Scenario navale 3: Le Cataratte della Catastrofe weather: prevailing conditions settled Wind & sea state: wind 30 knots from North West Sea state Moderate Visibility: Clear Il mare mosso ed il vento a 30 nodi facevano placidamente traballare S.Giorgio e Pola al largo della coste libiche, meridiano di Misrata. La giornata non era brutta e la visibilità ottima. Solamente al Giuliano Prini, riapprovigionato qualche giorno prima dal rifornitore di squadra della Royal Navy Fort Victoria, veniva risparmiato l'ondeggiamento, dato che si teneva a quota periscopica anch'esso appena al di fuori delle acque territoriali libiche. Era giorno di lasagne a bordo del sommergibile italiano sul quale c'era aria di festa e di rimpatrio, visto che attendeva la sostituzione per il giorno successsivo con il battello della classe 212 Todaro già in navigazione dall'Italia. In sala controllo il comandante Doi si stava mangiando un panino al salame pregustando la sigaretta che si sarebbe fumato dopo, quando il capo scelto Brachini si girò improvvisamente verso di lui. "Comandante contatto sonar, motore entrobordo civile; roba piccola circa 1500 giri distanza sei miglia rilevamento 170" "Cosa?" Brachini si rigirò verso le sue consolles, ponendo la mano destra sull'auricolare per ascoltare meglio. Dopo qualche secondo si rivolse nuovamente al suo ufficiale comandante. "Glie lo confermo comandante. Viene verso di noi; è una barca piccola stimo una velocità di circa sei nodi. Se continua così ci passa due miglia a tribordo" "Cristo! con questo mare ?" Brachini rimase in silenzio; Doi mollò il panino e scattò fuori dalla poltrona sulla quale sedeva. "Fuori periscopio cazzo!" Ordinò al marinaio di guardia allo strumento. L'albero si mosse verso l'alto venne fuori e Doi si incollò immediatamente al visore puntandolo nella direzione indicata da Brachini. Mentre osservava con difficoltà tra le onde a forza 6 del Mediterraneo leggermente incazzato, Brachini tornò a comunicare. "Rumori di di decompressione scafo; il nostro amico Kilo sta emergendo!!" disse Brachini con voce eccitata. "Rilevamento 164, distanza 4 miglia" Il Russo che aveva fatto una brutta sorpresa al Prini la settimana prima e che era ancora in zona ben incollato al sommergibile italiano, abbandonava ogni prudenza ed emergeva addirittura. Doi girava il periscopio nella direzione indicata e vedeva immediatamente la grande torre del sommergibile Russo, anche se tra le onde lo scafo non era visibile. Il Russo cominciò una trasmissione morse. "ITALIAN NAVY VISUALIZE CIVILIAN SMALL BOAT FULL OF PEOPLE ESTIMATION HUNDRED ON BOARD DISTANCE 4 MILES BEARING 170 IN SEVERE DISTRESS...REPEAT SEVERE DISTRESS...RELEAY MESSAGE TO ANY SURFACE PLATFORM OPERATING IN THE AREA" "ITALIAN NAVY VISUALIZE CIVILIAN..." Doi sbarrò gli occhi all'interno del visore del periscopio, e si mise ad armeggiare con il bottone delle comunicazioni morse dell'albero del periscopio, accusando ricevuta del messaggio e chiedendo al Russo di rimanere in zona. Il sommergibile russo diede a sua volta il ricevuto e rimase lì a ballare tra le onde. Doi si staccò dal periscopio e guardò i suoi uomini nella sala controllo che attendevano da lui, come adolescenti in attesa, una rivelazione. "Il Kilo mi ha segnalato la presenza di un'imbarcazione piena di gente che sballa in mezzo alle onde. Albano...mi apra un canale con il comando di gruppo e si metta in data link per riversare il contatto sul loro tattico" L'ufficiale alle comunicazioni armeggiò con la sua strumentazione; in meno di dieci secondi il Contrammiraglio Utili a bordo del S.Giorgio era in linea ed il rilevamento sia del sommergibile russo che della barca civile erano in sala combattimento della nave anfibia. "Ammiraglio, c'è qualche pazzo che ha messo in mare una barca probabilmente stipata di migranti. Posizione sullo schermo tattico. Come può vedere è a circa 6 miglia a sud della nostra posizione ed ho i miei dubbi che riesca ad avvicinarsi ancora molto con questo mare; si trova già in situazione di estremo pericolo...ripeto pericolo estremo. Voi avete assetti da inviare in zona?" domandò ansioso Doi, ben consapevole dell'impossibilità di usare il sommergibile per un'operazione di soccorso. Il Pola forzando le macchine, avrebbe potuto essere sul posto in meno di un'ora; e si potevano comunque mandare degli elicotteri in avanscoperta. "Ricevuto Comandante...rimanga in attesa" L'attesa si protrasse per un certo tempo; tempo prezioso perduto, in quanto il Contrammiraglio Utili si stava mettendo in contatto con il comando della Marina a Roma. Nel frattempo Doi dava voce alla sua frustrazione ed impazienza ad alta voce, dimenticando che era in mezzo ai suoi ufficiali ed al suo equipaggio. "Cazzo fa questo qui. Spara ad un aereo libico senza chiedere a nessuno e per questo mi fa aspettare un'ora!" Mentre Doi rimuginava camminando avanti e indietro nella ristretta zona della sala controllo, arrivò la risposta dal S.Giorgio. "Capitano...qui è Diamante" che era l'indicativo del comando del 17° Gruppo Navale. La voce era quella del contrammiraglio in persona. "Le ordino di allontanarsi dall'area di pattuglia. Immerga il suo battello, si porti fuori dalle acque territoriali libiche e faccia immediatamente rotta su Augusta a tutta forza. E' autorizzato a riemergere solo a destinazione. Impieghi lo Snorkel secondo necessità. Mi confermi il tutto" Il Comandante Doi, rimase per qualche secondo a guardare il microfono come un idiota. Poi si riprese: "Diamante, la informo che sono già al di fuori delle acque territoriali libiche. Mi sta ordinando di negare il soccorso ad un imbarcazione in pericolo di affondare?" momento di pausa nelle comunicazioni. "Capitano si allontani dalla zona di pattuglia...e non si preoccupi del resto. Non me lo faccia ripetere una terza volta" rispose l'ammiraglio frustrato ed incazzato. Doi ancora una volta fissò il ricevitore con aria severa. I pensieri nel suo cervello si accavallarono a velocità luce. Poi guardò il suo equipaggio e prese la sua decisione. "Diamante qui Barracuda...ricevuto, chiudo" ed interruppe la comunicazione bruscamente. Si girò verso il periscopio dove il primo ufficiale Tenente di Vascelo Marras era adesso in osservazione. "Marras, il Russo è ancora lì?" "Signorsì comandante" Doi si fermò qualche istante a riflettere. "Gli segnali quanto segue...."
Turno 4 Il comandante russo accettò la proposta di Doi di navigare di concerto verso la zona in cui risultava l'imbarcazione avvistata dal Kilo. Doi si immerse a quota periscopica per coprire il tratto da navigare, dato che con il mare in quelle condizioni, per un battello piccolo come il Prini, il rischio di staorzare in emersione era reale. Il sottomarino russo navigò invece in superficie essendo più grande del suo omologo italiano e potendo tenere il mare forza 5/6 molto meglio. Quando i due battelli arrivarono nella zona di soccorso si trovarono di fronte alle cataratte della catastrofe. Il Prini andò in emersione e cominciò a mettere a mare tutto quello che aveva in termini di salvataggio, cioè ben poco oltre a due zattere arancioni destinate all'equipaggio in caso di abbandono nave. Il Russo fece lo stesso. I due battelli furono costretti a mantenersi ad una certa distanza si rispetto l'uno dall'altro in modo da evitare il pericolo di una collisione accidentale nel mare mosso e quindi dovettero operare in modo indipendente. La cosiddetta imbarcazione in difficoltà era un indegno barcone scoperto di colore blu e rosso, al momento dell'arrivo dei due sommergibili già mezzo affondato, con i passeggeri per metà ancora a bordo e per metà in mare. Il sottomarino russo mise a mare anche lui tutto quello che poteva ed iniziarono sommarie operazioni di soccorso per cui nessuna delle due unità era veramente equipaggiata. Marinai russi ed italiani lavorarono insieme per recuperare più possibile di quel carico umano a cui ancora potevano arrivare. Molti naufraghi erano già stati trasportati lontano dal sito del sinistro e per quelli nulla si potè fare nonostante gli sforzi e la disperazione dei militari. Le zattere, assicurate ai sottomarini da robusti cavi trassero dai flutti agitati una trentina di persone tra cui una decina di bambini terrorizzati ed assiderati più che dalla temperatura dell'acqua, dal tempo di permanenza in mare e dallo stato di shock. Si tentò di sistemare almeno gli uomini adulti sulle coperte delle unità, ma specialmente in quelle condizioni di mare, lo scafo di un sottomarino non era certo un luogo sicuro dove stare. Le donne ed i due bambini che si riuscì a recuperare furono portati sotto coperta, così come anche gli altri adulti in condizioni più gravi, ma mancava all'appello un sacco di gente che risultò dispersa e quindi con tutta probabilità deceduta. Fu compito ingrato degli equipaggi cercare di calmare i genitori che avevano perso i loro figli ed i figli che avevano perso i gentori, mentre sul cielo della sciagura orbitava un elicottero dell'UNCHR che riprendeva tutta la scena, potendo fare ben poco altro per aiutare. Una ragazzina di 15 o 16 anni con tutte e due le gambe spezzate ci si mise mezz'ora per trasbordarla dalla zattera all'infermeria del sommergibile e si dovette allestire un paranco di fortuna di quelli usati per muovere i siluri. Via radio il pilota dell'elicottero delle NU chiedeva dove si trovasse la flotta italiana, domanda alla quale il Capitano di Corvetta Doi non aveva né il tempo né la possibilità di rispondere. Per la precisione il Gruppo Navale 17 si trovava ad una trentina di miglia a nord ovest dalla posizione dei due sottomarini ed ascoltava via radio le conversazioni tra il comandante Doi e l'elicottero delle Nazioni Unite. Fu così che il Contrammiraglio Utili venne a conoscenza che Doi aveva disubbidito ai suoi ordini. Al momento la situazione tattica dava oltre alla posizione dei sommergibili, individuata tramite le comunicazioni radio, anche un contatto di superficie in uscita dal porto di Misrata; con tutta probabilità una delle unità della guardia costiera libica. Piantato in mezzo alla sala controllo della sua ammiraglia, Utili si massaggiò il mento pensando a quale dovesse essere la sua mossa successiva. Il Capitano di Vascello Valeria Ardito stava vicino a lui in attesa di ordini, sgomenta anche lei che un capitano di nave avesse deliberatamente agito contro gli ordini del comandante superiore in mare. Poi il Contrammiraglio Utili, molto più calmo di quanto la situazione gli suggerisse di essere, prese la sua decisione: "Segnalate al Pola la nuova rotta per 110 gradi; andiamo a dare assistenza al Prini". Poi si rivolse alla comandante del S.Giorgio: "Tanto Doi ci ha già messo nei guai". Mare forza 6 e barconi multipli in mare sotto la pressione dell'imminente attacco alla città di Misrata. Cazzi acidi per le vantate cancellerie europee e soprattutto per l'Italia che si era assunta la responsabilità ed il comando dell'operazione di contenimento.
Turno 5 succesione degli eventi Posto di fronte ad uno stato di fatto, il 17° Gruppo Navale assume il controllo delle operazioni di soccorso. Una chiamata di imbarcazione in difficoltà viene captata dal S.Giorgio, dal Pola e dal centro SAR della Guardia Costiera Italiana 80 miglia nautiche dal posto di Misrata, rilevamento 70 gradi Il pattugliatore Ubari della Guardia Costiera Libica, già uscito dal porto di Misrata nel turno precedente, si dirige sul posto e ne informa via radio la Guardia Costiera Italiana e la Marina Militare. Il pattugliatore Ubari, rileva al radar una seconda imbarcazione, questa volta a circa 30 miglia dal porto, rilevamento 350. Nessuna chiamata di soccorso era pervenuta da questa seconda imbarcazione. Un secondo pattugliatore della Guardia Costiera Libica, il Fezzan, esce a sua volta da Misrata per andare a identificare questo contatto. Il contrammiraglio Utili prende la decisione di dividere le sue forze: il Pola si dirige sulla posizione del sinistro della prima imbarcazione di cui abbiamo descritto al turno precedente, mentre il S.Giorgio muove a tutta forza nella direzione della seconda chiamata di distress rilevamento 70 gradi da Misrata. Il S.Giorgio prepara i mezzi da sbarco per l'accoglimento dei poteniziali naufraghi, mentre il Pola mette in stato di allarme la sue strutture sanitarie per il ricovero dei feriti del primo sinistro. Il sottomarino russo della classe Kilo viene identificato come il "Dmitrov", appartenente alla flotta russa del Mar Nero. Il Pola inizia a trasbordare i naufraghi del primo sinistro dai sottomarini Dmitrov e Prini. Il Capitano di Vascello Orsini Monti ordina lo spegnimento di tutte le apparecchiature elettroniche tranne il radar di navigazione in prossimità dell'unità russa. Il pattugliatore Fezzan raggiunge un gommone pieno di migranti sul rilevamento 350 e li trasborda. Ci sono due dispersi tra gli 87 occupanti del gommone. L'elicottero delle Nazioni Unite si porta sulla scena della seconda chiamata di soccorso ed avvista una nave chiaramente militare al largo di Bengasi muovere verso il sito del secondo sinistro a rilevamento 70 da Misrata. Ne avverte la Marina Militare Italiana e la Guardia Costiera Libica. Il Pattugliatore Ubari decide di continuare la navigazione verso il punto della seconda chiamata di soccorso in ogni caso. L'elicottero si identifica come velivolo della United Nation Commission for the Human Rights (UNCHR) e chiede alla nava militare di identificarsi. Non riceve alcuna risposta. Arriva sul posto anche il pattugliatore Ubari, che identifica l'unità militare apparsa sulla scena come un cacciamine della classe Natya. Si tratta del cacciamine del governo di Tobruk "Al Tayyar". Secondo la testimonianza del personale dell'UNCHR, il cacciamine apre il fuoco con una serie di cannoni, di cui sono chiaramente visibili le vampe all'indirizzo del pattugliatore Ubari, senza colpirlo. Sempre secondo la testimonianza del personale delle Nazioni Unite non si tratta di colpi di avvertimento perché cadono tutt'intorno all'unità di Tripoli e non solo a prua. Il pattugliatore Ubari risponde al fuoco, colpendo l'Al Tayyar almeno un paio di volte sulla sovrastruttura. Mentre avviene questa battaglia navale, l'imbarcazione con a bordo i migranti che l'Ubari era venuto per soccorrere viene abbandonata a sé stessa in grave condizione di pericolo. Il S.Giorgio si trova ancora 20 miglia a nord ovest dal luogo del combattimento e dirige a tutta forza (20 nodi) verso lo stesso. Il contrammiraglio Utili autorizza il Capitano di Vascello Ardito ad preparare per il decollo un NH-90 per la prima assistenza alla seconda imbarcazione in difficoltà. L'alicottero viene armato con giubbotti salvagente, due zattere a gonfiaggio automatico e anche con due missili antinave "Marte"; non si sa mai. L'Aeronautica Militare Libica arma un Jastreb con 2 bombe da 250 chili e lo pone in stato di allarme sulla base aerea di Tripoli.
"Porti il suo sommergibile ad Augusta. Sigilli il suo giornale di bordo non appena attracca. Facciamo i conti quando rientriamo anche noi" Furono poche e precise le parole dal Contrammiraglio Utili, che si era appositamento trasferito dal S.giorgio al Pola per incontrare il suo subordinato. "Si Signore" rispose Doi irriggidito sull'attenti nella cabina della fregata destinata al comandante di gruppo. "Può andare" Senza dire altro il Capitano Doi girò sui tacchi e mollò le cime dalla cabina dell'ammiraglio. La persona seguente che entrò in cabina era il comandante del Sommergibile Dmitrov, scortato da due ufficiali del Pola, che lo avevano accompagnato con il cerimoniale appropriato ad un ufficiale in comando di una marina straniera. Il capitano di Vascello Russo si mise sugli attenti e fece un impeccabile saluto militare. Utili, in uniforme da fatica e berretto da incursore, guardò il giovane comandante Russo fermamente negli occhi. "Commander. I wanted to thank you personally for your effort and for the cooperation and the heroism of your crew. Your professionalism and the one of your men has been paramount in saving all the people that we could from this tragedy". L'ammiraglio sfoggiò il suo perfetto Inglese affinato in anni e anni di incarichi all'estero. Il Russo, non si spostò dalla sua posizione; mosse semplicmente di qualche grado i suoi occhi grigi alla volta dell'ufficiale superiore e si limitò a un "Thank you Sir" Poi per stemperare la rigidità del momento l'ammiraglio si aprì ad un sincero sorriso, mentre accennava ad accomiatarsi dal sommergibilista. "And Commander" aggiunse Utili mentre stringeva la mano al Russo; "don't ever try to screw the ass of my assets at sea again" lo apostrofò l'ammiraglio rifrendosi a quando il Dmitrov aveva "affondato" il Prini. Il Russo ricambiò il sorriso e prese la mano all'ammiraglio. Il Comandante del Dmitrov avrebbe voluto invitare a cena gli ufficiali del Prini, ma la cosa non fu possibile dato che le unità non riuscivano a mettersi alla cappa in condizioni di sicurezza. Fu così che quando il Pola terminò le operazioni di trasbordo dei naufraghi sopravvissuti dalle due unità subaquee, gli equipaggi dei due sommergibili poterono solamente scambiarsi i saluti, che furono in verità molto calorosi tra militari certamente di blocchi diversi ma che avevano condiviso momenti di alta intensità professionale. Il comandante Doi lasciò il suo omologo con una domanda finale: "Comandante è davvero così buono il vostro sonar?" La risposta del comandante del Dmitrov raggelò Doi. "Vede Capitano" rispose il Russo "non ho mai capito bene perché negli ambienti occidentali si sia sempre ritenuto che i nostri equipaggiamenti siano inferiori. Ma mi sono fatto l'idea che la cosa è legata al fatto che essendo i nostri satelliti storicamente meno affidabili di quelli dei vostri padroni, tendiamo a non esportare le migliori versioni dei nostri sistemi d'arma. Credo che anche Tom Clancy sia caduto in questa trappola" Il comandante del sottomarino russo sorrise, ordinò al suo picchetto in coperta di rendere gli onori all'ufficiale straniero e scomparve nelle viscere del suo mezzo da combattimento.
Torniamo un attimo indietro rispetto allo scenario in corso: Guardiamarina Ludovico Vanoli. Curriculum Accademia Navale di Livorno. Laurea in Scienze Marittime e Navali. Scelta del corpo navale di appartenenza: Corpo di Stato Maggiore Specializzazioni: Tattiche Guerra di Superficie Assegnazione: Fregata Missilistica Libeccio come ufficiale aggiunto, assistente alle operazioni sotto il comando dell'ufficiale titolare Arrivo alla banchina dove è ancorato il Libeccio alle 1815. La Fregata è in routine di approntamento per uscire in missione nel Mediterraneo Centrale. In uniforme di servizio ordinaria arrivo alla passerella della nave, dove ci sono le due sentinelle armate della guardia pomeridiana. Mi piazzo tra le due e mi rivolgo a poppa davanti a quella di sinistra. "Guardiamarina Vanoli a rapporto per l'imbarco. Vuole per cortesia avvertire l'ufficiale di guardia". Quello mi fa il corretto saluto militare e si incammina su per la passerella. Intanto mi rimiro la nave: è ancora l'unità più bella del mondo. Anni di sacrifici ripagati dalla vista e dalla possibilità di imbarcarmi su questo mostro. Niente pattugliatori, niente corvette; nave da guerra vera e subito. Mi sento come un vero paraculo. Sbuca da un portello aperto sul ponte di dritta un tizio con un berretto da tenente di vascello, a cui chiedo il permesso di salire a bordo. "Permesso accordato" mi fa quello in pantaloni da fatica regolamentari ma provvisto solo di T-shirt bianca nella parte superiore. A Livorno per una cosa del genere saltavi la libera uscita per due settimane. Salgo sulla passerella e mi porto sul ponte. Il tizio mi stringe la mano. "Sei Vanoli?" "Si signore" "Sono Fabrizio Goffi ufficiale alle operazioni, sei stato assegnato direttamente a me come ufficiale aggiunto. Ti aspettavamo domani" "Vero signore, ma ho voluto anticipare se per lei non è problema; volevo prepararmi al meglio alla mia crociera operativa ed ambientarmi alla mia stazione il più possibile" "Certamente, non è un problema. La partenza è prevista tra due giorni; andiamo a rilevare il Pola che è in missione davanti alla Libia da un mese. La nostra crociera sarà di due. A chi hai fatto del male per farti assegnare ad una roba del genere come primo incarico in mare?" "L'ho scelto io Signore" Goffi mi guarda un po' di storto con aria interrogativa. "Ah; me l'avevano detto che sei un soggetto particolare, in efetti di norma non prendiamo dei prima nomina in missioni operative. Normalmente avresti dovuto imbarcare sul Pola al suo ritorno per le missioni di routine addestrative" "Si ho terminato con merito il corso tattiche AS " mi limito a dire, non sapendo cos'altro rispondere all'insinuazione del superiore. "Andiamo sottocoperta; ti faccio mostrare gli alloggi e poi magari cominiciamo l'orientamento prima della campana della cena. Il Personale è già tutto a ruolo di bordo vista l'immminenza della partenza. Il Comandante è allo stato maggiore per le istruzioni di missione ma il primo ufficiale arriverà stasera. Mi avvio con Goffi nei meandri della mia prima nave da guerra. Diiiiiioooo!!
Le cataratte della catastrofe turno 6 All'inizio del turno la fregata Libeccio, accompagnata dal sommergibile Todaro salpano da Taranto, la prima diretta nelle acque occidentali della Libia mentre il secondo diretto nel Mediteraneo Centrale a rilevare il sommergibile Prini. All'uscita dalla principale navale italiana, le due unità si separano, la dirigendo a sud ovest, la seconda immergendosi e facendo rotta per sud est. La missione del Libeccio, al comando del Capitano di Fregata Giuseppe Guglielmetti è quella di garantire la sicurezza delle piattaforme petrolifere dell'ENI nelle acque prospicenti la città di Tripoli. Missione del Todaro è invece la sorveglianza delle aqcue territoriali libiche con compiti di ricognizione ed indagine sul traffico di esseri umani per l'Europa. Secondo i rapporti dell'AISE, l'offensiva di Harra all'interno dell'abitato di Misrata è imminente, il che spiega anche le massiccie partenze di rifugiati anche con mare non proprio favorevole. Nave Libeccio non è inquadrata nel 17° Gruppo Navale ed opera autonomamante agli ordini del comando di squadra. Dato l'aggravarsi della situazione politico-militare nello scacchiere Mediterraneo, al gruppo navale ed alla fregata Libeccio vengono assegnate nuove regole di ingaggio: chiunque si avvicini a meno di 7 miglia da un'unità italiana o di un obiettivo sorvegliato dalla Marina Italiana (ENI), ovvero faccia uso di radar di tiro all'indirizzo di una unità italiana, potrà essere attaccato. Naturalmente i comandanti in mare dovranno fare, prima di ingaggiare quasivoglia bersaglio, tutto il possibile per avvertire e dissuadere eventuali elementi potenzialmente ostili che agiscano in violazione delle suddette condizioni. La situazione tattica nelle acque del Mediterraneo Centrale è a dir poco complessa: si è avuto uno scontro tra la guardia costiera libica ed il cacciamine della marina di Harrar, e nessuna delle unità coinvolte si è preoccupata di soccorrere una barca colma di migranti in estrema difficoltà nella zona del combattimento. Il Cacciamine Al Tayyar ha riportato danni leggeri provocati dalla mitragliatrice pesante della motovedetta della guardia costiera, ma nulla che ne possa pregiudicare l'operatività. Dal canto suo la motovedetta Fezzan si è ritirata a tutta velocità prima che l'artiglieria più pesante dell'unità nemica potesse inquadrarla a dovere. Il Pola ed il S.Giorgio sono le navi più vicine al luogo del sinistro dell'imbarcazione dei migranti ed il Commodoro Utili chiede istruzioni a Roma su cosa fare, dal momento che avviare le operazioni di soccorso pregiudicherebbe in qualche modo la missione primaria di sorveglianza del gruppo navale. "Decisi così di portrmi in un punto intermedio dal quale poter monitorare i movimenti delle unità potenzialmente ostili ed al contempo, in caso di parere positivo da Roma, accorrere a soccorso dell'imbarcazione libica che nel mare mosso si trovava in stato di evidente difficoltà." Diario del Contrammiraglio Utili. La fregata Libeccio in navigazione nel mare mosso 20 miglia ad est di Malta
turno 7 Il contrammiraglio Utili riceve alla fine l'ordine da Roma di soccorrere i naufraghi in mare dal momento che è confermato che l'offensiva di Harrar contro la città di Misrata ha avuto inizio il giorno prima. Sono in corso azioni militari vere e proprie all'interno dell'abitato, il che rende tutti quelli che fuggono dalla zona degli scontri, automaticamente dei rifugiati. Il Rischio naturalmente è che il fenomeno migratorio assuma di nuovo proporzioni insostenibili. Il Pola ed il S.Giorgio si avvicinano quindi alla zona dove è stato segnalato un barcone con 400 persone a bordo; e quando il gruppo navale arriva sul posto può salvarne circa la metà che viene trabordata sulla nave anfibia. Al largo di Misrata il pattugliatore libico Fezzan, raccatta un'altra cinquantina di profughi daun'altra imbarcazione, questa volta riuscendo a giungere sul posto in tempo per salvare tutte le persone. L'unità della guardia costiera deve però togliere le tende velocemente da momento che è segnalato in zona il cacciamine del governo di Tobruk che spara a vista su qualunque unità navale classificata dal governo di Tobruk come ostile. Il Pola ha un contatto passivo con il sonar rimorchiato, che con ogni probabilità è il Dmitrov che muove con rotta 90 pre levarsi di mezzo il prima possibile. La cosa desta qualche propccupazione dato che il sommergibile russo è entro la distanza di ingaggio dei suoi siluri pesanti sia del Pola che del S.Giorgio. Il Prini è in rotta di allontanamento diretto a Taranto, ed al suo posto sta calando il Todaro, mentre il Libeccio continua a navigare con rotta 190, diretto su Tripoli e sta per sorpassare una nave da crociera che gli naviga davanti. La prima offensiva delle milizie di Harrar su Misrata è poderosa e sono segnalate perdite significative tra i difensori. Le notizie prevalenti sono che le forze del governo di Tripoli attaccano con mortai ed altre armi pesanti, incuranti delle perdite che provocano tra i civili e degli edifici che demoliscono. Intanto in Italia si discute che la missione Diamante in quanto tale è sostanzialmente fallita con l'attacco di Harrar a Misrata. Dalla parte delle note positive, se il governo di Tobruk riuscisse a prendere il controllo dell'intero paese, forse la situazione dei flussi migratori migliorerebbe. Ultimo compito che rimane alle forze italiane è quello di salvaguardare gli impianti di estrazioned di interesse dell'industria nazionale; ma la mossa pare non piaccia al governo di Tobruk e nemmeno a qualche potenza europea.
Turni 8-9 e qo e la battaglia finale La fregata Libeccio è in dirittura d'arrivo sul suo obiettivo delle piattaforme petrolifere. L'intelligence segnala che il Cacciamine Al Tayyar è ancora in navigazione nel Golfo della Sierte e che si sta dirigendo verso Tripoli. Il Capitano di Fregata Guglielmetti, comandante del Libeccio porta la nave ad uno stato di allerta superiore e fa preparare l'AB-212 per un volo di ricognizione. L'elicottero si dirige verso sud est e comunica un'ora dopo di aver avvistato l'unità nemica 80 miglia per rilevamento 105 dal Libeccio. Secondo il pilota dell'elicottero, il cacciamine naviga a 12 nodi circa. La posizione del unità potenzialmente ostile viene immediatamene riportata nel centro tattico del Libeccio via data link e tutte le stazioni di armamneto della fregata ne acquisiscono la posizione. Si possono tenere i radar spenti. Dopo sei o sette ore di navigazione, il Tayyar taglia la poppa del Libeccio una trentina di miglia a nord di questi. La domanda a bordo è se l'unità libica ha individuato o meno il Libeccio, che naviga con la strumentazione minima e in Emcon totale. Per la risposta bisogna attendere ancora un'oretta, abbastanza di sorpresa la vedetta di tribordo annuncia aerei in avvicinamento al limite della portata visiva, circa 6 miglia. Il Libeccio paga lo scotto di aver navigato a radar disattivati, ed ha poco, pochissimo tempo per reagire. Di botto, la nave accende tutti i radar di individuazione e tiro; c'è appena il tempo di mandare in punteria gli Aspide, e partono due missili, sparati a bruciapelo contro quella che sembra essere una coppia di aerei ostili in profilo d'attacco a bassa quota. Si tratta di un Mirage F-1, quello che era scampato ad un precedente volo aggressivo contro il Pola e di un Su-22, vecchio cimelio dell'aviazione di Ghedadfi. Uno dei due Aspide si aggancia al Mirage e lo distrugge. Qui non c'è nemmeno stato il tempo di avvertire i cattivi via radio; avvistati al di dentro delle 6 miglia marine, sono stati oggett di fuoco immediatamente. Il secondo Aspide manca il bersaglio e si perde in cielo. Entrano in azione dunque i Dardo da 40mm di tribordo, che stendonouna cortina di traccianti sul sukhoj, che orama è visibile ad occhi nudo e così come lo sono le sue bombe sui piloni subalari. Il pilota libico? manovra selvaggiamente per schivare il fuoco celere dei cannoni antiaerei del Libeccio, ma ciò disturba anche il suo lancio. Quando sgancia, lo fa troppo presto e le sue bombe vanno corte di almeno una cinquantina di metri; una nemmeno esplode. Il Sukhoj riesce a dileguarsi. Nel frattempo l'elicottero del Libeccio ha continuato a tracciare il Classe Natya libico sempre a nord della frgata ad una trentina di miglia. A questo punto il Capitano Guglielmentti non ha nessuna esitazione. Lui è il comandante in mare; lui deciderà come continuare questa battaglia. Dà di conseguenza ordine di lanciare due Otomat contro il bersaglio la cui posizione è così precisamente determinata dall'AB 212. Ora con radar accesi, la posizione del nemico è assolutamnte chiara e si trasferiscono i dati alle testate intelligenti degli Otomat che vanno così a colpo sicuro. Nonostante ciò, passato il minuto e mezzo che ci vuole perché i missili raggiungano il bersaglio, uno si aggancia al cacciamine e l'altro no. La difesa di punto del vetusto vascello sovietco non riesce a inqadrare il missile che arriva a pelo d'onda e l'impatto della grossa testata del missile italiano disintegra l piccola unità libica che affonda nel giro di due minuti spaccata in due dalla conflagrazione. Secondo l'AB 212, non ci sono superstiti. Le piattaforme petrolifere dell'ENI non subiranno ulteriori fastdi. Il commeto del Capitano Guglielmetti è lapidario. "Questo alla Libia lo dovevamo sin dal 1986, quando tirarono uno SCUD contro Lampedusa".