutto intervallato dai suoi sacri pasti rigidamente programmati per ogni giorno della settimana. L'arsenale era ciò che lo preoccupava maggiormente. La sera prima insieme all'Alzese al Ferrazzano ed ai sottufficiali Sgarra e Manella aveva fatto un inventario di tutto quello che sarebbe presumibilmente occorso per rimettere il Fulmine in grado di navigare in sicurezza: la stima si aggirava sui 200 ducati di sartie saltate, spessori d'albero indeboliti e addirittura una pompa schiattata per il troppo lavoro. Non c'era Madonna che in cassa avesse tutti quei soldi, e l'idea di dover andarsi a prostituire davanti ai funzionari di un arsenale per giunta straniero in una lingua di cui non aveva che i rudimenti, era più che abbastanza per rovinargli la mattinata. Senza contare il fatto che se si fossero rifiutati di fargli credito, sarebbe dovuto andare di nuovo ad elemosinare a quelle facce di strozzini della banca ottomana del caxxo. Alternative non cen'erano; se doveva riprendere la sua caccia alle prede, doveva rimettere il Fulmine in sesto.

    "Impertato...Imperato...la colazione per cortesia", Varriale mise la testa fuori dalla porta e strillò attraverso il ponte equipaggio per farsi sentire fino in cucina. Parte degli uomini stava adesso montando per la guardia del mattino, mentre la guardia ridotta (da porto) era smontante ed avrebbe presto preso possesso delle brande calda di quella che sostituiva. In franchigia nessuno, primo perché si erano già mangiati tutti i soldi della paga e secondo perché avevano fretta di riprendere il mare nonstante lo spavento del giorno prima.

    Varriale percorse i 20 passi che lo separavano dalla cucina attraversando il ponte equipaggio di mezzanave. Il fulmine a 160 tonnellate di stazza era una barchetta di 28 metri di lunghezza fuori tutto; certo non un vacello da crociera per 40 uomini di equipaggio. Ci si viveva stretti come sardine, inclusi gli ufficiali ed il capitano. L'unica differenza era che quest'ultimo aveva una paratia tra lui e gli altri. Pure gli ufficiali vivevano in una cabina doppia, per non parlare dell'equipaggio sul ponte principale alloggio, che era un unico locale dove gli uomini mangiavano e dormivano a 30 centimetri l'uno dall'altro. Eppure, la missione del vascello, la prospettiva di arricchirsi con le prede non mancava mai di attirare marinai capaci o per lo meno volenterosi di imparare in fretta.

    Il buon Imperato era tutto preso con la stufa a preparare il caffé-latte. Era venerdì; giorno di galletta a colazione, in attesa del sabato e della domenica che prevedevano invece biscotti e pane abbrustolito con confettura. Varriale stava per ordinare un'inversione confettura-galletta per aiutarlo a ad assorbire meglio le fosche prospettive della giornata, ma decise altrimenti: all'equipaggio sarebebro sicuramente girate le balle, e lui l'equipaggio lo voleva sempre di buon umore. Per dire il vero gli uomini erano al settimo cielo per la cattura del Grohen e non aspettavano altro che di incassare il denaro della preda. Occorreva solamente attendere il verdetto della tribunale di Marinaris, che era peraltro la provincia governata dal trombone da cui Varriale doveva andare quella sera. Meglio assecondare il trombone in tutto e per tutto dunque.

    Alzese e Ferrazzano erano in coperta ad esaminare i danni ed il dafarsi per ripararli. Un'occhiata più approfondita alla luce del giorno non aveva rivelato nulla di nuovo rispetto a quanto osservato il giorno prima. Due dei tre sostegni d'albero erano da sostituire; tentare di ripararli solamente, avrebbe comportato il rischio che alla successiva burrasca sarebbero andati al diavolo entrambi, disalberando la nave. Un buon terzo delle sartie era da sostituire, specialmente quelle della mezzana e della maestra. Il pennone dell'albero di maestra era crepato in tre posti diversi e ben al di là di qualunque possibile riparazione; il paterazzo era pure malridotto. Per quanto riguardava il fasciame dello scafo, aveva anche quello subito qualche danno nelle due tempeste che il Fulmine aveva affrontato, ma per sostituirlo si sarebbe dovuto mettere la nave in bacino e questo Varriale non aveva il tempo di farlo e nemmeno i soldi. Per il momento i tacconi tenevano e avrebbero dovuto contunuare a tenere.

    Tutto considerato c'era poco da stare allegri. La stima di Alzese di 200 ducati di materiale di rispetto era pure ottimistica. Il Fulmine era un veliero veloce e manovriero, ma come tutti gli sciabecchi non digeriva il mare grosso; una nave snella e con poco pescaggio, con il mare a burrasca diventava una potenziale bara per il suo equipaggio. Normalmente in Mediterraneo di scuffie come quella del giorno prima non ce n'erano molte, e quella era la ragione per cui gli sciabecchi erano stati sempre parecchio utilizzati in quelle acque; ma quell'inizio d'estate costituiva evidentemente un'eccezione alla regola. A tutto questo pensava il Varriale mentre si sbafava la sua colazione in piedi nel gavone di prua, circondato da palle di cannone, polvere da sparo e vele di riserva, mentre controllava se anche lì c'era qualche danno.

    Terminato il lauto pasto, si recò nuovamente in cabina per darsi una sommaria lavata col secchio. Per quanto fosse difficile muoversi nello spazio veramente ridotto del suo alloggio, non voleva lavarsi in coperta. Era il capitano dopo tutto e ci teneva alla sua privacy. Di solito quando lui aveva terminato la toletta Imperato arrivava come un tornado e ripuliva tutto religiosamente. Mise a muro lo specchietto e completò l'utilizzo del secchio radendosi la barba di due giorni. Non era bene presentarsi all'arsenale come un bruto. Non aiutava l'aspetto diplomatico dell'operazione. Si vestì in maniera decente e salì sul cassero, da dove immediatamene Carimà e Besiga si spostarono per lasciargli spazio. Varriale salutò la guardia mattutina ed i suoi ufficiali. Guardò il bel sole nascente sotto un cielo incerto e semicoperto di nuvole, che era uno spettacolo così piacevole che un grammo di malumore se ne andò.

    "Allooor belli guagliuuuun!" si rivolse nella maniera più cordiale che il suo umore gli permetteva a Ferrazzano ed Alzese. "Vado a terra all'arsenale a vedere che cosa posso mettere insieme. Cercherò di affrettare la consegna del materiale il più possibile. Voglio la nave pronta per domani mattina all'alba. Sabato e domenica a disposizione per concludere questa settimana. E non avremo molto tempo data la distanza tra la base e la zona di caccia. Quindi dovremo fare il massimo col limitato tempo che avremo a disposizione. Mettete tutti al lavoro e mi raccomando seguiteli bene che non sono mica ingegneri questi qua." Fece un sorriso sardonico di intesa ai marinai presenti in coperta.

    Detto questo e stabilite le consegne, il capitano saltò a terra e si incamminò verso l'arsenale, percorrendo i cinqucento metri di banchina che lo separavano dal deposito. Il porticciolo aveva il tipico aspetto di come un porto doveva essere; solamente era miniaturizzato rispetto per esempio a Napoli e con molti meno servizi. A diffrenza del porto di Napoli però quello era un luogo relativamente pulito ed ordinato, con le piccole locande in marmo e muratura bianca ed i curiosi tetti bassi di tegole color rame. Lo spettacolo della baia contribuì grazie a dio a far riguadagnare ancora un po' di gaiezza al nostro, con la sua acqua verde smeraldo, e la piacevole senzazione del sole non ancora alto che gli accarezzava il corpo. Le imbarcazioni ormeggiate intorno erano di tutti i tipi: Bettoline da pesca, barche da diporto, un paio di cutter civili e persino una lancia cannoniera, con le vele ordinatamente ammainate e con un bel bestione da sei libbre dritto a prua che guardava minaccioso l'uscita della baia. Alzò gli occhi verso ovest all'altra estremità del porto naturale. Il suo mercantile stava ancora ormeggiato là. Quella stessa mattina gli ufficiali del commisssariato portuale avrebbero formalizzato il trasferimento della merce a terra e l'avrebbero scaricata. Poi si fermò di colpo e gli venne un mezzo colpo apoplettico: il Basilisk non c'era più: "cosa diavolo..." il Varriale pensò ad alta voce e fece girare una signora che stava preparando la sua osteria per quando sarebbe venuta l'ora di pranzo. Mollò tutto quello che stava facendo e si mise a correre senza nessun contegno verso l'edificio del distretto portuale, lo stesso in cui il Capitano Kerem teneva le sue riunioni prima di ogni crociera. Quando arrivò chiese al funzionario di servizio dove potesse trovare il Signor Koc. Il tizio rispose che non c'era e che poteva dire a lui. Dopo aver alzato gli occhi al cielo ed essersi sforzato di mantenere la calma chiese dove diavolo era finita la nave inglese che lui ed il suo equipaggio, rischiando la pelle, avevano catturato per difendersi da un piratesco tentativo di abbordaggio. "Ah quella..." rispose il burocrate, un omino insignificante tutto boria a niente capelli. "Ha salpato la scorsa notte per tornarsene alla sua base, che credo che sia Malta."

    "e per ordine di chi" chiese stupefatto il nostro capitano

    "E io cosa vuole che ne sappia signore. Stamattina presto, un ufficiale del forte ha consegnato gli ordini firmati dell'ammiragliato, ha liberato gli Inglesi prigionieri e tanti saluti a tutti."

    Varriale, ben capendo che non sarebbe servito a nulla discutere con l'inutile quanto incolpevole usciere del distretto portuale, salutò e se ne uscì con il morale più a terra di quando si era svegliato. Decisamente la giornata volgeva davvero al peggio.
     
  9. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    L'arsenale stava proprio sotto la fortezza di Lindos che ne proteggeva le strutture con i suoi quattro grossi cannoni da 24 libbre, costituenti la batteria di artiglieria del battaglione di fanteria di guarnigione dell'isola. Alla riunione preliminare con il Capitano Kerem, Varriale aveva appreso che si trattava del XII Battaglione di fanteria di linea "Konia", forte di circa quattrocento uomini ed appunto una batteria di artiglieria pesante antinave. La struttura vera e propria dell'arsenale si trovava dalla parte opposta della baia del porto e da questa non era visibile. Le navi che volevano accedere ai due bacini di carenaggio dovevano quindi uscire dalla baia, doppiare il promontorio ovest e poi rientrare nell'insenatura protetta che ospitava la struttura. A piedi invece l'arsenale era raggiungibile inerpicandosi per una delle stradine che portava al forte; ad un certo punto c'era una biforcazione la cui destra portava in cima alla collinetta dove questo era ubicato, mentre la sinistra ridiscendeva verso il mare e verso l'arsenale stesso.

    Varriale camminava dunque su per la strada sterrata, dalla quale voltandosi indietro era possibile vedere l'intera cittadina di Lindos e lo spettacolo fenomenale della baia, che vista dall'alto era ancora più suggestiva di quanto non lo fosse al livello del mare. L'aria pulita ed il vento teso da nordest gli davano una notevole sensazione di frescura che più che compensava il caldo che già il sole basso sull'orizzonte generava. Uno stormo di Farlopi volò in formazione perfetta sopra di lui ad ali spiegate con il loro caratteristico manto ocra e grigio che li mimetizzava perfettamente nella macchia mediterranea, mentre il suono di innumerevoli insetti abitanti nella bassa vegetazione cirsostante accompagnava la sua salita faticosa lungo il sentiero. Arrivato che fu in cima sudato come un mantice, ammirò brevemente la lucentezza del mare accarezzato dal sole tutt'intorno al promontorio di Lindos con assolutamente nulla all'orizzonte se non qualche barca di pescatori che erano andati a lovorare già dalla mattina presto. Le imbarcazioni a vele ammainate parevano giocattoli disposti su un immenso tappeto blu chiaro. Dopo aver preso un attimo di respiro ed essersi lasciato confortare da quella magnifica vista, incomminciò la discesa verso l'arsenale marittimo affacciandosi su una baia se possibile ancora più bella di quella del porto.

    La stuttura era ordinatamente divisa in un'area amministrativa ben separata dai depositi veri e propri; fu verso la prima che Varriale si diresse discendendo lungo il tratturo a mala pena percorribile da un calesse. Arrivato che fu, si avviò verso la sentinella alla porta che stava evidentemente già schiattando dal caldo nella sua regolamentare uniforme blu con braghe bianche e copricapo alto completo di piumino rosso in cima. Si presentò, mostrò le sue credenziali e gli fu garantito l'accesso all'interno del complesso dell'amministrazione. Questo consisteva in due edifici separati da uno dei due bacini di carenaggio; Varriale si diresse nella direzione che il milite gli aveva indicato a gesti, all'interno dell'edificio più basso. Trovò una porta aperta sulla destra che dava su una grande stanza pulita ed ordinata, con un corridoio centrale contornato da numerosi tipi di strutture ed armi velici navali, che pareva l'unica che fosse abitata. Bussò lo stesso anche se la porta era aperta e sentì la riposta in Greco che probabilmente gli indicava di entrare.

    Si trovò di fronte ad un signore di mezz'età dietro un bancone armato di baffoni grigi ed un copricapo euzone che gli dava un'aria alquanto levantina. Salutò in Francese e si presentò come Capitano Luigi Varriale dello sciabecco corsaro Fulmine. Quello sgranò tanto d'occhi e i baffoni si aprirono in un ampio sorriso che mostrò la bocca sdentata.

    "Ohhhh monsieur Fulminé, le destructeur de la marine d'angleterre. Quelle honour mon cher capitaine de faire votre connaissance! J'ai entedu que vous avez capturé une autre navire"

    "Oui, oui monsieur è vero, sono tornato in porto con una nave olandese proprio ieri, ma quale tempesta ho dovuto affrontare per tornare alla base. Quasi credevo che non ce l'avrei fatta."

    "Oh certamente mio capitano; burrasche così non se vedono spesso da questa parte del Mediterraneo. Presumo siate qui perché avete subito dei danni. Una nave sottile come la vostra deve essere stata terribilmente tormentata dallo stato del mare."

    Varriale assunse un'aria afflitta e cominciò a fare l'elenco delle attrezzature del Fulmine che la tempesta gli aveva mandato al diavolo. Esagerò volutamente il senso di tristezza per fare un po' di pietà al buon uomo in vista dell'inevitabile mercanteggiamento sul prezzo. Il signor Dimi Akakios era il direttore dell'arsenale ed accompagnò il Varriale nell'area dei depositi, dove insieme cominciarono la perlustrazione per trovare quello che al nostro serviva. Inoltre il direttore gli mostrò en passant e con malcelata fierezza uno dei due bacini di carenaggio, al momento vuoto, dove era possibile tirare in secca una nave della dimensione di una fregata leggera per i necessari lavori di raddobbo. Il giro durò una mezz' oretta, durante la quale il signor Akakios volle sapere tutto dell'azione contro il Basilisk. Come era stato coraggioso il comandante ad abbordare l'aguzzino inglese. Nessuno sarebbe stato capace di osare tanto. Quando lui aveva ricevuto la notizia, aveva vovuto doppiare la baia di persona per andare a vedere se davvero lo sloop inglese si trovava in porto.

    Alla fine giunse il momento di stabilire il prezzo della mercanzia che il Varriale voleva acquistare. Si approssimava lo scontro tra due tipici esemplari di campioni mondiali nell'arte della paranza diplomatica: un Napoletano ed un Greco insulare. Il signor Akakios la sparò lunga; 560 lire ottomane per l'acquisto dell'ingente massa di sartie, un pennonone da vele latine, una pompa di sentina ecc. ecc. Il Varriale si mise a frignare strappandosi le vesti e maledicendo la sua sfortuna, la tempesta e il Dio Nettuno che lo aveva preso in antipatia. Paventò l'idea al signor Dimi che in lui avrebbe avuto sempre un cliente fedele ed onesto che probabilmente avrebbe dovuto fare a breve anche lavori in chiglia e che valeva bene un trattamento se non di favore, almeno benevolo in nome della comune origine levantina. Dopo una mezzoretta buona di sfrenato tira e molla con tanto di pianti, salamelecchi e lagnanze da entrambe le parti, si arrivò alla mirabolante cifra di 230 lire ottomane, segno tangibile ma che il Varriale si guardò bene dal mettere in evidenza, che il Greco aveva provato ad aprirgli una falla di considerevoli dimensioni a poppa con la sua richiesta iniziale. L'ultimo dettaglio consistette nell'accordarsi sul pagamento e sulla consegna. Varriale chiese al direttore una piccola dilazione in quanto stava aspettando che l'amministrazione gli riconoscesse la preda olandese, mentre lui non poteva aspettare per uscire di nuovo in crociera; altrimenti come avrebbe fatto a presentarsi da lui con nuovi affari da concludere. Il signor Dimi non ebbe eccessivi problemi ad accettare un pageherò a firma del Varriale stesso. Il Greco non voleva sentire parlare di società anonime o simili. Il credito o lo faceva alla persona o non lo faceva. Per quanto riguardava la consegna invece, il materiale sarebbe stato consegnato dopo pranzo da una pilotina incaricata proprio di queste incombenze ogni giorno. Akakios non dimenticò di addebitare lire 14 per il servizio il che era un vero e proprio furto, ma il Varriale non si azzardò a tirare ulteriormente la corda; si limitò a considerare che se il pranzo in Grecia era alla stessa ora di Napoli, non avrebbe avuto molto tempo di raddobbare la nave prima della nuova partenza. Concluse le trattative, salutò cordialmente il signor Akakios, non prima che questi si facesse promettere che sarebbe tornato presto a trovarlo, e si incamminò sulla via del ritorno cercando di pensare a quali potevano essere i i raddobbi che era in grado si cominiciare prima che arrivasse il materiale, per portarsi avanti col lavoro.
    hhg.jpg
     
    Ultima modifica: 2 Luglio 2019
  10. Luigi Varriale

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    La carrozza che venne a prendere il Varriale vestito a festa con la stessa tenuta che aveva usato per l'abbordaggio del Grohen, era quanto di meglio il battaglione di fanteria Konia potesse disporre. Si trattava di un trasporto speciale presso il Bey e certo non si voleva fare brutta figura. Inoltre chiunque venisse trasportato per un udienza di quel rango aveva diritto ad una scorta di almeno un ufficiale e due soldati, così il Varriale si trovò in compagnia di un tenente del magnifico esercito del sultano più ben tre militi ed un graduato. Due di questi conducevano la carrozza mentre gli altri due gli facevano da scorta all'interno.

    Il viaggio da Lindos a Rodi durò circa un'oretta durante la quale il tenente si mantenne assolutamente professionale, e per grazia di Dio non era nemmeno molto loquace; tanto anche se avesse avuto il dono della favella, non parlava altro che Turco. I due soldati senza il permesso del loro ufficiale non respiravano nemmeno e quindi si limitarono a tenere i loro moschetti tra le gambe e a scrutare con attenzione l'ambiente circostante. L'isola di Rodi era pur sempre popolata per una buona parte da cani ribelli greci, e quindi l'importanza del passeggero richiedeva tutta la loro attenzione. Il tempo si era guastato un'altra volta ed una leggera pioggerella cadeva non molto copiosa sulla strada buia e sterrata che la carrozza percorreva, illuminata solamente dalle due lanterne della stessa.

    Entrati nella cittadina di Rodi vera e propria, allo sterrato si sostituì una specie di pavé; la carrozza rallentò di molto all'interno delle vie della città molto frequentata e piena di gente che passeggiava nonostante la pioggia ai lati della strada e pure in mezzo alla strada. Cinque minuti dopo la carrozza si arrestò. Il Tenente mise la testa fuori dalla finestra e poi fece scendere i suoi militi per aprire la porta al passeggero. I due soldati, rinforzati da quelli che avevano condotto il veicolo si piazzarono ai lati della carrozza e si guardarono intorno per assicurarsi che non vi fosse nessun pericolo. Poi aprirono la porticina del veicolo per far scendere Varriale. Questi passò direttamente dalle mani della fanteria ottomana a quella di un paio di gorillla uno dei quali armato di una moderna carabina francese mentre l'altro era apparentemente disarmato. I due signori sembravano davvero due tipi con i quali era meglio non scherzare. Entrambi erano vestiti con abiti borghesi di foggia occidentale e non portavano alcun copricapo. Varriale ne dedusse che dovevano far parte della guardia del corpo del Bey. I due lo condussero con molto tatto e guardandosi bene in giro, attraverso la strada affollata e lo introdussero in un lussuoso palazzetto in una via secondaria a poca distanza. Il Gorilla armato gli indicò con molta riverenza un morbidissimo e comodissimo divano di pelle marrone. Evidentemente voleva che lui si accomodasse e attendesse. L'altro gorilla rimase con lui senza proferire una sillaba per tutto il quarto d'ora che l'altro ci mise a ritornare, accompagnato da quello che sembrava un valletto o un maggiordomo, molto giovane e di ottime maniere.

    I gorilla rimasero nell'anticamera mentre il valletto, in Francese, pregò il Varriale di seguirlo nei qurtieri privati di sua magnificenza Eslem Bey. Grandissimo segno di fiducia da parte del padrone di casa di lasciare fuori i pretoriani. Fu quindi introdotto in un'enorme sala, lughissima e larga non molto di meno, arredata con sfarzosi mobili di velluto di molti colori e per quanto poteva capirne Varriale, fatti di pregiatissimi legni verniciati con materiali che davano davvero molto nell'occhio. Al fondo della stanza stava un gruppo di uomini e di donne che discutevano animatamente ed allegramente tra di loro provocando un certo rumore amplificato dall'ampiezza del locale, e dietro di loro il salone non era neanche finito, ché c'era ancora un magnifico tavolo da pranzo, non meno sfarzoso del resto della mobilia. Quando Varriale riuscì ad avvicinarsi abbastanza, vide che era già pieno di ogni genere di vivande e bevande, ma soprattutto mise gli occhi sulle persone che gli stavano di fronte. Queste mentre lui accompagnato dal lacché si avvicinava, si girarono tutte ad osservarlo ed una di queste, un signore con turbante e barba grigia finemente pettinata, gli si fece incontro e lo abbracciò e baciò due volte su ciascuna guancia. L'effusione era troppo anche per un Napoletano, ma Varriale si sforzò di rimanere naturale e rilassato, del resto non era affatto al corrente degli usi e costumi ottomani.

    "Figlio"; il signore lo guardò direttamente negli occhi ancora tenendo la testa del Varriale tra le mani, e parlandogli in Italiano "voglio che tu sappia quanto sei benvenuto nella mia casa che ti prego di considerare davvero come fosse tua."

    Varriale con quelle mani addosso dovette fare davvero sforzi sovrumani per rimanere sorridente e non cedere alla tentazione di menare il signore che si era preso cotale e cotanta libertà. Si sforzò di sorridere e di far sembrare che fosse abituato ad un tale trattamento, ma la cosa era molto difficile inquantoché lui sopportava a mala pena il contatto fisico con sua madre, e per non più di due secondi; immaginarsi quello con un estraneo che gli teneva stretta la testa tra le mani. Nonostante ciò fece del suo meglio per apparire a suo agio e per dare l'impressione che una tale routine non l'avesse sorpreso nemmeno un po'. Il tizio finalmente lo mollò e si rivolse in Turco ai suoi ospiti. Era palese dal tono con sui si indirizzava a loro che lui era il padrone di casa, il Bey di Marinaris; gli altri erano cortigiani.

    "Ho detto ai miei dignitari figlio mio quanto io ti sia debitore per aver strappato mia figlia alla banda di sporchi ribelli greci che hanno tentato di rapire la mia Samiye in mare qualche giorno fa. Se la mia unica figlia è di nuovo a casa mia sana e salva lo devo solamente al coraggio tuo ed a quello dei tuoi uomini, che ti assicuro verrà adeguatamente ricompensato."

    Varriale rispose che non sapeva di aver salvato la figlia di una persona importante fino a quando non era giunto a bordo del natante e ne era venuto a conoscenza. Ringraziava comunque della considerazione e si dichiarava "servo vostro" di sua magnificenza. Infine si complimentò per l'eccellente padronanza dell'Italiano da parte del Bey.

    "Ah, ho passato molti anni nel tuo paese figlio mio. Ero amico personale di Ferdinando I. Quando morì nel 25 mi ci volle un mese per riprendermi dalla tristezza per la perdita di un vero amico."

    Poi si scusò con i suoi ospiti, in maggioranza probabilmente burocrati del governatore ed anche un paio di ceffi che Varriale non escluse si trattasse di altre guardie del corpo. Non mancavano un certo numero di signore, alcune anche belle per quanto poteva vedere al di là dei veli che ne coprivano le teste e gli abiti debitametne castigati all'uso musulmano.

    Il Bey si rivolse ancora ai suoi ospiti per un breve annuncio di cui Varriale non capì ovviamente nulla e poi gli fece segno di seguirlo in una stanza attigua che scorpì essere attrezzata ad ufficio. Furono seguiti solamente da un paio di persone, tra cui uno dei figuri che sospettava essere un buttafuori. Il Bey gli fece cenno di accomodarsi su un ampio divano in velluto blu. Varriale non si era mai seduto prima su qualcosa del genere. Il governatore si sedette a sua volta su una grande poltrona sulla dritta del divano.

    "Allora figlio mio, prima di dare inizio al banchetto di festa che ho preparato in tuo onore vorrei farti conoscere il secondo motivo della tua presenza qui."

    Varriale drizzò le orecchie come un cane da pastore.

    "L'affronto che ho dovuto subire da quelle bestie incivili cretesi è stato assolutamente intollerabile, e ho fatto in modo che non rimanga impunito. Così ho impegnato a fondo il mio servizio informazioni per venire a sapere dove sono andati a rintanarsi i pirati. Hanno perso il favore della loro organizazione criminale dopo il loro fallimento e così è stato più facile trovarli. I cani infetti si sono rifugiati in una località non troppo lontana da Atene nel Golfo Eubano. Il posto si chiama Sesi. Ho consultato l'Ammiraglio Zekiye che ti ha nella più alta stima e considerazione per un'azione che permetta di sbarcare un gruppo di uomini scelti di mia fiducia per prelevare quei subumani, portarli a Marinaris e farli impiccare sulla piazza del mercato, dove tutti possano vedere che fine fa chi attenta alla tranquillità di un servitore del Sultano. Ma ahimé l'ammiraglio non mi ha confortato sulle possibilità che noi si riesca ad ogranizzare una spedizione navale. Il luogo è presidiato dalla marina greca essendo così vicino alla capitale. L'ammiraglio ha detto che se l'operazione per qualche motivo non riuscisse ci esporremmo ad un grave incidente diplomatico nei confronti dei rinnegati greci e delle potenze che li proteggono. Poi mi ha suggerito che l'operazione potrebbe essere tentata con naviglio diciamo così non ufficiale ed entrambi abbiamo subito pensato a te figlio mio, il terrore del Mediterraneo che ha catturato addirittura una nave da guerra inglese e che si è già illuminato di mille imprese che ne hanno rivelato il valore e la sagacia".

    "Io ti chiedo di portare un gruppo di miei agenti nella località di Sesi, sbarcarli, attendere che compiano la loro missione, e riportare loro ed i pirati greci fino a me in modo che possa amministrare loro la punizione che si meritano."

    "Eccellenza..." cercò di tergiversare Varriale..."io...io non so nulla di questo posto, dovrei pianificare l'operazione, consultare le carte. Per di più sono alle dipendenze del capitano Kerem. La mia nave fa parte di una squadra di blocco che..."

    Il Bey lo interrupe indisposto..."Figlio mio di tutto questo potrai più che chiarire e pianificare con il comando dell'Ammiraglio Zekiye. E'stato lui a proporti come miglior candidato per questa operazione. Naturalmente sarà necessario sciogliere la tua nave dalla dipendenza del comandante Kerem ed interrompere ogni rapporto ufficiale con la marina imperiale...anzi si dovranno diffondere informazioni che indichino che hai lasciato l'impero."

    Il Varriale trasecolò..."Ma Eccellenza...le prede catturate...la mia lettera di marca!"

    "Ah...non ti devi preoccupare di questo mio figio prediletto...non ti ho forse detto che questa è casa tua e che mi hai ridato nuova vita?...L'ammiraglio organizzerà la dismissione della tua nave dalla flotta nostra. Userà come scusa ufficiale l'incidente con la nave inglese in maniera che non ci sia più nessun collegamento ufficiale tra te e le autorità imperiali. Dopo di che tu svolgerai la tua missione ed io ti ricompenserò profumatamente".

    Varriale rimaneva sempre più senza parole man mano che il Bey andava avanti. La giornata minacciava davvero ci concludersi in un totale disastro.

    "Eccellenza, la nave non è neamche mia. E stata armata da una società di Napoli per la guerra di corsa. Questa società l'ha armata per ricavrne dei profitti. Se la depennate dall'ordine di battaglia della marina, tutto quello che ho fatto fino ad ora sarà stato invano. Ho già anticipato stipendi agli uomini, mi sono impegnato con l'arsenale, con la banca ottomana!." Varriale inorridiva man mano che ricordava a se stesso tutte queste contingenze.

    Il Governatore Elsem lo fissò per una decina di secondi senza proferire parola.

    "Figlio mio..."..."Eh dagli con questo figlio" cominciò a pensare spazientito e sempre più agitato il nostro capitano. "Per quanto riguarda la banca ottomana e le installazioni imperiali non ti devi propccupare; manderò uno dei miei emissari a dare la mia garanzia personale per te. Per quanto riguarda la nave invece...mi dicevi che non ne sei tu il comandante?"

    "No eccellenza, non dicevo questo. La nave è sotto il mio comando ma non è più mia di quanto una delle vostre navi da guerra non sia del suo capitano. Appartiene ad una società che la usa per guadagnare i soldi delle prede e dei servizi che compie. E' una nave corsara"

    "Capisco mio prediletto. Allora facciamo così" tagliò corto l'onnipotente Bey. "Tu compimi questa impresa e dimenticati per il momento della guerra di corsa; ed io farò in modo che la nave diventi tua".

    Varriale strabuzzò gli occhi: "Mia?" balbettò...ma occorrerebbe rilevare tutte le quote della società dai proprietari...quelli vorranno essere lautamente indennizzati...e non...e non è detto che siano disposti a vendere..."

    Il noble ottomano fece un cenno infastidito con la mano. "Dubiti forse della mia influenza negli ambienti del regno napoletano?"

    "Assolutamente no Eccellenza!" Si riprese subito il Varriale..."Stavo solo...stavo solo ponderando la cosa dal mio limitato punto di vista, e..."

    "Bene...allora te lo dico di nuovo" il Bey lo guardò con aria decisa e severa; Varriale capì subito che non avrebbe esteso la sua pazienza ad un terzo tentativo. "Ti dico compimi questa missione e la nave sarà tua; niente più società, niente più padroni".

    Varriale rimase per un attimo impalato come un adolescente idiota davanti al maestro che lo aveva colto a fare un disegno sconcio sotto il tavolo.

    "Va bene eccellenza, organizzimola questa missione allora" rispose Varriale che cominciò a sentirsi anche lui in preda alla più viva eccitazione, pur pentendosi immediatamente del rischio a cui si esponeva e di aver ceduto come uno scolaro alle pressioni del nobile. D'altra parte erano pressioni fortissime cercò di giustificarsi con se stesso, e fortissimi erano gli incentivi !

    "Andiamo a cena adesso ragazzo mio".
     
    Ultima modifica: 3 Luglio 2019
  11. Prostetnico

    Prostetnico

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    trovo due minuti per scrivere due parole, una per minuto: era dai tempi del Postuma che non leggevo una sceneggiatura del genere. Al di la della vicenda, non t'azzardare a limitare le descrizioni degli ingaggi, anzi a beneficio dei terricoli volendo potresti ampliare le note tecniche: bordi, mura, strambate,... non tutti, ahiloro, sono Mori o Mascalzoni.
     
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  12. Tuchačevskij

    Tuchačevskij

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    Mi aggrego al buon Vogon, sto seguendo assiduamente la storia pur essendo a digiuno totale di velica e navigazione marittima! :approved:
     
  13. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Quando Varriale in piena notte fece ritorno al porto di Lindos, i lavori sul Fulmine erano ancora in corso ma quasi completati. L'intera baia era avvolta in una leggera foschia e la temperatura era piacevole. Il cielo continuava ad essere coperto ed il barometro marcava male. Alla sinistra della baia fervevano i lavori di trasbordo da un grosso mercantile di cui Varriale non poté distinguere la nazionalità, ma solamente che era molto grande. L'impressione che si trattasse di una preda fu confermata dalla presenza del Lexington ormeggiato alla destra del fulmine, il cui equipaggio era tutto preso a metterlo in grado di salpare all'alba. Non c'era dubbio che nonostante fossero le primissime ore del mattino e fosse ancora notte fonda, metà del porto per un motivo o per l'altro era attivo come se fosse stato pieno giorno.

    In piedi sulla banchina, il Capitano Chadwick stava sorvegliando i lavori di approvvigionamento della sua nave ed alcuni dei suoi uomini appesi ai pennoni per eseguire qualche riparazione minore. Varriale salutò il collega il quale si girò sorpreso nel vederlo e lo accolse con cordialità ricambiando caldamente il saluto.

    "Sono in porto da due ore per Dio ed ho già sentito cose incredibili sul vostro conto capitano" lo apostrofò coon tono di adulazione l'Americano dalla lunga chioma rossa. "in una settimana avete catturato un mercantile da cinquecento tonnellate, una nave da guerra britannica e sventato un tentativo di rapimento della figlia di un Re. Che io sia stramaledetto se non sto morendo di invidia, parola mia".

    "Vedo che anche voi non vi siete risparmiato affatto" lo rimbrottò Varriale indicando col mento il mercantile di cui si stava scaricando la merce.

    "Oh..si, una bella preda: 800 tonnellate di cibarie e medicinali intercettata mentre cercava di sgabolare tra Creta e Kasos.

    Poi il capitano Chadwick si fece più cupo. "Avete sentito la novità?"

    "No di che si tratta" domandò il Varriale con sincera curiosità

    "Gli Inglesi hanno mandato un'altro sloop armato a vapore nell'Egeo. Pare si tratti del Conflict, un bestione a elica di mille tonnellate armato con sei cannoni da 8 pollici. L'hanno mandato a sorvegliare che noi poveri corsari non facciamo altri danni. Me l'ha detto il signor Koc che era qui quando sono arrivato. Ha anche detto che quando rimpiazzeranno i morti che voi avete provocato al Basilisk comandante in testa, ritornerà qui a fare compagnia al Conflict. E dicono che a bordo del Basilisk siano tutti molto arrabbiati. Ci disturberanno così tanto che sarà difficile continuare a lavorare"

    "Non è quello che facevano già prima?" domandò di rimando il Varriale; "io da quel maledetto ho dovuto difenderemi; voleva abbordare la mia nave".

    "Non riesco a capire questo comportamento" rispose pensoso Chadwick "Voglio dire non si erano mai spinti a tanto prima dell'incidente con voi...manovre di disturbo si, tentativi di ispezione...ma mai avevano osato minacciare di catturare una delle nostre navi. Questo renderà il nostro lavoro molto più difficile" ribadì ancora l'Americano.

    "Non è più affar mio" rispose Varriale simulando un'aria di somma tristezza. Il comando della flotta meridionale non ha visto di buon occhio la mia azione. Ritorno adesso da Rodi dove ho incontrato il Bey di Marinaris. Sono stati molto spiacenti di comunicarmi che hanno terminato il mio contratto. Mi pagheranno la mia preda, ma solo come riconoscenza personale del Bey per avergli tirato fuori dai guai la figlia, e poi sarò lasciato in libertà"

    "Cooosa??" strabuzzò tanto d'occhi Chadwick "Questo è un vero e proprio affronto...un ennesimo atto di passiva sottomissione alla Gran Bretagna".

    "Mah...cosa vuolete che vi dica capitano...come le ho detto non è più affar mio. Incasserò le mie duemila lire per la preda olandese che ho catturato e cambierò aria, non sembra ci sia null'altro da fare".

    "Ne sono costernato signore" rispose l'americano con sincero dispiacere, "quando pensate di lasciarci?"

    "Il tempo di sbrigare le formalità della preda. Attenderò l ritorno del capitano Kerem per consegnargli le carte di dismissione dalla sua squadra e poi eciderò sul dafarsi."

    "Tutto ciò è profondamente ingiusto...prego accettate qualcosa da bere, ho in cabina un'eccellente bottiglia di Champagne donatami il mese scorso dal capitano di una corvetta francese; quelli si che sono dei signori. Voglio almeno avere la possibilità ci brindare con voi all'ottimo lavoro svolto dalla squadra".

    "Se vostra signoria mi da il permesso di avvertire i miei ufficiali che sono qui sarò subito da voi capitano".

    "Vorrebbe magari invitare anche lor signori?"

    "Meglio di no mio caro capitano, stanno ultimando i lavori di riparazione dopo la burrasca che ci ha mezzi affondati l'altro giorno".

    "Ah terribile tempesta quella mio onorevole collega. Mi sono trovato anch'io in seria difficoltà. Fortunamtamente non ho subito che qualche danno minore. Vi attendo nella mia cabina dunque...avvertirò il signor Gore della vostra visita e gli lascerò la consegna di l'accompagnarvi da me".

    "Sarò da voi quanto prima capitano, ed accettate ancora la mia gratitudine".

    Detto questo Varriale salì a bordo del Fulmine dove trovò Sgarra e Ferrazzano impegnati a fare i negreieri con l'equipaggio della guardia notturna. Gli altri erano a riposo con l'idea di averli freschi all'alba per salpare.

    "Capitano benvenuto a bordo" fece Sgarra. "Abbiamo praticamente terminato i lavori di riparazione; che faticaccia che è stata soprattutto ricomporre i sostegni d'albero. Non è un lavoro che andrebbe fatto in umido signore".

    "Avete ragione Sgarra; se avessi saputo prima le novità che vi porto da Rodi non vi avrei fatto sgobbare tutta la notte. Il Fulmine va in bacino, non salpiamo più questa mattina; i piani sono cambiati".

    Ferrazzano e Sgarra fissarono entrambi il capitano come due idioti.

    "Prego volete ripetere signore?" fece il primo

    "Ho detto che la nostra missione è cambiata" sorrise Varriale..."In meglio naturalente" aggiunse visto lo stupore misto a fastidio che vide sul volto del suo secondo ufficiale. "Ma dobbiamo andare in bacino per essere sicuri che tutto sia a punto e tutto sia a posto. Stavo anche considerando la vostra proposta di modificare l'armamento" aggiunse Varriale come ultimo elemento per tranquillizzare il capo cannonniere che dava evidenti segni di nervosismo.

    "Magari vorrebbe mettermi al corrente Capitano?" chese quello con un cenno di impazienza.

    "A suo tempo signore, a suo tempo. Per il momento preparate la nave per essere tirata in secca, io mi recherò per qualche minuto a bordo del Lexington; ho avuto un invito da parte del suo capitano. Voi contunuate qui e quanto prima vi aggiornerò sulle novità"

    Detto questo girò le spalle e si incamminò a terra senza aggiungere altro.

    ***

    La cabina del Capitano Chadwick, pur essendo assai piccola come si addiceva ad una navetta di 40 metri scarsi era comunque elegantemente arredata. Spiccavano sulle pareti ritratti di scene di battaglia prese dalla guerra di indipendenza e da quella del 12. Sul tavolo del capitano faceva da fermacarte un magnifico modello del Lexington del 1776, altro famoso brigantino che aveva combattuto contro gli Inglesi facendogli vedere i sorci verdi. Varriale notò anche un giornale in bella vista sul tavolo del comandante; ne fu subito attratto perché recava sulla prima pagine uno dei primissimi esemplari di fotografia. Varriale ne fu estasiato. La fotografia in prima pagina mostrava un gruppo di uomini tutti insieme alcuni in ginocchio ed altri in piedi. Avevano in testa uno strano berretto corto con visiera e quasi tutti tranne due o tre tenevano in mano una specie di mazza di legno. Varriale fu assolutamente affascinato dal vedere la prima fotografia di tutta la sua vita. Ne aveva sentito parlare, ne conosceva l'esistenza e vagamente ance i principi; ma vederne una di persona!

    Il Capitano Chadwick, seduto in posizione rilassata sulla sua sedia con le gambe accavallate, osservava divertito Varriale passare il dito su quell'immagine come se si aspettasse che i soggetti ritratti si svegliassero ed uscissero dal giornale. La cosa era molto tenera e pure un poco comica.

    "E' stupefacente mio caro capitano" affermò il Varriale. "Posso gentilmente chiederle cosa ritrae questa fotografia?" pronunciò la parola con un aria di mistero come se stesse domandando l'ubicazione di un tesoro nascosto.

    "Ma certamente signore; quelli che avete di fronte sono i Columbus Speed Devils, due volte campioni assoluti della nostra lega nazionale di Baseball".

    "Baseball?"

    "Si tratta dello sport nazionale da noi. La prima competizione ufficiale è stata inaugurata quattro anni fa. Da allora si ripete ogni anno. La squadra che ha davanti ha vinto due campionati su quattro".

    "Intendete dire uno sport come le olimpiadi o la lotta?"

    "Non esattamente, questo è uno sport dove giocano undici persone per parte"

    "Come...tutte allo stesso momento?"

    "Si" ridacchiò Chadwick divertito dall'arrettratezza degli Europei. "E si guadagna anche bene sapete? Il migliore giocatore della squadra di Columbus, Mike Serianni quest'anno ha un contratto per 35.000 dollari; e non è nemmeno il più pagato. Preston Crain, Left Fielder dei Toledo Wild Things ha un contratto di 47.600."

    "Voi mi state prendendo in giro vero signore?" rispose Varriale non senza disappunto per l'indelicatezza del collega.

    "Vi assicuo di no capitano, non mi permetterei mai. Le garantisco che quello che vi ho detto è la pura verità"

    "Vi rendete conto che 47.000 dollari americani sono tre volte il valore della mia nave? Signore"

    "Assolutamente e sono anche il doppio del valore della mia. Ma lei non ha idea di come sono pieni gli stadi in America ogni volta che si gioca una partita. E quanto ambiti e costosi sono i migliori posti a sedere. Naturalmente gli ingaggi che vi ho citato sono quelli delle top star della lega. I contratti medi si aggirano sui 10.000 dollari e il minimo per un giovane giocatore nei primi due anni di carriera è 1.400.

    "E comunque!!" esclamò Varriale, li guanagnassi io 1.000 dollari all'anno.

    Il capitano Chadwick fece portare lo Champagne dal suo famiglio ed intrattenne il Varriale anche con due ottime fette di torta che erano avanzate dalla cena della sera prima. I due continuarono a discutere per qualche minuto ancora del più e del meno e poi venne tempo per il nostro di congedarsi per tornarsene alla sua nave.

    "Approfitterò dei miei scarsi proventi per mettere qualche giorno in bacino il mio sciabecco" annunciò Varriale prima di andare. "Se le cose vanno come prevedo, il piano è quello di tornare in patria; e mi aspetta se tale piano si avvererà, una lunga navigazione mediterranea. Ma non ho ancora chiari quali saranno i miei disegni. In ogni caso capitano spero che ci rivedremo. E'stato un vero piacere godere della vostra squisita ospitalità"

    "Io ho un contratto qui fino alla fine di agosto" puntualizzò il Capitano Chadwick. La mia intenzione è diventare ricco prima di quella data e ritornare nel mio paese prima che l'Atlantico diventi innavigabile."

    "Con una bella e solida nave come questa capitano, io navigherei anche negli abissi di Nettuno"

    "Ah! Ah! Vi auguro buona fortuna Capitano Varriale e spero di vedervi ancora prima che ci lasciate"

    "Credo che ci vedremo al briefing di domani sera. Dovrò come minimo porgere i miei omaggi al Capitano Kerem. Credo che sarà informato degli ultimi sviluppi dal Signor Koc non appena metterà piede a terra."

    "Arrivederci dunque"

    "Arrivederci"
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  14. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Ogni vostro desiderio è un ordine.
     
  15. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Quel lunedì mattina i portuali di Lindos notarono un cambiamento alla routine delle operazioni militari: la corvetta imperiale Eser-i Cedîd non aveva lasciato gli ormeggi per la consueta routine settimanale di pattugliamento e solamente i corsari avevano salpato. La cosa era alquanto insolita ma chi poteva sapere quali eranno gli oscuri piani dell'ammiragliato. La corvetta era era all'ormeggio nall'anca sinistra della baia e molti marinai stavano compiendo lavori a bordo. Forse la nave aveva bisogno di un raddobbo o di qualche preparazione particolare, ma nessuno ci stette a pensare più di tanto. Ci avrebbero invece pensato molto se avessero saputo esattamente che cosa il capitano Kerem stava facendo. Per la precisione si trovava insieme al contrammiraglio Zekiye, che aveva prelevato in gran segreto dal comando flotta sud a Bodrum prima di fare ritorno a Lindos. Da lì I due ufficiali della marina ottomana insieme al Capitano Varriale si erano recati a Rodi presso tenuta privata del Bey di Marinaris. In quel luogo era programmata quella mattina una riunione per pianificare un'operazione clandestina che era stata affidata allo sciabecco Fulmine, il quale si trovava in bacino da tre giorni per completare i lavori di riparazione dello scafo che non si erano potuti fare in acqua. Erano previste anche modifiche all'armamento di bordo.

    Dal punto di vista delle finanze, Varriale aveva aperto un conto personale a suo nome presso la banca ottomana dove erano state depositate 1000 lire ricevute per le spese più immediate da parte del governatore in persona. Varriale aveva comunicato la cosa ai suoi ufficiali e aveva loro detto di considerare quella somma come divisa per tre, anche se il conto era a nome suo. Avrebbero ovviamente tenuto una contabilità separata da quella della nave. Erano state versate inoltre, questa volta dal tesoro ottomano, altre 1200 lire come compenso per la preda olandese che il Fulmine aveva catturato. Sarebbe stata la prima e l'ultima preda, visto che la carriera del Fulmine come nave corsara alle dipendenze dei turchi era finita. Con questo denaro si era sollevata la società dai debiti con la banca e con l'arsenale ed il rimanente era stato lasciato in giacenza sul conto della DINA. L'arsenale di Lindos era poi stato personalmente istruito dal Bey di dare tutta l'assistenza necessaria al Fulmine per allestirlo nella maniera che al Capitano Varriale fosse piaciuto, come se si trattasse di una nave da guerra imperiale. Questo voleva dire gratis e senza fare storie. Ed infatti lo sciabecco era stato alato sulle strutture il venerdì mattina precedente e si trovava ancora ai lavori.

    Nello sfarzosissimo ufficio del governatore i quattro uomini stavano terminando una suntuosa colazione di lavoro a base di succhi di frutta esotici, varie crostate dolci e latte di capra particolarmente apprezzato dal contrammiraglio, che non mancò di far notare quanto fosse sempre ricca ed ospitale la casa di sua magnificenza. L'argomento affrontato durante questa colazione era stato quello dell'atteggiamento inglese: fu anche l'occasione per rivrlare al Capitano Varriale quali erano stati gli strascichi del suo incontro con il Basilisk, cosa che fino a quel momento non si era ancora potuta fare.

    Dopo l'incidente tra il Fulmine e lo sloop da guerra della Royal Navy, gli Inglesi erano stati in un primo tempo intransigenti. Sostennero che la nave corsara era per quanto riguardava loro una nave pirata e che le autorità ottomane la dovevano consegnare perché il suo capitano ed il suo equipaggio venissero processati in Inghilterra. Il Bey aveva fatto pressioni molto grandi sul Vizir incaricato agli esteri in maniera che opponesse tutta la resistenza possibile al governo di Sua Maestà, cosa che questi cercò di fare come meglio poté. Alla fine di un negoziato che il Vizir aveva definito "franco", il che nel gergo diplomatico ottomano significava che ci era mancato poco che cacciasse l'ambasciatore inglese a calci nel didietro, si era venuti al compromesso che la nave italiana sarebbe stata depennata dai ruoli dei corsari della marina ottomana e che non avrebbe più operato nell' Egeo. In cambio gli Inglesi ritirarono il loro diktat riguardante la consegna di nave ed equipaggio. il Vizir aveva anche precisato che questa concessione il governo turco la faceva solo come segno di buona volontà di compormesso, e certo non perché avallasse l'opinione britannica che la suddetta nave aveva agito illegalmente.

    "Questo non vuol dire cari miei" fece notare il Governatore che se gli Inglesi avessero l'occasione in mare non tentererebbero di catturare o di affondare il Fulmine. Li conosco bene quei maledetti. Credono di essere i padroni del mondo".

    "O paura che in questo momento lo siano davvero" intervenne con un velo di tristezza il contrammiraglio Zekiye". Nessuno ebbe da opporre un'obiezione a questa affermazione.

    "Cosa si potrebbe fare per proteggere il Fulmine ed il suo equipaggio" domandò il Bey che di diritto marittimo era a digiuno.

    "Beh, lo si potrebbe rilevare dai suoi attuali proprietari e poi gli si potrebbe cambiare il nome cancellandolo dai registri del Regno di Napoli e registrandolo di nuovo qui." fece notare il contrammiraglio Zekiye. "Gli Inglesi non conoscono esattamente la nave e non credo che le testimonianze dell'equipaggio del Basilisk siano state sufficienti a fornire elementi sufficienti per riconoscerlo in mare da null'altro che dal suo nome."

    "Ma gli Inglesi saranno al corrente dell'identità del suo capitano e dei suoi ufficiali a quest'ora. Questi sono dati che se hanno voluto, hanno già potuto reperire presso le autorità napoletane".

    "Vero" ribatté il contrammiraglio ma a meno che non chiedano l'estradizione al Regno di Napoli non possono fare nulla. Si sono inpegnati con il nostro governo a non pretendere la consegna da noi, E se non possono riconoscere fisicamente la nave, non possono nemmeno riconoscere i suoi ufficiali".

    "Direi che possiamo discutere di tutto ciò a missione conclusa" chiuse l'argomento Eslem Bey. "Sono sicuro che troveremo il modo di risolvere questa situazione." Si rivolse a Varriale: "non devi preoccuparti dgli Inglesi Luigi, in qualche modo il problema te lo risolverò. Sfrutterò tutta la mia influenza presso Ferdinando II perché la situazione si risolva. Adesso devi concentrare tutte le energie sulla missione. Ricorda" lo fissò ben bene il governatore, "A missione compiuta farò in modo che tu te esca pulito da tutta la vicenda e con la nave di tua proprietà".

    I quattro uomini si alzarono per andare a sistemarsi intorno al grande tavolo da conferenza sul quale era stesa un'enorme mappa del teatro dell'Egeo e del Mediterraneo Orienatale. Quando il Fulmine fosse stato pronto a muovere, avrebbe salpato dall'Isola di Rodi per fare una prima tappa a Marinaris dove avrebbe imbarcato un drappello di agenti del Bey. Queste guardie personali del governatore avevano il compito materiale di sbarcare in località Sesi, nella penisola di Larium, dove era segnalato il nascondiglio dei mandanti e di tre degli esecutori del tentativo di rapimento della figlia del governatore. I sicari del Bey li avrebbero catturati, riportati al Fulmine in attesa, e la comitiva sarebbe ritornata a Marinaris. Qui terminava la missione del Fulmine.

    Detta così pareva una missione semplice semplice, ma in realtà osservando la carta non lo era affatto. Primo, tra il Pireo e l'isola di Agii pattugliava la marina greca: una corvetta a vela ed un'altra a vapore; la Karteria. La prima, la Ludovikus era classificata come corvetta ma in realtà era una fregata vera e propria di mille tonnellate con ventiquattro carronate da 32 e sei cannoni lunghi da caccia da 20. La seconda era una nave sperimentale, la prima a vapore della marina greca, costruita per lei dagli Inglesi. questa era una piccola nave di 230 tonnellate ma dotata di macchine che potevano spingerla a 7 nodi costanti ed era armata con quattro carronate da 68 e quattro cannoni da 68 da caccia. Entrambe le navi erano dotate di un vero e prorpio armamento massacratore, che avrebbero distrutto il Fulmine con una sola bordata, anzi metà bordata come fece notare il Capitano Kerem. La posizione delle due navi non era certa, ma i servizi di informazione turchi ad Atene confermavano che le navi facevano base in quel porto ed avevano la sponda occidentale ed orientale del Pireo come zone di pattuglia.

    Il Fulmine sarebbe dovuto penetrare proprio dalla sponda orientale per raggiungere il suo obiettivo, e qui cominciavano i guai. La sponda orientale era totalmente dominata da uno stretto di accesso largo non più di 1500 metri; un vero e proprio collo di bottiglia attraverso il quale il Fulmine avrebbe dovuto passare e sopratutto dal quale avrebbe dovuto uscire per tornare a casa. Anche solo per arrivarci era necessario penetrare nel Golfo di di Petalioi, tra la terraferma e l'isola di Argyro: insomma un vero e proprio labirinto di isole stretti e golfi che avrebbero reso la vita molto difficile agli incursori.

    Varriale osservò con attenzione la carta ed alzò gli occhi incontrando lo sguardo scettico del Capitano Kerem.

    "L'operazione va eseguita rigorosamente di notte senza luna, meglio se con il maltempo. Se troviamo la marina greca a pattugliare la zona sbagliata del Pireo non credo ci sia nessuna possibilità per il Fulmine di entrare."

    "Non avremo una seconda possibilità" affermò il governatore; se i Greci dovessero farla fallire, non gli ci vorrebbe molto per capire con quale obiettivo l'avevamo messa in piedi. Evacuerebbero quei cani in qualche altro psosto segreto e ci renderebbero molto difficile una seconda identificazione."

    "La nave del Capitano Varriale va rinominata. Bisogna darle un altro nome anche prima di tutte le pratiche burocratiche di registrazione. Se viene identificata le conseguenze sarebbero catastrofiche per il Capitano e per noi." intervenne il contrammiraglio Zekiye.

    Tutti gli astanti convenirono su quest'ultimo punto.

    "Non fallirà" si intromise Varriale all'improvviso nella ridda di esitazioni e commenti preoccupati degli altri partecipanti alla riunione.

    "Prego?" chiese Kerem.

    "L'operazione non fallirà...entrerò nel golfo e sbarcherò i vostri uomini" fece Varriale rivolto al governatore. "Ho bisogno che mi assegniate una nave a fare da diversivo in caso i Greci si trovassero dalla parte sbagliata (per noi) della sponda del Pireo...potrebbe il Capitano Kerem precedermi con la Eser-i Cedîd fino alla stretta del Golfo di Petalioi? Se si dovesse avvistare una delle navi di pattuglia greche, me la toglierebbe di mezzo facendosi inseguire verso ovest, così io potrei entrare indisturbato. Sono comunque daccordo che l'operazione dovrebbe svolgersi di notte".

    Il Capitano Kerem alzò gli occhi verso il contrammiraglio. La sua espressione interrogativa ne mise in evidenza ancor di più l'orribile sfregio sulla parte sinistra del volto. Zekiye si massaggiò il mento. "E' un rischio" disse con una certa preoccupazione. "Se avviene un incidente con i Greci saremo nell'occhio del ciclone con Francia e Gran Bretagna. Voglio dire; dopo tutte le pressioni che hanno fatto sulla Grecia perché non pattuglino aggressivamente in Egeo, se dovessimo essere noi a provocarli..."

    "Non avverrà nulla del genere!" intervenne Kerem con sicurezza. "L'idea del capitano è una buona idea. Se incontriamo i Greci mi farò inseguire verso ovest e non aprirò il fuoco nemmeno se mi spareranno contro; riuscirò ad eluderli. Poi li terrò lontani abbastanza a lungo perché il Fulmine possa uscire dallo stretto a missione terrestre conclusa"

    Il Governatore fu molto compiaciuto del fatto che i comandanti in mare fossero improvvisamente ottimisti. Con riluttanza il contrammiraglio Zekiye dette il suo benestare (in caso contrario avrebbe dovuto contraddire il Bey e ci teneva alla carriera) e la pianificazione dettagliata continuò.

    Destinazione del Fulmine
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    Dettagli della zona di operazioni

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    La corvetta Ludovikos, in realtà una potente fregata armata di carronate pesanti
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    La nave a vapore Karteria, classificata dalla marina greca come monitore difensivo costiero
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  16. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Per una fine di giungno a quella latitudine la temperatura era straordianariamente piacevole. Il cielo parzialmente nuvoloso ed il vento teso da nord non lasciavano alcuno spazio alla previsione su come sarebbe stato il tempo nell'imminenza della partenza della nave del Capitano Varriale. Lui ed i sui ufficiali stavano osservando lo sciabecco che veniva rimesso a mare dopo che i lavori in bacino erano terminati. A poppa da entrambi i lati dell'imbarcazione campeggiava la scritta in caratteri stilizzati neri non molto grandi che ricordavano uno stile Gotico. Tali caratteri rappresentavano il nuovo nome della nave di Varriale ed apparivano minacciosi sullo sfondo grigio chiaro della nuova verniciatura dello scafo appositamente concepita per confondere la nave con il colore del mare.

    YAKUT c'era scritto a poppa da entrambi i lati. Il nome terminava proprio là dove era posta l'ultima delle 4 devastanti carronate da dodoci libbre per fiancata che avevano sostituito i sedici cannoni di pari misura che erano stati del Fulmine. Lo Yakut aveva dimezzato il numero delle bocche da fuoco ed allo stesso tempo aumentato la quantità dei danni che poteva infliggere. Come prezzo da pagare c'era che la gittata delle sue armi era calata da 1.700 a 900 yarde scarse. Per il tiro a lunga distanza aveva Varriale fatto sistemare a prua e sul cassero* un totale di 4 cannoni da caccia da quattro libbre che potevano tirare in inseguimento o in fuga fino a 1.250 yarde. Così notevolmente alleggerito si sperava che lo Yakut sarebbe adesso volato sull'acqua e che ne fosse aumentata la manovrabilità con conseguente diminuzione della difficoltà nel fargli tenere andature costanti e proficue. Tutti i danni al fasciame dello scafo che erano state riparati alla meglio dal Varriale e da i suoi ufficiali all'inizio del mese durante la burrasca a capo Rizzuto, erano stati adesso magistralmente risanati e lo scafo pareva nuovo come quando uscito dal cantiere. Il Signor Akakios, direttore dell'arsenale, aveva provveduto di iniziativa, dimostrando notevole spirito per un burocrate al servizio dell'impero, a fare applicare una sottile protezione di rame all'opera viva** della nave che l'arebbero difesa dall'attacco degli organismi marini, i quali attaccandosi all'imbarcazione ne avrebbero diminuito col tempo prestazioni e durata. L'attrezzatura era stata altresì completamente riparata e dove serviva sostituita. Insomma dal bacino era venuta fuori un'imbarcazione in eccellenti condizioni compatibilmente con l'età - era stata varata nel 1802 - e pronta a muovere.

    Il contrammiraglio Zekiye aveva assegnato allo Yakut una quindicina di marinai turchi, scelti tra i gabbieri*** più capaci ed un sottufficiale per comandarli, il signor Vedat Yasin, che si sarebbe aggiunto al gruppo dei capi scelti dello Yakut. Con questa aggiunta la nave avrebbe un organico completo di 53 uomini di equipaggio, di cui 25 gabbieri, 20 comuni 5 sottufficiali e tre ufficiali. La specialità del capo turco assegnato allo Yakut era armamenti. Era infatti veternano sulle carronate installate sullo sciabecco con i lavori di modifica. Una delle carronate di dritta e due di quelle di sinistra sarebbero state assegnate ai suoi uomini. Ora se da una parte queste nuove assegnazioni avrebero potuto rappresentare un problema, e cioé assorbire un così alto numero di personale straniero in un equipaggio già più o meno amalgamato, dall'altra adesso la ciurma era davvero completa e la qualità dei nuovi selezionatissima: erano tutti veterani marinai da guerra imperiali scelti tra quelli con più esperienza ed anzianità di servizio. Varriale non aveva dubbi che si sarebbero adattati velocemente e soprattutto avrebbero lasciato alla vecchia guardia napoletana solamente cinque carronate da gestire permettendo a questa di concentrarsi sulle manovre. In un primo tempo Varriale aveva anche pensato di costituire squadre miste di gabbieri, ma poi si convinse che la barriera linguaistica sarebbe stata insuperabile al livello della bassa forza e quindi, daccordo con gli ufficiali ci rinunciò. I marinai turchi si sarebbero quindi concentrati sul maneggio e la manutenzione dell'armamento di bordo magnificamente guidati dal loro signor Yasin.

    Messo a mare lo Yakut si tratta adesso di raggiungere la baia di Lindos dove era ormeggiata anche la corvetta imperiale a vapore Eser-i Cedîd del Capitano di Fregata Kerem. Questa era stata la nave prescelta dal contrammirraglio Zekiye per apppoggiare il Raid che lo Yakut avrebbe dovuto compiere all'interno dela golfo di Petailoi per sbarcare gli i musi duri delle forze speciali del Bey di Marinaris. Compito della corvetta turca era quello di viaggiare in avanguardia e di portare via eventuali unità greche che si fossero trovate a pattugliare sulla rotta dello Yakut.

    L'altra incognita era quando salpare. Per il momento soffiava un vento testardo da nord con condizioni atmosferiche tutt'altro che stabili che avrebbero reso difficoltosa la navigazione verso l'obiettivo. Si sarebbe dovuto bordeggiare per l'intero tragitto fino all'imbocco del golfo con poca o nessuna possibilità di dare respiro alle manovre in caso di bisogno. In altre parole si doveva risalire il vento per l'intera traversata, condizione non certo ideale. D'altra parte il Governaore di Marinaris aveva una fretta dannata e magari c'era anche possibilità che il vento girasse traversata durante. Si decise quindi di salpare all'alba del giorno successivo, vento o non vento, per fare la prima tappa appunto a Marinaris allo scopo di imbarcare in quel porto i pretoriani del Bey.

    Durante la brevissima navigazione dello Yakut intorno al promontorio di Lindos dall'arsenale al porto vero e proprio, Varriale si intrattenne in quadrato con i suoi ufficiali stuzzicando acciughe, pane abbrustolito e un bicchiere di vinello rosso. Varriale aveva già spiegato della nuova missione al Ferrazzano ed all' Alzese nonché ai quttro sottufficili della nave, dell'abbandono della guerra di corsa e della ricompensa che quella nuova missione avrebbe comportato. Loro tre sarebbero diventati i proprietari della nave, e per i sottufficiali e l'equipaggio ci sarebbe stato un premio extra. Poi si sarebbe deciso cosa fare. Varriale aveva anche informato i suoi amici del fatto che liquidata la società DINA, cosa che il Bey si era impegnato ad ottenere dagli attuali proprietari, la nave sarebbe stata cancellata dai registri navali napoletani e sarebbe stata ri-registrata come nave battente bandiera dell'Impero Ottomano. Alzese e Ferrazzano se ne lamentarono dal momento che sulle navi ottomane non erano permesse molte cose che erano invece normali sullo Yakut, incluso il consumo di quel bel vinello che si stavano gustando. Si trattava però di un inconveniente di secondaria importanza rispetto alla prospettiva di essere catturati in mare o sequestrati in porto dalla maledetta Royal Navy, ed in secondo luogo, chi avrebbe controllato i costumi di bordo dello Yakut in alto mare! Lo stesso Kerem aveva detto tre il serio e lo scherszoso che spesso il controllo sfuggiva o comunque "faceva acqua" anche sulle navi militari dell'Impero, certo non sulla sua, si era affrettato a specificare.

    Avvenuta la transizione, la nave con tutto il suo armamento sarebbe quindi diventata di proprietà dei nostri tre moschettieri; 34 per cento al Varriale, 33 all'Alzese e 33 per cento al Ferrazzano. La divisione delle quote di proprietà sarebbe stata formalizzata in base al diritto ottomano da un notaio imperiale. Non sarebbe stata costituita una nuova società. I tre uomini sarebbero stati proprietari diretti dell'imbarcazione. Alla conclusione della missione, se tutto fosse andato bene e questi piani si fossero avverati, i tre si sarebbero seduti ed avrebbero stilato il regolamento particolareggiato circa la gestione ed il comando dell'imbarcazione. Inutile farlo in quel momento in quanto non vi erano sufficienti certezze.

    I piani immediati erano quelli di riunirsi con la Eser-i Cedîd nel porto di Lindos e predisporre la partenza alla volta di Marinaris, una tratta che vento permettendo non avrebbe richiesto più di due ore.

    *Parte posteriore della coperta normalmente riservata agli ufficiali per il comando e controllo della nave
    ** Parte sommersa dello scafo in navigazione
    *** Marinai scelti abilitati a salire in testa d'albero (andare a riva) per la manovra delle vele.
     
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  17. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Prima di addentrarci nell'operazione "CEZA" come fu battezzata dai servizi del Governatore di Marinaris, voglio darvi il quadro delle informazioni raccolte fino alla sua vigilia.
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    • I punti interrogativi blu sono le possibili zone dove si sarebbero potute (ma non era detto) incontrare le unità della marina greca in pattuglia.
    • Il punto interrogativo arancione riguarda un recente avvistamento da parte di una batteria costiera turca del Conflict in navigazione appena fuori dalle acqua territoriali ottomane. Rimanevano sconosciute le sue intenzioni e la sua rotta.
    • Le linee spesse rosse sono gli itinerari di pendolamento della squadra di blocco dei corsari ottomani. Naturalmente la dipartita dello Yakut e la temporanea assenza della Eser-i Cedîd avevano notevolmente penalizzato la capacità della squadra di intercettare qualcosa. Ciò non di meno la squadra continuò nei suoi compiti.
    • La linea tratteggiata rappresenta la rotta di approccio della divisione destinata all'operazione CEZA, almeno fino a quando non si fossero raccolte ulteriori informazioni sull'avversario.
     
    Ultima modifica: 4 Luglio 2019
  18. Luigi Varriale

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    il 27 si era deciso che si sarebbe partiti in ogni caso e si partì. La motivazione di questa decsione era duplice e l'una non meno importante dell'altra: Tanto per cominciare Eslem Bey aveva fretta; non era sicuro per quanto tempo i ricercati dei quali era sulle tracce si sarebbero trattenuti nel posto in cui si trovavano adesso, quindi occorreva agire al più presto possibile. In secondo luogo quella settimana era iniziata la fase di luna nuova e le notti sarebbero state assolutamente prive di luce lunare. Anche per questo era necessario agire subito. Ad accompagnare queste due circostanze si aggiungeva il mare grosso che rappresentava un vantaggio ed uno svantaggio allo stesso tempo: da una parte in caso di incontro con i Greci o con qualunque altra forza ostile, lo stato del mare, se si fosse mantenuto tale, avrebbe disturbato il tiro delle artiglierie a lunga e media distanza, condizione questa ideale per l'armamento dello Yakut efficace solo a breve gittata. Dall'altra parte però avrebbe ostacolato i movimenti dello sciabecco, che come sappiamo con mare grosso pativa parecchio e si esponeva a rischi di gravi danni.

    Fatti i dovuti scongiuri e le dovute valutazioni, il Capitano Kerem e Varriale decisero di concerto di partire subito dopo pranzo. Sfortunatamente, date le condizioni del vento che tirava deciso da sud ovest, fu obbligatorio uscire da Marinaris con rotta 180. Si sarebbe dovuto circumnavigare l'isola di Rodi, bordeggiare allontanandosi dalle sue coste meridionali e poi virare a nord ovest infilandosi nello stretto di Karpathos tra Rodi e l'omonima isola; quindi viste le condizioni atmosferiche, la rotta programmata in fase di pianificazione già se ne andava al diavolo. Rimaneva però ferma l'intesa che il Capitano Kerem con la sua corvetta a vapore si sarebbe tenuto al limite di distanza di segnalazione dallo Yakut, quanto bastava per avvertirlo di eventuali problemi o avvistamenti. Il completo set di codici di segnalazione in dotazione alla marina da guerra turca per quella settimana fu consegnato al Varriale e le due navi salparono da Marinaris in gran segreto com marosi forza cinque ed un cielo plumbeo che minacciava teporali.

    La navigazione pomeridiana fu penosa. Con vento contrario e sballottato da onde alte parecchi metri, lo Yakut fece una fatica del diavolo a tenersi in conttatto con la Eser-i Cedîd, che pure viaggiava alla minima velocità possibile per non incorrere nel pericolo di essere sfaciata dalle onde che ne maltrattavano la struttura. Tanto e vero che nel pomeriggio la nave a vapore scomparve dalla vista del binocolo di varriale che si era tenuto in coperta per l'intera guardia pomeridiana. Imperato dopo aver chiesto il permesso di portarsi sul sacro territorio del comandante, vale a dire il cassero, lo pregò di scendere in quadrato perché lui era riuscito a preparare la frittata con le verdure saltate in padella nonostante il mare grosso e gli sarebbe spiaciuto di dover buttare via la parte destinata agli ufficiali. La guardia montante serale si stava preparando per la cena e Varriale gli avrebbe fatto una grossa cortesia ad approfittarne. Varriale non voleva abbandonare la guardia prima di aver ristabilito il contatto cona la Eser-i Cedîd, ma si lasciò convincere da Carimà che gli assicurò che lo avrebbe immediatamente avvertito in caso di nuovi sviluppi e che ci sarebbe stato attento lui a cercare la corvetta di Kerem sull'orizzonte in mezzo ai marosi.

    "Prego Carimà, passate parola al Signor Yasin che mi farebbe enormemente piacere averlo a cena con noi in quadrato" Varriale aveva pensato molto opportunamente ad un gesto di cortesia nei confronti del nuovo arrivato capo cannoniere della marina turca.

    "Comandi capità" rispose il nocchiero e si avviò a prua a cercare di farsi capire dal Turco un po' a gesti ed un po' in dialetto. Varriale considerò che non vi fossero al momento gravi pericoli a lasciare il cassero per un'oretta. Si viaggiava alla miseranda velocità di due nodi e mezzo tre, di bolina e con le onde che ostacolavano più del vento sfavorevole il movimento della nave. Si ritirò dunnque sottocoperta a poppa accompagnato dal Ferrazzano. I due trovarono l'Alzese già in quadrato che si preparava ad una rapida cena prima di montare di guardia ed osservarono con noncuranza Imperato che già pendolava da prua a poppa cercando di rimanere in piedi nel beccheggio della nave trasportando piatti e bicchieri di legno.

    Mentre attendevano l'arrivo del signor Yanis i nostri eroi presero posto intorno allo strimizito tavolo del quadrato. Fu il Ferrazzano a prendere la parola per primo.

    "Si sta missioon va buooon, amma finut e sufrrrì Luì, tu ch n diiic?!"

    "Dico che deve andare bene e poi ci dobbiamo organizzare. Stavo pensando che se ci dividiamo in tre parti la proprietà della nave occorrerà stabilire un modo di organizzare la catena di comando."

    "Già è stabilita" intervenne Alzese perentorio. "Tu si o cummandant e nui simm l'ufficiaaal"

    "Si...ma voglo dire adesso...parlando per pura ipotesi, visto che non sappiamo di come andrà a finire questa missione...se qualcuno non fosse più daccordo sul fatto che sia io a comandare la nave?"

    Ferrazzano ci pensò un po' mentre giocava con la forchetta di legno ed il coltello. "E che problem c sta!?...a strategiii da cumpangia a decidimm aì maggioranz, ma in aziooon u commannant si tttù. Po' se qualcun tenn da dicr, votamm nata vot p decidrrr chi adda ess u nuooov cummannant."

    Varriale trovò che la soluzione proposta dal Ferrazzano fosse logica e si compiaque con il suo ufficiale. Non era proprio una democrazia, ma era almeno un'oligarchia valutò divertito Varriale, pensando alle vechie navi pirate dove alla votazione per defenestrare un comandante partecipava tutto l'equipaggio. Poi mentre imperato cominciava a servire lorsignori con il consueto sussiego, arrivò anche il signor Yasin che fece capire come riuscì, di essere molto felice dell'invito in quadrato. La cena fu breve, con i nostri bravi napoletani che cercarono di mettere il più possibile a suo agio l'ospite. Riuscirono pure a capirsi circa lo stato dell'armamnento della nave.
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  19. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    L'intero pomeriggio e l'intera serata furono spesi in un lungo bordo con mure a dritta in attesa del momento propizio per poter virare a dritta ed infilarsi tra Rodi e Karpathos. Tale momento propizio non poteva venire prima di aver doppiato capo Prassonissi, il promontorio più a sud ovest dell'isola di Rodi. Ma il vento maledetto continuava a soffiare teso proprio da sud ovest, obbligando Varriale a bordeggiare allontanandosi da Rodi.

    Aveva passeggiato o meglio barcollato sul cassero cercando di tenersi bene a cime, sartie e griselle per evitare di andare a culo in terra o peggio di cadere in mare. Nervosissimo sin da quando avevano perso il contatto con la Eser-i Cedîd, Varriale muginava e rimuginava su cosa stesse facendo Kerem e se si fosse reso conto dal tutto che lo Yakut era rimasto indietro. Andava a vapore lui, su una nave da mille tonnellate che non temeva il mare grosso e che non doveva preoccuparsi dei capricci del vento.

    Sottocoperta le cose andavano pure peggio. Il Signor Besiga era venuto a riferire che gli scagnozzi del Bey imbarcati a Mainaris erano distrutti dal mal di mare e chiedeva il permesso di farli salire in coperta. Varriale sapeva bene che lo stare in coperta durante una crisi di mal di mare era solo illusoriamente un beneficio, in quanto di solito i malcapitati terrazzani finivano per guardare oltre l'impavesata e peggiorare ancor di più la situazione. Tuttavia per il momento non c'era molto da manovrare, a parte cercare di correggere l'assetto il più possibile per guadagnare qualche misero braccio di velocità; per cui diede il suo assenso al Besiga. Quando quelli emersero dal boccaporto di mezzanave parevano più morti che vivi, e se fossero sbarcati per il loro colpo di mano in quelle condizioni non avrebbero potuto catturare nemmeno una paralitico, figurarsi pericolosi ricercati.

    Insomma le cose andavano male. Alzese e Ferrazzano si erano alternati alle guardie cronometricamente fino a quel momento ed entrambi lo avevano osservato con l'aria di chi volesse che lui se ne andasse in cabina a riposare in maniera da servire a qualcosa nella maledetta eventualità di incontro con qualche cliente ostile. La missione era infatti tutta tesa ad evitarla un'eventualità del genere; lo Yakut non era un'imbarcazione costruita per sostenere uno scontro con unità da guerra, specialemte da quando dopo l'incidente del Basilisk, tutte le navi da guerra incrocianti nel teatro stavano con le orecchie dritte e le munizioni pronte. Il loro piano era quello di rimanere invisibili e di sgusciare più che di combattere.

    Quando venne l'ora di cena, Varriale annunciò che l'avrebbe saltata; aveva lo stomaco completamente chiuso e la stramaledetta Eser-i Cedîd ancora non si vedeva. Certo era buio, certo era brutto tempo, ma se Kerem fosse stato all'orizzonte avrebbe sicuramente visto i segnali luminosi che avevano concordato si sarebbero periodicamente scambiati dopo la partenza. Niente segnali voleva dire niente nave, e la Eser-i Cedîd era la sua battistrada, il suo cane da guardia. Perso il contatto con questa era in balia delle onde e dei Greci o magari degli Inglesi.

    Dopo che la seconda comandata del pomeriggio fu chiamata a cena col fischietto del nostromo, che sullo Yakut era sempre Carimà, che faceva da nocchiero e nostromo allo stesso tempo, e dopo il tintinnio del primo colpo di campana della guardia notturna, ufficiale di guardia era l'Alzese. Varriale camminò ancora sul cassero per qualche minuto e poi annunciò che sarebbe andato a riposare immediatamente dopo la virata. Il momento era arrivato; nonostante lo scarroccio* Alzese era convinto che si trovassero ormai in chiaro** rispetto a Prassonissi e che si poteva voltare pagina e cominciare la seconda fase della missione: l'avvicinamento alla penisola greca vera e propria. Ci fu un breve conciliabolo tra Varriale ed Alzese e poi quest'ultimo passò parola al Carimà che si portò a mezzanave mentre Varriale assumeva la barra.

    "Tutta la gente alle manovre" strillò il sottufficiale navigatore che lo sentirono fino in Anatolia, "prepararsi alla virata, uomini ai pennoni. Quando tutti furono in posizione, Carimà si girò verso Varriale facendogli capire che la nave era pronta a venire all'orza e che poteva dare di barra quando voleva. Varriale alzò il braccio destro per segnalare che avrebbe orzato nel momento in cui lo avrebbe abbassato.

    Per i velisti del futuro pensò Varriale, abituati a sciacquettare con le loro mevdose barche da diporto e sempre pronti ad aiutarsi col motore anche quando mancano una virata con mare calmo, non c'è molto da pensare prima di dare inizio alla manovra. Ma lui con in mano uno sciabecco da gara del 1800 che motore non ne aveva e che teneva il mare come un turacciolo di sughero, il momento doveva valutarlo bene, specialmente con il mare forza cinque e le onde brevi e violente dritte di prua. Ne aspettò una, lo Yakut rinculò come un cannoncino sulla cresta e ricadde troppo veloce con un movimento violento che gli fece raschiare il sedere sulla panca. Ne arrivò un'altra questa più lunga, e questa volta sulla cresta, con tempismo da marinaro vero, Varriale calò il braccio e portò la barra a sinistra.

    "Viiiiiiiira!" Gridò Varriale al suo fido Carimà, e lo Yakut orzò e virò quasi ad un tempo, i pennoni gemettero e poi saettarono a dritta sopra le teste degli uomini e meno male che gli scagnozzi del Bey erano già sottocoperta che c'era il rischio che li beccassero in testa. Non appena cambiate le mure lo Yakut accelerò in maniera inaspettata e chissà per quale grazia di Dio e iniziò a correre come se avesse il vento al traverso***. A questo punto uno dei gabbieri della guardia notturna prese il timone e Varriale si riportò sopravento sulla parte sinistra del Cassero. Passò ancora mezz'ora e poi un'ora di navigazione che adesso lo Yakut con mure a sinistra rollava anche più di prima oltre al consueto e monotono beccheggio. Poi il Varriale fece cenno ad Alzese che se ne andava a dormire. Gli raccomandò di svegliarlo immediatamente qualunque cosa fosse successa, fosse solo anche un cambiamento del vento. L'Alzese lo assicurò e Varriale fece per scendere sottocoperta. Proprio mentre si accingeva ad imbucarsi nel boccaporto del cassero, da prua venne lo strillo:

    "Segnalazione!! Segnalazione a prua, impossibile dire la distanza."

    Varriale si precipitò al bompresso****, si appoggiò ad uno dei cannoncini da inseguimento e portò il binocolo all'occhio destro.

    "Per Dio!!" gridò per farsi sentire dall'Alzese sopra i marosi ed il vento. "E' Kerem, che Dio lo benedica. Segnala....segn"....poi la faccia sotto il binololo si allungò di un chilometro. Si girò verso l'Alzese.

    "Segnala di aver avvistato un vascello da guerra, nazionalità sconosciuta". Riportò subito l'occhio al binocolo.

    "Mettersi alla cappa. La Eser-i Cedîd sta segnalando di rallentare mentre cerca di capire da che parte va quella nave da guerra e di che nazionalità è". Ora con quel mare Varriale non voleva rallentare troppo, visto che lo sciabecco con il suo profilo basso basso avrebbe cominciato ad imbarcare più acqua del necessario e a diventare ingovernabile, ma rallentò quel tanto che bastava per soddisfare la richiesta del capitano turco. Continuò a scrutare nel binocolo in attesa di qualche altra segnalazione da parte della Eser-i Cedîd che però non venne. Evidentemente il Capitano Kerem era indaffarato.

    Nello stesso momento a bordo dello sloop da guerra Conflict di Sua Maestà Britannica la vedetta aveva dato il segnale d'allarme.

    "Sail....Sail directly down south Sir!! Two quarters to portside...she's signalling"

    Il Capitano del legno da guerra Inglese reagì con flemma; suo compito era trovare e possibilmente catturare uno sciabecco dallo scafo ocra con bordo nero all'opera morta chiamato Foolmenee o qualcosa del genere; vele latine, basso sull'acqua e veloce come un gatto. Il suo Conflict, sloop da guerra ad elica, era capace di dodoci nodi e mezzo con qualunque vento. Certo un po' meno adesso, ma quel meno valeva per chiunque ed in particolare per un guscio di noce smilzo a mezzanave, di meno di 200 tonnellate.

    "Is it to us?" Chiese dubbioso il capitano che non era a conoscenza di altre navi britanniche in zona.

    "No sir...unknown signals"

    "Very Well"; chiamò a se il suo primo ufficiale. "Se non stanno segnalando a noi stanno segnalando a qualcun altro, quindi adesso noi controlleremo quella nave e poi ci sceglieremo una rotta ulteriore per andare a pizzicare anche quella a cui sta segnalando. Suggerimenti per la rotta da seguire in seconda battuta signor Simpson?"

    "Nord for South Sir" rispose quello dopo averci pernsato per un secondo.

    Il primo ufficiale si sentì preso in mezzo. La rotta ulteriore era un terno all'otto. Una valeva l'altra; era una semplice questione di fortuna. Non si poteva sapere dove si trovasse la nave a cui il bersaglio stava segnalando, ma un'informazione l'avevano di sicuro: escluso che quello fosse un convoglio mercantile, doveva essere un gruppo di navi in azione militare; ed il Conflict lo avrebbe trovato ed identificato.

    "Beat to quarters" ordinò il capitano al signor Simpson...posti di combattimento

    *movimento di scarto laterale tipico dell'andatura di bolina quando non si riesce a prendere una sufficiente velocità.
    **movimento oltre...doppiare un punto geografico
    *** andatura col vento perpendicolare allo scafo; normalmente più veloce che di bolina
    ****alberetto orizzontale fuori prua che aiuta a tenere stabile l'albero di trinchetto
    gg.jpg
     
    Ultima modifica: 5 Luglio 2019
  20. Luigi Varriale

    Luigi Varriale

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    Più mi addentro in questa campagna e più sento la mancanza di radar, UHF, satelliti, data link ed ESM. Gran brutta gatta da pelare le operazioni navali di due secoli or sono. Si è in mare da soli, senza notizie a mangiarsi le unghie.
    Uomini di ferro i marinai di quel tempo, altro che i piumini di oggi!
     
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    Ultima modifica: 6 Luglio 2019

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